4 luglio 2014 IV Centenario della morte di San Camillo de Lellis

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Caterina63
00giovedì 7 novembre 2013 10:48



Cari Amici, è cominciato l'Anno di questa Memoria che già il Demonio c'ha messo le sue zampe sopra per diffamare l'Ordine nato da questo Cuore - di cui qui vediamo la reliquia del Santo - amante del Cristo povero e fra gli affamati, gli ammalati, e derelitti del suo tempo....

Abbiamo saputo tutti della triste vicenda che ha visto coinvolto il superiore generale dell'Ordine stesso e questo ci deve far riflettere sulle nostre debolezze, ma non per questo dobbiamo abbatterci......

COMUNICATO DELLA CONSULTA GENERALE

Con grande sorpresa e profondo dolore apprendiamo la notizia che il nostro Superiore generale è stato prelevato dalla Guarda di Finanza per rispondere a fatti a lui attribuiti. Viviamo questo momento nella preghiera e con la fiducia che si possa fare luce piena su questa vicenda. Invitiamo i confratelli e tutta la grande famiglia di San Camillo a unirsi a noi nella preghiera per il nostro Padre Generale.

Roma, 6 novembre 2013
P. Paolo Guarise, M.I. Vicario Generale dei Camilliani


Si elevino dunque suppliche, preghiere ed atti di riparazione nel mentre ci accingiamo a commemorre questo evento....

http://www.camillodelellis.org/




Caterina63
00giovedì 16 gennaio 2014 10:11

Un giovane affascinante
     

Sopraffatto dalla malattia, Nicola D’Onofrio scriveva nel suo diario: «Voglio morire presto, per volare tra le braccia della Mamma».
  

A diciassette anni indossa l’abito dei religiosi di san Camillo, cominciando l’anno di noviziato. Al termine di quegli Esercizi spirituali, scrive: «Gesù, se un giorno dovrò buttare come tanti l’Abito santo, fa’ che io muoia prima di riceverlo per la prima volta; non ho paura di morire ora, sono in Grazia tua. Che soave cosa poterti venire a vedere insieme alla tua e mia mamma: Maria!».

Il maestro dei novizi allora esigeva la stesura di un quaderno di appunti che doveva costituire una sorta di diario spirituale. Anche Nicola D’Onofrio dovette scrivere il suo; di questo, purtroppo, molte pagine sono andate perdute, ma qualcosa si è salvato, ed è una piccola fortuna, perché sono appunti che oggi ci permettono di gettare uno sguardo sul suo cammino ascetico e di conoscere le pieghe più intime della sua eccezionale personalità.

Un primo piano di Nicola D'Onofrio.
Un primo piano di Nicola D’Onofrio.

Sono pagine dalle quali traspare l’amore ardente che il futuro camilliano nutriva per Gesù Eucarestia e, soprattutto, per la Madonna.

Ed è appunto i l 7 ottobre 1961, festa della Vergine del rosario, che Nicola fa la sua prima professione, con i tre voti comuni a tutte le Congregazioni religiose – di povertà, castità e obbedienza – a cui i Camilliani ne aggiungono un quarto: «Servizio agli ammalati e sofferenti, etiam pestis incesserit».

«Se la Madonna mi chiama…». Nicola è entusiasta della sua vocazione ed è ansioso di diventare presto sacerdote.

Da novizio si rivela un infermiere sollecito e premuroso, prima al Forlanini di Roma, poi nella sua comunità. Nel frattempo si è pure iscritto alla Milizia dell’Immacolata, di cui raggiunge il terzo grado, quello dell’offerta senza limiti: donarsi totalmente a Maria, fino al sacrificio di sé più completo.

Villamagna (Chieti), paese natale del religioso camilliano.
Villamagna (Chieti), paese natale del religioso camilliano.

Verso la fine del 1962, infatti, avverte i primi sintomi della malattia che l’avrebbe portato alla morte a soli 21 anni. Viene allora ricoverato al San Camillo e gli esami dicono: teratosarcoma. Successivamente viene trasferito al policlinico Umberto I per la cobaltoterapia, decisa dai sanitari nella speranza di circoscrivere il male, e lì il giovanissimo camilliano dà un grande esempio di pazienza nel sopportare i dolori.

La terapia continuata ambulatorialmente sembra sortire un leggero miglioramento, sicché i superiori nel ’63 lo iscrivono alla Pontificia Università Gregoriana. Ma il male era di quelli inesorabili e Nicola non si faceva illusioni. Anche se nessuno gliene aveva ancora parlato apertamente, si era reso conto perfettamente del suo reale stato di salute.

Tutto si vince col rosario. Nicola D’Onofrio aveva visto la luce in tempo di guerra, a Villamagna, provincia di Chieti, il 24 marzo 1943.

Nella sua famiglia si recitava il rosario tutte le sere e in genere era proprio lui che lo intonava e dirigeva. A sette anni Nicolino, come veniva affettuosamente chiamato, aveva sentito per la prima volta la vocazione al sacerdozio.

Un prete camilliano, suo concittadino, lo aveva invitato ad entrare nel Seminario dei Camilliani a Roma e lui aveva accolto l’invito con gioia. Ma i suoi si erano opposti duramente: la madre, infatti, lo avrebbe voluto nel Seminario diocesano di Chieti; il padre, che si vedeva sottrarre delle promettenti braccia per il lavoro nei campi, era assolutamente contrario al progetto di consacrazione del figlio.

La tomba del Servo di Dio a Bucchianico (Chieti), presso il Santuario (1617-1642) di san Camillo de Lellis.
La tomba del Servo di Dio a Bucchianico (Chieti), presso il Santuario (1617-1642)
di san Camillo de Lellis (foto www.sancamillo.org).

Dopo un estenuante braccio di ferro con la famiglia, nell’autunno del ’55 il ragazzo era finalmente entrato nello Studentato camilliano di Roma.

Dinamico e gioviale, sempre col sorriso sulle labbra, sincero nel parlare e gioioso nel donarsi, Nicola aveva anche la cocciutaggine tipica della gente abruzzese ed era un ragazzo fisicamente bellissimo, di una bellezza intensa e molto spirituale.

Propositi e piccole conquiste, tutto viene da lui annotato nel suo diario. Anche i momenti di lotta e di aridità. Ma Nicolino scriveva: «Il demonio si vince stando vicino a Gesù e a Maria coi Sacramenti e con la preghiera…».

La volontà di Dio sopra ogni cosa. Nel marzo del ’64, sentendo tutta la gravità della malattia, il chierico camilliano chiede un colloquio al Superiore provinciale perché gli dica a chiare lettere il suo stato di salute. Messo alle strette, questi non poté nascondergli la verità, ma lo incoraggiò a sperare in Dio.

Nicolino non si disperò, ma dopo un momento di intensa riflessione trascorso davanti a Gesù Eucarestia nella cappella del Seminario, tornò alla vita di prima col suo solito sorriso a fior di labbra.

«Io sono contento – scriveva ai genitori – di poter soffrire un pochino adesso che sono giovane, perché questi sono gli anni più belli per offrire qualcosa al Signore».

In maggio i superiori decidono di mandarlo pellegrino a Lourdes e a Lisieux, per impetrare la grazia della guarigione, e Nicolino accetta per obbedienza: in cuor suo sa che è inutile. «Non chiederò la guarigione, ma che io possa compiere in pieno la volontà di Dio».

Il 7 ottobre di quell’anno avrebbe dovuto emettere i voti solenni, ma oramai non c’era più tempo; si domanda perciò alla Santa Sede il permesso di anticipare la professione perpetua: il 28 maggio 1964, nella cappella dello Studentato camilliano addobbata a festa, Nicolino, ormai in carrozzella, pallido, smagrito e senza forze, dice il suo sì a Dio in eterno.

San Camillo de Lellis (1550-1614), fondatore dei Chierici regolari ministri degli infermi.
San Camillo de Lellis (1550-1614), fondatore dei Chierici regolari ministri degli infermi (www.santiebeati.it).

La migliore moneta. Sentiva che la Madonna lo voleva con sé. Intensificò perciò i momenti di preghiera e di meditazione per potersi preparare meglio all’incontro.

Nicola aveva riposto tutta la sua fiducia in Maria. Nell’Immacolata aveva trovato la forza di dare tutto se stesso e di offrire le sue sofferenze, donandosi come vittima per tanti fratelli bisognosi di speranza e di salvezza.

Soffriva moltissimo, ma non lo dava a vedere. «La sofferenza – diceva – è la migliore moneta con la quale possiamo comprare il Cielo!».

La sera del 12 giugno 1964, dopo un’intera giornata trascorsa in preghiera, ai presenti riuniti attorno al suo letto diceva il suo arrivederci all’eternità.

Il 16 giugno 2000 si è aperto presso il Vicariato di Roma il processo di canonizzazione dello studente camilliano morto in concetto di santità a soli 21 anni.

La vicenda umana e spirituale di questo giovanissimo religioso interpella i giovani di oggi come quelli di ieri, lasciando in eredità alla Chiesa, a tutta la comunità dei battezzati, un segno luminoso, una scia di bene imperitura.

Il suo corpo riposa a Bucchianico, presso la cripta del Santuario di san Camillo, meta di continui pellegrinaggi.

Maria Di Lorenzo




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