L'Immacolata Concezione, una grazia storica
di Ruggero Sangalli
03-12-2011
Da qualche settimana vengono inanellate numerose ragioni per situare l’anno di nascita di Gesù nel 2 a.C. ed altre La Bussola Quotidiana ne sottoporrà all’attenzione dei lettori. L’approssimarsi della festa dell’Immacolata Concezione suggerisce di aprire una parentesi mariana, ricavando dalle informazioni raccolte su Gesù un indizio circa questo fondamentale episodio della vita di sua (e nostra) madre.
È nozione largamente condivisa dagli studiosi degli usi e dei costumi dei tempi di Gesù, che le ragazze (non solo tra gli ebrei) venissero promesse spose dopo il compimento dei 14 anni. Considerando che Maria era già promessa sposa di San Giuseppe, ma ancora non abitava con lui, all’annuncio della sua maternità verginale, possiamo concludere che il bambino, nove mesi dopo, nacque dopo che la Madonna aveva compiuto 15 anni.
Tenendo ferma l’ipotesi che Gesù sia nato nel 2 a.C. (sul finire dell’anno), Maria già quindicenne doveva essere nata nel 17 a.C. e così il suo concepimento, di nove mesi anteriore, cadde sul finire del 18 a.C. Un cenno cronologico del vangelo (Gv 2,19-23) ben si attaglia ad essere accostato alla ricostruzione del tempio, la casa per farvi abitare Dio .
È un’iniziativa unilaterale di Dio che in previsione dell’Incarnazione in sembianze umane (ma facendo tutta la “trafila”, da embrione a uomo adulto), predispose un grembo degno di tanta missione. Questa redenzione preventiva di una creatura umana, preservata dal peccato originale, riportata alla condizione iniziale della creazione (prima della pretesa dell’uomo-creatura di fare a meno di Dio-creatore), inaugura la redenzione attuata dal Figlio di Dio, Gesù crocifisso, che morendo sconfigge il peccato. Tra la fine del 18 a.C. e l’inizio della primavera del 33 d.C. trascorrono 49 anni e qualche mese, un giubileo: nel cinquantesimo anno Dio libera l’umanità schiava del peccato.
Curioso è sapere che questa deduzione, non priva di suggestivi sviluppi, ha avuto un’indiretta conferma dagli scritti di Clemens Brentano, il poeta che riferì le visioni di suor Caterina Emmerick. Riassumo in breve le citazioni storico-geografiche scritte nel libro Vita della santa vergine Maria: 1) Maria visse 63 anni meno 23 giorni. 2) dopo la pasqua di Gesù, ella visse circa 3 anni a Gerusalemme, poi 3 a Betania e 9 a Efeso. 3) dopo 3 anni a Efeso, Maria tornò una prima volta a Gerusalemme. Ci ritornò solo un’altra volta, diciotto mesi prima dell’assunzione; non morì a Gerusalemme. 4) visse altri 14 anni e due mesi dopo l’ascensione del Signore. 5) spirò alla stessa ora di Gesù (le 3 del pomeriggio) e fu sepolta, ma il suo corpo presto scomparve 6) Maria rimase incinta di Gesù poco più che 14enne.
Utilizziamo queste informazioni incrociandole con quelle di altre fonti precedenti e successive all’epoca in cui visse suor Emmerick: la data della pasqua cristiana è quella della notte tra sabato 2 e domenica 3 aprile del 33, corrispondente ad un 14 nisan in venerdì. L’anno 33 calza a pennello con la profezia di Daniele delle 70 settimane di anni, computate a partire dalla missione di Esdra nel 458 a.C. Quattordici anni e due mesi dopo l’ascensione significa andare dal 3 aprile (resurrezione) del 33 d.C. al 12 maggio (quarantesimo giorno) e quindi, 14 anni e 2 mesi dopo, a metà luglio del 47 d.C..
La Madonna avrebbe concluso la vita terrena (per alcuni si sarebbe solo addormentata), probabilmente il venerdì (come desumibile dal calendar converter disponibile su internet: i calendari cambiano, ma i giorni della settimana si succedono sempre uguali, di sette in sette) 12 luglio; l’assunzione sarebbe avvenuta tra sabato e domenica. Da notare che suor Caterina precisa che il periodo in cui la Chiesa festeggia l’assunzione è quello giusto, ma il mese dipende dall’anno: non è così criptico, poiché nel calendario lunare le feste non hanno un giorno fisso, come constatiamo per la data della pasqua.
Retrocedendo di 63 anni (meno i 23 giorni) arriviamo alla data di nascita di Maria: è il 5 agosto del 17 a.C.: una domenica! Un calcolo siffatto si è reso evidente soltanto diciotto secoli dopo i fatti accaduti e solo grazie alle apparizioni ad una veggente e solo se qualcuno prende in considerazione la Madonna. Un cristiano che non guarda a Maria non arriverebbe a questa conoscenza di Gesù… A Medjugorje una veggente (1 agosto 1984) ha riferito in un messaggio che il compleanno della Madonna sarebbe il 5 agosto! Quel giorno (1 agosto 1984) la Madonna specificò che pochi giorni dopo si celebrava “il secondo millennio della mia nascita”: infatti 2000 anni prima del 1984 si è nel 17 a.C. (l’anno zero non esiste)… Nel vangelo di Giovanni (2,20) il tempio aveva 46 anni quando Gesù si mise a discuterne con i giudei: non un numero a caso, se corrispondeva all’età della sua mamma! Se suor Caterina o Brentano hanno escogitato scientemente tutto questo c’è da stupire per la capacità di far quadrare tutti i particolari. Se invece è tutto vero, c’è da rimanere allibiti.
Alcune tradizioni orientali parlano dell’Immacolata Concezione già dal VI al VII secolo. Dopo la comparsa a Loreto (nel 1294, la ricorrenza è in questi giorni) della casa di Nazaret, ci fu la celebre disputa del francescano Giovanni Duns (Scoto) alla Sorbona nel 1308, per convincere della razionalità teologica dell’Immacolata Concezione di Maria (Cristo è redentore di tutti, quindi anche di Maria, ma Lei prima della nascita, e in ogni caso sempre a motivo di Cristo stesso, che l’avrà per madre...).
In questi secoli si consolida la tradizione e la devozione popolare. L’Immacolata diventa festa del calendario romano dal 1476. Nel 1519 inizia la riforma di Lutero (era un devoto della Madonna e non c’entra con gli sviluppi antimariani del protestantesimo). Nel dicembre del 1531 in Messico c’è il miracolo di Guadalupe. Le più moderne tecnologie hanno permesso di scorgere negli occhi dell’immagine venerata a Città del Messicco la “fotografia” dell’istante in cui sulla tilma è comparsa la figura che non risulta dipinta (una “sindone mariana”). Nel linguaggio dei nativi (il nahuatl) la parola coatlaxopeuh, da cui deriva guadalupe, significa “colei che calpesta il serpente”. La Madonna morenita ha la luna sotto i piedi. E’ rappresentata come una donna in dolce attesa. Le stelle attorno alla vergine corrispondono perfettamente alle costellazioni presenti nel cielo del Messico nel solstizio di inverno (il 1531 precede la riforma gregoriana: il solstizio era in anticipo di 10 giorni rispetto al 21/12).
Nel 1570 Pio V pubblica il nuovo Uffìcio per la festa dell’Immacolata. Nel 1708 Clemente XI estende la festa, divenuta d’obbligo, a tutta la cristianità. Seguono gli anni illuministi e della Rivoluzione Francese. La Chiesa è perseguitata. Nel 1830 c’è un’apparizione proprio a Parigi! Dopo gli scempi delle guerre napoleoniche, nel 1854 Papa Pio IX afferma il dogma dell’Immacolata Concezione e fissa la festa dell’8 dicembre. Nel 1858 a Lourdes la Madonna dice di essere l’Immacolata Concezione (ci sono fonti che affermano che Bernadette Soubirous indossasse una medaglia della Rue du Bac).
L’Immacolata Concezione non è stata calata dall’alto, nel senso del Papa di Roma, ma è il frutto di un secolare avvicinamento, segnato da eventi molto “strani”. E’ una memoria decisiva per la redenzione, totalmente intrinseca all’incarnazione di Gesù. Il peccato originale è un dogma cattolico, ma è soprattutto una reale catastrofe dell’umanità: non solo morale, ma genetica, “incarnata nella specie”. L’intera logica della redenzione - la mutazione introdotta da Dio nella natura umana degradata dal peccato, ha detto Benedetto XVI - senza il peccato originale rischia di scivolare verso un umanitarismo in cui l’uomo si salverebbe da solo (poter fare a meno di Dio è appunto il peccato originale!).
Tornando ai segni mariani, ancora più straordinario è ciò che è successo nell’ultimo secolo. Prima guerra mondiale: nel 1917 a Fatima la Madonna si manifesta il 13 maggio. Il 13 ottobre davanti a sessantamila testimoni, compresi massoni, atei e giornalisti anticlericali, c’è il miracolo del sole. L’ottobre 1917 è quello della rivoluzione bolscevica, i cui sviluppi minacceranno la Chiesa all’insegna dell’ateismo ideologico. A Fatima, oltre alla comunicazione dei tre segreti, la Vergine avrebbe annunziato ai pastorelli di volere chiedere in futuro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, come poi riferito a Lucia il 13 giugno 1929. Fascismo, comunismo, nazionalsocialismo, seconda guerra mondiale, olocausto, bomba atomica: un terribile campionario diabolico devasta il mondo.
Dopo i fatti alle Tre Fontane a Roma del 1947, nel 1950 il Papa Pio XII afferma il dogma dell’Assunzione di Maria. Mentre anche Amsterdam è teatro di altre apparizioni (la Signora di tutti i popoli), nel 1955 viene approvata la bandiera europea. Grazie a Vittorio Messori è stata resa nota la vicenda di Arsene Heitz che in un’intervista prima di morire ha detto: “A me è stato richiesto di disegnare la bandiera dell’Europa. Ho subito pensato di metterci le dodici stelle della medaglia della Rue du Bac, su fondo blu, il colore della santa vergine”. Ci aveva lavorato per cinque anni quando entrò nel novero dei disegnatori designati. Le stelle, in effetti, sono quelle dell’Apocalisse al dodicesimo capitolo: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. Anche se non è molto sbandierato, il drappo che sventola sugli edifici pubblici dell’Unione (come anche il cerchio di stelle che sovrasta l’iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) viene dall’invenzione di un pittore che si ispirò alla sua devozione mariana. Il blu è tradizionalmente il colore mariano. La seduta che adottò la bandiera si tenne nel 1955 in un giorno determinato dagli impegni dei capi di Stato: l’otto dicembre!
La vergine Maria, la madre di Gesù è la nostra avvocata . La sua Immacolata Concezione ha inaugurato gli anni che hanno portato alla redenzione. Il signor Heitz portava al collo la cosiddetta "Medaglia Miracolosa", coniata in seguito alle visioni nel 1830 di santa Catherine Labouré: la suora rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna di far coniare e di diffondere una medaglia con le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: “Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”. Sia ringraziato e lodato Iddio provvidente anche per questa grandissima grazia fatta al genere umano.
Maria Immacolata è il sigillo di Dio per ogni creatura
ROMA, sabato, 3 dicembre 2011 (ZENIT.org).- L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che da dalla speculazione teologica.
Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).
Due annunciazioni
L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini (Ef 1,4), è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria. L'itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell'arco di due grandi cicli: le annunciazioni. Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele si rivolge alla ragazza di Nazaret, nella seconda Gesù, il “Dio con noi” (Mt 1,23), interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell'Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.
Nella prima annunciazione, Dio, rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1 Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazaret (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).
Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto è la formulazione di profonde esigenze di vita che aveva dentro di sé e che ora può liberare e far crescere.
La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l'inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).
La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?...” Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).
Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19).
A Nazaret la Vergine s'era fidata dell'invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all'invito alla pienezza di vita che le viene dall'Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua.
Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall'alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).
Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).
La nascita della Donna
Mentre l'annunciazione di Nazaret culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, e pastori e magi sono in adorazione (Lc 2,1-21; Mt 2,1-12), l'altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).
Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).
Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell' “Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.
Non è stato facile per Maria
Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all'impegno di essere presenza dell'amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34).
La fantasia di Dio
Il ciclo aperto con l'annuncio di Nazaret si chiude con l'immagine della santa famiglia unita in crescita d'amore e con Maria che “serba tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51-52). L'altra annunciazione ha il suo coronamento ideale nella nuova famiglia di Maria, la comunità di Gerusalemme, dove rivive, assieme a tutti i credenti, l'esperienza iniziata a Nazaret: il Dio inascoltato nel Santuario continua a effondere la sua vita, lo Spirito, agli emarginati dal Tempio, alla comunità di eretici Galilei (At 1,14; 2,1ss).
Infine Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall'azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).
Per Maria l'assunzione è la normale conclusione di un'esistenza straordinaria: fin da Nazaret si è diretta sempre verso scelte di vita, si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un'anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48).