ATTENTI! Satana esiste ed è all'offensiva!

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Caterina63
00sabato 20 dicembre 2008 15:51
O con Dio o contro Dio: non esiste la via di mezzo!

[SM=g1740750]

Amici,
quanto vi riporto è documentato ed è altamente riconosciuto...nelle librerie potrete trovare queste fonti, quindi è tutto documentabile e vero.....Meditiamoci su, il messaggio è molto forte....
 

L'offensiva di Satana

Per conquistare il mondo Satana si è nascosto!


1. Dice Baudelaire: "
Il capolavoro di Satana è di aver fatto perdere le sue tracce e di aver convinto gli uomini che egli non esiste". Eppure senza la presenza di Satana resta inspiegabile tutto il male che c'è nel mondo, come senza la presenza di Dio resta inspiegabile tutto il bene che c'è.

2. Diceva infatti S.Tommaso D'Aquino: "Il Male di per se non esiste, è pittusto la mancanza del Bene, perciò di Dio, la causa del suo esistere" e Dio manda il Suo Figlio Gesù apposta per sconfiggerlo.....e fonda la Chiesa "sulla quale non prevaranno le porte degli inferi", affinchè i Figli redenti possano procedere il loro cammino al riparo...il che non scanza le tentazioni e le suggestioni, tuttavia le aiuta a superarle....


3. Hanno cominciato col negare Satana gli atei, i positivisti, i razionalisti; hanno finito col negarlo una buona quantità di teologi e, naturalmente, dietro di loro una immensa quantità di cristiani
. Una teologia nell'uomo e per l'uomo. Non c'è più posto per i diavoli e per l'inferno. A stento essi, siano atei o cattolici "di comodo", trovano il posto per Dio e per Gesù Cristo. Sembra quasi che Freud e Marx siano stati assunti al rango di quasi Padri della Chiesa, infatti si è tentati a ritenere ciò che LORO dicono  INFALLIBILE, li si studia nelle scuole, mentre ciò che insegna la Chiesa è quasi ritenuto sacrilego, satanico...e l'infallibilità del Suo Magistero è contestata più di quanto asseriscono teologi corrotti e falsi cristiani.....
 


4. Tra i responsabili di queste "teorie erronee", un posto di primo piano spetta a P. Herbert Haag, noto teologo e già professore dell'università di Tubinga, e consulente della Conferenza Episcopale Tedesca. Haag, infatti, pubblicò, qualche anno fa, un libro dal titolo
Commiato dal diavolo, che gli ha procurato, però, severe sanzioni da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede la quale, invece di essere appoggiata di cristiani, è stata definita severamente... "L'uomo moderno ha tolto di mezzo Satana e il suo regno. La cosa avvenne in modo curioso. Si è cominciato col metterlo in ridicolo; poi, a grado a grado, se ne è fatta una figura comica... Alla base sta, originariamente, un sentimento cristiano: l'ironia dell'anima redenta contro il "signore" di un tempo". Senonchè questo ludibrio di credente è divenuto riso nel miscredente; ma questo pure serve alla causa di Satana; in nessun posto, infatti egli domina con maggior sicurezza come là dove gli uomini ridono di lui. "Satana, quindi, ha paura solo di essere conosciuto, che si sappia chi egli veramente è. Infatti, le epoche in cui riesce a farsi dimenticare, sono proprio quelle in cui lui trionfa con una presenza attivissima" (Chiesa viva n. 138).


5. L'offensiva di Satana ha questo obiettivo: rovinare il progetto di Dio facendo perdere gli uomini per i quali Dio ha tutto creato, si è fatto uomo e si è fatto crocifiggere
. Ricordiamo che il Nuovo Testamento ci parla della presenza di Satana così spesso, che per negare Satana bisogna negare tutta la Divina Rivelazione.


6. Attualmente siamo nel periodo cruciale della storia, cioè in quello del massimo trionfo di Satana. La Vergine a Fatima e a Lourdes, anche a  Medjugorje, ha detto sostanzialmente, a distanza di anni, le stesse cose: "L'ora è venuta in cui il demonio è autorizzato ad agire con tutta la sua forza e la sua potenza. Questa è l'ora di Satana, recitate il Rosario, non stancatevi di pregare per i peccatori e di fare sacrifici per la loro conversione....".


7. In un esorcismo che riporta Domenico Mondrone nel suo libro
A tu per tu col Maligno ( La Roccia, Roma ), Satana gli dice: "Non vedi che il suo regno ( di Gesù ) si sgretola e il mio si allarga giorno per giorno sulle rovine del suo? Provati a fare il bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Pensa i danni che sto facendo alla faccia della sua unità, per merito mio che semino zizzania attraverso  chi odia la sua chiesa, guarda quanti cattolici se ne vanno, vi siete già dimezzati e molti dubitano di quella Donna (Maria)... Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me, senza che stupidi cristiani se ne accorgono mi stanno già servendo. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri ( la luce più è radiosa e più infastidisce Satana; non sono le lampadine spente dei poveri peccatori ad impensierirlo. Egli perciò si scatena contro i ministri di Dio! - n.d.a ).

Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora ero riuscito di ottenere. Avete quel vostro pecoraro vestito di bianco che tutti i giorni chiacchera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l'odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l'ideale di un paradiso di terra che vi accanisce gli uni contro gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta riducendo in un'accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sessualità che sta facendo di voi una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi. Vi ho portati ad ottenere il divorzio per sgretolare le famiglie. Vi ho portati a praticare l'aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano ( in italia in due anni ci sono stati ben 2 milioni di aborti legali, i dati sono del 1995).

Tutto quello che può rovinarvi non lo lasco intentato, e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre a catena che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non potersi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini, e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmento dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio Colui che vi ha creati, come odio la chiesa che fin troppe anime mi ruba
".

Poi aggiunse: "
In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro pastore. Oggi il concetto di autorità non funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile. Il mito dell'ubbidienza sta tramontatndo. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione. Intanto vado avanti con la decimazione continua dei preti, dei frati e delle suore, fino ad arrivare allo spopolamento totale dei seminari e dei conventi; tolti di mezzo i Suoi "operai della Vigna", subentreranno i miei e avranno via libera nel loro lavoro definitivo, sostituendo la vostra odiosa chiesa". Quindi rivelò:


a. Quali sono i suoi migliori collaboratori: "
A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messe o non credono a ciò che fanno sull'altare, anche se quell'orrore che compiono (l'Eucarestia) è lo stesso valida perchè quello lassù (Gesù) è presente ed io non posso intervenire. Molti di essi però li ho attirati nei miei templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedessi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quelle che celebrate nelle vostre chiese. Le mie messe nere".


b. Quali sono i suoi più grandi nemici: "
Quelli legati alla Sua amicizia, quelli che Egli riesce a conservare sempre suoi. Quelli che lavorano e si consumano per i suoi interessi che zelano la sua gloria. Un malato che per gli amici soffre e si offre per gli altri. Un prete che si conservi fedele, che preghi molto, che non si sia mai fatto contaminare, che si serve della messa, di quella tremenda maledettissima messa, per farci un male immenso e strapparci una moltitudine di anime, quelli che sgranano quella maledetta corona del Rosario e pregano a quella Donna che riesce a strapparmi tante anime, anche all'ultimo minuto della loro inutile esistenza. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che maggiormente pregiudicano gli affari del nostro regno".


c. Infine Satana, mostrandogli una folla sterminata di giovani in una piazza di città gli disse: "
Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!... E' tutta gioventù passata dalla mia parte. E' gioventù mia. Molta l'ho irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quasi tutti sono venuti sù senza i soliti sciacqui battesimali, per tanti anni mi ha fragato la chiesa col battesimo ai bambini perchè mi impedisce di lavorarmeli da subito, ma ora non ci credono più e si fanno battezzare da grandi, ma per molti di loro è tardi, pensano di credere e invece mi servono. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su ateismo sindacale. Lì hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l'uomo. Ora sono agguerriti a una lotta attiva contro di lui, che resiste a scomparire. Ma scomaprirà. E' fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile.

E' stato un gigantesco lavaggio al cervello, e ci serviremo di questo per tutti coloro che osassero ancora tenersi aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome verrà più ricordato, quando la chiesa sarà sostituita e quel pecoraro di bianco non radunerà più giovani, resteranno solo i vecchi e le chiese che mi avranno servito. Le poche cose di resistenza che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le annienteremo col terrore. Ci sono per i resti decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l'altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l'unico signore del mondo sono io...
"



8. "Ciò che accresce in me questa sofferenza, ciò che moltiplica questo odio è il pensare che io sono stato vinto, che odio inutilmente e che faccio tanto male inutilmente. Ma che dico, inutilmente? No! Una gioia l'ho, se posso chiamarla tale; è l'unica gioia che io abbia; qualla di uccidere le anime per le quali Egli ha versato il Suo sangue, per le quali è morto, risorto e salito in cielo. Ah, si! Io rendo vana la sua incarnazione, la sua morte;rendo vana la messa e quella odiosa consacrazione alla quale tanti sono a non crederci più; io le rendo vane queste cose per le anime che uccido. Capite? UCCIDERE UN'ANIMA!!! Egli l'ha creata a Sua immagine, l'ha amata di un amore infinito, per lei fu crocifisso. Ma io quest'anima gliela prendo, gliela rubo, la uccido e la perdo con me. Io quest'anima non la amo, ma l'odio sommamente; eppure essa mi ha preferito a Lui. Come mai io dico queste cose? Vi potreste convertire, anche voi! Potreste scapparmi! Eppure debbo dirle queste cose, perche Egli mi costringe.

Volete sapere quanto io soffro e quanto odio? Io sono capace di odio e di dolore nella stessa misura con cui ero capace di amore e di felicità. Io, Lucifero, son divenuto Satana, l'avversario. In questo momento io ho tutta la terra nel mio pensiero, tutti i popoli, tutti i governi, tutte le leggi. Ebbene, io tengo la direzione di tutto il male che si prepara. E, dopo tutto, quale vantaggio me ne viene? Io sono stato vinto già prima! Tuttavia qualche vantaggio l'ho ricavato; io gli uccido delle anime, delle anime immortali, delle anime che Egli ha pagato sul Calvario
"
( J.Daniel,
Lucifero smascherato, EP).

ORA CHE ABBIAMO SCOPERTO IL NEMICO, COMBATTIAMOLO SENZA SOSTA, PERCHE EGLI (SATANA) HA GIA' INIZIATO L'ATTACCO FINALE, MA NOI SAPPIAMO CHE IL CRISTO HA DETTO "IO HO VINTO IL MONDO", NULLA ALLORA DEVE SPAVENTARCI, MA NON POSSIAMO FINGERE DI NON SAPERE.... !

Presenteremo altri aspetti offerti da padre Amorth....

Il Male, se lo conosci veramente LO EVITI! [SM=g1740730]

Caterina63
00sabato 20 dicembre 2008 15:54

In nome di Gesù Cristo Nostro Salvatore,
guardate come si è Offerto per Salvare
le nostre anime da Lui create, per
Strapparci da Satana




CIO' CHE PIACE E CIO' CHE DISPIACE AL DEMONIO

Traggo dal libro di padre Pellegrino Ernetti, esorcista, libro dal titolo "La catechesi di satana" (prefazione di padre Gabriele Amorth), come trovate scritto da pagina 156 a pagina 160. Naturalmente questo libro non e' Magistero infallibile, ma molte cose sono straordinariamente attuali.

Ciò che PIACE a Lucifero (da alcuni esorcismi).

1) La Particola alla mano, così posso calpestare il vostro Dio, quel Dio che io ho ucciso; e posso celebrare le mie messe (le messe nere) con i miei sacerdoti che ho strappato a Lui...


2)
I Preti vestiti come netturbini, camuffati, così li porto dove voglio io, negli alberghi e nelle case private, in cerca di donne e di omosessuali e faccio commettere tanti sacrilegi e li porto nel mio regno! Quanti, quanti Preti mimetizzati sono nel mio regno! E non mi scapperanno più (risate forti...).


3)
I Preti e i Vescovi iscritti alla massoneria e alle mie sette... oh quanti, oh quanti ce ne porto col denaro e con le donne... quanti, quanti diventano miei amici fedeli... col denaro e con le donne... ne prendo quanti ne voglio, li porto nel mio regno.


4)
Le gonne corte, con le quali accalappio uomini e donne e riempio il mio regno (risate lunghe....sganasciate); che contento... che gioia... che contento...


5)
La televisione... uh, la televisione... e' il mio apparecchio, l'ho inventato io.. per distruggere le singole anime e le famiglie... le separo, le disgrego con i programmi miei, sottilissimi e penetranti... uh, la televisione e' il centro di attrazione dove attiro anche tanti preti, frati e suore, specialmente nelle ore piccole e poi non li faccio più pregare: ahahahahahah... In un attimo mi presento in tutto il mondo... mi ascoltano e mi vedono tutti... mi aiutano assai bene i miei fedeli servi, i maghi, le streghe, cartomanti, chiromanti, astrologi... ahahahahahah...!


6)
Le discoteche... che bello... sono i miei palazzi d'oro dove attiro le migliori speranze della società, che io faccio mie, distruggendo le loro anime e i loro corpi... quante migliaia e migliaia ne porto con me con l'alcool, con la droga e col sesso... oh, che continua mietitura... Le ho affittate a tanti politici, miei fedeli servi, a consacrati... Io sono il vero re del mondo, e non già il vostro Dio, che io ho crocifisso.


7)
Il divorzio... la separazione degli sposi, sono stati inventati da me; ne rivendico la proprietà... E' una delle mie più intelligenti scoperte... così distruggo la famiglia e distruggo la società, dove io sono adorato come vero re del mondo... Il sesso... il sesso... non ascoltate quell'uomo impiccato in croce che non vi da' niente... il vero piacere ve lo do soltanto io col sesso libero... il mio regno e' soprattutto libertà del piacere sessuale, con cui regno sulla terra.


8)
L'aborto... l'uccisione degli innocenti... oh... urrah! urrah! E' stata la mia trovata più bella e più gustosa! Ammazzare gli innocenti invece dei colpevoli e degli omicidi della mafia! Distruggo l'umanità' e così finiscono, prima di nascere, gli adoratori del vostro falso Dio... urrah...urrah...


9)
La droga... é il cibo più gustoso che io faccio mangiare ai giovani per renderli pazzi... e così ne faccio quello che voglio... ladri... assassini... lussuriosi... feroci come me... dominatori del mondo... miei ministri.


10)
Ma soprattutto mi piacciono e mi rallegrano quei Vescovi e quei Preti che negano la mia esistenza e la mia opera nel mondo... e sono tantissimi... oh, che gioia, che gioia per me... lavoro tranquillo e sicuro... persino i teologi oggi non credono alla mia esistenza... che bello... che gioia... e così negano anche quel loro Dio che era venuto per distruggermi.... invece l'ho vinto... l'ho inchiodato io sulla Croce... ahahahah...! Bravi questi Preti... bravissimi questi Vescovi... bravissimi questi teologi... sono tutti miei fedeli servitorelli... ne faccio quello che voglio... ahahahaha....! Ormai sono miei... li porto dove voglio... vestiti da beccamorti... con la sigaretta sempre in bocca... profumati come gagà... in cerca di donnicciole facili... con aiuto di ultima moda... pieni di danaro... si ribellano ai dogmi del loro falso Dio... e della falsa Chiesa di quel Crocifisso mia vittima... sono i miei soldati più sicuri del mio regno, pieno pieno di loro... Con essi metto confusione e smarrimento nel popolo, che allontano sempre più dal falso Dio... e porto nel mio regno di odio e di disperazione eterna... per sempre con me, con me...hahahahaha! Quanti di essi ne ho fatti iscrivere alle sette mie... allettati dalla mia carriera e dal mio denaro... li compro con facilità... perché finalmente sono riuscito a non far amare più, ne' quel falso loro Dio, ne' quella Donna che pretende di avermi vinto..."


Ciò che DISPIACE a lucifero (da alcuni esorcismi):


1)
La Confessione... che stupida invenzione... Quanto mi fa male... mi fa soffrire... il Sangue di quel vostro falso Dio... quel Sangue come mi schiaccia... mi distrugge... lava le vostre anime e mi fa scappare... (strilli orribili di pianto!)... Quel Sangue, quel Sangue... e' la mia pena più atroce... Però ho trovato quei preti che non ci credono più alla Confessione e mandano i cristiani a ricevere quel falso Dio in peccato... Bene, bene... bravissimi... quanti sacrilegi faccio commettere.


2)
Il pasto dove mangiate la Carne e il Sangue di quel Crocifisso che ho ucciso io... E' qui che mi trovo disarmato... non ho più le forze per lottare... quelli che si nutrono di questa Carne e bevono di questo Sangue diventano fortissimi contro di me, diventano invincibili alle mie scaltre seduzioni e tentazioni, sembrano diversi dagli altri, sembra abbiano una luce speciale ed una intelligenza velocissima... mi fiutano subitaneamente... e si allontanano da me e mi scacciano come fossi un cane... che tristezza, che dolore aver a che fare con questi cannibali... (strilli di pianto!)... Ma io li perseguito ferocemente... e tanti vanno a mangiare quell'Ostia in peccato...hahaha! che contento... che gioia... odiano il loro Dio e Lo mangiano, hahaha! Vittoria mia... vittoria...urrah... urrah...


3)
Quanto sono insensati quelli che perdono ore e ore di giorno e di notte, in ginocchio, ad adorare un pezzo di pane nascosto in una scatola sull'altare di quel falso Dio! (e' l'ora di Adorazione). Quanta rabbia mi fanno queste persone! Mi distruggono tutte le mie opere, che ottengo da tanti sacrileghi cristiani, Preti, Suore e Vescovi... Quanti sacrilegi mieto in continuazione, e' una mia incessante vittoria... Quanto dolore... Quanta rabbia queste adorazioni irrazionali...!


4)
Odio il rosario... quell'arnese guasto e marcio di quella Donna lì, e' per me come un martello che mi spacca la testa... ahiiiii! E' l'invenzione dei falsi cristiani che non mi ubbidiscono, per questo seguono quella donnaccia! Sono falsi, falsi... invece di ascoltare me che regno su tutto il mondo, questi falsi cristiani vanno a pregare quella donnaccia, mia prima nemica, con quell'arnese... oh, quanto male mi fanno... (strilli di pianto)...


5)
Il male più grande di questo tempo, per me, sono le continue presenze (apparizioni) di questa donnaccia... in tutto il mondo... in tutte le nazioni appare e mi perseguita, strappando dalle mie mani tante anime... migliaia e migliaia... per ascoltare i suoi falsi messaggi... Per fortuna mi difendono i vescovi e i preti miei che non credono a quella ignobile Donna... non credono e così apportano scompiglio... bravi, bravi questi miei apostoli dell'eresia... hahaha...


6)
Ma ciò che maggiormente mi distrugge e' l'asinesca obbedienza a quell'uomo, vestito di bianco (il Papa), che comanda a nome del falso Redentore e del falso vostro Salvatore... che asini... pecore... che conigli...! Obbedire a un uomo che ama quella donnaccia lì... che mi perseguita da sempre... che vergogna... questo mi distrugge il mio regno... Ma io ho suscitato centinaia di preti, frati, teologi e vescovi che gli fanno guerra... guerra senza frontiere a quel pagliaccio bianco... Vincerò io, vincerò io... hahaha! Lo farò morire, assassinare... una brutta fine gli farò fare... E' odioso ai miei seguaci, quel polacco che ama quella donnaccia lì... che propaganda il Rosario di quella ignobile Donna, come la sua preghiera preferita... che vigliacco... che asino... mi schiaccia... mi schiaccia.... ohohohohoh (urli di pianto)....!


La lista e' tremenda. Merita riflessione. Merita esame di coscienza per tutti. Ma soprattutto merita preghiera assidua e penitenza. Merita la frequente pratica della Confessione sacramentale, ove il Sangue di Gesù ci purifica e ci dona uno scudo fortissimo con cui vincere il nostro nemico. I vittoriosi, ci dice l'Apocalisse, sono coloro che "hanno purificato le loro anime nel Sangue dell'Agnello... hanno vinto il dragone nel Sangue dell'Agnello"


(padre Pellegrino Ernetti - La catechesi di satana)


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Caterina63
00sabato 20 dicembre 2008 15:58
Un intervento dal vecchio forum:

Salve a tutti.
Io mi soffermerei volentieri su due aspetti, ma così, tanto per meditarli con voi.
Quello che dispiace, perchè quello che gli piace lo sappiamo fin troppo bene!
1) La Confessione... che stupida invenzione... Quanto mi fa male... mi fa soffrire... il Sangue di quel vostro falso Dio... quel Sangue come mi schiaccia... mi distrugge... lava le vostre anime e mi fa scappare... .
2) Il pasto dove mangiate la Carne e il Sangue di quel Crocifisso che ho ucciso io... E' qui che mi trovo disarmato... non ho più le forze per lottare... quelli che si nutrono di questa Carne e bevono di questo Sangue diventano fortissimi contro di me, diventano invincibili alle mie scaltre seduzioni e tentazioni, sembrano diversi dagli altri.
3) Quanto sono insensati quelli che perdono ore e ore di giorno e di notte, in ginocchio, ad adorare un pezzo di pane nascosto in una scatola sull'altare di quel falso Dio! (e' l'ora di Adorazione). .
4) Odio il rosario... quell'arnese guasto e marcio di quella Donna lì, e' per me come un martello che mi spacca la testa... ahiiiii! E' l'invenzione dei falsi cristiani che non mi ubbidiscono, per questo seguono quella donnaccia!.
Ecco, leggiamo: la Confessione perchè ci rimette in carreggiata, il Sangue di Gesù ci purifica, ci lava ogni volta perchè Dio è infinitamente grande e misericordioso e sempre pronto a perdonarci! l'Eucarestia, il Cibo della vita eterna che ci permette di essere forti perchè Gesù abita dentro di noi. L'Adorazione al Sacramento della Carità e dell'Amore vero che è per noi Gesù nel Tabernacolo. Facciamo più soste quando per la strada troviamo una Chiesa, entriamo come quando si va a salutare un amico. Se dovessimo pensare a trovare un amico non ci fermeremo sapendo che egli abita proprio dove stiamo passando? Ancora di più se pensiamo che chi ci sta aspettando è Dio vero!
E poi il Rosario!
Se penso all'Anno dedicato al Rosario non posso pensare al grande dono che Dio ci ha fatto. Soltanto un Papa, il rappresentante di tutti i vescovi poteva alzarsi e dire con l'autorità di Pietro quabto lo Spirito gli aveva manifestato.

Leggevo su Avvenire, in una intervista, se questa è stata una sorpresa per i vescovi, il prelato ha risposto: < Veramente no! Il Santo Padre non è che si sveglia una mattina e decide poi il fare una cosa, avvengono sempre diverse consultazioni prima di pronunciarsi definitivamente. Quando il Santo Padre ci aveva manifestato questo progetto, mi ha sorpreso che ha immediatamente riscontrato successo in tutti gli ambienti vescovili del mondo. Se perplessità sono state fatte notare, è stato più per la priorità di altri progetti che attendono ancora una attestazione, ma queste riguardano questioni terrene e politiche, mentre la Chiesa e il mondo necessitavano di una urgenza spirituale.>
Che Maria ci guidi sempre, Luce

[SM=g1740750]

La preghiera é un'arma invincibile, contro le tentazioni,
nella prova, nel dubbio, nelle contraddizioni.
Gesù stesso ci ha detto che nessuna delle nostre preghiere
rimarrà senza non ascoltata, e non abbiamo motivo
di dubitare di questo. Ieri avevo scritto di pregare per me
se ve ne foste ricordati, perché sentivo che qualcosa da un po' di tempo
non funzionava bene: ritardi, stanchezza, errori, poca pace
interiore, ecc. Penso che il demonio, che non è uno sprovveduto,
ma é il numero 2 in quanto ad intelligenza ed astuzia,
stia sempre alla porta e attenda l'attimo di debolezza di ognuno
di noi per sferrare i suoi attacchi mortali. Allora
é importante rimanere ancorati a Gesù Cristo, alla
Parola di Dio, alla preghiera, alla Chiesa, alla Comunità.
Guai a chi viene trovato solo nel momento della tentazione!
La lotta é impari: abbiamo bisogno di un alleato che ci
aiuti a sconfiggere le tentazioni del Male, e l'Unico
che lo può fare é Gesù Cristo. Ricordiamoci allora
gli uni gli altri al Signore, perché mai ci venga il dubbio
di essere abbandonati da Dio. Dio, poi, si manifesterà
al momento opportuno, nei modi che Lui vorrà,
ed in maniera che a noi molte volte risulterà
incredibile. 


Sal. 38,13 "Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l'orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime, poiché io sono un forestiero, uno straniero come tutti i miei padri."


 Mt. 26,41 "Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole»."


Mt. 18,20 "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»."

2 Tess. 1,11-12 "Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo."


Santa Teresina
: "Che mistero! Gesù non é l'onnipotente? Le creature non sono forse di colui che le ha fatte? Perché dunque Gesù dice: Domandate al Padrone della messe di mandare operai? Perché? Ah! L'unica ragione é che Gesù ha per noi un amore così incomprensibile che vuol farci partecipare insieme con lui alla salvezza delle anime. Non vuol fare nulla senza di noi. Il Creatore dell'Universo aspetta la preghiera di una povera piccola anima per salvare altre anime riscattate come lei a prezzo di tutto il suo sangue."


                                                   [SM=g1740720]
(Gino61)
00martedì 9 giugno 2009 08:47
Il Diavolo: come lo si vince?

Chi è il diavolo?

  • La Chiesa insegna che all’inizio i diavoli erano angeli buoni, creati da Dio, ma che poi da se stessi, per loro libera e irrevocabile scelta, si sono trasformati in malvagi, ribellandosi, rifiutando Dio.
  • Il Vangelo di Giovanni chiama il diavolo Satana “il principe di questo mondo” (Gv 12,31). «Il diavolo è peccatore fin dal principio» (1 Gv 3,8), e si oppone personalmente a Dio e al suo disegno di salvezza.



Quale potere ha il diavolo su di noi?

  • Nella prima Epistola dello stesso Giovanni si legge: “Tutto il mondo giace nel potere del Maligno” (Gv 5,19). San Paolo parla della nostra battaglia contro le potenze spirituali (cfr. Ef 6,10-17).  E’ anche a causa sua che il peccato e le sue conseguenze (malattie, sofferenze, cataclismi e soprattutto la morte) sono entrati nel mondo.
  • Il diavolo opera generalmente attraverso la tentazione e l’inganno; è mentitore, «padre della menzogna» (Gv 8,44). Può ingannare, indurre all’errore, illudere. Come Gesù è la Verità (cfr. Gv 8, 44), così il diavolo è il bugiardo per eccellenza. Lo scrittore francese Charles Baudelaire diceva che l’astuzia più perfetta di Satana consiste nel persuaderci che non esiste.
  • Il diavolo possiede un immenso potere di seduzione:
    • ha sedotto Adamo ed Eva: di tutte le opere compiute dal diavolo “la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l’uomo a disobbedire a Dio” (CCC, 394);
    • ha cercato di sedurre anche Cristo direttamente (cfr. Lc 4,1-13) o servendosi di Pietro (cfr. Mt 16,23); 
    • cerca di sedurre i discepoli di Cristo. La strategia che segue per ottenere questo risultato è di convincere l’uomo che una vita vissuta nella disobbedienza alla divina volontà è migliore di quella vissuta nell’obbedienza. Inganna gli uomini persuadendoli che non hanno bisogno di Dio e che sono autosufficienti, senza bisogno della Grazia e della Salvezza. Addirittura inganna gli uomini diminuendo, anzi facendo scomparire il senso del peccato.
  • “La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del Regno di Dio” (CCC, 395). 
  • La sua azione, oltre che essere limitata, “è permessa dalla divina Provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma «noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28)” (CCC, 395).


Perché Dio “permette” a Satana di “tormentare” l’uomo?

La vita terrena è un tempo di prova, durante il quale Dio consente al demonio di tentare e ‘saggiare’ l’uomo, mai però al di sopra delle sue forze. Sappiamo tuttavia per Fede che da questo male Dio sa trarre un bene più grande perché, con la sua grazia, il cuore esce purificato dalla prova e la Fede diviene più salda.



In quale modo Gesù si comporta con i demoni?

  • Egli anzitutto parla frequentemente del diavolo (cfr. ad es. Mt 4,10; Mc 4,15; Lc 10,18; Gv 8,44).
  • Egli inoltre agisce contro il demonio:
    • si veda la tentazione di Gesù nel deserto, a cui Egli reagisce con forza (cfr. Lc 4,1-13). “La tentazione nel deserto mostra Gesù Messia umile, che trionfa su Satana in forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre” (CCC, 566);
    • nel Vangelo di San Luca, leggiamo che Gesù comanda ai demoni, che lo riconoscono come il Figlio di Dio (cfr. Lc 4,41; 8,28…);
    • fra i miracoli che Gesù compie, ci sono liberazioni da possessioni diaboliche (cfr. Mc 1,25-26; 5,2-20): realizzando tali guarigioni, egli “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17);
    • più volte gli Evangelisti ci narrano che Gesù pratica vari esorcismi, con i quali libera alcune persone dal tormento dei demoni, anticipando così la grande vittoria che egli attuerà sul principe di questo mondo (cfr. Mc 1,25-26), con la Sua Morte e Risurrezione;
    • Gesù predica la venuta del regno di Dio, la quale costituisce la sconfitta del regno di Satana: “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio” (Mt 12,28);
    • affida il potere di scacciare i demoni anche ai suoi Apostoli (cfr. Mc 3,15; 6,7.13; 16,17); 
    • vince tutto il mondo del male con la Sua Morte e Risurrezione. Gesù Cristo ha vinto Satana e ha definitivamente spezzato il dominio dello spirito maligno (cfr. Col 2, 15; Ef 1, 21; Ap 12, 7-12), egli è «il più forte» che ha vinto «il forte» (cfr. Lc 11, 22). “Abbiate fiducia - dice il Signore - Io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33); 
    • allorquando, dopo la sua morte, discende negli inferi, Gesù riduce «all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo» (Eb 2,14).



Come si vince il diavolo?

In vari modi, complementari:
  • Innanzitutto con una genuina vita di Fede, caratterizzata da fiducioso abbandono all’amore paterno e provvidente di Dio (cfr. Lc 12, 22-31), e dall’obbedienza alla sua volontà (cfr. Mt 6, 10), in imitazione di Cristo Signore. Questo è lo scudo più sicuro. La più bella vittoria sull’influenza di Satana è la continua conversione della nostra vita, che ha una sua speciale e continua attuazione nel Sacramento della Riconciliazione, mediante il quale Dio ci libera dai peccati, compiuti dopo il nostro Battesimo, ci ridona la Sua amicizia, e ci corrobora con la sua grazia per resistere agli assalti del Maligno.
  • Con una permanente vigilanza; «Vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1Pt 5,8). 
  • Accogliendo e testimoniando, sempre più, con la parola e con le opere, il Vangelo. Per questo occorre un annuncio integrale e coraggioso del Vangelo: non si deve avere paura di parlare anche del demonio, e soprattutto della vittoria che Cristo ha già riportato su di esso e continua a riportare nella persona dei suoi fedeli. 
  • Lottando contro le sue seduzioni e tentazioni. “Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes, 37, 2).
  • Fuggendo, evitando il peccato, che “è un’offesa a Dio: «Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto» (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare «come Dio» (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è amore di sé fino al disprezzo di Dio” (CCC, 1850).
  • Utilizzando il discernimento. “Lo Spirito Santo ci porta a discernere tra la prova, necessaria alla crescita dell’uomo interiore  in vista di una «virtù provata», e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra «essere tentati» e «consentire» alla tentazione. Infine, il discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto è «buono, gradito agli occhi e desiderabile» (Gn 3,6), mentre, in realtà, il suo frutto è la morte” (CCC, 2847). 
  • Pregando. “Se infatti Dio è dalla nostra parte, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31). Lo stesso Signore, nella preghiera del Padre nostro, ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: ‘Liberaci dal male”.  “Chiedendo di essere liberati dal male, noi preghiamo nel contempo per essere liberati da tutti i mali, presenti, passati e futuri, di cui egli (il diavolo) è l’artefice o l’istigatore. In quest’ultima domanda la Chiesa porta davanti al Padre tutta la miseria del mondo. Insieme con la liberazione dai mali che schiacciano l’umanità, la Chiesa implora il dono prezioso della pace e la grazia dell’attesa perseverante del ritorno di Cristo. Pregando così, anticipa nell’umiltà della Fede la ricapitolazione di tutti e di tutto in colui che ha «potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Ap 1,18), «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!» (Ap 1,8)” (CCC, 2854).
  • Ricorrendo talvolta anche all’esorcismo.



Che cos’è un esorcismo?

  • L’esorcismo è un’antica e particolare forma di preghiera, che la Chiesa adopera contro il potere del diavolo.
  • Si ha un esorcismo “quando la Chiesa domanda con la sua autorità, in nome di Gesù, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influsso del Maligno e sottratto al suo dominio” (CCC 1673).
  • È “una preghiera del genere dei sacramentali” (Rito degli esorcismi, Praenotanda, 11). I sacramentali “sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali vengono santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano una preghiera accompagnata dal segno della Croce e da altri segni” (Compendio del CCC, 351). Fra i Sacramentali, occupano un posto rilevante le benedizioni (di persone, mensa, oggetti, luoghi), le consacrazioni di persone, le dedicazioni di cose al culto di Dio, la benedizione di olii santi, gli esorcismi. 



In quali forme si pratica l’esorcismo?

In una duplice forma: semplice e solenne.
  1. La forma semplice ordinaria è quella in cui l’esorcismo viene praticato durante la celebrazione del Battesimo. “Dal momento che il Battesimo significa la liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, vengono pronunziati uno (o più) esorcismo(i) sul candidato. Questi viene unto con l’olio dei catecumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplicitamente a Satana. Così preparato, può professare la Fede della Chiesa alla quale sarà “consegnato” per mezzo del Battesimo” (CCC, 1237).
  2. “L’esorcismo solenne, chiamato grande esorcismo, può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del Vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa (cfr. Diritto Canonico, can. 1172). L’esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall’influenza demoniaca, e ciò mediante l’autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. È importante, quindi, accertarsi, prima di celebrare l’esorcismo, che si tratti di una presenza del maligno e non di una malattia” (CCC, 1673).



Quali altre caratteristiche ha l’esorcismo solenne?

  • “L‘esorcismo deve svolgersi in un clima di Fede e di preghiera umile e fiduciosa, sì da evitare ogni impressione di efficacia automatica: la liberazione dall’influsso diabolico avviene se e quando Dio vuole. Se, come indicato al 35 delle Premesse, sono presenti anche alcuni fedeli, questi siano esortati a pregare intensamente secondo quanto previsto dal Rito. 
  • Nonostante la riservatezza con cui è normalmente celebrato, il Rito dell’esorcismo non è un fatto privato, ma un evento che riguarda tutta la comunità. L’esorcista infatti è un membro della comunità, agisce in nome di Cristo e, in nome della Chiesa, esercita un ministero specifico. Anche il fedele che chiede l’esorcismo è un membro della comunità, uno di quei membri che la comunità deve amare di un amore preferenziale: quando è in potere del Maligno, infatti, egli è il più povero dei poveri, bisognoso di aiuto, di comprensione e di consolazione” (Rito degli esorcismi, Presentazione CEI, nn. 13; 16).
  • Ogni atto di esorcismo è sì preghiera per la liberazione della persona indemoniata dal maligno, ma nello stesso tempo è annuncio:
    • del Regno di Dio  e di  Cristo, che si addossa le nostre infermità e che, quale unico liberatore e salvatore,  ci libera dal Male;
    • di liberazione  totale (spirituale e fisica) e mediata (tramite la Chiesa) dall’influsso diabolico;
    • della realtà escatologica: segno che anticipa la vittoria finale di Cristo su Satana, sulla malattia, sulla morte.



Come si diventa esorcisti?

  • L’esorcista (termine legato al verbo greco exorkízein = scongiurare) è un uomo di preghiera, che agisce in nome della Chiesa con la forza dello Spirito Santo. Un ministero che è dono di Dio, conferito dal Vescovo esclusivamente a sacerdoti all’interno della diocesi e, dunque, da essi esercitato tramite la Chiesa. Pietà, scienza, integrità di vita,  equilibrio, discernimento, preparazione teologica ed esperienza spirituale, capacità di ascolto sono gli indispensabili requisiti per un ministero che è anche un cammino di santità particolare perché porta al confronto diretto con il demonio. In particolare all’esorcista è richiesta la prudenza sia per accertare la presenza del maligno, sia per osservare le norme stabilite dalla Chiesa.
  • Il ministero dell’esorcista,  oltre che di liberazione, è anche un ministero di consolazione.


Come si riconosce una possessione diabolica?

Certamente. Infatti:
  • “I fenomeni diabolici straordinari della possessione, dell’ossessione, della vessazione e dell’infestazione sono possibili, ma di fatto, a parere degli esperti, sono rari” (Rito degli esorcismi, Presentazione CEI, 7).
  • Il rituale dell’esorcismo segnala diversi criteri e indizi che permettono di arrivare, con prudente certezza, alla convinzione che ci si trovi dinanzi ad una possessione diabolica. È allora che l’esorcista autorizzato può eseguire il solenne rito dell’esorcismo. 
  • Alcuni di questi criteri sono: 
    • il parlare con molte parole di lingue sconosciute o capirle; 
    • rendere note cose distanti oppure nascoste; 
    • dimostrare forze al di là della propria condizione;
    • avversione veemente verso Dio, la Madonna, i Santi, la Croce e le sacre Immagini.



Ci sono preghiere da recitarsi in casi minori di influsso del demonio? 

Certamente. Nel Rito degli esorcismi si trovano anche:
    • le preghiere da recitarsi pubblicamente da un sacerdote, con il permesso del Vescovo, quando si giudica prudentemente che c’è un influsso di Satana su luoghi, oggetti o persone, senza arrivare però allo stadio di una possessione vera e propria;
    • una raccolta di preghiere da recitarsi privatamente da parte dei fedeli, quando essi sospettano con fondatezza di essere soggetti ad influssi diabolici (cfr. Rito degli esorcismi, Appendice II, Preghiere ad uso privato dei fedeli).



Quali altri utili consigli dà la Chiesa a riguardo dell’influsso del maligno?


Eccone alcuni:
  • “Non ricercare il sensazionale ed evitare sia la stolta credulità che vede interventi diabolici in ogni anomalia e difficoltà, sia il razionalismo preconcetto che esclude a priori qualsiasi forma di intervento del maligno nel mondo;
  • stare in guardia nei confronti di libri, programmi televisivi, informazioni dei mezzi di comunicazione, che a scopo di lucro sfruttano il diffuso interesse per fenomeni insoliti o malsani;
  • non ricorrere mai a coloro che praticano la magia o si professano detentori di poteri occulti o medianici o presumono di aver ricevuto poteri particolari. Nel dubbio circa la presenza di un influsso diabolico è necessario rivolgersi prima di tutto al discernimento dei sacerdoti esorcisti e ai sostegni di grazia offerti dalla Chiesa soprattutto nei Sacramenti;
  • conoscere il significato autentico del linguaggio usato dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione e maturare un atteggiamento corretto riguardo alla presenza e all’azione di Satana nel mondo;
  • ricordarsi che la superstizione, la magia e, a maggior ragione, il satanismo sono contrari alla dignità e razionalità dell’uomo e alla Fede in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo nostro Salvatore” (Rito degli esorcismi, Presentazione CEI, 8).

Il Primicerio
della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli

NB: per approfondire l’argomento, ecco alcuni documenti pontifici:
  • Rito degli esorcismi, traduzione del De exorcismis et supplicationibus quibusdam, promulgato con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 22 novembre 1998 (l’ultima edizione è del 2004);
  • Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), n. 1673; Compendio del CCC, n. 352;
  • Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione, 14 settembre 2000.

Caterina63
00giovedì 10 dicembre 2009 14:36
[SM=g1740733]
catechesi audio di Padre Gabriele Amorth su Radiomaria il 9 dicembre 2009

facciamone tesoro....e preghiamo per padre Amorth colpito da malattia...









[SM=g1740717] [SM=g1740750] [SM=g1740720] [SM=g1740752]

Caterina63
00sabato 20 febbraio 2010 12:18
Dato alle stampe il libro ‘Memorie di un esorcista’ - Padre Gabriele Amorth si confessa a Marco Tosatti e rievoca la denuncia di Paolo VI sul ‘fumo di Satana’ nella Chiesa

di Matteo Orlando

CITTA’ DEL VATICANO - Si deve all’intuito e alla professionalità di uno dei più importanti e apprezzati vaticanisti d’Italia, Marco Tosatti de ‘la Stampa’, un nuovo libro-intervista in cui si parla dettagliatamente di quella tremenda piaga che è l’azione straordinaria del demonio: la possessione. L’autore ha trattato di questo argomento con il decano degli esorcisti, Padre Gabriele Amorth, senza ombra di dubbio la massima autorità in materia, che facendo proprie le parole di Paolo VI, ha denunciato: ‘Il demonio è presente anche in Vaticano’.

Dottor Tosatti, ci descrive, brevemente, il contenuto del suo ultimo volume con Padre Amorth?

“E’ molto semplice. E’ una lunga conversazione, compiuta a più riprese, con Padre Gabriele, che in questo momento purtroppo non sta molto bene, e a cui vanno tutti i miei auguri affettuosi, sulla sua vita, e soprattutto sulla sua lunga battaglia contro l’Avversario. Oltre ai suoi ricordi personali, Padre Gabriele mi ha dato del materiale estremamente interessante, e cioè i bollettini, che circolavano in poche copie, dell’Associazione esorcisti. Una miniera di casi e racconti inediti suoi e dei suoi confratelli”.

Lei si è occupato più volte di questo argomento. Come mai tanto interesse?

“Sì, in passato mi ero interessato a questo tema, su richiesta della casa editrice con cui lavoro più di frequente, ‘Piemme’. Avevo pubblicato un libro intitolato “Inchiesta sul demonio”, vari anni fa; e poi, altri due libri, uno relativo al rapporto estremamente duro e conflittuale di un grande Santo, Padre Pio, che fu vessato per tutta la sua vita; e un altro ancora, in cui si raccontavano le storie di tre Santi posseduti dal Demonio; fra cui quello straordinario della “Piccola araba”. Devo dire che fino ad allora mi ero occupato poco o niente di questa zona oscura della vita; che certamente però costituisce un grande interrogativo, legata come è al mistero del male e della sofferenza, spesso di chi sembra meritarla di meno”.

Crede che siano molto diffuse in Italia le realtà del satanismo e dell’occultismo?

“Certamente. Nella maggior parte dei casi si tratta di puro folclore, goliardia o inganno. Purtroppo però talvolta si varca il confine della criminalità, e in certi casi, come afferma Padre Amorth, qualcuno ci mette lo zampino…”.

E’ vero che Padre Amorth ha denunciato la presenza del demonio in Vaticano? E qual è la Sua opinione in proposito?

“Nel mio libro, Padre Gabriele ha fatto questa accusa, che mi ha colpito molto. E a una precisa domanda l’ha ripetuta, asserendo di essere ben sicuro di quello che dice. Ma vi ricordate che cosa disse Paolo VI del “fumo di Satana”? Quindi non è impossibile”.

Cosa l’ha colpita particolarmente di Padre Amorth?

“La serenità, la semplicità, il suo buonumore. E il buon senso. Qualità straordinarie se si pensa al tipo di vita che conduce, alla sofferenza estrema da cui è circondato, e dall’ambiente in cui esercita il suo ministero pastorale”.

Suggerimenti per difendersi dal demonio?

“Non credo di avere nessuna autorità per dare consigli, se non quelli che ho ricevuto: condurre una vita limpida, da cristiano, e pregare, chiedendo l’aiuto di Qualcuno ben più forte di noi e di lui”.

Come si difende il cattolico Marco Tosatti dal demonio?

“A questa domanda ho già risposto in precedenza. Forse di mio posso dire che è opportuno non dimenticare, se si crede a una vita che non sia solo materia, l’esistenza di un essere malvagio, ma senza enfatizzarla oltre misura; se c’è il Male, c’è anche, e in misura ben più grande e alta, il Bene”.

Parliamo del Papa. Monsignor Andrea Gemma, uno dei pochi Vescovi ad effettuare esorcismi in Italia e nel mondo, ha affermato che durante una preghiera di liberazione, il demonio gli avrebbe rivelato di sentirsi molto danneggiato dal pontificato di Benedetto XVI.

“Benedetto XVI, nella sua predicazione, nel suo ministero e nelle sue scelte, mi sembra che dia chiari segnali di volere una Chiesa, e gli uomini che la compongono, più puliti, più fedeli e più coraggiosi. Tutte cose che non possono che dispiacere all’Avversario”.

Per concludere. A Sua avviso, come mai molti cattolici, tra cui anche alti prelati, non credono alla reale esistenza di Satana e dei suoi angeli ribelli come esseri personali?

“Baudelaire scriveva che il miglior trucco del diavolo è di far credere che non esista. E sembra che ci sia riuscito molto bene, anche in ambito cattolico. Devo dire che questo fenomeno mi sembra davvero straordinario, tanto più se si pensa che da Paolo VI in poi tutti i Papi ripetono che invece bisogna tenere in conto l’esistenza di questo puro spirito opposto a Dio. Un’amnesia che certamente non è presente, per esempio, fra i musulmani. Uno dei momenti importanti del pellegrinaggio alla Mecca, l’Hajj, consiste nel lapidare Shaitan, Satana. Come dicevo prima, non bisogna certamente vedere il diavolo dappertutto, siamo sufficientemente abili noi uomini nel compiere azioni malvagie; ma un cristiano non può ignorare quello che dicono, chiaramente, i suoi testi fondamentali. E il Vangelo distingue molto chiaramente l’attività di Gesù come guaritore da quella di Gesù esorcista”.



Da Petrus!

Caterina63
00giovedì 4 marzo 2010 09:38

By Rai Vaticano | Aprile 29, 2009

ESCLUSIVA - A tu per tu con l’esorcista piu’ famoso del mondo

PADRE GABRIELE AMORTH, UNA VITA A COMBATTERE IL DEMONIO

Ognuno di noi, con una preghiera privata, puo’ scacciare i demoni. Lo afferma l’esorcista che, per una vita intera, ha dato del filo da torcere a satana. La tattica di Belzebu’ e’ quella di far credere di non esistere per avere campo libero e distruggere le persone. Ma chi e’ un “indemoniato’? E che cosa si deve fare per tornare ad una vita normale ? Sono i giovani, poi, ad essere le vittime principali. Dal rock satanico alla scrittura automatica, senza modelli forti si lasciano irretire dalla dorga e dalle sedute spiritiche. Cosa promette il diavolo ? Tutti i piaceri che portano alla dannazione eterna.
 
Nel 1972 Paolo VI affermò che “attraverso qualche fessura il fumo di satana è entrato nella Chiesa”. Il 15 novembre dello stesso anno ha dedicato al demonio un intero discorso. L’intervento del Papa fece scalpore. Quel fumo è stato allontanato o ha invaso altre stanze?

“Ha invaso altre stanze”

A cosa si riferisce?

“Alla ignoranza assoluta dei preti e dei vescovi su queste tematiche per cui capita che quando una persona si rivolge al suo vescovo per chiedere aiuto viene sbattuto fuori dalla porta. Ci sono diversi esorcisti in crisi di identità che mandano tutti dagli psichiatri”.

I casi di possessioni pero’  aumentano e il clero sembra sempre meno attrezzato?


“E’ così. Quando una persona viene da me e mi esprime i suoi disturbi chiedo subito se va a messa, se prega. Di solito le risposte sono negative. Non vanno a messa, non si accostano ai sacramenti, hanno posizioni matrimoniali sballate”

E lei come reagisce?

“Di solito dico: “Figliolo caro, la prima condizione per guarire è quella di vivere in grazia di Dio. Un esorcismo non serve a niente se si vive in stato di peccato”.

Parla con foga padre Gabriele Amorth, principe degli esorcisti, mentre affronta uno dei fenomeni più inquietanti della nostra epoca. Malefici, possessioni diaboliche, fatture, sedute spiritiche, occultismo, rock satanico, scritture automatiche, invocazioni ai morti, magia nera o bianca. Insomma, lo “spiritismo fai da te”. Padre Amorth non è affatto triste come si suppone. Al contrario. E’ persona gaia e dolce, serena e persino spiritosa. Scherza con chi scrive e con Mariarita Viaggi, l’ex-annunciatrice della RAI, oggi in forza a Rai Uno,  cantautrice e “scugnizza di Dio“ come lo stesso Amorth la definisce. E’ grazie alla Viaggi, una sensitiva nata che riesce a sintonizzarsi anche senza parole col famoso esorcista, che abbiamo ottenuto questa intervista. Padre Amorth, nato a Modena il primo maggio 1925, ci riceve in una grande sede della società San Paolo a Roma. Un ufficio che assomiglia ad una infermeria. Sulle pareti foto di san Padre Pio, del beato Alberione, una statuina della Madonna di Fatima e una effigie della Madonna di Medjugorje. “Io sono cotto - mi rivela – di Medjugorje. Su questa apparizione ho scritto molto ed è il posto del mondo dove ci si confessa di più e avvengono il maggior numero di conversioni”. Mi dà un numero di “Tutto Maria” e un foglietto con i “Comandamenti di Dio”. “Basta seguirli – dice – per salvarsi. Qui c’è la medicina per ogni male dell’anima”.

Senta, padre Amorth, lei è sempre stato critico nei confronti del nuovo Rituale degli esorcismi. Lo è ancora?

“Lo sono ancora perché nessun cambiamento è stato fatto. Tranne una modifica: nel nuovo Rituale si proibiva di fare gli esorcismi nei casi di malefici che sono il novanta per cento. Il che significava impedire agli esorcisti di fare il loro mestiere”.

La modifica l’avete ottenuta per un intervento dell’allora cardinale Joseph Ratzinger .

Ratzinger per tre volte mi ha consultato. Da parte mia uso il vecchio Rituale e mi sento in perfetta regola”.

Quanti sono gli esorcisti in Italia?

“Calcolo che siano circa trecento. Poi altri, ma temo abbiano scarsa preparazione”

Sappiamo che Giovanni Paolo II è intervenuto qualche volta per liberare dei fedeli dal demonio. Con Benedetto XVI la battaglia del principe delle tenebre si è fatta ancora più dura?

“Sì, Benedetto XVI  è un Papa sensibilissimo su questa problematica, cosa rara e da ammirare perché i tedeschi, come i francesi, i portoghesi e gli spagnoli, ad esempio, non hanno esorcisti. Non ci credono i vescovi e di preti. E in quelle Chiese questa figura è scomparsa”.

La più grande vittoria del demonio non è forse quella di far credere che non esiste?

“E’ una frase attribuita a Baudelaire. Fa credere di non esistere per agire con piena libertà, per tormentare e, a volte, distruggere una vita . Il calo vertiginoso della pratica religiosa ne è un sintomo. Si frequenta la Chiesa fino all’adolescenza poi si sparisce. Si azzera Dio nella propria vita”.

  

Eppure la vita terrena e pubblica di Gesù è stata una ininterrotta battaglia contro il male. Scacciare il demonio è stata une delle sue occupazioni principali.

“Nel Vangelo tante volte Gesù caccia i demoni e dà il potere di vincerli. Prima agli Apostoli, poi ai settantadue discepoli  e poi lo estende a tutti. Anche lei, con una preghiera privata, può scacciare i demoni. La preghiera pubblica è quella di un esorcista che agisce in nome della Chiesa. E’ un sacerdote nominato da un vescovo, non è detto però che sia più efficace. Ci sono tanti santi che, pur non essendo preti, erano esorcisti. San Benedetto da Norcia, santa Caterina da Siena, qui a Roma san Vincenzo Pallotti, san Padre Pio. Io sono amico del Rinnovamento Carismatico Cattolico e lo sono perché il cuore di questo movimento è Gesù Cristo e lo Spirito Santo, gli unici che hanno il potere di liberarci dal male”.

Il filone della magia nera, la presenza di satana hanno  invaso gli schermi cinematografici e i concerti di massa. C’e’ un appeal oscuro, anche se fa cassetta. Fra l’altro, dietro tanti delitti abbiamo scoperto che c’è il dito del demonio.  
 
“Pensi alla suora  uccisa a Chiavenna o a Erika e Omar, i due ragazzi di Novi Ligure. Le indagini hanno scoperto che questi ragazzi avevano libri satanici. E satana si trova benissimo con queste persone, perché fanno quello che lui vuole”.

Impressiona che siano soprattutto giovani.

“Non si meravigli. Una volta mentre esorcizzavo una persona, invocavo l’intercessione di Giovanni Paolo II. Il demonio era furioso. Perché ce l’hai tanto con questo Papa? gli ho chiesto…”

E la risposta quale è stata?

“Perché mi ha strappato tanti giovani, perché ha rotto i miei piani… Io credo si riferisse al crollo del comunismo”.

Può essere. Anche se oggi la società globale dei consumi quanto a “morte di Dio” non è da meno del socialismo reale.

“Ha ragione. Il demonio usa ogni mezzo per strappare la gente da Dio. Leggi sul divorzio e leggi sull’aborto che - non dimentichiamo - è un omicidio legalizzato. Gioventù demotivata e senza ideali che, andando in discoteca, si lascia irretire dalle droghe leggere o pesanti. Giovani che incontrano una setta satanica e ci si infilano dentro”.  

Cosa promette Satana?

“Basta leggere le tentazioni di Cristo. Promette tutti i beni terreni. Nella mia vita ho bruciato tante “consacrazioni” a satana scritte col sangue: “Tu sei il mio dio, io appartengo a te””.

Gloria, potenza, denaro, successo, sesso facile. Forse la tentazione piu’ subdola e’ la visibilità ad ogni costo.

“Se ti prostri ad adorarmi, tutti i regni della terra saranno tuoi”, dice il demonio a Gesù portato su un alto monte. “Sta scritto: adorerai solo il Signore Dio tuo”, risponde Gesù.. Vede, persino Gesù è stato messo alla prova. E quale prova! Dio ci ha dato il libero arbitrio e lo rispetta fino al punto di permetterci di fare il male”

Quale è l’identikit di un posseduto?

“Di essere completamente lontano da Dio. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori affermava che chi prega si salva, chi non prega si danna . Poi il “posseduto” fa dei piaceri e delle ricchezze un idolo, un vitello d’oro da adorare. Noi non abbiamo scampo. Fra cent’anni saremo o all’inferno o in paradiso. Ecco perché io faccio come Gesù. “Cosa devo fare per avere la vita eterna?” Gesù è diretto: “Osserva i dieci comandamenti””. 

Il demonio, Belzebù, non le ha mai fatto del male?

“ A me no. La Madonna mi protegge col suo manto. Ho l’arcangelo Gabriele, come il mio nome, che mi protegge. Ho il mio angelo custode che mi fa da cane da guardia e non lascia passare niente”.

Padre Amorth, è sempre riuscito a sconfiggere il demonio?

“Si fa una fatica immensa. Si può alleviare la sofferenza di una persona, ridurre al minimo una possessione diabolica, permettere alla vittima di tornare ad una vita normale. Scacciare via il demonio non sempre riesce”.

C‘è una preghiera che ci può mettere al riparo?

“Tutte le preghiere sono buone. Io raccomando la messa, i sacramenti, la confessione settimanale per coloro che sono colpiti, quella mensile per tutti gli altri. Raccomando la preghiera mariana del rosario, la lettura quotidiana della Sacra Scrittura. Tutte le cose stanno in piedi se vengono alimentate. Lo stesso per l’amore. Se due si sposano e se alimentano il loro amore il matrimonio regge. Cosi’ è per la fede. E non si può credere a fasi alterne o costruirsi una propria religione. “Credo ma non sono praticante” che vuol dire? Io non ho mai incontrato un diavolo ateo, tutti i diavoli credono e non sono praticanti, perché hanno disubbidito a Dio”.   

Vuol dire che credere in Dio non serve a niente se….


“Se non si è coerenti e praticanti”.  “Non chi dice: Signore, Signore,  entra nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio.”


Giuseppe De Carli

Caterina63
00venerdì 26 marzo 2010 22:07
L'inferno secondo il Nuovo Testamento

Il luogo del fuoco gelido



di Inos Biffi

Se esista o no l'inferno non lo dobbiamo chiedere ai filosofi; e neppure ai teologi, siano pure i più blasonati:  il compito dei teologi non è quello di determinare i contenuti del Credo, ma quello di illustrarli in connessione con tutto il mistero cristiano. Dobbiamo invece interrogare la fede della Chiesa, che non ha inventato l'inferno, ma lo afferma, semplicemente perché ha ascoltato la parola di Cristo sul "fuoco eterno" (Matteo, 25, 41) e sulla "risurrezione di condanna" (Giovanni, 5, 29) per quelli che fecero il male.

Il concilio di Trento, nell'ottavo canone sulla giustificazione, afferma il valore salutare della "paura dell'inferno, grazie alla quale, dolendoci dei peccati, ci rifugiamo nella misericordia di Dio e ci asteniamo dal male".

Nel Credo di Paolo vi si professa che:  "Gesù Cristo è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all'Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all'ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto".

Mentre il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:  "Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo". Egli "annunzia con parole severe che "manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno... tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente", e che pronunzierà la condanna:  "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!"" (n. 1034).

E sempre il Catechismo della Chiesa Cattolica:  "La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno"", dove "la pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira" (ibidem, n. 1035).

Chi contestasse l'esistenza dell'inferno come reale possibilità di chi abbia rigettato fino all'ultimo la grazia della salvezza, negherebbe una verità del Credo cristiano. Ma per comprendere, nella misura del possibile, il senso e in certo modo la ragione  dell'inferno  -  che è una verità di fede - importa coglierlo anzitutto nella sua disposizione originaria.

Secondo le parole di Cristo, il "fuoco eterno" è stato "preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Matteo, 25, 41), i quali, "creati da Dio naturalmente buoni", si sono "da se stessi trasformati in malvagi", per avere, "con libera scelta, radicalmente e irrevocabilmente, rifiutato Dio e il suo Regno" (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 391-392).

Noi constatiamo che, quando appare l'uomo, è già presente "il serpente antico, colui che è chiamato diavolo"; già opera il Satana che seduce (Apocalisse, 12, 9), l'"Anticristo" (1 Giovanni, 2, 18). "Il diavolo è peccatore fin dal principio" (1 Giovanni, 3, 8):  Gesù lo definisce, infatti, "omicida fin da principio", radicalmente "menzognero e padre della menzogna" (Giovanni, 8, 44).

E quale fu il peccato di tal "seduttore e anticristo", per il quale originariamente venne disposto il "fuoco eterno"? Fu, esattamente, quello di aver obiettato all'eterno "mistero di Dio, che è Cristo" (Colossesi, 2, 2), di averlo respinto.

Non dovrebbe stupire, se pensiamo che Dio abbia creato gli angeli a servizio del Figlio suo, e che la loro bontà dipenda tutta dalla loro gioiosa accoglienza di Gesù, mentre la loro dannazione dalla loro ribellione e dal loro sdegnato rifiuto.
Ce ne convinciamo seguendo la vita  di  Cristo,  intorno al quale operano  sia  gli  angeli  sia  i  de- moni.

Intorno a Gesù si aggira anche il demonio, che lo tenta, per distoglierlo dal compimento della volontà del Padre; diffonde la diffidenza e induce al distacco da lui (Giovanni, 6, 69); prende possesso di chi lo tradisce (Giovanni, 13, 27); contende a Cristo la signoria e la regalità, però rimanendone sconfitto.

È su Gesù che si discrimina la rettitudine  o  la perversione sia dell'angelo  sia dell'uomo. Anzi, ogni peccato  obiettivamente e storicamente è un rifiuto di Cristo, nel quale  si  risolve la predestinazione di Dio.
Abbiamo sentito che Gesù definisce il demonio omicida e menzognero fin dal principio, colui quindi che si oppone alla Vita e alla Verità, ossia al Verbo incarnato, che dice di sé:  "Io sono la Verità e la Vita" (Giovanni, 14, 6).

Se torniamo alle origini, vediamo con chiarezza che tutta la trama del Serpente, invidioso dell'uomo, è quella di attrarlo da subito nella sua stessa spirale di gelosia, di sospetto, e di disubbidienza; quella di rendere l'uomo partecipe della sua stessa ribellione, e così deturpare in lui l'immagine di Cristo secondo la quale l'uomo era stato concepito, in modo da renderlo irriconoscibile dal Padre.

L'inferno si configura, di conseguenza, come la lontananza da Cristo, che non può trattenere vicino a sé quelli che, consapevolmente, in piena e definitiva libertà, hanno scelto di essere dissimili da lui. Quanti non presentano i tratti del Signore, e ne sono discordanti, si sentono fatalmente dire:  "Via, lontano da me" (Matteo, 25, 41); "Voi non so di dove siete:  Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia" (Luca, 13, 27). L'inferno è il destino irreversibile, ormai fissato di là dal tempo, di una umanità di cui Dio non si compiace.

All'inferno non c'è la grazia di Cristo e manca la sua gloria; esso è il "luogo" della permanente e impenitente deprecazione dell'amore misericordioso, che fu addirittura il motivo della creazione dell'uomo.

Non è quindi che la grazia e il perdono non siano stati offerti o, per contingenti circostanze, non si siano potuti incontrare. È che l'uomo - chiamato  all'esistenza  "per mezzo di Cristo", "in lui" e "in vista di lui" (cfr. Colossesi, 1, 16-17) - li ha ostinatamente respinti sino all'ultimo, con tutte le forze della sua libertà, provando fastidio per Gesù Cristo.

Il tormento di quanti dimorano all'inferno - siano essi i demoni o gli uomini irredenti che li hanno imitati - proviene proprio dal fatto che vi è assente Gesù Risorto redentore, sorgente inesausta della beatitudine, e che non vi si gode la comunione dei santi. L'inferno è il non esserci di Cristo e della Chiesa.

Al contrario, l'inferno è una comunione di dannati, che in realtà non potrebbe essere una comunione, ma solo un implacabile reciproco dissidio e una invincibile e perpetua discordia. All'inferno non è possibile l'esperienza dell'amore. Non ci si ama, ma non ci si può che odiare a vicenda.

Resta a confortarci la sicurezza che il Signore di questo mondo non è il demonio, ma Gesù Risorto, che lo ha definitivamente giudicato e vinto, e che l'amore misericordioso e onnipotente si insinua in ogni frammento di tempo, anche in quello estremo.


(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)
Caterina63
00sabato 17 aprile 2010 14:31
SANT’IGNAZIO DI LOYOLA ED IL DEMONIO   

Se appartiene a Sant’Ignazio di Loyola ( 1491-1556) aver messo in chiaro questi principi nei suoi Esercizi Spirituali, il discernimento degli spiriti era già noto nel giudaismo e nella primitiva Chiesa, poiché San Giovanni vi fa espressamente allusione. Ma l’Evangelista, nella sua Lettera, non detta le regole che permettono di provare gli spiriti, supponendoli certamente note ai suoi corrispondenti.

E’ San Paolo che ne propone il primo approccio :”Ora, io vi dico : lasciatevi guidare dallo Spirito e non rischierete di soddisfare la voglia carnale. Perché la carne convoglia contro lo spirito e lo spirito contro la carne ; vi è tra essi antagonismo, così bene che voi non fate ciò che vorreste. Ma se lo Spirito vi anima, voi non siete sotto la Legge. Ora si sa bene tutto ciò che produce la carne : fornicazione, impurità, rilassatezza, idolatria, magia, odio, discordia, gelosia, latrocinio, dispute, dissensi, scissioni, sentimenti di invidia, orge,
 ripicche e cose simili - ed io vi prevengo, come ho già detto, che quelli che commettono questi sbagli non erediteranno il Regno di Dio. 

“Ma il frutto dello Spirito è carità, gioia, pace, longanimità, servizio, bontà, fiducia negli altri, dolcezza, padronanza di sé” (Lettera ai Galati 5,16-24).  Ogni discernimento degli spiriti poggerà sui sentimenti eccitati nell’anima dall’Angelo presunto, secondo se essi saranno frutti della carne o frutti dello Spirito. Poiché questi frutti sono a somiglianza di quelli che li coltivano. 

         “Vi sono due Angeli per l’uomo, quello della Giustizia e quello del Male. L’uno è delicato, riservato e dolce, pacifico. Quando entra nel tuo cuore, subito, egli ti parla di giustizia, di santità, di temperanza, di ogni opera giusta. Quando questi pensieri si elevano nel tuo cuore, sappi che l’Angelo giusto è in te. L’Angelo del Male, viceversa, è irascibile, pieno di acredine e di demenza. Riconoscilo dalle sue opere” (Erma, Il Pastore).

         Ma le cose si complicano quando l’Angelo delle tenebre gioca a fare  da Angelo della luce, imbrogliando le carte, truccando i dadi, “da nemico più forte, più astuto, più difficile da scoprire” (San Giovanni della Croce) come egli è. Poiché il diavolo sa che, “smascherare Satana, è vincerlo” (S. Ignazio di Loyola). Caterina da Siena (1347-1380), in una rivelazione di Cristo, riceve una raccomandazione che prelude a quella di Sant’Ignazio : “Quando mi si vede (è Gesù che parla a Caterina, ) all’inizio, si ha paura, poi, a poco a poco, ci si rassicura ; questo comincia con una certa amarezza, ma poi si addolcisce.

Il contrario si produce quando si vede il Nemico, a causa della sua origine. In apparenza, egli da dapprima un certo piacere, appare quasi verosimile ed attrae ; poi, pertanto, egli fa nascere nell’anima che lo vede una sensazione di pena e di nausea. Ma Io voglio dare ancora un segno infallibile e certo. Poiché Io sono la Verità, ho per certo che, nelle Mie apparizioni, l’anima deve estrarre una più grande conoscenza dalla Verità. La conoscenza della verità su di Me e sull’anima è indispensabile a quest’ultima. In effetti, l’anima deve conoscersi e conoscerMi. ConoscendoMi e conoscendosi, ella si disprezza e Mi onora, cosa che è propria dell’umiltà. Dunque, bisogna che, con la forza delle Mie apparizioni, l’anima divenga più umile e che nello stesso tempo, ella riconosca il suo niente e si disprezzi.

         “Il contrario si produce nelle apparizioni del Nemico. Siccome egli è il Padre della Menzogna, il re dei figli dell’orgoglio e che non può dare che quello che ha, nasce nell’anima, a seguito delle sue apparizioni, una certa stima per se stesso, una presunzione che è propria dell’orgoglio e questa rimane gonfia e piena di vento”.

         Sant’Ignazio, quanto a lui, perfeziona l’analisi di questi stati contrari : “Circa le persone che vanno di peccato mortale in peccato mortale, la condotta normale del nemico è di proporre loro dei piaceri apparenti, occupando la loro immaginazione di compiacenze e di voluttà sensuali, al fine di trattenerli e di piombarli più avanti nei loro vizi e nei loro peccati. 

“Lo spirito buono, al contrario, agisce in esse in misura opposta : egli punge e morde la loro coscienza, facendo loro sentire i rimproveri della ragione. Nelle persone che lavorano coraggiosamente per purificarsi dai loro peccati, e vanno di bene in meglio nel servizio di Dio Nostro Signore, il buono ed il cattivo spirito operano in senso inverso dalla regola precedente. Perché è proprio del cattivo spirito causare loro della tristezza e dei tormenti di coscienza, di elevare davanti ad essi degli ostacoli, di turbarli con dei ragionamenti falsi, al fine di fermare i loro progressi nella via della virtù ; al contrario, è proprio del buono spirito di dare loro del coraggio e delle forze, di consolarli, di fare loro spandere delle lacrime, di inviare loro delle buone ispirazioni, e di stabilirli nella calma, facilitando loro la via ed alzando davanti ad esse tutti gli ostacoli, al fine che esse avanzino sempre più nel bene”. 

         Poi Sant’Ignazio di Loyola propone un ritratto del diavolo che nel ventunesimo secolo potrebbe apparire  un po’ misogino nei suoi poco attraenti paragoni con  il “sesso debole”, scrive il fondatore dei Gesuiti : “Il nostro nemico rassomiglia ad una donna ; egli ne ha la debolezza e la mutevolezza delle opinioni. E’ proprio di una donna, quando disputa con un uomo, di perdere coraggio e di prendere la fuga subito che questi gli mostra un volto fermo ; l’uomo, al contrario, quando comincia col temere ed indietreggiare, la collera, la vendetta e la ferocia di questa donna si accrescono e non hanno più misura.

Come pure, è proprio del nemico affievolire, perdere coraggio e prendere la fuga con le sue tentazioni, quando la persona che si esercita nelle cose spirituali mostra molta fermezza contro il tentatore, e fa diametralmente l’opposto di ciò che gli è suggerito. “Al contrario, se la persona che è tentata comincia col temere e col sopportare l’attacco con meno coraggio, non c’è bestia feroce sulla terra la cui crudeltà eguaglia la malizia infernale con la quale questo nemico della natura umana si attacca nel perseguire i suoi perfidi disegni”.

         Il paragone successivo è felicemente altrettanto poco attraente per il sesso forte che il precedente lo era per le figlie di Eva : “La sua condotta è ancora quella di un seduttore ; egli domanda il segreto e non dubita niente finché non è scoperto. Un seduttore che sollecita la figlia di un padre onesto, o la moglie di un uomo d’onore, vuole che i suoi discorsi e le sue insinuazioni restino segreti. Egli teme vivamente, al contrario, che la figlia non scopra a suo padre. O la moglie a suo marito, le sue parole fallaci e la sua intenzione perversa.

Egli comprende facilmente che non potrebbe allora riuscire nei suoi colpevoli disegni. Come pure, quando il nemico della natura umana vuole imbrogliare un’anima giusta con le sue astuzie ed i suoi artifici, egli desidera, egli vuole che ella l’ascolti e che custodisca il segreto. Ma se quest’anima scopre tutto ad un confessore illuminato, o ad un’altra persona spirituale, che conosce gli imbrogli e le astuzie del nemico, egli ne riceve un grande dispiacere : perché egli sa che la sua malizia dimorerà impotente, dal momento in cui i suoi tentativi saranno scoperti e messi in luce. Infine, egli imita un capitano che vuole prendere un posto dove spera di fare un ricco bottino. Egli assedia il suo campo, considera le forze e la disposizione di questo posto, ed attacca dal lato più debole. E’ così del nemico della natura umana. Egli si aggira incessantemente intorno a noi ; esamina da tutte le parti ognuna delle nostre virtù teologali, cardinali e morali, e quando ha scoperto in noi il luogo più debole e meno provvisto delle armi della salute, è da lì che ci attacca e cerca di riportare su di noi una piena vittoria”.

         Poi Sant’Ignazio affronta i giochi del diavolo che scimmiotta l’Angelo che fu in altri tempi : “E’ proprio dell’Angelo cattivo, quando si trasforma in Angelo di luce, di entrare dapprima nei sentimenti dell’anima pia, e di finire con ispirargli i suoi. Così, egli comincia col suggerire a quest’anima dei pensieri buoni e santi, conformi alle sue disposizioni virtuose ; ma ben presto, poco a poco, egli compita di attirarlo nei suoi tranelli segreti, e di farla acconsentire ai suoi colpevoli disegni. Noi dobbiamo esaminare con grande cura il seguito ed il cammino dei nostri pensieri. Se l’inizio, il mezzo e la fine, tutto è buono in essi, e tendono puramente al bene, è una prova che essi vengono dall’Angelo buono ; ma se, nel seguito dei pensieri che ci sono suggeriti, finisce per incontrarvisi qualcosa di meno buono che non ci eravamo proposti di fare, o se questi pensieri indeboliscono la nostra anima, la inquietano, la turbano, le ostacolano la pace, la tranquillità di cui gioiva prima, è una nota evidente che essi sono del cattivo spirito”.

         E Sant’Ignazio nel precisare che il nemico si riconosce e si scopre “dalla sua coda di serpente, cioè dal fine pernicioso nel quale ci porta”.

       Perché il demonio non abusa in definitiva che di quelli che hanno ben voluto lasciarsi abusare e turlupinare da lui. Nella biografia di sant’Ignazio,scrive Paul Verdun che Giampaolo, che fu per molto tempo suo compagno di apostolato, dormendo una notte in un letto vicino al suo, fu risvegliato da un rumore di percosse e dai gemiti del fondatore della Compagnia di Gesù. Si alzò e chiese al suo vicino che cosa stava accadendo. Ma il santo, senza rispondergli iente gli ordinò di tornare a letto a dormire. Lo spirito delle tenebre tentò, in un’altra occasione di strangolare il santo, che restò afono per parecchi giorni.

Don Marcello Stanzione


Caterina63
00giovedì 22 aprile 2010 18:03

L'assedio sconfitto del leone ruggente


di mons. Inos Biffi

Il tempo pasquale, dedicato alla contemplazione del mistero di Cristo risorto da morte, si rivela specialmente propizio a una riflessione sul demonio, "il principe di questo mondo" che, proprio nell'ora del suo innalzamento sulla croce, Gesù ha "gettato fuori" (Giovanni, 12, 31). Veramente, non tutti i teologi prestano attenzione al demonio. Alcuni lo giudicano una specie di fantasma inquietante, creato da un sospetto immaginario, con una sua utilità repressiva, ma in ogni caso segno di una mentalità antiquata che fatica a scomparire. Per altri il demonio si riduce a un'idea generica e sintetica di Male, a cui indebitamente si attribuisce una consistenza reale e personale.

Di tutt'altro avviso appare Gesù Cristo, che non ha affatto ridotto il diavolo al prodotto di una fantasia malata o inquieta, ma lo ha preso molto sul serio, ingaggiando un implacabile conflitto contro di lui durante tutta la sua la vita e abbattendolo nella passione e risurrezione.

Anzitutto, Gesù offre del diavolo una precisa definizione:  "omicida fin dal principio", "menzognero e padre della menzogna", nel quale "non c'è verità" e a cui la falsità appartiene in proprio (cfr. Giovanni, 8, 44). Definito in questi termini, il diavolo appare chiaramente come l'Antitesi e l'Oppositore di Cristo, che si presenta come la Verità e la Vita (Giovanni, 14, 6) e che con ulteriore precisazione fa risalire l'opera omicida e menzognera del diavolo al "principio", riportandoci così alla Genesi e al "serpente antico, che si chiama diavolo", com'è detto nell'Apocalisse (12, 9).

Scrive sant'Ambrogio:  "Il demonio non seppe mantenere la grazia ricevuta ed ebbe invidia dell'uomo per il fatto che, plasmato col fango, fu scelto per abitare in paradiso" (De paradiso, 12, 54). Ma nei raggiri del Serpente, che circuisce l'uomo appena creato è in atto una cospirazione contro Gesù, mirante a seminare la diffidenza e a minare la fede. Quella di minare la fede in Cristo è, infatti, la sua azione propria.

Se il demonio è l'Antitesi e l'Oppositore di Cristo, non sorprende che questi nella sua vita se lo ritrovi d'attorno intento a distaccare persino lui, il Figlio di Dio fatto uomo, dal disegno del Padre. Ma ogni mira in questo senso risulterà vana. L'avvicinarsi della morte è sentita da Gesù come una venuta del "principe del mondo" che però "contro di me non può nulla" (Giovanni, 14, 30).

Vale per il demonio quanto sant'Ambrogio afferma della morte nel suo inno pasquale Hic est dies verus Dei:  la morte si è autodistrutta. Essa, nel tentativo di mordere la preda, cioè il corpo di Cristo, messole dinanzi con sottile tranello, ne ha ingoiato letalmente l'amo, restando, insieme, avviluppata nella sua stessa rete. Altrove aveva scritto:  "Il modo migliore per spezzare il laccio teso dall'inganno del diavolo era quello di mostrare al diavolo la preda - appunto il corpo di Cristo - affinché, slanciandosi d'impeto su di essa, si impigliasse nella sua stessa rete" (Expositio evangelii secundum Lucam, iv, 12).

Quanto al traditore, Giuda, diviene il luogo della inabitazione di Satana. Nell'imminenza della Pasqua, l'ultima di Gesù con i suoi apostoli, "Satana - è detto in Luca - entrò in Giuda, detto Iscariota" (Luca, 22, 2), mentre, secondo Giovanni, è il diavolo che "ha messo in cuore a Giuda di tradirlo", (Giovanni, 13, 2); e lo stesso evangelista noterà che "dopo il boccone Satana entrò in lui" (Giovanni, 13, 27).

Avversario di Cristo e vinto da lui nella sua morte e risurrezione, il demonio non cesserà di essere l'avversario dei suoi discepoli. In questi termini parlerà la i Lettera di Pietro:  "Vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare" (1 Pietro, 5, 8); d'altronde è possibile, come constata Paolo, perdersi "dietro Satana" (1 Timoteo, 5, 15).

Come il demonio ha cospirato contro la vita di Gesù, così non mancherà di architettare inganni contro coloro che "custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù" (Apocalisse, 12, 17), e di impiegare tutte le sue energie per osteggiarli. È il messaggio dell'Apocalisse, profezia e raffigurazione delle peripezie della Chiesa, accanitamente insidiata e perseguitata dal drago nel tempo presente, prima della venuta finale del Signore Gesù e del definitivo trionfo dell'Agnello.

"Chi si affida a Dio, non ha paura del diavolo", dichiara sant'Ambrogio (De sacramentis, v, 4, 30), che giunge a dire:  "Dove il diavolo dà battaglia, là Cristo è presente. Dove il diavolo pone l'assedio, là, chiuso tra gli assediati, sta Cristo a difendere la cerchia delle mura spirituali" (Expositio Psalmi cXVIii, 20, 51). Per quanto le macchinazioni diaboliche possano essere pericolose e aggressive, essi "lo hanno vinto grazie al sangue dell'Agnello" (Apocalisse, 12, 11).

Su questa vittoria si fondano la forza e la serena speranza dei discepoli del Signore. Se dalla fede - e con buona pace di alcuni teologi - essi sanno con assoluta certezza che il demonio esiste, che è il tentatore, e che opera talora in modo sconcertante, non per questo si lasciano prendere dalla sua ossessione o invadere dallo spavento.
Vigilano, invece, e pregano, certi di essere già partecipi della vittoria pasquale di Gesù, che adesso prosegue in loro.

E non senza affidarsi agli angeli, particolarmente a quelli che hanno servito Gesù dopo le prove del diavolo nel deserto, anche se si deve riconoscere che agli angeli in generale quei medesimi teologi non stanno rendendo facile la vita.


(©L'Osservatore Romano - 23 aprile 2010)
Caterina63
00giovedì 6 maggio 2010 19:24
Il mistero del Male

La luce e il suo contrario



di mons. Inos Biffi

Secondo la Parola di Dio le origini del male antecedono l'apparizione dell'uomo, il quale, infatti, appena creato, si trova già di fronte a un intendimento astuto e ingannevole, a una "invidia" - il libro della Sapienza parla dell'"invidia del diavolo" (2, 24) - che lo istiga al sospetto e alla rivolta nei confronti del Creatore.

Paolo è persuaso che "la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male" (Efesini, 6, 12).
 
In ogni caso, la Genesi ci fa risalire a un peccato angelico precedente la storia dell'uomo e spaventosamente influente su di essa.

Il mondo degli angeli in generale e, in particolare, il peccato degli angeli - che incentivò molto, come tutta l'angelologia, la riflessione, per altro acuta e preziosa, dei medievali - ci è affatto sconosciuto. E, tuttavia, nella vita di Gesù incontriamo angeli infervorati e gioiosi nel servirlo, e demoni ostili che tentano di sedurlo, e di stornarlo dal disegno divino.
Dove c'è Gesù, là c'è l'avversione dei demoni. Considerato il loro comportamento nei confronti di Cristo, ci sembra di non essere lontani dal vero a ritenere che il loro peccato "originale" fu l'invidia e il fastidio anzitutto nei confronti dell'eterna elezione di Gesù, predestinato a essere il Signore in cielo e sulla terra.

Prima che l'uomo fosse creato, essi si sono ribellati alla signoria del Figlio di Dio fatto uomo e risuscitato da morte. Ma anche gli angeli sono stati creati "per mezzo" del Crocifisso risorto, "in lui" e "in vista di lui" (cfr. Colossesi, 1, 16). Il suo "nome", ricevuto per la "morte di croce", è "al di sopra di ogni nome"; e in tale nome ogni ginocchio è chiamato a piegarsi, "nei cieli, sulla terra e sotto terra" e ogni lingua a proclamare:  "Gesù Cristo è il Signore!", a gloria di Dio Padre (cfr. Filippesi, 2, 8, 11). Tutta la grazia esistente nell'ordine scelto da Dio è proveniente da Gesù redentore. Anche la grazia degli angeli, perduta da quelli che l'hanno rifiutata.

Indubbiamente, ci risulta misterioso un simile ordine, che include questo esercizio diabolico della libertà, così come restiamo impressionati dalla forza del demonio, se pensiamo che soltanto il Figlio di Dio, che lo ha definito "Principe di questo mondo", nell'ora stessa della sua esaltazione sulla croce, ha avuto il potere di gettarlo fuori (Giovanni, 12, 31-32).

E tuttavia, su questa considerazione non dobbiamo troppo indugiare, anche se, per così dire, il "rovescio" di questo disegno ora non manca di suscitare sconcerto. Ad attrarre la nostra ammirazione dev'essere invece il "diritto" di tale disegno, ossia l'umanità gloriosa di Gesù, che viene prima di tutto e come ragione di tutto, nel quale siamo stati mirabilmente progettati e voluti, e che nella sua risurrezione è apparso il vincitore dei demoni. Come scrive san Paolo:  "Dio, avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo" (Colossesi, 2, 15).

Ma la Parola di Dio ci rende noto anche un altro esercizio perverso della libertà, quello dei progenitori, che hanno ceduto alla suggestione del serpente. Ora tutti i loro discendenti vengono al mondo con l'eredità del peccato originale, ossia privi della giustizia o della grazia, e quindi difformi da Cristo.

Ancora una volta la ragione non sa nulla di questo peccato e della sua eredità. Essa non riesce né a sciogliere né a sopportare gli enigmi affliggenti del male. Alla filosofia non è nota la "terribile disgrazia originaria", come la nomina John H. Newman, che è la causa e l'inizio di ogni forma di male presente e attivo nella storia dell'uomo, a cominciare dal "salario del peccato" (Romani, 6, 23), la morte, nella quale tale disgrazia si consuma.

E, però, questa stessa situazione dell'uomo non è disperata, poiché Dio non solo non ha lasciato senza redenzione i figli di Adamo segnati da una colpa ereditata e incolpevole. Egli ha infatti "prevenuto", se così possiamo dire, la situazione dell'uomo, risultata intimamente ferita e discordante a motivo del peccato originale, predestinando il suo Figlio come redentore dello stesso Adamo e di tutti gli uomini suoi discendenti.

Da sempre Dio aveva riservato la grazia della croce di Cristo per la natura umana decaduta, e non solo perché cancellasse la macchia originale, ma anche perché fosse remissione di tutti i peccati, così che, dove aveva abbondato il peccato, sovrabbondasse la grazia (cfr. Romani, 5, 20). Il peccato, come opera dell'uomo, non potrà oltrepassare i confini della misericordia, che è opera di Dio.

Ora, la sostanza della "buona notizia" è proprio questa eterna decisione di Dio che la sua gloria e la gloria del Figlio risplendessero nel perdono dell'uomo, meritato ed elargito dal Crocifisso risorto, e che la comunione con Gesù assiso alla destra del Padre fosse il fine ultimo dell'uomo.

Senza dubbio, il Vangelo non annulla e non preserva l'esistenza da sofferenze inenarrabili, da avvenimenti assurdi e inevitabili, da situazioni inimmaginabili di violenza e perversità che deve subire e dietro le quali sembra talora di avvertire l'opera diabolica. Il credente non ne è preservato e non sorprendono il suo lamento e la sua reazione. La fede però lo rassicura che egli non è abbandonato a se stesso, che la sua pena non è solitaria e i suoi tormenti privi di senso e di valore, dal momento che in essi si stanno rinnovando e compiendo gli stessi "patimenti di Cristo" (Colossesi, 1, 24), il Figlio di Dio, che il Padre non ha risparmiato, ma ha "consegnato per noi tutti" (Romani, 8, 32).

Ma proprio in questa "consegna", in questa "stoltezza" e "impotenza" della croce, che sembra professare l'assenza, il disinteresse, il silenzio implacabile di Dio, Dio ha collocato la sua assoluta presenza e la sorgente stessa della risurrezione e della gloria.

La Pasqua di Gesù è la sua e la nostra vittoria su ogni forma di male, compresa la morte, che non è uno sparire ineluttabile, ma una comunione con la morte del Signore. Non ci deprime la colpa, visto che la conversione e la remissione di un solo peccatore spande in cielo una gioia maggiore di quella diffusa da tanti giusti (cfr. Luca, 15, 7); e non ci prostrano in avvilita disperazione le tribolazioni patite, nella speranza, con Gesù sulla croce, "sacramento" di speranza. "Ritengo - scrive Paolo - che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi" (Romani, 8, 18).


(©L'Osservatore Romano - 7 maggio 2010)
Caterina63
00giovedì 6 maggio 2010 19:47
La simbologia delle fiamme dall'Antico Testamento a Rabelais

I mille nomi del fuoco



È in corso a Milano, a Palazzo Reale, la mostra "Anima del fuoco. Da Eraclito a Tiziano, da Previati a Plessi" curata da Elena Fontanella. Dal catalogo (Milano, Fabbrica delle idee, 2010, pagine 311) pubblichiamo stralci del saggio dell'arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

di Gianfranco Ravasi
Certo il fuoco è il grande maestro delle arti, come scriveva Rabelais nel suo celebre Gargantua e Pantagruel:  con la sua scoperta si è aperta una delle tappe fondamentali della storia dell'umanità. Da quella scintilla primigenia sbocciava l'economia domestica, come ricordava già il profeta Isaia:  "L'uomo ha cedri, cipressi, querce, allori per bruciare:  ne prende una parte e si riscalda e anche accende il forno per cuocersi il pane..., la brucia al fuoco, vi arrostisce la carne, poi mangia l'arrosto e si sazia. Ugualmente si scalda e dice:  mi riscaldo, mi godo il fuoco" (Isaia, 44, 14-16). E un altro profeta biblico, Ezechiele, metteva in scena il sorgere della tecnica con la quale "si uniscono insieme argento, bronzo, ferro, piombo, stagno dentro un crogiuolo e si soffia sul fuoco per fonderli" (22, 20).

Che il fuoco sia "maestro delle arti" significa, però, qualcosa di più:  l'uomo introduce nel suo pensare e agire l'elemento simbolico, assegnando valori e funzioni trascendenti alle realtà che manipola o che incontra sul suo cammino. È ciò che vorremmo brevemente illustrare all'interno di quel capitale codice di riferimento culturale e religioso dell'intero Occidente che sono le Sacre Scritture. In esse il fuoco lampeggia ripetutamente. Se stiamo alla mera statistica, il vocabolo ebraico 'esh, "fuoco", brilla per 378 volte, accanto all'unico termine aramaico 'esshah, e al sinonimo nur (17 volte) che esprime invece la luminosità, come avviene anche in arabo.

Nel greco del Nuovo Testamento, 71 volte è il classico pyr a evocare il fuoco, mentre altri otto termini ne contengono la radice e descrivono il bruciare, l'ardere, l'incendio, la pira, ma anche il color rosso fuoco oppure l'avere la febbre, simile a fuoco che sembra consumare le ossa e le energie vitali.
Questo dilagare del fuoco, però, si protende verso un'altra meta che è appunto quella simbolica. Essa fiorisce dalla contemplazione poetica e spirituale, anticipando il Cantico di Francesco.

Infatti, per l'uomo biblico quel risplendere non può che rimandare al Dio trascendente eppur immanente, inafferrabile eppur vicino, proprio come accade al fuoco che non può essere trattenuto nelle mani ("la Parola di Dio è un ferro incandescente", dirà Bernanos, il noto autore del Diario di un curato di campagna), eppure ti riscalda e ti illumina, penetrando nella tua carne. Ecco, allora, in quel tramonto misterioso che s'affaccia sul buio fitto della notte il braciere fumante e la fiaccola ardente che avanzano tra gli animali squartati nella scena emozionante che vede per protagonista Dio e Abramo nella Genesi.

Ecco anche il roveto ardente di fuoco inestinguibile del Sinai che si para innanzi a Mosè e dalla cui fiamma esce la voce del Signore, come si legge nell'Esodo. La teofania ha, quindi, nel fuoco il suo emblema, contemplare il fuoco è affacciarsi sull'infinito e sull'eterno; il volto di Dio è irradiato di fiamme, la sua lingua è come un fuoco divorante (Isaia, 30, 27). Il suo inviato, il profeta, ha le labbra purificate dal carbone ardente dell'altare sacro degli olocausti (Isaia, 6, 6-7):  "Farò delle mie parole - dice il Signore - come un fuoco sulla tua bocca e questo popolo sarà la legna che esso divorerà" (Geremia, 5, 14).

Anche il Cristo dell'Apocalisse entra in scena con "occhi che sono come fiamma di fuoco" (1, 14; 2, 18). Egli dichiara esplicitamente di essere venuto a portare il fuoco sulla terra e il suo desiderio è che esso incendi il mondo cancellandone il gelo, consumandone le scorie perverse (cfr. Luca, 12, 49). La funzione catartica del fuoco, tratteggiata già dal profeta Malachia che raffigura il messaggero messianico di Dio come il fuoco del fonditore che purifica nel crogiuolo (3, 2-3), è costantemente ribadita dalla Bibbia. Essa, da un lato, a più riprese parla del fuoco dell'ira divina e, d'altro lato, ricorre alla Geenna - la valle ove si incenerivano i rifiuti di Gerusalemme - per rappresentare il giudizio di Dio sul peccato dell'umanità.

È sulla scia di queste immagini che la tradizione cristiana ha immerso nel fuoco l'inferno, la sede dei peccatori, anche se il citato scrittore francese Bernanos, nel suo romanzo Monsieur Ouine, provocatoriamente affermava:  "Si parla sempre del fuoco dell'inferno. Ma nessuno l'ha mai visto. L'inferno è freddo". E la spiegazione l'offrirà nel Diario di un curato di campagna, quando metterà in bocca al protagonista questa frase:  "L'inferno è non amare più".

Il fuoco può acquistare, perciò, un'altra tonalità, quella che ci fa parlare della fiamma dell'amore o dell'ardore divino che è luce e calore. È il caso, allora, di fare un cenno a un'altra presenza del fuoco all'interno della Bibbia:  esso incarna la risposta orante - e quindi di fede e di amore - del fedele al suo Dio. Ci riferiamo al fuoco sacrificale. Non per nulla uno dei riti fondamentali dell'ebraismo è l'olocausto, termine greco che evoca la totale consumazione della vittima sacrificale attraverso il fuoco; in ebraico, invece, mediante il termine 'olah, si vuole rimandare allo sprigionarsi verso l'alto, cioè il cielo e quindi Dio, del fumo dell'animale consumato dal fuoco. La sacralità di questo fuoco è tale che in qualche situazione particolare viene concepito come di origine divina. Nel momento iniziale del culto ebraico, secondo il racconto del Levitico, il primo fuoco sacrificale non è attizzato da mano umana, ma "un fuoco uscì dalla presenza del Signore e consumò sull'altare l'olocausto" (9, 24).

Così avverrà quando Salomone consacrerà il tempio di Gerusalemme:  "Cadde dal cielo il fuoco che consumò l'olocausto e le altre vittime, mentre la gloria del Signore riempiva il tempio" (2 Cronache, 7, 1). Un analogo evento si compirà durante la celebre ordalia che il profeta Elia preparerà sul monte Carmelo per sfidare i sacerdoti idolatrici del dio cananeo Baal:  "Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere" (1 Re, 18, 38), mentre le vittime sacrificali dell'idolo rimanevano irrimediabilmente intatte, gelide nella loro cadaverica staticità.

Tuttavia, esiste anche un fuoco perverso che si accompagna al culto idolatrico. Esso rimandava a una prassi condannata nella Bibbia, quella di offrire in olocausto il figlio primogenito nell'illusione di placare la collera divina. Così farà il re di Moab (2 Re, 3, 17), ma anche i sovrani di Giuda, gli empi Acaz (2 Re, 16, 3) e Manasse (21, 6), imitati dai governanti e dai sudditi dell'altro regno ebraico, quello di Samaria (2 Re, 17, 17). L'espressione passare il figlio o la figlia in onore di Molok definirà questo atto sacrificale infame legato al culto della divinità degli indigeni della Terra Santa, i cananei. Questo rito si compiva soprattutto nella valle della Geenna, in un'area denominata Tofet, ossia il "focolare" abominevole ove si bruciavano i bambini, accanto alle immondizie. I profeti Geremia (7, 31) ed Ezechiele (16, 21) condanneranno aspramente queste pratiche.

La fiamma divampante assume, così, profili differenti:  luce divina e perversione satanica (è il caso dello stagno di fuoco dell'Apocalisse, 20, 14). Anche nei sentimenti umani il fuoco brilla di luce torva - nella collera (Osea, 7, 6), nell'adulterio (Giobbe, 31, 12; Proverbi 6, 27-29), nei litigi (Proverbi, 26, 20-21) - ma risplenderà anche come una fiamma divina, simbolo dell'invincibilità dell'amore:  "Forte come la morte è l'amore, tenace come il regno dei morti è la passione:  le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore!" (Cantico dei cantici, 8, 6). Un fuoco inestinguibile perché divino.



L'implacabile distruttore che porta la vita



di Simona Verrazzo

Il fuoco e i suoi significati religiosi, storici, artistici e sociali; i suoi mutevoli colori e labili contorni; il suo spegnersi e propagarsi; il fuoco e il millenario rapporto con l'uomo, che tenta di domarlo per metterlo al servizio della società. È questo elemento, con molteplici livelli di lettura, il protagonista della mostra "Anima del fuoco", ospitata al Palazzo Reale di Milano e organizzata dalla Fondazione DNArt e dal Comune.
 
L'esposizione è il secondo appuntamento con il ciclo dedicato a quelli conosciuti come i quattro elementi della natura:  si è cominciato due anni fa, nel 2008, con "Anima dell'acqua. Da Talete a Caravaggio, da Segantini a Bill Viola" e - dopo l'odierna "Anima del fuoco. Da Eraclito a Tiziano, da Previati a Plessi" - si proseguirà con l'aria, per poi concludere con la terra. L'iniziativa è affascinante perché offre lo spunto per soffermarsi sull'antichissima teoria dei quattro elementi della natura, nota sia al pensiero greco sia a quello ebraico. Acqua, fuoco, aria e terra nel corso dei secoli sono stati associati ai più disparati campi del sapere, dai liquidi umorali del corpo umano - bile nera, bile gialla, flegma e sangue - a metalli preziosi come l'oro, il rame, l'argento e il ferro.

Dei quattro elementi naturali, il fuoco è quello che ha raccolto su di sé il maggior numero di significati, sia positivi sia negativi:  fonte di luce e calore nel buio e freddo delle tenebre; implacabile distruttore che porta alla morte piante, animali, uomini, campagne e città.
Una pluralità simbolica che è evidenziata dalle sezioni in cui il percorso espositivo è organizzato:  Fuoco creatore, Fuoco nel mito, Fuoco sotterraneo, Araba fenice, Fuoco utile, Fuoco della comunità, Paure ancestrali, Luce di redenzione, Luce e tenebre, Apocalissi di conoscenza, Disvelamento.

Tra i molteplici significati che racchiude in sé questo elemento non si può tralasciare l'aspetto religioso, dal roveto ardente dell'Antico Testamento allo Spirito Santo che nella Pentecoste discende sugli apostoli e su Maria sotto forma di "lingue come di fuoco" (Atti, 2, 1-4).

La mostra ripercorre la straordinaria storia del fuoco, da sempre intimamente legata a quella dell'uomo:  dall'archeologia alla pittura, dalla religione alla letteratura, dall'etnologia alla musica. Il semiologo Gian Paolo Caprettini, che nel catalogo firma l'intervento "La fiaba e l'esperienza simbolica del fuoco", ricorda quanto scritto nel 1929 dallo storico delle religioni e antropologo scozzese James George Frazer, che nel suo celebre Myths of the Origin of Fire sottolineava come "la scoperta della tecnica per accendere il fuoco è stata probabilmente quella più importante e ricca di conseguenze".

Il fuoco stimola l'ingegno dell'uomo, che si attiva per accenderlo e in seguito per mantenerlo vivo. A differenza dell'acqua, dell'aria e della terra, il fuoco nasce da un intervento esterno, che sia lo sfregamento di due pezzi di legno oppure dai raggi del sole convogliati da una lente come nel celebre esperimento degli specchi ustori di Archimede.
Il fuoco ha bisogno della presenza dell'uomo per esistere:  per quanto possa propagarsi autonomamente, distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino, se non viene sorvegliato alla fine si estingue.

Un rapporto di forza, quello tra l'uomo e il fuoco, che la mitologia dell'antica Grecia aveva incarnato nella figura di Efesto, che doma le fiamme per plasmare i metalli e mettere il frutto del suo lavoro al servizio della comunità. In mostra è possibile ammirare La fucina di Vulcano di Giorgio Vasari, dove attorno al fuoco e a Efesto-Vulcano ruotano ferventi attività "artigianali", e opere in cui il tema delle potenzialità creative del fuoco è stato trasfigurato simbolicamente, come Il carro del Sole di Gaetano Previati e La danza delle Ore, dello stesso artista.

L'aspetto distruttivo e demoniaco della combustione e dell'"incenerimento" delle cose è invece incarnato dall'animale simbolo delle fiamme portatrici di morte, il drago, tradizionalmente contrapposto al "guerriero di Cristo" san Giorgio; un tema che ha ispirato una quantità infinita di opere, rappresentate nella mostra milanese da miniature, sculture, frammenti di elmi e corazze del xv secolo e capolavori della pittura, come San Giorgio e il drago di Lucas Cranach il Vecchio, o del disegno, come Il drago e il leone di Leonardo.
Il fuoco, infine, è simbolo di coesione sociale e tradizione.

Nella lingua italiana la parola "focolare" indica il cuore della casa, la cucina, centro dell'unità familiare; in passato attorno al fuoco le persone mangiavano e si scaldavano, e davanti alle sue fiamme gli anziani tramandavano ai giovani il loro sapere.





 


(©L'Osservatore Romano - 7 maggio 2010)

Caterina63
00giovedì 1 luglio 2010 22:19
Tra autosufficienza e utopia
La fede dei demoni

di Lucetta Scaraffia

"Marco non cessa di insistere sulla fede dei demoni, e di opporre a questa, paradossalmente, l'incredulità dei discepoli" scrive Fabrice Hadjadj nel suo saggio La foi des démons ou l'athéisme dépassée, a cui quest'anno è stato conferito in Francia il più importante premio per la saggistica cattolica. Di origine ebraica e dal cognome arabo, il filosofo si è convertito al cattolicesimo e accompagna la sua passione per la fede cristiana con una grande capacità di riflettere in profondità su temi ardui - come la tentazione diabolica oggi - intrecciando esperienze personali con l'esegesi delle Sacre Scritture, con le opere dei Padri della Chiesa e talora con midrashim e testi rabbinici.

In alcuni momenti narrati nei Vangeli, il bene e il male sembrano avere scambiato i loro ruoli - scrive - tanto che l'incredulità dei discepoli, per quanto coriacea essa sia, vale di più della fede dei demoni, che invece sanno benissimo riconoscere il Figlio di Dio. Giungendo a dire che un certo ateismo, in fondo, può essere meno cattivo di questo tipo di conoscenza di Gesù simile alla fede demoniaca: un tipo di certezza speculativa, un credere che ciò è vero, ma senza alcun abbandono alla parola dell'altro. Una fede senza fiducia, insomma.

Dio chiede di essere cercato, e noi non possiamo andare verso di lui senza andare verso gli altri, anche se in questo modo diventano possibili l'ateismo o l'eresia. Ma questa incredulità degli esseri umani resta meno grave della fede priva di dubbi dei demoni, perché ha la scusa dell'ignoranza, della pesantezza della nostra ragione e della resistenza dei nostri cuori. E almeno è un affare di cuore: la fede dei demoni, al contrario, viene dalla lucidità della loro intelligenza; non c'è il cuore.

Come scrive sant'Agostino, il diavolo è "infinitamente superbo e invidioso". L'invidia, il suo peccato più grave, significa non rispettare il disegno generoso di Dio e non fidarsi di lui. Satana non allontana dalla fede, ma suggerisce a ciascuno di salvare se stesso, lo incoraggia a fabbricare il suo piccolo cielo privato, e la sua superbia lo rende "manager dell'autosufficienza e padre dell'utopia", cioè i mali della modernità. Infatti voler creare da sé la felicità, propria e degli altri, significa "scambiare la provvidenza per la pianificazione", misconoscere il ruolo della grazia, che chiede non di fare, ma di lasciar fare Dio in noi.

Il demonio non si abbandona, è un self-made man e considera questo suo incatenarsi al peccato come un'emancipazione, mentre la santità gli sembra una forma di orgoglio. Se Dio è amore, anche il diavolo lo è, ma il suo è amor proprio. Quando si incontra il diavolo non si tratta quindi di vedere chi è più forte, ma di riconoscersi debole; non si tratta di capire chi è il più acuto, ma di voler essere il più capace di amore.

Si diventa schiavi del demonio quando si crede di essere i soli padroni. Nella tentazione dell'Eden, infatti, la donna non si limita a rispondere, ma vuole replicare a Satana, pensa di essere in grado di farlo: vuole essere madre di se stessa, piuttosto che figlia di Dio. Come donna intelligente si vuole difendere da sola. Il diavolo abilmente porterà l'attenzione sulla conoscenza piuttosto che sulla vita, sul divieto invece che sul dono: Eva desidera la beatitudine promessa da Dio, ma pensa di poterla raggiungere con le proprie forze.

"L'ambizione di estirpare da soli nel mondo tutto il male è un'ambizione malefica. Dopo avere dimenticato il diavolo (il miglior modo per coinvolgerlo) essa disprezza la libertà umana come quella divina, ignora la realtà della concupiscenza e della grazia, rifiuta il tragico della nostra condizione". Perché - continua Hadjadj - l'essenza del peccato demoniaco è "fare il bene con le proprie forze, pianificare il benessere senza sorpresa". Essere un mondo che basta a se stesso: nessuna espressione meglio di questa rivela la tentazione, il fascino del peccato. E il filosofo fa qui l'esempio di Malthus che, pur essendo un ministro anglicano, cerca di spiegare tutto, di possedere le leggi della storia, anticipando in questo Marx.

Nessuna realtà appartiene in sé al male - il diavolo può presentarsi come inumano e come umanista, come professore di angelismo oppure come maestro di bestialità - e ognuna delle realtà che gli sono abitualmente attribuite può essere riportata all'ordine buono. Ma, al contrario, ogni cosa, tranne Dio e i santi, può essere volta al male. Il male morale è un uso disordinato delle cose.
Le virtù sono ancora presenti nel mondo moderno, ma rese folli - scrive Hadjadj - per essere state isolate le une dalle altre. Un esempio sono i cristiani scristianizzati, che recuperano la compassione per rivolgerla contro Cristo: secondo il pensatore, essi avrebbero fatto abortire Maria, per proteggere la sua reputazione e per risparmiarle il dolore per la morte del figlio...
Come antidoto alla fede dei demoni Hadjadj propone il canto del Credo. Non si tratta infatti di recitare una serie di affermazioni dottrinali, ma "di dire una Rivelazione come una dichiarazione d'amore che dilata il cuore".


(©L'Osservatore Romano - 2 luglio 2010)
Caterina63
00domenica 12 settembre 2010 15:03
Satana ha paura della Chiesa di sempre

Alcuni giorni fa è andata in onda un'interessante trasmissione radiofonica condotta dall'anziano ma ancora combattivo esorcista Padre Gabriele Amorth. Vorrei segnalare tre cose emerse dalla trasmissione:


- Padre Amorth (che ricordo è uno dei più stimati esorcisti del mondo) ha affermato che le preghiere in latino sono più efficaci contro il demonio. Certo, è solo un'opinione personale, ma appartiene ad un sacerdote che ha decenni di esperienza.


- Il diavolo ha paura del canto gregoriano. Ora capisco perché lo ha fatto quasi sparire dalle parrocchie! In effetti questi antichi canti sacri sono dei potentissimi strumenti di edificazione spirituale, che procurano un gran bene alle anime. Sono i canti della Chiesa di sempre, e quando satana li sente riecheggiare è come se prendesse bastonate sulle corna.


- Terza “perla” da segnalare è una riflessione sugli ossessi. Padre Amorth ha detto che ci sono meno problemi con gli ossessi laici che con gli ossessi religiosi (frati e suore), poiché questi ultimi hanno a volte dei superiori che non credono alle possessioni diaboliche, e quindi creano difficoltà nel concedere il permesso per effettuare gli esorcismi (che spesso durano anni). Questo è un dramma che affligge la Chiesa; molti non credono più all'esistenza del demonio, o perlomeno credono che sia quasi innocuo, e così può tranquillamente combinare disastri.

fonte: cordialiter.blogspot.com/2010/09/satana-ha-paura-della-chiesa-di-sem...
[SM=g1740722]
Caterina63
00sabato 16 ottobre 2010 19:33
[SM=g1740722] La puntata mensile di Padre Amorth registrata a Radio Maria mercoledì 13 Ottobre 2010, buon ascolto a tutti.

it.gloria.tv/?media=103693




[SM=g1740750]

Vi segnalo anche:

satana può entrare nella vita dell'uomo, quando i vizi spinti all'eccesso gli spalancano la porta. Inoltre guai a coloro che danno scandalo...


Padre Amorth ospite da Chiambretti, risponde:

it.gloria.tv/?media=130524




[SM=g1740722]


Caterina63
00domenica 5 dicembre 2010 18:37
[SM=g1740733] Quanto segue è tratto dal Blog Esorcista oggi, raggiungibile dal titolo linkato....curato da un seminarista che ho avuto la grazia di conoscere personalmente......

egli ci racconta quanto segue, del 22 maggio 2010.... e che vi invito a meditare.....


La Santa dell'impossibile fa tremare i demoni!




L'anno scorso intorno alle 11. 15, come tutti i venerdì si era all' ultimo esorcismo degli Esorcismi "forti" celebrati da P. Gabrile Amorth in una Chiesa del centro di Roma, S. una ragazza sulla trentina della Sardegna che veniva regolarmente a Roma per farsi esorcizzare, visto che dove risiede non ci sono esorcisti. Già dai primi esorcismi della giornata abbiamo notato una certa inquietidune degli ammalati e poi l'esplosione quando si arrivava ad invocare l'intercessione di Santa Rita di cui oggi ricorre la Festa: affinchè presa a compassione delle afflizioni delle persone intrcedesse per loro presso il Signore.

Eravamo alla fine della Preghiera e P. Gabriele stava dicendo il "Praecipio": la parte dell'esorcismo più forte che comprende l'interrogatorio al Demonio e secondo l'insegnamento di P. Candido Amantini da recitare alla fine dell'Esorcismo e non all'inizio come prescrive il Rituale Romanum perchè il Demonio più indebolito dall'Esorcismo fa meno resistenza all'imposizione fatta in nome della Chiesa dal solo Sacerdote Esorcista a rivelare le cose che serviranno alla liberazione, (nome, causa del disturbo, data d'entrata e d'uscita etc.. mai domande curiose o personali che il Rituale, l'eperienza, la prudenza e la Chiesa vietano espressamete.)
 
Ecco, arrivati alle parole "diem et horam exitus tui" non avendo voluto parlare per tutto l'interrogatorio l'Esorcista come al solito comincia le imposizioni che insieme a lui tutti ripetiamo: "Nel nome di Cristo vattene! Per Intercessione dell'Immacolata vattene! Per intercessione di P. Pio vattene! Per intercessione di P. Candido vattene! Per Intercessione di Giovanni Paolo II vattene! (e qui di solito aggiungiamo una invocazione al Santo a cui la persona è particolarmete devota o di cui ricorre la festa) Per Intercessione di Santa Rita vattene!

Non arriviamo a dirlo tre volte come le altre che il Demonio, fino ad allora abbastanza tranquillo apparte un po di urla e sputi, esplode con tutta la sua violenza. La avevamo in poltrona, ritenuta come caso leggero, infatti quelli pesanti li si facevano in lettino; comincia ad urlare e a picchiare e se non la reggevamo in 7 avrebbe stritolato P. Gabriele e noi se il Signore non glielo avesse impedito, poi sbraitando dice: "è Lei che ha ottenuto la data della liberazione, è Lei che intercede, mi tormenta basta!" Poi ha risposto a tutte le domande che il Padre gli poneva.

La cosa più bella è che la persona, al risveglio ha detto che ha visto Santa Rita, durante l'Esorcismo, che la confortava aiutandola a pregare ed assicurandole la Sua Protezione ed Intercessione dicendole che il Signore presto verrà a liberarla!




Preghiamo dunque Santa Rita ed invochiamo la Sua potente intercessione!




Caterina63
00domenica 6 febbraio 2011 13:06
                                                                 


Card. Piacenza parla del Maligno, della crisi di vocazioni e sul sacerdozio ministeriale.

Il Sito Kath.net ha intervistato il Card. Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero su alcuni argomenti: rinnovamento del sacerdozio; collaborazione tra fedeli laici e clero; crisi delle vocazioni, l’essenza dell’arte sacra e della liturgia.
Ne riproponiamo alcuni brani. (il sottolineato è nostro).
Per leggere l'intervista (di Armin Schwibach) per intero in italiano, si veda qui


*


Il sacerdozio non deve essere “normalizzato” secondo le rivendicazioni di una “demitizzazione”, ma deve essere riscoperto nella sua origine divina.
Così afferma il Prefetto della Congregazione per il Clero, S. Em. R. Mauro Cardinale Piacenza, sottolineando al contempo l’importanza di una liturgia “cristocentrica” per una nuova evangelizzazione dei paesi d’occidente. Dopo la notte del calo delle vocazioni sacerdotali, il cardinale vede l’alba di un nuovo tempo, che però necessita principalmente della preghiera – e in particolare dell’adorazione eucaristica – per giungere alla piena luce del giorno. [...]

Kath.net: Con il Suo libro “Il sigillo - Cristo fonte dell'identità del prete”, pubblicato nel 2010, Lei ha richiamato alla memoria l’identità del sacerdozio, dichiarando che qualunque discorso su una “nuova evangelizzazione”, traguardo principale della Chiesa, resta vano se non si fonda sul rinnovamento spirituale del sacerdote.Concretamente, come potrebbe configurarsi il rinnovamento del sacerdozio? Che cosa significa che il sacerdote è “segno di contraddizione” nella società odierna, come Lei disse una volta? Da cosa deve partire la Chiesa e, in particolare, come dovrebbero intervenire i responsabili dei seminari?

Cardinale Piacenza: Chi rinnova continuamente la Chiesa e, in essa, il Sacerdozio, è lo Spirito Santo! Al di là di una visione chiaramente pneumatica e, perciò, soprannaturale, è impossibile anche solo pensare ad un rinnovamento. Ritengo che sia proprio questa una delle principali vie da percorrere: quella del recupero chiaro della dimensione verticale, spirituale del Ministero. Nei decenni passati, troppi “riduzionismi”, animati dalla cosiddetta teologia della demitizzazione, hanno avuto come esito quello di trasformare il Sacerdozio semplicemente in un “super-ministero” di animazione e coordinamento ecclesiale. Il Sacerdote è anche colui che anima la vita pastorale di una comunità, ma esercita tale Ministero in forza di una Vocazione soprannaturale e della configurazione a Cristo, determinata dal Sacramento dell’Ordine. Prima di ogni “servizio ministeriale”, egli rappresenta Gesù Buon Pastore nel cuore della Chiesa e, concretamente, nella comunità alla quale è mandato.
Conseguenza di ciò è che il rinnovamento dovrà necessariamente passare attraverso il primato della preghiera, del rapporto intimo e prolungato con Cristo Risorto, Presente spiritualmente nelle sacre Scritture, realmente nell’Eucaristia, e con il Quale il Sacerdote è perennemente in relazione nel concreto esercizio di ogni gesto ministeriale. Primato della preghiera significa anche primato della fede: la fede schietta e sincera dei santi, quella capace di destrutturare, proprio per la sua semplicità, ogni umano calcolo o ragionamento. [...]
A tutto ciò devono essenzialmente essere formate le nuove generazioni di sacerdoti, evitando accuratamente di cadere nella tentazione di chi volesse “normalizzare” il Sacerdozio, pensando, in tal modo, di renderlo più accettabile ai giovani e agli uomini del nostro tempo. Ciò, al contrario, porterebbe alla “desertificazione” delle vocazioni. Il futuro del Sacerdozio, che è garantito, a livello soprannaturale, dalla fedeltà di Dio alla Sua Chiesa, sta anche, per quanto ci riguarda, nella motivata promozione della sua reale natura, che è – le Scritture lo testimoniano e la grande Tradizione ecclesiale e magisteriale lo conferma – di origine squisitamente divina.

Kath.net: Il Santo Padre Benedetto XVI nel suo libro-intervista con Peter Seewald, “Luce del mondo” dice: «E’ immaginabile che il diavolo non riuscisse a sopportare l’anno sacerdotale e allora ci ha scaraventato in faccia il sudiciume. Ha voluto mostrare al mondo quanta sporcizia c’è anche proprio tra i sacerdoti». Lei ritiene sia un caso che proprio durante l’anno sacerdotale in non pochi paesi del mondo sia scoppiato lo scandalo degli abusi sessuali? E alla fine il diavolo ha perso davvero?

Cardinale Piacenza
: Lei sa bene che il caso non esiste! Esistono invece le coincidenze e, più spesso, le strategie umane, che si espongono alle strumentalizzazioni del Maligno.
È doveroso ricordare, innanzitutto, che il Demonio non ha vinto durante l’Anno Sacerdotale, quando, come affermato dal Santo Padre: «Ci ha scaraventato in faccia il sudiciume», ma piuttosto quando alcuni Ministri di Dio, chiamati per Vocazione ad annunciare il Vangelo e ad amministrare i Sacramenti, abusando del proprio compito, hanno ferito in modo mortale giovani vite innocenti. È in questa perversione assoluta la vera vittoria del maligno, ed il fatto che tali terribili ed inqualificabili comportamenti siano emersi durante l’Anno Sacerdotale, non ha diminuito la verità del Sacerdozio, ma, permettendo la doverosa penitenza e riparazione per quanto accaduto, ha favorito una più profonda consapevolezza di quanto lo straordinario Tesoro, donato da Cristo alla Sua Chiesa, sia contenuto in vasi di creta.
Tale situazione, che è drammaticamente inquietante, potrebbe divenire addirittura disperante, se non fossimo certi che il Diavolo, il quale vince purtroppo molte battaglie, ha già perso definitivamente la sua guerra, poiché è stato sconfitto dalla Morte redentrice di Nostro Signore Gesù Cristo e dalla sua gloriosa risurrezione.

Spesso, in particolare in paesi di lingua tedesca, molti sacerdoti sono esposti a pressioni da parte di laici e consigli pastorali. Quasi si ha la sensazione che certi laici vogliano farsi largo nello spazio dell’altare per assumere funzioni ministeriali. In non poche diocesi di lingua tedesca, sacerdoti che vogliono essere fedeli alla chiesa, si ritrovano spesso soli. Talvolta neppure i vescovi diocesani offrono ai loro sacerdoti il necessario sostegno. Come è visto questo problema a Roma? Come dovrebbero e potrebbero difendersi i sacerdoti in una tale situazione?

Cardinale Piacenza
: Anzitutto intendo affermare con assoluta chiarezza e motivato convincimento che la collaborazione tra sacerdoti e laici è tanto necessaria, quanto sacramentalmente fondata. È necessario viverla all’interno di alcuni parametri irrinunciabili sia dal punto di vista teologico, sia sotto il profilo pastorale. È doveroso ricordare che al ministero della testimonianza sono chiamati tutti i battezzati, e non semplicemente coloro che hanno ricevuto un qualche ministero ecclesiale. I fedeli laici devono essere educati a tale senso permanente dall’apostolato, da vivere soprattutto nel mondo, nelle loro concrete circostanze esistenziali, familiari, affettive, lavorative, professionali, educative e pubbliche. I laici davvero “impegnati” sono quelli che si impegnano a testimoniare Cristo nel mondo, non quelli che suppliscono alla eventuale carenza di Clero, rivendicando fette di visibilità all’interno delle comunità.
Partendo da questa chiarezza sulla Vocazione universale dei battezzati, nulla esclude che essi possano efficacemente collaborare al Ministero dei Sacerdoti, ricordando sempre, tuttavia, che tra il sacerdozio battesimale e quello ministeriale, esiste, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, riprendendo il Concilio Vaticano II, una differenza essenziale e non solo di grado. (cfr. CCC, n. 1547).Anche in questo caso, si tratta di riscoprire la fede nella Chiesa, che non è un’organizzazione umana, né tantomeno può essere gestita con criteri “aziendali”, i quali obbediscono a leggi umane, quali la presunta o reale competenza o efficienza e la necessaria spartizione del potere, e che sono quanto di più distante ci possa essere dall’autentico servizio ecclesiale.
Ritengo che proprio questa “riduzione aziendale” del modo di pensare la Chiesa sia una delle cause sia della cosiddetta crisi del numero delle risposte alle Vocazione, sia delle polemiche che, a ondate successive, talvolta forse anche orchestrate, si scatenano contro il celibato sacerdotale. [...]

Kath.net: Come si spiega la “crisi delle vocazioni” nelle odierne società occidentali?

Cardinale Piacenza
: La cosiddetta crisi vocazionale, dalla quale, in realtà, si sta lentamente uscendo, è legata, fondamentalmente, alla crisi della fede in Occidente. Laddove c’è si deve ammettere che, in realtà, la crisi delle vocazioni è crisi di fede. Dio continua a chiamare ma per rispondere occorre sentire e per sentire occorre il clima adatto e non il baccano assoluto. Negli stessi ambienti è in crisi la santificazione della festa, è in crisi la confessione, è in crisi il matrimonio etc… La secolarizzazione e la conseguente perdita del senso del sacro, della fede e della sua pratica, hanno determinato e determinano un’importante diminuzione del numero dei candidati al Sacerdozio. A queste ragioni squisitamente teologiche ed ecclesiali, se ne aggiungono alcune di carattere sociologico: prima fra tutte, il decremento, unico al mondo, della natalità, con la conseguente diminuzione del numero dei giovani e, quindi, anche delle giovani Vocazioni.
In questo panorama rappresentano una lodevole eccezione, carica di entusiasmo e di speranza, i Movimenti e le nuove Comunità, nei quali la fede è vissuta in maniera schietta ed immediata, e tradotta in vita concreta e ciò apre il cuore dei giovani alla possibilità di donarsi completamente a Dio nel Sacerdozio ministeriale. Una tale vitalità nella differenza di espressione e di metodi, deve essere di tutta la Chiesa, di ogni parrocchia e di ogni Diocesi, perché solo una fede autentica, significativa per la vita, è l’ambiente nel quale possono essere ascoltate le tante chiamate che Dio rivolge, anche oggi, ai giovani. Il primo ed irrinunciabile rimedio al calo delle Vocazioni, lo ha suggerito Gesù stesso: «Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38). Questo è il realismo della pastorale delle vocazioni. La preghiera per le Vocazioni, un’intensa, universale, dilatata rete di preghiera e di Adorazione Eucaristica che avvolga tutto il mondo, è la sola vera risposta possibile alla crisi delle risposte alla Vocazione. Ma ci vuole fede! Provare per credere [...]


Kath.net: Dal 2003 sino alla Sua nomina a segretario della Congregazione per il Clero da parte di Papa Benedetto XVI nel 2007 Lei è stato presidente della Pontifica Commissione per i Beni Culturali della Chiesa; dal 2004 anche presidente della Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra.
Come giudica lo stato attuale della “ars sacra” che spesso viene confusa con l’ “ars religiosa”?

Cardinale Piacenza
: [...] La Chiesa non è una realtà sociologica umana, non è una riunione di persone che credono nella stessa cosa! Essa è il Corpo di Cristo, nuovo Popolo sacerdotale, Presenza divina nel mondo.
[...] Una chiesa, e l’arte sacra tutta, per essere tale, non deve obbedire tanto alla soggettiva originalità del singolo architetto o artista, quanto alla fede schietta e sincera del popolo, che in essa e attraverso di essa pregherà. Non sono “monumenti” alla genialità del singolo, ma luoghi e strumenti di Culto, dedicati a Dio, nei quali e attraverso i quali incontrare Dio e radunarsi come Suo Popolo.

Kath.net: Secondo Lei, quanto è importante la celebrazione della liturgia per l’essenza della vita della comunità nonché per la missione di una nuova evangelizzazione dei paesi di antica cristianizzazione?

Cardinale Piacenza
: Più volte il Santo Padre ha ricordato che, con la Liturgia, vive o muore la fede della Chiesa. Essa è, nel contempo, specchio, nel quale si riflette la fede, ed alimento, che costantemente la nutre, la purifica e la sostiene. L’antico adagio “lex orandi, lex credendi” mantiene ovviamente ancora oggi tutta la propria validità ed efficacia.
In non pochi casi, il menzionato tentativo di demitizzazione, ha travolto anche la Liturgia, producendo, come unico, devastante effetto, quello di ridurla nuovamente e paradossalmente a “riti pre-cristiani”, simbolicamente interpretabili e quindi esposti ad ogni possibile deriva soggettivistica e relativistica. La Liturgia non è principalmente un agire umano, nel quale i singoli possano liberamente esprimere la propria soggettiva emozionalità, o per partecipare al quale sarebbe necessario fare o dire qualche cosa; essa è principalmente azione di Cristo, il Quale, Vivo e Presente nella Sua Chiesa, rende culto al Padre, attirando, in tale azione divino-umana, noi uomini.
È Cristo Risorto il vero protagonista della storia e della Liturgia, ed ogni azione umana, che voglia essere realmente liturgica, deve obbedire a questo imprescindibile criterio e deve mirare ad orientare il cuore dei fedeli al riconoscimento del primato assoluto di Dio.
Aver ridotto o banalizzato la Liturgia è una gravissima responsabilità, non indipendente da quella perdita del senso del sacro, di cui l’Occidente è vittima, e che è, ancora una volta, derivante dalla demitizzazione radicale di cui certa teologia si è fatta promotrice, credendo di essere “scientifica”.La risposta a tutto ciò è rintracciabile, tuttavia, nel cuore dell’uomo, il quale, nonostante tutto, è fatto per Dio ed è costitutivamente religioso, dunque aperto al trascendente ed al senso del sacro. Una Liturgia cristocentrica, correttamente celebrata, ecclesialmente significativa e che sia la realizzazione del «Egli [Cristo] deve crescere e io invece diminuire» (cfr. Gv 3,30) di giovannea memoria, contribuisce certamente alla nuova Evangelizzazione dell’Europa ed al recupero di quel senso del sacro, senza il quale anche il doveroso dialogo con le altre culture e tradizioni religiose sarebbe impossibile.
Caterina63
00sabato 12 marzo 2011 18:15
Con "Il rito" di Mikael Håfström
ritorna sul grande schermo la figura dell'esorcista

Ci si creda o no il diavolo esiste



di GAETANO VALLINI

"Tutto qui?" domanda deluso il seminarista Michael Kovak al termine del primo esorcismo al quale assiste. "Che cosa credevi di vedere: teste che ruotano e zuppa di piselli?" risponde l'anziano padre Lucas, dal quale è stato inviato per imparare, ma soprattutto per vincere il suo scetticismo e, ancora di più, per ritrovare la fede.

Una battuta che cerca di sottrarre il film Il rito dall'ingombrante, ma ineludibile, paragone con L'esorcista, il capolavoro di William Friedkin (1973) al quale, tuttavia, rende l'omaggio di sottili citazioni. Nella pellicola diretta da Mikael Håfström non mancano del resto scene inquietanti, con i posseduti dal demonio che sputano enormi chiodi, assumono pose innaturali e si deformano ruggendo frasi in lingue e voci diverse.
Certo, quarant'anni dopo, non fanno più lo stesso terrificante effetto sul pubblico. Ma è il prezzo che si deve pagare al genere horror di cui il filone demoniaco è un sottogruppo molto frequentato, anche se raramente con risultati interessanti.

Hollywood ogni tanto sente il bisogno di cimentarsi in storie in cui contrapporre direttamente il bene e il male, nel titanico e apocalittico scontro tra divino e demoniaco. Spesso però, cinematograficamente parlando, l'interpretazione dei fatti è molto libera, si punta sull'orrore, sempre in eccesso visto che al botteghino paga, lasciando così in secondo piano l'oggettività di una realtà - la possessione - già di suo agghiacciante.

Allora, facendo la tara di ciò che è palesemente irreale, e che comunque qui resta meno esasperato che altrove, nonché di alcuni immancabili stereotipi e di altrettanto perdonabili incongruenze, Il rito riesce a mantenere una sufficiente credibilità. Se non altro nella psicologia dei personaggi, con i loro tanti dubbi e le loro certezze. E qualche concessione alla modernità. Come quando nel bel mezzo di un esorcismo, a padre Lucas squilla il telefonino. E il prete addirittura risponde.

Ispirato alle esperienze di un sacerdote americano, padre Gary Thomas - la cui storia è stata raccontata dal giornalista Matt Baglio nel libro Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi (Sperling & Kupfer) - il film segue le vicende del seminarista Michael Kovak (Colin O'Donoghue), inviato dai superiori a Roma per studiare l'esorcismo nonostante i suoi dubbi su questo rituale e, perfino, sulla sua stessa fede. Figlio di un impresario di pompe funebri (Rutger Hauer), il giovane non vede altra alternativa all'intraprendere lo stesso mestiere del padre se non quella di entrare in seminario nonostante non senta la vocazione. Con l'apparentemente impenetrabile corazza dello scetticismo, anche a Roma Michael non esita a sfidare l'insegnante invitandolo a rivolgersi alla psichiatria, anziché alla pratica dell'esorcismo, per trattare quanti si ritengono posseduti.

Persino quando è mandato come apprendista da padre Lucas (Anthony Hopkins) - un anziano esorcista dai metodi non proprio ortodossi e da un carattere brusco, al limite dell'ambiguo - e assiste ai primi riti il seminarista resta scettico. Salvo ricredersi quando gli indemoniati che incontra cominciano a raccontargli episodi di cui lui solo è a conoscenza.

Guidato dall'esperto sacerdote, Michael (nome decisamente evocativo) inizia la sua personale discesa agli inferi che lo porterà a confrontarsi con una forza malefica tanto potente da travolgere lo stesso prete (Hopkins torna a incarnare il male dopo Il silenzio degli innocenti). Ogni certezza crolla e l'unica possibilità che resta è iniziare ad avere fede. D'altra parte padre Lucas aveva detto subito: "Scegliere di non credere nel diavolo non ti proteggerà da lui".

E forse sta proprio in questa frase il senso della storia: proporre la presenza del maligno contrapponendole la forza della fede. Il diavolo esiste, che ci si creda o meno, e opera subdolamente per avere il sopravvento.

Una realtà che alla Chiesa certo non sfugge. Gesù scacciava i demoni, insegnando agli apostoli a fare lo stesso nel suo nome, nella certezza che il male non avrà l'ultima parola (non praevalebunt). Semmai tale realtà sembra sfuggire a una società sempre più secolarizzata per la quale il peccato non esiste e parlare di diavolo e demoni vuol dire superstizione e oscurantismo, un ritorno al medioevo insomma. E così assume valore il dubbio di padre Lucas: "La cosa interessante degli scettici è che sono sempre in cerca di prove. La domanda è: se le trovassero, cosa cambierebbe sulla terra?".

Pur con tutti i cliché del genere, il film di Håfström è certo lontano dall'intensità narrativa ed emotiva del modello finora insuperato di Friedkin, ma è onesto e rispettoso. La Chiesa non viene rappresentata da figure che tuonano anatemi o dispensano dogmatiche certezze, presentate invariabilmente come antipatiche e irritanti, dunque insopportabili. E la stessa figura di sacerdote è delineata con tratti positivi. Anzi, proprio negli Stati Uniti Il rito è stato visto quasi come una sorta di spot a favore del sacerdozio. Nulla di nuovo, però: all'epoca anche L'esorcista fu accolto con un certo interesse dagli ambienti cattolici.

Alla fine il dubbioso e scettico seminarista Michael sceglie scientemente di essere prete. Il male non ha prevalso. La sua vicenda testimonia il potere della fede. L'ultima scena lo vede entrare nel confessionale. Rimettere i peccati è la sua nuova prima linea, la linea di fuoco della quotidiana, silenziosa lotta contro il maligno che abita il mondo.



(©L'Osservatore Romano 13 marzo 2011)




Il diavolo non è un «simbolo» ma una «persona»

Nina Fabrizio

ROMA

Il diavolo non è un «simbolo» ma una «persona», che genera il male nella società e negli individui perché «è l'omicida fin dal principio». Per questo la Chiesa ha deciso di rilanciare, anche con una certa «dignità di studi», la figura del prete esorcista e va archiviando la stagione del demonio come «metafora». Riscuotendo, tra l'altro, «grande interesse e attenzione» da parte dei giovani sacerdoti.

È quanto spiega all'Ansa, don Gabriele Nanni, che sarà uno dei principali relatori al corso «Esorcismo e preghiera di liberazione» promosso dall'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e giunto alla sesta edizione.
Una settimana di studi approfonditi e di carattere multidisciplinare, a partire da lunedì prossimo, che affronteranno il tema di Satana sotto molteplici profili, da quello teologico, a quello psichico, a quello giuridico, a quello canonico. Oggi come ieri, premette don Nanni, con alle spalle una lunga esperienza di esorcista, è necessario combattere il demonio. «La lotta contro il maligno – afferma – va di pari passo con l'evangelizzazione visto che, come dice l'evangelista Giovanni, Gesù è venuto per distruggere l'opera del demonio soprattutto attraverso il suo sacrificio eucaristico volto a introdurre l'uomo nella salvezza. Questo è sempre stato e dovrebbe essere ripreso in modo un po' più coerente nella Chiesa». In effetti, nel mondo ecclesiastico, osserva l'esorcista e docente, «c'è una ripresa dell'attività degli esorcisti, anche come cultura», mentre, aggiunge, «noto maggiore interesse e apertura in tanti sacerdoti giovani: è come se fosse passata una stagione culturale che vedeva il demonio come una metafora».

Don Nanni torna indietro agli anni 70 quando alcune affermazioni di Paolo VI – peraltro ripubblicate nei giorni scorsi dall'Osservatore Romano in coincidenza con l'uscita sugli schermi del film «Il rito» – ricordarono la presenza e il pericolo del diavolo come ente personale «perverso e pervertitore». Papa Montini, rileva, ne parlò «proprio in quegli anni in cui ci fu tutta una frangia di teologi che non seguivano attentamente il magistero della Chiesa e che cominciavano a negare l'esistenza del demonio come persona ma lo riducevano a un simbolo».




Caterina63
00mercoledì 27 aprile 2011 16:42

L'infernale chiesa di Satana

Da Cordialiter:

[Dagli scritti della Beata Maria Deluil-Martiny, l'eroica Fondatrice delle Figlie del Cuore di Gesù]

Di fronte alla Chiesa di Cristo si erge quasi svelata, resa ardita dalle sventure dei tempi, l'infernale chiesa di Satana, che per lungo tempo ha ordito le sue congiure nell'ombra e ha coperto col segreto più profondo i suoi abominevoli errori, i suoi ignobili misteri e i suoi odiosi disegni. Essa cerca pazzamente di annientare i diritti di Dio in questo mondo, di rovesciare la Chiesa e ogni base dell'ordine sociale cristiano; di esaltare la pretesa perfezione naturale dell'uomo e la sua indipendenza da Dio, la distruzione di ogni autorità, il dominio della materia, del disordine, dell'empietà; infine la negazione stessa di Dio: né Dio, né padrone! Ecco, care Sorelle, il riassunto delle dottrine di questa scuola infernale.

E se volete conoscere la causa di questi fatti dolorosi e strani, la santa Chiesa stessa vi risponde con la voce di Pio IX: "Colui che avrà ben compreso il carattere, le tendenze, lo scopo delle sette segrete, massoniche o altre, la natura e lo svolgimento della lotta universale dichiarata alla Chiesa, non potrà mettere in dubbio che la presente calamità va attribuita principalmente, come propria causa, alle astuzie e alle macchinazioni delle medesime, di cui la sinagoga di Satana è composta».

Causa agente di questo male immenso sono dunque specialmente le Società Segrete, la cui diffusione è diventata prodigiosa, e che, in un modo o nell'altro, sembrano far capo alla massoneria; e a questo male si dà, sia pure con interpretazioni diverse, il nome di Rivoluzione sociale e religiosa.

E notate bene, care Sorelle, che qui non si tratta di politica; la politica è una maschera per le sette; esse accettano qualsiasi forma di governo, purché possano guidarlo, corromperlo e raggiungere per suo mezzo il loro scopo infernale. Stolta ed empia utopia! Hanno persino creduto, dicono, dimenticando l'intervento divino e le promesse fatte da Gesù Cristo alla sua Chiesa, di poter un giorno metter le mani sul Papato e collocare uno dei loro sulla cattedra di Pietro per rendere la rivoluzione padrona del mondo, e sostituire il regno di Gesù Cristo con quello di Satana.

Questi infami disegni sono costantemente sventati dall'assistenza soprannaturale che Dio dà alla sua Chiesa. Governare le anime per il trionfo del male, tale è lo scopo delle sette segrete. La Chiesa sola ha il diritto e il potere di governarle per condurle a Dio, la setta invece si sforza di compiere il disegno di Satana e dell'uomo insieme uniti nella ribellione a Dio.

Il disegno infernale, che è l'attuazione della dottrina della massoneria, sostituisce i pretesi diritti dell'uomo ai diritti e alla legge di Dio, e, sconvolgendo ogni principio di ordine, pone l'uomo fine a se stesso. E' l'empia e satanica apoteosi dell'umanità, ossia l'uomo sacrilegamente messo al posto di Dio. Persino l'idea religiosa deve scomparire; tutto diventa umano, cioè indipendente dalla legge divina e da ogni fine soprannaturale, l'organizzazione, il potere, i mezzi e lo scopo.

La ragione ribelle e una falsa scienza soppiantano la fede e la verità; l'idea, impropriamente chiamata laica, e che si dovrebbe invece chiamare satanica, è sostituita all'idea religiosa.

La setta segreta assale, insegue e vuol distruggere insieme la religione, la morale, la famiglia, la proprietà, l'educazione cristiana, ogni onesto governo, la vera libertà ed infine il Papato, che essa considera come il centro e la garanzia di tutte queste grandi cose che costituiscono la società, e che le fanno da base. La setta mira a tutto distruggere per arrivare a ciò che essa chiama lo stato di natura, che è in realtà l'anarchia, la forza selvaggia, la barbarie; non più culto a Dio, ma l'autoadorazione dell'uomo; non più doveri, ma egoismo sfrenato e la soddisfazione degli istinti più mostruosi, con qualsiasi mezzo.


LA PROFEZIA DI SAN PIO X

[...] le cose esposte finora ci provano abbondantemente da quale smania di innovazione siano rôsi cotesti uomini. E tale smania ha per oggetto quanto vi è nel cattolicismo. Vogliono riformata la filosofia specialmente nei Seminarî: sì che relegata la filosofia scolastica alla storia della filosofia in combutta cogli altri sistemi passati di uso, si insegni ai giovani la filosofia moderna, unica, vera e rispondente ai nostri tempi. A riformare la teologia, vogliono che quella, che diciamo teologia razionale, abbia per fondamento la moderna filosofia.
[...]
Pel catechismo esigono che nei libri catechistici si inseriscano solo quei dogmi, che sieno stati riformati e che sieno a portata dell'intelligenza del volgo. Circa il culto, gridano che si debbano diminuire le devozioni esterne e proibire che si aumentino. [...] Strepitano a gran voce perché il regime ecclesiastico debba essere rinnovato per ogni verso, ma specialmente pel disciplinare e il dogmatico. Perciò pretendono che dentro e fuori si debba accordare colla coscienza moderna, che tutta è volta a democrazia; [...] non mancano coloro che, obbedendo volentierissimo ai cenni dei loro maestri protestanti, desiderano soppresso nel sacerdozio lo stesso sacro celibato. Che si lascia dunque d'intatto nella Chiesa, che non si debba da costoro e secondo i lor principî riformare?


[Brano tratto dall'Enciclica "Pascendi Dominici gregis" di San Pio X]

Caterina63
00giovedì 5 maggio 2011 11:50
[SM=g1740722] Splendida conferenza di Mons. Brunero Gherardini sull'Inferno attraverso il Magistero della Chiesa...

cliccate qui per vedere, ascoltare e salvare il video o solo l'audio

it.gloria.tv/?media=152640



[SM=g1740720]


[SM=g1740722]


[SM=g1740733] qui interessante intervista a padre Amorth


[SM=g1740717]

[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00sabato 30 luglio 2011 21:29
Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei
(Apocalisse 13:16-18)

ATTENZIONE....
NON TRATTIAMO ALCUN GIUDIZIO, MA VOGLIAMO SOLO PRENDERE COSCIENZA DI FATTI OGGETTIVI INVITANDOVI A FIDARVI DI CRISTO E A CONVERTIRCI A CRISTO....e ad unire questa notizia con l'altra sulle APOCALISSI MANCATE....


Washington punta a rendere obbligatorio l’impianto di un microchip RFID per tutti gli americani.

fonte: ASTRONEWS


E’ confermato, il Progetto di Legge sulla Salute di Obama renderà obbligatorio l’impianto di un microchip RFID per tutti i cittadini americani.

L’obiettivo è di creare un registro nazionale di identificazione che permetterà di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”.

Il nuovo progetto relativo alla salute (HR 3200) è stato adottato recentemente dal Congresso e alla pagina 1001, contiene l’indispensabile necessità per tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario di essere identificati con un microchip sottocutaneo.

In un documento ufficiale, vi è la prova che questi dispositivi fossero già previsti nel 2004. Questo documento della FDA (Food and Drug Administration), datato 10 Dicembre 2004 è intitolato Class II Special Guidance Document : Implantable Radiofrequency Transponder System for Patient identification and Health information ( Documento di orientamento speciale di classe II : Sistema di transponder impiantabile a Radiofrequenze per l'identificazione dei Pazienti e le informazioni relative alla salute).

L’impianto di un microchip per i pazienti che contenga le informazioni sulla loro salute era quindi già allo studio nel 2004. Nel Progetto di Legge intitolato America's Affordable Health Choices Act of 2009 (Legge del 2009 sulle scelte di salute finanziariamente abbordabili dell’America), si può leggere nel paragrafo Subtitle C – National Medical Device Registre ( Sottotitolo C – Registro nazionale dei Dispositivi Médici), che è prevista una scheda per ogni persona che ha o sarà munita di un dispositivo sottocutaneo: Il " Secretary " stabilirà un " registro nazionale dei dispositivi medici " (in quel paragrafo sono chiamati "registro") per facilitare l’analisi della loro sicurezza dopo la commercializzazione, con i dati di ogni dispositivo che è o è stato utilizzato su un paziente…”

microchip RFID


Quindi tutte le persone che avranno ricevuto il microchip saranno schedati in un nuovo registro che ancora non esiste.

Con il pretesto di assicurare meglio l’assistenza sanitaria e preservare la salute dei cittadini, tutta la popolazione sarà marchiata con un microchip elettronico e schedata. L’inizio della marcatura obbligatoria per tutti è previsto a partire dal 2013.

Alla pagina 1006 del progetto, è fatta una precisazione sulla data di entrata in vigore del dispositivo: “ENTRATA IN VIGORE. Il Ministro della Salute e dei Servizi Sociali, metterà in opera il registro in virtù dell’articolo 519 (g) della Legge Federale sul cibo, i farmaci e i prodotti cosmetici come da aggiunta nel paragrafo, non più tardi di 36 mesi dalla promulgazione della presente Legge, senza preoccuparsi se le regolamentazioni definitive per stabilire e utilizzare il Registro siano state promulgate o meno in quella data”.

Quindi 36 mesi a partire dalla data di entrata in vigore della Legge! Questo ci dà 3 anni. Il 2013 è l’anno in cui la marcatura obbligatoria dovrebbe incominciare. Da notare che entrerà in vigore anche se non sarà stata adottata nessuna regolamentazione sul suo utilizzo e che sia presente o meno un inquadramento ben definito sull’utilizzo del “registro”.


Tradotto da:

http://www.alterinfo.net/Washington-rend-obligatoire-l-implantation-d-une-puce-RFID-pour-tous-les-americains_a60324.html


"..Faceva sí che tutti ricevessero (...) un marchio sulla mano destra e sulla fronte... cioé il nome della bestia o il numero del suo nome.

Apocalisse 13 16-17 "


Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz1TcPZ1LC6


Apocalissi mai realizzate


Le predizioni sulla venuta di Cristo risalgono ai primi cristiani


 

di Roberto Federigo*

MADRID, venerdì, 29 luglio 2011 (ZENIT.org).- Nel mese di giugno, molti hanno appreso pubblicamente, attraverso i mezzi di informazione, che un gruppo evangelico pentecostale aveva individuato il momento del giudizio finale e il “rapimento” dei cristiani nel giorno 21 maggio 2011 alle ore 18.00. Grazie a Dio non è avvenuto alcun cataclisma o qualsivoglia disastro di grandi proporzioni, interpretabile da questo gruppo statunitense - denominato “Family radio” e creato da Harold Egbert Camping - come un segnale dell’inizio dell’apocalisse.

D’altra parte, questa tendenza non è una novità. Nel corso del tempo diversi gruppi fondamentalisti biblici hanno pronosticato la fine dei tempi e la separazione dei giusti (il rapimento) dalla terra che sarebbe stata distrutta. Gli avventisti l’avevano prevista per il 21 marzo 1843, il 21 marzo 1844, il 22 ottobre 1844, e nel 1874 i Testimoni di Geova. Pat Robertson, un tele-evangelista, aveva annunciato la seconda venuta di Cristo per il decennio degli anni Ottanta.

Il 18 marzo 2000, nella località di Kanungu, del distretto di Rukingiri, in Uganda, 235 seguaci della setta dei “Dieci comandamenti di Dio” sono morti arsi vivi nel loro tempio in un suicidio di massa mentre intonavano canzoni religiose. Nel 2008, una setta che si autoproclamava l’autentica chiesa ortodossa si è trincerata all’interno di alcune caverne nella città di Nikolskoie. I seguaci di Piotr Kuznetsov, un capo messianico che in quel momento si trovava ricoverato in un centro di neuropsichiatria, attendevano la fine del mondo per il mese di maggio.

Verso la fine del XIX secolo sorse in alcune Chiese degli Stati Uniti – al fine di contrastare la tendenza liberalista in campo teologico (contrasto fondamentalismo/modernismo) e in risposta all’evoluzionismo darwinista nato in quell’epoca insieme ad altre teorie – un movimento formato da diverse correnti dell’ala conservatrice del Protestantesimo. Nel 1895 questo movimento ha adottato una dichiarazione di fede che sarebbe poi stata articolata in dodici volumi pubblicati tra il 1909 e il 1915, sintetizzati nei quattordici articoli considerati come verità essenziali. Cinque di questi formerebbero la “magna charta” del fondamentalismo: l’infallibilità delle Scritture, la nascita verginale di Cristo, il sacrificio espiatorio e redentivo di Cristo, la risurrezione corporale di Cristo e l’autenticità dei miracoli (più tardi, i fondamentalisti hanno cambiato il quinto con “l’imminente ritorno di Cristo”).

Dice del fondamentalismo il Dizionario della lingua spagnola della Real Academia Española (RAE) nella sua ventiduesima edizione: “1. Movimento religioso e politico di massa che vuole restaurare la purezza islamica attraverso la rigida applicazione della legge coranica alla vita sociale. 2. Credenza religiosa fondata su un’interpretazione letterale della Bibbia, nata in Nord America in coincidenza con la Prima Guerra mondiale. 3. Esigenza intransigente di sottomissione a una determinata dottrina o pratica”. Scartando la prima accezione, il fondamentalismo cristiano si riferisce a certi gruppi che credono, tra l’altro, nella verità letterale della Bibbia, nella salvezza solo per fede, nel millenarismo o chiliasmo (secondo cui il regno di Cristo verrebbe mille anni dopo l’apocalisse) e nell’apocalismo.

Abbiamo detto all’inizio che ciò non è una novità e che altri gruppi avevano già previsto la fine del mondo, ma neanche è una novità che le caratteristiche dei gruppi fondamentalisti contemporanei esistessero in alcuni gruppi molto più antichi: gli apocalittici erano gruppi di cristiani dei primi secoli, soprattutto del I secolo della nostra era.
Da loro sono derivati numerosi testi anch’essi denominati apocalittici, nei quali si narrano fatti soprannaturali relativi alla fine del mondo.

I millenaristi, noti anche come chiliasti, sono coloro che credono nell’esistenza di un millennio temporale dopo l’apocalisse e prima della fine del mondo. In quel millennio avrebbe luogo il trionfo della Chiesa. Satana sarebbe liberato, i morti risusciterebbero e scenderebbe il fuoco dal Cielo. A questo regno spirituale di Cristo seguirebbe l’annichilimento del mondo. Queste forme di interpretazione delle Scritture sono chiare e concise. Nessun fondamentalista le nasconde, né mente a chi non crede in esse per qualche beneficio o cattiva intenzione. Ciò nonostante, le conseguenze che da esse derivano costituiscono un problema pastorale per le Chiese storiche.

Alcuni dei pericoli da cui deriva il fondamentalismo nascono in conseguenza dell’uso della Bibbia come un manuale di riferimenti e dalla credenza in un Dio solo immanente, schiacciante, che culmina nella concezione panteistica o fondamentalista. L’intromissione di Dio nella libertà dell’uomo ha prodotto, nella visione dei primi revivalisti americani, un certo timore per il giudizio e il conseguente castigo di Dio, tale da averli mantenuti in quella interpretazione e di aver generato un cambiamento di comportamento (puritanesimo), perché aderendo al letteralismo l’uomo diventa quasi come un burattino dell’infallibilità di Dio. In questo modo, le Scritture hanno iniziato ad essere considerate quasi come un “oracolo” da certi ministri fondamentalisti, che praticavano la sticomanzia e la bibliomanzia ed erano considerati dei “profeti” dai loro seguaci.

Ma qual è la differenza tra oracolo e profeta secondo il dizionario della RAE? Oracolo: “2. Risposta che le pitonesse e sacerdotesse dei gentili fornivano, come se fosse data dagli dei, rispetto alle domande che venivano rivolte agli idoli. 3. Luogo, statua o simulacro che rappresentava la divinità da cui si attendevano le risposte”. Dice invece di Profeta: “Uomo che parla in nome e per ispirazione di Dio”.

Profezia non è divinazione, poiché la divinazione è la pretesa di svelare ciò che solo Dio può conoscere. Dice il Catechismo della Chiesa al punto 2115: “Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. L'imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità”.

Non è possibile controllare il futuro, né è possibile modificare il passato. Cercare di predire, mediante calcoli numerologici o cabalistici, una fine del mondo, e persino di individuare una data, si chiama divinazione. Prosegue il Catechismo, sulla divinazione, al numero 2116: “Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che 'svelino' l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.”

Harold Camping ha detto che le sue predizioni bibliche sulla seconda venuta di Cristo si basano sulle ricorrenze cicliche: feste ebraiche del calendario ebraico, come descritte nell’Antico Testamento; il mese del calendario lunare (1 mese sinodico = 29.53059 giorni); un’approssimazione all’anno del calendario gregoriano (365,24219 giorni, arrotondati a 365,2422). Questi dati sarebbero combinati con quelli tratti dalla Bibbia.

Camping ha calcolato che la crocifissione di Cristo sarebbe avvenuta il venerdì 1° aprile dell’anno 33. Nel 1992 ha pubblicato un libro dal titolo “1994?”, in cui affermava che il ritorno di Cristo sarebbe potuto avvenire il 6 settembre del 1994. In quella pubblicazione ha anche citato il fatto che nel 2011 potrebbe avvenire la fine del mondo. Infine, ha aggiustato la sua predizione al 21 maggio 2011 come data del rapimento e al 21 ottobre 2011 come data della fine del mondo.

Il 21 maggio, le tende di casa Camping, ad Alameda, in California, sono rimaste chiuse. Il reverendo è uscito di casa il giorno dopo dicendo di essere “molto sorpreso” e che “ancora cercava risposte”. Il 23 maggio ha detto in una conferenza di aver ricalcolato i dati e che la seconda venuta di Cristo sarebbe avvenuta in forma “spirituale”, e che in ogni caso il mondo finirà il 21 ottobre 2011. Per concludere, ha aggiunto che non avrebbe restituito i soldi che i suoi seguaci, di fronte alla fine imminente, avevano donato alla sua società. Ad oggi, molti adepti hanno lasciato Family Radio.

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*Roberto A. Federigo è argentino, esperto di nuove religiosità, membro della Red Iberoamericana de Estudio de las Sectas (RIES) e consulente di Catholic.net per questi temi.

 






Caterina63
00venerdì 9 settembre 2011 17:12

I nomi di Satana

del card. Jorge Mediila Estévez , tratto da Radici cristiane n.66 luglio 2011
L'influsso e la presenza di Satana nella realtà quotidiana è uno degli aspetti oggi più trascurati. Bisogna ricordare le nozioni su chi sia e come agisca con noi. Alcuni dei qualificativi con cui la Sacra Scrittura ce lo segnala ci servono a questo scopo.
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Spesso nell'uso biblico il nome dato a una persona ha a che fare con le sue caratteristiche e il suo agire. Nel Nuovo Testamento si trovano almeno 160 riferimenti a Satana sotto diverse denominazioni. Quella più impiegata è demonio, che risulta all'incirca un centinaio di volte. Il nome diavolo appare non meno di 36 volte e altrettante volte appare quello di Satana.

L'abbondanza di questi "nomi" significa che il tema non è banale e che lo Spirito Santo, nell'ispirare i libri sacri, volle che i cristiani di ogni tempo avessero presente tanto la realtà come l'azione, entrambe nefaste, del Maligno.

I "nomi" di Satana contengono spesso un riferimento a una realtà che ci è nota per la nostra esperienza quotidiana o che appartiene al nostro bagaglio culturale e che, quindi, ci servono analogicamente per approssimarci al mistero del male e al suo autore.

Conviene chiarire che impieghiamo l'espressione "nome" nel suo senso ampio, più ampio di quello usato correntemente in cui il "nome" serve all'identificazione di una persona. In questo caso il "nome" è unico. Qui trattiamo invece di "nomi" che equivalgono alle caratteristiche, soprattutto, all'azione.
 
Il grande avversario della salvezza umana
 
Prendiamo ad esempio alcuni di questi "nomi" di Satana. "Satana" stesso significa "avversario", "nemico", "accusatore". Il Maligno è avversario perché si oppone ai progetti di Dio, perché è colui che cerca di sovvertire il buon ordine posto dal Creatore nella sua opera, in specie per quanto riguarda i disegni di salvezza per l'umanità caduta col peccato ma redenta dall'azione salvifica di Dio fattosi uomo, Gesù Cristo Nostro Signore. Nel libro di Giobbe, Satana scatena contro di lui ogni sorta di disgrazie con l'intenzione di indurlo a ribellarsi contro Dio e i suoi disegni, senza riuscirvi (Gb. 1,6 ss).

"Diavolo" è una parola dal contenuto simile a Satana, cioè, "accusatore", "detrattore", uno che "si mette di traverso", che "disturba", che ci fa inciampare. La Sacra Scrittura gli attribuisce guai e malattie, alcune delle quali oggi si identificano con malattie psichiche o neurologiche.

Legione è il nome che davano a se stessi i diavoli che possedevano l'indemoniato di Gerasa e così volevano dire che erano molti (Me. 5,9). Anche in altri testi del Nuovo Testamento si fa riferimento alla pluralità degli spiriti maligni.

Principe e dio di questo mondo
 
«Principe di questo mondo», citato in Marco, Luca e Matteo, è un'espressione allusiva al potere che il demonio esercita sulla società, permeandola con antivalori e ottenendo che gli uomini rigettino i disegni divini e costruiscano i rapporti sociali prescindendo da Dio e anche contrariando la sua volontà.

Questo "nome" si relaziona all'affermazione di san Giovanni che «tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno» (1 Gv. 5,19) ed è vicina all'espressione «dio di questo mondo» (2 Cor. 4,4), la quale vuoi dire che Satana riesce a trovare uomini che sostituiscono Dio per altre realtà, donde le diverse forme di idolatria che schiavizzano l'umanità.

Questa espressione usata da san Paolo, "dio di questo mondo", suggerisce l'altissimo grado di nefasta influenza che Satana esercita sulla comunità umana, la quale in diverse forme accetta e rende culto ad antivalori, cioè, a condotte contrastanti con la verità della natura umana e con la volontà di Dio.

Questa influenza può giungere, e difatti è giunta, fino a scatenare la persecuzione violenta ai cristiani esigendo loro l'apostasia come prezzo per poter conservare la vita corporale. Oggidì, col pretesto di evitare ogni discriminazione, si pretende che la Chiesa riconosca come legittime e morali, condotte che contraddicono il Vangelo.

La parola "dio" di questa espressione paolina sta a indicare il grado di sottomissione che Satana e i suoi seguaci esigono da coloro che, con maggiore o minore consapevolezza, si prestano a collaborare con i suoi disegni di antisalvezza.

Le strategie diaboliche fanno sì che questa sottomissione non si manifesti sempre in modo esplicito ma frequentemente con opzioni antievangeliche giustificate con argomenti speciosi in cui, ovviamente, sono assentì sia Dio che la sua divina volontà.

Per il cristiano nessuna adesione, né a persone né a autorità, può essere incondizionata. Solo Dio merita incondizionalità e può essere oggetto di adorazione. Tuttavia Satana continua a pretendere adorazione per via dell'adesione a quanto rappresenta disprezzo e rifiuto di Dio stesso e della sua volontà. E giunge persino a indurre alcuni all'estrema perversione di rendergli omaggio come se fosse Dio, nei culti satanici.

Menzognero e tentatore

Menzognero, "nome" presente in Gv. 8,44 e 1 Gv. 2,22, si riferisce, si può ben dire, alla caratteristica più tipica dell'agire del diavolo. Ed è sottolineata in forma enfatica dal "nome" «Padre della Menzogna» (Gv. 8,44).
Ci sono due occasioni in cui Satana agisce come il grande mentitore: quando tenta i primi padri nel giardino dell'Eden, suggerendo loro che Dio è un abbindolatore e un invidioso (cfr. Gn. 3,1 ss) e quando tenta proprio Gesù, offrendogli ciò che non gli appartiene a cambio di un tributo di omaggio e adorazione (cfr. Mt. 4,1 ss; Me. 1,12ss; Le. 4,1-13).

Questa caratteristica del diavolo (e dei diavoli) spiega la ragione profonda della sua avversione a Gesù Cristo: il Signore della Verità (Gv. 14,6). La menzogna è vicina alla confusione, all'inganno, al culto delle apparenze. Tentatore, presente in Mt. 4,3 e 1 Ts. 3,5), è un qualificativo che descrive l'azione permanente degli spiriti maligni, cioè, indurre gli uomini, in genere tramite l'inganno e la bugia, ad allontanarsi dalla strada di Dio. In una maniera o nell'altra, il demonio offre felicità laddove non la si può trovare.

Il cristiano deve essere cauto davanti alla tentazione e la prima precauzione è quella di conoscere la volontà di Dio per mezzo della sua Parola e, in seguito, pregare perché la sua grazia lo renda forte davanti alle insidie.

Due testi del Nuovo Testamento sono istruttivi sul "tentatore": quello in cui san Pietro lo presenta «come leone ruggente che va in giro, cercando chi divorare» e quello di san Paolo, quando descrive nella Lettera agli Efesini la vita cristiana come una lotta contro le insidie del diavolo (6,10ss).

Anche se la tentazione è un fatto frequente nella esistenza umana e proviene direttamente o indirettamente dal Maligno, «Dio è fedele - ci dice san Paolo - e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla» (1 Cor. 10,13).

"Tentare" significa mettere a prova, misurare le forze di qualcuno col proposito o almeno la speranza di vincerlo. Nel caso di Satana, la tentazione è il tentativo di indurci al peccato, cioè, far sì che l'uomo si ribelli a Dio. L'audacia incredibile di Satana lo portò a tentare Gesù Cristo stesso. Ma non tutte le tentazioni provengono direttamente dal demonio.

Alcune procedono dall'ambiente circondante, di ciò che in diversi passi del Nuovo Testamento viene denominato "il mondo", nella misura che è sotto l'influsso di Satana. Altre provengono dalla nostra propria natura ferita e indebolita dal peccato; altre ancora traggono la loro origine da persone che, con maggiore o minore consapevolezza, ci inducono a peccare con i loro cattivi esempi o servono di complici alle nostre attività peccaminose.
 
«Io ho vinto il mondo»
 
Questo percorso per alcuni dei "nomi" che la Parola di Dio da al demonio è istruttivo perché ci permette di scoprire le caratteristiche dell'essere diabolico e del suo agire. Chi, dopo leggere questi testi della Sacra Scrittura, potrebbe mettere in dubbio l'esistenza degli spiriti maligni e della loro nefasta azione sugli uomini?

Teniamo conto delle parole di Gesù Stesso: «Simone, Simone! Ecco, Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Le. 22,31-32). Parole di severo monito ma, allo stesso tempo, di fiducia nella definitiva vittoria del Signore e della sua grazia.

Completiamo queste parole con quelle di san Pietro sopraccennate: «Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare! Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi» (1 Pt. 5,8ss.)
Non dimentichiamoci poi le parole dell'Apocalisse che ci insegnano che il demonio, dopo l'infruttuoso attacco contro la misteriosa Donna e il suo Bambino, «se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap. 12,17). Tuttavia il trionfo appartiene a Gesù: «Ma abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!» (Gv. 16,33).

Chi è davvero Satana?


L'intervento di padre Gabriele Amorth all'Umbria International Film Fest


 

di Luca Marcolivio


TERNI, giovedì, 24 novembre, 2011 (ZENIT.org) Chi è il diavolo? Qual è il suo vero nome? Quanto è potente? Come si manifesta la sua opera distruttrice sulla vita degli uomini?

A questi e ad altri interrogativi simili ha risposto padre Gabriele Amorth, il più celebre esorcista italiano, in una video-intervista proiettata ieri sera durante lUmbria International Film Fest, poco prima della visione del film Il rito di Mikael Håfström, avente ad oggetto proprio le pratiche esorcistiche.

Il diavolo, ha spiegato padre Amorth è innanzitutto un puro spirito creato da Dio come angelo. Come gli uomini anche gli angeli sono stati sottoposti ad una prova di obbedienza, cui Satana che era il più splendente tra gli spiriti celesti si ribellò.

Satana è dunque il primo diavolo della storia sacra, oltre che il più potente di tutti. Come in paradiso con i beati e gli angeli, nelle loro varie categorie, anche allinferno cè una gerarchia. Mentre, però il Regno di Dio è regolato dallamore, il regno di Satana è dominato dallodio. I demoni si odiano tra loro e la loro gerarchia si basa sul terrore, ha detto padre Amorth.

Un giorno ha proseguito lesorcista stavo per liberare una persona posseduta da un demonio che non era nemmeno tra i più forti. Perché non vai via?, gli chiesi. Perché mi rispose se vado via Satana mi punisce. Scopo dellesistenza dei demoni è trascinare luomo nel peccato e portarlo allinferno, ha spiegato Amorth.

Cosè allora che spinge luomo a questa forsennata opera di autodistruzione e dannazione? Secondo padre Amorth, luomo è sempre spinto dalla curiosità, uninclinazione che può essere positiva o negativa a seconda dei casi.

La vera carta vincente del demonio, tuttavia, è il suo essere sempre nascosto e la cosa che desidera di più è che non si creda alla sua esistenza. Egli studia ognuno di noi e le sue tendenze al bene e al male, e poi suscita le tentazioni, approfittando delle nostre debolezze.

Lepoca contemporanea, in fin dei conti, è rappresentata proprio dalloblio più o meno totale della figura del diavolo che, così, ottiene i suoi più importanti successi. Se lumanità perde il senso del peccato, è quasi automatico che si faccia strada lidea che laborto e il divorzio siano una conquista della civiltà e non un peccato mortale, ha osservato Amorth.

È ovvio che il diavolo si nasconda dietro pratiche come loccultismo e la magia, anche qui approfittando della nostra curiosità. Chiunque voglia conoscere il proprio futuro o parlare con i morti, ad esempio, va, anche senza volerlo, incontro al demonio.

Padre Amorth non fa sconti nemmeno a Harry Potter: lidolo letterario e cinematografico di tanti bambini di tutto il mondo è infatti, secondo lesorcista, testimonial della magia nonostante sia venduto anche nelle librerie cattoliche.

Pericolose e subdole, per Amorth, sono anche pratiche orientali apparentemente innocue come lo yoga: Pensi di farlo per scopi distensivi ma porta allinduismo ha spiegato lesorcista -. Tutte le religioni orientali sono basate sulla falsa credenza della reincarnazione.

Alla domanda se Satana tormenti più le anime degli atei o dei credenti, padre Amorth ha risposto che il mondo pagano è più vulnerabile al demonio rispetto a quello cristiano o credente, tuttavia un ateo è più difficile che venga da un prete.

Amorth, che ha raccontato di aver esorcizzato anche musulmani e induisti, ha puntualizzato: Se si presentasse da me un ateo mi direi che, comunque, io agisco in nome di Gesù Cristo e gli raccomanderei di informarsi su chi Cristo sia.

Un aspetto curioso e nemmeno troppo secondario dellattività di esorcista è legato ai nomi dei demoni. La prima cosa che chiedo al posseduto è quale sia il suo nome ha spiegato padre Amorth -. Se mi risponde con il vero nome, per il demonio è già una sconfitta: è stato costretto a dire la verità, a venire allo scoperto.

In caso contrario il demonio risponderà di volta in volta con un nome differente. I demoni in realtà, come gli angeli, non hanno nome - ha detto Amorth ma si attribuiscono appellativi anche sciocchi, come Isbò: questultimo era un demonio dal nome stupido ma era potentissimo, al punto che riuscì ad uccidere un esorcista e un vescovo.

Padre Amorth ha poi precisato che la persona posseduta non è necessariamente in peccato mortale perché Satana può prendere il corpo ma non lanima e ha ricordato che il demonio non agisce soltanto con la possessione ma anche con la vessazione, lossessione e linfestazione (questultima riferita per lo più ai luoghi fisici).

I malefici legati a pratiche occulte (malocchi, voodoo, macumba, fatture ecc.), poi, sono casi rarissimi, ha detto lesorcista.

Chi prega e chi si affida costantemente a Dio non deve avere paura del demonio. Del resto padre Amorth ha dichiarato di non aver mai avuto paura del diavolo durante gli esorcismi. Qualche volta ha precisato - ho avuto paura di procurare del male fisico; ad esempio è rischioso esorcizzare una persona malata di cuore.

Amorth ha poi concluso lintervista confermando che molte persone, effettivamente, vendono lanima al diavolo ma, con ironia, ha aggiunto, io ho bruciato molti contratti.

 

 



Caterina63
00domenica 5 febbraio 2012 14:18
[SM=g1740733]

"L'ULTIMO ESORCISTA". LO STRAORDINARIO LIBRO DI PAOLO RODARI E PADRE AMORTH: LO SPECIALE DEL BLOG

Gabriele Amorth , Paolo Rodari, "L' ultimo esorcista - La mia battaglia contro Satana", Piemme 2012 (ACQUISTA ORA!)

ARTICOLI, COMMENTI E STRALCI

Ci voleva il decano degli esorcisti cattolici, padre Amorth, a lanciare l’allarme che persino la Chiesa si sta spogliando del diavolo (Garelli)

Padre Amorth: "Primo esorcismo su un contadino" (Libero)

«L’ultimo esorcista», il libro di padre Amorth e Paolo Rodari: la recensione di Giacomo Galeazzi

Santa Sede: il Papa non ha praticato un esorcismo nel 2009. Infatti non è questo che ha detto padre Amorth! (R.)

Padre Amorth: "Ogni volta che faccio un esorcismo entro in battaglia". Estratto del secondo capitolo de "L'ultimo esorcista"

Arriva in libreria "L’ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana", il libro di don Amorth e Paolo Rodari. Ecco l’estratto di un capitolo dedicato a Papa Ratzinger

C'è anche un rito esorcistico operato da Papa Ratzinger nel maggio 2009 nel libro di padre Amorth e di Paolo Rodari (TMNews)

«L’ultimo esorcista». Il nuovo libro di Paolo Rodari e Padre Amorth. I contenuti del volume e il primo capitolo in anteprima

«L’ultimo esorcista». Un libro straordinario scritto da padre Gabriele Amorth e Paolo Rodari. Vi si narra anche di quanto accaduto prima dell'udienza generale nel maggio 2009



Benedetto e il demonio





Padre Gabriele Amorth e Paolo Rodari (per Vatican Insider)

È una mattina di maggio dell’anno 2009. Joseph Ratzinger è Papa già da quattro anni. Nel corso del suo pontifi cato ha parlato più volte di Satana. Capisco che per lui il demonio è uno spirito esistente, che lotta e agisce contro la Chiesa. E contro di lui. Altrimenti non si spiegherebbero frasi del genere: «Per quanti continuano a peccare senza mostrare nessuna forma di pentimento, la prospettiva è la dannazione eterna, l’inferno, perché l’attaccamento al peccato può condurci al fallimento della nostra esistenza. È il tragico destino che spetta a chi vive nel peccato senza invocare Dio. Solo il perdono divino ci dà la forza di resistere al male e non peccare più. Gesù è venuto per dirci che ci vuole tutti in paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore».

E ancora: «Oggi constatiamo con dolore nuovamente che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli visibilmente davanti a tutto il mondo. E sappiamo che Gesù prega per la fede di Pietro e dei suoi successori. Sappiamo che Pietro, attraverso le acque agitate della storia, va incontro al Signore ed è in pericolo di affondare, ma viene sempre di nuovo sorretto dalla mano del Signore e guidato sulle acque».
Fa caldo in piazza San Pietro. La primavera è oramai inoltrata. Il sole picchia sulla piazza dove una folla di fedeli aspetta il Papa. È mercoledì, il giorno dell’udienza generale. I fedeli sono arrivati da tutto il mondo. Dal fondo della piazza entra un gruppetto di quattro persone. Due donne e due giovani uomini. Le donne sono due mie assistenti. Mi aiutano durante gli esorcismi, pregano per me e per i posseduti e assistono per quanto è loro possibile i posseduti nel loro lungo e difficile percorso di liberazione. I due giovani uomini sono due posseduti. Nessuno lo sa. Lo sanno soltanto loro e le due donne che li “scortano”.

Quel mercoledì le donne decidono di portare i due all’udienza del Papa perché pensano che potrebbero trarne giovamento. Non è un mistero che molti gesti e parole del Papa facciano imbestialire Satana. Non è un mistero che anche la sola presenza del Papa inquieti e in qualche modo aiuti i posseduti nella loro battaglia contro colui che li possiede. I quattro si avvicinano verso le transenne in prossimità del “palco” da dove Benedetto XVI di lì a poco è chiamato a parlare. Le guardie svizzere li fermano. Non hanno i biglietti per proseguire oltre. Le due donne insistono. È importante per loro riuscire a portare i due posseduti il più possibile vicino al Papa. Le guardie svizzere non ammettono deroghe e intimano loro di allontanarsi. Così una delle due donne fa finta di sentirsi male. La sceneggiata ottiene un risultato.
I quattro vengono fatti accomodare oltre le transenne, nei posti riservati ai disabili.

«Avete visto, Giovanni e Marco?» chiedono le due donne ai due posseduti. «Ce l’abbiamo fatta. Tra poco arriverà il Papa e noi siamo qui vicini a lui.» I due non parlano. Sono stranamente silenziosi. È come se coloro che li possiedono (si tratta di due demoni diversi) stiano cominciando a capire chi di lì a poco arriverà in piazza.
Suonano le dieci. Dall’arco delle campane, il portone a fianco della basilica vaticana, esce una jeep bianca. Sopra tre uomini. Un guidatore, il Papa in piedi e, seduto al suo fianco, il suo segretario particolare monsignor Georg Gänswein.
Le due donne si girano verso Giovanni e Marco. Istintivamente li sorreggono con le braccia. I due, infatti, iniziano ad avere comportamenti strani. Giovanni trema e batte i denti. Le due donne capiscono che qualcuno sta cominciando ad agire nel corpo di Giovanni e di Marco. Qualcuno che col passare dei minuti si mostra sempre più agitato. «Giovanni, mantieni il controllo di te stesso» dice una delle due donne.
«Mantieni il controllo, Giovanni. Non farti sopraffare. Reagisci. Mantieni il controllo.» L’altra donna dice le stesse parole a Marco. Giovanni non sembra ascoltare le parole della donna. Salvo, d’improvviso, girarsi e dirle con voce lenta e che sembra venire da non si sa quale mondo: «Io non sono Giovanni».
La donna non dice più nulla. Sa che con il diavolo solo un esorcista può parlare. Se lei lo facesse sarebbe molto rischioso. Così rimane in silenzio e si limita a sostenere il corpo di Giovanni ora completamente in mano al demonio. La jeep gira per tutta la piazza. I due posseduti si piegano per terra. Battono la testa per terra. Le guardie svizzere li osservano ma non intervengono. Sono forse abituate a scene del genere? Forse sì. Forse altre volte hanno assistito alle reazioni dei posseduti innanzi al Papa.

La jeep compie un lungo percorso. Poi arriva in cima alla piazza, a pochi metri dal portone della basilica vaticana. Il Papa scende dall’auto e saluta le persone poste nelle prime file.
Giovanni e Marco, insieme, iniziano a ululare. Sdraiati per terra ululano. Ululano fortissimo. «Santità, santità, siamo qui!» urla al Papa una delle due donne cercando di attirare la sua attenzione. Benedetto XVI si gira ma non si avvicina. Vede le due donne e vede i due giovani uomini per terra che urlano, sbavano, tremano, danno in escandescenze. Vede lo sguardo d’odio dei due uomini. Uno sguardo diretto contro di lui. Il Papa non si scompone. Guarda da lontano. Alza un braccio e benedice i quattro. Per i due posseduti è una scossa furente. Una frustata assestata su tutto il corpo. Tanto che cadono tre metri indietro, sbattuti per terra. Adesso non urlano più. Ma piangono, piangono, piangono. Gemono per tutta l’udienza. Quando poi il Papa se ne va, rientrano in se stessi. Tornano se stessi. E non ricordano nulla.

Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi. Non credo che Benedetto XVI compia esorcismi. O almeno la cosa non mi risulta. Credo tuttavia che tutto il suo pontificato sia un grande esorcismo contro Satana. Efficace. Potente. Un grande esorcismo che molto dovrebbe insegnare ai vescovi e ai cardinali che non credono: costoro  comunque dovranno rispondere della loro incredulità. Non credere e soprattutto non nominare esorcisti laddove ce ne è esplicito bisogno è, a mio avviso, un peccato grave, un peccato mortale.


Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono efficacissimi contro Satana. La liturgia celebrata dal Pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il Papa celebra l’eucaristia.
Satana molto ha temuto l’elezione di Ratzinger al soglio di Pietro. Perché vedeva in lui la continuazione della grande battaglia che contro di lui ha fatto per ventisei anni e mezzo il suo predecessore, Giovanni Paolo II.



[SM=g1740771]

Caterina63
00lunedì 5 marzo 2012 21:52
[SM=g1740717] [SM=g1740720] segue da sopra

Padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, combatte quotidianamente vis-à-vis con il demonio.

La sua esperienza è contenuta nel libro L’ultimo esorcista scritto insieme al giornalista del Foglio, Paolo Rodari.

In una videointervista concessa a tempi.it, padre Amorth spiega le ragioni del male e il modo per combatterlo: «Il diavolo si muove nel nascondimento, cerca di non farsi scoprire perché Gesù nel Vangelo dice: “Chi non è con me è contro di me”. Non ci sono terze vie: chi non è con Cristo è contro Cristo».

Qual è la preda preferita del diavolo?
«Il diavolo tenta tutti, nessuno escluso. Anzi coloro che hanno più potere sono una preda golosa per Satana. Persino nelle gerarchie ecclesiastiche nessuno si salva dalla tentazione e non escludo che qualcuno sia caduto. Ma non mi scandalizzo perché la Chiesa va avanti in forza della presenza di Cristo e si sentirà sempre odore di zolfo nella casa del Signore. Il demonio cerca di tentare le persone al vertice perché così non pesca con l’amo, ma con la rete: capi di governo, responsabili dell’economia, dello sport, del divertimento e tutti i sacerdoti; figuriamoci se non ci prova in Vaticano, cioè il vertice dell’antisatanismo».

Un ruolo importante nella lotta contro Satana l’ha assunto il pontificato di Karol Wojtyla: «Il demonio un giorno mi disse che Giovanni Paolo II era pessimo, ma il Papa attuale era peggio. Le parole del demonio furono un elogio per Benedetto XVI».

L’esorcista della diocesi di Roma in un dialogo con il diavolo riporta: «Se fossimo visibili agli occhi, oscureremmo il sole» disse Satana, «ma – commenta padre Amorth – gli angeli sono molti di più, sono miliardi e vincono sulle presenze sataniche. In questa lotta noi dobbiamo fare la nostra parte. Gesù lo dice chiaramente nel Vangelo: occorre la fede».

L’esorcista suggerisce l’accostamento al sacramento della confessione: «I peccati, dopo la riconciliazione, sono distrutti, non esistono più. Succede a volte che il diavolo durante gli esorcismi elenchi le mancanze dei presenti, ma non può dire gli errori già confessati, perché di quelli non c’è più traccia, Dio nella sua misericordia li cancella».


www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=0pPHyolz2Qg



[SM=g1740717]

[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00giovedì 3 gennaio 2013 17:17
[SM=g1740733] alcuni sostengono che Satana e Lucifero sarebbero DUE PERSONE-SPIRITI DISTINTE..... non è così... vediamo di chiarire la questione....

Molti nella Chiesa sostengono che Lucifero e Satana siano due "persone" diverse e naturalmente questa solenne distinzione cominciò ad essere fatta dopo il Concilio....

la "dottrina" delle due persone diaboliche si sviluppa nel pensiero MANICHEO  [SM=g1740733] Satana sarebbe addirittura il tentatore di Lucifero, la creatura angelica fra le più belle ed intelligenti create da Dio....

e sempre secondo i manichei Lucifero dovrebbe essere persino REDENTO alla fine del mondo... da qui probabilmente anche quel propendere dell'inferno VUOTO o che si svuoterebbe alla fine dei tempi.

La vera chiave di lettura la troviamo in Isaia 14 dove si parla di Lucifero e della sua caduta....
Per i Padri della Chiesa Lucifero e Satana sono la stessa identità pervertitrice infatti Satana non significa altro che "pervertitore, ACCUSATORE-NEMICO-AVVERSARIO...."
secondo anche un insegnamento ebraico, Satana era addirittura il consigliere di Dio e solo dopo l'esilio in Babilonia, con la nuova dottrina di Zoroastro gli Ebrei dettero al loro Satana l'appellativo di genio del male o Ahriman...

I Padri della Chiesa  sostengono che come a Simone fu cambiato il nome in Pietro, così anche a Lucifero, il cui nome significa portatore di luce, ha subito una modifica nel nome in Satana, che significa princip'e delle tenebre, portatore di oscurità....

secondo Cristo; è chiamato anche Belzebù (definizione traente origine dal nome dalla divinità fenicia Baal, e la cui traduzione letterale è "Signore delle Mosche"), Belial, Mefistofele o Lucifero (dal latino Lucifer, cioè "Portatore di luce")...
L'Arcangelo Michele (il cui nome significa "Chi è come Dio?") guida alla vittoria sugli angeli decaduti. La loro caduta dura 9 giorni, ed infine l'Inferno si spalanca sotto di loro, inghiottendoli. Secondo la tradizione patristica, in quel momento il vero nome di Lucifero viene "cancellato dai Cieli", con l'imposizione che nessuno lo pronunci mai più, e col comando che venga chiamato da allora in avanti "Satàn" (cioè, l'"Avversario").

l'affermazione che Lucifero e Satana siano due persone diverse non ha riscontri nella Bibbia nè nel magistero della Chiesa.....

[SM=g1740758] Leggiamo ora questa interessante catechesi di Don Marcello Stanzione:

Il diavolo, il satanismo e altri fenomeni sociali connessi, sono agli inizi del terzo millennio di grande attualità. Il nostro mondo occidentale post-moderno pullula di maghi, streghe e stregoni di città, sciamani, venditori di fatture, di amuleti e talismani nonché di sette sataniche vere e proprie. Il demonio scacciato dalla porta è rientrato dalla finestra! Cioè scacciato dalla fede della Chiesa, è rientrato con la superstizione dell’occultismo. Ci chiediamo: esiste il demonio? Cioè, questo termine indica veramente una qualche realtà personale, dotata di intelligenza e volontà, o è semplicemente un simbolo, un modo di esprimersi figurato, una metafora per indicare la zona d’ombra collettiva e personale oppure la somma del male morale del mondo. Molti tra gli intellettuali non credono nel demonio inteso nel primo significato. Si deve però riflettere sul fatto che grandi scrittori del calibro di Goethe o Dostoevskij hanno preso molto sul serio l’esistenza di Satana.

E’ interessante notare che proprio Baudelaire abbia detto che “La più grande astuzia del demonio è far credere che egli non esista”. Se esaminiamo la nostra storia personale e quella del mondo nel quale viviamo ci rendiamo conto che c'è molto male e cattiveria. Notiamo che persone che si amano possono arrivare al reciproco odio. Chi fa il male, presto ne perde il controllo ed esso si propaga autonomamente; ci sono molti assassini che, sinceramente, dichiarano nei tribunali che non avevano alcuna intenzione di uccidere. Le due guerre mondiali sono scoppiate a causa di piccoli focolai locali che poi si sono estesi a tutte le nazioni del globo. Quasi tutti i profeti della Bibbia sono stati uccisi e lo stesso Gesù è stato crocifisso. Nel ventesimo secolo Hitler e Stalin hanno crudelmente sterminato decine di milioni di persone innocenti.

Ci rendiamo conto, quindi, che ci sono dentro e fuori di noi delle forze cattive e altre buone che lottano continuamente. Per la fede cristiana le ispirazioni cattive non sono generate da forze astratte ma dagli angeli maligni o diavoli che si accaniscono contro l'umanità che essi invidiano. La Sacra Scrittura afferma che Dio non può essere la causa del male e della sofferenza. Nel libro della Genesi è scritto che alla fine della creazione: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona". Benché non abbiamo molte informazioni sull'origine del male nell'universo, sappiamo dalla divina Rivelazione che un gruppo di angeli peccò contro Dio. Nella seconda lettera di Pietro, l'autore ispirato scrive: "Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio" (2 Pt. 2,4). Il passo parallelo della lettera di Giuda afferma la punizione divina verso gli angeli peccatori: "e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno".

II peccato degli angeli mal igni fu solennemente definito come dogma di fede dal Concilio Lateranense del 1215: "Il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio buoni per natura, ma diventarono cattivi da se stessi". Isaia 14, 121-14 parla dell'origine degli angeli maligni dalla pretesa di Lucifero di farsi uguale all'Altissimo. Ezechiele 28, 12-17 descrive Lucifero, l'angelo della luce, prima della sua rivolta contro Dio: "Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza; [...] Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità [...] ti sei riempito di violenza e peccati: io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alla pietra di fuoco. Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza, la tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore: ti ho gettato a terra" (Ez. 29, 12-17). Gli esegeti ci fanno notare che la Bibbia si riferisce agli spiriti celesti come a delle stelle del firm amento, quindi spiega perché prima della sua ribellione Lucifero venne chiamato "La stella del mattino". A questa descrizione S. Giovanni aggiunse: "E la sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra" (Ap. 12, 4).

Come "astro fulgente" fra tutti gli angeli stava dunque Lucifero e ciò divenne per lui una tentazione, egli non volle servire e dipendere da Dio e non volle accettare la grazia della felicità eterna che gli era promessa come un dono di Dio. Volle così diventare simile a Dio, benché non a lui uguale, perché sapeva bene che ciò è impossibile ad una creatura. Secondo la maggior parte dei teologi il peccato degli angeli fu dunque un peccato di superbia.
Il teologo Suarez espresse l'ipotesi che Lucifero fosse stato preso da invidia per la natura umana che in Cristo Gesù, nella pienezza dei tempi, si sarebbe unita alla natura divina e quindi avesse mirato ad una unione della sua natura angelica a quella divina. In tal modo Lucifero che poi diven ne Satana sarebbe stato fin dall'inizio l'avversario di Cristo. Se Gesù è il principio e la fine della storia (l'alfa e l'omega) probabilmente il suo avversario, Satana, si sarà manifestato come tale dall'inizio e tale rimarrà fino alla fine dei tempi, quando sarà definitivamente condannato.
S. Gregorio Nazianzeno, riguardo alla caduta degli angeli, così scrive: "Insieme a Lucifero si staccarono da Dio un certo numero di angeli, essi non furono quindi costretti, ma liberamente si ribellarono a Dio. Questi angeli perfidi e orgogliosi provenivano da tutti i cori angelici e Lucifero esercitò su di essi il comando. Dopo il peccato di disobbedienza a Dio sono mutati gli appellativi degli angeli prima buoni. Al termine angeli adesso dobbiamo aggiungere l'aggettivo "iniqui".

Il nome "Lucifero" era adatto a colui che forse era il più elevato degli spiriti celesti prima del peccato. Dopo la caduta si pensò di definirlo con il nome di Satana, una parola ebraica che significa "avversario" e an he "calunniatore" o "accusatore".

La versione greca della Bibbia detta dei Settanta traduce "Satana" con il vocabolo "Diabolos", che significa "colui che divide (dal verbo greco diaballo) e corrompe". Il Nuovo Testamento presenta il diavolo come un essere attivo, abile, ingegnoso (Mt. 13, 19; Lc. 8,12; Ex. 2, 14), seduttore e astuto (2 Cor. 11, 3), violento e collerico (Ap. 2, 10; 12). Gesù lo identifica con Beelzebul, principe dei demoni (Mc. 3, 2224); e l'Apocalisse (20, 2) lo identifica con questi termini: "Il dragone, l'antico serpente, cioè il diavolo, satana". Oggi il pensiero esoterico, nuovamente rinvigorito dalla diffusione in larghissimi strati della popolazioni di scritti di astrologia occulta e della Kabbalah diffusi dalla New Age, parla di geni, ondine, fate, elfi e di altri demoni benigni. In realtà in quella scelta primordiale pro o contro Dio non vi fu posto per angeli neutrali. Il teologo Lessio, discepolo di Suarez, affermò decisamente: "L'opinione che vi siano dei demoni benigni (come pure geni elementari nel fuoco, nell'aria, nella terra) è contro la Sacra Scrittura e l'insegnamento della Chiesa, che riconosce solo demoni cattivi".

Gli angeli decaduti o diavoli, essendo spiriti, hanno anche dopo il castigo divino quella savratemporalità ed extraspazialità che li rende superiori agli esseri umani. I diavoli, insegna S. Tommaso, hanno la naturale facoltà conoscitiva particolarmente brillante e quindi sono di gran lunga più intelligenti degli uomini. l demoni sono molto più abili di tutti i nostri fisiologi e psicologi, sono più esperti e scaltri di tutti i nostri uomini politici. Dopo il peccato solo la volontà angelica è mutata. Con quella libera decisione presa al momento della prova con Dio o contro Dio, la volontà degli angeli rimane o confermata nella grazia o indurita nel peccato.

Per Lucifero-Satana e il suo seguito, la punizione divina fu l'eterna dannazione. Non esiste dunque alcuna possibilità di salvezza per gli angeli ribelli. A que sto riguardo c'è un falso pietismo verso i diavoli che crea molta confusione e alcuni teologi parlano dl una finale riabilitazione la salvezza dì tutti i diavoli come pure di tutti gli uomini malvagi grazie alla infinita bontà e misericordia di Dio. Lo scrittore Giovanni Papini nel suo libro "Il diavolo" pubblicato negli anni 50 fece scalpore con una tesi a dir poco ardita. Papini affermava che Satana non può salvarsi da sé e Dio non può fare il primo passo; quindi agli uomini di buona volontà è offerta la possibilità di esercitare l'amore al nemico e con questo amore indurre Satana a manifestare il suo pentimento. In tal modo Dio lo perdonerà e ci libererà dal "male" come chiediamo nell'orazione domenicale.

La verità è che la situazione di ribellione a Dio da parte degli spiriti malvagi è una scelta irrevocabile. I diavoli hanno rifiutato la signoria di Dio definitivamente, per l'eternità. La loro scelta irrevocabile nasce dalla loro natura di puri spiriti che per decidere non hanno bisogno di ragionamenti prolungati, ma scelgono immediatamente. S. Tommaso d'Aquino afferma: "Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c'è possibilità di pentimento per l'uomo dopo la morte".

Sempre S. Tommaso riguardo al destino ultimo ed alle scelte dei puri spiriti dichiara: "Permangono immutabili nel bene o nel male subito dopo la prima scelta, perché finisce in quel momento il loro status viatoris; né spetta alla natura della divina sapienza la comunicazione di un'altra grazia ai demoni con cui siano richiamati dal male della prima avversione, nella quale perseverano ormai in modo irrevocabile". Poiché il peccato degli angeli maligni fu molto più grave di quello degli uomini, molto più pesante fu il castigo loro inflitto. I diavoli, essendo spiriti, hanno un inferno peggiore degli uomini, molto più pesante fu il castigo loro inflitto. I diavoli, hanno un maggiore dolore spirituale poiché si rendono più degli uomini, della eccellenza del bene perduto e dell'enormità della perfidia realizzata. L'inferno non deve essere visto tanto come una costrizione divina contro i demoni, ma come un prolungamento del combattimento degli spiriti maligni per il regno del male. L'inferno è la realizzazione piena dell'infelicità, di chi ha voluto guadagnare la sua vita, senza Dio, ma in realtà così facendo l'ha persa (Mt. l, 35). Il fallimento del Marxismo e del Nazismo nel XX secolo ci aiutano a capire meglio l'Inferno dei demoni.

L'Ateismo marxista e il paganesimo occultista hitleriano con le loro false promesse hanno ingannato molti, ma alla fine entrambi hanno dimostrato di essere dei giganti con i piedi d'argilla. Queste due ideologie "diaboliche" hanno portato allo sterminio di decine di milioni di uomini nei lager e nei gulag rivelando così il loro perfido potere di distruzione e di degradazione del genere umano. Mentre Dio crea la vita, l'essere, i demoni realizzano il niente, il caos, la confusione e la perversione. Attenzione: non è vero c he gli spiriti maligni diffondono l'ateismo; essi non sono atei, sanno bene che Dio esiste ed è all'opera, nel loro progetto di destabilizzazione della terra, l'ateismo è solo un momento di transizione perché l'obiettivo che essi propongono è l'adorazione del male. Moolenburgh ha scritto: "L'inferno vuole sempre dominare e appena si vede il desiderio di dominazione accompagnato da quella che sembra un'idea brillante, si dovrebbe manifestare qualche sospetto.
Invece dell'abolizione del proletariato, si instaura la dittatura del proletariato, e invece di una cooperazione, la costituzione di un ordine stabilito. Messo in parole povere: l'ispirazione maligna prima o poi conduce al sospetto e all'odio e infine all'oppressione e all'omicidio. L'ispirazione celeste invece conduce alla fiducia e all'amore reciproci". Riguardo all'Inferno, il Nuovo Testamento insegna con la massima chiarezza che il destino degli uomini giusti e quello degli uomini empi dopo la morte e alla fine dei tempi sarà diverso.

I Vangeli sono estremamente crudi al riguardo: "Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti". Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capi alla sinistra" (Mt. 25, 31-33). Il destino ultraterreno dei malvagi comporta l'esclusione definitiva di quella situazione che il Nuovo Testamento definisce "vita eterna": "Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Mt. 25, 41). Il concetto di impedimento assoluto dei cattivi dal regno celeste di Dio è assai frequente in S. Paolo: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? " (1 Cor. 6, 9).
Il senso delle formule di esclusione dal Paradiso sono talmente nette che non lasciano alcuna pretesa di salvezza da parte dei diavoli e dei malvagi. Riguardo all'inferno, dottrina della Chiesa Cattolica è assai chiara: esso è uno stato che tocca, nell'aldilà, a coloro che muoiono in uno stato di peccato mortale e d'inimicizia con Dio, avendo perso l'amicizia con Dio (grazia santificante) con un atto personale libero. L'idea che le pene dell'inferno debbano durare per un tempo assai lungo e poi terminare è stata condannata dai Sinodo di Costantinopoli.

"Se qualcuno dice o Sostiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporale e che avrà fine dopo qualche tempo o che vi sarà una restituzione o reintegrazione dei demoni e degli uomini empi, sia scomunicato". Per il cattolico medio inferno e fuoco eterno assumono il medesimo significato; la teologia, invece, distingue due tipi di pene: quella del danno e quella del senso. Il Catechismo della Chiesa cattolica così definisce al n. 1035 la pena del danno: "La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale l'uomo può avere la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira". Oltre la pena del danno, la Bibbia afferma anche una pena del senso che tormenta diavoli e dannati e ne usa varie analogie: "lo stagno ardente di fuoco e di zolfo" (Ap. 21, 8), "la Geenna", "le tenebre esteriori, la morte eterna, un verme che non muore" (Mc. 9, 44.46.48). S. Tommaso commenta che nel peccato, oltre all'aspetto dell'allontanamento dell'amicizia di Dio, vi è anche un eccessivo e sbagliato attaccamento alle realtà create.
La pena del senso corrisponde a questo atteggiamento disordinato. La pena del senso più ricorrente nella Scrittura e nella tradizione teologica è il fuoco. S. Agostino lo definisce un fuoco misterioso perché, al contrario del nostro, è inestinguibile ed eterno, e perché ha il potere di tormentare sia i corpi sia gli spiriti. Il Magister o della Chiesa insegna che non si tratta di un fuoco metaforico, quale simbolo di dolori puramente spirituali, ma di un fuoco reale anche se non è da confondere con il nostro fuoco terrestre.

Il Concilio di Firenze, inoltre, afferma che come il grado della felicità celeste è diverso nei singoli beati, secondo il grado dei loro meriti, così le pene dell' inferno saranno proporzionate al numero e alla gravità delle colpe. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, emanato da Benedetto XVI nel 2005, Al n. 108 afferma: “ Gesù accompagna la sua parola con segni e miracoli per attestare che il Regno è presente in lui, il Messia. Sebbene egli guarisca alcune persone, non è venuto per eliminare tutti i mali quaggiù, ma per liberarci anzitutto dalla schiavitù del peccato. La cacciata dei demoni annuncia che la sua Croce sarà vittoriosa sul “Principe di questo mondo” (Gv 12,31)”.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

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Caterina63
00sabato 4 maggio 2013 13:39



Il Papa ritorna a parlare del Demonio "principe" di questo mondo con il quale non si può e non si deve dialogare

2013-05-04 Radio Vaticana
Rimaniamo sempre miti e umili per sconfiggere le lusinghe e l'odio del mondo. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani nella Casa Santa Marta. Nell’omelia, il Papa ha ribadito che la strada dei cristiani è la strada di Gesù e per questo non dobbiamo avere paura di essere perseguitati. Alla Messa - concelebrata da mons. Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i Vescovi – ha preso parte un gruppo di Guardie Svizzere Pontificie alle quali il Papa ha dedicato un saluto di affetto e gratitudine. “La Chiesa – ha detto – vi vuole tanto bene” e “anche io”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Sono l’umiltà e la mitezza le armi che abbiamo per difenderci dall'odio del mondo. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che ha incentrato la sua omelia sulla lotta tra l’amore di Cristo e l’odio del principe del mondo.

Il Signore, ha ricordato, ci dice di non spaventarci perché il mondo ci odierà come ha odiato Lui:

“La strada dei cristiani è la strada di Gesù. Se noi vogliamo essere seguaci di Gesù, non c’è un’altra strada: quella che Lui ha segnato. E una delle conseguenze di questo è l’odio, è l’odio del mondo, e anche del principe di questo mondo. Il mondo amerebbe ciò che è suo. ‘Vi ho scelti io, dal mondo’: è stato Lui proprio che ci ha riscattato dal mondo, ci ha scelti: pura grazia! Con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: siamo salvati. E quel principe che non vuole, che non vuole che noi siamo stati salvati, odia”.

Ecco allora che l’odio e la persecuzione dai primi tempi della Chiesa arrivano fino ad oggi. Ci sono “tante comunità cristiane perseguitate nel mondo – ha constatato con amarezza il Papa – in questo tempo più che nei primi tempi: oggi, adesso, in questo giorno e in questa ora”. Perché questo, si chiede ancora il Papa? Perché “lo spirito del mondo odia”.
E da questo deriva un ammonimento sempre attuale:

“Con il principe di questo mondo non si può dialogare: e questo sia chiaro! Oggi il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace. Il dialogo è un’abitudine, è proprio un atteggiamento che noi dobbiamo avere tra noi per sentirci, capirci … ma quello deve mantenere sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore.
Ma con
quel principe non si può dialogare: soltanto rispondere con la Parola di Dio che ci difende, perché il mondo ci odia. E come ha fatto con Gesù, farà con noi. ‘Ma, guarda, fai questo, una piccola truffa … non c’è niente, è piccola …’, e incomincia a portarci su una strada un po’ non giusta. Questa è una pia bugia: ‘Fallo, fallo, fallo: non c’è problema’, e incomincia da poco, sempre, no? E: ‘Ma … tu sei bravo, tu sei bravo: puoi farlo’. E’ lusinghiero, e con le lusinghe ci ammorbidisce. Fa così. E poi, noi cadiamo nella trappola”.


Il Signore, ha proseguito Papa Francesco, ci chiede di rimanere pecorelle, perché se uno lascia di essere pecorella, allora non si ha “un pastore che ti difenda e cadi nelle mani di questi lupi”:
“Voi potete fare la domanda: ‘Padre, qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe di questo mondo?, da queste lusinghe?’. L’arma è la stessa arma di Gesù: la Parola di Dio - non dialogare - ma sempre la Parola di Dio e poi l’umiltà e la mitezza.
Pensiamo a Gesù, quando gli danno quello schiaffo: che umiltà, che mitezza! Poteva insultarlo, no? Soltanto una domanda, mite e umile. Pensiamo a Gesù nella sua Passione. Il suo Profeta dice: ‘Come una pecora che va al mattatoio’. Non grida, niente: l’umiltà. Umiltà e mitezza. Queste sono le armi che il principe del mondo e lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze male acquisite, sono proposte così”.


Oggi, ha proseguito, “Gesù ci fa pensare a quest’odio che ha il mondo contro di noi, contro i seguaci di Gesù”. Ci odia, ha riaffermato, “perché Lui ci ha salvati, ci ha riscattati”. E pensiamo alle “armi per difenderci”, ha aggiunto: rimanere sempre pecorelle, “perché così abbiamo un pastore, ed essendo pecorelle siamo miti e umili”. Infine, l’invocazione alla Madonna affinché “ci aiuti a diventare umili e miti nella strada di Gesù”.






Caterina63
00sabato 1 giugno 2013 18:46

Io Faustina, sono stata all’inferno: uno spazio vastissimo. La sua mappa è questa

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“Fecemi la somma sapienza e il primo amore”

SuorFaustina Kowalska

racconta le 7 caratteristiche dell’inferno

 

eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora […] Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…

 

di Gaetano Masciullo

Divisi su tutto, uniti dall’odio. Verso la Chiesa

Il novecento è stato uno dei secoli più difficili della storia della chiesa. Secondo alcuni storici, ci sono stati più martiri cristiani nel secolo scorso che in tutti gli otto secoli precedenti. E’ una cifra spaventosa, sicuramente non esagerata: basti pensare all’odio anticattolico perpetuato da regimi di tutto il mondo, in primis quelli formatisi dall’ideologia comunista, che a partire dalla Russia contaminò nazioni di tutti i continenti, in particolar modo nazioni asiatiche come la Cina, il Vietnam, il Laos, la Cambogia e la Corea del Nord, dove ancora sussistono simili tirannie. Le persecuzioni tuttavia sono provenute anche da governi cosiddetti liberal-massonici, come quello messicano di Calles, o da dittature di destra, come il nazionalsocialismo tedesco che deportò, insieme a zingari, ebrei e comunisti, numerosi figli (e figlie) consacrati della chiesa. E’ l’odio verso la chiesa cattolica ciò che accomuna tutti i poteri non cristiani della storia.

Ma la persecuzione anticattolica non ha portato solo un odio “fisico”, materiale, ma anche ad uno più subdolo e crudele: l’odio ideologico. È la nascita delle grandi impalcature filosofiche anticristiane del Novecento. Si diffuse la filosofia dello scetticismo, il pensiero di Marx, Nietzsche e Freud, che attaccarono e definirono la Chiesa e la cristianità come i nuclei della “decadenza morale occidentale”. Si proclamò con fierezza la morte di Dio… e tuttavia noi siamo ancora qui, figli di quella Chiesa santa e peccatrice, apostolica e cattolica, vera depositaria della civiltà europea e mondiale. Una civiltà che dimentichiamo ogni giorno di più…  e a che prezzo!

Dio ci avvisa: l’inferno esiste, rimuoverlo non serve

S. Faustina Kowalska

Se da una parte il nemico della fede imperversa nel mondo, seminando errori, guerre e vuoti spirituali, ergendosi contro i credenti con violenze inaudite e superbia, dall’altra parte Dio, colui che è mite ed umile di cuore, colui che agisce sempre nel nascondimento, perché agli uomini di buona volontà è destinato il suo eterno messaggio di salvezza, suscita in piccoli uomini e donne, spesso ignoranti se non proprio analfabeti, veri e propri monumenti di santità, modello di purezza e carità per il mondo intero.

E’ così che nel Novecento siamo stati testimoni di due grandi catechesi divine, che ci hanno ricordato la presenza reale ed eterna dell’inferno, destino inesorabile per coloro che spontaneamente decidono di rifiutare Dio e la sua grazia. Sia nelle apparizioni di Maria ai tre veggenti di Fatima, infatti, che nelle apparizioni di Gesù a suor Faustina Kowalska, l’inferno è una costante, una realtà che ci invita a riflettere, persino a convertirci quotidianamente.

Dio non è buonista. Ma l’inferno è opera di giustizia

Foto di suor Faustina

Santa Faustina è l’apostola della divina misericordia e potrebbe sembrare strano che proprio attraverso lei Gesù Cristo abbia deciso di darci la più esaustiva catechesi del secolo scorso sull’Inferno. Ma, come ci insegna anche Dante nel III canto de L’Inferno, l’abisso doloroso è opera del primo amore, cioè della misericordia stessa di Dio.

Non è una contraddizione, come potrebbe sembrare di primo acchito. La catechesi di suor Faustina sembra quasi un monito contro una degenerazione che di lì a poco avrebbe contaminato molti sacerdoti cattolici: con la malaria del “buonismo” (lontanissimo dall’essere bontà), l’idea secondo cui Dio perdonerebbe sempre e a prescindere, a prescindere persino dal pentimento e dalla reiterazione del peccato, il quale non offenderebbe la sua maestà e basterebbe sentirsi a posto con la propria coscienza per essere in grazia di Dio.

Funerali di suor Faustina

L’inferno è opera della giustizia di Dio, ma la giustizia ha per fondamento proprio l’amore, la misericordia. Dio non è buonista. Proprio perché ama tutti indistintamente, Dio non può infliggere a qualcuno ciò che mai ha desiderato. E’ un atto di giustizia. A ciascuno il suo. Chi ha voluto l’odio, riceverà l’odio. Chi ha goduto della sofferenza e della violenza, convivrà eternamente con la violenza nel buio del proprio spirito. “Si raccoglie quel che si semina” (Proverbi 22,8), mette in guardia la Scrittura. E ancora: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6). La giustizia di Dio, proprio perché basata sulla misericordia, è molto semplice, ma non degenere.

“Oggi sono stata all’inferno: occupa uno spazio vastissimo”

Con le sue consorelle

Queste sono le parole che la Santa mistica scrisse nel proprio diario:

“Oggi, guidata da un angelo, sono stata negli abissi infernali. E’ un luogo di grandi torture e lo spazio che occupa è vastissimo”.

Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.

LA MAPPA DELL’INFERNO È QUESTA

  1. Perdita di Dio. Scrive suor Faustina che è la perdita di Dio che “costituisce l’inferno”. Effettivamente l’inferno non è un luogo fisico, ma anche uno stato dell’anima. Gli spiriti infernali, siano essi angelici o umani, sono privi sia della visione di Dio (come noi uomini viventi del resto) sia della grazia di Dio (cosa che noi viventi possiamo ottenere). Questa perdita è anche detta pena del danno. Suor Faustina percepisce l’inferno come “uno spazio vastissimo”. Ma l’inferno è uno stato adimensionale, privo cioè sia di spazio sia di tempo, materialmente intesi;  eppure Faustina, dotata di corpo e anima, lo percepì durante il viaggio estatico come uno “spazio vastissimo”. L’inferno è interminabile, sconfinato. Non c’è limite di spiriti che possa contenere. Ogni spirito dannato crea dentro di sé il proprio inferno, perdendo in maniera definitiva la grazia e convivendo esclusivamente con il proprio peccato. Il tempo degli spiriti infernali – ma anche di quelli celesti – non è materialmente inteso, viene definito aevum dal Doctor Angelicus, Tommaso.  Quando ci sarà il giudizio universale, i corpi risorgeranno sia per i dannati sia per i beati e la pena degli spiriti infernali aumenterà perché sarà anche a livello fisico. Allora l’inferno acquisterà una dimensione, quella spaziale, tipica dei corpi, ma continuerà ad avere l’aevum come tipologia temporale. 

  2. Continui rimorsi di coscienza. Dalla perdita di Dio scaturiscono tutte le altre pene. L’incapacità di percepire la grazia di Dio, di quel Dio che pure è presente nell’Inferno in quanto spirito onnipresente, suscita il primo grande tormento dello spirito, sia esso un angelo decaduto o un defunto: il rimorso. I condannati sono perfettamente consapevoli di quale enorme opportunità hanno perso e soprattutto quale grande tesoro hanno gettato via: il paradiso. Ma la consapevolezza non basta ed anzi suscita grande dolore. Se uno analizza i termini della Bibbia sull’inferno, scopre ben presto che vengono utilizzati termini impersonali: fuoco che non si spegne (Marco 9,48); fuoco eterno (Matteo 25,41); forno di fuoco (Matteo 13,42); fuoco ardente (Ebrei 10,27); lago di fuoco e zolfo (Apocalisse 19,20); gehenna di fuoco (Matteo 5,22); fiamma che tormenta (Luca 16,25). Il tormento infernale comune a tutti gli spiriti dannati, paradossalmente, viene da se stessi e non da Dio e questo tormento è proprio il rimorso della coscienza, il verme che non muore mai (Marco 9,48). Ecco perché il vangelo intero è un messaggio di pentimento, invita a prendere consapevolezza, prima che questa consapevolezza sia presa troppo tardi, quando non sarà più possibile tornare indietro ed allora rimarrà solamente il rimorso.

  3. Eternità della dannazione. Gli spiriti sono, per loro natura, immortali. Sebbene molti demoni e defunti sono spiriti assai disperati e tristi, tanto che vorrebbero spegnere la loro esistenza: non possono farlo perché uno spirito non si può dissolvere nel nulla. Il nulla non esiste. I dannati sono consapevoli che la ribellione è stata una decisione insensata, cattiva, che ha provocato solo del male, ma non riescono a pentirsi, perché i loro spiriti sono stati “deformati” dal peccato, hanno cioè perso tutta la componente benefica, incluso il sentimento e la virtù della speranza. L’unica felicità rimasta nel dannato è quella più infima, la mera felicità di essere. Da qui si capisce perché i demoni, anche contro la loro volontà, rendono gloria a Dio: gli rendono gloria con la loro stessa esistenza, con il semplice fatto che esistono. Il fatto che esistano è una prova necessaria alla creazione per dire che Dio è misericordioso, ma anche terribile nel suo giudizio, dimostrato dal fatto che Egli frena e punisca esseri così potenti. La loro esistenza è prova della santità divina, perché Dio come un padre tante volte li richiamò alla penitenza, prima che decidessero definitivamente di vivere senza di Lui. L’esistenza stessa è un dono ed è l’unico dono di Dio rimasto negli spiriti dannati. Ogni dono di Dio è fonte di felicità, per questo padre Fortea, il noto esorcista, scrive nella sua opera Summa Daemoniaca che gli spiriti infernali soffrono per l’eternità, ma al contempo godono del grado più basso di felicità, appunto la felicità di esistere. “Perfino con loro Dio è buono, perché concede loro l’esistenza. Esistere è un bene – scrive Padre Fortea – anche se si soffre. Se si cessasse di essere, si finirebbe di soffrire, ma si perderebbe la possibilità del bene, per quanto poco possa essere”. Per questo sotto esorcismo, i demoni spesso sono costretti a rendere gloria a Dio, per il dono stesso della loro vita, seppure miserabile.

  4. Inviolabilità dello spirito. Il fuoco del rimorso tormenta lo spirito, ma lo lascia inviolato. Precisa Santa Faustina: “fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio”. Oltre al dolore del rimorso, ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui si decise di perseverare in vita: è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono. I peccati intellettivi sono più gravi di quelli carnali, quindi vengono puniti con più gravità. I demoni non potevano peccare per debolezza carnale, come noi uomini, per questo i loro peccati sono gravissimi, eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora. Questi peccati gravissimi più di tutti “accendono l’ira di Dio”, perché egli ha cura di ogni suo figlio, soprattutto dei più piccoli, dei più poveri, dei più deboli. Ci sono anche altri sette peccati, particolarmente gravi anche perché mortali per l’anima, e sono i sette peccati contro lo Spirito Santo: la disperazione della salvezza, la presunzione di salvarsi senza merito (questo peccato è molto diffuso tra i protestanti che credono di salvarsi “per sola fede”), impugnare la verità conosciuta, l’invidia della grazia altrui, l’ostinazione nei peccati, l’impenitenza finale. Gli esorcismi sono la prova che gli spiriti dannati convivono eternamente con il proprio peccato. I demoni, infatti, si differenziano proprio a seconda del loro “peccato”: ci sono demoni dell’ira e quindi si manifestano con rabbia e furore; demoni della disperazione e quindi si mostrano sempre tristi e senza speranza, demoni dell’invidia e quindi più degli altri odiano tutto ciò che li circonda, inclusi gli altri demoni. Poi ci sono i peccati dettati dalla debolezza carnale e dalle passioni. Essi sono di intensità minore, perché dettati dalla debolezza della carne, ma possono essere egualmente gravi e quindi mortali per l’anima, perché comunque deformano lo spirito e allontanano dalla grazia. Sono proprio questi i peccati che più trascinano le anime all’Inferno, come ha detto Maria ai tre veggenti di Fatima. “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26,41).

  5. Oscurità continua. Le tenebre esterne di cui parla il vangelo (Matteo 8,12) si riferiscono proprio a questa caratteristica infernale. Dio è onnipresente, non c’è luogo o essere che Dio non possa raggiungere, eppure anche se Dio è presente negli spiriti dannati, è capace di sondare ogni loro pensiero, i demoni non lo percepiscono e al contrario, corrotti dai peccati, si sentono totalmente lontani da lui. Questa oscurità dunque è la definizione stessa del male, privatio boni, come direbbe Sant’Agostino, ossia privazione del bene, della luce di Dio. Aggiunge suor Faustina che, nonostante l’oscurità, i demoni e i defunti dannati comunicano tra di loro, riescono a “vedersi”, e vedono anche i loro peccati. Gli spiriti, in quanto privi di corpi, non hanno bisogno di un linguaggio verbale o, comunque, semantico per comunicare tra di loro. Ad essi basta la volontà, è una comunicazione che potremmo definire telepatica. Gli spiriti dannati formano un tutt’uno, sono collegati tra loro, così ad ogni pena personale si aggiunge la visione orribile dei peccati e delle pene altrui. E’ una sorta di “comunione dei dannati”.

  6. Compagnia continua di Satana. E’ questo un elemento che accomuna molte descrizioni dell’Inferno da parte di mistici santi. Santa Veronica Giuliani, ad esempio, riporta che: “la visione di Satana forma il tormento dell’Inferno, come la visione di Dio forma la gioia del Paradiso”. La visione è intesa come la penetrazione spirituale, totale e onnicomprensiva, del mistero in considerazione. Avere la visione di Satana è qualcosa di terribile, un tormento inimmaginabile. Scrive ancora la santa Giuliani: “La visione di Satana, il loro massimo nemico e l’artefice in parte della loro dannazione, li fa soffrire indicibilmente”.

  7. Tremenda disperazione, odio di Dio, bestemmie. Ogni defunto condannato all’inferno si degrada ontologicamente nel male, in misura pari se non peggiore rispetto a quelli d’origine angelica. La perdita di ogni virtù porta lo spirito a provare esclusivamente disperazione, a provare gli stessi sentimenti di Satana. Tra questi, merita particolare attenzione l’odium inimicitiae, l’odio contro Dio, un odio radicale che caratterizza la volontà dei demoni. Qualcuno chiede: “Se gli spiriti dannati dovessero pentirsi, Dio li perdonerebbe?”. Sicuramente! Il problema del peccato non è un problema di onnipotenza divina, poiché Dio può perdonare anche Satana, ma è un problema di volontà del peccatore. Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…

“Quanto rivelato e scritto sull’Inferno è solo una pallida ombra della realtà” (Santa Faustina Kowalska)

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Caterina63
00lunedì 10 giugno 2013 09:58


[SM=g1740758] Cari amici, vista la mole di lettori e la ricchezza degli articoli, riteniamo, per una più facile lettura, aprire un altro spazio per proseguire con questi approfondimenti.... perciò questo thread si chiude qui per proseguire qui:

ATTENTI: Satana esiste ed è all'offensiva.... (2)

e che apre i battenti con la LETTERA DALL'INFERNO.......

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