8 Dicembre Festa dell'Immacolata

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Caterina63
00lunedì 7 dicembre 2009 10:19


8 Dicembre Festa dell'Immacolata! A TUTTI ma proprio TUTTI, affido al Cuore Immacolato di Maria [SM=g1740717] la Sua materna intercessione tutti vi benedica e vi protegga, vi doni gioia e consolazione, vi sostenga nelle tribolazioni... [SM=g1740750]


Dall'amico Roberto da FB condividiamoci questa Festa... [SM=g1740733]

Tota Pulchra es, Maria, et macula originalis non est in Te.
Oriente e Occidente sono uniti nel cantare le Tue Glorie, o Maria.
Buona Solennità!





Tota Pulchra in gregoriano

Preghiera mariana

Tota pulchra es, María ! Tota pulchra es, María !
Et mácula originális non est in te. Et mácula originális non est in te.
Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël,
tu honorificéntia pópuli nostri, tu advocáta peccátorum.
O María, o María !
Virgo prudentíssima mater clementíssima,
ora pro nobis, intercéde pro nobis ad Dóminum Jesum Christum !









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Caterina63
00lunedì 7 dicembre 2009 22:30
I Papi e l'Immacolata [SM=g1740750]

La stola bianca indossata dal Papa al posto di quella tradizionale rossa, a sottolineare la solennità mariana. Il coro spagnolo che accompagna il momento conclusivo della breve preghiera ai piedi della statua. La deposizione dell'omaggio floreale, la cui composizione è curata dagli addetti ai Giardini vaticani. Sono alcune caratteristiche del rito che avrà luogo in Piazza di Spagna martedì pomeriggio, 8 dicembre, indicate dal maestro delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, monsignor Guido Marini, alla vigilia della visita di Benedetto XVI all'Immacolata.

Il monumento fu costruito per ricordare la definizione da parte di Pio IX, l'8 dicembre 1854, del dogma del concepimento sine macula della Vergine. Duecento vigili del fuoco pontifici collocarono la statua bronzea della Vergine sulla colonna marmorea - entrambe progettate da Luigi Poletti - poi offrirono una corona di fiori deposta sulla sommità. Lo stesso Papa Mastai Ferretti l'8 dicembre 1857 inaugurò il monumento da una tribuna posta davanti al Palazzo dell'Ambasciata di Spagna, avviando di fatto la tradizione dei pellegrinaggi.

Nel 1908 la vicina parrocchia di sant'Andrea delle Fratte cominciò a organizzare e a regolare il flusso dei fedeli romani e, a partire dal 1938, la Pontificia Accademia dell'Immacolata curò l'organizzazione dell'avvenimento, che assunse le caratteristiche odierne: ai pompieri, all'ambasciatore di Spagna, ai religiosi e chierici della città, ai rappresentanti di collegi, seminari, confraternite e al laicato cattolico, si uniron0 in forma ufficiale le autorità civili cittadine, provinciali e regionali, le associazioni dei lavoratori comunali e delle altre realtà produttive dell'Urbe.

Dopo la fine dello Stato Pontificio fu Pio XII - romano di nascita - il primo Papa a recarsi personalmente a compiere l'atto di omaggio all'Immacolata. L'occasione, l'8 dicembre del 1953, fu l'inizio dell'Anno mariano. E Giovanni xxiii, a poco più di un mese dalla sua incoronazione, vi si recò per la prima volta, nel 1958 per poi tornarvi nel 1960 e nel 1961.
Dopo di lui il gesto divenne consuetudine con Paolo VI, che vi andò anche nel pomeriggio dell'8 dicembre 1965, dopo la solenne chiusura del concilio Vaticano II e che nel periodo della crisi petrolifera si recò in Piazza di Spagna con la carrozzella trainata da un cavallo. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno mantenuto viva la tradizione.



(©L'Osservatore Romano - 7-8 dicembre 2009)




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Caterina63
00martedì 8 dicembre 2009 16:57


Benedetto XVI all'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

L’8 dicembre celebriamo una delle più belle feste della Beata Vergine Maria: la solennità della sua Immacolata Concezione. Ma che cosa significa che Maria è l’"Immacolata"? E che cosa dice a noi questo titolo?
Anzitutto facciamo riferimento ai testi biblici della liturgia odierna, specialmente al grande "affresco" del capitolo terzo del Libro della Genesi e al racconto dell’Annunciazione del Vangelo di Luca.
Dopo il peccato originale, Dio si rivolge al serpente, che rappresenta Satana, lo maledice e aggiunge una promessa: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, / tra la tua stirpe e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno" (Gen 3,15).
E’ l’annuncio di una rivincita: Satana ai primordi della creazione sembra avere la meglio, ma verrà un figlio di donna che gli schiaccerà la testa. Così, mediante la stirpe della donna, Dio stesso vincerà. Quella donna è la Vergine Maria, dalla quale è nato Gesù Cristo che, con il suo sacrificio, ha sconfitto una volta per sempre l’antico tentatore. Per questo, in tanti dipinti o statue dell’Immacolata, Ella è rappresentata nell’atto di schiacciare un serpente sotto il suo piede.

L’Evangelista Luca, invece, ci mostra la Vergine Maria che riceve l’annuncio del Messaggero celeste (cfr Lc 1,26-38). Ella appare come l’umile e autentica figlia d’Israele, vera Sion in cui Dio vuole porre la sua dimora. E’ il virgulto dal quale deve nascere il Messia, il Re giusto e misericordioso. Nella semplicità della casa di Nazaret vive il "resto" puro d’Israele, dal quale Dio vuole far rinascere il suo popolo, come un nuovo albero che stenderà i suoi rami nel mondo intero, offrendo a tutti gli uomini frutti buoni di salvezza. A differenza di Adamo ed Eva, Maria rimane obbediente alla volontà del Signore, con tutta se stessa pronuncia il suo "sì" e si mette pienamente a disposizione del disegno divino. E’ la nuova Eva, vera "madre di tutti i viventi", di quanti cioè per la fede in Cristo ricevono la vita eterna.

Cari amici, che gioia immensa avere per madre Maria Immacolata! Ogni volta che sperimentiamo la nostra fragilità e la suggestione del male, possiamo rivolgerci a Lei, e il nostro cuore riceve luce e conforto. Anche nelle prove della vita, nelle tempeste che fanno vacillare la fede e la speranza, pensiamo che siamo figli suoi e che le radici della nostra esistenza affondano nell’infinita grazia di Dio. La Chiesa stessa, anche se esposta agli influssi negativi del mondo, trova sempre in Lei la stella per orientarsi e seguire la rotta indicatale da Cristo. Maria è infatti la Madre della Chiesa, come hanno solennemente proclamato il Papa Paolo VI e il Concilio Vaticano II. Mentre, pertanto, rendiamo grazie a Dio per questo segno stupendo della sua bontà, affidiamo alla Vergine Immacolata ognuno di noi, le nostre famiglie e le comunità, tutta la Chiesa e il mondo intero. Lo farò anch’io questo pomeriggio, secondo la tradizione, ai piedi del monumento a Lei dedicato in Piazza di Spagna.

[01823-01.01] [Testo originale: Italiano]


DOPO L’ANGELUS

Anche quest’anno, nella ricorrenza odierna, ho la gioia di salutare la Pontificia Accademia dell’Immacolata, guidata dal Cardinale Andrea Maria Deskur. Caro Signor Cardinale, cari amici, affido con affetto ciascuno di voi e la vostra attività alla materna protezione della Vergine Maria.

Rivolgo poi uno speciale pensiero all’Azione Cattolica Italiana, che oggi, in tante parrocchie, rinnova il suo impegno nella Chiesa. Incoraggio in particolare gli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi, presenti qui in Piazza alla conclusione del loro convegno annuale, ad essere generosi ed instancabili nell’educare i ragazzi alla fede e alla testimonianza.

[SM=g1740738]


[SM=g1740717] [SM=g1740750] [SM=g1740720] [SM=g1740752]



Caterina63
00martedì 8 dicembre 2009 18:48
PAPA: MECCANISMO PERVERSO DEI MEDIA INTOSSICA COSCIENZE

CLICCATE QUI PER L'AUDIO





(stola bianca di Papa Leone XIII Benedetto XVI la usò il 3 maggio dell'anno scorso per il Rosario a Santa Maria Maggiore)

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 dic.

Le responsabilita' etiche dei media sono state richiamate oggi dal Papa nel discorso pronunciato in piazza di Spagna in occasione del tradizionale omaggio dell'8 dicembre alla statua dell'Immacolata.
"Ogni giorno - ha denunciato Benedetto XVI - attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose piu' orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perche' il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula.

Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". "Nella citta' vivono o sopravvivono - ha continuato il Pontefice - persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all'ultimo, finche' la notizia e l'immagine attirano l'attenzione.
E' un meccanismo perverso, al quale purtroppo si stenta a resistere. La citta' prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pieta', o con una falsa pieta'".

Per Papa Ratzinger, "c'e' invece in ogni uomo il desiderio di essere accolto come persona e considerato una realta' sacra, perche' ogni storia umana e' una storia sacra, e richiede il piu' grande rispetto".
"I mass media - ha rilevato il Papa con amarezza - tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece - ha scandito - siamo tutti 'attori' e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri. Spesso ci lamentiamo dell'inquinamento dell'aria, che in certi luoghi della citta' e' irrespirabile.
E' vero: ci vuole l'impegno di tutti per rendere piu' pulita la citta'. E tuttavia c'e' un altro inquinamento, meno percepibile ai sensi, ma altrettanto pericoloso: e' l'inquinamento dello spirito; e' quello che rende i nostri volti meno sorridenti, piu' cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia".
Nel suo discorso, il Papa tedesco non ha fatto nessun riferimento diretto a fatti di cronaca, ma e' facile immaginare che la vicenda del presidente della Regione Lazio lo abbia molto impressionato, anche perche' ogni anno Piero Marrazzo era ovviamente tra le autorita' che accolgono il Papa in piazza di Spagna (oggi al suo posto c'era il vice presidente Esterino Montino, con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e il cardinale vicario Agostino Vallini).

Ed e' probabile che proprio il grande spazio dedicato dai media alla vicenda e ai suoi protagonisti (il politico e i trans dati in pasto all'opinione pubblica) abbia spinto il Vescovo di Roma al monito di oggi. Attraverso l'ottica distorta dei media, ha osservato infatti davanti a una folla attonita, "vediamo tutto in superficie.

Le persone diventano dei corpi, e questi corpi perdono l'anima, diventano cose, oggetti senza volto, scambiabili e consumabili". "Maria Immacolata - ha ricordato Benedetto XVI - ci aiuta a riscoprire e difendere la profondita' delle persone, perche' in lei vi e' perfetta trasparenza dell'anima nel corpo.
E' la purezza in persona, nel senso che spirito, anima e corpo sono in lei
pienamente coerenti tra di loro e con la volonta' di Dio. Voglio rendere omaggio pubblicamente - ha spoggiunto - a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano di praticare questa legge evangelica dell'amore, che manda avanti il mondo. Sono tanti, anche qui a Roma, e raramente fanno notizia.
Uomini e donne di ogni eta', che hanno capito che non serve condannare, lamentarsi, recriminare, ma vale di piu' rispondere al male con il bene. Questo cambia le cose; o meglio, cambia le persone e, di conseguenza, migliora la societa'".
"Cari amici romani, e voi tutti che vivete in questa citta' - ha invocato il Pontefice rivolto ai circa 20 mila presenti che nonostante la pioggia affollavano oggi pomerigio piazza di Spagna, piazza Mignanelli, via Condotti e via Frattina - mentre siamo affaccendati nelle attivita' quotidiane, prestiamo orecchio alla voce di Maria.
Ascoltiamo il suo appello silenzioso ma pressante.
Ella dice ad ognuno di noi: dove ha abbondato il peccato, possa sovrabbondare la grazia, a partire proprio dal tuo cuore e dalla tua vita". Cosi' la citta', ha assicurato, "sara' piu' bella, piu' cristiana, piu' umana".

"La citta' - ha continuato il Papa con voce ferma - e' fatta di volti, ma purtroppo le dinamiche collettive possono farci smarrire la percezione della loro profondita'. Nel cuore delle citta' cristiane, Maria costituisce una presenza dolce e rassicurante. Con il suo stile discreto dona a tutti pace e speranza nei momenti lieti e tristi dell'esistenza. Nelle chiese, nelle cappelle, sulle pareti dei palazzi: un dipinto, un mosaico, una statua ricorda la presenza della Madre che veglia costantemente sui suoi figli.
Anche qui, in Piazza di Spagna, Maria e' posta in alto, quasi a vegliare su Roma". "Cosa dice Maria alla citta'? Cosa ricorda a tutti con la sua presenza?", si e' chiesto il Pontefice teologo. "Ricorda - e' stata la risposta - che 'dove abbondo' il peccato, sovrabbondo' la grazia'. Ella e' la Madre Immacolata che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura, Gesu' ha vinto il male; l'ha vinto alla radice, liberandoci dal suo dominio".

"Quanto abbiamo bisogno - ha concluso - di questa bella notizia.
La citta' ha bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente piu' difficili".



Gabbianella1.
00martedì 8 dicembre 2009 20:54
Ringraziamo Dio per averci donato Maria,dolcissima fanciulla dal cuore puro ,grembo benedetto del Nostro Signore Gesù.
Caterina63
00mercoledì 9 dicembre 2009 09:24
Re:
Gabbianella1., 08/12/2009 20.54:



Ringraziamo Dio per averci donato Maria,dolcissima fanciulla dal cuore puro ,grembo benedetto del Nostro Signore Gesù.


 


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Tutta bella


Come a noialtri le nostre mamme, Anna, la donna di Giovacchino, insegnava alla sua bambina le divozioni. La maniera era press'a poco la stessa ma le divozioni eran differenti: non c'era il Pater, non c'era l'Ave, né Gesù, Giuseppe e Maria, né Maria, Mater gratiae: non c'era, e parrebbe impossibile, nessuna preghiera alla Madonna né al suo santissimo Sposo. Eran divozioni composte più che altro di salmi e di profezie, come sarebbe il nostro vespro, la nostra compieta, come sarebbero i mattutini della Settimana Santa, quello della notte di Ceppo e quello dei Morti. Fatto, e fatto fare alla sua bambina, il segno di croce... Ma che dico? neppure il segno di croce usava ancora a quei tempi. Senza dunque farsi il segno di croce, Anna cominciava a recitare un salmo o una profezia e la bambina ripeteva via via le parole, con una gravità, con una trepidazione del viso che indicava com'essa si addentrasse nella preghiera in tendendone i significati... Vi erano dei passi che sembravano toccarla in maniera speciale, che la facevano pudicamente sorridere, arrossire, turbare, come una fanciulla che ascolti le prime espressioni d'amore, i primi accenni di nozze. Così quando doveva ripetere le parole d'Isaia: et egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet, et requiescet super eum Spiritus Domini... e l'altre dello stesso profeta: ecce Virgo concipiet et pariet filium...

Vi eran pure delle parole, nel libro santo, che la figlia d'Anna non ripeteva, dietro sua madre, quasi non convenissero sulla sua bocca, quasi avesse fatto torto, dicendole, a chi le aveva dato la vita. Erano parole del suo grande antenato Davide, parole del salmo cinquanta che noi cantiamo, a voce grave, quando ci sono interdetti il Gloria e l'alleluia, il salmo che il re compose quando peccò, doppiamente con Bethsabea e contro Uria, e il profeta Nathan gli aperse gli occhi sul suo delitto e gli annunziò gl'irrimessibili gastighi di Dio... Non avendo altra difesa di sé, dopo la misericordia divina, da opporre al Signore, non sapendo a che altro rifarsi per scemare la propria colpa, Davide si rifaceva alla propria madre - ed era quanto rifarsi alla madre di tutti gli uomini -, che lo aveva fatto già nascere in compagnia del peccato: Quoniam in iniquitatibus conceptus sum, et in peccatis concepit me mater mea... La figlia d'Anna non ripeteva, dietro sua madre, quelle parole, che ogni parente d'Eva può ripeter senza mentire: «nel male io fui concepito: mia madre mi concepì nel peccato». Sentiva di non poterle ripetere senza calunniare la madre e mentir contro il cielo.
Anna si meravigliava di quel tacer di sua figlia all'umili parole di Davide, si meravigliava che sua figlia non l'accusasse, ripetendo il versetto, di quello ch'è il comune e necessario delitto di tutte le madri... Anna infatti ignorava d'essere, lei sola, innocente verso la figlia; ignorava che quella figlia era uscita da lei immune di peccato, come si leva dolce l'acqua dal seno amaro del mare; era uscita piena di grazia, come Eva dalle mani divine durante il sonno di Adamo.
Ciò che Anna ignorava (benché fosse avvenuto dentro di lei) è verità di fede per noi: non è cattolico chi non crede che la figlia d'Anna fu senz'alcuna bruttura fin dal suo primo essere, fu sempre e fu tutta bella.

«Tutta bella», Tota pulchra: da nove giorni glielo diciamo, accorrendo in festa da ogni parte al suo altare, e la neve, cadendo in bianca pentecoste sulla terra incinta di pane, ripete con innumerabili lingue: Tota pulchra... Sine macula... Sicut nix... Ma oggi è lei medesima che se lo dice, che canta la propria intera bellezza ringraziando chi la fece qual'è: è lei che parla allorché il sacerdote, tutto vestito di bianco, bianca tutta la chiesa, sale l'altare e legge, seguito dal coro: Gaudens gaudebo in Domino...: «Io mi vo' rallegrar nel Signore e l'anima mia giubila verso il mio Dio perché di vesti salutari m'ha rivestito, m'ha ravvolto in un manto di santità, quasi una sposa adorna de' suoi gioielli... Ch'io t'esalti, Signore, perché tu m'hai protetta: non hai concesso ai miei nemici di menar vanto su me». A lei, la figlia d'Anna, che celebra nell'epistola la sua primogenitura di gloria tra tutte le creazioni divine: lei anteriore alla terra, anteriore alla luce, anteriore agli angeli, lei quasi eterna, eterni essendole il Padre, lo Sposo e il Figlio: «Il Signore m'ha posseduto fin dal principio delle sue vie, prima che si mettesse a operare... Dall'eterno io ero prestabilita, prima che fosse fatta la terra. Gli abissi ancora non erano, e già io ero concepita. Non ancora le fonti avevano principiato a versare, non ancora le montagne rizzavano la loro mole pesante. non ancora eran le colline, e già mi aveva partorita... Quando preparava i cieli, io ero presente; quando con giusta legge cintava in giro gli abissi, quando fermava in alto l'aria e sospendeva le sorgenti dell'acque, quando fissava i confini al mare, che l'acque non traboccassero, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con lui...»
«Tutta bella», «Senza macchia»: il graduale glielo ridice: Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te; nel vangelo è un arcangelo che scende a dirglielo: è Gabriele che la saluta «piena di grazia», «preferita del Signore», «benedetta tra le donne», e l'offertorio riecheggia questi saluti: Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus... Maria tace, dall'epistola, quasi più non si tratti di lei, quasi non sia più sua la festa o non più tutta né principalmente sua. L'arcangelo, con le sue parole, le ha fatto chinare il capo. Il Concepimento avvenuto in lei, nominato da quelle parole di Gabriele, prevale ormai sul Concepimento di lei: la bellezza del Figlio, ragione della prestabilita bellezza di lei, la vince nella glorificazione come la bellezza del sole vince quella dell'aurora sua antenata e sua figlia.
Quasi aurora consurgens... La Madonna dell'otto dicembre è degna tra tutte di esser paragonata all'aurora: le mattutine dolcezze, le soavi speranze, la fresca gioia che precedono nel nostro cuore il levar del sole rallegrano la nostra anima al giunger di questa festa, la più bella di questo trepido tempo di aspettazione. Questa festa infatti è la certezza, e quasi l'inizio, della festa incomparabilmente più grande verso la quale tendiamo. Maria è concepita e, diversamente da ogni altro essere umano, è concepita senza macchia: il rettile che vinse Eva già sibila sotto il calcagno che gli fu minacciato: la creatura che dovrà far Dio carne e sangue (carne da soffrire, sangue da versare) è già creata: il seno che deve partorir Gesù, l'Aspettato, il Salvatore, è già, in germe, nel seno di Anna, la donna di Giovacchino. L'Otto Dicembre è dunque la certezza, la divina caparra, del Venticinque Dicembre, e da questo trae soprattutto la sua gloria e la sua gioia.
Quasi aurora consurgens... È il sentimento che ci lascia, di questa festa, di questa Madonna dell'otto dicembre, l'ultima orazione del giorno: «Dio, che per l'immacolata Concezion della Vergine preparasti una degna casa al tuo Figliolo...» Una «degna casa», una casa «senza macchia», una casa «tutta bella», ma non per se stessa, sebbene per Qualcuno che dovrà venire a abitarla, «in tutto simile a noi fuorché nel peccato».

Così la neve che cade e s'alza or sui campi non tanto alletta i nostri occhi per il suo perfetto candore quanto rallegra il nostro animo per il pensiero del pane che sotto a lei si ripara... La neve prima di Natale è madre. E non sai se più convenga, l'affermazione, all'agricoltore che ha sotto terra le sue speranze più care, o alla Chiesa che celebra, l'otto dicembre, il concepimento senza macchia d'una che cammina lenta verso Betlemme per porre nei registri il suo nome, Maria.

Testo tratto da: TITO CASINI, Il Pane sotto la neve, Firenze: LEF, 1935/2, pp. 46-52.



Caterina63
00giovedì 25 novembre 2010 22:21

Novena dell’Immacolata nella Basilica dei Santi XII Apostoli


Intervista al parroco della Basilica, padre Mario Peruzzo


di Maurizio Tripi

ROMA, giovedì, 25 novembre 2010 (ZENIT.org).- Tra gli avvenimenti che precedono l’8 dicembre e l’Immacolata quello che indubbiamente riveste un’importanza storica e culturale notevole per la città di Roma è la Novena. Ed in particolar modo la Basilica dei Santi XII Apostoli sente in modo particolare questo evento.

Difatti tutte le sere dal 29 novembre alle ore 18.30 ci sarà una Messa concelebrata o presieduta da un Cardinale. L’omelia sarà tenuta ogni sera da mons. Giovanni Carrù, Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Mentre alle 19.30 è previsto il canto del “Tota Pulchra” di padre Alessandro Borroni.

La Novena di quest'anno – il cui tema è “In cammino con Maria” – si aprirà il 29 novembre alla presenza del Cardinale Velasio De Paolis, neopresidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. I porporati presenti quest’anno, sono, in successione fino al 7 dicembre compreso: il Cardinale Paul Poupard (30/11), il Cardinale Zenon Grocholewsky (01/12), il Cardinale Achille Silvestrini (02/12), il Cardinale José Saraiva Martins (03/12), il Cardinale Dario Castrillon Hoyos (04/12), il Cardinale Francis Arinze (05/12), il Cardinale William J. Levada (06/12), il Cardinale Angelo Amato (07/12). Nel giorno dell'Immacolata sarà, invece, il Cardinale Giovanni Battista Re a presiedere la Santa Messa.

Il servizio di canto sarà svolto dai cantori della Cappella Costantiniana diretta da padre Gennaro Becchimanzi, Viceparroco della Basilica dei Santi XII Apostoli.

Per approfondire il senso e la finalità della Novena, ZENIT ha il parroco della Basilica, padre Mario Peruzzo.

Novena dell'Immacolata, vogliamo spiegare ai nostri lettori il suo significato?

Padre Mario: Novena nel suo significato spirituale vuol dire nove giorni di preparazione a una festa religiosa. Nel nostro caso è la solennità dell'Immacolata Concezione. Voglio qui ricordare altri due periodi liturgici di preparazione a una solennità: l'Avvento per il Natale e la Quaresima per la Pasqua.

La Novena dell'Immacolata è ben inserita nell'Avvento perché guida il credente a riflettere sul peccato dei progenitori e sulla promessa da parte di Dio di una salvezza all'umanità. In particolare la Chiesa attraverso la parola dei profeti riflette sulla preparazione a questo mistero di salvezza fino a giungere al momento della realizzazione del concepimento immacolato (immune da macchia di peccato) della Vergine Maria. L'apertura di Maria all'azione di Dio Padre, in particolare la sua totale disponibilità alla proposta dell'angelo produce tutto il suo frutto nel giorno dell'Incarnazione del Verbo.

Qual è il rapporto tra la Basilica del Santi XII Apostoli e la Novena?

Padre Mario: Tra la Novena dell'Immacolata e la Basilica dei Santi XII Apostoli c'è sempre stato un legame particolarissimo, perché i Frati Francescani Conventuali hanno prima difeso la verità dell'Immacolata Concezione e poi hanno preparato insieme ad altre personalità della scienza e della teologia la proclamazione del dogma, avvenuta nel 1854. Qui è doveroso ricordare il contributo offerto dal teologo sottile Giovanni Duns Scoto per la difesa di questa verità, fondando la sua argomentazione sulla perfetta mediazione del Cristo, mostrando così che Maria è tanto più debitrice a suo Figlio quanto più perfetto è il modo secondo il quale è stata riscattata, in quanto in lei Cristo previene il peccato, invece di cancellarlo una volta avvenuto.

Dopo il 1854 dai religiosi francescani è stata scritta una seconda pagina meravigliosa di storia mariana, diffondendo fra il popolo cristiano il messaggio di speranza che scaturiva da questa verità di fede. Qui è utile ricordare fra i tanti san Massimiliano Kolbe, morto nel 1941, grande apostolo e innamorato dell'Immacolata; non va dimenticato il contributo offerto dall'Accademia Mariana, che teneva i suoi incontri presso il convento dei Santi XII Apostoli e che ha organizzato per tanti decenni la Novena dell'Immacolata.

La Novena offre ogni anno una riflessione sulla storia della salvezza: sulla santità di Maria, sulla redenzione operata da Cristo, sul peccato originale. Senza nulla respingere del contenuto del dogma definito, occorre inquadrarlo non solo nell'insieme della vita di Maria e della sua missione di madre del Salvatore, ma anche armonizzarlo con i vari elementi della storia della salvezza e soprattutto con il suo Centro vivo che è il Cristo.

La Novena diventa così un canto di lode e di ringraziamento alla Santissima Trinità che ha voluto preparare fin dall'eternità una degna madre per il Verbo, preservandola da ogni macchia di peccato fin dal primo momento della sua concezione.

Cosa può dirci sul tema di quest'anno, “In cammino con Maria”?

Padre Mario: Il tema di quest'anno “In cammino con Maria” vuole offrire delle piste di attualizzazione della dottrina dell'Immacolata Concezione. L'espressione "essere in cammino con qualcuno" suggerisce a chi guarda con devozione a Maria Immacolata, l'esperienza umana della Vergine di Nazareth.

Se è stata immune dal peccato e dalla concupiscenza che conduce al male, l'Immacolata non è stata esente dai sentimenti umani più intensi e vitali (pensiamo alla nascita del figlio), dai limiti e condizionamenti culturali, dalla sofferenza (pensiamo alla fuga in Egitto o alla morte in croce del figlio innocente), dal cammino di maturazione e dalla peregrinazione nella fede (pensiamo al sì detto sotto la croce o alla presenza orante di Maria nel Cenacolo).

Nel racconto dell'Annunciazione Maria appare una giovane libera e responsabile, che sa collaborare attraverso la sua totale adesione all'Incarnazione del Verbo. Il "fiat" di Maria esprime l'impegno di tutto il suo essere al servizio del progetto di salvezza di Dio, l'accettazione incondizionata di una promessa che la precede e la supera.

Maria Immacolata, come ho già accennato, guida i cultori della mariologia ad approfondire i rapporti tra la Vergine di Nazareth e le persone della Santissima Trinità, in particolare dello Spirito Santo. Come parlare infatti della "tutta santa" senza parlare dello Spirito di santità? Nella costituzione apostolica sulla Chiesa, Lumen Gentium, si legge che Maria "è stata plasmata dallo Spirito Santo" (LG 56) ed è diventata "tempio dello Spirito Santo" (LG 53).

L'Immacolata Concezione non è una prerogativa che confina Maria in uno "splendido isolamento", ma la mette in relazione con un popolo e una storia, nella doppia eredità della Rivelazione e dell'Alleanza che ella raccoglie; la mette in relazione con Dio Trinità che compie in lei e mediante lei la sua opera; in relazione con la Chiesa, con la comunità dei credenti, che riconosce già in lei come in uno specchio, il suo volto di sposa immacolata; in relazione con tutta l'umanità, che può ritrovare contemplando la figura di Maria, il cammino di una vita pienamente libera, perché pienamente accolta e donata.


Caterina63
00domenica 5 dicembre 2010 15:21
[SM=g1740733]

Continua la serie dei Misteri in video meditati con il Magistero di Benedetto XVI....

Secondo Mistero Glorioso.... nel Mistero dell'Ascensione di Gesù al Cielo s'intreccia il Mistero della Sua Presenza Reale nella santissima Eucarestia, in quella promessa di Gesù: SONO CON VOI TUTTI I I GIORNI, FINO ALLA FINE DEL MONDO....

cliccate qui:
it.gloria.tv/?media=115018

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

Il canto è del Coro "S.Veronica" Parrocchia di S. Maria Nascente in Bonemerse (CR) il cd è appunto: "Inni e Canti" che vi suggerisco di acquistare..... CLICCATE QUI
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...






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[SM=g1740750] [SM=g1740752]


[SM=g1740733] Amici,
in occasione della Festa dell'Immacolata e del Primo Sabato del mese, vi offriamo il ricordo di questa Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria di san Luigi Maria Grignon Montfort.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

www.gloria.tv/?media=114471




[SM=g1740717]


[SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00domenica 5 dicembre 2010 18:06

Meditazione mariana


Come sussidi alla Novena della Festa dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, in cui ci troviamo, oltre alla musica che potete ora ascoltare, ovvero una versione polifonica di Giovanni Battista da Palestrina della nota Antifona d'Avvento e Natale "Alma Redemptoris Mater", proproniamo un passo di uno dei testi senza dubbio più belli della Cattolicità: il capitolo decimo della parte seconda de' "Le glorie di Maria" di Sant'Alfonso Maria de' Liguori.
In questa parte l'autore commenta la "Salve Regina", un'altra delle quattro Antiphonae majores alla Beata Vergine, e quello che trovate è in particolare il commento all'ultimo inciso...


CAPITOLO X 

O DOLCE VERGINE MARIA

Quanto è dolce in vita e in morte il nome di Maria

Il nome augusto di Maria dato alla divina Madre non fu trovato sulla terra né inventato dalla mente o dalla fantasia degli uomini, come avviene per tutti gli altri nomi, ma scese dal cielo e fu imposto per ordine divino, come attestano san Girolamo, sant'Epifanio, sant'Antonino e altri. «Il nome di Maria, dice Riccardo di san Lorenzo, è stato tratto dal tesoro della Divinità». «O Maria, tutta la Trinità ti diede tale nome, superiore a ogni nome dopo quello del Figlio tuo» e lo arricchì di tanta maestà e potenza che «al proferirsi del tuo nome volle che tutti prostrati lo venerassero, il cielo, la terra e l'inferno». Tra gli altri pregi che il Signore ha dato al nome di Maria, vediamo ora quanto lo ha reso dolce ai servi di questa santa Regina, così in vita come in morte.

Anzitutto, parlando del tempo della vita, il santo anacoreta Onorio diceva che il nome di Maria è pieno di ogni dolcezza divina. Sant'Antonio da Padova trovava nel nome di Maria le stesse dolcezze che san Bernardo trovava nel nome di Gesù. «Il nome di Gesù», diceva san Bernardo; «Il nome di Maria», riprendeva sant'Antonio, «è gioia per il cuore, miele per la bocca, melodia per l'orecchio» dei suoi devoti. Il venerabile Giovenale Ancina, vescovo di Saluzzo, come è scritto nella sua Vita, nel nominare Maria gustava una dolcezza sensibile così grande, che «si lambiva le labbra». Allo stesso modo, leggiamo che una donna di Colonia disse al vescovo Marsilio che ogni volta che pronunziava il nome di Maria sentiva nella bocca un sapore più dolce del miele. Marsilio seguì la stessa pratica e provò anch'egli quella dolcezza. Il Cantico dei Cantici fa pensare che al momento dell'assunzione della Vergine gli angeli chiesero tre volte il suo nome: «Chi è costei che sale dal deserto come colonna di fumo?» (Ct 3,6). «Chi è costei che sorge come l'aurora?» (Ct 6,10). «Chi è costei che sale dal deserto ricolma di delizie?» (Ct 8,5 Vulg.). Riccardo di san Lorenzo domanda: perché gli angeli chiedono tante volte il nome di questa Regina? E risponde che anche per gli angeli era così dolce sentir risuonare il nome di Maria e che perciò fanno tante domande.

Ma io non parlo qui della dolcezza sensibile, che non è concessa comunemente a tutti. Parlo della salutare dolcezza di conforto, di amore, di letizia, di fiducia e di forza che il nome di Maria dà comunemente a quelli che lo pronunziano con devozione. Dice l'abate Francone: «Dopo il nome di Gesù, il nome di Maria è così ricco di beni, che sulla terra e nel cielo non risuona altro nome da cui le anime devote ricevano tanta grazia, tanta speranza, tanta dolcezza. Infatti il nome di Maria racchiude in sé un certo che di ammirabile, di dolce e di divino che quando risuona nei cuori amici, esala in essi un odore di santa soavità. E la meraviglia di questo nome è che, udito mille volte dai devoti di Maria, si ascolta sempre come nuovo», perché essi provano sempre la stessa dolcezza nel sentirlo.

Parlando anch'egli di questa dolcezza, il beato Enrico Suso diceva che nel nominare Maria si sentiva talmente riempito di fiducia e così gioiosamente acceso d'amore, che tra la gioia e le lacrime fra cui pronunziava l'amato nome, desiderava che il cuore gli balzasse dal petto fuori della bocca e affermava che quel dolce nome si liquefaceva come un favo di miele nel fondo della sua anima. Perciò esclamava: «O nome tanto soave! Quale sarai tu stessa, Maria, se il tuo solo nome è così amabile e pieno di grazia?».

Rivolto alla sua buona Madre, san Bernardo con amore e tenerezza le dice: «O grande, o pia, degna di ogni lode, santa Vergine Maria, il tuo nome è così dolce e amabile che non può essere pronunziato da nessuno senza infiammarlo d'amore verso di te e verso Dio. Anzi, basta che si presenti al pensiero di quelli che ti amano per consolarli e accenderli sempre più del tuo amore». Se le ricchezze consolano i poveri alleviando le loro miserie, «molto meglio delle ricchezze il nome di Maria ci solleva dalle angustie della vita presente», dice Riccardo di san Lorenzo.

Insomma «il tuo nome, o Madre di Dio, è tutto pieno di grazie e di benedizioni divine», esclama san Metodio. Di conseguenza, attesta san Bonaventura, «il tuo nome non può essere pronunziato senza che apporti qualche grazia a chi devotamente lo nomina». «O dolce Vergine Maria, dice l'Idiota, la virtù del tuo nome è tale, che se viene pronunziato anche dal cuore più indurito, più disperato, mirabilmente scioglierà la sua durezza. Tu conforti i peccatori con la speranza del perdono e della grazia». «Maria, esclama sant'Ambrogio, il tuo nome è un unguento odoroso che diffonde il profumo della grazia divina. Discenda nell'intimo delle anime nostre questo unguento di salvezza». Signora, vuol dire il santo, fa' che noi ci ricordiamo spesso di pronunziare il tuo nome con amore e fiducia, perché è questo il segno che si possiede già la grazia divina oppure è caparra di poter presto ricuperarla.

Sì, poiché «il ricordarsi del tuo nome, o Maria, consola gli afflitti, rimette sulla via della salvezza gli erranti e conforta i peccatori perché non si abbandonino alla disperazione», dice Landolfo di Sassonia. Il padre Pelbarto aggiunge: «Come Gesù Cristo con le sue cinque piaghe ha apportato al mondo il rimedio dei suoi mali, così Maria con il suo solo nome, che è composto di cinque lettere, concede ogni giorno il perdono ai peccatori». Perciò nel Cantico dei Cantici il nome di Maria è paragonato all'olio: «Olio versato è il tuo nome» (Ct 1,3 Vulg.). Il beato Alano commenta: «Come l'olio guarisce gli infermi, sparge odore e accende la fiamma, così il nome di Maria guarisce i peccatori, ricrea i cuori e li infiamma di amore divino». Riccardo di san Lorenzo esorta quindi i peccatori a ricorrere a questo augusto nome che basterà da solo a guarirli da tutti i loro mali, dicendo che non vi è infermità, per quanto grave, che non ceda subito alla forza del nome di Maria.

Al contrario i demoni, afferma Tommaso da Kempis, temono a tal punto la Regina del cielo, che appena udito il suo nome, fuggono come dal fuoco che brucia. La beata Vergine stessa rivelò a santa Brigida: «Non vi è in questa vita nessun peccatore così freddo nell'amore di Dio, che se invocherà il mio nome con il proposito di convertirsi, il demonio non si allontani subito da lui». E un'altra volta le disse: «Tutti i demoni venerano e temono talmente questo nome, che, appena lo odono, subito liberano l'anima dalle unghie con cui la tenevano prigioniera».

Come gli angeli ribelli si allontanano dai peccatori che invocano il nome di Maria, così gli angeli buoni si avvicinano maggiormente alle anime giuste che lo pronunziano devotamente. È quel che la Vergine rivelò a santa Brigida.

San Germano afferma che come il respiro è segno di vita, così il nominare spesso il nome di Maria è segno o che già si vive nella grazia divina o che presto verrà la vita, poiché questo nome potente ha la virtù di ottenere l'aiuto e la vita a chi devotamente l'invoca. Insomma, aggiunge Riccardo di san Lorenzo, «il nome di Maria è come una torre fortissima. Il peccatore che vi si rifugia sarà liberato dalla morte. Questa torre celeste difende e salva tutti i peccatori, anche i più perduti».

Torre di fortezza che non solo libera i peccatori dal castigo, ma difende anche i giusti dagli assalti dell'inferno. «Dopo il nome di Gesù, continua Riccardo, non vi è altro nome in cui si trovi tanto aiuto, da cui venga concessa tanta salvezza agli uomini, quanto dal nome di Maria». Tutti sanno e i devoti di Maria sperimentano ogni giorno che il suo nome augusto dà la forza specialmente di vincere le tentazioni contro la castità. «Il nome della vergine era Maria» (Lc 1,27). Riflettendo su queste parole di san Luca, Riccardo di san Lorenzo osserva che i due nomi: Maria e Vergine sono accostati dall'evangelista affinché comprendiamo che il nome di questa purissima Vergine non deve mai essere separato dalla castità. Perciò san Pier Crisologo afferma che «il nome di Maria è indizio di castità», volendo dire che chi nel dubbio di aver peccato si ricorda di aver invocato il nome di Maria, ha una prova certa di non aver offeso la castità.

Quindi seguiamo sempre il bel consiglio di san Bernardo: «Nei pericoli, nelle angosce, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Non si allontani dalle tue labbra, non si allontani dal tuo cuore»: in tutti i pericoli di perdere la grazia divina, pensiamo a Maria, invochiamo Maria insieme al nome di Gesù, poiché questi due nomi sono sempre uniti. Che questi due nomi tanto dolci e potenti non si allontanino mai né dal nostro cuore né dalle nostre labbra, poiché ci daranno la forza per non cedere e per vincere sempre tutte le tentazioni. Quanto sono belle le grazie che Gesù Cristo ha promesso ai devoti del nome di Maria! Egli stesso lo fece comprendere a santa Brigida parlando con la sua santa Madre: «Chiunque invocherà il tuo nome con fiducia e con il proposito di convertirsi, riceverà tre grazie singolari: un perfetto dolore dei suoi peccati, la loro soddisfazione, la forza per giungere alla perfezione e per di più la gloria del paradiso. Perché le tue parole sono per me così dolci e così care, che non posso negarti quel che tu mi chiedi».

Sant'Efrem arriva a dire che «il nome di Maria è la chiave della porta del cielo» e perciò san Bonaventura ha ragione di chiamare Maria: «Salvezza di tutti quelli che ti invocano», come se invocare il nome di Maria e ottenere la salvezza eterna fosse la stessa cosa. L'Idiota afferma che la devota invocazione di questo santo e dolce nome conduce ad ottenere una grazia sovrabbondante in questa vita e una gloria sublime nella vita futura. Tommaso da Kempis conclude: «Se cercate, fratelli, di essere consolati in ogni tribolazione, ricorrete a Maria, invocate Maria, onorate Maria, raccomandatevi a Maria. Con Maria godete, con Maria piangete, con Maria pregate, con Maria camminate, con Maria cercate Gesù; desiderate di vivere e di morire con Gesù e Maria. Così facendo, fratelli, andrete sempre avanti nella via del Signore. Maria pregherà volentieri per voi e il Figlio certamente esaudirà sua Madre».

Quanto è dolce in vita il santo nome di Maria ai suoi devoti per le grazie mirabili che ottiene loro! Ma più dolce ancora sarà al momento supremo procurando loro una dolce e santa morte. Il padre Sertorio Caputo della Compagnia di Gesù esortava tutti quelli che si trovassero ad assistere un moribondo a ripetergli spesso il nome di Maria, poiché questo nome di vita e di speranza, pronunziato in punto di morte, basta da solo a disperdere i nemici e a confortare i moribondi in tutte le loro angosce. Anche san Camillo de Lellis raccomandava vivamente ai suoi religiosi di ricordare spesso ai moribondi d'invocare il nome di Maria e di Gesù. Egli lo faceva sempre con gli altri e, come leggiamo nella sua Vita, al momento della propria morte ripeteva gli amati nomi di Gesù e di Maria con tanta tenerezza che ne infiammava d'amore anche chi l'ascoltava. Alla fine, con gli occhi fissi sulle loro immagini adorate e con le braccia in croce, il santo spirò con un'espressione di pace paradisiaca, pronunziando come sue ultime parole i dolci nomi di Gesù e di Maria. «Questa breve invocazione: Gesù e Maria! è facile da ricordare, dolce da meditare, potente a proteggere» contro tutti i nemici della nostra salvezza, dice Tommaso da Kempis.

«Beato colui che ama il tuo nome, Maria!» esclama san Bonaventura. «Il tuo nome è così glorioso e mirabile che tutti quelli che lo invocano in punto di morte non temono gli assalti dei nemici».

Felice colui che avesse la sorte di morire come il padre cappuccino Fulgenzio d'Ascoli, il quale spirò cantando: «O Maria, o Maria, la più bella che ci sia, voglio andarmene in tua compagnia». Oppure come morì il beato Alberico cistercense, di cui si narra negli Annali dell'Ordine che spirò pronunziando il dolce nome di Maria.

Preghiamo dunque, mio devoto lettore, preghiamo Dio che ci conceda la grazia che l'ultima parola sulle nostre labbra sia il nome di Maria, come appunto desiderava e pregava san Germano. O dolce morte, morte sicura quella accompagnata e protetta da questo nome di salvezza, che Dio concede d'invocare nel momento supremo soltanto a quelli che vuole salvi!

Mia dolce Signora e Madre, io ti amo tanto e poiché ti amo, amo anche il tuo santo nome. Propongo e spero con il tuo aiuto d'invocarlo sempre in vita e in morte. Concludiamo dunque con la toccante preghiera di san Bonaventura: «Per la gloria del tuo nome, quando l'anima mia uscirà da questo mondo, vienile incontro, Vergine benedetta, e prendila fra le tue braccia. Non disdegnare allora, o Maria, di venire a consolarla con la tua dolce presenza. Sii tu la sua scala e la sua via per il paradiso. Ottienile la grazia del perdono e l'eterno riposo. O Maria, avvocata nostra, tocca a te difendere i tuoi devoti e prendere a tuo conto le loro cause davanti al tribunale di Gesù Cristo».

Caterina63
00lunedì 6 dicembre 2010 11:13
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Tutta bella sei, amica mia.


Tota pulchra es amica mea, et macula non est in te: favus distillans labia tua, mel et lac sub lingua tua: odor unguentorum tuorum super omnia aromata: jam enim hiems transiit, imber abiit et recessit: flores apparuerunt, vineae florentes odorem dederunt, et vox turturis audita est in terra nostra. Surge, propera, amica mea: veni de Libano, veni, coronaberis.


(Cantico dei Cantici 4,7.11.10; 2,11-13; 4,8)

www.youtube.com/watch?v=CztwG3WaiSg


Nel medievale Liber Tramitis si specifica che questa antifona Tota pulchra è utilizzata per accompagnare le processioni mariane. Essa è conservata anche nell'ufficio dei primi vespri dell'Assunta nel rito Domenicano, ed è l'unica antifona per i cinque salmi, da cantare all'inizio della salmodia e alla fine.


L'antifona celebra tutta la vita di Maria Vergine, attingendo da vari versetti del Cantico dei Cantici: ne esalta la bellezza di Immacolata, senza macchia di peccato, Sposa dolcissima come miele e profumata pronta per il suo sposo, richiamata dalla morte (hiems transiit, l'inverno è passato) alla vita (surge, propera, amica mea) per andare incontro a Cristo in cielo (veni de libano...), per essere incoronata regina del cielo (coronaberis).




Testo preso da: www.cantualeantonianum.com/#ixzz17KBb6x2G


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Caterina63
00martedì 7 dicembre 2010 21:13
L'Immacolata

Più su del perdono


di Inos Biffi
 

"Non c'è da stupirsi, scrive sant'Ambrogio, che Dio, accingendosi a redimere il mondo, abbia iniziato la sua opera da Maria, così che la prima a cogliere dal Figlio il frutto della salvezza fosse colei per mezzo della quale veniva preparata la salvezza per tutti" (Expositio evangelii secundum Lucam, ii, 17). Per tutti la grazia proviene dalla Croce di Cristo, anche per Maria di Nazaret. A lei, tuttavia, non giunse, come a ognuno di noi, nella forma di purificazione che deterge dalla macchia del peccato originale, ma come preservazione da essa.

La Vergine fu eletta da Dio come preventivamente redenta dal sacrificio del Calvario. La sua storia non incomincia con le tracce lasciate dalla colpa di Adamo, ma subito con i segni della grazia di Cristo, che dall'inizio la sottrasse a ogni impronta o influsso del male.
Noi tutti dall'eternità siamo apparsi al pensiero di Dio come dei riscattati dalla contaminazione; Maria, invece, come incontaminata .

Se poi intendiamo la grazia come conformità a Gesù Redentore, allora diciamo che, mentre tutti gli uomini sono apparsi o appaiono nel mondo difformi da lui, Maria in nessun momento mai conobbe alterazione o dissomiglianza da Cristo. Come canta la Chiesa:  "Sei tutta bella, Maria, e non c'è macchia di peccato originale che ti contamini (Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te). O secondo le precise espressioni della Bolla di Pio ix Ineffabilis Deus che in questi termini definiva il dogma dell'Immacolata Concezione:  "La beatissima vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti (intuitu meritorum) di Gesù Cristo salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale".

I meriti, quindi, della Croce, pur non ancora elevata nella storia, già irraggiarono e operarono alla prima comparsa di Maria nel mondo:  bastò il loro intuitus, a creare in lei la redenzione.
A ben vedere, in questa definizione la fede della Chiesa ha colto tutto il senso incluso nel saluto dell'angelo all'annunciazione:  "Rallégrati, o piena di grazia", "O tu che da sempre sei l'immensamente amata". Che se un tale genere di saluto suscita in Maria un profondo turbamento, l'angelo la rassicura. Non deve temere. Essa è da sempre la "favorita" di Dio, "ha trovato grazia presso di lui". E proprio per questa grazia concepirà "il Figlio dell'Altissimo", diventando "la madre del Signore", come dirà Elisabetta, anticipando il dogma del concilio di Efeso:  "A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?" (Luca, 1, 43).

D'altronde, il motivo della pienezza di grazia in Maria, il motivo del suo essere salvaguardata dal contagio universale, è la divina maternità della Vergine:  la sua elezione a stringere e a vivere con Dio la relazione più intima e unica. Lei sola, tra tutte le creature, volgendosi all'Unigenito del Padre celeste, può esclamare:  "Tu sei mio Figlio".

E tutto avviene come dono dello Spirito che scende e si libra su di lei, rinnovando la primitiva creazione, e per la virtù dell'Altissimo, che la ricopre della sua ombra, ad attestarne la presenza, come l'antica nube luminosa l'attestava nell'arca.

Nella verginità feconda di Maria rifulgono la potenza di Dio e la gratuità dello Spirito. Cristo è pura grazia. E Maria ne è consapevole. Essa non ha meriti da vantare. Deve solo esultare e magnificare l'onnipotenza di Colui che misericordiosamente ha rivolto lo sguardo alla sua piccolezza.
Né per questo Maria si limita a essere uno strumento inerte e ignaro. Al contrario:  la Vergine corrisponde all'inimmaginabile favore di Dio con l'accoglienza solerte della fede e l'operosa docilità dell'ancella, totalmente dedicata e cooperante all'eterno disegno divino:  "Ecco la serva del Signore:  avvenga per me secondo la sua parola" (Luca, 1, 38).

Gesù Cristo, che è personalmente la Grazia, viene a noi mediante Maria:  come sorprenderci se amiamo chiamarla mediatrice di ogni grazia?

Chi seppe cantare mirabilmente l'innocenza di Maria fu Alessandro Manzoni nelle tre strofe che concludono l'inno sacro incompiuto Ognissanti, dove in modo felice si fondono poesia e teologia.
Nella potenza infinita del suo amore, Dio ha custodito la Vergine da qualsiasi macchia di ogni peccato:  essa non passò attraverso il perdono e fu salvata da ogni contagio dell'insidioso e avverso Serpente: 
"Tu sola a Lui festi ritorno / Ornata del primo suo dono; / Te sola più su del perdono / L'Amor che può tutto locò / Te sola dall'angue nemico / Non tocca né prima né poi".
Soltanto su noi quest'angue è riuscito indecentemente vincitore:  "appena su noi / L'indegna vittoria compiè". Secondo la profezia della Genesi, il suo capo orgoglioso fu invece schiacciato dal piede incontaminato della Vergine:  "Traendo l'oblique rivolte, / Rigonfio e tremante, tra l'erba, / Sentì sulla testa superba / Il peso del puro tuo piè":  un "angue nemico" che, sopravvenendo sinuosamente, turgido e spaurito, tra l'erba, richiama il verso virgiliano:  Latet anguis in herba (Eclogae, III, 93), e quello dantesco:  "Occulto come in erba l'angue" (Inferno, VII, 84) con l'altro:  "Tra l'erba e' fior venìa la mala striscia, / volgendo ad ora ad or la testa, e'l dosso / leccando come bestia che si liscia" (Purgatorio, VIII, 100-102).

La festa dell'Immacolata è la celebrazione del mondo eternamente ideato nella grazia di Gesù Redentore, pienamente ed esemplarmente raccolta nella santità intatta di Maria, la Madre di Dio. Non altro che questa grazia, scaturita dalla Croce e sublimata nella gloria, la Chiesa è chiamata ad annunziare:  è la sua evangelizzazione, antica e sempre nuova.


(©L'Osservatore Romano - 8 dicembre 2010)

Caterina63
00domenica 12 dicembre 2010 16:31
ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA, 08.12.2010

OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle!

Anche quest’anno ci siamo dati appuntamento qui, in Piazza di Spagna, per rendere omaggio alla Vergine Immacolata, in occasione della sua festa solenne.
A tutti voi, che siete venuti numerosi, come pure a quanti partecipano mediante la radio e la televisione, rivolgo il mio saluto cordiale. Siamo raccolti intorno a questo storico monumento, che oggi è tutto
circondato da fiori, segno dell’amore e della devozione del popolo romano per la Madre di Gesù.

E il dono più bello, e a Lei più gradito, che noi offriamo è la nostra preghiera, quella che portiamo nel cuore e che affidiamo alla sua intercessione. Sono invocazioni di ringraziamento e di supplica: ringraziamento per il dono della fede e per tutto il bene che quotidianamente riceviamo da Dio; e supplica per le diverse necessità, per la famiglia, la salute, il lavoro, per ogni difficoltà che la vita ci fa incontrare.

Ma quando noi veniamo qui, specialmente in questa ricorrenza dell’8 dicembre, è molto più importante quello che riceviamo da Maria, rispetto a ciò che le offriamo. Lei, infatti, ci dona un messaggio destinato a ciascuno di noi, alla città di Roma e al mondo intero. Anch’io, che sono il Vescovo di questa Città, vengo per mettermi in ascolto, non solo per me, ma per tutti. E che cosa ci dice Maria? Lei ci parla con la Parola di Dio, che si è fatta carne nel suo grembo. Il suo “messaggio” non è altro che Gesù, Lui che è tutta la sua vita. E’ grazie a Lui e per Lui che lei è l’Immacolata.

E come il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi, così anche lei, la Madre, è stata preservata dal peccato per noi, per tutti, quale anticipo della salvezza di Dio per ogni uomo. Così Maria ci dice che siamo tutti chiamati ad aprirci all’azione dello Spirito Santo per poter giungere, nel nostro destino finale, ad essere immacolati, pienamente e definitivamente liberi dal male. Ce lo dice con la sua stessa santità, con uno sguardo pieno di speranza e di compassione, che evoca parole come queste: “Non temere, figlio, Dio ti vuole bene; ti ama personalmente; ti ha pensato prima che tu venissi al mondo e ti ha chiamato all’esistenza per ricolmarti di amore e di vita; e per questo ti è venuto incontro, si è fatto come te, è diventato Gesù, Dio-Uomo, in tutto simile a te, ma senza il peccato; ha dato se stesso per te, fino a morire sulla croce, e così ti ha donato una vita nuova, libera, santa e immacolata” (cfr Ef 1,3-5).

Questo messaggio ci dona Maria, e quando vengo qui, in questa Festa, mi colpisce, perché lo sento rivolto a tutta la Città, a tutti gli uomini e le donne che vivono a Roma: anche a chi non ci pensa, a chi oggi non ricorda neppure che è la Festa dell’Immacolata; a chi si sente solo e abbandonato. Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. Si comporta come nostra “avvocata” – e così la invochiamo nella Salve, Regina: “Advocata nostra”.

Anche se tutti parlassero male di noi, lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo cuore immacolato è sintonizzato con la misericordia di Dio. Così lei vede la Città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi.

La Madre guarda noi come Dio ha guardato lei, umile fanciulla di Nazareth, insignificante agli occhi del mondo, ma scelta e preziosa per Dio. Riconosce in ciascuno la somiglianza con il suo Figlio Gesù, anche se noi siamo così differenti! Ma chi più di lei conosce la potenza della Grazia divina? Chi meglio di lei sa che nulla è impossibile a Dio, capace addirittura di trarre il bene dal male?

Ecco, cari fratelli e sorelle, il messaggio che riceviamo qui, ai piedi di Maria Immacolata. E’ un messaggio di fiducia per ogni persona di questa Città e del mondo intero. Un messaggio di speranza non fatto di parole, ma della sua stessa storia: lei, una donna della nostra stirpe, che ha dato alla luce il Figlio di Dio e ha condiviso tutta la propria esistenza con Lui! E oggi ci dice: questo è anche il tuo destino, il vostro, il destino di tutti: essere santi come il nostro Padre, essere immacolati come il nostro Fratello Gesù Cristo, essere figli amati, tutti adottati per formare una grande famiglia, senza confini di nazionalità, di colore, di lingua, perché uno solo è Dio, Padre di ogni uomo.

Grazie, o Madre Immacolata, di essere sempre con noi! Veglia sempre sulla nostra Città: conforta i malati, incoraggia i giovani, sostieni le famiglie. Infondi la forza per rigettare il male, in ogni sua forma, e di scegliere il bene, anche quando costa e comporta l’andare contro-corrente. Donaci la gioia di sentirci amati da Dio, benedetti da Lui, predestinati ad essere suoi figli.
Vergine Immacolata, dolcissima Madre nostra, prega per noi!




Festa dell'Immacolata Concezione...































Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Oggi il nostro appuntamento per la preghiera dell’Angelus acquista una luce speciale, nel contesto della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella Liturgia di questa festa viene proclamato il Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38), che contiene appunto il dialogo tra l’angelo Gabriele e la Vergine.
"Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te" – dice il messaggero di Dio, e in questo modo rivela l’identità più profonda di Maria, il "nome", per così dire, con cui Dio stesso la conosce: "piena di grazia". Questa espressione, che ci è tanto familiare fin dall’infanzia perché la pronunciamo ogni volta che recitiamo l’"Ave Maria", ci offre la spiegazione del mistero che oggi celebriamo. Infatti Maria, fin dal momento in cui fu concepita dai suoi genitori, è stata oggetto di una singolare predilezione da parte di Dio, il quale, nel suo disegno eterno, l’ha prescelta per essere madre del suo Figlio fatto uomo e, di conseguenza, preservata dal peccato originale. Perciò l’Angelo si rivolge a lei con questo nome, che implicitamente significa: "da sempre ricolma dell’amore di Dio", della sua grazia.

Il mistero dell’Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la Grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene.

Purtroppo ogni giorno noi facciamo esperienza del male, che si manifesta in molti modi nelle relazioni e negli avvenimenti, ma che ha la sua radice nel cuore dell’uomo, un cuore ferito, malato, e incapace di guarirsi da solo. La Sacra Scrittura ci rivela che all’origine di ogni male c’è la disobbedienza alla volontà di Dio, e che la morte ha preso dominio perché la libertà umana ha ceduto alla tentazione del Maligno. Ma Dio non viene meno al suo disegno d’amore e di vita: attraverso un lungo e paziente cammino di riconciliazione ha preparato l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue del suo Figlio, che per offrire se stesso in espiazione è "nato da donna" (Gal 4,4). Questa donna, la Vergine Maria, ha beneficiato in anticipo della morte redentrice del suo Figlio e fin dal concepimento è stata preservata dal contagio della colpa. Perciò, con il suo cuore immacolato, Lei ci dice: affidatevi a Gesù, Lui vi salva.

Cari amici, oggi pomeriggio rinnoverò il tradizionale omaggio alla Vergine Immacolata, presso il monumento a lei dedicato in Piazza di Spagna. Con questo atto di devozione mi faccio interprete dell’amore dei fedeli di Roma e del mondo intero per la Madre che Cristo ci ha donato. Alla sua intercessione affido le necessità più urgenti della Chiesa e del mondo. Ella ci aiuti soprattutto ad avere fede in Dio, a credere nella sua Parola, a rigettare sempre il male e a scegliere il bene.

DOPO L’ANGELUS

Nella ricorrenza odierna, ho la gioia di salutare la Pontificia Accademia dell’Immacolata. Cari amici, invoco su ciascuno di voi la materna protezione della Vergine Maria e alla sua intercessione affido la vostra attività. Vi ringrazio per il generoso lavoro.

Rivolgo uno speciale pensiero anche all’Azione Cattolica Italiana che oggi, in molte parrocchie, rinnova il suo impegno nella Chiesa. Ricordando la grande festa vissuta insieme con i ragazzi e i giovani, qui in Piazza San Pietro, alla fine di ottobre, esprimo a tutti i soci il mio affetto e la mia vicinanza. Li incoraggio a camminare sulla via della santità, portando la luce del Vangelo nei luoghi della vita quotidiana.

La prière de l’Angelus me donne la joie de saluer les pèlerins francophones ! La Solennité de l’Immaculée Conception nous rappelle la coopération de Marie au Mystère de la Rédemption. Préfiguration de l’Église et prototype de l’humanité rachetée, Marie nous apprend à cultiver en nous la joie de ceux qui sont aimés, pardonnés et sauvés par Dieu. Puisse-t-elle nous aider à faire de nos cœurs et de nos corps des demeures dignes de son Fils ! Bonne fête à tous !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. Today the Church joyfully celebrates the Solemnity of the Immaculate Conception of the Blessed Virgin Mary. By her prayers, may our hearts and minds be kept free from sin, so that like Mary we may be spiritually prepared to welcome Christ. Let us turn to her, the Immaculate, who brought Christ to us, and ask her now to bring us to Him. Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings!

Zum heutigen Marienfest grüße ich gerne alle deutschsprachigen Pilger, besonders die Mitglieder und Freunde der Schönstattbewegung aus Deutschland. Gott hat Maria vor aller Sünde bewahrt, um seinem Sohn eine würdige Wohnung zu bereiten. In ihr setzt der Herr einen Neuanfang der Geschichte. Er zeigt uns, daß sein Heil größer ist als alle Unzulänglichkeit des Menschen. Die Erwählung Marias gibt uns Hoffnung und lädt uns ein, Mitarbeiter am Heilswerk Gottes zu werden. Bitten wir Maria um ihre Fürsprache, daß auch wir zu Gottes Willen ja sagen und auf dem Weg der Heiligkeit voranschreiten. Euch allen wünsche ich einen frohen und gesegneten Festtag.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los profesores y alumnos del Colegio Claret, de Madrid. En este día en que la Iglesia celebra la fiesta de la Inmaculada Concepción de la Virgen María, nos dirigimos a la madre del Señor para que ilumine con su luz este tiempo de vigilante y confiada espera del Salvador, que es el Adviento. Para que, meditando con docilidad la palabra de Dios, sepamos acoger a Cristo en nuestra vida y llevarlo a los demás, con el testimonio de nuestra fe y caridad. Feliz fiesta de la Inmaculada.

Pozdrawiam wszystkich Polaków. Oddajemy dziś hołd Maryi, niepokalanie poczętej. Bóg zachował Ją od zmazy grzechu pierworodnego i obdarował pełnią łaski, aby Ją przygotować na godną Matkę Bożego Syna. Jej zawierzamy nasze adwentowe oczekiwanie na przyjście Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto tutti i polacchi. Oggi rendiamo omaggio a Maria Immacolata. Dio l’ha preservata dalla macchia del peccato originale e l’ha adornata della pienezza della grazia, perché diventasse degna Madre del Figlio di Dio. A Lei affidiamo la nostra attesa di Avvento della venuta del Signore. Dio vi benedica!]

Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo dell’Opera della Chiesa e l’associazione "Ancis Politeia". A tutti auguro una buona e serena festa dell’Immacolata Concezione.


Caterina63
00mercoledì 30 novembre 2011 11:42
[SM=g1740733] Siamo entrati nel Tempo di Avvento e, con Maria, vogliamo avvicinarci al Lieto Evento per accogliere Gesù non solo in casa ma anche nel cuore.
difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10021740&...

Invitiamo tutti, allora, a scaldare questo cuore anche con il lieto canto che mettiamo a vostra dispozione attraverso la modalità del karaoke.
Dell'Aurora Tu sorgi più bella, Maria, fa che a questo canto faccia seguito la nostra conversione, fa che con Te e grazie a Te, possiamo metterci alla sequela del Divin Figlio che sta per nascere....
it.gloria.tv/?media=221943


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740750]



Prepariamoci per la Festa dell'Immacolata sia nel cuore, quanto nella mente con una breve ma intensa preparazione dottrinale....
www.gloria.tv/?media=224119

Movimento Domenicano del Rosario
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[SM=g1740750]

[SM=g1740757]


Cantiamo con gioia le Grazie ricevute da Maria Santissima che Ella stessa riversa su ognuno di noi....
Buona Festa dell'Immacolata a tutti voi , ai Vostri Familiari, parenti ed amici, e a tutte le persone di buona volontà....
www.gloria.tv/?media=225083




[SM=g1740750]

[SM=g1740757]


Amici,
in occasione della Festa dell'Immacolata e del Primo Sabato del mese, vi offriamo il ricordo di questa Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria di san Luigi Maria Grignon Montfort.
www.gloria.tv/?media=114471

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740717]


[SM=g1740750] [SM=g1740752]


In attesa del Santo Natale, mediatiamo, con le parole del Papa, non semplicemente sulla Solennità dell'Immacolata dell'8 Dicembre, ma ciò che Essa è per noi, nell'Economia della Salvezza, nella realtà della Chiesa, nella Speranza stessa, nella Verità....

www.gloria.tv/?media=226611



[SM=g1740717]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00sabato 3 dicembre 2011 15:38
L'Immacolata Concezione, una grazia storica


di Ruggero Sangalli
03-12-2011

 

Da qualche settimana vengono inanellate numerose ragioni per situare l’anno di nascita di Gesù nel 2 a.C. ed altre La Bussola Quotidiana ne sottoporrà all’attenzione dei lettori. L’approssimarsi della festa dell’Immacolata Concezione suggerisce di aprire una parentesi mariana, ricavando dalle informazioni raccolte su Gesù un indizio circa questo fondamentale episodio della vita di sua (e nostra) madre.

È nozione largamente condivisa dagli studiosi degli usi e dei costumi dei tempi di Gesù, che le ragazze (non solo tra gli ebrei) venissero promesse spose dopo il compimento dei 14 anni. Considerando che Maria era già promessa sposa di San Giuseppe, ma ancora non abitava con lui, all’annuncio della sua maternità verginale, possiamo concludere che il bambino, nove mesi dopo, nacque dopo che la Madonna aveva compiuto 15 anni.

Tenendo ferma l’ipotesi che Gesù sia nato nel 2 a.C. (sul finire dell’anno), Maria già quindicenne doveva essere nata nel 17 a.C. e così il suo concepimento, di nove mesi anteriore, cadde sul finire del 18 a.C. Un cenno cronologico del vangelo (Gv 2,19-23) ben si attaglia ad essere accostato alla ricostruzione del tempio, la casa per farvi abitare Dio .

È un’iniziativa unilaterale di Dio che in previsione dell’Incarnazione in sembianze umane (ma facendo tutta la “trafila”, da embrione a uomo adulto), predispose un grembo degno di tanta missione. Questa redenzione preventiva di una creatura umana, preservata dal peccato originale, riportata alla condizione iniziale della creazione (prima della pretesa dell’uomo-creatura di fare a meno di Dio-creatore), inaugura la redenzione attuata dal Figlio di Dio, Gesù crocifisso, che morendo sconfigge il peccato. Tra la fine del 18 a.C. e l’inizio della primavera del 33 d.C. trascorrono 49 anni e qualche mese, un giubileo: nel cinquantesimo anno Dio libera l’umanità schiava del peccato.     

Curioso è sapere che questa deduzione, non priva di suggestivi sviluppi, ha avuto un’indiretta conferma dagli scritti di Clemens Brentano, il poeta che riferì le visioni di suor Caterina Emmerick. Riassumo in breve le citazioni storico-geografiche scritte nel libro Vita della santa vergine Maria: 1) Maria visse 63 anni meno 23 giorni. 2) dopo la pasqua di Gesù, ella visse circa 3 anni a Gerusalemme, poi 3 a Betania e 9 a Efeso. 3) dopo 3 anni a Efeso, Maria tornò una prima volta a Gerusalemme. Ci ritornò solo un’altra volta, diciotto mesi prima dell’assunzione; non morì a Gerusalemme. 4) visse altri 14 anni e due mesi dopo l’ascensione del Signore. 5) spirò alla stessa ora di Gesù (le 3 del pomeriggio) e fu sepolta, ma il suo corpo presto scomparve 6) Maria rimase incinta di Gesù poco più che 14enne.

Utilizziamo queste informazioni incrociandole con quelle di altre fonti precedenti e successive all’epoca in cui visse suor Emmerick: la data della pasqua cristiana è quella della notte tra sabato 2 e domenica 3 aprile del 33, corrispondente ad un 14 nisan in venerdì. L’anno 33 calza a pennello con la profezia di Daniele delle 70 settimane di anni, computate a partire dalla missione di Esdra nel 458 a.C. Quattordici anni e due mesi dopo l’ascensione significa andare dal 3 aprile (resurrezione) del 33 d.C. al 12 maggio (quarantesimo giorno) e quindi, 14 anni e 2 mesi dopo, a metà luglio del 47 d.C..

La Madonna avrebbe concluso la vita terrena (per alcuni si sarebbe solo addormentata), probabilmente il venerdì (come desumibile dal calendar converter disponibile su internet: i calendari cambiano, ma i giorni della settimana si succedono sempre uguali, di sette in sette) 12 luglio; l’assunzione sarebbe avvenuta tra sabato e domenica. Da notare che suor Caterina precisa che il periodo in cui la Chiesa festeggia l’assunzione è quello giusto, ma il mese dipende dall’anno: non è così criptico, poiché nel calendario lunare le feste non hanno un giorno fisso, come constatiamo per la data della pasqua.

Retrocedendo di 63 anni (meno i 23 giorni) arriviamo alla data di nascita di Maria: è il 5 agosto del 17 a.C.: una domenica! Un calcolo siffatto si è reso evidente soltanto diciotto secoli dopo i fatti accaduti e solo grazie alle apparizioni ad una veggente e solo se qualcuno prende in considerazione la Madonna. Un cristiano che non guarda a Maria non arriverebbe a questa conoscenza di Gesù… A Medjugorje una veggente (1 agosto 1984) ha riferito in un messaggio che il compleanno della Madonna sarebbe il 5 agosto! Quel giorno (1 agosto 1984) la Madonna specificò che pochi giorni dopo si celebrava “il secondo millennio della mia nascita”: infatti 2000 anni prima del 1984 si è nel 17 a.C. (l’anno zero non esiste)… Nel vangelo di Giovanni (2,20) il tempio aveva 46 anni quando Gesù si mise a discuterne con i giudei: non un numero a caso, se corrispondeva all’età della sua mamma! Se suor Caterina o Brentano hanno escogitato scientemente tutto questo c’è da stupire per la capacità di far quadrare tutti i particolari. Se invece è tutto vero, c’è da rimanere allibiti.

Alcune tradizioni orientali parlano dell’Immacolata Concezione già dal VI al VII secolo. Dopo la comparsa a Loreto (nel 1294, la ricorrenza è in questi giorni) della casa di Nazaret, ci fu la celebre disputa del francescano Giovanni Duns (Scoto) alla Sorbona nel 1308, per convincere della razionalità teologica dell’Immacolata Concezione di Maria (Cristo è redentore di tutti, quindi anche di Maria, ma Lei prima della nascita, e in ogni caso sempre a motivo di Cristo stesso, che l’avrà per madre...).

In questi secoli si consolida la tradizione e la devozione popolare. L’Immacolata diventa festa del calendario romano dal 1476. Nel 1519 inizia la riforma di Lutero (era un devoto della Madonna e non c’entra con gli sviluppi antimariani del protestantesimo). Nel dicembre del 1531 in Messico c’è il miracolo di Guadalupe. Le più moderne tecnologie hanno permesso di scorgere negli occhi dell’immagine venerata a Città del Messicco la “fotografia” dell’istante in cui sulla tilma è comparsa la figura che non risulta dipinta (una “sindone mariana”). Nel linguaggio dei nativi (il nahuatl) la parola coatlaxopeuh, da cui deriva guadalupe, significa “colei che calpesta il serpente”. La Madonna morenita ha la luna sotto i piedi. E’ rappresentata come una donna in dolce attesa. Le stelle attorno alla vergine corrispondono perfettamente alle costellazioni presenti nel cielo del Messico nel solstizio di inverno (il 1531 precede la riforma gregoriana: il solstizio era in anticipo di 10 giorni rispetto al 21/12).  

Nel 1570 Pio V pubblica il nuovo Uffìcio per la festa dell’Immacolata. Nel 1708 Clemente XI estende la festa, divenuta d’obbligo, a tutta la cristianità. Seguono gli anni illuministi e della Rivoluzione Francese. La Chiesa è perseguitata. Nel 1830 c’è un’apparizione proprio a Parigi! Dopo gli scempi delle guerre napoleoniche, nel 1854 Papa Pio IX afferma il dogma dell’Immacolata Concezione e fissa la festa dell’8 dicembre. Nel 1858 a Lourdes la Madonna dice di essere l’Immacolata Concezione (ci sono fonti che affermano che Bernadette Soubirous indossasse una medaglia della Rue du Bac).

L’Immacolata Concezione non è stata calata dall’alto, nel senso del Papa di Roma, ma è il frutto di un secolare avvicinamento, segnato da eventi molto “strani”. E’ una memoria decisiva per la redenzione, totalmente intrinseca all’incarnazione di Gesù. Il peccato originale è un dogma cattolico, ma è soprattutto una reale catastrofe dell’umanità: non solo morale, ma genetica, “incarnata nella specie”. L’intera logica della redenzione - la mutazione introdotta da Dio nella natura umana degradata dal peccato, ha detto Benedetto XVI - senza il peccato originale rischia di scivolare verso un umanitarismo in cui l’uomo si salverebbe da solo (poter fare a meno di Dio è appunto il peccato originale!).  

Tornando ai segni mariani, ancora più straordinario è ciò che è successo nell’ultimo secolo. Prima guerra mondiale: nel 1917 a Fatima la Madonna si manifesta il 13 maggio. Il 13 ottobre davanti a sessantamila testimoni, compresi massoni, atei e giornalisti anticlericali, c’è il miracolo del sole. L’ottobre 1917 è quello della rivoluzione bolscevica, i cui sviluppi minacceranno la Chiesa all’insegna dell’ateismo ideologico. A Fatima, oltre alla comunicazione dei tre segreti, la Vergine avrebbe annunziato ai pastorelli di volere chiedere in futuro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, come poi riferito a Lucia il 13 giugno 1929. Fascismo, comunismo, nazionalsocialismo, seconda guerra mondiale, olocausto, bomba atomica: un terribile campionario diabolico devasta il mondo.


Dopo i fatti alle Tre Fontane a Roma del 1947, nel 1950 il Papa Pio XII afferma il dogma dell’Assunzione di Maria. Mentre anche Amsterdam è teatro di altre apparizioni (la Signora di tutti i popoli), nel 1955 viene approvata la bandiera europea. Grazie a Vittorio Messori è stata resa nota la vicenda di Arsene Heitz che in un’intervista prima di morire ha detto: “A me è stato richiesto di disegnare la bandiera dell’Europa. Ho subito pensato di metterci le dodici stelle della medaglia della Rue du Bac, su fondo blu, il colore della santa vergine”. Ci aveva lavorato per cinque anni quando entrò nel novero dei disegnatori designati. Le stelle, in effetti, sono quelle dell’Apocalisse al dodicesimo capitolo: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. Anche se non è molto sbandierato, il drappo che sventola sugli edifici pubblici dell’Unione (come anche il cerchio di stelle che sovrasta l’iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) viene dall’invenzione di un pittore che si ispirò alla sua devozione mariana. Il blu è tradizionalmente il colore mariano. La seduta che adottò la bandiera si tenne nel 1955 in un giorno determinato dagli impegni dei capi di Stato: l’otto dicembre!

La vergine Maria, la madre di Gesù è la nostra avvocata . La sua Immacolata Concezione ha inaugurato gli anni che hanno portato alla redenzione. Il signor Heitz portava al collo la cosiddetta "Medaglia Miracolosa", coniata in seguito alle visioni nel 1830 di santa Catherine Labouré: la suora rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna di far coniare e di diffondere una medaglia con le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: “Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”. Sia ringraziato e lodato Iddio provvidente anche per questa grandissima grazia fatta al genere umano.

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Maria Immacolata è il sigillo di Dio per ogni creatura

ROMA, sabato, 3 dicembre 2011 (ZENIT.org).- L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).

La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che da dalla speculazione teologica.

Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).

Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).

Due annunciazioni 

L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini (Ef 1,4), è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria. L'itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell'arco di due grandi cicli: le annunciazioni. Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele si rivolge alla ragazza di Nazaret, nella seconda Gesù, il “Dio con noi” (Mt 1,23), interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell'Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.

Nella prima annunciazione, Dio, rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1 Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazaret (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).

Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto è la formulazione di profonde esigenze di vita che aveva dentro di sé e che ora può liberare e far crescere. 

La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l'inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).

La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?...” Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).

Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19).

A Nazaret la Vergine s'era fidata dell'invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all'invito alla pienezza di vita che le viene dall'Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua. 

Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall'alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).

Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).

La nascita della Donna 

Mentre l'annunciazione di Nazaret culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, e pastori e magi sono in adorazione (Lc 2,1-21; Mt 2,1-12), l'altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).

Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).

Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell' “Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.

Non è stato facile per Maria

Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all'impegno di essere presenza dell'amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34).

La fantasia di Dio

Il ciclo aperto con l'annuncio di Nazaret si chiude con l'immagine della santa famiglia unita in crescita d'amore e con Maria che “serba tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51-52). L'altra annunciazione ha il suo coronamento ideale nella nuova famiglia di Maria, la comunità di Gerusalemme, dove rivive, assieme a tutti i credenti, l'esperienza iniziata a Nazaret: il Dio inascoltato nel Santuario continua a effondere la sua vita, lo Spirito, agli emarginati dal Tempio, alla comunità di eretici Galilei (At 1,14; 2,1ss).

Infine Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall'azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).

Per Maria l'assunzione è la normale conclusione di un'esistenza straordinaria: fin da Nazaret si è diretta sempre verso scelte di vita, si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un'anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48).


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Caterina63
00giovedì 8 dicembre 2011 13:10

Il Papa: L’espressione «piena di grazia» indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto



Vedi anche:

Il mariologo padre De Fiores: l'Immacolata, la natura umana nella sua forma perfetta (Radio Vaticana)

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 08.12.2011

Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS



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Cari fratelli e sorelle!

Quest’oggi la Chiesa celebra solennemente il concepimento immacolato di Maria. Come dichiarò il beato Pio IX nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus del 1854, Ella «fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale».

Tale verità di fede è contenuta nelle parole del saluto che le rivolse l’Arcangelo Gabriele: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28).

L’espressione «piena di grazia» indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto.

Per questo, fin dal II secolo in Oriente e in Occidente, la Chiesa invoca e celebra la Vergine che, col suo "sì", ha avvicinato il Cielo alla terra, diventando «generatrice di Dio e nutrice della nostra vita», come si esprime san Romano il Melode in un antico cantico (Canticum XXV in Nativitatem B. Mariae Virginis, in J.B. Pitra, Analecta Sacra t. I, Parigi 1876, 198). Nel VII secolo san Sofronio di Gerusalemme elogia la grandezza di Maria perché in Lei lo Spirito Santo ha preso dimora: «Tu superi tutti i doni che la magnificenza di Dio abbia mai riversato su qualunque persona umana. Più di tutti sei ricca del possesso di Dio dimorante in te» (Oratio II, 25 in SS. Deiparæ Annuntiationem: PG 87, 3, 3248 AB). E san Beda il Venerabile spiega: «Maria è benedetta fra le donne, perché con il decoro della verginità ha goduto della grazia di essere genitrice di un figlio che è Dio» (Hom I, 3: CCL 122, 16).

Anche a noi è donata la «pienezza della grazia» che dobbiamo far risplendere nella nostra vita, perché «il Padre del Signore nostro Gesù Cristo – scrive San Paolo – ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale … e ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati … predestinandoci a essere per lui figli adottivi» (Ef 1,3-5). Questa figliolanza la riceviamo per mezzo della Chiesa, nel giorno del Battesimo. A tale proposito santa Hildegarda di Bingen scrive: «La Chiesa è, dunque, la vergine madre di tutti i cristiani. Nella forza segreta dello Spirito Santo li concepisce e li dà alla luce, offrendoli a Dio in modo che siano anche chiamati figli di Dio» (Scivias, visio III, 12: CCL Continuatio Mediævalis XLIII, 1978, 142). E finalmente, tra i tantissimi cantori della bellezza spirituale della Madre di Dio, spicca san Bernardo di Chiaravalle il quale afferma che l’invocazione «Ave Maria piena di grazia» è «gradita a Dio, agli angeli e agli uomini. Agli uomini grazie alla maternità, agli Angeli grazie alla verginità, a Dio grazie all’umiltà» (Sermo XLVII, De Annuntiatione Dominica: SBO VI,1, Roma 1970, 266).

Cari amici, in attesa di compiere questo pomeriggio, com’è consuetudine, l’omaggio a Maria Immacolata in Piazza di Spagna, rivolgiamo ora la nostra fervida preghiera a Colei che intercede presso Dio, perché ci aiuti a celebrare con fede il Natale del Signore ormai vicino.

DOPO L’ANGELUS

Rivolgo un saluto speciale alla Pontificia Accademia dell’Immacolata, con un ricordo devoto e affettuoso per il compianto Cardinale Andrzej Maria Deskur, che l’ha presieduta per tanti anni. La Vergine vi assista sempre, cari amici, in ogni vostra attività.

Sono inoltre spiritualmente vicino ai soci dell’Azione Cattolica Italiana, che nella festa dell’Immacolata rinnovano l’adesione all’Associazione. L’Azione Cattolica è una scuola di santità e di evangelizzazione: auguro ogni bene per il suo impegno formativo e apostolico.


[Rivolgo ora il mio pensiero e la mia parola di saluto a tutti i Polacchi. "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te" (Lc 1, 28). Ecco le parole del saluto dell’angelo, ben conosciute a noi, rivolte a Maria, Madre di Dio. Le ripetiamo volentieri nella nostra preghiera quotidiana, le ricordiamo oggi, meditando il mistero della sua Immacolata Concezione. Che Maria ci aiuti ad evitare i peccati, essere fedeli alla volontà di Dio, portare ai fratelli l’amore, la gioia e la bontà. Benedico di cuore tutti coloro che desiderano imitare la santità della sua vita.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Cooperativa sociale "L’altro Sole", di Genova e il gruppo della Parrocchia Santa Maria Assunta e San Michele Arcangelo in Trigoria, Roma, come pure l’Associazione "Città per la Fraternità", di Rocca di Papa. A tutti auguro i migliori frutti spirituali in questa festa della Vergine Maria, della nostra Madre.



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Il Papa: L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto



[SM=g1740717] ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA, 08.12.2011

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!


La grande festa di Maria Immacolata ci invita ogni anno a ritrovarci qui, in una delle piazze più belle di Roma, per rendere omaggio a Lei, alla Madre di Cristo e Madre nostra.
Con affetto saluto tutti voi qui presenti, come pure quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione. E vi ringrazio per la vostra corale partecipazione a questo mio atto di preghiera.
Sulla sommità della colonna a cui facciamo corona, Maria è raffigurata da una statua che in parte richiama il passo dell’Apocalisse appena proclamato: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

Qual è il significato di questa immagine? Essa rappresenta nello stesso tempo la Madonna e la Chiesa.

Anzitutto la “donna” dell’Apocalisse è Maria stessa. Ella appare “vestita di sole”, cioè vestita di Dio: la Vergine Maria infatti è tutta circondata dalla luce di Dio e vive in Dio. Questo simbolo della veste luminosa chiaramente esprime una condizione che riguarda tutto l’essere di Maria: Lei è la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. E “Dio è luce”, dice ancora san Giovanni (1 Gv 1,5). Ecco allora che la “piena di grazia”, l’“Immacolata” riflette con tutta la sua persona la luce del “sole” che è Dio.

Questa donna tiene sotto i suoi piedi la luna, simbolo della morte e della mortalità. Maria, infatti, è pienamente associata alla vittoria di Gesù Cristo, suo Figlio, sul peccato e sulla morte; è libera da qualsiasi ombra di morte e totalmente ricolma di vita.

Come la morte non ha più alcun potere su Gesù risorto (cfr Rm 6,9), così, per una grazia e un privilegio singolare di Dio Onnipotente, Maria l’ha lasciata dietro di sé, l’ha superata. E questo si manifesta nei due grandi misteri della sua esistenza: all’inizio, l’essere stata concepita senza peccato originale, che è il mistero che celebriamo oggi; e, alla fine, l’essere stata assunta in anima e corpo nel Cielo, nella gloria di Dio. Ma anche tutta la sua vita terrena è stata una vittoria sulla morte, perché spesa interamente al servizio di Dio, nell’oblazione piena di sé a Lui e al prossimo. Per questo Maria è in se stessa un inno alla vita: è la creatura in cui si è già realizzata la parola di Cristo: “Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Nella visione dell’Apocalisse c’è un altro particolare: sul capo della donna vestita di sole c’è “una corona di dodici stelle”. Questo segno rappresenta le dodici tribù d’Israele e significa che la Vergine Maria è al centro del Popolo di Dio, di tutta la comunione dei santi.

E così questa immagine della corona di dodici stelle ci introduce alla seconda grande interpretazione del segno celeste della “donna vestita di sole”: oltre a rappresentare la Madonna, questo segno impersona la Chiesa, la comunità cristiana di tutti i tempi. Essa è incinta, nel senso che porta nel suo seno Cristo e lo deve partorire al mondo: ecco il travaglio della Chiesa pellegrina sulla terra, che in mezzo alle consolazioni di Dio e alle persecuzioni del mondo deve portare Gesù agli uomini.

E’ proprio per questo, perché porta Gesù, che la Chiesa incontra l’opposizione di un feroce avversario, rappresentato nella visione apocalittica da “un enorme drago rosso” (Ap 12,3). Questo dragone ha cercato invano di divorare Gesù – il “figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni” (12,5) –, invano perché Gesù, attraverso la sua morte e risurrezione, è salito verso Dio e si è assiso sul suo trono.

Perciò il dragone, sconfitto una volta per sempre nel cielo, rivolge i suoi attacchi contro la donna – la Chiesa – nel deserto del mondo. Ma in ogni epoca la Chiesa viene sostenuta dalla luce e dalla forza di Dio, che la nutre nel deserto con il pane della sua Parola e della santa Eucaristia. E così in ogni tribolazione, attraverso tutte le prove che incontra nel corso dei tempi e nelle diverse parti del mondo, la Chiesa soffre persecuzione, ma risulta vincitrice. E proprio in questo modo la Comunità cristiana è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo.

L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostengo alla nostra speranza.

Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento così difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo.

Maria ci aiuti a vedere che c’è una luce al di là della coltre di nebbia che sembra avvolgere la realtà. Per questo anche noi, specialmente in questa ricorrenza, non cessiamo di chiedere con fiducia filiale il suo aiuto: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che a te ricorriamo”.
Ora pro nobis, intercede pro nobis ad Dominum Iesum Christum!

[SM=g1740738]


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Caterina63
00venerdì 9 dicembre 2011 12:45

"Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te"


L'omelia del cardinale Caffarra per la solennità dell'Immacolata


 

BOLOGNA, giovedì, 8 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito l'omelia del cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, tenuta questa mattina nella basilica di San Petronio in occasione della solennità dell'Immacolata Concezione.

***

1. «Entrando da lei le disse: ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». Inizia con questo saluto il dialogo dell’angelo con Maria: il dialogo che è alla base della nostra salvezza. Esso infatti si conclude col consenso di Maria a divenire la madre di Gesù: «eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

L’angelo si rivolge a Maria chiamandola «piena di grazia». Nessuna persona nella S. Scrittura è indicata con questo nome e salutata in questo modo. Esso denota una singolare santità della Vergine Maria.

La Chiesa, meditando su questo saluto dell’angelo che ci rivela la santità singolare di Maria, è arrivata a comprendere che ella è stata redenta fin dal suo concepimento. Oggi noi celebriamo il fatto che «la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia di peccato originale» [Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, DS 2803]. Tota pulchra es Maria – canta la Chiesa – et macula originalis non est in te.

Per avere una qualche comprensione di questo singolare dono fatto a Maria, è necessario che riascoltiamo nel cuore la prima lettura.

«Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero»: la prima lettura inizia con queste parole. L’uomo ha abusato della sua libertà disobbedendo al suo Creatore; ha voluto essere padrone assoluto di se stesso, pur essendo creatura.

La prima lettura mostra poi le conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza: l’uomo e la donna hanno paura di Dio; l’armonia interna alla persona si è disintegrata; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensioni. Infrangendo l’ordine nei riguardi di Dio, anche l’orientamento verso se stesso e gli altri è infranto.

Ma il peccato di cui parla la prima lettura non ha riguardato solo il primo uomo e la prima donna. Il loro peccato intacca la natura umana, che da loro di generazione in generazione viene trasmessa in una condizione decaduta e di ingiustizia. Ciascuno di noi contrae questa condizione semplicemente a causa del suo essere concepito nella natura umana. Maria, per un singolare privilegio, ne fu preservata: la sua concezione fu immacolata. È questo evento di grazia che noi stiamo celebrando.

2. Perché Maria fu dotata di questo singolare privilegio? Come vi dicevo all’inizio, il dialogo dell’angelo con Maria termina col consenso che ella dà a divenire la madre di Gesù. È in ordine alla sua divina maternità che ella fu preservata dall’ingiustizia originale. Fra poco nel Prefazio diremo: «Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio».

È a causa della sua singolare relazione a Cristo, che Maria è stata redenta e santificata in modo singolare. Ma questo è il progetto di Dio su ciascuno di noi.

Ciascuno di noi è stato scelto prima della creazione del mondo, per essere santo ed immacolato al cospetto di Dio nella carità. Questa scelta divina non è stata compromessa dalla condizione di ingiustizia in cui nasciamo. Subito dopo la caduta del primo uomo Dio la conferma, predicendo all’uomo stesso che il male sarà vinto e l’uomo sollevato dalla sua caduta; «io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa, e tu le insidierai il calcagno».

Cari fratelli e sorelle, la nostra condizione è dunque drammatica perché in ciascuno di noi confliggono due poteri: il potere della grazia redentiva di Cristo e il potere del peccato e dell’ingiustizia. Come insegna il Concilio Vaticano II: «tutta intera la storia umana è … pervasa da una lotta tremenda contro il potere delle tenebre … inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio» [Cost. past. Gaudium et spes 37].

La contemplazione della santità di Maria produca nella nostra libertà una profonda affezione al bene, una forte attrazione verso «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode» [Fil 4, 8]: convinti che il male e non il bene è tristezza, noia, e monotonia.

[SM=g1740738] 

 

 

Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 18:38

Novena all'Immacolata Concezione della Santissima Vergine Madre di Dio Maria..
 
 
(comincia il 30 novembre, la Novena.... non manchiamo!.... potreste unire questa preghiera dopo il Rosario o prima....)

Deus in adjutorium meum intende

Domine ad adjuvandum me festina

Gloria Patri et Filio et Spiritu Sancto

Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen

I. O Vergine amabilissima, che sino ab eterno foste l'oggetto prediletto de' Divini Amori, ottenete anche a noi tutti di farvi sempre caro oggetto di nostra devozione.
Ave Maria...
Dio ti Salvi o Maria, nostra Madre Dolce e Pia, oh Maria nostra Avvocata o Concetta Immacolata.

II.  Vergine Ammirabile, la cui concezione fu speciale favor di Dio, e frutto di grandi orazioni, elemosine e mortificazioni dei Patriarchi, dei Profeti e di tutti i Giusti, impetrate anche a noi tutti di sempre disporci con tali mezzi a partecipare dei divini favori. Ave... Dio ti Salvi...

III Vergine Privilegiata, che foste concepita dai vostri sterili genitori divenuti prodigi9osamente fecondi, ottenete anche alle sterili anime nostre di divenir feconde di santi affetti e di virtuose operazioni. Ave... Dio ti Salvi...

IV Vergine Immacolata, che unica fra tutte le creature foste preservata dal peccato originale e da ogni altra ancor più lieve colpa, ottenete a noi pure di preservarci da qui in avanti da ogni macchia di peccato. Ave... Dio ti Salvi...

V Vergine Felicissima, che foste preservata anche dal fomite della colpa, ottenete a noi pure di frenare per modo codesto fomite, che non ci faccia mai schiavi della legge del peccato. Ave... Dio ti Salvi...

VI Vergine Singolarissima, che nel Vostro concepimento foste confermata nella divina carità, ottenete anche a noi tali e tanti aiuti di grazia, da conservarci sempre cari e fedeli al Signore. Ave... Dio ti Salvi...

VII Vergine Santissima, che nella vostra immacolata concezione foste riempita d'ogni pienezza di grazia, impetrate a noi pure tutte le grazie necessarie a santificarci e a salvarci. Ave... Dio ti Salvi...

VIII Vergine Beatissima, che sino dal primo istante della vostra vita, foste arricchita di tutte le più belle virtù, a noi ancora ottenete la più viva fede, la più ferma speranza, la più accesa carità, e tutte le altre virtù proprie di un anima cristiana. Ave... Dio ti Salvi...

IX O Vergine Benedetta, che annunciaste col vostro concepimento il prossimo spuntare del Divin Sole, siate, ve ne preghiamo, la fiaccola della nostra mente, la gioia del nostro cuore, la nostra difesa nei pericoli, il nostro sostegno nelle tentazioni, il nostro sollievo nelle cadute, e fate che in noi fioriscano quelle virtù che resero voi si ammirabile qui sulla terra e sì gloriosa nel Cielo. Amen.
Ave... 3 Gloria Patri... Dio ti Salvi...

Tota pulchra es Maria, tota pulchra es Maria!
Et macula originalis non est in te, et macula originalis non est in te!
Tu Gloria Jerusalem!
Tu Laetitia Israel!
Tu honorificentia populi nostri, tu advocata peccatorum!
Oh Maria! Oh Maria!
Virgo Prudentissima, Mater Clementissima!
Ora pro nobis, intercede pro nobis; ad Dominum Jesum Christum!

In Conceptione tua Virgo Immaculata fuisti.
Ora pro nobis Patrem cujus Filium peperisti.
Felix es, sacra Virgo Maria, et omni laude dignissima.
Quae serpentis caput virgineo pede contrivisti.

Oremus
Deus qui per Immaculatam Virginis Conceptionem, dignum Filio tuo habitaculum praeparasti, qaesumus: ut qui, ex morte ejusdem Filii tui praevisa, eam ab omni labe praeservasti, nos quoque mundos, ejus intercessione ad te pervenire concedas. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen



Vergine Santa e Pia
piena di grazia e vita
donna di sol vestita
eletta del Signor!

Rit.
Oh Madre Immacolata
Regina tutta bella!
Del nostro mondo Stella!
Tu nostro vant' e onor!
Del nostro mondo Stella!
Tu Nostro vant'e onor!


Tu tra le figlie d'Eva
sei Sola Immacolata
l'unica preservata
dal fallo original.

Nel seno Verginale
Tu concepisti il Figlio
senza macchiare il Giglio
del puro Tuo candor.

Più bella della Luna,
di stelle incoronata
ti chiamano: "Beata";
la Terra, il Mare e il Ciel!

Dolce vision gentile,
di Gloria aureolata,
Pura ed Immacolata
del niveo fulgor.

Dal Tuo Celeste Trono,
d'ogni bellezza adorna,
Deh! Guarda chi ti invoca
e ci proteggi ognor!

Qual Madre a Te affidiamo
i nostri pescatori;
deh! Dona ai loro cuori:
le grazie ed i favor!

All'Infernal Serpente
deh! Tu col Tuo calcagno,
qual grande Tuo guadagno:
il capo schiacci ognor!

Misericordia oh Madre,
di chi geme nei lacci;
dai posseduti scacci
il tuo nemico allor.

A nostra gioventute,
per tua Immacolatezza,
ottieni la purezza
e la pace nei cuor

Mentre nell'alto mare
tutto d'intorno tace,
come benigna face;
deh! Brilli il Tuo Splendor.

Quella Tua luce amica
sia nella notte infida
ai cuori erranti guida,
ai deboli vigor!

Vergine Santa e Pia
tendi l'orecchio ed odi
dicon le nostre lodi
l'immenso amor per Te

Ave di grazia piena
Madre di Dio e nostra
verso di noi ti mostra,
Madre benigna ognor.



Caterina63
00venerdì 30 novembre 2012 18:53
[SM=g1740733] La Mariologia di Ratzinger è tutta biblica e patristica: Scrittura e Tradizione insieme.

In occasione del Congresso internazionale mariologico svoltosi a Loreto (22-25 marzo 1995) per iniziativa dell'arcivescovo Pasquale Macchi e con la direzione scientifica dell'Associazione mariologica interdisciplinare italiana, il card. Ratzinger ha accettato di tenere la prolusione sull'articolo del Credo: «Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine».

Egli ha svolto una conferenza magistrale, dove afferma che senza Maria l'ingresso di Dio nella storia non giungerebbe al suo fine; non sarebbe raggiunto ciò che ha importanza nella confessione di fede: che Dio è un Dio con noi e non solo un Dio in se stesso e per se stesso. Così la donna, che si qualificò come umile, cioè come donna anonima (Lc 1,48), è collocata nel punto centrale della confessione nel Dio vivente, il quale non può essere pensato senza di lei.


Senza mezzi termini, Maria è collocata nel nucleo essenziale della fede e della storia, come donna che introduce Dio nella situazione inedita dell'incarnazione: mediante lei Dio si rivela non come un Dio rinchiuso nella clausura del cielo, ma come veramente l'Emmanuele, Dio-con-noi. Conseguenza teologica ineludibile: Maria entra nel concetto del Dio vivo e agente nella storia a tal punto che non si può pensare a lui senza il riferimento all'attiva collaborazione materna di lei. Dopo aver interpretato la frase del Simbolo «come una sintesi delle tre grandi testimonianze bibliche dell'incarnazione del Figlio: Mt 1,18-25; Lc 1,26-38; Gv 1,13s», il Cardinale si sofferma sulla dimora di Dio «come conseguenza e scopo dell'incarnazione» e afferma che «Gesù è la vera shekînah, per mezzo della quale Dio è in mezzo a noi, se noi siamo riuniti nel suo nome». Nonostante i luoghi santi siano «la garanzia permanente dell'ingresso di Dio nel mondo», la realtà più importante è «il "sì" di Maria», che apre al Verbo «lo spazio, ove egli può piantare la sua tenda», poiché «Dio non è legato a pietre, ma egli si lega a persone vive».

Icona rivelatrice del Dio coinvolto nella dinamica d'incarnazione, Maria rimane ancorata alla storia del suo popolo. È quanto il Cardinale aveva evidenziato ancora a Loreto il 7 marzo 1988 nella conferenza Tu sei la piena di grazia. Elementi per una devozione mariana biblica, tenuta durante il convegno regionale di aggiornamento pastorale. Egli presenta la figura di Maria come paradigmatica per il cristiano e per l'uomo, secondo la vera antropologia, in quanto non è isolata dal suo popolo ed insieme è aperta alla salvezza di tutta l'umanità: «Maria è Sion in persona, e ciò significa: ella vive tutto quello che con Sion si intende. Ella non costituisce una individualità chiusa, che dipende dall'originalità del proprio io. Essa non vuole essere soltanto questo essere umano che difende e protegge il suo io [...]. Essa vive in tal modo da essere abitabile per Dio. Essa vive in modo tale da essere un luogo per Dio».

La Madre dei credenti.

Per Ratzinger, Maria è una persona «in relazione vitale con Dio» e proprio questo è il senso della grazia di cui ella è ricolma: «Tu sei piena di grazia»; questo significa dunque ancora che Maria è un essere umano, totalmente aperto, che si è totalmente dischiuso, si è consegnato audacemente e senza limiti, senza timore per la propria sorte, nelle mani di Dio.
Poiché questa apertura è designata dalla Scrittura con la parola fede, ne consegue che come nell'antica alleanza troviamo Abramo padre dei credenti, così «all'inizio del nuovo popolo» troviamo Maria "madre dei credenti". La «pura ed alta figura» di Maria si specifica per Ratzinger in un lavorio interiore di cui è testimone Luca quando afferma che Maria «conservava tutte queste cose e le meditava nel suo cuore » (2,19.50).
Nonostante la trascendenza del mistero, si tratta di «mettere insieme» con sguardo unificante il particolare nel tutto e nello stesso tempo di custodire e mantenere fedelmente «attraverso» le fasi della vita, anche quando la spada la percuoterà al momento della passione. Pertanto, dopo avere interiorizzato la parola, «può nuovamente farne dono al mondo: Maria è profetessa». Il Magnificat è «preghiera profetica intessuta con fili dell'Antico Testamento» che invita a magnificare il Signore, cioè a «dare spazio a lui, perché egli sia maggiormente presente nel mondo».


di Padre Stefano DE FIORES smm

Benedetto XVI e Maria


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Caterina63
00giovedì 6 dicembre 2012 17:45

- Canto Karaoke Salve a la Virgen
Ringraziando jardindelalma — che mi ha inviato il collegamento ad un video canto a Maria Immacolata, della tradizione popolare spagnola
abbiamo ritenuto opportuno e veramente cattolico, ossia universale, condividere questo canto servendolo in formato karaoke così da impararlo anche noi. E' brioso e caoloroso come sa esserlo questo popolo....
www.gloria.tv/?media=368070
Evviva Maria Immacolata!


Vi ricordiamo altri karaoke che abbiamo pubblicato su Maria
- Immacolata Vergine bella
it.gloria.tv/?media=225083

- Dell'Aurora Tu sorgi più bella
it.gloria.tv/?media=221943

- Lodiamo Maria
it.gloria.tv/?media=249071

- Sub tuun praesidium
it.gloria.tv/?media=241338

- Ave Maris Stella
it.gloria.tv/?media=235941

- Alma Redemptoris Mater
it.gloria.tv/?media=235523

- In questa Notte splendida (Natale)
it.gloria.tv/?media=233344

- Fermarono i Cieli (Natale)
it.gloria.tv/?media=231980

- Vergine Madre, figlia del Tuo Figlio (Dante)
it.gloria.tv/?media=231633

- La voce di Maria
it.gloria.tv/?media=229593

- O del Cielo gran Regina
it.gloria.tv/?media=281138

- Ti salutiamo o Vergine
it.gloria.tv/?media=262436

- Litanie dal Coro di Santa Maria Maggiore
it.gloria.tv/?media=295613

- Maria fiore dell'umanità
it.gloria.tv/?media=295270


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




[SM=g1740717]

[SM=g1740757]

Succurre miseris


La Madonna del soccorso (memoria obbligatoria nel Calendario liturgico mariano il 27 aprile), è un titolo mariano proprio dell’Ordine di sant’Agostino. Fu Alessandro IV il 9 aprile 1256 a volere la riunione in un unico ordine dei vari gruppi eremitici, che seguivano la Regola di sant’Agostino (354-430), con la missione di lasciare i luoghi isolati per entrare nella città e curare la predicazione, la celebrazione della liturgia e dei Sacramenti, la fondazione di scuole e di luoghi di assistenza ai bisognosi.

Il nuovo Ordine ebbe grande diffusione e una fioritura straordinaria di santità e di spiritualità, ponendosi sotto il patrocinio della Madonna e di sant’Agostino.

La devozione alla Madonna del soccorso risale a tre eventi prodigiosi verificatisi a Palermo all’inizio del XIV secolo. Nell’anno 1306 l’agostiniano Nicola Bruno da Messina, priore del convento di sant’Agostino di Palermo, ammalatosi gravemente, si rivolse fiducioso alla Vergine Maria, la cui immagine era affrescata nella cappella di san Martino della propria chiesa. La Madonna gli apparve e, donandogli la guarigione, gli raccomandò di diffondere la devozione alla "Madonna del soccorso". Sempre nel 1306, una donna di Palermo aveva la triste abitudine, quando perdeva la pazienza con il suo bambino, di imprecare. Un giorno, più arrabbiata del solito, giunse addirittura ad invocare il demonio perché si prendesse quel figlio così fastidioso; detto, fatto: il demonio apparve, avventandosi sul bambino.

Allora la mamma, spaventatissima e pentita, si mise a gridare: «Soccorso, Vergine Maria! Soccorso, Madonna mia!». La Madonna, per salvare il bambino dalle grinfie del demonio, apparve con un bastone in mano; a tal vista il demonio si diede alla fuga e scomparve. La mamma si recò con suo figlio alla chiesa di sant’Agostino per ringraziare la Madonna nell’immagine venerata nella cappella di san Martino, riconoscendovi la sua celeste soccorritrice. Qualche anno più tardi, nel 1315, una donna di Palermo completamente paralizzata ebbe in sogno l’apparizione della Madonna, che la invitò a recarsi in chiesa davanti alla sua immagine, per esservi sciolta dal male che la teneva legata. La guarigione prodigiosa avvenne davanti all’immagine della Madonna, sempre nella cappella di san Martino.

Gli Agostiniani, a partire dalla Sicilia, diffusero la devozione alla Madonna del soccorso in tutte le loro chiese in Italia e nel mondo. A livello iconografico, l’elemento caratteristico è proprio la Madonna con il bastone in mano che scaccia il diavolo, salvando il bambino e sua madre, come nel dipinto cinquecentesco del Santuario della Madonna del soccorso a Cartoceto (PS) nelle Marche. Il 24 marzo 1804 Pio VII estendeva a tutto l’Ordine agostiniano l’Ufficio e la Messa propria della Madonna del soccorso, che i Redentoristi, fondati da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, hanno adottato con il titolo di Madonna del perpetuo soccorso. In tutti i libri liturgici dell’Ordine agostiniano, da tempo immemorabile, la festa della Madonna del soccorso è collocata il 13 maggio.

In questa data nel 1917 ci fu a Fatima l’apparizione della Madonna ai tre pastorelli e proprio il 13 maggio, nel 1981, Giovanni Paolo II subì l’attentato in Piazza San Pietro, uscendone vivo per l’intervento materno e soprannaturale di Maria, celeste soccorritrice dei cristiani e di tutta la Chiesa.

Giustino Casciano, agostiniano


[SM=g1740750] [SM=g1740738]
Caterina63
00venerdì 7 dicembre 2012 13:05
[SM=g1740717] Eucaristia e Maria
   

«Nessuno, meglio di lei, può insegnare a comprendere e vivere con fede vera e amore la Messa»
(Benedetto XVI).
 

Benedetto XVI, nel contesto della chiusura del XXIV Congresso eucaristico nazionale celebrato a Bari il 29 maggio 2005, riprende il grande tema eucaristico-mariano affrontato da Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia. Soffermandosi nell’Angelus sul mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, nato dalla Vergine, come da sempre ha fatto la tradizione teologica, ha poi connesso tale mistero a quello dell’Eucaristia, rileggendo in chiave e con finalità mariologico-esemplare l’espressione wojtyliana: «Alla scuola di Maria "donna eucaristica", come amava invocarla Giovanni Paolo II, accogliamo in noi stessi la presenza viva di Gesù, per portarlo a tutti nell’amore servizievole. Impariamo a vivere sempre in comunione con Cristo crocifisso e risorto, facendoci guidare dalla sua e nostra celeste Madre. Così, nutrita dalla Parola e dal Pane di vita, la nostra esistenza diventerà interamente eucaristica, e si farà rendimento di grazie al Padre per Cristo nello Spirito Santo».

Loreto, Agorà 2007: Benedetto XVI distribuisce la Comunione.
Loreto, Agorà 2007: Benedetto XVI distribuisce la Comunione (foto Alessia Giuliani).

«Mane nobiscum»

Papa Ratzinger, nell’Angelus di domenica 11 settembre 2005 – siamo in prossimità della solennità della Esaltazione della croce e della memoria liturgica della Beata Vergine addolorata –, rammentando che l’Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore, manifestazione toccante e drammatica dell’infinita sua carità salvatrice, perpetuata nella e dalla Messa, ricorda che tale evento di sofferenza, di morte e di gloria, «non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella gloria e ha riconciliato l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia. Per questo la liturgia ci invita a pregare con fiduciosa speranza: Mane nobiscum, Domine! Resta con noi, Signore!».

Nell’Ora messianica

Maria, come ci attesta l’Evangelo (cf Gv 19,25-27), è stata presente in prima persona in questo evento che ha visto il vertice della sua partecipazione oblativa.

Presso la croce del suo Figlio-Signore la "spada" dell’opposizione al Figlio da parte dei suoi contemporanei raggiunge, come preventivato, il culmine e le trafigge l’anima (cf Lc 2,34-35), venendo inserita per divina disposizione nel cuore dell’Ora messianica, dove riceve una nuova e più vasta maternità nei confronti dei discepoli del Figlio prediletto. Il mistero dell’Ora, perpetuato, celebrato e attualizzato con l’Eucaristia sacramentale, è il mistero che schiude inevitabilmente l’evento della nuova comunità dei discepoli che la vedranno, in quanto singolarmente crismata dallo Spirito del Crocifisso-Risorto, come madre, serva, testimone, icona della Chiesa, maestra di cristianesimo e modello della Chiesa nell’esercizio del culto eucaristico.

Per cui, asserisce Papa Ratzinger, «Maria, presente sul Calvario presso la croce, è ugualmente presente, con la Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche (cf Ecclesia de Eucharistia 57). Per questo, nessuno meglio di lei può insegnare a comprendere e vivere con fede e amore la Messa, unendoci al sacrificio redentore di Cristo. Quando riceviamo la Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di salvezza, e pronunciamo il nostro "Amen", il nostro "Sì" all’Amore crocifisso e risorto».

Celebrazione eucaristica, miniatura del sec. XIV, Duomo di Pavia.
Celebrazione eucaristica, miniatura del sec. XIV, Duomo di Pavia (foto Tagliabue).

Un tema scontato?

Domenica 2 ottobre 2005, nel contesto dell’Anno dell’Eucaristia, con la preghiera dell’Angelus Papa Benedetto torna sul nostro tema chiedendosi il perché la Chiesa continua a riproporlo. «Perché questo tema? Non è forse un argomento scontato, già pienamente acquisito? In realtà la dottrina cattolica sull’Eucaristia, definita autorevolmente dal Concilio di Trento, domanda di essere recepita, vissuta e trasmessa dalla comunità in modo sempre nuovo e adeguato ai tempi. L’Eucaristia potrebbe essere considerata anche come una "lente" attraverso la quale verificare il volto e il cammino della Chiesa, che Cristo ha fondato perché ogni uomo possa conoscere l’amore di Dio e trovare in esso pienezza di vita».

Pienezza di vita, conoscenza dell’Amore, carità divina, dirà Benedetto XVI nel discorso ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Comitato dei Congressi eucaristici internazionali, giovedì 9 novembre 2006, che hanno colmato il cuore e l’esistenza della Vergine Maria «prima e incomparabile adoratrice di Cristo eucaristico».

Su questa linea Papa Ratzinger è in sintonia dinamica col magistero del suo amato Predecessore: Maria con la sua esemplare fede e atteggiamento di fede educa e ammaestra il cristiano a eucaristizzare nell’Amore la propria dimensione liturgica ed esistenziale.

Salvatore M. Perrella

Invito all’approfondimento:J. Ratzinger (Benedetto XVI), Il Dio vicino. L’Eucaristia cuore della vita cristiana, San Paolo 2008, pp. 160, € 13,00.
  


[SM=g1740738]




Caterina63
00venerdì 7 dicembre 2012 13:26
[SM=g1740717] Soccorri a la mia guerra
   

«Amor mi spinge a dir di te parole», questa la cifra poetica di Francesco Petrarca (1304-1374), l’interprete più alto del "dolce stil novo" che tocca il suo vertice cantando la "Vergine bella".

Nato ad Arezzo una quarantina d’anni dopo Dante, e come lui già esule politico, il Petrarca fu poeta cesareo di Giovanni Colonna alla corte pontificia in Avignone; sperimentò la gloria – coronato d’alloro in Campidoglio – e la povertà, il viaggiare irrequieto e la nostalgia della solitudine (invidiava il fratello monaco benedettino).


Miniature dei secc. XIV e XV, tratte dal volume La Bibbia di Natale, Edizioni San Paolo.

Interiormente fu diviso tra la fedeltà al celibato e l’amore per una donna già maritata, Laura di Noves, sposa del marchese Ugo di Sade (nata nel 1308 e morta di peste nel 1348). Sono celebri le canzoni a lei dedicate, e solo nel confronto con queste si comprende la Canzone alla Vergine (n. 366), considerata il punto di svolta del Canzoniere: la conversione del poeta, che si ispira finalmente a un’altra "Dea".
  

Vergine bella, che, di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sì che ’n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole;
ma non so ’ncominciar senza tu’ aita,
et di Colui ch’amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s’a mercede
miseria extrema de l’humane cose
già mai ti volse, al mio prego t’inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench’i’ sia terra, et tu del ciel regina.

Vergine saggia, et del bel numero una
de le beate vergini prudenti,
anzi la prima, et con più chiara lampa;
o saldo scudo de l’afflicte genti
contr’ a’ colpi di Morte et di Fortuna,
sotto ’l qual si triumpha, non pur scampa;
o refrigerio al cieco ardor ch’avampa
qui fra i mortali sciocchi:
Vergine, que’ belli occhi
che vider tristi la spietata stampa
ne’ dolci membri del tuo caro figlio, v
olgi al mio dubio stato,
che sconsigliato a te vèn per consiglio.

Vergine pura, d’ogni parte intera,
del tuo parto gentil figliuola et madre,
ch’allumi questa vita et l’altra adorni,
per te il tuo figlio,
et quel del sommo Padre,
o fenestra del ciel lucente altera,
venne a salvarne in su li extremi giorni;
et fra tutti terreni altri soggiorni
sola tu fosti electa, V
ergine benedetta,
che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni.
Fammi, che puoi, de la Sua gratia degno,
senza fine o beata,
già coronata nel superno regno.

Vergine santa, d’ogni gratia piena,
che per vera et altissima humiltate
salisti al ciel onde miei preghi ascolti,
tu partoristi il fonte di pietate,
et di giustitia il sol, che rasserena
il secol pien d’errori oscuri et folti;
tre dolci et cari nomi ài in te raccolti,
madre, figliuola et sposa:
Vergine gloriosa,
donna del Re che nostri lacci à sciolti
et fatto ’l mondo libero et felice,
ne le cui sante piaghe
prego ch’appaghe il cor, vera beatrice.

Vergine sola al mondo senza exempio,
che ’l ciel di tue bellezze innamorasti,
cui né prima fu simil né seconda,
santi penseri, atti pietosi et casti
al vero Dio sacrato et vivo tempio
fecero in tua verginità feconda.
Per te pò la mia vita esser ioconda,
s’a’ tuoi preghi, o Maria,
Vergine dolce et pia,
ove ’l fallo abondò, la gratia abonda.
Con le ginocchia de la mente inchine,
prego che sia mia scorta,
et la mia tòrta via drizzi a buon fine.



Quanti preghi indarno!»
   seconda parte

Sì, davvero: quante preghiere invano aveva elevato Francesco Petrarca durante la sua esistenza, per far coesistere due amori che dividevano il suo spirito: l’amore a Laura (moglie d’altri) e a Dio, cui era destinato con gli ordini sacri, ricevuti ad Avignone dal cardinale Giovanni Colonna. La donna era morta di peste nel 1348, ma il suo ricordo gli bruciava ancora l’anima. Solo nell’incontro interiore con la Vergine Maria il poeta scoprì quell’amore autentico che nobilita e appaga veramente il cuore.

A questo incontro il Petrarca era stato preparato da una antica nostalgia verso la vita solitaria, abbracciata dal fratello Gherardo, che gli aveva ispirato il trattato De vita solitaria (composto a Valchiusa nel 1346), e recentemente da una visita al monastero di Montrieux, seguita da un altro trattato sulla vita consacrata, il De ocio religioso.

Inoltre il poeta, assillato dal timore della morte e dalla percezione della fugacità delle creature, aveva redatto una trilogia, titolata Secretum, concepita come un dialogo con sant’Agostino sulla natura del male, la realtà del peccato e dei vizi capitali, la via del riscatto e la perfezione cristiana.

Ecco la seconda parte del Canto alla Vergine.

V - Miniatura dei secc. XIV e XV, tratta dal volume La Bibbia di Natale, Edizioni San Paolo.ergine chiara et stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella,
d’ogni fedel nocchier fidata guida,
pon’ mente in che terribile procella
i’ mi ritrovo sol, senza governo,
ed ò già da vicin l’ultime strida.
Ma pur in te l’anima mia si fida,
peccatrice, i’ nol nego,
Vergine, ma ti prego
che ’l tuo nemico del mio mal non rida:
ricorditi che fece il peccar nostro
prender Dio, per scamparne,
humana carne al tuo virginal chiostro.

Vergine, quante lagrime ò già sparte,
quante lusinghe et quanti preghi indarno,
pur per mia pena et per mio grave danno!
Da poi ch’i’ nacqui in su la riva d’Arno,
cercando or questa et or quel’altra parte,
non è stata mia vita altro ch’affanno.
Mortal bellezza, atti et parole m’ànno
tutta ingombrata l’alma.
Vergine sacra et alma,
non tardar, ch’i’ son forse a l’ultimo anno.
I dì miei più correnti che saetta
fra miserie et peccati
sonsen’andati, et sol Morte n’aspetta.

V. Miniatura dei secc. XIV e XV, tratta dal volume La Bibbia di Natale, Edizioni San Paolo.ergine, tale è terra, et posto à in doglia
lo mio cor, che vivendo in pianto il tenne
et de’ mille miei mali un non sapea:
et per saperlo, pur quel che n’avenne
fora avenuto, ch’ogni altra sua voglia
era a me morte, et a lei fama rea.
Or tu, Donna del ciel, tu nostra Dea
(se dir lice, et convensi),
Vergine d’alti sensi,
tu vedi il tutto, et quel che non potea
far altri, è nulla a la tua gran vertute:
por fine al mio dolore;
ch’a te honore, et a me fia salute.

Vergine, in cui ò tutta mia speranza
che possi et vogli al gran bisogno aitarme,

non mi lasciare in su l’extremo passo.
Non guardar me, ma Chi degnò crearme;
no ’l mio valor, ma l’alta Sua sembianza,
ch’è in me, ti mova a curar d’uom sì basso.
Medusa et l’error mio m’àn fatto un sasso
d’umor vano stillante:
Vergine, tu di sante
lagrime et pie adempi ’l meo cor lasso,
ch’almen l’ultimo pianto sia devoto,
senza terrestro limo,
come fu ’l primo non d’insania vóto.

Vergine humana et nemica d’orgoglio,
del comune principio amor t’induca:
miserere d’un cor contrito humile.
Che se poca mortal terra caduca
amar con sì mirabil fede soglio,
che devrò far di te, cosa gentile?
Se dal mio stato assai misero et vile
per le tue man’ resurgo,
Vergine, i’ sacro et purgo
al tuo nome et penseri e ’ngegno et stile,
la lingua e ’1 cor, le lagrime e i sospiri.
Scorgimi al miglior guado,
et prendi in grado i cangiati desiri.

Il dì s’appressa, et non pote esser lunge,
sì corre il tempo et vola.
Vergine unica et sola,
e ’l cor or conscientia or morte punge.
Raccomandami al tuo Figliuol, verace
homo et verace Dio,
ch’accolga ’l mio spirto ultimo in pace.


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Caterina63
00sabato 8 dicembre 2012 13:49

SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Sabato, 8 dicembre 2012

[Video]

 

Cari fratelli e sorelle!

A tutti voi, buona festa di Maria Immacolata! In questo Anno della fede vorrei sottolineare che Maria è l’Immacolata per un dono gratuito della grazia di Dio, che ha trovato, però, in Lei perfetta disponibilità e collaborazione.
In questo senso ella è “beata” perché «ha creduto» (Lc 1,45), perché ha avuto una fede salda in Dio. Maria rappresenta quel «resto di Israele», quella radice santa che i profeti hanno annunciato. In lei trovano accoglienza le promesse dell’antica Alleanza.
In Maria la Parola di Dio trova ascolto, ricezione, risposta, trova quel «sì» che le permette di prendere carne e venire ad abitare in mezzo a noi.
In Maria l’umanità, la storia si aprono realmente a Dio, accolgono la sua grazia, sono disposte a fare la sua volontà. Maria è espressione genuina della Grazia.
Ella rappresenta il nuovo Israele, che le Scritture dell’Antico Testamento descrivono con il simbolo della sposa.
E san Paolo riprende questo linguaggio nella Lettera agli Efesini là dove parla del matrimonio e dice che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (5,25-27). I Padri della Chiesa hanno sviluppato questa immagine e così la dottrina dell’Immacolata è nata prima in riferimento alla Chiesa vergine-madre, e successivamente a Maria.
Così scrive poeticamente Efrem il Siro: «Come i corpi stessi hanno peccato e muoiono, e la terra, loro madre, è maledetta (cfr Gen 3,17-19), così a causa di questo corpo che è la Chiesa incorruttibile, la sua terra è benedetta fin dall’inizio. Questa terra è il corpo di Maria, tempio nel quale un seme è stato deposto» (Diatessaron 4, 15: SC 121, 102).

La luce che promana dalla figura di Maria ci aiuta anche a comprendere il vero senso del peccato originale.
In Maria, infatti, è pienamente viva e operante quella relazione con Dio che il peccato spezza. In lei non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere: c’è piena comunione, piena intesa. C’è un «sì» reciproco, di Dio a lei e di lei a Dio. Maria è libera dal peccato perché è tutta di Dio, totalmente espropriata per Lui. E’ piena della sua Grazia, del suo Amore.

In conclusione, la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria esprime la certezza di fede che le promesse di Dio si sono realizzate: che la sua alleanza non fallisce, ma ha prodotto una radice santa, da cui è germogliato il Frutto benedetto di tutto l’universo, Gesù, il Salvatore. L’Immacolata sta a dimostrare che la Grazia è capace di suscitare una risposta, che la fedeltà di Dio sa generare una fede vera e buona.

Cari amici, questo pomeriggio, com’è consuetudine, mi recherò in Piazza di Spagna, per l’omaggio a Maria Immacolata. Seguiamo l’esempio della Madre di Dio, perché anche in noi la grazia del Signore trovi risposta in una fede genuina e feconda.

 


Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle,

desidero anzitutto assicurare la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine colpite nei giorni scorsi da un violento uragano. Prego per le vittime, per le loro famiglie e per i numerosi sfollati. La fede e la carità fraterna siano la forza per affrontare questa difficile prova.

(...)

Benedico tutti i soci dell’Azione Cattolica Italiana, che oggi rinnovano la loro adesione e la decisione di rispondere alla chiamata alla santità e alla corresponsabilità con i Pastori nella nuova evangelizzazione. Maria vi sostenga e vi accompagni!

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare  gli aderenti al Movimento Cristiano Lavoratori. Saluto il gruppo di preghiera dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, nel giorno della Patrona. Desidero rivolgere l’auspicio che possano trovare soluzione i problemi che affrontano varie Istituzioni sanitarie cattoliche. Buona festa a tutti voi.
Grazie!





Caterina63
00sabato 8 dicembre 2012 18:10

Il Papa: Solo l’amore può salvare da questa caduta, ma non un amore qualsiasi: un amore che abbia in sé la purezza della Grazia - di Dio che trasforma e rinnova - e che così possa immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita. Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre «più grande del nostro cuore»

 
 



[SM=g1740750]



ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA, 08.12.2012

Discorso DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle!

E’ sempre una gioia speciale radunarci qui, in Piazza di Spagna, nella festa di Maria Immacolata. Ritrovarci insieme – romani, pellegrini e visitatori – ai piedi della statua della nostra Madre spirituale, ci fa sentire uniti nel segno della fede. Mi piace sottolinearlo in questo Anno della fede che tutta la Chiesa sta vivendo. Vi saluto con grande affetto e vorrei condividere con voi alcuni semplici pensieri, suggeriti dal Vangelo di questa solennità: il Vangelo dell’Annunciazione.

Anzitutto, ci colpisce sempre, e ci fa riflettere, il fatto che quel momento decisivo per il destino dell’umanità, il momento in cui Dio si fece uomo, è avvolto da un grande silenzio. L’incontro tra il messaggero divino e la Vergine Immacolata passa del tutto inosservato: nessuno sa, nessuno ne parla. E’ un avvenimento che, se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio.
Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città, ma che – con le debite proporzioni – si viveva già in città importanti come la Gerusalemme di allora.
Quell’attivismo che ci rende incapaci di fermarci, di stare tranquilli, di ascoltare il silenzio in cui il Signore fa sentire la sua voce discreta.
Maria, quel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio.
In lei non c’è ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio.

Questo è il significato del suo essere senza peccato originale: la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano è perfettamente «centrato» nel grande cuore di Dio. Ecco, cari fratelli, venire qui, presso questo monumento a Maria, nel centro di Roma, ci ricorda prima di tutto che la voce di Dio non si riconosce nel frastuono e nell’agitazione; il suo disegno sulla nostra vita personale e sociale non si percepisce rimanendo in superficie, ma scendendo ad un livello più profondo, dove le forze che agiscono non sono quelle economiche e politiche, ma quelle morali e spirituali. E’ lì che Maria ci invita a scendere e a sintonizzarci con l’azione di Dio.


C’è una seconda cosa, ancora più importante, che l’Immacolata ci dice quando veniamo qui, ed è che la salvezza del mondo non è opera dell’uomo – della scienza, della tecnica, dell’ideologia – ma viene dalla Grazia. Che significa questa parola? Grazia vuol dire l’Amore nella sua purezza e bellezza, è Dio stesso così come si è rivelato nella storia salvifica narrata nella Bibbia e compiutamente in Gesù Cristo. Maria è chiamata la «piena di grazia» (Lc 1,28) e con questa sua identità ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo, ci ricorda che la potenza d’amore di Dio è più forte del male, può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni e del mondo. Questi vuoti possono diventare degli inferni, dove la vita umana viene come tirata verso il basso e verso il nulla, perde di senso e di luce. I falsi rimedi che il mondo propone per riempire questi vuoti – emblematica è la droga – in realtà allargano la voragine.

Solo l’amore può salvare da questa caduta, ma non un amore qualsiasi: un amore che abbia in sé la purezza della Grazia - di Dio che trasforma e rinnova - e che così possa immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita. Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre «più grande del nostro cuore» (1 Gv 3,20).
Il soffio mite della Grazia può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane.

E da qui deriva la terza cosa che ci dice Maria Immacolata: ci parla della gioia, quella gioia autentica che si diffonde nel cuore liberato dal peccato. Il peccato porta con sé una tristezza negativa, che induce a chiudersi in se stessi. La Grazia porta la vera gioia, che non dipende dal possesso delle cose ma è radicata nell’intimo, nel profondo della persona, e che nulla e nessuno possono togliere. Il Cristianesimo è essenzialmente un «evangelo», una «lieta notizia», mentre alcuni pensano che sia un ostacolo alla gioia, perché vedono in esso un insieme di divieti e di regole. In realtà, il Cristianesimo è l’annuncio della vittoria della Grazia sul peccato, della vita sulla morte.
E se comporta delle rinunce e una disciplina della mente, del cuore e del comportamento è proprio perché nell’uomo c’è la radice velenosa dell’egoismo, che fa male a se stessi e agli altri. Bisogna dunque imparare a dire no alla voce dell’egoismo e a dire sì a quella dell’amore autentico. La gioia di Maria è piena, perché nel suo cuore non c’è ombra di peccato.

Questa gioia coincide con la presenza di Gesù nella sua vita: Gesù concepito e portato in grembo, poi bambino affidato alle sue cure materne, quindi adolescente e giovane e uomo maturo; Gesù visto partire da casa, seguito a distanza con fede fino alla Croce e alla Risurrezione: Gesù è la gioia di Maria ed è la gioia della Chiesa di tutti noi.


In questo tempo di Avvento, Maria Immacolata ci insegni ad ascoltare la voce di Dio che parla nel silenzio; ad accogliere la sua Grazia, che ci libera dal peccato e da ogni egoismo; per gustare così la vera gioia. Maria, piena di grazia, prega per noi!


[SM=g1740738]





Caterina63
00domenica 9 dicembre 2012 11:25

Immacolata Concezione di Maria.

 
 
 
"Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio Padre dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale egli stesso procede." (Bolla di definizione dogmatica Ineffabilis Deus)

 
 
«Rallegrati, Madre della gioia celeste. Rallegrati, sostegno della gioia sublime. Rallegrati, origine del gaudio immortale. Rallegrati, mistico rifugio del gaudio ineffabile. Rallegrati, divino tesoro dell’eterno gaudio. Rallegrati, albero frondoso del gaudio vivificante. Rallegrati, Immacolata Madre di Dio. Rallegrati, Vergine integerrima dopo il parto. Rallegrati, manifestazione di tutte le meraviglie più stupende.
Chi potrà elogiare il tuo splendore? Chi oserà esprimere con parole il portento che sei? Chi si sentirà capace di narrare il tuo incanto? Tu hai arricchito la natura umana; tu hai superato le schiere angeliche; tu hai offuscato il fulgore degli Arcangeli; tu hai dimostrato che il sublime seggio dei Troni è al di sotto di te; tu hai lasciato laggiù le vette delle Dominazioni; tu hai superato la potenza dei Principati; tu hai fatto in modo che sembri debole la fortezza delle Potestà; tu ti distingui per una virtù più grande di quella delle Virtù; tu hai sorpassato il volo dei Serafini dalle sei ali con il battito divino delle piume della tua anima; tu, infine, hai oltrepassato largamente tutte le creature: perché veramente di tutte hai superato la purezza e perché hai ricevuto in te l’autore di tutte le creature; lo stesso che hai generato nel tuo seno e che ti ha generata. Solo tu fra tutte le creature sei stata fatta Madre di Dio».
 
San Sofronio di Gerusalemme (VII secolo)
Omelia nell’Annunciazione della Madre di Dio
 
 
 
 
 

CHE COS'È L'IMMACOLATA CONCEZIONE?

L'Immacolata Concezione è una verità di fede del­la Chiesa cattolica.

La dottrina cattolica, infatti, inse­gna che la Vergine Maria, all'atto della sua concezione nel grembo materno, fin dal primo istante, non fu né toccata, né macchiata dal peccato originale, perché ven­ne interamente preservata da esso, e quindi concepita immacolata, ossia tutta pura, tutta piena di grazia
.


Tale verità venne definita solennemente dogma di fede dal Sommo Pontefice, il beato Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la Bolla di definizione dogmatica Ineffabilis Deus. Guardando Maria Santissima e contemplando l'i­neffabile mistero della sua Immacolata Concezione si può riflettere e comprendere bene la differenza fra la nostra concezione macchiata nel grembo della nostra mamma, e la concezione immacolata di Maria, ossia la sua concezione senza macchia avvenuta nel grembo del­la sua mamma, sant'Anna.
Ogni concezione di un essere umano nel grembo materno, infatti, viene sempre segnata, o meglio sfre­giata dalla contrazione del peccato originale che mac­chia l'anima e la deturpa. Perciò è una concezione macchiata da quella che fu la prima colpa, commessa dai nostri Progenitori. La concezione di Maria nel grem­bo della sua mamma, invece, è avvenuta senza la con­trazione di quella colpa, ma con la preservazione totale dal peccato adamitico, e perciò è stata una concezione senza la macchia delle origini, ossia tutta immacolata.

Nella concezione macchiata di ogni discendente di Adamo si ha, quindi, la presenza del peccato originale, che lo deturpa e lo rende, perciò, creatura "figlia del­l'ira di Dio" (cf Ef 2,3). Nella concezione immacolata di Maria, invece, al posto del peccato c'è stata solo la presenza della grazia divina che ha santificato e ha sopraelevato la creatura rendendola "faglia di Dio", facendola cioè «partecipe della natura divina» (2 Pt 1,4), nello stato di pura innocenza, tutta santa, bella e gradita a Dio.
Discendente da Adamo e da Eva, dunque, l'intera umanità, dopo la caduta, era tristemente condannata, purtroppo, alla contrazione del peccato originale all'at­to stesso della concezione di ogni nuovo essere umano nel grembo materno. Soltanto Maria di Nazaret, inve­ce, predestinata da Dio fin dall'eternità quale Madre del Verbo Incarnato, indipendentemente dalla previsio­ne della caduta dei progenitori, non è andata soggetta alla contrazione del peccato originale in vista e per i meriti del Figlio Redentore, pur essendo anch'ella discendente di Adamo e di Eva, figlia della stirpe rega­le di Davide.

(meditazioni di Padre Stefano Maria Manelli - Frati Francescani dell'Immacolata)

Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz2EY6BnMgi


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Caterina63
00domenica 9 dicembre 2012 17:07
- Annus Fidei Benedetto XVI spiega Maria Immacolata [SM=g1740752]

In questo Anno della fede il santo Padre ci ha donato un bellissimo Angelus nel quale spiega, con poche parole semplici, il ruolo di Maria e quell'essere Immacolata non solo per un Dono speciale di Dio ma anche per il suo contributo personale all'opera di Dio. Una immacolatezza che ha origine dal progetto di Dio nella Chiesa e per la Chiesa, immagine della Sposa salvata e redenta. In Maria ci è spiegato il dramma del Peccato Originale e come è stato risolto.
Gustiamo queste prelibatezze dottrinali e facciamole nostre!
www.gloria.tv/?media=369464



Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




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[SM=g1740750] [SM=g1740752]

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