di Luciano Monari
Vescovo di Brescia
Domenica Brescia accoglierà il Papa. Per me, vescovo di questa terra, e per la nostra Chiesa l'arrivo di Benedetto XVI rappresenta un incontro di grazia che si riempie di molteplici significati. Per dirli vorrei rifarmi a due testi del Nuovo Testamento che mi aiutano a capirlo.
Il primo è quello che racconta della visita che Pietro fa al centurione Cornelio e alla sua famiglia (cfr. Atti 10, 24-33). Il centurione lo accoglie bene, invitandolo a riferire ciò che il Signore gli ha chiesto di dire loro. Ecco il primo significato della visita. Quello che noi ci aspettiamo dal Papa è che compia anche a Brescia quella che è la sua missione, ossia l'annuncio del Vangelo. Certo, il fatto di sentire questo annuncio dalla voce di Pietro ha per noi una forza e un significato particolare. Ma continua ad essere il Vangelo la cosa più importante e il Papa viene a Brescia per servirlo.
C'è, però, un secondo brano che mi consente di mettere a fuoco il senso della visita dell'8 novembre, ed è quello contenuto nella lettera ai Galati, nella parte in cui Paolo racconta della visita a Pietro a Gerusalemme. L'Apostolo Paolo scrive: "Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano" (Galati 2, 2). Il confronto con Pietro è garanzia per Paolo che il suo annuncio del Vangelo corrisponde alla fede e alla missione di tutta la Chiesa. In questa prospettiva la visita del Papa a Brescia deve essere vista come una conferma che il cammino che la nostra Chiesa ha fatto e ancora sta facendo è corretto, vissuto in comunione, riconosciuto come autentico dal Vescovo di Roma.
Ma che Chiesa è quella che si appresta a ricevere il Papa? Quella bresciana è una Chiesa ricca sia per il suo passato che per le ricchezze presenti. Lo è dal punto di vista umano, per la sua capacità creativa, la sua grande disponibilità al lavoro. Ma è ricca anche dal punto di vista cristiano per la presenza di santi, di istituzioni nate in ambito cristiano, per un impegno laicale diffuso dal punto di vista organizzativo e da quello culturale. La nostra è anche una Chiesa che conosce la sofferenza, che ha vissuto e vive momenti di fatica e che ha davanti a sé la prospettiva di un futuro con problemi grandi, importanti nodi da affrontare a partire da quello delle vocazioni e dell'inserimento del Vangelo dentro ad un modulo di vita divenuto per molti aspetti pagano. una Chiesa, dunque, che ha davanti a sé sfide importanti.
Abbiamo però delle radici profonde per rispondere a queste istanze. Tra queste il dono che Brescia ha fatto alla Chiesa universale di Paolo VI. Naturalmente Benedetto XVI arriva qui nel ricordo di Papa Montini e la Chiesa bresciana è fiera di poter vantare Paolo VI fra i suoi figli. Una fierezza, però, che è alimentata anche dalla dimensione della fedeltà e che si esprime in una serie di istituzioni, di attenzioni pensate per custodirne la memoria e per farne conoscere i lineamenti. Un'opera meritoria perché, per quella che è la mia conoscenza, Paolo vi è forse uno dei Papi meno conosciuti, meno familiari per quel che riguarda il suo vissuto e i valori che hanno mosso le sue scelte.
Quella bresciana è una Chiesa che cerca di custodire questa memoria e di divulgarla. Certo a volte è un impegno che costa un po' di fatica, perché quello dell'attenzione a Paolo VI non è un movimento popolare diffuso. un movimento grande, ma non ancora generale. Uno degli obiettivi che potremmo porci è proprio quello di fare in modo che questo movimento diventi popolare, perché nella vita e nella spiritualità di Paolo VI ci sono elementi straordinari che sono stimolanti per una crescita personale e comunitaria.
L'arrivo di Papa Ratzinger ce lo rammenta ulteriormente in nome di un legame profondo tra questi due pontefici, un legame che parte da lontano. Paolo VI ha sempre cercato, negli anni del suo pontificato, la vicinanza di teologi che sapessero esprimere la realtà del Concilio e quindi l'annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, un mondo culturalmente cambiato, indifferente alla Chiesa. Credo che con la nomina di Joseph Ratzinger ad arcivescovo di Monaco, Paolo VI volesse proprio perseguire questo obiettivo. Non tutti i punti di riferimento, che pensava di avere individuato, avevano fornito risposte soddisfacenti in merito alla custodia della piena fedeltà alla tradizione, che Paolo VI ha sempre cercato di vivere.
Da questo punto di vista il vescovo Ratzinger rispondeva alle attese del Papa bresciano. L'elezione del cardinale Ratzinger al soglio pontificio porta in qualche modo a compimento il sogno di Paolo VI di un annuncio del Vangelo a una società in continua trasformazione, con la fedeltà alla tradizione, ma anche con la capacità di confrontarsi con i temi e le sfide culturali di oggi. È un atteggiamento che Joseph Ratzinger ha sempre avuto e che porta avanti ancora oggi come successore di Pietro.
Infine, forse, si può aggiungere che l'accoglienza al Papa potrà diventare l'occasione di confrontarsi con lui come persona, con il suo insegnamento, con la sua visione dell'uomo e della vita. Il dialogo serio con una persona intelligente è sempre fecondo, che si condividano o no le certezze. Questo Papa è da sempre in dialogo col mondo contemporaneo; un dialogo a volte duro come dev'essere il dialogo di chi ha convinzioni forti e cerca di viverle con coerenza. Ma certo un dialogo umano, che fa perno sulla ragione, non sull'interesse; sul confronto delle motivazioni, non sull'imposizione della forza. Anche questo può rivelarsi un guadagno.
Siamo quindi nell'atteggiamento di voler regalare domenica al Papa una giornata serena. In questo incontro forse non riusciremo a offrirgli un'immagine perfetta della nostra Chiesa. Siamo però in grado di mostrargli una Chiesa viva, che crede sinceramente nel Vangelo, che ama il Signore, che cerca di crescere vincendo le sue paure e le sue inconsistenze. Poi sarà il Papa ad aiutarci annunciandoci il Vangelo di Gesù. Ascoltare questo Vangelo rivolto proprio a noi dal successore di Pietro sarà un'esperienza di consolazione e di gioia, sia per quello che il Papa ci dirà, sia perché potremo vedere in lui, nella sua presenza, il compimento della promessa del Signore risorto: "Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo". Non c'è bisogno di altro per desiderare l'incontro con Papa Benedetto.