AIUTA LA CHIESA CHE SOFFRE (solidarietà ecclesiale)

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Caterina63
00martedì 17 febbraio 2009 15:31

Permane difficile la situazione dei cristiani nel Paese
La Chiesa in Iraq
chiede aiuto


di Francesco Ricupero

    "C'è stato un silenzio assordante sulla drammatica situazione dei cristiani iracheni. Abbiamo assistito inermi a una fuga di massa nell'indifferenza generale. Le nostre grida di dolore e di disperazione hanno trovato spazio sui media solo da qualche mese. È ora che l'opinione pubblica e la comunità internazionale si faccia carico di questa situazione e consenta a milioni di profughi iracheni di tornare nel loro Paese".

Sono le parole dell'arcivescovo di Kerkûk dei Caldei, Louis Sako, e del vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei, Shlemon Warduni, intervenuti, mercoledì sera, nella sala Marconi di Radio Vaticana alla presentazione del documentario di Elisabetta Valgiusti, dal titolo:  "Iraq Sos rifugiati". Erano presenti l'arcivescovo di Baghdad dei Siri, monsignor Athanase Matti Shaba Matoka, l'arcivescovo di Mossul dei Siri, Basile Georges Casmoussa, e il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi.

    Secondo i prelati iracheni, i cristiani, che rappresentano una componente minore per numero ma fondamentale per la storia del Paese, hanno subíto negli ultimi cinque anni gravi violenze, più del cinquanta per cento della comunità è stata costretta a lasciare le proprie case, soprattutto gente istruita, professionisti, appartenenti a una classe media. Queste persone, in qualche caso, sono costrette a vivere nella miseria nei Paesi ospitanti come Siria, Giordania ed Egitto, in attesa di poter tornare nelle proprie abitazioni.

    La Siria ha accolto circa un milione e seicentomila iracheni, la Giordania settecentomila. Mentre sono più di due milioni e cinquecentomila i profughi dentro i confini iracheni. Considerato che la famiglia, la comunità, i rapporti e i legami tribali rappresentano in Iraq i fattori più pregnanti della struttura sociale, la fuga di un quinto degli abitanti dai luoghi di origine significa la distruzione della coesione culturale e sociale del Paese.

    "Dobbiamo impedire - hanno sottolineato i vescovi - che altri cristiani iracheni abbandonino la loro terra. È evidente che la situazione in cui è costretta a vivere la piccola comunità cristiana è costellata da minacce, soprusi, violenze e perfino uccisioni, ma tutto questo deve finire. La comunità internazionale e gli Stati Uniti in particolare devono garantire la pace nel nostro Paese. I cristiani devono avere la garanzia di vivere la loro vita senza pericolo di minacce e violenze, come è accaduto fino a oggi. Portare la pace e la sicurezza in Iraq è prioritario".

    La fuga dei cristiani da Mosul, Kirkuk e Baghdad ha ridotto paurosamente il loro numero. Questa comunità è la pietra angolare della società irachena, prenderla come bersaglio ha significato colpire il cuore della cristianità. La persecuzione dei cristiani è iniziata con bombe e attacchi a chiese e ai monasteri, continuata con rapimenti e omicidi di sacerdoti e vescovi, tra questi l'uccisione dell'arcivescovo Rahho. Intere famiglie sradicate dalla loro terra di origine.

    L'arcivescovo Sako, che nelle prossime ore sarà ricevuto dal Papa insieme ai monsignori Matti Shaba Matoka, Casmoussa e Warduni, chiede aiuto alla comunità internazionale e alla Chiesa. "Chiederò al Santo Padre di preparare un Sinodo per la Chiesa in Iraq - ha dichiarato il presule -. Abbiamo tanto bisogno dell'aiuto del Papa, grazie ai suoi continui appelli, i media internazionali hanno iniziato a parlare della causa irachena. Noi - ha proseguito l'arcivescovo - non siamo in grado di pianificare e progettare il futuro dell'Iraq. La Santa Sede ci potrà sicuramente dare una mano e un appoggio. I cristiani iracheni sono molto fiduciosi e a loro dobbiamo dare risposte per impedire che la paura abbia il sopravvento. Abbiamo bisogno degli altri - ha concluso Sako - in Iraq occorre una democrazia adatta a un Paese che non l'ha mai avuta. L'aspettiamo da trentacinque anni".

    Infine, monsignor Warduni si è soffermato sul futuro dell'Iraq. "Spero che i profughi cristiani possano tornare in Iraq nel più breve tempo possibile", ma questo dipenderà anche dal corretto svolgersi delle operazioni di transizione necessaria a restituire pienamente l'Iraq al suo Governo. "La democrazia deve essere educata non imposta - ha concluso Warduni - e vogliamo che i rifugiati vengano aiutati. Al più presto".



(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2009)

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L'UNICO SACERDOTE SULLA STRISCIA DI GAZA.....


faccio osservare il crocefisso al centro sull'Altare.....

Roma, 4 gen. (Apcom) - "Pesanti bombardamenti, un gran numero di vittime, i soldati israeliani non distinguono più tra civili e combattenti, questa è guerra, guerra, guerra; qualcuno provi a fermarli": raggiunto dall'agenzia Misna nella sua parrocchia della Sacra Famiglia, padre Manuel Musallam, unico sacerdote cattolico della Striscia di Gaza, racconta l'ennesima tragedia di un popolo senza patria chiuso da decenni in una prigione e inascoltato dal resto del mondo.



"I soldati israeliani si trovano nell'area dei loro vecchi insediamenti abbandonati nel 2005 - dice - ma non entrano nelle nostre città perché hanno paura di fronteggiare il cuore della resistenza palestinese; i bombardamenti da cielo, da terra e dal mare sono continui, alcuni colpi sono arrivati a nemmeno 20 metri dalla chiesa. Dopo la morte della piccola Cristine, un'altra bimba è morta questa mattina per il terrore e i boati continui. Era musulmana, frequentava la nostra scuola, il padre Abu Ras è disperato".



C'è rassegnazione nelle parole del sacerdote che vede con i suoi occhi ciò che molti mezzi di informazione continuano a nascondere o a far finta di non vedere. "Gli israeliani - continua - non solo colpiscono indiscriminatamente, ma stanno usando nuove e più insidiose armi. Ho parlato con il direttore del maggiore ospedale di Gaza che mi ha riferito di corpi con strane ferite mai viste prima qui a Gaza. Non so cosa stiano usando, nuove diavolerie di guerra e di morte".



Chiuso nei confini stretti di una striscia di terra lunga 40 chilometri e larga 15, un milione e mezzo di persone aspetta gli sviluppi di un attacco di cui non si riescono ancora a vedere con chiarezza le finalità. "Nonostante il resto del mondo dica il contrario, anche perché spinti da una informazione faziosa e disonesta - prosegue il sacerdote - sono stati gli israeliani a violare la tregua ripetutamente, non Hamas. Hamas non è un movimento estremista, gode del sostegno della popolazione e questo sostegno nell'ultima settimana si è accresciuto. Moltiplicare i motivi di risentimento dei palestinesi, come sta facendo Israele uccidendo donne, uomini e bambini che non hanno mai preso un'arma in pugno, anzi, frequentano la nostra comunità, non farà altro che allontanare ancor di più la pace".


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ed ecco la condanna anche da parte degli Ebrei... così che non si dica che si vede solo da un punto di vista.... Occhi al cielo

(ASCA-AFP) - Rabat, 15 gen - I leader della comunità ebraica del Marocco hanno condannato il costo in termini di vite umane dell'operazione militare condotta da Israele nella Striscia di Gaza.

Simon Levy, direttore della Fondazione per il patrimonio culturale ebraico-marocchino ha espresso il suo sdegno riguardo le uccisioni ingiustificate nei territori palestinesi ed ha descritto la situazione come ''più che deplorevole''.

''E’ orribile e non somiglia a ciò che considero ebraismo'', ha aggiunto Levy. Ha poi chiesto alla comunita' internazionale di intervenire per trovare una soluzione giusta.

Il Consiglio delle comunità ebraiche in Marocco (Ccim) ha divulgato il proprio comunicato di condanna in cui si legge che ''da più di due settimane i residenti di Gaza stanno subendo sotto le bombe l'estesa distruzione, la mancanza di cibo e acqua''.

''Le immagini che ritraggono i bambini paletinesi strappati alla vita sono insopportabili'', continua la nota.

''Noi, ebrei marocchini, siamo solidali con le vittime innocenti che stanno soffrendo a Gaza e altrove. Nessuna soluzione giusta ed attuabile può essere trovata attraverso l'uso della forza''. E' quanto si legge nel comunicato.


COSA POSSIAMO FARE NOI OLTRE A PREGARE?

GESU' CI DICE: HO FATTO TE, HO DATO A TE...PERCHE' TU POSSA FARE QUALCOSA PER LUI
(Madre Teresa di Calcutta)

ecco come possiamo aiutare
:

Chi desidera contattare l'Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre,
impegnata da oltre mezzo secolo
nel sostenere i cristiani perseguitati
e minacciati a motivo della fede,
può scrivere o telefonare a:
 
Aiuto alla Chiesa che Soffre
Piazza san Calisto, 16
00153 Roma
tel. 06/698.939.20

[SM=g1740733] [SM=g1740734] [SM=g1740733] 

 



Caterina63
00domenica 22 febbraio 2009 11:19
Un altra PROPOSTA DI AIUTO![SM=g1740717]


AIUTO ALLE CHIESE DELL'EST Presidente dell'Associazione è don Antonio Rossi, tel. segreteria: 030-9970704 (orari d'ufficio)

Le offerte vanno intestate a:

Associazione Chiese dell'Est onlus
Via XXV Aprile, 23
25020 San Paolo (Brescia -BS)


si può usare il seguente conto corrente postale:
14287254

o un assegno bancario non trasferibile - bonifico bancario sul caonto numero:
51377


presso la Banca Credito Cooperativo di Pompiano e della Franciacorta
25030 Pompiano (BS)
IBAN IT 33 O 087355497 0000000051377

Nel bonifico bancario si prega di indicare l'indirizzo del mittente donatore, altrimenti l'offerta arriva anonima.

Le ricevute delle donazioni possono essere utilizzate con la prossima dichiarazione dei redditi nei limiti previsti dalla legge.

e-mail: chiesedellest@gmail.com


In questo momento l'Associazione Chiese dell'Est sta aiutando don Michele Budau, sacerdote diocesano del Centro Sanitario diocesano di Barticesti, in Romania, scrive don Michele questo appello:

" Devo mettere a norma le attrezzature del Centro, di cui il vescovo mi ha affidato la direzione, altrimenti le autorità sanitarie mi ritirano l'autorizazione e devo chiudere. Con grave danno per tanta povera gente. Mi ocorrono 37.000 euro. Datemi una mano, perchè non so a chi altro rivolgermi...

le necessità urgenti sono le seguenti:

- un autoclave per la sterilizzazione del materiale e strumento medico, costo euro 8.000;
- ristrutturazione del Laboratorio Analisi a norma di legge, costo 10.000 euro;
- gabinetto di radiologia, costo 7.000 euro;
- nuovo generatore di corrente elettrica euro 12.000
totale: 37.000 euro"

[SM=g1740733]

Nel Centro sanitario diocesano di Barticesti in Romania, che presta servizio gratuito  a 40 mila persone che non possono permettersi di andare altrove per curarsi, vi prestano servizio VOLONTARIO anche alcune suore ed infermiere specializzate.
Nel Centro voluto dal Vescovo Petru Gherghel dal 1990, benificiano di prestazioni mediche molta povera gente, la struttura ha anche dei piani di ricovero con alcune camere a due letti, e altri piani sono destinati ai vari ambulatori come  gastroenterologia, ostetricia-ginecologia in aiuto soprattutto alle ragazzi madri...
Al secondo piano della struttura si trova la Cappella....nella mansarda vivono le Suore che si occupano anche della lavanderia....
Nel Centro Sanitario diocesano vi operano una ventina di medici stipendiati in base alle prestazioni, ma ci sono anche una decina di medici che vi lavorano gratuitamente quali volontari nel tempo libero...
Anche nel corpo infermieristico ci sono sia personale stipendiato (18 persone), sia quello volontario, inoltre il centro da lavoro anche al personale che si occupa della cucina, per le pulizie e gli autisti...
E' una struttura molto funzionante, soltanto nel 2008 il Centro ha aiutato circa 35.mila persone indigenti e povere....

Per partecipare con una offerta anche minima per TE, ma che per chi non ha nulla anche le briciole contano...ti chiediamo di sostenere il nostro Progetto...se poi hai la possibilità di  diventare un Benefattore, offrendo la quota di 5.000 euro, il tuo nome sarà iscritto tra i benefattori sulla targa che verrà posta all'entrata del Centro.

Infine puoi offrire il tuo 5 per mille:
a te non costerà nulla, ma avrai aiutato migliaia di persone:
Basta scrivere nell'apposito spazio, sul modulo della denuncia dei redditi, il numero di codice fiscale della nostra Associazione e la sua firma, il numero è il seguente:

95002390177


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]


Matteo 25

31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,
33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Caterina63
00domenica 22 febbraio 2009 22:44
Stiamo per entrare in Quaresima....la crisi economica si fa sentire anche se le varie manifestazioni canore televisive e stipendi milionari, sprechi di danaro e goliardie superflue, sembrano dire il contrario....La Chiesa Cattolica è una struttura che da Duemila anni si regge sulla generosità della gente (cfr Atti 3) "Tutto veniva posto ai piedi degli Apostoli, i quali poi distribuivano i beni a seconda delle necessità. Gli Apostoli si occuparono di creare le prime mense...in tutte le cronache dei primi secoli, la povertà e la fame erano state sconfitte all'interno delle giovani comunità..."

Qui inseriremo delle proposte SOLO CATTOLICHE per dare modo a chi legge di valutare in quale modo aiutare...."e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà.."  Sorriso

COSA POSSIAMO FARE NOI OLTRE CHE A PREGARE?

Sorriso
Le Suore Domenicane Missionarie di San Sisto hanno diverse attività e molto fanno con il sostegno di anime generose...

Le Suore di Madre Antonia Lalìa hanno così le ADOZIONI A DISTANZA per le loro missioni in America Latina, se vuoi essere certo che il tuo contributo giunga a destinazione, scrivi a:

Rev. da Madre Generale Sr. M. Sara Calandra
Suore Domenicane Missionarie di San Sisto
Via Druso 2
00184 Roma

specificando il tuo interesse verso le Adozioni a Distanza

oppure telefona a 06-77205177 e chiedi direttamente informazioni sul come adoperarti...

Le stesse Suore hanno una grandissima opera a Gubbio, si tratta di una CASA FAMIGLIA, una volta si chiamavano "orfanatrofi"... qui vengono aiutate anche le ragazze madri...

La "Casa Famiglia S. Lucia" assolve 3 importanti funzioni nel territorio eugubino:

1. Assistenza ai "minori" in difficoltà, con problematiche familiari e comportamentali.
2. Assistenza a ragazze madri.
3. Attività scolastica: Scuola Elementare Paritaria "S Lucia".

sotto la direzione di Madre Dorotea

Per chi vuol sostenere la "Casa Famiglia S. Lucia":

AMICI DI S. LUCIA
C/C 30352
Cassa Risparmio di Fabriano e Cupramontana S.p.A.
Filiale di GUBBIO/Via di Porta Romana
ABI 06140    CAB. 38480 



 Sorriso
Caterina63
00venerdì 27 febbraio 2009 21:57
Porte aperte per centomila romani
nelle mense e nei centri del Circolo San Pietro[SM=g1740717] 

    Porte aperte in Vaticano per i poveri di Roma:  ogni anno centomila persone sono assistite dal Circolo di San Pietro che, da centoquaranta anni, è un concreto punto di riferimento di carità. Il Circolo fornisce, annualmente, indumenti nuovi a mille famiglie mentre sono settantamila i pasti caldi serviti ai bisognosi nelle tre mense - in via della Lungaretta, in via Mastro Giorgio e in via Adige - attive da più di un secolo.

Le case-famiglia accolgono tra i diecimila e i tredicimila ospiti. E ora saranno potenziati i due polmoni sociali e sanitari:  il centro di via Fidene - che garantisce a duemila persone consulenze gratuite di carattere psicologico giuridico - e l'hospice Sacro Cuore di via Poerio dove sono assistite centonovanta persone:  centoventi sono malati in fase terminale, sessantasei sono affetti da alzheimer e quattro da sclerosi laterale amiotrofica. Una rete di assistenza poggiata sull'azione di centocinquanta operatori, tra medici, infermieri e volontari.

    Numeri importanti, destinati a crescere. Infatti nell'assemblea del Circolo, il 24 febbraio, il presidente Leopoldo Torlonia ha annunciato anche l'apertura dell'asilo notturno di Santa Maria in Cappella oltre al potenziamento delle attività già messe in campo. Per l'assemblea dei centoquarant'anni il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato al Circolo un messaggio di apprezzamento "per il costante impegno profuso in favore delle persone bisognose".

    Importanti riconoscimenti per il Circolo sono arrivati anche dal gran cancelliere dell'Ordine di Malta, Jean-Pierre Mazery, che ha conferito la croce dell'ordine al merito melitense, e dall'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, che ha consegnato la commenda dell'ordine della stella della solidarietà italiana al presidente Torlonia. Durante la cerimonia sono state consegnate ad alcuni soci le onorificenze concesse dal Papa.



(©L'Osservatore Romano - 28 febbraio 2009)

Se vuoi inviare il tuo contributo o metterti a disposizione personalmente come volontario:[SM=g1740733]

Commissione Cucine Economiche
Via della Lungaretta, 91/b – Tel. 06.5800.984
Via Mastro Giorgio, 37 – Tel. 06.5780.878
Via Adige, 11 – Tel. 06.8543.098

Commissione Asili Notturni
Via Santa Maria in Cappella, 6 – Tel. 06.5818.992

Commissione Case Famiglia
Via S.Giovanni in Laterano, 79 – Tel. 06.7045.0454 – 06.7000.916
Via della Lungaretta, 92 – Tel. 06.5806.005

Commissione Guardaroba

Commissione per la Carità del Papa[SM=g1740734]
Le offerte possono essere inviate al Circolo S. Pietro -
Obolo - sul c.c.p. n. 49796006.



Commissione Culto e Attività Religiose
Commissione per gli Aiuti Internazionali


Commissione Circolo
Sezione Servizi d’Onore
Sezione Stampa e Bollettino
AVC S. Pietro
Piazza S.Calisto, 16 – Tel. 06.6988.7264
Centro Polifunzionale Diurno
Via Fidene, 30 – Tel. 06.7092.370

E-mail:

Sede:
circolosanpietro@cspietro.va
Presidente: presidente@cspietro.va
Segretario: segretario@cspietro.va
Tesoriere: tesoriere@cspietro.va
Economo: economo@cspietro.va
Webmaster: webmaster@circolosanpietro.org

http://www.circolosanpietro.org/index.html

[SM=g1740722]
Caterina63
00martedì 17 marzo 2009 15:45
COLLETTA PER LA TERRA SANTA[SM=g1740717] [SM=g1740720]


C'è preoccupazione nel Papa e nella Chiesa universale per la sorte dei cristiani in Terra Santa, dove la violenza spinge all’emigrazione.

Il cardinale Leonardo Sandri ne parla in una Lettera ai vescovi per la tradizionale Colletta di Quaresima a sostegno dei Luoghi Santi.

“La Terra che fu culla del cristianesimo rischia di rimanere senza cristiani”: l’allarme giunge dal prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardi Sandri, nella una Lettera inviata - com’è tradizione in tempo di Quaresima - a tutti i vescovi per sollecitare la solidarietà dei cattolici nel mondo intero verso i fratelli cristiani di Terra Santa, “i quali - sottolinea il cardinale Sandri - insieme con gli abitanti di vaste regioni del Medio Oriente, aspirano da lungo tempo alla pace e alla tranquillità ancora tanto minacciate”.

Da qui, la “forte preoccupazione” del Papa e della Chiesa universale, di fronte “alla violenta ripresa delle ostilità nella striscia di Gaza”, che ha spento - scrive rammaricato il porporato - la gioia natalizia e offuscato la speranza, “dopo l’incoraggiante sostegno spirituale e materiale ricevuto dalla popolazione cristiana dei pellegrini”, che nel 2008 “hanno addirittura superato quelli del Giubileo del 2000”. Una “ferita aperta” il clima permanente di violenza - denuncia il porporato - che induce ad emigrare dai Luoghi Santi, privando la minoranza cristiana “delle migliori risorse per il futuro”.
 
Da qui, il “vivo ringraziamento” - a nome del Papa - rivolto “a quanti nel prossimo Venerdì Santo prenderanno a cuore la Colletta pro-Terra Sancta”. 
 
La lettera del cardinale Sandri è corredata da una nota della Congregazione e da una relazione della Custodia di Terra Santa a documentare le tante opere realizzate grazie alla Colletta della scorsa Quaresima, a sostenere parrocchie, famiglie, scuole, università e altre istituzioni culturali come il Centro media francescano, oltre che progetti di recupero artistico a Gerusalemme, Betania, Betlemme, Giaffa, Magdala Nazareth e Nablus.


La Congregazione per le Chiese Orientali ha sede a Roma in via della Conciliazione 34
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/orientchurch/index_it.htm

La R.O.A.C.O. (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) è un Comitato che riunisce tutte insieme le Agenzie-Opere di vari Paesi del mondo, che s'impegnano al sostegno finanziario in vari settori, dall'edilizia per i luoghi di culto, alle borse di studio, dalle istituzioni educative e scolastiche a quelle dedite  all'assistenza socio-sanitaria. E’ presieduta dal Prefetto della Congregazione, ed ha come Vice-Presidente il Segretario del Dicastero. Oltre alla Catholic Near East Welfare Association (Stati Uniti d’America), approvata da papa Pio XI nel 1928, e alla Pontificia Missione per la Palestina (Stati Uniti d’America), creata nel 1949, ne fanno parte Agenzie che raccolgono aiuti in Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Austria.


Per ulteriori informazioni sulla colletta del Venerdì Santo chiesta dal Santo Padre,
CLICCATE QUI

....e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.....[SM=g1740734]


[SM=g1740733]
Caterina63
00sabato 28 marzo 2009 23:48
Faccio mio l'appello lanciato dal Blog Raffaella:

Cari amici, si avvicina la Santa Pasqua e credo che potrebbe essere una buona ed utile iniziativa inviare un contributo all'Obolo di San Pietro.
Puo' essere un bel regalo per il Santo Padre in occasione della Pasqua e magari del suo compleanno (il 16 aprile prossimo).
Chi volesse avere maggiori informazioni e, avendone la possibilita', inviare un contributo anche piccolissimo trova tutte le informazioni a questo indirizzo
:

OBOLO DI SAN PIETRO...CLICCA QUI

Grazie a tutti per l'attenzione.[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]


[obolo_donazioni.jpg] 

[SM=g1740733]
Caterina63
00martedì 7 aprile 2009 22:35
Destinate al progetto «La edad de oro» le offerte della messa del Giovedì santo celebrata lo scorso anno a San Giovanni in Laterano

All'Avana un nuovo centro per disabili
Anche con l'aiuto di Benedetto XVI


di Francesco M. Valiante

Una struttura all'avanguardia nell'assistenza dei disabili fisici e mentali sarà realizzata entro i prossimi tre anni all'Avana. Grazie anche a Benedetto XVI. A questo progetto sono state destinate infatti le offerte della messa del Giovedì santo presieduta dal Papa il 20 marzo 2008 a San Giovanni in Laterano. La somma ammonta a 15.956,86 euro ed è stata donata dal Pontefice - attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum - al centro medico psicopedagogico La edad de oro, ospitato attualmente in un edificio fatiscente del Cerro, uno dei municipi più poveri della capitale cubana, e destinato a trasferirsi nel nuovo complesso che sorgerà nelle vicinanze.

Si tratta di un gesto significativo, soprattutto se si considera che l'istituto è di proprietà dello Stato cubano ed è amministrato e diretto dal ministero della Salute pubblica. In origine era un ospizio, denominato Menocal, nel quale lavoravano le suore Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli. La sua nascita risale all'incirca al 1914. Intorno al 1970, con il processo di nazionalizzazione intrapreso dopo l'ascesa al potere di Fidel Castro, è passato allo Stato, divenendo un centro per persone con disabilità. Ma le autorità cubane hanno chiesto alle vincenziane di continuare a collaborare nella gestione della struttura. "C'era bisogno di operatori dediti all'assistenza di persone con bisogni così particolari - racconta suor Fara Gónzalez Gónzalez, superiora della comunità - e da allora noi condividiamo la vita di questi nostri fratelli con disabilità fisiche, motorie e mentali".
 
L'attuale sede del centro versa in grave stato di deterioramento. Come, del resto, buona parte degli edifici del Cerro, un'area urbana dove il livello sociale e culturale è tra i più bassi dell'Avana. "Non abbiamo strutture adeguate per i bisogni dei nostri ospiti - denuncia suor Fara - ed esistono barriere architettoniche considerevoli. Inoltre mancano aree di ricreazione e di svago, le condizioni sanitarie sono precarie e il sovraffollamento penalizza la qualità della vita delle persone". Negli anni scorsi sono stati effettuati interventi di restauro parziali, ma le attrezzature risultano ormai obsolete e lo stato generale dell'edificio non garantisce la sicurezza e la qualità dell'assistenza.

Il nuovo complesso, dunque, sarà concepito e realizzato "per corrispondere alle condizioni fisiche e sanitarie degli ospiti del centro, ma soprattutto - assicura la superiora - per garantire un'adeguata qualità della vita delle persone che vi risiedono". I lavori sono appena agli inizi. Si stanno scavando le fondamenta. "Le operazioni procedono un po' a rilento - ammette suor Fara - ma noi speriamo di avere presto questa nuova casa".

Nella vecchia sede l'istituto ospita attualmente in regime assistenziale interno 180 persone fra maschi e femmine - due sono in regime seminterno - di età compresa fra i 3 e i 69 anni. Provengono per lo più dalla capitale e sono figli di genitori non in grado di mantenerli a causa delle precarie condizioni sociali ed economiche. Molti hanno famiglie che si disinteressano completamente di loro:  alcuni vengono abbandonati per strada e affidati alla tutela dello Stato.

Che cosa offre a queste persone La edad de oro? "Cominciamo col chiarire che non siamo un orfanotrofio, come più volte è stato scritto" precisa subito suor Fara. Anche perché - spiega - nella cultura locale la parola spagnola orfanato suona con un'accezione negativa. "Il nostro - puntualizza - è un centro medico psicopedagogico che si occupa di persone con disabilità fisiche e intellettuali complesse. Nella maggior parte dei casi sono affette da patologie che limitano la loro capacità di muoversi autonomamente e di essere indipendenti a livello personale e sociale, compromettendo allo stesso tempo il linguaggio articolato e lo sviluppo dei processi psichici. Presentano inoltre un ritardo mentale grave e profondo unito alla loro patologia di base". Tutto questo fa di loro "persone con bisogni fisici, affettivi, sociali, educativi e spirituali che richiedono particolare attenzione".

Il compito delle suore - che lavorano insieme a circa 380 operatori e collaboratori - è anzitutto quello di "rendere umana la vita degli ospiti del centro, soddisfacendo in modo personalizzato i loro bisogni fondamentali relativi all'alimentazione, l'igiene, l'affetto, la salute, lo svago, l'attenzione psicologica e spirituale". Si punta anche al recupero del rapporto con le famiglie di origine, deterioratosi nella maggior parte dei casi. "Comunque - aggiunge la superiora - cerchiamo di aiutare il personale che lavora nel centro a prendere coscienza della dignità degli uomini e delle donne che vengono assistiti e, di conseguenza, della responsabilità che comporta questa missione".

A La edad de oro sono in sette:  una suora missionaria, cinque sorelle e una postulante, di età compresa fra i 25 e i 65 anni. Quasi tutte sono cubane. Le vincenziane sono presenti nell'isola da oltre 160 anni:  era il 12 gennaio 1847 quando sei suore missionarie giunsero dalla Spagna all'Avana. La compagnia delle Figlie della carità è una società di vita apostolica che vive i consigli evangelici attraverso i tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza, ai quali si aggiunge un quarto voto speciale di servizio ai poveri. Si tratta di voti non religiosi, annuali e quindi sempre rinnovabili. "Ci dedichiamo completamente e comunitariamente - spiega suor Fara - al servizio a Cristo nei nostri fratelli e sorelle poveri, in spirito evangelico di umiltà, semplicità e carità".

Il nome del centro deriva dall'opera forse più nota di José Martí, eroe nazionale cubano oltre che poeta e scrittore, il quale pubblicò nel 1889 - durante il lungo periodo trascorso negli Stati Uniti - una rivista che si intitolava appunto La edad de oro, nella quale raccoglieva racconti, poesie e saggi didattici per bambini.



(©L'Osservatore Romano - 8 aprile 2009)
Caterina63
00giovedì 23 aprile 2009 10:31

Teramo: la Chiesa di San Domenico è pericolante.

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Dai Francescani dell'Immacolata di Teramo giunge una richiesta di aiuto perchè a seguito della disastroso terremoto in Abruzzo, la situazione della Chiesa di San Domenico, affidata ai Frati come luogo di preghiera per tutta la città, non è affatto rassicurante.

La preoccupazione più grande è il campanile, che ha subito gravi danni e rischia di cadere come una bomba sulla cappella del SS.mo Sacramento oppure sui locali adiacenti, con probabili reazioni a catena.

Per ora gli aiuti più importanti sono quelli della preghiera, non per noi, ma perchè tutti coloro che hanno sperimentato queste calamità, possano avvicinarsi ancora di più o riavvicinarsi al Signore.

Se vuoi puoi anche contribuire alle spese che indubbiamente ci saranno per i danni non solo al campanile, ma anche al convento (anche se di minore entità). Puoi far uso del conto bancoposta che con il permesso dei Superiori Maggiori abbiamo aperto per i lavori della Chiesa (di per sè noi FFI non vogliamo e non possiamo avere conti in banca, ma viste le calamità presenti ne facciamo uso, con il proposito fermo di estinguerlo al termine dei lavori). Questi sono i codici (non sono molto pratico ma penso che siano sufficienti):

Conto BancoPosta n. 92838234
Coordinate IBAN: IT 85 Q 07601 15300 000092838234
Intestato a: Sammarco Pietro - Manelli Giovanni

Loro fanno tanto per noi.
Noi facciamo qualcosa per loro.


***

Adozione delle opere d'arte danneggiate dal sisma in Abruzzo
Coordina la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 22 aprile 2009 - La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, facendo seguito all’appello lanciato il 9 aprile scorso tramite gli organi stampa e in perfetta sintonia con le strutture centrali e abruzzesi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è assunta l’incarico di raccogliere le adesioni scritte per “adottare” il restauro di una o più opere d’arte mobili lesionate dal recente sisma che ha colpito l’Abruzzo.

L'organismo vaticano invita perciò, tutti gli Istituti finanziari, culturali e museali, i laboratori di restauro pubblici e privati e i restauratori diplomati che non lo avessero già fatto, a perfezionare per iscritto la loro spontanea e gratuita adesione e la disponibilità all’“adozione” di un’opera d’arte mobile con la formula “da chiodo a chiodo”, al seguente indirizzo e-mail:

beniculturali@beniculturali.va

Si chiede, infine, di allegare alla domanda un essenziale curriculum dove siano chiaramente esplicitate la formazione e l’attività professionale svolta.


Grazie a P.M. per la segnalazione. Photo Nicola Facciolini 2008. Fonte articolo Zenit © Innovative Media, Inc.

Caterina63
00sabato 23 maggio 2009 20:05
Dona il tuo 5 per mille all'Ospedale di Padre Pio

L'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, fondato da San Pio da Pietrelcina,
è tra i beneficiari del gettito IRPEF 2008 - in misura pari al 5 per mille.

Basta firmare nel riquadro della ricerca sanitaria
ed indicare il codice fiscale: 00138660717.

Per info:
http://www.operapadrepio.it/5permille


[SM=g1740680]
Caterina63
00venerdì 12 giugno 2009 19:49
Iniziativa dei frati della basilica di Sant'Antonio da Padova

In Uganda una casa
per i bambini orfani


di Claudio Zerbetto

Una casa-famiglia per i bimbi orfani e per le mamme abbandonate a Mbarara, nel sud ovest dell'Uganda. È quanto prevede il progetto di solidarietà promosso dai frati della basilica di Sant'Antonio da Padova, in occasione della festa liturgica dedicata al santo.
L'iniziativa si è concretizzata dopo il recente viaggio di padre Danilo Salezze, direttore generale del "Messaggero di Sant'Antonio" e ora è stata rilanciata anche dalla rivista mensile pubblicata dai francescani conventuali.

"L'Uganda sembra a prima vista un vero paradiso - afferma padre Danilo Salezze - eppure questo Paese vive il dramma della povertà che provoca sofferenza e morte".
Il direttore racconta delle enormi difficoltà vissute dalla popolazione, spiegando che alla lunga guerra civile, alla miseria e alla fame, si accompagna la piaga terribile della diffusione dell'Aids. Dei trenta milioni di persone infette da hiv nel mondo, due milioni infatti sono ugandesi e l'80 per cento non sa neppure di essere in questa situazione di estremo rischio.

Peraltro non esiste in Uganda una medicina di base, e solo chi può pagare riceve qualche assistenza. Nel Paese l'aids, oltre a fare moltissime vittime, è diventato fra l'altro la causa prima di molte altre situazioni drammatiche, come quella dei milioni di bambini rimasti orfani.

C'è infine un elevato numero di donne malate a causa del virus, le quali sono colpite anche da altre patologie, fisiche o mentali, tutte conseguenza dell'abbandono in cui si trovano.

"A questi bambini e a queste donne, dunque - sottolinea il direttore - sarà dedicata la casa-famiglia Shalom, che rappresenta un segno della solidarietà concreta dei tanti devoti di sant'Antonio sparsi nel mondo". "Il progetto - specifica padre Salezze - nasce in collaborazione con la comunità Yesu Aurire (Gesù è vivo) di Mbarara, fondata da un sacerdote della diocesi di Mbarara, padre Emmanuel Tusiime". "Nel progetto - aggiunge - è coinvolto un gruppo di volontari laici, uomini e donne che hanno conosciuto direttamente il dolore, il lutto, la malattia e l'abbandono, e che oggi sono impegnati nel restituire dignità alle persone che chiedono aiuto".

Per i promotori, l'iniziativa di solidarietà è insieme un modello di assistenza e sviluppo, che si basa su una grande esperienza di fede. "Si tratta di una bellissima esperienza dell'Africa che aiuta se stessa - osserva il direttore - che si prende in mano con le proprie ferite".

Casa Shalom sarà in grado di accogliere fino a un centinaio di persone:  settanta bambini orfani e malati a causa dell'Aids, quindici mamme sofferenti per disturbi psichiatrici con i loro bambini; oltre a un gruppo del personale volontario e medico. Il terreno è già disponibile e la comunità di Mbarara è pienamente coinvolta nell'iniziativa.
 
Padre Emmanuel pensa già agli sviluppi futuri della casa di accoglienza:  essa sarà collegata all'ospedale e all'università e diventerà un luogo di formazione per gli operatori sociali. L'intera città verrà coinvolta nell'iniziativa, i bambini bisognosi di assistenza saranno così reintegrati nelle famiglie e le donne troveranno un lavoro. Manca per ora il denaro per comprare il materiale e pagare il lavoro degli operai, ma i francescani della basilica di Sant'Antonio di Padova, attraverso la Caritas antoniana, hanno comunque deciso di appoggiare questo progetto, convinti nell'aiuto di tanti amici.
 


(©L'Osservatore Romano - 12-13 giugno 2009)

Caterina63
00sabato 31 ottobre 2009 19:44
L'attività di un'associazione fondata da quattordici congregazioni religiose

I bambini disabili di Kabul
dalla sofferenza alla speranza


di Egidio Picucci


Le notizie che giungono da Kabul grondano sangue. Non c'è quotidiano o telegiornale che non parli ogni giorno di attentati che lasciano sul terreno decine di morti (compresi, ultimamente, anche alcuni italiani) e di feriti per colpa di questa o di quella coalizione. Nel 2008 si sono contate duemilaottocentocinquanta vittime.
 
Quasi nessuno ha ancora scoperto che, su quel sangue che appartiene anche a donne inermi e a bambini incolpevoli, si incurva un arcobaleno di speranza per tanti piccoli che, per un motivo o per l'altro, non godono di quei diritti che sono la risposta alla consapevolezza della disumanità cui Paul Valéry assegnava nei Quaderni "ancora un grande futuro".

L'arcobaleno si è alzato sul cielo della città il 7 aprile 2004, come risposta  al  grido  che Papa Giovanni Paolo II lanciò nel Messaggio natalizio del 2001:  "Salvate i bambini di Kabul". Il grido fu raccolto e quel giorno nacque l'associazione Pro bambini di Kabul (Pbk). Apartitica e aconfessionale, non ammette discriminazioni di etnie, di sesso, di lingua, di religione e di ideologia, perché i soci fondatori sono quattordici congregazioni religiose, sette maschili e sette femminili, superiori a certe distinzioni.

L'associazione persegue esclusivamente scopi di solidarietà nei settori dell'assistenza socio-sanitaria, dell'istruzione e dell'educazione dei bambini dai 6 ai 12-13 anni.
Presidente è padre Giacomo Alberto Rossini, rogazionista, il quale, al quarto congresso internazionale "Mediterraneo senza handicap", che si è tenuto a Marsiglia nell'aprile scorso, ha detto che "il lavoro dell'associazione è molto condizionato dalla situazione generale dell'Afghanistan, che non permette tutto quello che si vorrebbe fare per alleviare le sofferenze dei piccoli e allontana un'infinità di giovani che affollano le ambasciate per il visto di espatrio".

Il progetto, che fa parte dell'inclusive education portato avanti dall'Unicef e da altre organizzazioni minori in collaborazione con il ministero dell'Educazione, si interessa di bambini sordomuti, ciechi o con problemi mentali, per cui la mole di lavoro è imponente, tanto che è stato necessario preparare trecento insegnanti cui sono stati distribuiti testi in inglese, dari e pashtun, le lingue locali.

Il gran numero di bambini bisognosi si deve a tante cause, non ultima una tradizione che resiste al nuovo, come i matrimoni che sono organizzati dalle mamme e che si contraggono quasi sempre nell'ambito parentale, tra cugini, con le note conseguenze che questo può comportare nei figli.

L'associazione Pro bambini di Kabul si interessa particolarmente di questi piccoli, lavorando "in gruppo e sinergia - spiega padre Rossini - grazie a una bella esperienza acquisita sul campo e procurando materiale e quant'altro può servire per completare l'educazione dei piccoli con handicap. Naturalmente chiamiamo in causa anche i genitori, generalmente poco preoccupati della riabilitazione dei figli, cercando di far capire (anche se è piuttosto difficile!) che ogni persona va accettata, amata, istruita per quello che è e non per quello che ha, mentre dagli insegnanti esigiamo una vera professionalità, coscienti che il progetto è  a  scadenza  indefinita  e che è necessaria una formazione permanente ciclica".

I genitori si riuniscono in tre circostanze particolari:  all'apertura dell'anno scolastico, per la presentazione del programma; per la celebrazione dell'International children's day con mostra dei lavori ed esibizione dei bambini (teatro, recite, danze); alla fine dell'anno scolastico, che si conclude con uno speciale programma teatrale. Quel giorno, il pediatra tiene una relazione-istruzione sulla prevenzione delle malattie infettive e sull'igiene, importantissima per ottenere qualche successo.

L'associazione Pbk è approvata dal Governo attraverso il ministero dell'Economia, come organizzazione non governativa, e attraverso il ministero dell'Educazione come centro educativo, che la direzione ha affidato a una comunità religiosa intercongregazionale nella persona di quattro suore, due domenicane (pakistane) di santa Caterina da Siena, una italiana delle Piccole ancelle del Sacro Cuore e un'altra (indiana) delle Suore del Cottolengo di Torino.

Le suore si trovano a Kabul dal 2004. Dopo varie esperienze di volontariato in diverse realtà di disabili, il 22 maggio 2006 sono passate al centro Pkb, aperto con la collaborazione della Caritas italiana. Il centro è diurno e lavora con trenta bambini dai 6 ai 12-13 anni, divisi in quattro classi con due insegnanti, un fisioterapista, un pediatra. L'anno scolastico va da febbraio a dicembre con lezioni che si tengono dal sabato al mercoledì. Giovedì e venerdì è vacanza.

Padre Rossini si è chiesto più volte che cosa fare con i ragazzi che non possono essere inseriti nella scuola e, insieme ai collaboratori, sta pensando a una scuola di sartoria, a un panificio e alla tessitura dei tappeti, un'attività prettamente locale. Quando anche queste attività prenderanno il via si potrà dire che a Kabul non volano solo gli aquiloni ma anche tante belle realizzazioni tenute in alto dalla carità dei consacrati italiani.


(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2009)

Caterina63
00mercoledì 16 dicembre 2009 13:00
Cari amici,
chi conosce il Timone da almeno un anno è anche informato sulla nostra iniziativa "ADOTTA UN MONASTERO" che è stata ed è tutt'ora benedetta dal Signore.
Le richieste continuano ad arrivare sia dai monasteri che dai nostri abbonati ed i tanti frutti, come conseguenza delle preghiere e della generosità dei nostri amici, si possono osservare in entrambe le parti.
Ora abbiamo ricevuto una proposta da uno di questi monasteri con la richiesta di diffondere il loro messaggio, e che noi accogliamo volentieri:

Per il 28 dicembre prossimo, festa liturgica dei SS. Innocenti martiri, vorremmo riproporre, più a largo raggio, un’iniziativa di preghiera a chi avverte con particolare acutezza la difficile situazione dell’infanzia a livello globale, nella consapevolezza che solo valorizzando la preziosità e le risorse rappresentate dai bambini, la nostra società può nutrire una effettiva speranza per un futuro migliore. Quel giorno offriamo la nostra preghiera quotidiana, i nostri sacrifici, le nostre sofferenze per tutti i bambini in difficoltà. Qualcuno questo già lo faceva. Uniamo le nostre forze. Con molta semplicità. Perché il Signore illumini chi ha il dovere e i mezzi per intervenire in situazioni tanto delicate e complesse. Come Comunità monastica non abbiamo che “l’arma” della preghiera, espressione autentica e profonda della nostra “maternità” spirituale, una maternità secondo lo spirito, che sta accanto e sostiene nel silenzio, che condivide e aiuta attraverso la preghiera.

La cronaca del mondo mette sotto gli occhi, ogni giorno, notizie terrificanti che riguardano i bambini. I numeri sono così alti che il volto del bambino offeso scompare nella moltitudine anonima della strage. La strage degli innocenti continua, forme antiche e nuove di sopraffazione e violenza costellano le giornate, sono sotto i nostri occhi. E fa’ soprattutto soffrire quando vi sono coinvolti uomini e donne di Chiesa che così tradiscono la loro alta missione.

Pregare per i bambini può forse aiutarci, tutti noi adulti, a capire anche come operare perché le bambine e i bambini possano essere “pienamente bambini”. Il Vangelo ha parole durissime per chi fa del male ai piccoli, ai tempi di Gesù neppure conteggiati nella popolazione perché appunto “non contavano”. Anche oggi troppo spesso i bambini non contano per se stessi, ma solo come mezzo di espressione e affermazione del potere e delle aspettative degli adulti. Ancora il Vangelo dice chiaro che bambini e Regno sono collegati: per la loro totale disponibilità all’oggi, alla vita, per la loro istintiva sete di giustizia e libertà. Così incredibilmente forti, capaci, simpatici. E così tristemente sfruttati, in così tanti modi. Condividiamo l’idea di un giorno di preghiera dedicato a ogni bambino, perché ogni bimbo possa avere dagli adulti ciò che gli spetta: le cose materiali per vivere, la scuola per crescere, l’amore, il rispetto, la tranquillità per fiorire e avere gioia. Come Gesù, che fu lasciato crescere in età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Saremo liete di sapere che altri accolgano questa umile proposta. Fatecelo sapere e passate parola perché in tanti possano aderire.

Augurando a tutti un Santo Natale e un Anno fecondo di grazia
nel Dio che si fa’ Bambino per noi

Madre Tarcisia con la Comunità monastica di
S. Benedetto in Bergamo


Caterina63
00venerdì 22 gennaio 2010 19:13

I seminaristi di Haiti abbandonati alla propria sorte


Alcuni sono rimasti feriti, tutti hanno perso ogni cosa


di Jesús Colina

ROMA, giovedì, 21 gennaio 2010 (ZENIT.org).- I seminaristi di Haiti sono rimasti abbandonati alla propria sorte dopo che il terremoto ha distrutto il loro seminario e nel panico hanno dovuto trovare un rifugio.

Nel seminario nazionale di Port-au-Prince, prima del sisma, c'erano poco più di 250 studenti. L'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), preoccupata per la loro sorte, informa che nel Paese sono morti almeno 30 seminaristi, non solo diocesani, ma anche religiosi.

Il 17 gennaio il Vescovo di Fort-Liberté, monsignor Chibly Langlois, ha rivelato in un messaggio indirizzato all'associazione pontificia ciò che hanno visto le persone che ha mandato a riprendere 16 seminaristi della capitale.

"Uno dei seminaristi aveva passato due giorni e mezzo sotto le macerie. Un altro era ferito. Altri tre erano sotto shock ed avevano bisogno di cure particolari. Ho mandato due seminaristi nella Repubblica Dominicana per visite accurate altrimenti impossibili a Fort-Liberté", ha detto il presule.
 

"Inoltre i seminaristi non hanno potuto recuperare nulla di quanto possedevano. Ciò significa che da parte nostra è necessario fornire non solo assistenza medica, ma anche aiuto finanziario in modo che possano procurarsi indumenti di ricambio ed altri generi di prima necessità", ha aggiunto.

Di fronte a questa situazione, ha reso noto a ZENIT Xavier Legorreta, responsabile degli aiuti per l'America Latina di ACS, una delle necessità più impellenti è offrire i mezzi necessari per ricostituire la comunità dei seminaristi.

In questa occasione, l'associazione ha inviato 100.000 dollari (70.000 euro) che serviranno per accogliere la comunità di seminaristi e rispondere alle sue necessità. ACS ha anche annunciato che presto invierà altri aiuti.

Aiuto alla Chiesa che Soffre risponde in questo modo al disperato appello lanciato dall'Arcivescovo di Cap Haitien, monsignor Louis Kébreau, presidente della Conferenza Episcopale di Haiti.

L'istituzione coordina la sua opera assistenziale con il Nunzio Apostolico ad Haiti, l'Arcivescovo Bernardito Auza, che sta facendo giungere aiuti da Santo Domingo, capitale della vicina Repubblica Dominicana.

Monsignor Auza ha inviato ad ACS una lista delle perdite più gravi che ha subito la Chiesa nel Paese.


In pratica, le 80 parrocchie dell'Arcidiocesi di Port-au-Prince e le sue cappelle (circa quattro per parrocchia) sono state distrutte. "Stiamo parlando di circa 320 cappelle!", ha spiegato Legorreta dando un'idea dell'enorme compito che ha ora davanti la Chiesa locale, che ha perso l'Arcivescovo di Port-au-Prince e il suo vicario generale.

Di fronte alle necessità, il Nunzio confessa: "Non riesco a moltiplicare il mio sacco di riso".

Legorreta sta preparando una missione di Aiuto alla Chiesa che Soffre per le prossime settimane ad Haiti per analizzare come sia possibile rispondere alla situazione dei seminaristi e ad altre necessità urgenti della Chiesa nel Paese.


AIUTA LA CHIESA CHE SOFFRE (solidarietà ecclesiale) 

Chi desidera contattare l'Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre,
impegnata da oltre mezzo secolo
nel sostenere i cristiani perseguitati
e minacciati a motivo della fede,
può scrivere o telefonare a:
 
Aiuto alla Chiesa che Soffre
Piazza san Calisto, 16
00153 Roma
tel. 06/698.939.20


PER FARE UNA OFFERTA, SPECIFICA CHE SI TRATTA DI "TERREMOTO DI HAITI"


Per fare un'offerta:
 
 
Conto corrente postale: 60-29700-0
UBS Bellinzona, conto nr. 234-340012.01 M
 
http://aiuto-chiesa-che-soffre.ch/v3.x/id_sorte_projets.html 




   

Caterina63
00giovedì 18 febbraio 2010 18:50
Appello dei vescovi cattolici per finanziare il programma Hapag-Asa

Aiuti ai bambini filippini
afflitti dalla sottonutrizione


Manila, 18. I vescovi delle Filippine lanciano un forte appello ai fedeli cattolici per sconfiggere la sottonutrizione, una piaga che colpisce soprattutto l'infanzia. L'azione sociale della Chiesa cattolica di questo Paese contro la fame si svolge soprattutto per mezzo del programma Hapag-Asa (speranza), avviato nel 2002. Questo programma,  grazie  anche  alla  collaborazione  di  associazioni  di  volontariato, ha finora aiutato oltre mezzo milione di poveri per mezzo di campagne di donazioni nazionali e locali, svolte soprattutto nell'ambito delle parrocchie.

Un nuovo invito a contribuire alla lotta contro la sottonutrizione infantile è stato lanciato, mercoledì, dal cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, nel messaggio per l'inizio della quaresima. Nell'appello, il primate della Chiesa filippina invita i cattolici a contribuire al programma Hapag-Asa sottolineando che bastano 1.200 pesos (circa venti euro) per salvare un bambino assicurandogli almeno un pasto al giorno nei prossimi sei mesi.

Riporta l'agenzia AsiaNews che, secondo i dati raccolti nel 2008 dal settimo National Nutrition Survey (Nns), nelle Filippine tre bambini su dieci soffrono la fame e in molte aree del Paese il tasso della povertà giunge fino al trenta per cento. I bambini più colpiti dalla sottonutrizione sono quelli appartenenti a famiglie dei pescatori nomadi e dei braccianti agricoli.


A questi si aggiungono attualmente i bambini di oltre duecentocinquantamila famiglie sfollate a causa delle distruzioni provocate dai due violentissimi tifoni che lo scorso autunno hanno colpito molte province di questo arcipelago provocando numerose vittime nelle regioni centrali e nelle province nell'area della grande Manila.

Il cardinale Rosales sottolinea che negli ultimi cinque anni il problema della sottonutrizione di cui soffre una parte consistente dell'infanzia filippina si è ulteriormente aggravato ed attualmente sono oltre otto milioni i bambini che, a causa dell'insufficienza di cibo, hanno problemi di crescita.
I volontari cattolici che lavorano nell'ambito del programma Hapag-Asa seguono dei corsi nutrizionali in modo da assicurare a questi bambini un'alimentazione bilanciata. Spesso nelle parrocchie vengono organizzate delle riunioni per insegnare alle mamme i principi della sana alimentazione per i loro figli utilizzando le risorse naturali del territorio.

Nel corso di quest'anno, saranno oltre centoventimila i bambini filippini che verranno nutriti grazie al programma Hapag-Asa. Di questi, quasi trentamila saranno assistiti direttamente nelle strutture parrocchiali.

La Chiesa cattolica si preoccupa inoltre di soccorrere anche i fanciulli di circa quindici milioni di indigeni che vivono prevalentemente nella regione di Mindanao e in quella di Cordillera. Anche questi bambini sono colpiti dai problemi legati al sottosviluppo. Secondo un rapporto del Development Programme in the Philippines delle Nazioni Unite, le giovani generazioni hanno un'aspettativa di vita inferiore di vent'anni rispetto al resto della popolazione per la scarsezza di cibo e per l'assenza di assistenza medica.

Monsignor Sergio Utleg, vescovo di Laoag, responsabile della Commissione episcopale per le popolazioni indigene, sottolinea che "frequentemente le amministrazioni locali non si interessano ai bisogni delle popolazioni originali e le costringono a vivere ai margini della società".

Secondo il presule, i gruppi tribali sono spesso costretti ad abbandonare le loro terre perché la loro presenza contrasta con gli interessi d'imprese multinazionali. La Chiesa cattolica - sottolinea Utleg - ha sempre difeso queste popolazioni e si è opposta all'uso indiscriminato delle risorse naturali.
Il vescovo cita il caso di Mindoro, una zona montuosa di Mindanao dove nascono i quattro principali fiumi capaci d'irrigare le culture dell'isola. In questa zona ricca di minerali, la Chiesa, in solidarietà con i tribali, ha dato vita a molte manifestazioni per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sui progetti che vorrebbero lo sfruttamento minerario della zona nonostante il pericolo d'inquinamento delle sorgenti d'acqua dell'intero Mindanao.


(©L'Osservatore Romano - 19 febbraio 2010)

Caterina63
00martedì 23 febbraio 2010 22:21
Realizzata con il contributo dei soci del Circolo San Pietro

La prima scuola cattolica in Laos


Con l'apertura della prima scuola cattolica in Laos e il riconoscimento dello status di ente ecclesiastico ottenuto dal governo italiano, il Circolo San Pietro inizia un nuovo anno di attività, il 141° dalla fondazione, nel segno del servizio agli ultimi.

Nel pomeriggio di lunedì 22 febbraio - festa della cattedra del principe degli Apostoli - si è tenuta nella sede di Palazzo San Calisto l'assemblea solenne, durante la quale il presidente generale Leopoldo Torlonia ha fatto il punto sui momenti più significativi dell'anno appena conclusosi e illustrato le iniziative in cantiere. Fiore all'occhiello di questo 2010 è proprio il plesso scolastico, inaugurato lo scorso 10 febbraio nella regione laotiana di Ban Simang, nel vicariato di Savannaketh. Le suore della Carità vi accolgono una ventina di bambini tra i due e i cinque anni, e gestiscono l'annesso ambulatorio medico.

La recettività è di 80 posti, ma la stagione delle piogge e le difficoltà di collegamento tra i vari villaggi hanno limitato per il momento il numero delle iscrizioni. Il progetto è stato finanziato dalla Commissione aiuti internazionali del Circolo, che in passato ha anche ospitato a Roma decine di piccole vittime del disastro nucleare di Chernobyl, ha istituito borse di studio per seminaristi lituani, ha realizzato in Etiopia il villaggio per orfani Madonna della vita, ha reso possibile il completamento del monastero romeno Mater Unitatis a Visoara, ha contribuito a una scuola professionale a Malindi in Kenya. Nel 2007, su interessamento dell'arcivescovo Salvatore Pennacchio, delegato apostolico in Laos, un vecchio pollaio è stato trasformato in scuola materna.

Pur con lo sguardo rivolto alle povertà di tutto il mondo, l'associazione opera prevalentemente in Italia. "Con decreto del ministero dell'Interno pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 20 gennaio scorso - ha detto in proposito il presidente - abbiamo ottenuto lo status di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, per dotarci degli strumenti giuridici necessari a svolgere le nostre attività caritative". È stata anche portata a termine la revisione del regolamento, approvata dall'assemblea dei soci dopo quella dello statuto.

Tracciando un bilancio del 2009 Torlonia ha ricordato la visita compiuta il 13 dicembre da Benedetto XVI all'Hospice Fondazione Roma per incontrare i malati terminali assistiti dai volontari del Circolo. Quindi ha accennato alla nuova ferula che il Papa ha iniziato a usare dai primi Vespri di Avvento, dono del Circolo come quella offerta a Pio ix nel 1877, che lo stesso Benedetto XVI utilizzava dalla domenica delle Palme 2008.

Altri momenti salienti, infine, la riapertura in aprile della cucina economica di via Adige e quella a luglio dell'asilo notturno Leone xiii. "In un'epoca segnata dalla perdita di speranza - ha detto - i giovani sentono l'incertezza del futuro mentre gli anziani e i malati sembrano essere un peso inutile e improduttivo e gli immigrati vivono il dramma della lontananza dal proprio mondo e l'esclusione da una società che li emargina e li rifiuta. Il Circolo con le sue opere con l'accoglienza aperta a tutti, diventa testimonianza concreta di fedeltà al Vangelo".

Successivamente il segretario generale Piero Fusco ha presentato i nuovi soci, che hanno fatto la professione di fede seguita dalla consegna di distintivi, medaglie e onorificenze. L'incontro - al quale sono intervenuti tra gli altri l'arcivescovo Jean-Louis Brugùes, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa pontificia, membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, tra i quali l'ambasciatore d'Italia Antonio Zanardi Landi, il comandante Domenico Giani, direttore dei Servizi di sicurezza e protezione civile del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - si è concluso con il saluto dell'assistente ecclesiastico monsignor Franco Camaldo, che ha riproposto una riflessione di Pio xii sul significato della cattedra di Pietro.

(gianluca biccini)


(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2010)

Caterina63
00giovedì 25 febbraio 2010 23:10
L'appello a Missio Inghilterra e Galles

Il nunzio apostolico in Haiti chiede aiuto
per i seminaristi e le strutture religiose


Port-au-Prince, 25. "I seminari e i seminaristi hanno perso tutto. Far tornare alla vita normale i religiosi è una nostra priorità". È l'appello lanciato dal nunzio apostolico in  Haiti,  l'arcivescovo Bernardito C. Auza, a Missio Inghilterra e Galles (Pontificie opere missionarie) per chiedere  aiuti  e interventi efficaci nel Paese.

Il nunzio apostolico - riferisce l'agenzia Fides - ha anche stilato un dettagliato rapporto sulla situazione attuale dei seminaristi e delle strutture religiose presenti.

Il seminario maggiore nazionale (dove si studia teologia e filosofia) è completamente crollato, uccidendo quindici seminaristi, un professore e alcuni membri del personale. Diversi giovani studenti sono rimasti feriti, alcuni dei quali hanno anche subito l'amputazione degli arti. Molti di coloro che sono rimasti intrappolati sotto le macerie sono stati salvati dopo qualche giorno, altri sono stati in grado di uscire da soli.
 
Prima del sisma - puntualizza l'arcivescovo - c'erano centocinquantanove seminaristi e otto docenti e formatori residenti presso il dipartimento di teologia, mentre presso il dipartimento di filosofia c'erano novantasette seminaristi e due formatori.

La Conferenza episcopale di Haiti ha deciso che i ventotto seminaristi del quarto anno di teologia potranno terminare l'anno accademico. Saranno alloggiati nelle tendopoli e successivamente saranno ordinati diaconi, presumibilmente durante la prossima estate.

Per mancanza di strutture, i seminaristi di teologia saranno rimandati nelle diocesi di appartenenza. I rispettivi ordinari si organizzeranno con dei professori per lezioni saltuarie, ma perderanno l'anno accademico. Questa decisione - spiega nel rapporto il nunzio apostolico - forse potrà essere modificata, data la situazione di dipendenza delle risorse finanziarie e per altre considerazioni.
Anche i noventasette seminaristi di filosofia saranno rimandati alle loro rispettive diocesi e saranno costretti a perdere l'anno accademico.

Quelli di pre-filosofia (una quindicina di studenti), appartenenti alla diocesi di Port-au-Prince, saranno ospitati in locali ancora da individuare.

I seminari e i seminaristi - prosegue l'arcivescovo Auza - hanno perso tutto. Nulla si è salvato, tranne alcuni libri della biblioteca situata al terzo piano dell'edificio. Attualmente, i seminaristi hanno urgente bisogno di capi di abbigliamento, biancheria, tende per dormire. Quelli che sono stati rimandati nelle loro diocesi, stanno vivendo situazioni di estremo disagio in quanto le diocesi di appartenenza sono molto povere e hanno bisogno di assistenza.

"Occorre sistemare l'area delle tendopoli per ospitare i ventotto seminaristi di teologia del quarto anno, in modo da facilitare l'utilizzo di aule, dei servizi igienici e della cucina. Bisogna assicurare il vitto e l'alloggio per i seminaristi, così come per tutti coloro che sono rimasti nelle loro diocesi. La maggior parte delle chiese di Haiti - spiega il nunzio apostolico - non è in grado al momento di ospitare i seminaristi e le parrocchie non possono provvedere al loro sostentamento. Haiti era molto povera prima e ancora più lo è dopo il terremoto. Occorre acquistare Bibbie e testi fondamentali di teologia dal momento che quelli che avevano sono andati tutti persi tra le macerie".
L'arcivescovo Auza sottolinea che "il metodo più semplice, più flessibile e veloce per aiutare questi sfortunati seminaristi è attraverso gli aiuti finanziari  che  posso- no   essere   utilizzati in base alle esigenze più urgenti del momento".

Il nunzio, inoltre, ringrazia tutti coloro che si sono impegnati a favore dei "nostri seminaristi traumatizzati. Noi crediamo che far tornare alla vita "normale" i seminaristi sia una priorità. Nessuno qui vuole dormire all'interno degli edifici".

Monsignor John Dale, direttore nazionale di Missio-Inghilterra e Galles ha dichiarato che "Missio sarà accanto alla Chiesa di Haiti nel tentativo di ripristinare un senso di normalità. Saremo lì per aiutare l'arcivescovo Auza e tutti quelli che stanno lavorando per l'assistenza ai pastori del futuro. Missio - ha concluso - ci sarà per tutto il tempo che il popolo di Haiti avrà bisogno di noi e per tutti gli anni che serviranno".


(©L'Osservatore Romano - 26 febbraio 2010)
Caterina63
00venerdì 25 giugno 2010 18:35
Nel discorso alla Roaco il sostegno di Benedetto XVI ai cristiani che subiscono violenze a causa del Vangelo

Pace stabile
e libertà di religione per tutti


Benedetto XVI ha rinnovato il suo sostegno e il suo incoraggiamento ai cristiani che, in Oriente, subiscono violenze a causa del Vangelo. Ricevendo venerdì mattina, 25 giugno, i membri della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), il Papa ha anche rilanciato l'appello ai responsabili delle nazioni affinché siano garantite a tutti pace e libertà di religione.

Signori Cardinali,
Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Membri ed Amici della roaco,

Vi accolgo con gioia per la sessione estiva della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali e ringrazio di cuore il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per il saluto che mi ha rivolto. Lo ricambio accompagnato dal ricordo al Signore e lo estendo all'Arcivescovo Segretario, al Sotto-Segretario e ai Collaboratori del Dicastero, con un cordiale pensiero per il Rappresentante Pontificio a Gerusalemme, in Israele e Palestina, per l'Arcivescovo Maronita di Cipro e il Padre Custode di Terra Santa qui convenuti con i Rappresentanti delle Agenzie Cattoliche Internazionali e della Bethlehem University. A tutti esprimo la gratitudine mia e di tutta la Chiesa, in particolare dei Pastori e dei fedeli orientali e latini dei territori affidati alla Congregazione Orientale e di quanti sono emigrati dalla madrepatria.

Nous souhaitons tous à la Terre Sainte, à l'Irak et au Moyen Orient le don d'une paix stable et d'une convivialité solide. Elles naissent du respect des droits de la personne, des familles, des communautés et des peuples, et du dépassement de toute discrimination religieuse, culturelle ou sociale. Je confie à Dieu, mais à vous également, l'appel lancé à Chypre en faveur de l'Orient chrétien. En tant qu'instruments de la charité ecclésiale, puissiez-vous collaborer toujours davantage à l'édification de la justice dans la liberté et dans la paix!
J'encourage les frères et soeurs qui, en Orient, partagent le don inestimable du Baptême à persévérer dans la foi et, malgré les nombreux sacrifices, à demeurer là où ils sont nés. En même temps, j'exhorte les migrants orientaux à ne pas oublier leurs origines, spécialement religieuses. Leur fidélité et leur cohérence humaines et chrétiennes en dépendent. Je désire rendre un hommage particulier aux chrétiens qui souffrent de la violence à cause de l'Evangile, et je les confie au Seigneur. Je compte toujours sur les Responsables des Nations afin qu'ils garantissent de manière réelle, sans distinction et partout, la profession publique et communautaire des convictions religieuses de chacun.
L'année dernière, à cette occasion et en raison de l'année sacerdotale, j'avais demandé qu'une attention particulière soit portée aux ministres du Christ et de l'Eglise. Des fruits abondants de sanctification ont surgi non seulement pour les prêtres mais également pour tout le peuple de Dieu. Supplions l'Esprit Saint afin qu'il confirme ces signes de la bienveillance divine par le don de vocations, dont la communauté ecclésiale, tant en Occident qu'en Orient, a fortement besoin.

[Auguriamo tutti alla Terra Santa, all'Iraq e al Medio Oriente il dono di una pace stabile e di una salda convivenza pacifica. Esse nascono dal rispetto dei diritti della persona, delle famiglie, delle comunità e dei popoli, e dal superamento di ogni discriminazione religiosa, culturale o sociale. Affido a Dio, ma anche a voi, l'appello lanciato a Cipro a favore dell'Oriente cristiano. In quanto strumenti della carità ecclesiale, possiate collaborare sempre più all'edificazione della giustizia nella libertà e nella pace!
Incoraggio i fratelli e le sorelle che, in Oriente, condividono il dono inestimabile del Battesimo a perseverare nella fede e, malgrado i numerosi sacrifici, a restare laddove sono nati. Allo stesso tempo, esorto i migranti orientali e non dimenticare le proprie origini, specialmente religiose. La loro fedeltà e la loro coerenza umane e cristiane dipendono da ciò. Desidero rendere un omaggio particolare ai cristiani che subiscono la violenza a causa del Vangelo e li affido al Signore. Conto sempre sui Responsabili delle Nazioni affinché garantiscano in modo reale, senza distinzioni e ovunque, la professione pubblica e comunitaria delle convinzioni religiose di ognuno.
Lo scorso anno, in questa occasione e a motivo dell'anno sacerdotale, avevo chiesto che un'attenzione particolare fosse rivolta ai ministri di Cristo e della Chiesa. Frutti abbondanti di santificazione sono nati, non solo per i sacerdoti ma anche per tutto il popolo di Dio. Supplichiamo lo Spirito Santo affinché confermi questi segni della benevolenza divina attraverso il dono delle vocazioni, di cui la comunità ecclesiale, sia in Occidente sia in Oriente, ha fortemente bisogno
.]

Ich freue mich zu erfahren, daß die katholischen Ostkirchen eifrig an der Umsetzung der Ziele des Priesterjahres mitgewirkt haben und daß die Hilfswerke der roaco vorhaben, sie in diesem Bereich auch weiterhin zu unterstützen. Ihr habt nicht nur die Ausbildung der Kandidaten für die Heiligen Weihen, die eine bleibende Priorität ist, sondern auch die Bedürfnisse des in der Pastoral tätigen Klerus in den Blick genommen, wie z.B. seine geistliche und kulturelle Fortbildung sowie die Hilfen für Priester besonders auch in der schwierigen und zugleich doch fruchtbaren Phase von Krankheit und Alter. Auf diese Weise tragt ihr dazu bei, in der Kirche und in der heutigen Gesellschaft die kostbare und unentbehrliche Gabe des priesterlichen Dienstamtes erstrahlen zu lassen. Der Orient war im Altertum Heimstätte großer Schulen priesterlicher Spiritualität. Die Kirche von Antiochia, um nur ein Beispiel anzuführen, hat außergewöhnliche Heilige hervorgebracht:  hochgebildete Priester, die nicht sich selbst in den Vordergrund stellten, sondern Christus und die Apostel. Sie widmeten sich ganz und gar der Verkündigung des Wortes und der Feier der göttlichen Mysterien. Sie waren in der Lage, die Menschen tief in ihren Gewissen zu berühren und dort zu erreichen, wo sich mit rein menschlichen Mitteln kein Weg aufgetan hätte.
Liebe Freunde, tragt mit eurem Engagement vor allem dazu bei, daß die Priester der Ostkirchen in unserer Zeit Widerhall dieses spirituellen Erbes sein können. Dem Netz der schulischen und sozialen Einrichtungen, das euch zu Recht ein Anliegen ist, wird dies einen großen Schub verleihen, sofern dies in einer soliden pastoralen Perspektive erfolgt. Wenn die Priester in ihrem Dienstamt wirklich von geistlichen Motiven geleitet werden, dann werden auch die Laien in ihrem Engagement bestärkt, sich ihrer christlichen Berufung gemäß um die zeitlichen Dinge zu kümmern.

[Sono lieto di constatare che le Chiese orientali cattoliche hanno collaborato con zelo alla concretizzazione degli obiettivi dell'anno sacerdotale e che le opere di aiuto della roaco hanno voluto sostenerle anche in questo ambito. Non avete considerato solo la formazione dei candidati all'ordine sacro, che è una priorità costante, ma anche le esigenze del clero attivo nella pastorale, come, per esempio, un aggiornamento spirituale e culturale e aiuti ai sacerdoti, soprattutto nella fase difficile ma, nello stesso tempo, feconda della malattia e della vecchiaia. In tal modo, contribuite a irradiare nella Chiesa e nella società attuale il dono prezioso e indispensabile del servizio sacerdotale. Nel mondo antico l'oriente era sede di grandi scuole di spiritualità sacerdotale. La Chiesa di Antiochia, per portare un esempio, ha prodotto santi eccezionali:  sacerdoti estremamente colti, che non hanno messo in prima linea se stessi, ma Cristo e gli apostoli. Si sono dedicati interamente all'annuncio della Parola e alla celebrazione di misteri divini. Erano nella condizione di toccare le persone profondamente nella loro coscienza e di arrivare laddove con mezzi meramente umani non si sarebbe potuto giungere.
Cari amici, con il vostro impegno contribuite soprattutto al fatto che i sacerdoti delle Chiese orientali, nel nostro tempo, possono essere eco di questa eredità spirituale. Alla rete delle istituzioni scolastiche e sociali, che è giustamente una vostra istanza, questo darà un forte impulso purché sfoci in una salda prospettiva pastorale. Quando i sacerdoti, nel loro servizio, sono guidati da motivi veramente spirituali, allora anche i laici sono rafforzati nel loro impegno a occuparsi delle cose temporali secondo la propria vocazione cristiana
.]

We now have the common task of preparing for the Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops. I thank God for this initiative, which is already producing the beneficial fruits of "communion and witness" for which the Synod was initially convoked. Last year at Castel Gandolfo, I had the pleasure of announcing this Synodal Assembly during a meeting of fraternal prayer and reflection with the Patriarchs and Major Archbishops of the Eastern Churches. During my recent visit to Cyprus, which I recall with much gratitude to God and to those who welcomed me, I consigned the Instrumentum Laboris of this Special Assembly to representatives of the Episcopate of the Middle East. I am pleased at the broad cooperation provided thus far by the Eastern Churches and for the work which, from the beginning, r.o.a.c.o. has done, and continues to do for this historical event. This joint effort will have fruitful results because of the presence of some of your representatives at this episcopal gathering and your ongoing relationship with the Congregation for the Eastern Churches.

[Sappiamo di avere il compito comune di prepararci all'Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Rendo grazie a Dio per quest'iniziativa, che sta già producendo i frutti benefici di "comunione e di testimonianza" per i quali il Sinodo è stato inizialmente convocato. Lo scorso anno, a Castel Gandolfo, ho avuto il piacere di annunciare questa Assemblea sinodale, durante un incontro di preghiera e di riflessione fraterne con i Patriarchi e con gli Arcivescovi maggiori delle Chiese orientali. Durante la mia recente visita a Cipro, che ricordo con molta gratitudine verso Dio e verso quanti mi hanno accolto, ho consegnato l'Instrumentum laboris di questa Assemblea speciale ai rappresentanti dell'Episcopato del Medio Oriente. Sono lieto per l'ampia collaborazione offerta finora dalle Chiese orientali e per l'opera che, fin dall'inizio, la roaco ha svolto, e continua a svolgere per questo evento storico. Questo sforzo congiunto sortirà risultati fecondi per la presenza di alcuni dei vostri rappresentanti in questo raduno episcopale e per il vostro rapporto costante con la Congregazione delle Chiese orientali.]

Cari amici, vi chiedo di contribuire con le vostre opere a tenere viva la "speranza che non delude" tra i cristiani d'Oriente (Rm 5, 5; cfr. Instrumentum laboris, Conclusioni). Nel "piccolo gregge" (Lc 12, 32) che essi compongono è già operante il futuro di Dio e la "via stretta" che stanno percorrendo è descritta dal Vangelo come "via alla vita" (Mt 7, 13-14). Vorremo essere sempre al loro fianco! Fiducioso nell'intercessione della Santissima Madre di Dio e dei santi Apostoli Pietro e Paolo, affido al Signore i benefattori, gli amici e i collaboratori vivi e defunti, legati in vario modo alla roaco, con un particolare ricordo per Mons. Padovese, recentemente scomparso, mentre imparto su ciascuno di voi, sui componenti e i sostenitori delle Agenzie internazionali, come su tutte le amate Chiese Orientali Cattoliche la confortatrice Benedizione Apostolica.


(©L'Osservatore Romano - 26 giugno 2010)
Caterina63
00sabato 14 agosto 2010 21:30
uor Paola Pizzi nuova direttrice della struttura pediatrica

Al dispensario Santa Marta
la carità non va in ferie


di Gianluca Biccini

"Il bene va fatto bene":  nel descrivere il proprio servizio al dispensario pontificio Santa Marta, suor Paola Pizzi ama ripetere quest'affermazione del suo fondatore san Vincenzo de' Paoli. La religiosa pugliese è da circa un anno superiora della comunità delle Figlie della carità in Vaticano e da qualche mese è anche responsabile della struttura pediatrica.

Subito dopo Pasqua è subentrata nella direzione alla consorella svizzera suor Chiara Pfister, ritornata al di là delle Alpi dopo venticinque anni spesi nell'assistenza ai bimbi, soprattutto figli di immigrati, che quotidianamente bussano alla porta, entrando dal vicino ingresso del Perugino:  circa 750 ogni anno, vale a dire quattrocento famiglie.

Il dispensario fornisce assistenza medica, sostegno psicologico e assicura generi di prima necessità distribuendo latte, pannolini, carrozzine, alimenti, abbigliamento, giocattoli. Ai bambini vengono fatti controlli ogni quindici giorni e consultazioni specialistiche sono previste anche per le mamme. Quest'anno sono state effettuate oltre quattromila visite.

Suor Paola, le consorelle e i volontari si occupano dei piccoli e delle famiglie che a Santa Marta trovano accoglienza a prescindere dalla fede, dalla provenienza, dalla cultura:  così oltre agli assistiti cattolici e cristiani nei locali si incontrano musulmani, buddisti e indù. Inoltre la struttura offre medicinali messi a disposizione dalla Farmacia Vaticana. Non mancano infine le attività ludiche, che si svolgono nel giardino attrezzato della sede, e quelle legate alla casa di Terracina, concessa dalla Pro Infanzia di Roma per le vacanze estive in spiaggia. "Purtroppo quest'estate niente vacanze al mare - spiega suor Paola - perché la casa è in via di ristrutturazione. In compenso - prosegue - le famiglie sono state ben servite per affrontare il mese estivo e sanno che possono sempre contare su di noi per qualsiasi emergenza".

Del resto, questo breve periodo di apparente chiusura di Ferragosto serve proprio per fare il punto della situazione:  verifiche dei contesti, aggiornamenti dei contatti, riordino e ripulitura dei locali, preparazione della prossima assemblea e del regolamento interno. "La carità non va mai in vacanza - afferma la direttrice - ma non vive di solo pane".

Fondato l'8 maggio 1922 con la benedizione di Pio XI, all'indomani della fine della prima guerra mondiale, il dispensario fu voluto dalla newyorkese Dula Dracek, azionista di un'azienda produttrice di latte, che l'anno prima aveva chiesto a Papa Benedetto xv di poter creare una rete di distribuzione dell'alimento per i bambini bisognosi di Roma. Fu poi Pio XII a intervenire più volte a proprie spese per sostenere l'opera. I successori ne seguirono l'esempio, assicurando locali più ampi, in proporzione all'aumento delle esigenze. E quando il comitato delle donne statunitensi sospese l'invio del latte, continuò a finanziare le attività attraverso un contributo annuale. Lo stesso Benedetto XVI ha visitato Santa Marta, agli inizi del suo pontificato, incontrando ospiti e volontari il 30 dicembre 2005.

Suor Paola sta mettendo tutta la propria esperienza al servizio della struttura:  "dopo aver conseguito il diploma magistrale e aver insegnato - si racconta al nostro giornale - ho seguito la vocazione alla vita consacrata. Entrata nella compagnia delle Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, ho terminato il noviziato a Parigi, dove ha sede la nostra casa madre". Destinata alla casa provinciale di Napoli, dove ha pronunziato i primi voti nel 1967, ha frequentato l'Istituto Superiore di Scienze Religiose e subito dopo la scuola di servizio sociale, conseguendo il titolo di assistente sociale.

Tra Puglia e Campania si è occupata del coordinamento di una casa di accoglienza, di una mensa, di un centro pastorale, di una struttura per i malati di aids:  "Tutte realtà - ricorda - fondate all'epoca sul volontariato, grazie alla collaborazione di studenti universitari e adulti". L'ultima esperienza, prima di arrivare a Roma, è stata a Brindisi per coordinare la trasformazione del locale Istituto educativo assistenziale in Centro socio-educativo diurno per minori. "In tutto il mio percorso di vita mi sono sempre affidata alla luce dello Spirito - commenta - che ha illuminato la mia mente e guidato i miei passi".

Giunta da un anno a casa Santa Marta, considera questa un'esperienza diversa dalle altre, ma rientrante ugualmente nel carisma vincenziano, che pone le Figlie della carità al servizio di qualunque bisogno dell'uomo, anche con la sola testimonianza discreta, puntuale, serena e accogliente. "Nei primi mesi - continua - fu chiesta una mia collaborazione presso una comunità religiosa di suore in difficoltà per la trasformazione della loro opera, con rischio di chiusura. L'urgenza, le scadenze, lo studio della situazione, i tanti documenti da preparare, oltre al mio lavoro alla casa Santa Marta mi assorbirono molto e nello stesso tempo mi facilitarono l'inserimento. Non appena completai questo lavoro, mi giunse la notizia della scelta di suor Chiara Pfister di ritornare in Svizzera. Speravo in un ripensamento, invece la decisione divenne ufficiale:  e a me si chiedeva di prendere in mano anche le sorti del dispensario".

Ha avuto così inizio un'altra tappa. "Dopo aver accettato, in punta di piedi - prosegue - ho cercato di conoscere le persone, di comprendere e condividere questa realtà nuova e complessa, in un clima sereno". L'hanno aiutata molto - confida - "il sorriso dei piccoli, l'accoglienza delle famiglie, l'alternarsi dei volontari, dei medici sempre puntuali e disponibili, vari incontri e contatti, l'assemblea dei volontari, il piano di lavoro da puntualizzare, le schede da aggiornare, un'imminente gita da organizzare":  quella svoltasi a Farfa nel mese di giugno.

"Ho trovato - continua - grande comprensione in tanti volontari e nelle mie consorelle, e ho stabilito contatti più diretti attraverso le visite domiciliari delle famiglie, dei parroci e delle associazioni che richiedono collaborazione. Ho raccolto con un cuore libero e aperto l'eredità di suor Chiara - conclude - che è stata interamente per i poveri e per i volontari. La sua intelligenza, il suo saper fare, la sua audacia:  tutto orientava al bene dell'opera". E in un'intervista a Radio Vaticana proprio la religiosa svizzera ha ricordato il quarto di secolo trascorso al dispensario:  "quando l'ho preso - ha detto ai microfoni dell'emittente - c'erano un lettino, un armadio e qualche famiglia che aveva bisogno. Poi siamo passati da un fare per gli altri a un fare con gli altri". Un metodo che continua.



(©L'Osservatore Romano - 15 agosto 2010)
Caterina63
00mercoledì 25 agosto 2010 18:32
Lo sottolinea il Papa in un messaggio ai cattolici argentini per la colletta nazionale "Más por menos"

La carità segno distintivo
della vita del cristiano


I cristiani sono chiamati ad "amare tutti con lo stesso amore con il quale Dio ci ama, manifestando così che la carità deve essere il segno distintivo della loro vita":  è quanto ricorda Benedetto XVI ai fedeli argentini in occasione della colletta nazionale Más por menos, giunta quest'anno alla sua 41ª edizione. Benedetto XVI ha indirizzato - attraverso il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, che a sua volta lo ha fatto pervenire al nunzio apostolico Adriano Bernardini - un breve messaggio ai cattolici del Paese, nel quale sollecita la loro generosità e sottolinea come l'iniziativa costituisca "un'encomiabile opera che cerca di aiutare i meno favoriti e sollecitare la solidarietà".

Dopo aver evidenziato che il momento attuale non è "esente da difficoltà", il Papa esorta i credenti a "coltivare ogni giorno l'ascolto della Parola divina, la preghiera perseverante, la partecipazione assidua ai sacramenti e l'unione fraterna, come alimento di una carità ogni volta più intensa e per dare nuova vita ai valori universali della convivenza umana". Infine, il Pontefice "raccomanda a nostra Signora di Luján, celeste patrona del popolo argentino, questa benemerita iniziativa, supplicandola che sostenga con la sua protezione tutti quelli che vi partecipano con risposte concrete ed efficaci, e imparte loro una speciale benedizione apostolica, feconda di copiose grazie celesti".

La colletta Más por menos è promossa dalla commissione episcopale per l'aiuto alle regioni più bisognose dell'Argentina. Quest'anno ha per tema "Costruiamo una storia senza esclusi" e verrà effettuata sabato 11 e domenica 12 settembre in tutte le parrocchie del Paese. Quanto raccolto verrà distribuito tra le 25 diocesi argentine più bisognose. Cinque i livelli di priorità su cui concentrare gli interventi di aiuto a favore dell'infanzia, in particolare per la costruzione di alloggi e mense comunitarie, e per favorire l'apertura di piccole imprese che diano lavoro ai giovani.

Il vescovo di Goya e membro della commissione episcopale per l'aiuto alle regioni più bisognose, monsignor Ricardo Oscar Faifer, ha sottolineato che i risultati già ottenuti nelle scorse edizioni della colletta "manifestano che lo scandalo della povertà ha commosso il cuore e ha toccato il portafoglio dei fedeli"; al tempo stesso, "indicano la valorizzazione e la fiducia riposte in questa iniziativa come una maniera di condivisione effettiva e trasparente". Monsignor Faifer ha rivelato che la campagna dello scorso anno, rispetto a quello precedente, ha registrato un incremento notevole delle offerte:  si parla infatti di un 35 per cento in più. Sono stati incassati un milione e 700.000 euro devoluti alle 25 diocesi in difficoltà.

"La colletta Más por menos - ha sottolineato il presule - non è la soluzione della povertà; è un buon mezzo per approssimarci a diminuire la distanza tra la realtà e questa sfida storica. Mezzo concreto, efficace, alla portata di tutti". Il vescovo si è detto fiducioso che con la collaborazione di tutti i fedeli si possa raggiungere un obiettivo quanto mai arduo. La celebrazione del bicentenario argentino potrebbe essere un'occasione per dare priorità nazionale "allo sradicamento della povertà e allo sviluppo integrale di tutti".

L'episcopato del Paese ha più volte richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema della povertà. Molti istituti economici privati e organizzazioni a difesa dei consumatori hanno lanciato l'allarme sulla situazione della popolazione. La Chiesa stessa ritiene, secondo calcoli propri, che circa il 40 per cento degli argentini sia colpito dalla povertà. Da qui l'insistenza a fare delle celebrazioni del bicentenario l'occasione per trasformare la lotta contro la povertà in una vera priorità nazionale.

Un'altra iniziativa caritativa promossa dalla Chiesa argentina, alla quale il Pontefice ha dato il proprio sostegno, è stata la Giornata nazionale della Pontificia opera dell'infanzia e adolescenza missionaria (Iam), celebrata domenica 22 agosto in tutte le chiese del Paese. La Giornata si inserisce nel mese missionario, volto a sensibilizzare i giovani e i ragazzi alla solidarietà nei confronti dei loro coetanei più sfortunati. Il tema scelto quest'anno è "Per l'Asia e il mondo intero, ogni giorno missionari".
 
Benedetto XVI ha espresso la sua partecipazione all'iniziativa attraverso un messaggio inviato al nunzio apostolico Bernardini. "Che la Giornata di preghiera e riflessione - ha esortato il Pontefice - contribuisca efficacemente al rinnovamento della fede e della vita cristiana, in modo che lo zelo missionario, specialmente nei giovani e nei bambini, fiorisca nell'ambito della diocesi e risvegli nel cuore di ogni membro delle Chiese locali il desiderio di condividere la perenne missione, che Cristo affidò alla Chiesa, di annunciare il Vangelo a tutte le genti".

Sulla scia di quello del Papa, anche il direttore della Pontificia opera dell'infanzia e adolescenza missionaria, don Osvaldo Pablo Leone, ha rivolto un messaggio ai giovani nel quale spiega in particolare la natura e la finalità della Pontificia opera. "L'animazione missionaria - scrive - ha come obiettivo fondamentale:  risvegliare, ravvivare e sostenere lo spirito missionario universale. La Iam è al servizio della Chiesa. Tanto i bambini quanto gli adolescenti sono molto sensibili ed entusiasti quando si offre loro la possibilità di essere missionari.
 
La Iam ha l'impegno di animare la missione offrendo questo servizio ad altri bambini e adolescenti di qualsiasi movimento o istituzione". Tra gli scopi dell'iniziativa c'è quello di offrire nelle parrocchie giornate o incontri di animazione missionaria, tanto per gli educatori, quanto per gli alunni, affinché "la catechesi possa assumere la dimensione missionaria universale che le corrisponde". La Iam è occasione per promuovere anche animazione e formazione missionaria attraverso lo scambio di materiali ed esperienze con i diversi movimenti.


(©L'Osservatore Romano - 25 agosto 2010)

Caterina63
00venerdì 12 novembre 2010 18:38
[SM=g1740720] I martiri della chiesa di Nostra Madre “Signora del Perpetuo Soccorso” hanno mostrato al mondo, ancora una volta, chi siamo noi, cristiani dell’Iraq, e si sono uniti ai martiri della nostra Chiesa, coloro che hanno sacrificato la loro vita, per offrirla a Cristo, nostro Signore, che ci ha insegnato a testimoniare per la risurrezione, per la vita, per il perdono, per la speranza, per l’amore, per la fede, per la gioia.

Il sangue dei nostri eroi caduti, grida al mondo e a tutta l’umanita, e spinge noi cristiani dell’Iraq, ovunque siamo, a “predicare” al mondo il Cristo sofferente e risorto che vive nella nostra terra ferita.

I cristiani dell’Iraq hanno sperimentato in maniera profonda il senso della vita perché ne hanno vissuto le gioie dopo averne gustato l’amaro delle tristezze; ne hanno vissuto la speranza dopo aver sperimentato la potenza della tragedia; ne hanno vissuto il riso dopo aver versato le lacrime; e ne hanno vissuto il sorriso dopo aver visto la volontà rotta dalla violenza. Questi sono realmente i cristiani dell’Iraq. Volete un esempio di tutto questo?!

Ve lo mostra la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, che vi parlerà a nome di tutti i cristiani dell’Iraq e vi darà esempi scritti col sangue dei suoi martiri. Avete sentito in che modo sono morti in questo massacro i due preti coraggiosi, Wasim Sabieh e Thaier Saad Abdal?! Sapevate che hanno difeso i fedeli e hanno cercato di salvarli offrendo la loro vita non appena i criminali hanno messo piede in chiesa?!

Lo sapevate che un padre ha protetto il suo figlioletto coprendolo totalmente con il corpo mentre erano sdraiati a terra, ed è morto con una raffica di proiettili per far soppravvivere il figlio?!
Avete sentito che gli assassini hanno ucciso una bimba di 4 mesi e un bimbo di 4 anni e una giovane che nel giono della sua morte aveva ricevuto la notizia più bella, e cioè che era incinta, e per questo era andata in chiesa per ringraziare il Signore per questo dono?!
O popoli del mondo, questi sono i cristiani dell’Iraq. Udite e testimoniate a tutti!

" Quando ha sparato a Oday (il fratello) era vicino a me, e suo figlio, Adam, ha gridato “Basta! Basta!”. Eppure ha solo 3 anni, non è grande, ma continuava a dire “Basta!”, e io non potevo alzarmi ed abbracciarlo, perché il terrorista era in piedi vicino alla mia testa, ma Adam continuava a urlare. E poi prima dell'ingresso delle forze di polizia nella chiesa, erano quasi le 11 di sera, perché siamo rimasti lì per circa 5 ore, non ho più udito la voce di Adam. E mentre Oday, che era ferito ad una mano, era in mezzo a noi a terra, uno dei terroristi ha detto ad un altro: “Spara di nuovo a quell'uomo a terra. E gli ha sparato”."

E voi cristiani dell’Iraq, se la tristezza riempe le vostre anime e non vedete il futuro, guardate lassù, al Dio dei Cieli e della Terra, e ricordatevi bene di chi siete e fatelo sapere al mondo!
Che le coscienze vedano quanto ci sta accadendo, e che sentano coloro che hanno tappato gli orecchi e parlino coloro che hanno serrato le labbra e dicano che siamo noi, i cristiani dell’Iraq!

[SM=g1740720]

it.gloria.tv/?media=109585




[SM=g1740753]


Caterina63
00martedì 16 novembre 2010 11:23

L'inverno è alle porte, ma il freddo è già arrivato


La chiesa di s. Simeon Piccolo, in Venezia - di fronte alla stazione - è priva di riscaldamento... e l'inverno si avvicina.

Dato che noi ci sostentiamo con le sole offerte dei fedeli, se qualcuno volesse dare un contributo per la costruzione di un impianto adatto, noi gli saremmo molto riconoscenti.

Per le vostre offerte potete rivolgervi al sito della Fssp al seuente link:   
http://venezia.fssp.it/pages/intro.php

La Chiesa in questione sfrutta tutto ciò che è stato per anni accantonato nelle sacrestie, non sperpera, e con grande umiltà rende luminoso tutto ciò che per molti sembra antico e da gettare.... non spreca nulla, tuttavia c'è bisogno di sostentamento proprio PER IL CULTO A DIO.....la Chiesa è in restauro, ognuno di noi, nel suo piccolo, potrebbe davvero contribuire con quel poco che solo il Signore sa moltiplicare.....

Grazie per ciò che potrete inviare....."e il Signore tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà...."





Caterina63
00martedì 7 dicembre 2010 22:57

Aiuto alla Chiesa che Soffre aiuta i cristiani che fuggono dall'Iraq

CLICCA QUI


I fedeli lasciano Mosul e Baghdad per intimidazioni e violenze


ROMA, martedì, 7 dicembre 2010 (ZENIT.org).- L'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sta fornendo aiuti d'emergenza ai cristiani iracheni che fuggono dalle persecuzioni a Mosul e Baghdad.

L'associazione, che aiuta i cristiani oppressi e sofferenti, ha garantito sovvenzioni per 15.000 euro per le vittime del massacro del 31 ottobre scorso nella Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo
Soccorso di Baghdad, che ha provocato 58 morti e più di 70 feriti.

Ulteriori 10.000 euro verranno inviati ai cristiani di Baghdad fuggiti verso le città irachene di Kirkuk e Sulaymaniyah.

Nella Diocesi di Zakho, nel nord del Paese, ACS ha inoltre messo a disposizione 25.000 euro per fornire pacchi di alimenti a centinaia di famiglie cristiane.

Gli aiuti verranno distribuiti dalle suore caldee della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata.

Nelle ultime settimane, 500 famiglie cattoliche – per un totale di oltre 2.000 persone – hanno lasciato Baghdad e Mosul a causa delle continue intimidazioni e violenze.

L'ultimo atto cruento è di questo lunedì, quando sono stati uccisi due anziani coniugi, Hekmet Jaboure Samak e sua moglie Samira, freddati nella loro casa nel distretto di Bealdeyat, a Baghdad.

Dopo l'omicidio, i malviventi hanno saccheggiato l'abitazione. “Hanno preso tutto”, hanno riferito fonti ecclesiali.

Parlando dal nord dell'Iraq, l'Arcivescovo Bashar Warda di Erbil ha ringraziato ACS per il suo aiuto continuo, affermando che i cristiani vivono nella paura.

“I cristiani a Baghdad e a Mosul non hanno una vita degna – ha denunciato –. Hanno paura perfino in casa propria. Non si possono muovere liberamente”.

“Devono pensarci due volte prima di andare in chiesa la domenica”, ha aggiunto.

“Se potessero, le persone se ne andrebbero immediatamente”, ha sottolineato l'Arcivescovo.

“L'unica cosa che le ferma è che in molti casi sono povere, e se se ne andassero avrebbero molte difficoltà a trovare un lavoro, scuole per i propri figli e una casa in cui vivere”.

Il presule ha anche dichiarato che gli agenti immobiliari di Baghdad hanno ridotto il valore delle proprietà dei cristiani.

Ciò significa che se le vendessero, considerando i bassi introiti, avrebbero difficoltà a trovare un'alternativa degna.


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Caterina63
00martedì 14 dicembre 2010 01:26

La visione africana sulla Chiesa e sull’AIDS


Intervista al fondatore dell’AIDS Network a Nairobi


ROMA, lunedì, 13 dicembre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica è la principale organizzazione in Africa nella cura dei malati di AIDS e degli uomini, donne e bambini africani che soffrono di questa malattia. La Chiesa non è vista tanto come un fornitore di servizi, ma come una Madre.

Questa è l’impressione che il gesuita, padre Michael Czerny, fondatore dell’African Jesuit AIDS Network ha voluto condividere.

Il sacerdote canadese ha costituito questo network nel 2002 come uno strumento per aiutare i gesuiti in Africa ad affrontare il problema dell’AIDS. Adesso padre Czerny è a Roma, nel ruolo di assistente di uno dei più eminenti africani in Vaticano: il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace.

In questa intervista rilasciata al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, padre Czerny racconta come la Chiesa si prende cura dei malati di AIDS e perché il suo lavoro è così poco riconosciuto.

Cosa l’ha portata inizialmente a lavorare al problema dell’AIDS?

Padre Czerny: Lavoravo come segretario per la giustizia sociale, presso il nostro quartier generale gesuita a Roma. Alcuni gesuiti in Africa avevano lanciato l’allarme sulla pandemia dell’AIDS all’inizio del nuovo millennio. Di conseguenza abbiamo lavorato qui a Roma, nell’arco di due anni, con i nostri colleghi in Africa, per elaborare una strategia. Questa strategia comprendeva una rete di sostegno e incoraggiamento e di comunicazione. È così che nella metà del 2002 è nato l’African Jesuit AIDS network e che io ho lasciato il lavoro a Roma per trasferirmi a Nairobi a dirigere il network.

Chi le viene in mente quando pensa all’AIDS?

Padre Czerny: Talvolta penso alle prime persone che vedevo in Canada soffrire così tanto, afflitte da grandi paure e confusioni, verso la fine degli anni Ottanta e primi Novanta. Ma ora penso alle diverse persone in Africa.

Citerei in particolare Rosanna, una giovane donna sieropositiva, che ha avuto un primo figlio sano e che poi ha dato alla luce una figlia sieropositiva che poi ha perso, che è stata abbandonata dal marito e estromessa dalla propria famiglia e che ora sta lottando per crescere il proprio figlio. Ce la sta mettendo tutta in modo positivo e con l’impegno di vivere quanto più tempo possibile per poter accompagnare suo figlio negli studi e vederlo avviato nella vita. La ammiro molto e penso che sia proprio il tipo di persona che vorremmo – in un certo senso – promuovere. Vorremmo che tutte le persone sieropositive potessero avere l’atteggiamento che Rosanna sta dimostrando.

La Chiesa cattolica è spesso ridicolizzata per la sua posizione sull’AIDS, eppure sono pochi quelli che vedono l’importanza del lavoro della Chiesa cattolica nel prendersi cura dei malati e sieropositivi. Ci può dire qualcosa di più in proposito?

Padre Czerny: Certamente. La Chiesa è, nel mondo, la principale organizzazione nella cura delle persone sieropositive e dei malati di AIDS, nonché delle persone coinvolte, tra cui vedove, orfani e altri che ne sostengono il peso. Il lavoro che la Chiesa svolge è molto ampio e vario.

Dal punto di vista medico, la Chiesa nel mondo offre il 25% dei servizi sull’AIDS. Io credo che, considerando solo l’Africa, il dato arrivi al 40% o anche al 50%. Più ci si allontana dalle grandi città, più il dato si avvicina al 100%. Spesso gli unici servizi sull’AIDS presenti nelle aree più periferiche sono le cliniche cattoliche.

Cosa si intende per assistenza in questo campo?

Padre Czerny: Poiché l’HIV e l’AIDS non è solo un’infezione o una malattia, ma è un enorme problema culturale, personale, familiare, sociale e spirituale, ciò che la Chiesa può fare e ciò di cui credo possiamo andare fieri come Chiesa, è che noi consideriamo la persona nel suo complesso e non solo il problema dell’infezione, non solo la parte medica. Quindi una persona sieropositiva può rivolgersi alla Chiesa per tutta una serie di cure e di sostegno che nell’insieme significano essere accettati come persona e incoraggiati a continuare a vivere il più pienamente possibile, il più a lungo possibile, e a non permettere all’AIDS di essere come una sentenza di morte.

Come vedono, gli africani, questo lavoro di assistenza della Chiesa?

Padre Czerny: Credo che molti africani direbbero: “La Chiesa è stata con noi prima dell’AIDS. La Chiesa sta ora generosamente con noi durante l’AIDS e la Chiesa starà con noi dopo l’AIDS”. In questo senso la Chiesa non è vista tanto come un fornitore progetti o di servizi, ma come quella realtà che chiamiamo “Madre”: la madre che era presente, che è presente e che ci sarà sempre finché ce ne sarà bisogno.

Come saprà, la Chiesa in Africa si definisce la famiglia di Dio in Africa. Questa è la definizione data dal primo Sinodo sull’Africa e quindi direi che la Chiesa affronta l’HIV e l’AIDS come in una famiglia. Cerchiamo di far sentire tutti come parte della famiglia, sia che abbiano bisogno di cure, sia che possano dare il loro apporto di assistenza.

Una volta lei ha ricordato il versetto di Matteo 8,3 – E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve – come esempio dell’approccio della Chiesa verso i sieropositivi. Ci può spiegare perché ha voluto richiamare questo brano?

Padre Czerny: Volentieri. Il racconto parla di questo lebbroso che anzitutto osò avvicinarsi a Gesù – cosa che era contraria alla legge – e che poi lo sfidò dicendogli “se vuoi, tu puoi sanarmi”. E Gesù fece due cose: gli disse “lo voglio” e poi stese la mano per toccarlo e guarirlo.

In questa scena molto breve abbiamo molte dimensioni dell’assistenza ai malati di AIDS, del vero ministero pastorale. La prima è questo “certo che lo voglio”, questa prontezza all’aiuto. Chi si trova in profonde difficoltà, chi è molto arrabbiato o magari crudelmente abbandonato da tutti coloro su cui faceva affidamento, può rivolgersi alla Chiesa sapendo che riceverà una risposta positiva, che nessuno lo giudicherà, che nessuno farà calcoli di sorta, e che la risposta sarà “certo che lo vogliamo”. In secondo luogo, cerchiamo di stendere la mano e di toccare. Credo che questo sia il gesto più essenziale nella risposta all’AIDS.

Quindi Cristo, attraverso la Chiesa, arriva a toccare le persone?

Padre Czerny: Uno che ha saputo, magari da poco, di essere sieropositivo si sente come morto, privato della sua umanità, e purtroppo la società, la cultura e talvolta persino la famiglia, trattano queste persone come se fossero già morte: “per noi non esisti più, sei morto, vai via, non farti più vedere”. Così la persona si sente morta e disumanizzata e nulla potrà convincerlo del contrario in quella situazione. Si pensi alla sofferenza di un bambino che si trova in difficoltà e all’effetto sulla sua umanità, sul suo apprezzamento e la sua dignità che deriva dall’essere toccato, dall’essere abbracciato. Inoltre, esisteva un forte tabù culturale e medico che riguardava il toccare i lebbrosi. Gesù rompe questo tabù, preoccupandosi meno del pericolo del contagio e più di raggiungere la persona e di toccarla, di guarirla.

Questo è ciò che le persone dicono: “quando ho scoperto di essere siero positivo ero morto, ma ora mi sento vivo”. E alcuni arrivano a dire: “prima di essere sieropositivo sprecavo la mia vita, gettavo via la mia vita comportandomi male. Ora, purtroppo sono sieropositivo, ma vivo davvero e sto dando la mia vita in modo responsabile per la mia famiglia e per gli altri”.

Papa Benedetto XVI ha innescato una polemica quando ha detto che il preservativo non rappresenta la soluzione del problema dell’AIDS in Africa. Perché tanta polemica? Cosa è successo?

Padre Czerny: Esiste effettivamente una “verità” a cui la gente si aggrappa: che se una coppia decide di usare il preservativo perché uno dei due è sieropositivo e se viene usato sempre e in modo corretto, ciò riduce il rischio di contagio. E questo è vero, nell’ambito di una coppia. Ma poi la gente pensa: “se il preservativo funziona per una coppia, allora la diffusione del preservativo potrà funzionare per la popolazione di un paese o di una città”, ma questo non è vero.

Le statistiche dimostrano che la grande distribuzione di preservativi, come strategia di prevenzione, non raggiunge il risultato, non riduce i tassi. E questo è ciò che ha detto il Santo Padre. Non ha negato che il preservativo possa essere utile in alcuni casi. Ciò che ha negato è che la promozione del preservativo come principale strategia preventiva non serve, non raggiunge il risultato, non fa diminuire i tassi medi di HIV nella popolazione.

La gente si è scaldata sulla questione, perché non ha ascoltato attentamente ciò che aveva detto, perché non aveva studiato e non si era informata bene, e perché esistono grandi pressioni ideologiche e emotive, e interessi che stanno dietro la questione. Per questo si è scatenata la polemica.

Il dr. Edward Green, direttore dell’AIDS Prevention Research Project presso il Harvard Center for Population and Development Studies, ha affermato che, come scienziato, è rimasto sorpreso per la somiglianza tra ciò che il Papa ha detto in Cameroon e i risultati delle più recenti scoperte scientifiche. Ha affermato che il preservativo non previene l’AIDS e che solo il comportamento sessuale responsabile è in grado di incidere sulla pandemia. Lei ha accennato alla questione dell’ideologia. Si tratta di una discrepanza di valori tra il nostro stile sessuale occidentale e la cultura di altri continenti come quello africano? É in atto lì un disallineamento culturale?

Padre Czerny: Sì, esiste un disallineamento rispetto a ciò che oggi la cultura globale considera normale o accettabile: la cultura dei media, della pubblicità, del marketing. Questi valori si pongono in forte tensione con i valori tradizionali cattolici e con i valori tradizionali africani.

Forse potremmo definire il valore della cultura globale sulla sessualità come quello dell’affidamento – e direi anche della promozione – dell’idea del reciproco consenso. In altre parole, la norma del comportamento sessuale è il consenso dei due soggetti e, se gli interessati sono maggiorenni e acconsentono liberamente, non esiste altra norma da applicare. Questa credo che sia la forza della cultura globale sulla sessualità. Quindi, finché l’uno e l’altra sono d’accordo va bene e nessuno può metterlo in dubbio.

L’idea che abbiamo nella Chiesa e l’idea che abbiamo in Africa è che esistono altre norme e che queste non dipendono solo da te e da me: dipendono dalla famiglia, dalla comunità, dalla parrocchia, da nazione o dalla tribù. Questa idea è contestata perché in Africa e nella tradizione morale cattolica, non è solo la decisione degli interessati che giustifica un certo comportamento, esistono altre norme e quelle norme sono intese ad orientare ciò che tu e io dovremmo fare o non fare in certi momenti della nostra vita. Quindi la differenza è molto netta.

Questo discorso non è emerso nella polemica, ma sono convinto sia questa la vera questione: che il Papa rappresenta una serie di norme sulla sessualità che non vogliamo accettare perché sono più impegnative. Ma sono anche più in grado di dare vita e felicità, anche se a prima vista sembrano essere più impegnative della semplice regola dell’accordo reciproco su ciò che si vuole fare.

Quindi, l’astinenza. La fedeltà. Sonno queste, infatti, le cose evocate dai vescovi africani. È questa la strada verso una maggiore felicità, verso un maggior bene?

Padre Czerny: È così. Noi diciamo questo non perché l’abbiamo scoperto ieri, ma perché deriva dalla nostra esperienza, un’esperienza che è propria di ogni cultura seria: che la sessualità è un grande dono, una cosa meravigliosa, che per essere apprezzata e usata bene richiede disciplina, richiede norme, richiede di riconoscere che non tutto è sempre possibile. È una considerazione di antica saggezza che va contro i principi del divertimento e del marketing. Per questo si crea il contrasto.

Si trova mai a provare rabbia o frustrazione per ciò che considera un approccio sbagliato? Sappiamo che l’approccio basato sul preservativo non è la soluzione, mentre tanti soldi, tanto tempo e tanto impegno sono spesi in una direzione che non è in grado di dare risposte al problema.

Padre Czerny: Questo è vero. Purtroppo è così, ma non è qualcosa su cui doversi veramente arrabbiare. Il fatto è che l’HIV è una sfida per tutti e in Africa tocca praticamente ogni comunità, e in certi casi ogni famiglia. Credo che ci vorrà del tempo perché se ne prenda atto. Certamente la promozione massiccia del preservativo è distruttiva. Non risolve il problema e non aiuta, ma purtroppo non è l’unico esempio di politiche sbagliate imposte all’Africa. L’Africa è sopravvissuta ad altre politiche sbagliate e sopravviverà anche a questa.

La mia speranza è che con il tipo di insegnamento che sta dando il Santo Padre, si possano compiere dei passi in avanti. Passi in avanti che consistono secondariamente nel miglioramento delle statistiche, mentre il vero successo è che i giovani imparino a vivere la loro sessualità in modo più responsabile. Quando si vedono coppie sposate che vivono la loro vita sessuale in modo più responsabile, e quando – come ho detto prima – la famiglia di Dio affronta l’AIDS come una famiglia, allora questo diventa, credo, il segno che Dio è al lavoro in Africa.


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Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per "Where God Weeps", un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l'organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.


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Caterina63
00giovedì 23 dicembre 2010 22:21

Biglietti di Natale per promuovere le opere di carità del Papa


Iniziativa di Cor Unum in collaborazione con l'Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 23 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Cinque euro per cinque cartoline a sostegno della carità del Papa. E' l'iniziativa adottata dal Pontificio Consiglio Cor Unum in collaborazione con l'Ufficio filatelico e numismatico della Città del Vaticano per il periodo natalizio.

Le cinque cartoline illustrano le diverse attività che impegnano il dicastero per la promozione umana e cristiana, voluto e istituito da Papa Paolo VI il 15 luglio 1971.

Le cartoline - tutte già affrancate e pronte per la compilazione e la spedizione - sono acquistabili in Piazza Pio XII presso gli ordinari punti vendita vaticani o direttamente presso l'Ufficio filatelico e numismatico nella Città del Vaticano, in unica confezione.

Tra gli scopi principali di Cor Unum vi è la diffusione di una vera e propria cultura della carità attraverso una catechesi capillare che stimoli i fedeli cattolici a dare in prima persona testimonianza della carità.

“Con il passare del tempo, e soprattutto con la nascita di numerose organizzazioni caritative che si rifanno all'insegnamento della Chiesa, il dicastero si è proposto come organismo di promozione e di coordinamento di questa vasta attività, mettendosi tra l'altro a disposizione delle diverse Chiese particolari per assicurare il collegamento non solo con le altre realtà ecclesiali che operano nel campo caritativo e assistenziale, ma anche con analoghi organismi pubblici internazionali”, ha spiegato “L'Osservatore Romano”.


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DONI AL SANTO PADRE

Il Santo Padre, tramite “Cor Unum”, esprime la Sua sollecitudine per le vittime di catastrofi naturali, conflitti, povertà, fame, e mostra la spirituale e paterna vicinanza della Chiesa Universale alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, incoraggiandone la promozione integrale, contribuendo a progetti in favore dell'infanzia, delle donne, degli anziani, dei disabili, dei più bisognosi.

Vi sono inoltre due Fondazioni papali, la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, impegnata nella lotta alla desertificazione e per lo sviluppo nei paesi africani di quella regione, e la Fondazione “Populorum Progressio”, che finanzia progetti delle comunità campesine, meticce ed afroamericane povere dei paesi dell’America Latina.


Quanti vogliono affidare al Santo Padre il loro dono possono farlo tramite versamento su: 

Conto corrente postale n. 603035 delle Poste Italiane
intestato a Pontificio Consiglio COR UNUM 
V- 00120 Città del Vaticano 
Si prega di  specificare la causale e di indicare chiaramente il proprio nome ed indirizzo. 

Bonifico bancario in Euro dall'Italia:

Pontificio Consiglio “Cor Unum”
Conto N. 603035
Banca:          Banco Posta, Poste Italiane S.p.A.
Indirizzo:      Viale Europa, 175
                    I-00144 Rome, Italy
Codice IBAN: IT20 S 07601 03200 000000 603035 

Si prega di specificare la causale e di indicare chiaramente il proprio nome ed indirizzo.

Bonifico bancario in Euro dall'estero: 

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Banca: Banco Posta, Poste Italiane S.p.A.

 

Indirizzo:        Viale Europa, 175; I-00144 Roma, Italia
 
Codice BIC-SWIFT per la Banca Popolare di Sondrio: POSOIT22XXX

 
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Donazioni in altre valute possono anche essere effettuate all’ordine di: 

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 Difendere la Vera Fede Augura a TUTTI un Buon Natale e Sereno Anno Nuovo

Caterina63
00lunedì 24 gennaio 2011 10:49

[SM=g1740733] si può aiutare anche in questo modo....



LA SATIRA TV CHE FERISCE

SONO UN PRETE STUFO DI FANGO

MAURIZIO PATRICIELLO

Sono un prete. Un prete della Chiesa cattolica. Uno dei tanti preti italiani. Seguo con interesse e ansia le vicende del mio Paese. Non avendo la bacchetta magica per risolvere i problemi che affliggono l’Italia, faccio il mio dovere perché ci sia in giro qualche lacrima in meno e qualche sorriso in più.
Sono un uomo che come tanti lotta, soffre, spera. Che si sforza ogni giorno di essere più uomo e meno bestia. Sono un uomo che rispetta tutti e chiede di essere rispettato. Che non offende e gradirebbe di non essere offeso, infangato. Da nessuno. Inutilmente. Pubblicamente. Vigliaccamente.
Sono un prete che lavora e riesce a dare gioia, pane, speranza a tanta gente bistrattata, ignorata, tenuta ai margini. Un prete che ama la sua Chiesa e il Papa. Un prete che non vuole privilegi e non pretende di far cristiano chi non lo desidera, che mai si è tirato indietro per dare una mano a chi non crede.
Un prete che, prima della Messa della sera, brucia incenso in chiesa per eliminare il fetore sprigionato dalle tonnellate di immondizie accumulate negli anni ai margini della parrocchia in un cosiddetto cdr e che vanno aumentando in questi giorni.
Sono un prete che si arrabbia per le inefficienze dello Stato ai danni dei più deboli e indifesi. Che organizza doposcuola per bambini che la scuola non riesce ad interessare e paga le bollette di luce e gas perché le case dei poveri non si trasformino in tuguri.
Sono un prete, non sono un pedofilo.

So che al mondo ci sono uomini che provano interesse per i bambini e, in quanto uomo, vorrei morire dalla vergogna. So che costoro sono molti di più di quanto credono gli ingenui. So anche che poco o nulla finora è stato fatto per tentare di capire e curare codesta maledizione.
Piaga purulenta la pedofilia. Spaventosa. Crudele. Vergognosa. Tra coloro che si sono macchiati di codesto delitto ci sono padri, zii, nonni, professionisti, operai, giovani, vecchi e anche preti.

Giovedì sera, trasmissione Annozero di Michele Santoro. Tantissimi italiani guardano il programma. Si discute di Silvio Berlusconi. Alla fine esce, come al solito, il signor Vauro con le sue vignette che dovrebbero far ridere tutti e invece, spesso, mortificano e uccidono nell’animo tanti innocenti. Ma non si deve dire. È politicamente scorretto. È la satira. Il nuovo idolo davanti al quale inchinarsi. La satira, cioè il diritto dato ad alcuni di dire, offendere, infangare, calunniare gli altri senza correre rischi di alcun genere. Una vignetta rappresenta il Santo Padre che parlando di Berlusconi dice: «Se a lui piacciono tanto le minorenni, può sempre farsi prete». Gli altri, compreso Michele Santoro, ridono.
 
Che cosa ci sia da ridere non riesco a capirlo. Ma loro sono fatti così, e ridono. Ridono di un dramma atroce e di innocenti violentati. Ridono di me e dei miei confratelli sparsi per il mondo impegnati a portare la croce con chi da solo non ce la fa. Ridono sapendo che tanta gente davanti alla televisione in quel momento si sente offesa in ciò che ha di più caro e soffre. Soffre per il Santo Padre offeso e perché la menzogna, che non vuol morire, ancora riesce a trionfare. Per bastonare Berlusconi, si fa ricorso alla calunnia. E gli altri ridono.
Vado a letto deluso e amareggiato, sempre più convinto che con la calunnia e la menzogna – decrepite come la befana o come le invenzioni di qualche battutista e di qualche sussiegoso giornalista-presentatore televisivo – non si potrà mai costruire niente di nuovo e stabile.
 
E il giorno dopo scopro che alla Rai, finalmente, stavolta qualcuno s’è indignato. Spero solo che adesso Vauro e Santoro e qualcun altro che non sto a ricordare non facciano, loro, le vittime. E che in Italia ci sia più di qualcuno che comincia a farsi avanti e, senza ridere, dice chiaro e tondo che non si può continuare a infangare impunemente quegli onesti cittadini dell’Italia e del mondo che sono i preti. 

Avvenire, 23 gennaio 2011

***************

La lettera di questo sacerdote mi ha davvero toccato e commosso.
Ha assolutamente ragione. La satira non e' e non puo' essere diritto di offendere e di calunniare.
Ogni tipo di satira (pungente, fastidiosa, irriverente) deve fermarsi davanti alla copertina del codice penale che tutela TUTTI i cittadini o, meglio, tutti gli esseri viventi (persone fisiche e ora, giustamente, anche i nostri amici animali).
Non e' la prima volta che "comici" e "vignettisti" passano il segno con il Papa e la Chiesa.
Come siamo arrivati a questo punto?
E' colpa anche della Chiesa Italiana e della Santa Sede che, per quasi sei anni, hanno permesso che televisioni e giornali infangassero il Papa e stravolgessero le sue parole.
Ora e' tardi.
Male ha fatto lo studio di Annozero a ridere della vignetta di Vauro, bene ha fatto l'Onorevole Santanchè ad abbandonare lo studio.
Non possiamo pero' non ricordare che, a maggio, sempre ad Annozero, c'era un'altra persona che rideva delle vignette di Vauro. Il vescovo Sigalini! Invitato a parlare della lotta della Chiesa alla pedofilia, non ha saputo dire una sola frase a difesa del Santo Padre.
Per fortuna c'era Socci che pero' non e' un vescovo!
I media hanno grandi e gravissime responsabilita', ma i silenzi della Chiesa in questi sei anni hanno causato molti danni.
Ormai ci siamo praticamente abituati. Sappiamo che cosa aspettarci da giornali e tv: disprezzo e dileggio.
Non e' certo un bel risultato ne' per i mezzi di comunicazione ne' per la Chiesa italiana ne' per la Santa Sede
.
R.

Grazie al Sacerdote autore di questa lettera!


Caterina63
00giovedì 10 febbraio 2011 19:51

Luci sull’Est finanzia il completamento della Cattedrale di Karaganda


Una delle più grandi chiese del Kazakistan


ROMA, giovedì, 10 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Luci sull'Est, associazione di ispirazione cattolica attiva nell’Est europeo, ha finanziato con più di 200.000 euro il completamento di una delle più grandi chiese del Kazakistan, la Cattedrale di Karaganda.

Grazie al contributo dei suoi sostenitori e ad apposite raccolte fondi, l'associazione è stata fondamentale nella costruzione della Cattedrale, situata nella Diocesi omonima di Karaganda.

La zona ospitava Karlag, uno dei più grandi e terribili gulag, i campi di concentramento del regime sovietico, con una superficie di circa 250 chilometri quadrati. Vi venivano imprigionate le vittime dell’oppressione religiosa e politica, tra cui molti fedeli e sacerdoti.

Per questo motivo, è particolarmente significativo che sia stata scelta questa zona per la costruzione della Cattedrale, che sorge nel punto esatto in cui negli anni dell’oppressione stalinista venivano sepolte in fosse comuni e in maniera anonima le vittime del totalitarismo comunista.

L’edificio, in stile gotico, è tra i principali luoghi di culto del Paese e di tutti i territori dell’ex Unione Sovietica.

La nuova Cattedrale è stata dedicata alla Madonna di Fatima, figura che rappresenta fin dalle origini uno dei punti di riferimento di Luci sull'Est.

Nata ufficialmente nel 1991 con sede a Roma, l'associazione mira a promuovere e sostenere i valori fondanti della cristianità nella vita di tutti i giorni, in particolare nei confronti di realtà e popolazioni che per molti anni non hanno avuto la possibilità di professare liberamente il proprio credo.

Ispirandosi agli insegnamenti della Chiesa, Luci sull’Est si impegna su vari fronti: “diffondere e promuovere, operando nei campi propri dei laici, il messaggio, la morale e i valori del Vangelo”, “operare per la formazione e l’educazione ai valori e alle pratiche cristiane”, “promuovere e diffondere letteratura e oggetti religiosi, in particolare riguardanti il messaggio della Madonna di Fatima”, “rconoscere e difendere il diritto alla vita e la protezione dell’essere umano, secondo gli insegnamenti della morale cattolica e del magistero pontificio”. “promuovere la difesa del patrimonio culturale cristiano, italiano ed europeo, occidentale ed orientale, con particolare riferimento alla salvaguardia e al restauro dei beni culturali in pericolo o in stato di abbandono”.

Per raggiungere queste finalità, utilizza diversi mezzi di comunicazione sociale, organizza e promuove colloqui, congressi e seminari a livello nazionale e internazionale, confeziona e diffonde oggetti religiosi, libri, riviste, materiali digitali come CD e DVD, senza dimenticare contributi e donazioni a progetti e realtà con scopi similari e in linea con i principi cardine dell’associazione.

Luci sull’Est collabora con una prestigiosa istituzione moscovita, la Biblioteca dello Spirito, nella pubblicazione di vari volumi, di un calendario tematico distribuito in tutte le parrocchie della Federazione Russa e soprattutto con il sostegno finanziario alla pubblicazione dell’Enciclopedia Cattolica Russa, su richiesta della Nunziatura Apostolica a Mosca.

A conferma dell’impegno dell'associazione nell’opera di evangelizzazione attraverso la cultura e la stampa, si pone il sostegno a “Svet Evangelia” (Luce del Vangelo), l’unico settimanale cattolico in Russia, che dopo un periodo difficile è riuscito ad ampliare diffusione e tiratura, proseguendo le pubblicazioni grazie all’intervento finanziario promosso dai volontari dell’associazione.

L’organo ufficiale di Luci sull’Est è la rivista “Spunti”, che ha una diffusione media di 150.000 copie e una ricca selezione di argomenti, dall’attualità a intenti formativi, agiografici, apologetici e di catechesi.

L'opera dell'associazione coinvolge 18 Paesi: Italia, Siberia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Ucraina, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Croazia, Bosnia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Albania.

Per ulteriori informazioni, http://www.lucisullest.it/.


Caterina63
00lunedì 21 marzo 2011 16:26
COLLETTA DEL VENERDÌ SANTO
A FAVORE DELLA TERRA SANTA
 
CITTA' DEL VATICANO, 21 MAR. 2011 (VIS). Il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha indirizzato una lettera a tutti i Vescovi del mondo per la colletta del venerdì Santo a favore della Terra Santa.
 
  Nella lettera, firmata anche dall'Arcivescovo Cyril Vasil, S.I., Segretario del medesimo Dicastero, si legge: "La Terra Santa attende la fraternità della Chiesa universale e desidera ricambiarla nella condivisione dell'esperienza di grazia e di dolore che segna il suo cammino. Vuole riconoscere, prima di tutto, la grazia del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente e quella della Visita Papale a Cipro. Tali eventi hanno accresciuto l'interesse del mondo e il ritorno di tanti pellegrini sulle orme storiche del Signore Gesù. Ma è sensibile anche al dolore per l'acuirsi delle violenze verso i cristiani nelle regioni orientali, le cui conseguenze si avvertono fortemente in Terra Santa. I cristiani d'Oriente esperimentano l'attualità del martirio e soffrono per l'instabilità o l'assenza della pace. Il segnale più preoccupante rimane il loro esodo inarrestabile. Qualche segno positivo in talune situazioni non è sufficiente, infatti, ad invertire la dolorosa tendenza dell'emigrazione cristiana, che impoverisce l'intera area delle forze più vitali costituite dalle giovani generazioni".
 
  "Il presente appello alla Colletta si inscrive nella causa della pace, di cui i fratelli e le sorelle di Terra Santa desiderano essere efficaci strumenti nelle mani del Signore a bene di tutto l'Oriente".
 
  "Esso giunge all'inizio dell'itinerario quaresimale verso la Pasqua e potrà trovare il suo apice nel Venerdì Santo, oppure in occasioni considerate più favorevoli in ciascun contesto locale. Ma la Colletta rimane, ovunque, la via ordinaria e indispensabile per promuovere la vita dei cristiani in quella amata Terra".
 
  "La Congregazione per le Chiese Orientali si fa portavoce delle necessità pastorali, educative, assistenziali e caritative delle loro Chiese".  Il Prefetto e il Segretario sottolineano che Benedetto XVI "ci invita, però, ad andare al di là del gesto pur encomiabile dell'aiuto concreto. Il rapporto deve farsi più intenso per giungere ad una 'vera spiritualità ancorata alla Terra di Gesù'".
 
  Una relazione che accompagna la lettera spiega che la Custodia Francescana di Terra Santa, la cui missione è di "conservare viva la liturgia dei luoghi di culto, di accogliere i pellegrini, intensificare le opere di apostolato, sostenere la comunità cristiana", nel 2009/2010 ha dedicato particolare attenzione alla pianificazione ed alla realizzazione di progetti ed opere. Fra i progetti è da menzionare il Santuario di San Giovanni Battista ad Ain Karem, il Santuario della Trasfigurazione sul Monte Tabor; borse di studio per studenti universitari, l'edificazione di case per i poveri e i giovani sposi, e così via.


Chi desidera contattare l'Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre,
impegnata da oltre mezzo secolo
nel sostenere i cristiani perseguitati
e minacciati a motivo della fede,
può scrivere o telefonare a:
 
Aiuto alla Chiesa che Soffre
Piazza san Calisto, 16
00153 Roma
tel. 06/698.939.20


Quanti vogliono affidare al Santo Padre il loro dono possono farlo tramite versamento su: 

Conto corrente postale n. 603035 delle Poste Italiane
intestato a Pontificio Consiglio COR UNUM 
V- 00120 Città del Vaticano 
Si prega di  specificare la causale e di indicare chiaramente il proprio nome ed indirizzo. 

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Codice IBAN: IT20 S 07601 03200 000000 603035 

Si prega di specificare la causale e di indicare chiaramente il proprio nome ed indirizzo.

Bonifico bancario in Euro dall'estero: 

Pontificio Consiglio “Cor Unum”
Conto N. 603035
Banca:          Banco Posta, Poste Italiane S.p.A.
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Indirizzo:        Viale Europa, 175; I-00144 Roma, Italia
 
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