APPELLI DI NOSTRA SIGNORA DI ANGUERA AL MONDO siamo stati avvisati

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Caterina63
00sabato 14 novembre 2015 17:36




Appelli di Nostra Signora di Anguera

BELLISSIMA RIFLESSIONE

di Piero Mainardi che ringraziamo 

Questa di Parigi è una carneficina che ci tocca da vicino e che ci deve far riflettere per le modalità con cui è avvenuta e i luoghi (di svago, stadio e teatro e altri di ristoro) in cui si è consumata.
La gioventù islamica ci odia e ci disprezza, si allena e si prepara a farci fuori. Noi e la nostra gioventù che facciamo?
Pensiamo a fare soldi, pensiamo a godere e a divertirci a più non posso. Pensiamo e viviamo in un contesto di individualismo sfrenato che trasforma i vizi individuali in diritti pubblici tutelati dallo Stato e coi soldi di chi lavora. Ci dividiamo su tutto e soprattutto su cose stupide. Siamo egoisti, ma il nostro egoismo e la nostra vigliaccheria li mascheriamo con gli ideali della Pace, della Libertà , della Solidarietà, dei Diritti civili, della Democrazia, della Laicità .

Tutti rigorosamente con la maiuscola ma tutti altrettanto insulsi e vuoti perché appositamente vaghi e indefinibili, riempibili a piacimento. Sono gli islamici stessi a dimostrarci quanto siano insulsi e vuoti perché producono Stati e uomini incapaci di reagire se non in maniera isterica e superficiale (e quindi vana e inefficace), uomini per lo più fragili storditi da ideali fumosi e immersi in una vita senza meta e
senza senso, senza nessun cemento e legame superiore che infonda un etica e uno spirito comunitario. Una vita da consumarsi tra lavoro (quando c'è) e piaceri, tra famiglie iperprotettive e chiuse e famiglie sfasciate, tra preoccupazioni anche legittime in mezzo a un vero sfascio morale, sociale e spirituale.

Anche spirituale perché la Chiesa postconciliare è in tutta evidenza una melma o una melassa insipida, impalpabile, banale, inaffidabile, inefficace e soprattutto incapace di elevare le anime e le menti, fatte salve oasi di santità e di sapienza; e quindi per la prima volta in venti secoli incapace di forgiare una civiltà, anzi dalla società secolare viene invasa silenziosamente e gioiosamente.

Anche la Chiesa è interpellata da questa tragedia: a che serve una Chiesa che parla continuamente di" accoglienza" quasi nello stesso modo dei frequentatori dei Centri Sociali? A che serve una Chiesa che ha gettato o nascosto tutta la grandezza spirituale e culturale che nella sua sapiente opera di assimilazione e di sintesi aveva fondato il senso comune dell' uomo europeo, la sua grandezza e la sua identità?

Allora questa serata tragica deve suonare come una chiamata metaforica alle armi. Non si tratta neppure di imbracciare quelle vere: si tratta di cominciare a riflettere sulla nostra vita e sulla nostra civiltà sul loro senso e significato profondo. Se dobbiamo morire almeno che non moriamo per nulla: allo stadio, al teatro, ai concerti rock, o nei vari sballi a base di droga, sesso e denaro.

Riappropriamoci della nostra identità profonda, cerchiamo e viviamo la fede che orienta, con" intelletto d'amore", positivamente e finalisticamente tutta l'esistenza personale e sociale. Cerchiamo di essere uomini veri e cristiani veri. Non sarà la laicità a fermare il fanatismo islamico.

Ma intanto la serata di stasera credo che debba porci questa domanda: possiamo far finta di nulla e continuare a vivere con gli stessi criteri e finalità con cui abbiamo vissuto sino ad oggi, oppure dobbiamo interrogarci su che cosa fare delle nostre vite? Abbiamo ancora voglia di difenderci e di costruire, insieme, Civiltà?
Questa domanda la giro soprattutto ai giovanissimi e ai miei figli.





Riflessiona nostra:

Non è un caso se abbiamo deciso di affrontare questa giornata luttuosa con il Rosario alla mano... e di evitare ogni commento politico.... troppo facile ora dare la colpa a
ll'Islam, all'Isis e chi più ne ha più ne metta.
NO! siamo chiamati a guardarci allo specchio, qui sopra Piero Mainardi
 ha fatto un commento duro e meraviglioso, il commento più azzeccato in questa giornata di grave lutto.....

Si voglia credere o meno poi a certe profezie, è indiscutibile che per noi che crediamo il Cielo sono anni che ci avverte e ci ammonisce, ma noi facciamo finta di non vedere "i segni" e non ascoltiamo, non vogliamo ascoltare.....

I nostri figli crescono nei mondi che noi adulti stiamo loro lasciando: un mondo dove per legge SI UCCIDONO I CONCEPITI, un mondo dove l'eutanasia serve per eliminare dalla terra il debole, l'ammalato, l'anziano.... un mondo dove i figli vengono venduti fin dal concepimento per venderli a coppie omosessuali.... un mondo dove i bambini abbandonati vengono usati come merce sessuale o come ricambi di organi.....
e la lista non finisce qui cara mia, bisogna che cominciamo a dire le cose come stanno e a condannare ciò che è male e non fingere che sia un bene in nome di una falsa libertà....

E allora, guardando poi a queste profezie troviamo però che il male non ha l'ultima parola e il Signore stesso darà ai nostri figli un futuro di speranza perchè la Mamma NON li abbandonerà, come oggi sta aiutando noicoraggio allora!
FACCIAMO LA NOSTRA PARTE e restiamo con Maria 



   



 

Caterina63
00sabato 14 novembre 2015 17:52




Francia, dopo attentato

Parigi sotto choc dopo il terribile attacco terroristico che ieri sera ha provocato almeno 128 morti. E' il più grave attacco della storia recente di Parigi. Sei attacchi simultanei allo stadio dove si giocava Francia-Germania), a teatro e in locali vari, almeno otto attentatori suicidi. L'Isis ha rivendicato e alza il tiro: prossimi obiettivi Roma, Londra e Washington.

- LA "GUERRA SANTA" E' ARRIVATA A PARIGI: 128 MORTI 
di Stefano Magni

Parigi sotto choc dopo il terribile attacco terroristico che ieri sera ha provocato almeno 128 morti (ma il bilancio è ancopra provvisorio). E' il più grave attacco della storia recente di Parigi. Sei attacchi simultanei, almeno otto attentatori suicidi, sparatorie in un concerto al Bataclan, in un ristorante del centro e allo stadio, a poche centinaia di metri dal presidente François Hollande e dove si stava giocando Francia-Germania. Il presidente ha proclamato lo stato di emergenza nazionale, ristabiliti i controlli a tutte le frontiere. L'Isis ha rivendicato l'attentato e alza il tiro: prossimi obiettivi Roma, Londra e Washington.

- L'EUROPA NICHILISTA SI SCOPRE INDIFESA
di Robi Ronza

Per capire cosa sta accadendo e cosa si può fare bisogna smetterla di oscillare tra astratti luoghi comuni e panico. Non ci si può nascondere la problematicità dei rapporti con l'islam, ma se l'Occidente vuole superare l'enorme crisi attuale deve recuperare le sue radici religiose, perché l'attuale nichilismo di massa è solo destinato ad essere spazzato via.

- MUSULMANI ITALIANI DOPO PARIGI: UN'OCCASIONE E UN RISCHIO
di Massimo Introvigne

In Italia ci sono 1 milione e 0ttocentomia islamici, di cui 245mila sono cittadini. Ovviamente nella stragrande maggioranza non sono terroristi né loro simpatizzanti, ma se si vuole promuovere una vera integrazione isolando estremisti e violenti bisogna tornare alla lezione di Ratisbona di Benedetto XVI.

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A neppure un anno dalla strage al Charlie Hebdo, Parigi è finita di nuovo nell’incubo del terrorismo. E nel peggiore dei modi. Le cifre parlano chiaro: si tratta del più grave assalto mai subito dalla capitale francese in tempi recenti. Sette attacchi simultanei, almeno 128 morti e 200 feriti, secondo un bilancio ufficiale ancora provvisorio. La matrice è chiara. Gli assalitori gridavano “Allah u Akhbar” mentre sparavano con mitra e fucili su gente ignara. E l’Isis ha subito rivendicato l’azione. “Parigi brucia” è stato il primo messaggio lanciato su Twitter dallo Stato Islamico.

L’attacco è incominciato ieri sera, durante l'amichevole Francia-Germania. Tre grandi esplosioni, che si sono udite distintamente anche dentro lo Stadio di Francia, dove il presidente François Hollande stava assistendo alla partita. Per lunghi minuti nessuno ha realizzato cosa stesse accadendo e la partita è continuata. Poi i servizi di sicurezza hanno fatto immediatamente evacuare il capo di Stato francese e lo stadio è stato transennato. Il pubblico, che stava iniziando a uscire, è stato rimandato indietro e ha passato il resto della serata nel campo da gioco. Erano tre terroristi suicidi. Si sono fatti esplodere di fronte a un fast food e a una brasserie, nei pressi dello stadio. Nel frattempo, nel cuore di Parigi, vari commandos di terroristi stavano già scatenando un inferno, con una serie di attacchi simultanei. I primi colpi sono stati sparati contro i clienti del caffé Le Carillon e del ristorante Petit Cambodge, vicino a Place de La Republique, mentre un altro commando, non lontano da lì, sparava sui clienti della pizzeria italiana La Casa Nostra. La strage peggiore è avvenuta nello storico locale Bataclan. Durante un concerto del gruppo metal Eagles of Death Metal, i terroristi hanno iniziato a sparare sul pubblico, con fucili a pompa e automatici.

La polizia ha subito evacuato le strade, invitando la gente a restare chiusa in casa, mentre notizie di altri attacchi continuavano ad arrivare da segnalazioni di cittadini: Place de la République e il caffé La Belle Equipe erano sotto attacco. Al Bataclan la tragedia non era affatto finita con la prima sparatoria: i terroristi avevano preso anche decine di ostaggi nel pubblico. Le forze speciali della polizia, dopo aver ricevuto rinforzi, hanno lanciato un contrattacco, senza attendere i tempi lunghi di una trattativa ormai inutile: i terroristi avevano già iniziato ad assassinare gli ostaggi. Un gruppo di una trentina di prigionieri è stato liberato. Tre terroristi si sono fatti esplodere con le loro cinture esplosive, un quarto è stato ucciso dalle teste di cuoio. La polizia, che ha concluso il blitz all'1 di questa mattina, ha trovato "una carneficina". Secondo un bilancio provvisorio: 80 morti nel solo Bataclan. Mentre questa azione era in corso, arrivavano altre notizie di una nuova sparatoria, stavolta nel centro commerciale Les Halles, notizia smentita solo alle prime luci dell'alba.

Il presidente Hollande, dopo aver riunito il governo presso il ministero degli Interni, ha proclamato lo stato d’emergenza nazionale. Il primo jihadista fatto prigioniero si è subito dichiarato un militante dell'Isis. E nel frattempo, sul Web, i canali vicini al Califfato impazzavano, lanciando un proclama dietro l'altro. Parigi colpita, perché "è la capitale di ogni perversione", l'attacco sferrato per "vendicare i bombardamenti francesi sulla Siria". E anche i terroristi che sparavano agli ostaggi nel Bataclan lo dicevano, freddamente: "E' colpa del vostro presidente. Non dovevate bombardare la Siria". "Otto fratelli kamikaze, con cinture esplosive e fucili d’assalto hanno preso come bersaglio gli angoli scelti minuziosamente nel cuore della capitale francese - recita il comunicato di rivendicazione dell'Isis - lo stadio di Francia, durante l’incontro di due paesi crociati Francia e Germania, al quale assisteva l’imbecille di Francia, François Hollande. Poi: il Bataclan, dove erano riuniti centinaia di infedeli, durante una festa di perversione, così come altri obiettivi nel decimo, undicesimo e diciottesimo arrondissement". Che il mandante sia il Califfato è ormai una certezza. "E' un attacco pianificato dall'esterno con complicità interne", ha poi dichiarato il presidente questa mattina, definendo l'incursione dei terroristi come "un atto di guerra" contro la Francia. La risposta contro lo Stato Islamico, annuncia il presidente, sarà "spietata" e "useremo tutti i mezzi consentiti dalla legge, su tutti i campi di battaglia, qui e all'estero, assieme ai nostri alleati". Lo stato di emergenza nazionale viene attivato per la prima volta dal 1944. La repubblica d'Oltralpe è dunque ufficialmente in stato di guerra. Le frontiere sono state sigillate entro la mezzanotte, d'ora in avanti verrà limitata la circolazione, la polizia avrà mano più libera nel condurre ispezioni a tappeto, tutte le manifestazioni pubbliche nella capitale sono state cancellate.

La Francia, che da questa estate è in prima linea nella guerra contro lo Stato Islamico, è stata colpita al cuore. Si tratta di un vero “11 settembre di Parigi”. Per Barack Obama è un “attacco all’umanità”. Per il premier Matteo Renzi è un “attacco al cuore dell’Europa”. E il ministro Alfano ha annunciato l’innalzamento degli standard di sicurezza anche in Italia. Ma la sicurezza europea trema: come è stato possibile, dopo appena 10 mesi dal massacro di Charlie Hebdo? Come è stato possibile che dei terroristi suicidi si siano fatti esplodere a poche centinaia di metri dal Presidente della Repubblica francese? E l'Isis avverte: "Adesso tocca a Roma, Londra e Washington".

DUE COLPI AL TERRORISMO ISLAMICO di Gianandrea Gaiani





Come sempre accade in circostanze del genere, di fronte alla tragica sequenza di spietate stragi di civili indifesi che ieri sera ha funestato Parigi, il circo massmediatico internazionale cessa di distribuire luoghi comuni, come fa di solito, ma solo per mettersi a distribuire panico. Siccome invece il panico non aiuta né a capire, né a difendersi, e soprattutto non aiuta a cambiare la situazione, cerchiamo allora di guardare con occhi diversi e con ben altro animo a quanto è accaduto e anche a quanto potrà ancora accadere. 

Osserviamo in primo luogo che l’Europa, l’Occidente, non sono mai stati così forti ma anche così deboli come adesso. Forti perché la loro superiorità organizzativa, tecnica, scientifica, finanziaria e militare è assoluta. Deboli perché sia il grosso delle élites che il grosso della gente comune non è più consapevole delle radici di tale stato di cose, dei secoli di impegni e di sacrifici personali e di popolo su cui si fonda, dei valori cui occorre restare fedeli perché non venga meno, e delle responsabilità che ne derivano per il bene comune non solo dell’Occidente ma di tutto il mondo, musulmani compresi. In questo quadro la prima cosa da fare è ritrovare la capacità di seguire quella “lezione dei fatti” cui proprio un pensatore francese, Alain Finkielkraut, invita nel suo illuminante saggio Noi, i moderni.

Di fronte alle enormi dimensioni della crisi attuale deriva perciò una specifica responsabilità per chi è riuscito a sfuggire alla censura del senso religioso, e ai cristiani in particolare. Alle urgenze e alle tragedie del nostro tempo la cultura della modernità, tutta fondata sulla separazione tra le idee e la realtà, non è infatti capace di altre risposte se non quelle che in queste ore ci stanno dando i grandi mass media, ossia un minestrone di astratti luoghi comuni e di irresponsabile incitazione al panico.

In tale prospettiva osserviamo in primo luogo che dell’islam siamo vicini di casa: è a larga maggioranza musulmana l’intera riva sud del Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra a Istanbul, dove anzi è musulmano pure l’adiacente litorale europeo. Inoltre, a seguito di un afflusso di migranti iniziato già da alcuni decenni, oggi circa 23 milioni di musulmani vivono nell’Europa Occidentale, dove già una buona parte di loro è nata e cresciuta. Ciò detto osserviamo che tale prossimità, innegabile e inevitabile ma più volte nella storia rivelatasi problematica, lo è ancor più adesso; e non fa bene a nessuno fingere che non lo sia. 

Come insegna la tradizione cristiana, riprendendo peraltro l’antico filosofo Platone, le quattro virtù cardinali (Giustizia, Prudenza, Fortezza e Temperanza) sono le pietre d’angolo del buon governo. Nel mondo in cui viviamo vengono di certo tutte trascurate, ma ce n’è una della quale si è persa ogni traccia. Si tratta della Fortezza, ovvero della fermezza. Sia in Europa che altrove il confronto con l’islam va invece portato avanti con giustizia, con prudenza, con temperanza ma anche con fermezza. E’ questo tra l’altro il modo migliore di aiutare chi dentro il mondo musulmano, ignorato se non censurato in Occidente (Clicca qui), sta cercando di far uscire l’islam dal vicolo cieco culturale e sociale in cui si è cacciato. Chiedere con fermezza ai musulmani che vivono in Europa di integrarsi nel nostro mondo sarà anche di importante aiuto al processo di autoriforma di cui si diceva, che ovviamente diventerà decisivo solo nella misura in cui avrà luogo nella loro madrepatria. 

Circondati e anche scandalizzati dal nichilismo della nostra cultura di massa, l’unica che in genere possono incontrare, i musulmani stabiliti in Europa non sono aiutati a comprendere le radici di uno sviluppo che pure li attrae. Anche perciò molti di quelli cresciuti qui da noi si sentono nello stesso tempo coinvolti ed esclusi dal mondo in cui vivono. E’ questo il brodo di coltura di un disagio che nei più giovani, proprio in quelli cresciuti da noi, sfocia troppo spesso nel terrorismo o quantomeno nell’indulgenza verso di esso. Quanto maggiori sono il nichilismo di massa e l’accoglienza formale accompagnata dall’esclusione di fatto, come accade ad esempio in Gran Bretagna e in Francia, tanto maggiore è l’inclinazione al terrorismo. 

Nemmeno in Italia tuttavia, dove sia l’una cosa che l’altra hanno minor peso, si può ritenere di esserne al sicuro. Fermo restando dunque  il diritto e il dovere immediati della difesa di polizia e anche militare, la soluzione a lungo termine del problema va cercata percorrendo altre vie.  Non però quella di un’accoglienza passiva, muta e incondizionata. Diversamente da ciò che da noi pensano (anche in ambiente cristiano) tante anime belle, un tale atteggiamento scandalizza i musulmani in buona fede, i quali non apprezzano affatto in coloro che incontrano la mancanza di fermezza nelle proprie convinzioni, mentre induce quelli in mala fede a credere che in Europa tutto sia permesso.



Per uno di quei paradossi che la cronaca ci propone spesso, la tragedia di Parigi è avvenuta nel bel mezzo del convegno romano "Da musulmani immigrati a cittadini italiani", che si è svolto venerdì e sabato presso la Facoltà Valdese di Teologia, dove ho presentato la relazione di apertura. Un convegno che avrebbe voluto celebrare, pur senza nascondere problemi e rischi, l'integrazione come cittadini italiani di decine di migliaia di musulmani, immigrati o figli di immigrati, che negli ultimi anni hanno acquisito la cittadinanza del nostro Paese. Quanti sono? E come inciderà su di loro la nuova vicenda terroristica di Parigi?

Anzitutto, i numeri. Sono al centro del mestiere del sociologo, ma sono anche un punto di partenza obbligatorio per tutti. A Roma ho presentato in anteprima una elaborazione statistica del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni di cui sono fondatore, parte di una nuova versione della "Enciclopedia delle religioni in Italia" da me diretta insieme a PierLuigi Zoccateli che sarà online il mese prossimo sul sito cesnur.com. Quanto al numero di musulmani cittadini italiani, essi sono nel 2015 245.600, la terza minoranza religiosa fra i cittadini italiani dopo i protestanti (442.000) e i Testimoni di Geova (422.000). Si tratta solo dei cittadini italiani, compresi quelli che hanno acquisito la cittadinanza negli ultimi anni, tra i quali da un quinto a un quarto sono di origine marocchina. Vanno aggiunti un milione e seicentomila musulmani presenti fra gli immigrati non cittadini residenti sul territorio italiano. In totale, oltre un milione e ottocentomila musulmani sono presenti in Italia fra cittadini e non cittadini.

Ovviamente in Italia non ci sono un milione e ottocentomila terroristi. Al contrario, la grande maggioranza dei musulmani presenti in Italia condanna con fermezza attentati come quelli di Parigi e aspira a coesistere in pace con la maggioranza non musulmana. Si potrebbe dire che c'è più difficoltà a condannare gli attentati che colpiscono obiettivi ebraici o israeliani, ma a simpatizzare per al-Qa'ida o per l'ISIS sono davvero in pochi. Da una parte, dunque, occorre evitare generalizzazioni e stereotipi che rischiamo sempre di prevalere in momenti di forte e giustificata emozione. Dall'altra, si deve tenere conto che una minoranza piccola ma pericolosa di ultra-fondamentalisti, alimentata da una predicazione radicale, dove pesca e recluta il terrorismo, esiste in Italia come in Francia e altrove, e intensificare la vigilanza è obbligatorio. Senza dimenticare che le cause ultime di quello che è successo a Parigi non sono in Europa ma in Siria e in Iraq.

Non lo ha detto Salvini, ma un popolare blogger saudita: "Non tutti i musulmani sono terroristi. Ma oggi ho l'impressione che tutti i terroristi siano musulmani". Neanche questo è vero - ci sono terroristi legati all'estremismo induista, protestante fondamentalista e perfino buddhista, o al narcotraffico - ma segnala un'altra verità scomoda. I terroristi sono parte dell'islam. Dire che "non c'entrano nulla con l'islam" non è meno infondato che sostenere che tutti i musulmani sono terroristi. 

La verità è che ci sono diversi modi di reagire alle grandi trasformazioni in corso nel mondo islamico. Ci sono, a seconda del modo di contare e dell'estensione che si dà al termine Europa, da sedici a ventitré milioni di musulmani nel nostro continente. La presenza di così tanti musulmani in Europa crea nuove declinazioni dell'islam. Al convegno di Roma abbiamo visto tante immagini di ragazzi e ragazze musulmane italiane che, magari - nel caso delle donne - con il velo, giocano a pallavolo e frequentano i concerti rock. Succede anche nei Paesi a maggioranza islamica. Lo studioso americano Mark Levine, nel suo «Heavy Metal Islam», ha descritto una scena musicale giovanile in Marocco, Iran, Egitto, Pakistan che raduna decine di migliaia di giovani in concerti di musica rock o metal, comprese le forme più estreme. Concerti dove, contro i divieti islamici, la birra scorre in abbondanza. Queste forme musicali prosperano persino in Arabia Saudita. Ogni tanto la polizia arresta qualcuno, che però poi, come è capitato in Marocco, è liberato a furor di popolo dopo grandi manifestazioni giovanili, che preoccupano i regimi e di cui arrivano poche notizie in Occidente.

Non tutto è positivo, naturalmente, in questi sviluppi. Li cito perché smentiscono gli stereotipi. I giovani che si entusiasmano per l'annuale festival del rock di Casablanca e alcuni dei terroristi di Parigi non hanno solo in comune l'essere marocchini. Spesso vengono dalle stesse famiglie. La loro risposta al cocktail di instabilità politica, repressione, crisi economica e predicazione fondamentalista che caratterizza Paesi come Marocco o Egitto è molto diversa, a seconda dei percorsi biografici. Questa diversità arriva anche in Europa, e rende ogni generalizzazione sbagliata.

Per i musulmani italiani i fatti di Parigi costituiscono un duplice rischio. La minoranza radicale ne trarrà argomento per sostenere che il terrorismo "funziona" e vince. Altri, consapevoli di non avere nulla a che fare con il terrorismo, si sentiranno offesi e umiliati quando a scuola o sul posto di lavoro qualcuno li insulterà come complici degli attentati. 

Ma dal rischio potrà nascere anche un'opportunità. Se c'è, un islam italiano disposto a condannare ogni forma di terrorismo senza se e senza ma dovrebbe battere un colpo. Condannando non solo gli attentati di Parigi - il che è relativamente facile - ma anche la persecuzione e la discriminazione dei cristiani e di altre minoranze religiose in troppi Paesi a maggioranza islamica, e l'uso del terrorismo nella lotta contro Israele. Siamo chiari: penso a un islam che, diventando italiano, rimanga islam. L'islam laico e progressista che hanno in testa certi giornalisti e intellettuali semplicemente non è più islam, e ha scarso seguito fra gli immigrati. La profezia ottimista - per modo di dire - secondo cui venendo in Occidente la maggioranza dei musulmani si sarebbe secolarizzata e avrebbe abbandonato la religione si è rivelata infondata, così come la profezia pessimista secondo cui tutti i giovani musulmani, a contatto con i mali della nostra società, si sarebbero radicalizzati e trasformati in ultra-fondamentalisti. 

L'islam italiano continuerà a essere fatto anche di giovani che leggono quotidianamente il Corano e di ragazze che scelgono il velo non per imposizione familiare ma come simbolo di un'identità che non vogliono abbandonare. Ma che, nello stesso tempo, praticano sport o vanno alle partite di calcio e ai concerti dei musicisti più in voga. È soprattutto tra questi giovani che il dolore delle tragedie potrà far nascere un islam insieme effettivamente islamico e capace di coesistere con identità diverse, nel reciproco rispetto. A patto di isolare i terroristi e i loro fiancheggiatori. E di non negare che esistono, e che sono anche loro musulmani. Era la lezione, non capita, di Benedetto XVI a Ratisbona: non un'offesa all'islam, ma l'invito a riflettere sul fatto che terrorismo e violenza vengono dal suo interno, per studiarne le cause e isolarne i protagonisti. A quella lezione, di un Papa che nello stesso tempo definiva il dialogo con l'islam come obbligatorio, si tratta ora di tornare.

 







Caterina63
00sabato 14 novembre 2015 18:14


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Come sapremo se è un false flag.

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“Un 11 septembre à la française” era stato ampiamente profetizzato da settimane dai servizi. Ora, sapremo se la strage di Parigi è un “false flag” come l’11 Settembre, fatto apposta per innescare una guerra senza fine “al terrorismo” – il terrorismo che gli Usa addestrano, i sauditi pagano e i turchi ricoverano contro la Siria –

se la lezione che Hollande, la NATO, gli Usa trarranno dalla strage sarà:

L’Occidente deve intervenire in Siria con tutte le forze militari allo scopo di rovesciare Assad, perché altrimenti i jihadisti diventeranno sempre più forti e meno moderati. La distruzione di Assad è la soluzione, altrimenti l’ISIS non si può vincere. Dovevamo già farlo nel 2012, ce l’ha impedito Obama vacillando….

 

Non sarà un false flag se la conclusione che gli stati occidentali sarà invece la seguente:

“Noi occidentali dobbiamo piantarla di reclutare, pagare, armare ed addestrare i jihadisti. Lo stiamo facendo dalla guerra antisovietica in Afghanistan, dove la Cia ha reclutato in un decennio (1982-92) 35 mila terroristi da 43 paesi: allora la formazione si chiamava Al Qaeda. Venendo ai giorni nostri: contro la Siria, fin dal 2011 – attestò allora DEBKA File – fu lanciata “una campagna per arruolare volontari islamici per combattere a fianco dei ribelli siriani. L’esercito turco li alloggerà, li addestrarà e assicurerà il loro passaggio in Siria” (DEBKAfile, NATO to give rebels anti-tank weapons, August 14, 2011.)”

La Turchia, è il caso di ricordaree, è membro della NATO. L’ISIS nasce da una costola di Al Qaeda per riconquistare la Siria all’islamismo wahabita, e poi viene esteso all’Irak per riprendere l’area sunnita. In Siria ci sono con i terroristi corpi speciali inglesi; gli Usa conducono contro l’ISIS bombardamenti che sono in realtà lanci di rifornimenti. Ankara mantiene i suoi terroristi per creare una zona-cuscinetto in Siria, che intende poi inglobare allo stato turco: una Crimea ottomana. L’Occidente vuole sloggiare la flotta russa dalla sua unica base in Mediterraneo; vuole liberare territorio per costruire il gasdottotra il Katar e la Turchia onde sostituire le forniture energetiche russe all’Europa. Per questo l’Occidente aiuta e soccorre i terroristi islamici.

Quanto a Parigi, ha fornito armamenti ai “ribelli” jihadisti libici anti-gheddafi, affiliati ad Al Qaeda e che poi hanno millantato la loro adesione al Califfato.

 

https://www.washingtonpost.com/world/france-sent-arms-to-libyan-rebels/2011/06/29/AGcBxkqH_story.html

 

Ha fornito copertura aerea ai terroristi mentre avanzavano compiendo atrocità. Nel 2012, Hollande ardeva dalla voglia di mandare caccia ed armati in Siria ad abbattere Assad e – quindi – insediare al potere i terroristi islamici wahabiti, insieme all’Arabia Saudita e alla Turchia. Fu architettato un false flag – “Assad stermina coi gas il suo stesso popolo” come pretesto all’intervento. Il presidente Obama per motivi mai ben chiariti esitò, si ritirò (disse che veva bisogno dell’approvazione del Congresso) sicché l’invasione occidentale contro la Siria restò sospesa. Ed è restata sospesa ancor oggi. Sospesa, non cancellata.

Nel 2013, la Francia e la Gran Bretagna fecero sforzi straordinari perchè l’Unione Europea togliessero un (presunto) embargo sulle armi da far giungere ai ribelli terroristi islamisti: hanno avuto successo, l’Europa ha consentito, le armi arrivano ai ribelli terroristi ed hanno prolungato la strage in Siria di altri due anni.

https://www.rt.com/news/eu-syria-arms-embargo-864/

Adesso, nelle ore dell’eccidio a Parigi, Obama è apparso in tv a fare il discorso delle grandi occasioni, del nuovo 11 Settembre. Promettendo l’intervento a fianco dei francesi:

“Abbiamo sempre potuto contare sul popolo di Francia al nostro fianco. Sono stati un partner straordinario nell’antiterrorismo, e noi intendiamo essere con loro in questo frangente”.

In realtà, questo stare “spalla a spalla” ha avuto qualche eccezione. Nell’autunno 2014, un drone Usa aveva preso di mira ed ucciso un jihadista francese combattente presso Aleppo.

http://www.metronews.fr/info/syrie-le-djihadiste-francais-david-drugeon-tue-par-une-frappe-aerienne-confirme-le-pentagone/moiw!64MKEWDEUSGKc/

 

Non era nemmeno un musulmano, si chiamava David Drugeon, ma era sicuramente ben addestrato nei corpi speciali francesi, tanto che era diventato il capo di un gruppo di qaedisti chiamato Khorassan. Agli americani non piaceva come Drugeon faceva il terrorista per conto di Parigi. C’è voluta anche la strage di Charlie per portare la Francia in linea nella “guerra al terrorismo” senza troppa autonomia.

Adesso l’attacco “dell’ISIS” ai parigini – classica strategia della tensione – può avere anche il senso di una punizione: per il fatto che Hollande, appoggiato da Juncker, hanno alzato la voce contro le sanzioni europee a Mosca, ventilando che andrebbero tolte? Chissà. Invece è certo che la orribile tragedia è stata profetizzata.

Lo dicevano dal 2 ottobre
Lo dicevano dal 2 ottobre

Su Paris Match del 2 ottobre un giudice Trévédic profetava: “Gli attentati in Francia saranno di una scala paragonabile all’11 Settembre”. Le Nouvel Observateur: “I servizi temono un 11 Settembre francese”.

Se questa tragedia è stata chiamata in anticipo “Un 11 Settembre”, vuol dire che ci attendono altri 15 anni di “guerra globale al terrorismo”.  Eventualmente anche contro la Russia, la sola che – con Assad – sta davvero cercando di eliminare il terrorismo islamico. Se  traessimo la lezione giusta, ci affiancheremmo alla Russia.   Invece volete scommettere che  non avverrà?

Infine:

Se non fosse un false flag, già si eleverebbe il grido: Basta col lasciar passare centinaia di migliaia di “profughi” cosiddetti “siriani”, quasi tutti maschi e giovani in età militare, alle frontiere orientali d’Europa! Fra di loro ci sono certamente jihadisti, aspiranti jihadisti, wahabiti tagliagole. Che stiamo facendo?

Ora, dai media almeno, questo grido non si alza. Strano. Che lezione stiamo traendo dalla strage di Parigi?

 





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Gli attacchi di Parigi e le “strane coincidenze”

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di Luciano Lago

 

Si potevano prevedere gli attacchi di Parigi? Qualcuno li aveva per la verità previsti.
Dichiarazione del Presidente Bashar al-Assad fatta nel Giugno del 2013, in una intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung: “….se gli europei consegneranno le armi ai terroristi , il cortile d’Europa si trasformerà in un terreno propizio al terrorismo e l’Europa ne pagherà il prezzo”.

Questa dichiarazione, che al giorno d’oggi appare come una premonizione, era stata sbeffeggiata e derisa dai giornali occidentali ed in particolare in Italia dai giornali della borghesia benpensante del “pensiero unico” (il Corriere della Sera e Repubblica). Vedi: Siria: Assad minaccia l’Europa.

Lo stesso aveva predetto il leader libico Gheddafi, prima di essere barbaramente assassinato dai sicari dei servizi della NATO inviati appositamente per eliminarlo per nascondere le prove del finanziamento da lui fatto all’allora presidente francese Nicolas Sarkozy : “L’Occidente deve scegliere tra me o il caos del terrorismo”. Vedi: Gheddafi e quella profezia inascoltata.

Una profezia quella di Gheddafi, anche quella rimasta inascoltata e derisa: l’Occidente ha scelto il terrorismo come strumento per raggiungere i propri fini. Adesso se ne vedono le conseguenze.

Per quanto riguarda la strage fatta con gli attacchi terroristici a Parigi, sembra presto per trarre delle conclusioni tuttavia ci sono delle cose “strane” anche in questo avvenimento.
Non sembra normale e credibile che otto terroristi, armati fino ai denti, possano circolare dentro Parigi ed attuare una attacco improvviso e coordinato, con perfetta tattica militare, colpendo in sette posti diversi, senza che servizi segreti e forze di sicurezza fossero minimamente informati e consapevoli di casa stava accadendo, di come circolassero le armi e di quanti terroristi dalla Siria, cittadini francesi arabi di seconda generazione, recatisi a combattere in quel paese, stessero rientrando in Patria per compiere attentati. Questo è avvenuto a Parigi che è una delle capitali più protette ed organizzate d’Europa.

Vuoi vedere che le armi utilizzate per gli attacchi siano le stesse che il governo francese aveva fatto arrivare in Siria per armare i gruppi terroristi che dovevano rovesciare il governo siriano di al-Assad ? Potrebbe essere visto che la Francia è in prima linea a sostenere i gruppi terroristi, adesso pudicamente denominati “ribelli moderati”. Vedi: Siria, Hollande: Francia ha dato armi ai ribelli da diversi mesi

Erano forse “ribelli moderati” anche quelli che hanno colpito a Parigi?
Dopo lo stato di emergenza proclamato dal presidente Hollande e gli appelli lanciati via TV, tutto inizia a puzzare di “macchinazione” e si allunga l’ombra sinistra dei servizi segreti anche su questa vicenda. Potrebbe essere che i servizi segreti stiano giocando con le vite dei cittadini inermi per i loro fini: seminare i panico e favorire le misure straordinarie.
Attacchi dei terroristi a Parigi


Fateci indovinare quale possa essere il progetto: rilanciare l’intervento della NATO in Siria con la falsa motivazione di voler vendicare le vittime e sconfiggere per sempre l’ISIS ma in realtà per non rimanere indietro all’intervento diretto fatto in quel paese dalla Russia e dall’Iran che hanno pesantemente attaccato le basi e le postazioni dell’ISIS e degli altri gruppi ottenendo un arretramento e la distruzione di buona parte di questa organizzazione. Organizzazione che gli occidentali (USA e Francia in testa) hanno lasciato prosperare per oltre un anno e mezzo.

Obama ha dichiarato che il Comado USA non vedeva, non sapeva e non era informato di nulla, nonostante tutto l’apparato di satelliti spia, di agenti segreti ed infiltrati di cui gli USA dispongono in Medio Oriente. Questo quando poi è risultato che persino i Pick Up Toyota, utilizzati dall’ISIS, erano state acquistati da emissari di USA ed Arabia Saudita, come emerso dalle indagini.
Nel frattempo è stato annunciato l’ annullamento della visita in Francia ed in Italia del presidente iraniano Rohani. Guarda che coincidenza è proprio quello che volevano a Riyad, in Arabia Saudita: evitare che l’Iran normalizzi i suoi rapporti con l’Europa. Contenti di questo annullamento anche a Tel Aviv i funzionari del governo di Israele che vedono l’Iran come il loro mortale nemico.

Gli attacchi a Parigi si sono verificati nel momento giusto.
Nei prossimi giorni bisognerà seguire con attenzione quello che accadrà e le dichiarazioni dei governi della Francia e degli altri paesi della NATO, per capire quali siano i nessi con questi attentati.

Bisognerà seguire anche le notizie diffuse da quei “mega media” della manipolazione che si chiamano CNN, BBC, Fox News, Sky News, ABC News, ecc. e rilanciate in Italia da Repubblica, Corriere della Sera e dalla Stampa, nonchè dalla impagabile Fiammetta Nirenstein che, quando scrive sul Il Giornale, sostiene che “la colpa di tutto quello che accade è del cattivo tiranno Assad che attua una repressione sanguinosa in Siria”.

Fare attenzione anche a quanto scriveranno gli opinionisti del Corriere della Sera, come Gian Luigi Battista o Franco Venturini, e se scriveranno che “è l’ora che finalmente l’Occidente intervenga”…. vorrà dire che lanceranno il segnale ricevuto dal Dipartimento di Stato e dalla altre Centrali di Comando atlantiste, per diffondere l’allarme e la mobilitazione.

Prepararsi quindi perchè la situazione è seria e non escluso che altri incresciosi episodi possano avvenire in qualsiasi città europea con l’attenta regia delle solite centrali di sobillazione.

Fonte: Controinformazione.info


Caterina63
00domenica 15 novembre 2015 09:15





Parigi in guerra

A ventiquattro ore dal bagno di sangue, Parigi vive il suo primo giorno di guerra. L'opinione pubblica è sempre più consapevole del pericolo islamista. Ma la classe dirigente no. E l'attacco a Parigi non è affatto giunto di sorpresa, ma è stato preceduto da un'assidua predicazione all'odio.

A ventiquattro ore dal bagno di sangue della notte del venerdì 13, Parigi vive il suo primo giorno di guerra. Come reagirà? L'opinione pubblica è sempre più consapevole del pericolo islamista. Ma la classe dirigente no. Nei media continua a prevalere una narrazione politicamente corretta e pacifista della realtà. E l'attacco a Parigi non è affatto giunto di sorpresa, ma è stato preceduto da una assidua opera di propaganda e predicazione all'odio sulle riviste dello Stato Islamico, sia Dabiq che la francofona Dar al Islam.

LA REALTA' DEMOLISCE IL POLITICAMENTE CORRETTO di Stefano Magni

I terroristi in fase di identificazione potrebbero includere anche un cittadino francese cresciuto nelle Banlieue, una donna e un profugo siriano. Una vera demolizione dei cliché del politicamente corretto, anche se i media continuano a seguire la loro linea pacifista.

CRONACA DI UN ATTENTATO ANNUNCIATO di Valentina Colombo

L'attacco a Parigi non è affatto giunto di sorpresa, ma è stato preceduto da una assidua opera di propaganda e predicazione all'odio sulle riviste dello Stato Islamico, sia Dabiq che la francofona Dar al Islam. La Francia è il paese più esposto d'Europa, anche per la sua laicità.

Dopo il bagno di sangue della notte del venerdì 13, Parigi sta letteralmente vivendo il suo primo giorno di guerra. E le indagini, iniziando a identificare gli attentatori, stanno smontando tutti i cliché del politicamente corretto. Fra i terroristi, infatti, vi sarebbero anche un cittadino francese cresciuto nelle Banlieue e un profugo siriano sbarcato in Grecia.

Il giorno di guerra a Parigi, che per la prima volta dal 1944 è in stato d’assedio, è caratterizzato da metro ferme, scuole, università ed edifici municipali chiusi per tutto il sabato. Solo alcuni treni di lunga percorrenza sono ancora attivi. Un Tgv (treno ad alta velocità) deragliato a Strasburgo ieri pomeriggio ha provocato una breve ondata di panico nei social media: un nuovo attentato? Si trattava di un incidente, in realtà, era un treno in prova e i tester hanno esagerato con la velocità. I servizi di emergenza sono stati mobilitati come in tempo di guerra, tutte le ferie della polizia e dell’esercito cancellate, 1500 militari sono stati dislocati a Parigi e gli ospedali hanno richiamato tutto il personale possibile per far fronte all’ondata di feriti, circa 200, di una notte di terrore. L’emergenza assume anche la forma di piccoli ma importanti accorgimenti tecnologici, nell’era dei social network. Facebook ha salvato dalla follia molte famiglie delle potenziali vittime, attivando il servizio speciale “sto bene”, un semplice segnale da pubblicare sul proprio profilo per indicare la propria esistenza in vita. Le stazioni radio hanno invitato tutti i parigini a restare a casa, ma anche a fornire rifugio ai cittadini in pericolo colti per strada dall’inizio dell’attacco. A questo proposito, sia le autorità che i privati hanno lanciato anche la catena di messaggi su Twitter con l’hashtag #porteouverte, “porta aperta”.

Il presidente Hollande, che ha personalmente udito le esplosioni degli attentatori suicidi ed è stato fatto evacuare dallo Stadio di Francia nel corso della partita Francia-Germania, ha promesso una risposta dura allo Stato Islamico su “tutti i campi di battaglia in patria e all’estero”. Nel frattempo, per sicurezza, ha cancellato il suo viaggio in Turchia dove avrebbe dovuto prender parte al summit del G20. Alla fine del mese si terrà proprio a Parigi il summit sul clima Cop21. E dunque le forze di sicurezza e le autorità francesi hanno meno di due settimane di tempo per mettere la città in sicurezza da ulteriori attacchi.

Le indagini della polizia francese e belga non hanno ancora portato all’identificazione dei terroristi. Il procuratore generale francese François Molin dichiara che l’attacco sia stato condotto da tre commando terroristi fra loro coordinati. Uno dei jihadisti pareva esser stato arrestato, ma la notizia è stata smentita nel corso della giornata. Dopo una giornata di caccia all’uomo non risultano altri jihadisti ancora vivi e a sul posto. Otto sono certamente morti: tre si sono fatti esplodere nell’area dello Stadio di Francia, tre nel teatro Bataclan e due sono stati uccisi dalle teste di cuoio. Tuttavia si segue la pista di due auto, guidate da giovani, sui luoghi degli attacchi. Una di queste è stata trovata: è immatricolata in Belgio. La polizia ha anche rintracciato tre scontrini appartenuti agli attentatori e da questi è risalita sempre a Bruxelles, al quartiere Molenbeek, uno dei più a rischio nella galassia jihadista europea. Il ministro della Giustizia belga Koen Geens ha dichiarato ieri che la polizia ha arrestato cinque sospetti nel quartiere di Bruxelles. Stando, invece, alle impronte digitali ricavate dai resti di uno degli attentatori suicidi, la polizia francese sarebbe risalita (secondo la Tv Europe 1) all’identità di un cittadino francese trentenne, già noto ai servizi sociali, cresciuto delle Banlieue parigine, i quartieri poveri, abitati soprattutto da immigrati musulmani, che ogni anno danno molto filo da torcere alla polizia francese. Un passaporto siriano è invece stato rinvenuto vicino al corpo di un altro attentatore suicida, nell’area dello Stadio di Francia. Secondo il viceministro degli Interni greco Nikolaos Toskas: "Il passaporto ritrovato accanto ad uno dei kamikaze della strage di Parigi è stato identificato come appartenente ad un rifugiato siriano registrato a Lesbo il 3 ottobre". Un profugo era fra gli attentatori, dunque. Il quotidiano Le Parisien ipotizza anche la presenza di una donna fra gli attentatori. Ma siamo sempre nel regno delle ipotesi.

In ogni modo, sono già stati demoliti dalla realtà tutti i cliché del politicamente corretto, quelli secondo cui non vi è alcun legame fra l’islam e il terrorismo e quelli per cui gli immigrati islamici non costituiscono una minaccia, ma una risorsa. E’ anche probabile che nella stragrande maggioranza dei casi sia così. Ma non si può negare il pericolo, come invece si tende a fare. “Nelle ore successive agli attacchi dei terroristi suicidi jihadisti, dell’omicidio di massa a Parigi, i media europei parlavano di ‘flagello del terrorismo’ e ‘violenza degli estremisti’. Ma chi erano questi terroristi e questi generici estremisti che hanno massacrato innocenti parigini? Erano anti-abortisti, razzisti del Ku Klux Klan, membri del Tea Party, per caso? – si chiede ironicamente lo storico e opinionista militare Victor Davis Hanson – I professionisti della notizia gareggiano nel metterci in guardia, non dal pericolo di ulteriori attentati jihadisti o dalla natura dell’odio islamista che anima i fanatici, ma dalla ‘sovra-reazione’ occidentale all’orizzonte, da come i partiti identitari e di estrema destra possano colpevolizzare gli immigrati”.

“Quanto l’attentato di Parigi impatterà sull’opinione pubblica? – si chiede l’analista Daniel Pipes – e per quanto tempo ancora l’establishment europeo negherà la realtà? (…) Come suggeriscono queste stesse domande, la gente comune e la classe dirigente si sposteranno su posizioni opposte, la prima verso destra, la seconda ancora più a sinistra. Alla fine, questa divergenza ridurrà al minimo l’impatto di questi eventi (di Parigi, ndr) sulle decisioni politiche future”. Secondo Pipes, attentati di mega-terrorismo come quello di Parigi, oltre a tutta la catena di attacchi minori subiti dalla Francia e dall’Europa, hanno creato effettivamente una maggior presa di coscienza del pericolo islamico nell’opinione pubblica. “Questi eventi hanno reso gli occidental molto più preoccupati nei confronti dell’islam e di tutto ciò che ne consegue, dalla costruzione di un minareto alle mutilazioni genitali femminili. In complesso, è già in corso un notevole slittamento verso la destra politica”. Al contrario, “Coloro che hanno il compito di interpretare il significato di questi attacchi (per elaborare una risposta, ndr) vivono in una bolla che non permette loro di accettare la realtà per quella che è. Per lo meno in pubblico (quel che poi dicono in privato è un altro discorso), si sentono obbligati ad affermare che l’islam non abbia alcun ruolo nella violenza terroristica, temendo che il solo riconoscere questa relazioni possa causare ancora più problemi”. Non a caso, in Italia, l’unico titolo violentemente contestato dalla categoria giornalistica è stato quello del quotidiano Libero, l’unico che attaccava gli islamici con uno stile da tabloid popolare. Il suo direttore Maurizio Belpietro è stato denunciato il giorno stesso

Sono invece diffusi e incoraggiati i più pacifisti fra i commenti. Come quello rilasciato da Umberto Veronesi ad AdnKronos: “Occorre da parte nostra uno sforzo pacificatore, e siamo proprio noi come Occidente a doverlo fare. Sono contrario all'idea di fare guerra all'Is (Stato Islamico, ndr), perché violenza chiama violenza. Più loro tagliano teste, più noi bombardiamo: qualcuno deve fermare questa catena di azione e reazione e deve farlo con il dialogo e la tolleranza religiosa. L'Is va ascoltato”. Ma “va ascoltato”, perché lo stesso Veronesi dimostra, nella stessa intervista, di non conoscere né la natura né gli obiettivi dello Stato Islamico, che lui descrive come: “un gruppo di sunniti che si sentono emarginati in Iraq e hanno creato un movimento molto estremista, di fatto perché vogliono una patria e chiedono all'Iraq di cedere una piccola area, non più grande della Lombardia, per creare lo Stato islamico”. Ma l’Isis non punta all’indipendenza di una piccola area del Medio Oriente, ma a rifondare il Califfato, l’impero islamico che va dall’Atlantico al Pacifico. E puntualmente le milizie islamiche operano dall’Atlantico (Nigeria) al Pacifico (Indonesia) cooperando allo stesso progetto e colpendo gli occidentali anche in casa loro, come hanno dimostrato a Parigi. Il discorso dell’oncologo Veronesi è però finalizzato a dire: “Soprattutto non bisogna fomentare l'anti-islamismo o in generale il conflitto religioso”. E’ questo il pensiero “mainstream” nel giorno dopo l’attentato. Condiviso anche dall’Ong Emergency, che ha lanciato subito la sua interpretazione dei fatti: “Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione. Diritti, democrazia e libertà sono l'unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore”. E il loro fondatore Gino Strada conclude: “L’unico modo per far finire la violenza è smettere di usarla”. Amen.



Nel settembre scorso il numero 6 di DAR AL-ISLAM, la rivista dello Stato Islamico in lingua francese, esordiva con le seguenti parole: “Noi scriviamo queste righe nel momento in cui il governo francese proclama sui mezzi di comunicazione che vuole amplificare la sua guerra contro lo Stato del califfato. […] oggi i governi crociati in mano agli ebrei usurai incitano gli idolatri sciiti e democratici dell’esercito libero o altri a combattere il califfato.” Un attacco indiscriminato alla Francia, agli ebrei, agli sciiti e a chiunque, su incitamento dell’Occidente, voglia combattere il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi.

Da un lato il presidente François Hollande viene accusato di essere alleato del “tiranno” re Salman di Arabia Saudita, dall’altro vengono attaccati i “sapienti del male” ovvero i salafiti e i Fratelli musulmani, non solo quelli egiziani, ma soprattutto quelli che operano in Europa, come Yusuf Qaradawi, e in Francia, come l’imam di Bordeaux Tareq Oubrou. Già il numero 2 di Dar al-Islam titolava “Che Allah maledica la Francia” e vi si ribadiva che la rivista in francese dello Stato islamico – rivista che non è la traduzione di DABIQ, ma un’edizione a se stante – non si rivolge “né ai ricercatori, né ai giornalisti miscredenti o pseudo-musulmani che desoderano studiare lo Stato islamico”, non si rivolge nemmeno “agli pseudo-partigiani del jihad che pensano di fare qualcosa per la loro religione trascorrendo le notti sulle reti sociali”. Si sottolineava che “Dar al-Islam non è che uno strumento che invita all’egira [verso lo Stato islamico] e al jihad.”

Nello stesso numero veniva sottolineata l’ostilità della Francia nei confronti dell’islam: “nessuno può ignorare che la Francia è abitata da un odio sordo e irrazionale contro l’islam e i musulmani che l’ha spinta a porsi al comando della coalizione contro il Califfato.” Infine l’intervista a un jihadista tunisino dello Stato islamico, Abou Mouqatil al-Tounsi, si concludeva con una richiesta di consigli per i “fratelli francesi”. Al-Tounsi rispose: “Per Allah, dovete risvegliarvi e combatterli, se solo vedeste quel che fanno con i loro aerei, come terrorizzano le nostre donne e i nostri bambini. […] Li incito a seguire la via dei fratelli che hanno condotto delle operazioni laggiù. Le armi sono facili da reperire in quei paesi. Riponete la vostra fiducia in Allah. Consiglio loro di non scegliere obiettivi specifici. Uccidete chiunque. Tutti i miscredenti sono per noi degli obiettivi. Non ti affaticare a cercare obiettivi specifici. Uccidi qualsiasi miscredente.” Alla domanda se avesse un messaggio per i miscredenti in Francia, al-Tounsi è laconico: “Dico loro. Ben presto vedrete la bandiera di la ilaha illa Allah [Non esiste altro dio al di fuori di Allah] sventolare sull’Eliseo. […] Non c’è che il mare tra noi e voi.” 

Dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi, quanto appena riportato appare una cronaca di una morte annunciata, con l’unica differenza che il mare non separa più perché lo Stato islamico e i suoi simpatizzanti sono in Francia, sono francesi.

La Francia è indubbiamente il paese più nel mirino dell’ISIS per il suo passato coloniale, per la sua laicità, per la sua battaglia contro lo Stato islamico, ma la Francia è anche il paese in cui più di ogni altro si stanno riproducendo le dinamiche e gli scontri che dilaniano da quasi un anno e mezzo il jihadismo in particolare e l’estremismo islamico in generale. Queste dinamiche vedono lo Stato islamico avanzare e raccogliere simpatizzanti, giuramenti di fedeltà di singole persone e altre organizzazioni jihadiste laddove Al Qaeda ha perso la presa. Al tempo stesso lo Stato islamico sta ricorrendo alle tattiche tipiche di Al Qaeda, quali gli attacchi multipli e contemporanei come nei recenti fatti parigini. 

Tuttavia lo Stato islamico, così come ha semplificato il messaggio rispetto ad Al Qaeda, sta “banalizzando” gli attacchi: l’11 settembre non era ripetibile, era spettacolare, mentre i recenti attacchi possono creare spirito di emulazione, considerata la facilità di messa in atto. Dall’arma da fuoco al coltello tutto è molto più semplice.

A pagina 34 dell’ultimo numero di DAR AL-ISLAM si trova un capitolo che cita il seguente versetto coranico: “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.” (8, 60) Da pagina 35 a pagina 38 segue invece la descrizione di come preparare e usare armi dal kalashnikov alla granata, proprio le armi che pare siano state usate negli attentati di Parigi.

E’ interessante comunque notare come il versetto appena citato sia il motto della Fratellanza musulmana. Il nemico di Allah è, a seconda dei casi, il crociato, l’ebreo, il musulmano ipocrita. La Francia non solo presenta il sostrato sociale (scontento, rabbia) che funge da terreno fertile per ogni fenomeno di radicalizzazione, non solo presenta terze generazioni che nutrono rancore nei confronti del proprio paese e vivono una schizofrenia identitaria che li porta a un ritorno alla religione nella sua forma più conservatrice e radicale, non solo è il simbolo di una laicità che è il nemico principale dell’ideologia islamista. In Francia la Fratellanza musulmana agisce, attraverso la rete l’Union des Organisations Islamiques de France (UOIF), dagli anni Ottanta del secolo scorso con le proprie moschee e i propri predicatori. Se è pur vero che oggi l’UOIF condanna gli attentati da Charlie Hebdo e supermercato kasher sino a quelli del 13 novembre, bisogna prendere atto che alcuni suoi predicatori di punta, quali Hassan Iquioussen, e alcuni dei suoi teologi di riferimento, come Yusuf Qaradawi,  giustificano gli attentati suicidi, hanno invocato il jihad in Siria, attaccano gli sciiti e gli ebrei alla stregua dello Stato islamico. Ed è questo sostrato ideologico e sociale che va analizzato e va controllato in Italia e altrove in Europa.

Quanto accaduto in Francia è un attacco ad hoc per la Francia che potrebbe facilmente replicarsi nel vicino Belgio che da sempre ha reti islamiste comuni alla Francia. L’Italia, in modo particolare Roma, rimane un obiettivo sensibile, ma soprattutto simbolico per la presenza del Vaticano.  L’Italia, al pari dell’Europa, deve scommettere sulle seconde generazioni e, unitamente all’Europa, deve comprendere, quanto affermato nel luglio scorso da David Cameron alla Ninestiles School di Birmingham:

“Nel contrastare l’estremismo islamista, una parte fondamentale della nostra strategia è di occuparci dei suoi due volti, quello non violento e quello violento. Questo significa che dobbiamo anche occuparci di quelle organizzazioni che non difendono la violenza, ma che comunque promuovono altre parti dell’estremismo. Dobbiamo dimostrare che se dici “condanno la violenza, ma l’infedele è un essere inferiore”, o “la violenza a Londra non è giustificata, ma gli attacchi suicidi in Israele sono un’altra faccenda”, anche tu sei parte del problema. Che tu lo voglia o no, e spesso lo vuoi, stai dando sostegno a chi vuole la violenza”.

In questo senso l’Europa dovrebbe avere il coraggio di riconoscere e combattere ogni ideologia radicale, da quella apparentemente moderata a quella jihadista, ma dovrebbe avere il coraggio di interrompere ogni rapporto economico e politico con tutti quegli Stati che promuovono la stessa ideologia e la stessa interpretazione radicale dell’Islam, primi fra tutti l’Arabia saudita e l’Iran. Il relativismo valoriale, la Realpolitik non aiuteranno a sconfiggere lo Stato islamico. I finanziamenti sauditi e qatarini ai Fratelli musulmani europei, alle università, ai centri studi occidentali non favoriranno certo né l’integrazione né la pace né la lotta al terrorismo, ma impediranno – come stanno già facendo – ogni critica all’islam politico “moderato” che punta alla conquista del potere proprio come lo Stato islamico con l’unica differenza dei metodi usati e dei tempi in cui raggiungere l’obiettivo.




 





Caterina63
00martedì 17 novembre 2015 00:38







IMMENSO CORDOGLIO E NECESSARIO ESAME DI COSCIENZA. RIFLESSIONE DI S.E. MONS. LUIGI NEGRI SULLA STRAGE DI PARIGI

 

16/11/2015

La tragedia di Parigi non dovrebbe destare in noi stupore e sorpresa; certamente immenso dolore, cordoglio e vicinanza alle vittime, ma non sorpresa o stupore. 

Che potesse accadere qualcosa di grave in Europa – anche l’Italia è obiettivo sensibile – era evidente da tempo, viste le minacce che si sono andate intensificando e precisando. 

Ora però l’immane tragedia esige - prima di tutte le strategie o dell’appello del presidente Hollande che, singhiozzante, chiama la Francia alla resistenza - che questo Occidente, laico e cattolico, prenda spunto da quanto successo per una revisione che non ha ancora fatto, né dopo quel macabro 11 settembre del 2001, né dopo le altre stragi che puntualmente e ossessivamente si sono andate attuando negli ultimi anni. “Noi dobbiamo tener saldo il nostro giudizio - disse Giussani dopo l’attacco alle Torri Gemelle - e paragonare tutto con quello che ci è successo, in questo momento grave e grande. Dobbiamo ripetere questo giudizio prima di tutto a noi stessi”.

In tale prospettiva credo di poter affermare che in questo Occidente non si può aver più paura del cristianesimo che dell’ISIS, com’è evidente in tanta cultura post-ideologica. Non si può neppure far passare la propria comprensibile paura come virtù civile e il silenzio connivente come espressione di saggezza strategica. Non si può - soprattutto di fronte ad una minaccia che non conosce rispetto né per le persone, né per i bambini, né per le donne, né per la cultura, penso all’orrendo scempio dei siti archeologici che ne esprimevano la grandezza - insistere solo sul versante di un dialogo unilaterale, che dovrebbe essere continuamente rinnovato da parte occidentale nei confronti di chi non ha nessuna volontà, né intenzione, né disponibilità a dialogare.

Di fronte alle cose orrende che accadono, “non umane”, “un pezzo di terza guerra mondiale” ha detto Papa Francesco - provocate da questo Islam radicale e fuori controllo, di cui non ci è dato di conoscere la consistenza numerica e neppure il grado di collusione tra i suoi vertici e tanta politica mediorientale - le parole dialogo, apertura, confronto e molte altre, rischiano di perdere il loro valore e diventare puri suoni verbali, perché “il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo” (San Giovanni Paolo II).

Per questo la situazione esige oggi un profondo ripensamento, sia da parte laica che cristiana, senza escludere chi esercita la giustizia, affinché eviti di mettere facilmente in libertà coloro che, più o meno collusi con il terrorismo, sono transitati per le nostre prigioni non più di un giorno per poi essere messi in condizione di disperdersi in Italia o di ritornare nei loro Paesi.

Spero che sia fatto da tutti un serio esame di coscienza e che tutti abbiano il coraggio di portarlo alle estreme conseguenze, perché è meglio morire con una posizione chiara di fronte a sé e alla storia, che lasciare irrisolto questo dramma nell’ambito della propria coscienza; infatti se per i cattolici la fede vale più della vita, la coscienza vale più della vita per i laici.

Preghiamo la Madonna delle Grazie che ci mantenga saldi nella speranza e ci ricordi costantemente che l’ultima definizione della realtà è che essa è positiva.
+ Luigi Negri



Samir Khalil Samir. L’islam è una religione della guerra. Il messaggio molto astuto di Al Baghdadi

 
 
Riprendiamo da AsiaNews un intervento molto interessante, che diventa ancor più significativo, soprattutto per la sua autorevolezza, proprio in questi giorni in cui ci vengono propinate sui media molte false versioni dell'islam.

È di Samir Khalil Samir, docente all'università St. Joseph di Beirut, ora rettore rettore pro tempore del Pontificio istituto orientale a Roma.
Di recente, sui punti critici dell'Islam, abbiamo potuto consultare gli scritti di Paolo Pasqualucci:
Non crediamo nello stesso Dio dei mussulmani I Parte - II Parte.
E perchè non è possibile la pace con l'Islam, vedi qui


Il “califfo” esorta tutti i musulmani a fare la loro “hijrah”, emigrazione, per passare da un islam di pace a uno di guerra, imitando Maometto e la sua Egira (nel 622). Il messaggio risveglia qualcosa di dormiente nel mondo islamico tradizionalista e salafita. L’islam è pace e guerra ed è tempo per i musulmani di riformare la loro visione della storia. Impossibile paragonare la guerra santa alle crociate.
Questo di Abu Bakr al-Baghdadi è un messaggio molto astuto perché corrisponde alle aspettative di una parte del mondo islamico. Senz’altro i gruppi salafiti, che cercano di riportare la società allo stile e alla pratica del tempo di Maometto, saranno contenti e diranno: Finalmente ritroviamo il vero islam!

Va notato che quando parla di emigrare (hijrah), lui indica l’emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina, quella che noi chiamiamo “l’Egira”, che segna l’inizio della cronologia del mondo musulmano (dal 622 d.C), l’inizio dell’era islamica.
 
Questa emigrazione è il passaggio dall’islam pacifico a quello combattivo. Alla Mecca, Maometto non ha mai fatto guerra; ma vedendo che il suo messaggio non passava e che poca gente lo ascoltava, e che anzi vi era rischio per la sua vita, ha inviato un gruppetto di suoi seguaci a emigrare in Etiopia, un Paese cristiano che l’avrebbe ben ricevuto. Poi è emigrato lui a Medina. Lì ha cominciato a predicare e un anno dopo inizia la lotta militare prima contro i meccani, poi contro le tribù per convertirle. Maometto ha vinto tutte queste guerre: la maggioranza delle tribù dell’Arabia l’hanno seguito. Ma bisogna precisare: esse lo hanno seguito più come capo militare che come capo religioso. La prova è questa: quando Maometto è morto, nel 632 molte tribù si sono ritirate non sostenendo più la guerra e non pagando le tasse. E allora, il nuovo califfo Abu Bakr ha dichiarato guerra contro di loro per costringerli a ritornare nell’islam.
 
E loro si rifiutavano: Noi abbiamo fatto il patto con Maometto, non con l’islam. Ma Abu Bakr li vinti e li ha costretti a ritornare nell’ambito dell’islam. Ed è interessante che questo nuovo “califfo” abbia scelto come nome Abu Bakr e voglia lanciare la guerra santa in tutto il mondo, per sottomettere tutti all’islam.
 
Il suo appello significa risvegliare qualcosa che dorme nel pensiero profondo dell’islam per dire: facciamo tutti la nostra hijrah, lasciamo tutti coloro che vogliono un islam di pace, e passiamo all’islam autentico che ha conquistato prima l’Arabia, poi il Medio oriente, e poi il Mediterraneo. Questa sarebbe l’ultima fase della lotta del profeta attraverso il suo nuovo rappresentante.
 
Il tutto è molto simbolico.
 
È vero che vi sono notizie secondo cui l’Isis sta perdendo adepti, che diversi giovani, dopo essere arrivati in Siria e Iraq a combattere, ora si stanno distaccando e vengono imprigionati degli stessi miliziani dell’Isis. Il messaggio cerca allora di risvegliare ancora più musulmani per recuperare altri giovani più decisi.
 
Quasi senz’altro, il richiamo di al-Baghdadi scuoterà i musulmani salafiti, che hanno come modello l’islam primitivo. Essi prendono come modello la prima generazione dell’islam, e ciò spingerà molti musulmani tradizionalisti a diventare salafiti e a combattere.
 
Davanti a questa chiamata alle armi, cosa fare?
 
La lotta militare può essere necessaria, ma non risolutiva. Azioni militari potranno ridurre le violenze, spargere meno sangue, far regredire lo SI, ma il movimento continuerà perché fa parte dell’islam. L’unica soluzione radicale è una riforma interna della lettura della storia islamica.
 
Quando al-Baghdadi dice che “l’islam non è mai stato una religione di pace”, esagera: l’islam ha avuto anche periodi di pace; dire che l’islam è solo guerra, è un errore anche questo. L’islam è pace e guerra ed è tempo che i musulmani rivedano la loro storia. Inoltre, va precisato che la guerra islamica non è paragonabile alle crociate: Le crociate sono state al massimo una guerra limitata per salvare Gerusalemme e i luoghi santi, ma non una guerra totale, santa, ispirata dal vangelo. Invece la guerra dell’islam è sempre santa se viene fatta per allargare i confini dell’islam e recuperare la terra dell’islam.


Caterina63
00sabato 21 novembre 2015 01:04



Parigi e la caduta di Roma

 
Propongo il testo che segue, segnalato da Rosa Roccaforte e tradotto al volo dalla Redazione. Si tratta di osservazioni da non ignorare per arricchire le nostre chiavi di lettura di quanto sta accadendo. Se non si riflette a fondo, non si possono affrontare con la dovuta consapevolezza e responsabilità gli eventi che incombono nella intricata e complessa correlazione dei molteplici elementi in campo. Autore dell'articolo : Niall Ferguson – 16 novembre 2015 sul Boston Globe [qui].
Ferguson è professore di Storia all’università di Harvard, membro anziano della Hoover Institution e autore del libro “Kissinger, 1923-1968: The Idealist.’’

Sto elaborando riflessioni anche in relazione ai mantra ricorrenti, dopo aver riscontrato sui media (stampa e TV) una informazione sbilanciata la cui problematicità si innesta in questo discorso.

Parigi e la caduta di Roma

Roma saccheggiata dai Goti - clicca per ingrandire

Non ripeterò quanto avete già letto o ascoltato in questi giorni. Non vi dirò che ciò che è successo a Parigi venerdì sera è di un orrore senza precedenti, perché non è vero. Non solleverò appelli perché il mondo si schieri al fianco della Francia, perché si tratterebbe di una frase vuota. Non applaudirò l’impegno del presidente Hollande a esercitare una vendetta “senza pietà”, perché non ci credo. Piuttosto, vi dirò che è proprio in questo modo che una civiltà crolla.
 
Così Edward Gibbon descrisse il saccheggio di Roma da parte dei Goti nel mese di agosto dell’anno 410 d.C.:
“Nell’ora della licenza selvaggia, in un’epoca in cui ogni passione era infiammata e ogni freno morale era rimosso … uno sterminatore crudele venne inflitto ai Romani; […] le strade della città erano piene di cadaveri. […] Ogni volta che si cercava di opporsi ai barbari, questi, sentendosi provocati, estendevano il massacro ai più deboli, agli innocenti, alle persone indifese [...]”
Ora, ciò non sembra forse la descrizione delle scene di Parigi di venerdì sera, di cui siamo stati spettatori?
 
È vero, la Storia del declino e della caduta dell’impero Romano di Gibbon rappresentava il decesso di Roma come un processo che si è sviluppato lentamente nel córso di più di un millennio. Ma una nuova generazione di storici, come Bryan Ward-Perkins e Peter Heather, ha sollevato l’ipotesi che il processo di declino dell’impero Romano sia stato in realtà improvviso – e sanguinoso – piuttosto che graduale: una “conquista violenta […] da parte di barbari invasori” che distrusse una civilizzazione complessa nell’arco di una singola generazione.
 
Processi misteriosamente simili stanno distruggendo oggi l’Unione Europea, anche se molti di noi non vogliono riconoscerli per quel che sono.
 
Dobbiamo essere chiari su ciò che sta accadendo. Come l’impero Romano nei primi anni del quinto secolo, l’Europa ha permesso che le sue difese si affloscino. Di pari passo con l’aumento della sua ricchezza, le sue capacità militari e la sua autostima si sono ridotte. È diventata una civiltà decadente rinchiusa in centri commerciali e stadi di calcio. Allo stesso tempo, ha aperto le sue porte a estranei che desiderano possedere la sua ricchezza senza rinunciare alla loro fede ancestrale.
 
Il colpo a distanza a questo edificio barcollante è stata la guerra civile siriana, che è stata il catalizzatore e una causa diretta della grande Völkerwanderung [esodo di popoli, NdT] del 2015. Come era successo precedentemente, sono arrivati in tanti da tutte le parti della periferia imperiale – dal Nordafrica, dal Levante, dall’Asia del Sud – ma questa volta ne sono arrivati milioni.
 
Certo, molti sono venuti solo perché speravano di trovare una vita migliore. La situazione economica nei loro paesi è diventata sufficientemente buona per permettergli di viaggiare all’estero, e quella politica è diventata sufficientemente negativa per spingerli a rischiare di lasciare la propria terra. Ma non è possibile che tutte queste persone sciamino in direzione settentrionale e occidentale senza recare con sé il proprio malessere politico. Come Gibbon aveva visto, i monoteisti convinti rappresentano una grave minaccia per un impero secolare.
 
È ormai diventata un’abitudine affermare che la gran maggioranza dei musulmani che vivono in Europa non sono violenti, e questo è senza dubbio vero. Ma è anche vero che la maggioranza dei musulmani in Europa nutrono dei punti di vista che non possono conciliarsi facilmente con i principi delle nostre democrazie liberali moderne, ivi compresi quelli recentemente raggiunti a proposito dell’uguaglianza dei sessi e della tolleranza non solo della diversità religiosa ma anche di quasi tutte le tendenze sessuali. Ed è incredibilmente facile, per un gruppo minoritario di queste comunità che presuntamente amano la pace, acquistare delle armi e preparare attentati contro una civiltà.
 
Non ho nozioni abbastanza approfondite del quinto secolo per poter citare le fonti Romane che descrivevano ogni nuovo atto di barbarie come un atto senza precedenti, anche se in realtà erano drammi che si erano già verificati molte volte in epoche anteriori; o che sollevavano pii inviti alla solidarietà dopo la caduta di Roma, persino quando rimanere in piedi l’uno a fianco dell’altro significava in pratica cadere insieme; o che emettevano sterili minacce di vendetta senza pietà, anche se in realtà l’unica cosa che volevano era di richiamare l’attenzione con le loro pose melodrammatiche.
 
Quel che so bene, invece, è che l’Europa del XXI secolo non solo deve biasimare se stessa per il pasticcio in cui si trova in questo momento, perché non c’è alcun altro luogo del mondo che abbia dedicato più risorse allo studio allo studio della storia che l’Europa moderna. Quando sono andato ad Oxford più di trent’anni fa, davo per scontato che già dai primi córsi del mio primo anno di studi avrei studiato Gibbon. Non è servito a nulla. Non abbiamo imparato nulla che avesse realmente a che vedere con la storia, ma un mucchio di sciocchezze che avevano come fondamento il presupposto che il nazionalismo fosse una realtà negativa, gli stati-nazione ancóra peggio, e gli imperi la cosa peggiore di tutte.
 
Nel suo libro La caduta di Roma, Ward-Perkins ha scritto: “Prima della caduta, i Romani erano tanto sicuri che il loro mondo sarebbe rimasto per sempre sostanzialmente immutato quanto lo siamo noi oggi. Si sbagliavano. Faremmo bene a non ripetere il loro atteggiamento di sufficienza”.
 
Povera Parigi. Uccisa da un atteggiamento di sufficienza.
 




Caterina63
00sabato 21 novembre 2015 11:39




FEDE E RAGIONE
 

Si avvicina l’anno 2016, in cui cadrà il decimo anniversario del discorso tenuto a Ratisbona nell’Aula Magna dell’Università. Papa Ratzinger amava molto gli anniversari. Si tratta di uno dei vertici della sua analisi culturale della storia dell’Europa e del suo confronto con l’islam. Tragedie come quella di Parigi l’hanno reso ancora più attuale. 

 - VAI ALLO SPECIALE "PARIGI, 13 NOVEMBRE"

di Massimo Introvigne
Benedetto XVI con principe giordano Ghazi Bin Muhammed Bin Talal, uno dei firmatari del Messaggio indirizzato al Papa nell’ottobre 2007


Si avvicina l’anno 2016, in cui cadrà il decimo anniversario del discorso tenuto a Ratisbona nell’Aula Magna dell’Università il 12 settembre 2006. Papa Ratzinger amava molto gli anniversari. Qualcuno potrebbe pensare che celebrare quello del discorso di Ratisbona lo amareggerebbe, visto quanto poco fu capito e quanto spesso fu travisato. Ma forse gli farebbe piacere, perché si tratta di uno dei vertici della sua analisi culturale della storia dell’Europa e del suo confronto con l’islam. Tragedie come quella di Parigi l’hanno reso ancora più attuale. Mi porto dunque avanti con il lavoro, e avvio una meditazione che spero possa accompagnarci nel corso del 2016.

A Ratisbona Benedetto XVI parte da un dialogo che vede contrapposti nel 1391 ad Ankara l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un saggio persiano musulmano. L’imperatore gioca fuori casa, dopo avere ricevuto un invito che non può rifiutare ad accompagnarlo in una partita di caccia dal sultano turco Bayazet I, il cui minaccioso esercito è molto più potente del suo. Sulla passione per la caccia di Bayazet, Manuele si permette anche qualche battuta: il sultano si aspetta, dice, di trovare in Paradiso non solo le famose vergini, ma anche un buon numero di cani da caccia. Notiamo, di passaggio, che benché Bayazet I sia passato alla storia come un sovrano piuttosto crudele, da certi punti di vista la tolleranza di questi musulmani turchi del XIV secolo regge favorevolmente il paragone con quella di parecchi musulmani moderni. Manuele può permettersi – in un Paese musulmano e in pubblico – non solo la battuta sui cani paradisiaci, ma anche quelle aspre critiche a Muhammad la cui semplice citazione da parte di Benedetto XVI indusse l’islam fondamentalista a proteste, manifestazioni di piazza e perfino omicidi nel 2006.

Non amando la caccia, Manuele si trova un altro passatempo. Sulla piazza di Ankara, organizza unaspecie di talk show dove di fronte a un folto pubblico dibatte per ventisei serate con un intellettuale musulmano – ma lo stesso imperatore è un appassionato di filosofia – sui meriti rispettivi del cristianesimo e dell’islam. Tuttavia, nel 1391 certamente Manuele non può invocare il Vangelo o la teologia di fronte a un pubblico musulmano: propone allora al suo interlocutore di discutere non sulla base della fede, ma della ragione. L’islamico accetta, ma il dialogo non va da nessuna parte perché Manuele e il musulmano hanno due idee diverse della ragione. Per l’imperatore greco la ragione è il fondamento filosofico di tutte le cose. Per il musulmano questo fondamento non esiste: il suo Dio, Allah, «non dipende da nessuno dei suoi atti» e può cambiare ogni minuto le leggi che regolano il mondo, così che ogni conoscenza razionale è incerta e provvisoria.

Per l’islamico argomentare in base alla ragione significa semplicemente citare fatti empirici. La suanozione di ragione è meramente strumentale. Da questo punto di vista il quarto dei ventisei dialoghi fra l’imperatore e il saggio islamico, apparentemente una disputa – precisamente – “bizantina”, ha invece la sua importanza. Manuele II contesta l’opinione di alcuni musulmani secondo cui, dal punto di vista della capacità di conoscere con certezza la verità, l’anima dell’uomo e quella degli animali non sono poi così diverse. Niente affatto, ribatte Manuele: l’uomo ha la ragione, che gli animali non hanno. Ed è evidente che importanti qui non sono tanto gli animali, ma la possibilità della ragione umana di conoscere la verità.

Munito della sua nozione meramente strumentale di ragione, il musulmano usa nel quinto dialogol’argomento che pensa chiuda la discussione: la prova della superiorità dell’islam sul cristianesimo è che le armate del Profeta stanno vincendo ovunque, e lo stesso impero di Bisanzio è ridotto a uno staterello. Naturalmente tre secoli dopo, quando a partire dalla sconfitta di Vienna nel 1683 i musulmani cominceranno a perdere le battaglie e le guerre, l’argomento potrà essere rovesciato. Ma non è questo il punto. Per Manuele II – e per Benedetto XVI – la vita, i diritti umani e la possibilità di convivere fra religioni diverse sono garantite solo da una fiducia nella ragione come strumento capace di conoscere la verità che vale per tutti, cristiani e musulmani, credenti e non credenti. Se manca questa fiducia nella ragione, tra persone di fede diversa quale sia la verità è deciso da quali eserciti vincano, e oggi da chi sia più capace di fare esplodere bombe. La verità – e Dio stesso, che è verità – diventano semplici funzioni della violenza.

È stato detto molte volte, e con ragione, che il discorso di Ratisbona non voleva essere un discorso“sull’islam”. L’islam è assunto come esempio di una perdita della fiducia nella ragione e nel diritto naturale che ha contagiato anche l’Europa e l’Occidente. Qui l’incontro fra fede e ragione si è sviluppato paradossalmente a una «sintesi tra spirito greco e spirito cristiano». Faticosamente raggiunta, fin da subito questa armonia è stata messa in crisi. La storia della modernità in Occidente è ricostruita nel discorso di Ratisbona di Benedetto XVI come un seguito di tentativi di “de ellenizzazione”, cioè di negazione, in diverse e distinte “ondate”, della tesi corretta la quale postula che «il patrimonio greco, criticamente purificato, sia una parte integrante della fede cristiana» e della sintesi che fa dell’Europa quello che essa è, perché solo così si salva l’unità fra fede e ragione.

Se stampiamo il discorso di Ratisbona, ci troviamo otto pagine dedicate all’Europa e una e mezzaall’islam. Se questo va ricordato, non è meno vero che quello che si dice dell’islam è decisivo. San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Fides et ratio, ricordava che per volare l’uomo ha bisogno di due ali, fede e ragione. Se l’ala della ragione diventa ipertrofica a scapito dell’ala della fede, ci troviamo di fronte al laicismo. Se l’ala della fede diventa ipertrofica a scapito dell’ala della ragione, ecco il fondamentalismo. L’uomo, come l’aereo, ha bisogno di due ali per volare. Diversamente, non vola e si schianta. La Chiesa non promuove affatto uno sviluppo anomalo dell’ala della fede contro l’ala della ragione, anche se ammonisce sulle conseguenze del laicismo, dove la ragione nega la fede. Vuole l’armonia fra le due ali, consapevole che solo così si può volare.

A Ratisbona Benedetto XVI ha messo a fuoco il problema dell’islam. A un certo punto della sua storia, spaventato da forme di razionalismo che seducevano molti suoi filosofi, ha chiuso il dialogo fecondo che aveva avviato con la cultura greca. Ha bruciato i libri di filosofia, e qualche volta per non sbagliare ha bruciato anche i filosofi. Ma così facendo, per evitare il razionalismo, è caduto nell’errore opposto del fideismo, che diventando politica nel XX secolo si sarebbe chiamato fondamentalismo. Benedetto XVI, lo abbiamo ricordato su queste colonne (clicca qui), è il Papa che ha indicato come obbligatorio il dialogo con l’islam. Un dialogo, però, che non si esima dall’indicare ai musulmani quanti danni nella loro storia abbia fatto la separazione della fede dalla ragione e mostri come questa separazione porti inevitabilmente alla violenza. 

Non per denigrare o offendere l’islam, ma per invitarlo a riflettere sulla necessità dell’armonia frala fede e la ragione. Solo accettando che la ragione fonda un diritto naturale e diritti da riconoscere a tutti a prescindere dalla loro religione, l’islam – senza rinunciare alla sua identità – potrà trovare la via per isolare il fondamentalismo e fondare una condanna definitiva della violenza.







 

Una falsa battaglia contro l’Islam

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(di Roberto de Mattei) Tutti gli analisti hanno messo in luce il fallimento dei servizi di sicurezza in Francia nel tragico 13 novembre. La causa prima di questo fallimento, più che all’inefficienza, risale alla incapacità culturale della classe politica e amministrativa francese, che non riesce a risalire alle cause profonde del terrorismo e ai giusti rimedi per combatterlo.

Il terrorismo che oggi dilaga nel mondo è figlio della Rivoluzione dell’89 e della lunga serie di rivoluzionari di professione, anarchici, socialisti e comunisti, che tra l’Ottocento e il Novecento praticarono la violenza di massa e realizzarono i primi genocidi della storia dell’umanità. I cosiddetti fondamentalisti hanno innestato l’esperienza del terrorismo europeo sul tronco di un’ideologia intrinsecamente totalitaria qual è l’Islam, una religione politica che si è sempre affermata con la violenza.

Il progetto di inserire l’Islam all’interno dei valori repubblicani può nascere solo dalla mente di chi si rifiuta di comprendere il ruolo della dimensione religiosa nella storia e tutto riduce a conflitti economici o politici. Questa mentalità è all’origine dei clamorosi errori che, nella loro politica mediterranea, hanno accomunato la Francia di Sarkozy e di Hollande agli Stati Uniti di Barack Hussein Obama.

Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 fu annunciata a gran voce la «primavera araba», nella convinzione che la caduta dei “tiranni”, in Egitto, Libia e Siria, avrebbe inaugurato una nuova era di democrazia, di libertà e di sviluppo sociale in Africa e Medio Oriente. Obama, Sarkozy e poi Hollande, erano convinti che si potesse passare in maniera indolore dai regimi dittatoriali alla democrazia e che questa “rivoluzione democratica” avrebbe consegnato agli Stati Uniti e alla Francia le chiavi delle risorse economiche di quei territori. Nel febbraio 2011, la Francia ha iniziato a bombardare la Libia per favorire una “rivoluzione democratica” attuata dai ribelli jihadisti.

Il risultato è stato l’ascesa dell’Islam radicale, la morte di oltre 150mila persone e l’esplosione di sanguinose divisioni tribali nel mondo musulmano. L’anno seguente Hollande ha appoggiato Mohammed Morsi, neo-eletto presidente egiziano legato al movimento dei Fratelli musulmani, ed è stato tra coloro che più si sono dati da fare per scalzare dal potere il presidente siriano Bashar al Assad. Nel 2013 la Francia si è adoperata perché l’Unione Europea togliesse ogni embargo che le impedisse di rifornire di armi, istruttori e sostegno economico i ribelli jihadisti siriani.

Ora si apprende che la strage di Parigi era pianificata in Siria, in quegli stessi ambienti che fino ad un anno fa godevano della fiducia francese. Ma va anche sottolineato che i terroristi sono immigrati di seconda o terza generazione, di nazionalità belga e francese, formatisi in quei ghetti urbani in cui si consuma il fallimento dell’utopia multiculturalista.

A credere in quest’utopia è rimasto Barack Obama che all’indomani della carneficina ha dichiarato che «la divisa “liberté, égalité, fraternité” non evoca solo dei valori francesi, ma dei valori che tutti condividiamo»ma anche, a quanto pare, le autorità del Vaticano, secondo cui «i musulmani possono essere coinvolti nell’Anno santo», perché «nel mondo lacerato dalla violenza, è il momento giusto per lanciare l’offensiva della misericordia».

La misericordia è una grande virtù cristiana, ma se è emancipata da quelle della giustizia e della fortezza, diviene la versione ecclesiastica della cultura della resa laicista. Questa cultura oggi si esprime nell’accettazione di ogni deviazione culturale e morale, fino a comprendere il satanismo, una anti-religione a cui tanti giovani tributano inconsapevolmente il culto nei concerti rock. E per una simbolica nemesiKiss the devil è il titolo della canzone che veniva suonata sul palco del Bataclan, quando i terroristi hanno iniziato la loro strage. La cultura della morte, di stampo islamico o relativista, può essere affrontata e vinta solo dall’autentica luce del Vangelo. (Roberto de Mattei)





Caterina63
00lunedì 23 novembre 2015 00:42


2015/02/07


«I TURCHI CI MASSACRANO». COSÌ È NATA LA PRIMA CROCIATA

(da "La Nuova Bussola Quotidiana)

d
i Angela Pellicciari

Massimo Bordin, a Radio Radicale, è sempre una gran miniera di idee. Questa mattina riportava un paragone fatto da Obama fra le infamie commesse dai cristiani all’epoca delle Crociate e dell’Inquisizione e gli attuali misfatti dell’Is. Non ero in Italia, ma mi hanno detto che anche giornalisti italiani si sono esercitati in considerazioni analoghe.

Brevemente qualche fatto: se ci si chiede come mai i musulmani moderati non abbiano alzato la voce contro i crimini commessi dai vari califfi o pretendenti tali contro i cristiani, la risposta è semplice e va trovata nel Corano.

Il Corano è un libro che non si può interpretare. Il Corano va obbedito perché a parlare è Dio che lo detta al profeta.

Dunque, il versetto 33 della sura 5 dice: «In verità, la ricompensa di coloro che combattono Iddio e il suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra». Non risulta che il Dio biblico si sia mai espresso in questi termini.

In obbedienza al Corano nel corso del tempo più volte i musulmani hanno aderito alla lettera alla volontà del profeta. Così hanno fatto i turchi selgiuchidi nell’undecimo secolo.

Leggiamo alcuni brani della lettera che nel 1091 l’imperatore Alessio Comneno scrive a Roberto I, conte di Fiandra, per descrivere cosa succede ai cristiani che vivono sotto il dominio turco o che vanno in Terra Santa come pellegrini:
«circoncidono i ragazzi e i giovani dei Cristiani sui battisteri dei Cristiani, e in disprezzo di Cristo versano il sangue della circoncisione negli stessi battisteri, e poi li costringono a urinare negli stessi; e poi li trascinano nelle chiese e li costringono a bestemmiare il nome e la fede della santa Trinità. Coloro che si rifiutano li affliggono con innumerevoli pene e alla fine li uccidono.
Nobili matrone e le loro figlie, che hanno depredato disonorano nell’adulterio, succedendosi uno dopo l’altro come gli animali. Altri corrompono turpemente le vergini, ponendole in faccia alle loro madri, e le costringono a cantare canzoni viziose e oscene, finché non hanno terminato i loro vizi»; «uomini di ogni età e ordine, ragazzi, adolescenti, giovani, vecchi, nobili, servi, e, ciò che è peggio e più vergognoso, chierici e monaci, e -che dolore!- ciò che dall’inizio dei tempi non è stato mai detto o sentito, vescovi, sono oltraggiati con il peccato di Sodoma, e un vescovo sotto questo osceno peccato perì.
Contaminano e distruggono i luoghi sacri in innumerevoli modi, e ne minacciano altri di peggiore trattamento. E chi non piange di fronte a ciò? Chi non prova compassione? Chi non ne prova orrore? Chi non prega?». I turchi distruggono «quasi l’intera terra da Gerusalemme alla Grecia», le isole, e «adesso quasi nulla rimane eccetto Costantinopoli, che minacciano di strapparci prestissimo, a meno che l’aiuto di Dio e dei fedeli Cristiani Latini ci giunga velocemente»; «Il resto omettiamo per non dare fastidio a chi legge».

L’Occidente nel 1096 risponde all’appello disperato dell’imperatore bizantino andando con grandi sacrifici e grande eroismo a liberare la terra di Gesù dalla barbarie musulmana all’epoca imperante. È la prima crociata. Parole come quelle pronunciate da Obama riposano su un terreno sicuro. Un terreno reso solido da secoli di falsità storiche fatte passare per verità.

Come scrive Leone XIII nel 1883: «la scienza storica sembra essere una congiura degli uomini contro la verità»; «Troppi vogliono che il ricordo stesso degli avvenimenti passati sia complice delle loro offese». La propaganda anticattolica ha dipinto la Chiesa come una specie di associazione a delinquere, violenta, oppressiva, intollerante. La propaganda anticattolica ha dipinto l’islam come la terra della pace e della tolleranza. Nemmeno le atrocità disumane commesse in questo tempo dall’islam che, come sempre ha fatto, vuole conquistare il mondo e arrivare a Roma, riescono a far riflettere chi è stato educato all’odio e al disprezzo anticristiano.





Caterina63
00sabato 28 novembre 2015 22:09
Stiamo dando l'Europa in mano all'Islam peggiore perchè non abbiamo più un Dio... l'Europa atea sta regalando se stessa (e con noi cristiani) all'Islam peggiore perchè, il musulmano medio che si è integrato in Europa, non può vivere a lungo senza il riferimento a Dio e se non trova LA FEDE, RIPRENDE LA SUA ORIGINE e diventa un potenziale nemico dell'europeo.

Non è in pericolo solo il cristiano, ma anche l'ateo....

gloria.tv/media/Lvuy1fREaRU







[SM=g1740771]

Caterina63
00mercoledì 9 dicembre 2015 13:32

  e non solo la Vergine da Anguera.... ma proprio come predisse san Grignon de Montfort nel suo il Trattato della vera devozione a Maria, sarebbero arrivati i tempi che avrebbero scandito IL REGNO DI MARIA, ossia, Maria stessa avrebbe GUIDATO il suo esercito di rosarianti per contrastare l'apostasia e la disgregazione cristiana degli ultimi tempi....


FOCUS

di Riccardo Caniato


 

Le apparizioni alla famiglia Gregori, a Civitavecchia, venti anni fa, hanno preannunciato quanto è accaduto e sta accadendo in questi tempi: attacco della famiglia, grande apostasia, scandali nella Chiesa. A tutti ha indicato come modello e guida Giovanni Paolo II. La gravità del momento impone di far conoscere il più possibile i contenuti di queste apparizioni.

 

La notte degli attentati di Parigi, all’iniziale sconcerto ha fatto posto la preghiera. A lungo non sono riuscito a distogliere lo sguardo dallo schermo per l’inquietudine di non sapere come sarebbe andata a finire, fino a che punto si sarebbe spinto quell’atto di guerra e a quale costo definitivo di vite umane. Quando, però, mi sono accorto che quella partecipazione passiva cedeva alla curiosità, ho pensato che avrei potuto portare un po’ d’acqua fino a Parigi spegnendo la Tv e chiedendo aiuto a Dio. E come il bambino piccolo, sconcertato di fronte a un problema più grande di lui, a un dolore fino a quel momento sconosciuto che lo rende inerme, sono corso fra le braccia di mia Madre.

È per situazioni e tempi come questi che si verificano le apparizioni della Vergine: qualora non siamo capaci di vedere con gli occhi del cuore Lei, che è Madre, ci dà qualche segno della presenza di un Padre nei Cieli, oltre le coltri della nostra indifferenza.

La Madonna, infatti, non ha lasciato mai soli i suoi figli, rivolgendo loro una cura particolare proprio negli snodi più bui della storia. René Laurentin, Stefano De Fiores, Vittorio Messori, Rino Cammilleri, Livio Fanzaga, Antonio Socci e molti altri hanno firmato studi importanti che mostrano questa sollecitudine costante del Cielo. La Madonna si è presa in carico particolarmente la Francia prima e dopo le derive atee, razionaliste e agnostiche innescate dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese, mostrandoci la sua luce a Rue de Bac e poi a Lourdes. Per fare qualche altro esempio, a Fatima ha profetizzato i cancri del comunismo e il calvario della Chiesa; a Beauring e a Banneux, ci ha messi in guardia dalla follia del nazismo, preannunciando l’imminenza della Seconda guerra mondiale…

Questa lettura della storia ci invita a guardare dove la Madonna appare oggi e a prenderla sul serio. Nell’eccidio di Parigi, il mio sguardo e le mie preghiere si sono rivolti verso Civitavecchia. Di fronte a questi regolamenti di sangue che mi hanno fatto prendere definitivamente atto di un conflitto in corso di proporzioni planetarie, ho realizzato che si è compiuto tutto quanto la Madonna aveva preannunciato nelle sue apparizioni del 1995 e 1996 a Borgo Pantano di Civitavecchia, estrema periferia dell’arcidiocesi metropolitana di Roma. Qui la Madre di Dio ha bussato alla porta di una famiglia: padre, madre, figli. Tutti, in quanto famiglia, l’hanno vista almeno una volta. E ha bussato, sì, avete capito bene: ogniqualvolta è apparsa la Regina del Cielo ha chiesto il permesso di entrare, chiedendo scusa per il tempo rubato… a quella famiglia, che poi è la proprietaria delle due statue in gesso, raffiguranti la Regina della Pace assurte all’onore delle cronache per le lacrime di sangue e le essudazioni d’olio.

Se si vogliono riassumere i contenuti essenziali di questa mariofania e degli oltre novanta messaggi che la Vergine ha consegnato a Jessica Gregori e a suo padre Fabio, si potrebbe dire che qui la Madonna ha mostrato il suo Cuore ferito dai peccati del mondo, talmente laceranti da farle piangere lacrime di sangue. E che, presentandosi in seno a una famiglia, una Mamma, fonte dell’Amore, della Vita e della Speranza è venuta a avvertirci in modo chiaro e trasparente ciò che satana avrebbe fatto: attacco e distruzione della Famiglia; grande apostasia; scandali dentro la Chiesa di Suo Figlio Gesù; richiamo ai Vescovi per la loro testimonianza e per l’unità intorno al papa Giovanni Paolo II, indicato come modello e suo dono per i tempi presenti. Purtroppo ha fatto anche un riferimento esplicito di pericolo per la nostra nazione, con il rischio concreto di una terza guerra mondiale tra Occidente e Oriente… E nel parlare di questi fatti e della sua venuta si è ricollegata al Terzo segreto di Fatima.

Questa è la storia annunciata e, a mio giudizio, realmente accaduta che la Madonna voleva evitare con le sue apparizioni del 1995. Alla famiglia di Civitavecchia la Madonna aveva chiesto chiaramente, fin d’allora, che il suo messaggio venisse comunicato alla Chiesa e al mondo intero, e che entrambi li riguardava; ma il giudizio e il discernimento delle autorità competenti hanno tenuto in sospeso a lungo la sua capillare diffusione, insieme con ogni definitivo pronunciamento. Così i Gregori hanno vissuto e pregato secondo le intenzioni di intercessione della Vergine senza fare «propaganda», condividendo un poco questa missione con persone che in questi anni si sono a loro avvicinate giudicandoli degni di fede.

Fra costoro ci sono anche io, e la mia famiglia mi ha seguito. Venuto a conoscenza delle apparizioni nel 2005 e con esse di molti segni, guarigioni e altri fatti collegati, ne ho dato testimonianza scritta ma di carattere personale, rispettando scrupolosamente l’atteggiamento di nascondimento orante che gli strumenti umani che, a diverso titolo, Dio ha scelto in questa vicenda hanno adottato nel rispetto delle indagini della Santa Sede.

Ma quest’anno, nell’inquietudine che ci pervade da dentro e fuori la Chiesa, ho sentito come credente prima che come giornalista un desiderio insopprimibile che quel messaggio che il Cielo ha dato vent’anni fa potesse essere meglio da tutti conosciuto. La bella sorpresa è stata che le persone che ho contattato si sono dimostrate ora aperte a parlare, anch’esse a motivo, meno gioioso, dell’urgenza presente. Così, a giugno, Fabio Gregori, osservatore partecipe del Sinodo sulla Famiglia, ha accettato una lunga intervista che è stata pubblicata sul mensile Studi cattolici e in molti, poi, hanno trascritto e ripreso in Rete (clicca qui). E domani, invece, La Nuova Bussola Quotidiana pubblicherà il colloquio che ci ha concesso il teologo francescano Padre Flavio Ubodi, vicepresidente della Commissione diocesana chiamata a esprimersi sulle lacrime di sangue, fluite per quattordici volte tra il 2 febbraio e il 15 marzo 1995 sul volto della Madonnina. Nel suo volume La Madonna di Civitavecchia ha potuto trascrivere, con il permesso del vescovo, alcune parti dei messaggi della Vergine, e gli abbiamo chiesto di darcene sintesi e commento.

Di fronte a delle rivelazioni non ancora definitivamente approvate qualcuno sostiene che per prudenza sia più corretto tacere, ma di mio penso che adesso sia ancora più prudente approfittare della grazia che ci è stata offerta e finora non pienamente accolta. È come se, ai tempi in cui la Chiesa stava studiando il caso di Padre Pio, trovandomi a San Giovanni Rotondo, non avessi colto l’occasione di confessarmi da lui. Certo ogni assoluzione vale la medesima ricompensa, ma la santità del ministro che la impartisce varrà pure un qualche valore aggiunto. Prova ne sia che tutte le persone ancora viventi che hanno avuto la fortuna di conoscere il Santo di Pietrelcina ne custodiscono gelosamente tutt’oggi i consigli e l’esempio di vita.

Ebbene, a Civitavecchia, io ho trovato una famiglia che vive un cristianesimo autentico, cioè non bigotto, che fa di Dio l’interlocutore della giornata, che passa naturalmente anche attraverso la preghiera, che valorizza il Rosario, e l’assiduità coi sacramenti. Una famiglia che da vent’anni vive con semplicità ciò che la Madonna ha chiesto: accoglienza e testimonianza della Carità e della Verità ricevute. Una famiglia di testimoni credibili perché costituita da persone che parrebbero del tutto normali, se non fosse che, nel terzo millennio, continuano a riconoscere Gesù vivo nel Mistero eucaristico o ad accostarsi con frequenza al sacramento della Penitenza e, soprattutto, si ostinano a difendere come sempre possibile, autentico e vero il Matrimonio cristiano: fedele quindi indissolubile, come fedele e indissolubile è l’amore del Padre dei Cieli per ogni suo figlio creato a sua immagine e somiglianza… Testimoni credibili perché si amano a partire dai più piccoli gesti del quotidiano e che quando litigano – perché litigano, non sono delle immaginette votive – trovano il coraggio di domandarsi perdono. Per questo nella loro casa si fa esperienza di pace.

Mentre la Congregazione della Fede indaga sui fatti di Civitavecchia – a livello diocesano le indagini si sono concluse positivamente e il vescovo ha eretto a santuario la parrocchia dei Gregori che custodisce la Madonnina delle Lacrime – la mia fede ha, dunque, trovato conferme e la mia vita di preghiera si è irrobustita, divenendo più fervente, dandomi forza e speranza nel travaglio che stiamo tutti attraversando. Penso che quanto ho ricevuto non sia solamente per me: Gesù nel Vangelo e sua Madre danno testimonianza continua che il bene non si trattiene, va comunicato e si comunica anche da sé per quanto è contagioso. Eppoi a Civitavecchia la Madonna, che si presenta a nome della Santissima Trinità, ha fatto intendere che l’umanità è a un bivio: che non c’è molto tempo per il ritorno del figliol prodigo. Per me, credere a questo intervento divino significa di necessità mettere in guardia dall’apocalisse del mondo che chiama in causa l’apocalisse personale di ogni figlio di Dio. La Madre celeste si preoccupa delle anime e il suo pressante invito è che torniamo a Gesù, che ci facciamo trovare pronti, con il cuore pulito, quando il Signore verrà.

Per queste ragioni mi rallegro di aver ottenuto la disponibilità di Fabio Gregori per quell’intervista estiva e ora del dialogo con padre Flavio Ubodi, che sarà messo online fra poche ore. Propongo entrambi i contributi a chiunque voglia approfondire o, ancora meglio, rispondere all’appello che la Madonna ha rivolto a tutti da Civitavecchia il 26 agosto 1995:

«Figli cari, piango perché vi sto parlando in ogni parte del mondo donandovi segni straordinari, ma voi non mi ascoltate. Mi sto presentando a voi in ogni forma, ma non mi accettate con vero amore nei vostri cuori. Le mie lacrime le vedete come segno di curiosità, ma il vostro cuore rimane duro e non permettete che entri la luce del Signore…».

Anche a Kibeho – in Ruanda, le cui apparizioni sono state riconosciute dalla Chiesa, e dove con anticipo è stata data profezia dei genocidi del 1994 come conseguenza di un’umanità che ha voltato le spalle al Creatore, ammonendo che il tutto il mondo è sull’orlo del baratro – la Vergine si rammaricava per questo: «Perché – chiedeva, quasi in cerca di dove Lei avesse sbagliato – alcuni non credono che io sia venuta per convertire il mondo?». E proseguiva, sempre come parlando fra sé, accentuando il dispiacere: «Vi ho inviato un messaggio e l’avete rifiutato. Vi mostro come stanno le cose, ma non volete vedere. Vi parlo e non ascoltate. Vi aiuto a rialzarvi e rimanete seduti. Vi chiamo e non rispondete. Vi guardo, e non vedete. Quando vi parlo, non mi ascoltate affatto, e quando vi faccio dei doni, voi non sapete accoglierli».

 

Effettivamente, che potrebbe fare di più questa Madre? Non è forse l’ora di iniziare a darle ascolto?




Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2016 09:16



Sì! Noi c'eravamo, eravamo fra le oltre trecento persone (avete letto bene, 300 persone ed oltre) che la sera del 7 marzo 2016 hanno atteso di  ascoltare Pedro, il veggente di Nostra Signora di Anguera. Ascoltare non gli estremi di un sensazionalismo ridotto alle apparizioni, ma ascoltare un catechista - come ama definirsi con santa ragione Pedro - istruito dalla più bella e dalla più eccellente delle Catechiste, Maria Santissima.


Perchè di Catechismo si è trattato, alla fine, tutto l'incontro con Pedro. Dopo alcuni accenni preliminari sulla sua vita privata e sul come si sono svolti i fatti dalla prima Apparizione, il suo ottimo rapporto con il Vescovo del luogo e la sua stessa Parrocchia, Pedro ha semplicemente innescato una serie di riflessioni che - per chi ascoltava con serenità - convergevano tutte ad un esame della propria coscienza a riguardo del nostro rapporto con Dio, con i Sacramenti, con la Chiesa, in una parola "come testimonio, io, le promesse battesimali, la fede che dico di professare, i Sacramenti che ricevo, l'amore verso Gesù e Maria, e così via?"


Il tempo è trascorso senza che ce ne accorgessimo, tanta era la concentrazione ma anche l'ottima compagnia attorno a Pedro. La presenza di alcuni sacerdoti in talare, ha scaldato i cuori, ed ha commosso tutti quando Pedro ha raccontato un episodio che ha messo subito in chiaro che stavamo lì soprattutto per pregare, tutti insieme e per imparare.


Giunto a Rovereto Pedro era stato spettatore di una telefonata drammatica: una mamma piangeva la sorte del proprio figlio caduto in coma vegetale e chiedeva, supplicava preghiere e l'aiuto per una decisione da prendere.... staccare la presa che manteneva in vita il figlio. Pedro ha raccontato che appena ha compreso la drammaticità della situazione ma anche della richiesta, si è subito opposto alla seconda soluzione parlando chiaramente di eutanasia e di omicidio, e che tutto avremo dovuto fare con la Preghiera ma senza giungere a commettere un omicidio. Al termine della giornata gli era arrivata la notizia che la mamma di questo bambino aveva deciso di non staccare la macchina che tiene in vita il figlio, decidendo così di continuare a sperare....


Pedro ha così riepilogato, anche per tema, un poco tutti gli interventi di Nostra Signora di Anguera attraverso le migliaia di Apparizioni che si susseguono da ben ventinove anni. La sua lucidità e credibilità provengono dalla sua profonda umiltà nel trattare i fatti, senza alcun sensazionalismo, senza quel "vi stupiremo con effetti speciali...", umile e sottomesso al proprio vescovo, ai sacerdoti che lo seguono, ma soprattutto sottomesso al Catechismo della Chiesa Cattolica, sottomesso al Vangelo di Gesù Cristo, sottomesso all'amore del Cuore Immacolato di Maria.


Nessun effetto speciale, dunque, ma il silenzio dell'ascolto e della speranza, trecento persone in un composto silenzio interrotto, al termine, con la recita del Santo Rosario. Un Rosario bellissimo, pieno di calore, lo si avvertiva. Pedro ha poi avvertito di come non sempre ci sia per forza una apparizione in questi incontri, ma che potrebbe accadere, ed ha spiegato la dinamica del fatto e di cosa avviene, di cosa vede lui.


 





(cliccare sulle immagini per ingrandirle)

La reazione l'abbiamo vista perchè Nostra Signora di Anguera ha deciso di venirci a salutare. Un silenzio di venerazione è calato nell'aula piena, gremita, in ginocchio meditando ognuno nel proprio cuore i personali drammi, le speranze, le suppliche, le grazie da chiedere, qualche ringraziamento per i doni ricevuti.... Non volava una mosca e il volto di Pedro modificava il suo aspetto, sembrava di leggere il passo della Trasfigurazione, è il volto di chi "vede" qualcosa di veramente speciale e grande, ma non ne fa un vanto, piuttosto realizza il peso di una croce, il peso di una grave responsabilità in cambio di un pezzo di Cielo qui in terra.

Ciò che colpisce maggiormente - conoscendo Pedro - è la sua passione e il suo amore per la Chiesa Sposa di Cristo e per il Catechismo. Non c'è attrito alcuno nei Messaggi di Anguera fra la libertà dei figli di Dio e l'obbedienza che si deve alla Chiesa, al Papa e ai Vescovi, così come ai propri Sacerdoti. Solo di un aspetto Nostra Signora di Anguera si prende cura: che si obbedisca al "vero magistero della Chiesa". Allora è stato fatto notare a Pedro l'incidenza del termine "vero" e cosa volesse intendere la Vergine Santa. Pedro ha risposto che Nostra Signora è stata chiarissima, oggi c'è molta confusione dottrinale e spirituale perchè non si segue più il "vero magistero" della Chiesa che ritroviamo chiarissimo dentro al Catechismo e perciò, tutto ciò che ha il sapore di "NOVITA' " dottrinale, al Cielo non piace affatto ed è ritenuto falso.

Nostra Signora non fa dispute pro o contro un papa o un vescovo, al Cielo interessa che la Verità sia offerta a tutti chiarissimamente, fa discernimento tra ciò che è falsa dottrina e ciò che è vera dottrina. L'atteggiamento di Pedro è proprio quello descritto da San Luigi M. Grignion de Montfort nel suo Trattato della Vera Devozione a Maria. Questi "eletti" da Nostra Signora (vedi La Salette, Rue Du Bac per la Medaglia Miracolosa, vedi Lourdes, Fatima, Kibeko...) hanno avuto un compito preciso: salvaguardare la Dottrina della santa Chiesa Cattolica.

Chi affrontasse, invece, queste Apparizioni esclusivamente dal punto di vista sensazionalistico, sui tratti di una presunta "fine del mondo", sui pruriti di voler "sentire cose nuove", come ammonisce san Paolo, resterebbe deluso e perderebbe l'occasione di avere come Catechista, per eccellenza, niente meno che la Santissima Madre di Dio. Questo è il vero e più grande dono che Dio vuole farci e che san Montfort spiega benissimo nel suo Trattato. Infatti è stato chiarissimo Pedro nello spiegare l'efficacia e l'importanza della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Una consacrazione richiesta da Maria stessa in molte Apparizioni riconosciute, e profetizzata dal Montfort.

Questo non significa che chi "non si consacra" non si salva! Non si devono dire cose che Nostra Signora non dice mediante interpretazioni arbitrarie e finalizzate a tortuose discussioni mariologiche, questo sarebbe ciò che vuole il demonio.... Maria OFFRE qualcosa che nessun altro potrebbe offrirci, è una opportunità, una occasione in più, una marcia in più, un dono in più e che naturalmente esige anche di più.

Leggere il Trattato del Montfort aiuta a comprendere questa importanza della Consacrazione, di questo "esercito" mariano voluto da Gesù Cristo e affidato a Sua Madre, delle grazie che i Consacrati onesti riceveranno, ma anche delle pene e delle croci che dovranno portare. Questo continua ad insegnare Nostra Signora ad Anguera attraverso i Suoi Appelli: Ella ci guida, ci insegna, ci accompagna, soffre con noi, soffre per noi, ma ci dona anche la forza, la resistenza, l'onestà della mente e del cuore puro, la fede, la gioia di essere parte integrante di questo esercito "non di privilegiati" ma privilegiato in quanto strumento dei progetti di Dio nel mondo.

Pedro non parla di Pedro! Non parla di se stesso, delle sue opinioni, di ciò che gli piacerebbe o meno. Pedro parla di Dio, fa Catechismo, parla di cosa vuole Nostra Signora, parla di conversione a Cristo, parla di confessione, parla di Sacramenti in stato di grazia. E Pedro non sta a discutere sulla profezia dei due Papi!

E' vero, Nostra Signora ha profetizzato la presenza di due Papi, ma non ha dato ulteriori spiegazioni e Pedro, molto umilmente, non si pone altre domande, non fa interviste alla Madre di Dio, non si attende risposte pruriginose, non attende lo scoop sensazionalistico. Pedro quando non comprende "tace, soffre e prega". Lo ha spiegato all'incontro che in questi casi lui non può inventare spiegazioni a certe profezie, lui prende atto di una situazione particolare che gli viene rivelata da Nostra Signora e come tale la riceve, la prende, l'accoglie e la custodisce nella Preghiera e nel mistero degli eventi che dovranno accadere. Ha imparato da Maria quel "custodire tutto nel suo cuore", come scrive san Luca nel Vangelo.

La presenza di Nostra Signora attraverso queste Apparizioni ha un solo scopo: portarci a Gesù, convertirci a Lui, serve a cambiarci la vita, a farci cambiare la rotta che dal peccato deve condurci alla santificazione. Ricordava Pedro, chiudendo l'incontro, che se lui stesso si accorgesse che il contenuto dei Messaggi di Nostra Signora non portasse a questo, o  conducesse chissà dove, o portasse fuori dalla Chiesa, o contro i Sacramenti, contro il Catechismo, sarebbe il primo ad abbandonarli e a dichiararli come falsi. Egli nell'attendere serenamente cosa dirà in futuro la Chiesa a riguardo, obbedisce al Catechismo, al Vangelo, lasciandosi istruire da Nostra Signora.

Come concludere, allora, questa cronaca? Siamo Cooperatori della Verità, e la Verità è una sola, è la Presenza, è un fatto reale e concreto, è Gesù Cristo il Dio-con-noi e la Sua Madre vuole portarci da Lui. Nostra Signora vuole tutti salvi perchè non è solo una questione di figliolanza, ma è un fatto che costò Sangue al Figlio. Nostra Signora viene per salvarci: chi sarà così stolto da rifiutare e rigettare questa Mano generosa e questo Cuore trepidante?

Non ci interessano le discussioni sui giudizi, ci interessano i fatti, le conversioni, la cattolicità, il morire da veri liberi Figli di Dio, morire da cattolici e veri cooperatori della Verità che è Gesù Cristo che morì sulla Croce per salvarci. E' per questo che vi invitiamo a seguire i Messaggi, gli Appelli di Nostra Signora di Anguera attraverso il sito ufficiale: vedi qui, e per il quale ringraziamo di cuore gli organizzatori italiani, Andrea e la sua squadra;  ed anche attraverso la pagina di facebook che curiamo attraverso i Messaggi trattati per tema, vedi qui.

si legga anche:

2016 e 2017 Centenario delle Apparizioni di Fatima

Quel beato Bartolo Longo sconosciuto e pure oscurato

Il Segreto di Fatima la Tiara e il Papato

 

Nei Cuori di Gesù e Maria, confidiamo e ci rifugiamo. Ave Maria.



     

Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2016 09:19
[SM=g1740771] Nostra Signora di Anguera e la profezia sui due Papi....

www.youtube.com/watch?v=gQHilA7C9Pw

qui altri spezzoni del video con Pedro a Rovereto di cui riferisce l'articolo sopra
gloria.tv/video/2S8XbYuu2kw










[SM=g1740750] [SM=g1740752]


[SM=g1740717] Trattato della Vera devozione a Maria (1) in audio

Di nome lo conosciamo in molti, ma fino a che punto sappiamo davvero il contenuto di questo testo prezioso? Diremo poco perché, se davvero ne conoscessimo le potenzialità che ci vengono offerte oggi saremmo tutti convertiti al Cristo! In questa serie di video dedicati al Trattato della vera devozione a Maria, in occasione dei 300 anni dalla morte di san Montfort (1716*2016 - 28 aprile), vogliamo offrirvi l'opportunità di entrare nel cuore di questo testo e catturarne l'essenza, farla nostra, approfittare di quanto ci viene regalato e convertirci davvero al Cristo per mezzo di Maria.
Buona meditazione a tutti

gloria.tv/media/c7iMMy3LEqE
www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8

Movimento Domenicano del Rosario
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Seconda meditazione dal Trattato a Maria del Montfort (2)

Cari Amici, dopo avervi offerto una panoramica sul Trattato, vedi qui www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8 cercando di coglierne l'essenza, proseguiamo in questo nuovo video con l'addentrarci nella spiegazione che il Montfort ci offre alla comprensione del perchè sia necessaria questa nostra adesione a Maria. Perché è conveniente collaborare con Lei, perché i grandi Santi hanno così insistito in questa devozione.
Buona meditazione.

gloria.tv/media/8gyZFZkYcM2
www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org


[SM=g1740750] Terza meditazione dal Trattato di Montfort (3)

Cari Amici, in questa terza meditazione cercheremo di capire, con le parole del Montfort l'importanza del nostro Battesimo, i nostri limiti nel mantenere le promesse che abbiamo fatto e quindi la necessità che abbiamo di avere Maria come Madre. L'importanza di questo Cuore Immacolato sia attraverso le Scritture quanto nel Magistero della Chiesa.
Vi ricordiamo così anche i primi due video sull'argomento:
- Che cosa è il Trattato della vera Devozione a Maria: www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8
- Perchè è necessaria questa Consacrazione: www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w

[SM=g1740717] gloria.tv/media/QSA51YuAUMT

su youtube: www.youtube.com/watch?v=I9pwlwbvf2w

Buona meditazione
Movimento Domenicano del Rosario


[SM=g1740750] Quarta meditazione dal Trattato a Maria del Montfort (4)

Cari Amici, siamo così giunti alla conclusione delle nostre semplici e brevi meditazioni sul Trattato della vera devozione a Maria di San Montfort. Una conclusione che però vuole essere una fraterna sollecitazione a non abbandonare questo progetto che Maria ha consegnato alla Chiesa stessa attraverso le Apparizioni di Fatima.
E' vero che le Apparizioni non sono un dogma di fede, ma è anche vero che Fatima e Lourdes, per esempio, sono le uniche visite del Cielo che la Chiesa ha fatto rientrare nel proprio recente magistero, le ha fatte proprie e come diademi preziosi, ha incastonato questi messaggi all'interno del proprio insegnamento a vantaggio della nostra salvezza. Non si tratta più di discutere ora su queste Apparizioni, ma sul come relazionarci noi con il Cielo, noi e il progetto di Dio, noi e l'aiuto che la Vergine Santa vuole offrirci.

In attesa di vedere altri video sulla Consacrazione, vi ricordiamo i video precedenti:
- Che cosa è il Trattato della vera Devozione a Maria: www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8
- Perchè è necessaria questa Consacrazione: www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w
- Perchè Dio sceglie Maria per questo affidamento speciale: www.youtube.com/watch?v=I9pwlwbvf2w


Buona meditazione

gloria.tv/video/RayJKPUboWR
www.youtube.com/watch?v=rEEL3Je9EQI


Movimento Domenicano del Rosario



primo video:


secondo video


terzo video



quarto video



[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]



Caterina63
00sabato 21 maggio 2016 22:49

  Messaggio di N.S. di Anguera n.2.713 – 29/07/2006: 
Dall’acqua e dal fuoco verranno grandi sofferenze per i miei poveri figli. Nel campo magnetico della terra ci saranno dei buchi, che porteranno squilibrio alla vita degli uomini e degli animali. Inginocchiatevi in preghiera. Dio vuole salvarvi, ma voi non potete stare con le mani in mano. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità.”

 

 
__________________________


 
NOTIZIA DEL 12 MAGGIO 2016 SU ANSA, CHE CONFERMA INDEBOLIMENTO CAMPO MAGNETICO TERRESTRE, SPOSTAMENTO DEI POLI E AUMENTO FLUSSO E PRESSIONE SOTTERRANEA.
I satelliti hanno ascoltato il 'battito magnetico' della Terra, indicando che in alcune zone si sta indebolendo mentre in altre aumenta, in una mappa senza precedenti. I dati dei satelliti Swarm, lanciati nel 2013 dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa), mostrano inoltre che il Polo Nord si sta gradualmente spostando verso Est. Lo stato di salute del campo magnetico che protegge il nostro pianeta dagli sciami di particelle provenienti dal Sole è stato presentato nel convegno Living Planet organizzato a Praga dall'Esa.
 
I dati raccolti dai tre satelliti gemelli della costellazione Swarm mostrano che il campo magnetico terrestre si è indebolito del 3,5% sul Nord America, mentre si è rafforzato di circa il 2% sull'Asia. La zona in cui il campo magnetico è più debole in assoluto si trova nell'Atlantico meridionale e si sta spostando verso Ovest, mentre e si è indebolita ulteriormente di circa il 2%. ''La qualità dei dati è veramente eccellente'' ha osservato Rune Floberghagen, responsabile della missione per l'Esa.
 
Obiettivo della missione Swarm ha il compito di realizzare la mappa del campo geomagnetico terrestre e della sua evoluzione nel tempo. Il campo magnetico è una sorta di 'bolla invisibile' che protegge il pianeta dalle radiazioni cosmiche ed è prodotto dal nucleo terrestre che funziona come una dinamo. In particolare è generato dall'oceano di ferro liquido che costituisce il nucleo esterno del nostro pianeta, a 3.000 chilometri di profondità e si pensa che i cambiamenti dell'intensità del campo siano legati direttamente ai cambiamenti che avvengono in questa regione. ''Inaspettatamente - ha detto Chris Finlay, dell'università Tecnica della Danimarca, che lavora alla missione - stiamo trovando rapidi cambiamenti del campo magnetico e sembrano essere il risultato di accelerazioni nel flusso di metallo liquido che scorre all'interno del nucleo''.


PROFEZIE DI ANGUERA SULLA FRANCIA

Ciò che dico dev’essere preso sul serio. Madagascar e Búzios conosceranno una croce pesante. Sofferenze simili saranno sperimentate dagli abitanti di Nizza. La sua bellezza volgerà al termine. (2.641 – 14/02/2006)

La morte passerà per il Sud della Francia e i miei poveri figli porteranno una croce pesante. (3.602 – 29 gennaio 2012)

La morte passerà per la Francia e i miei poveri figli porteranno una croce pesante. Il dolore sarà grande per coloro che vivono nel Sud (della Francia). (3.656 – 20 maggio 2012)


   



Caterina63
00giovedì 21 luglio 2016 13:53
Gesù consegna il Rosario ad un Vescovo nigeriano

Un articolo del Cna (Catholic News Agency) del 18 aprile 2016, riporta un fatto per noi molto importante. Parla di un vescovo nigeriano, Mons. Dashe, e di una straordinaria esperienza da lui vissuta. Racconta di aver visto Cristo in una visione e di sapere ora che il Rosario è la chiave per liberare il Paese dall’organizzazione terroristica islamista. La notizia non deve lasciarci indifferenti perchè ci riguarda tutti! E non dovrebbe neppure stupirci più di tanto perché, almeno dai tempi di San Pio V con le battaglie di Lepanto e Vienna, la Vergine Santa, ininterrottamente, ci ha fatto dono di quest'arma potente che è il Rosario. Ma noi, usiamo davvero questo mezzo efficace?

gloria.tv/video/FXkzfsVAdU2sL9HztS83u35No

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org




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