ATTENZIONE! Don Paolo Spoladore è stato ridotto allo stato laicale

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Caterina63
00venerdì 16 luglio 2010 09:32
Don Paolo Spoladore sospeso dall’esercizio del ministero presbiterale
A seguito dell’indagine previa avviata nei mesi scorsi dalla Curia di Padova su alcuni fatti riguardanti don Paolo Spoladore, il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, dopo aver valutato con il sacerdote interessato le notizie divulgate relativamente ad una sua presunta paternità e ad altre circostanze, e seguendo la procedura prevista dal Codice di Diritto Canonico ha emanato nei suoi confronti un decreto di sospensione dall’esercizio del ministero presbiterale, in attesa di ulteriori determinazioni.
Il decreto del vescovo, che prescinde dal procedimento civile attualmente in corso, è stato notificato all’interessato in data odierna, venerdì 25 giugno 2010, ed ha efficacia immediata.

Il vescovo di Padova precisa inoltre che i corsi di formazione organizzati e condotti da don Paolo Spoladore e l’attività da lui svolta in ambito musicale ed editoriale (concerti, cd, libri…) sono iniziative di cui il sacerdote risponde personalmente e non hanno alcuna approvazione da parte dell’autorità ecclesiastica.


Padova, 25 giugno 2010
comunicato stampa 148/2010

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Per chi non lo sapesse Don Paolo, a parte la sua famosa vita musicale e concertistica, ha una notevole attività come insegnante di corsi di coscientizzazione, meditazione e simili: "corsi dedicati alla conoscenza e allo sviluppo di strumenti adatti a comunicare meglio con se stessi, con gli altri e con la vita", come si trova specificato nel sito di chi li organizza. Sul piano economico, civile e penale, è evidente che risponderà personalmente. Però, sul piano del messaggio e dei contenuti, è proprio così semplice? Può l'autorità ecclesiastica non esprimersi sull'attività editoriale di un sacerdote, soprattutto nel momento in cui lo sottopone a provvedimenti disciplinari di una certa gravità, che generano domande e interrogativi tra i molti fedeli l'hanno seguito, apprezzato, letto e studiato?

Il sacerdote padovano ha infatti pubblicato anche non meno di 9 libri di "riflessioni sul Vangelo" . E questi libri, evidentemente, toccano questioni anche di fede, di morale e di interpretazione biblica.
Ora dobbiamo chiederci: può il vescovo esimersi dal prendere in esame tali scritti che vengono pubblicamente divulgati tra i fedeli? Rientrano davvero tali titoli nelle attività private del Sig. Spoladore, come CD o concerti, o riguardano da vicino il suo munus docendi, ricevuto per partecipazione quando fu ordinato presbitero?

Il comunicato ufficiale ci avvisa che i libri (oltre alle altre attività di formazione su cui soprassediamo) "non hanno alcuna approvazione da parte dell’autorità ecclesiastica", ma questo come dobbiamo interpretarlo? Che non hanno ancora ricevuto l'approvazione ma sono sotto scrutinio? O non hanno alcuna approvazione nel senso che sono disapprovati? Oppure che l'autorità ecclesiastica non intende entrare nel merito di tali scritti. Eppure ogni sacerdote che pubblica "riflessioni sui vangeli", dovrebbe ricevere almeno il nulla osta, il famoso imprimatur, dalla sua curia diocesana.

Se quindi Don Paolo ha per anni pubblicato senza richiedere l'approvazione al suo vescovo, è ora che il vescovo eserciti il suo diritto/dovere e si esprima, dopo le dovute indagini sue e dei censori, nei confronti dell'insegnamento di questo sacerdote, approvando o disapprovando i contenuti e le modalità con cui è stato proposto ai fedeli. Questo non per mettere sotto accusa il prete in questione, ma per liberare i fedeli dal dubbio che può prenderli se continuare a leggere o meno certe pubblicazioni, e per chiarire la posizione dottrinale del sacerdote stesso.

Riporto, tanto per completezza, un paio di canoni del Codice di Diritto canonico, che mostrano come la Chiesa esorti sì ad usare gli strumenti di comunicazione sociale, e in specie i libri, per diffondere l'insegnamento cristianao, ma sottoponga anche questa comunicazione mediata, come la predicazione immediata, alla vigilanza attiva dei vescovi e in generale degli ordinari.

LIBRO III
LA FUNZIONE D'INSEGNARE DELLA CHIESA
Titolo IV
Gli strumenti di comunicazione sociale e in specie i libri

Can. 822 - § 1. I pastori della Chiesa, valendosi del diritto proprio della Chiesa nell'adempimento del loro incarico, cerchino di utilizzare gli strumenti di comunicazione sociale.

Can. 823 - § 1. Perché sia conservata l'integrità della verità della fede e dei costumi, i pastori della Chiesa hanno il dovere e il diritto di vigilare che non si arrechi danno alla fede e ai costumi dei fedeli con gli scritti o con l'uso degli strumenti di comunicazione sociale; parimenti di esigere che vengano sottoposti al proprio giudizio prima della pubblicazione gli scritti dei fedeli che toccano la fede o i costumi; e altresì di riprovare gli scritti che portino danno alla retta fede o ai buoni costumi.

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Commento preso da: http://www.cantualeantonianum.com/search?updated-max=2010-07-10T22%3A41%3A00%2B02%3A00&max-results=6#ixzz0tpQ3CyfB





Caterina63
00venerdì 16 luglio 2010 10:00
Padre Rock, un business da 770 mila euro
Corsi super-blindati con cento iscritti

C'è un body-guard all’ingresso dell'aula a Santa Maria di Sala dove don Paolo Spoladore, noto come Padre Rock, il sacerdote che una cinquantenne padovana indica come il padre di suo figlio e altri definiscono "un santone", tiene il suo corso di formazione. “Entrano solo gli iscritti”, dice. Dentro ci sono cento persone che hanno versato 240 euro a testaOcchi al cielo
Nel 2008 il bilancio della società Usiogope, che gestisce i corsi, ma anche dischi e libri di Padre Rock aveva un bilancio di 900 mila euro, con ricavi per 770
 
Don Paolo Spoladore

PADOVA. Un body-guard erculeo, vestito casual con jeans, scarpe da tennis e cappotto elegante a fungere da voluto contrasto. Controlla e ricontrolla tutto impettito l’elenco degli iscritti per evitare spiacevoli intrusioni. L’ordine è perentorio: ingresso vietato per i non addetti ai lavori al corso di formazione base indetto da don Paolo Spoladore a Santa Maria di Sala, in via Leonardo da Vinci 13. Una zona decentrata del paese, in una grande sala attigua al negozio «La Bomboniera».

CENTO ISCRITTI. Arriviamo di primo pomeriggio, quando quasi tutti gli adepti sono già entrati in sala, dopo aver riempito i tavoli del bar sottostante per la pausa-pranzo. Ieri hanno ascoltato le meditazioni del «Donpa» dalle 9 alle 12,30. Le lezioni postprandiali durano dalle 14,30 alle 18,30. Chiediamo al body-guard di parlare con don Sploladore. Ci fissa abbozzando un sornionesco sorriso di circostanza. «Mi dispiace, qui entrano solo gli iscritti. E poi don Paolo ha già iniziato il corso...» avverte chiudendoci in faccia la doppia porta blindata della sede di Usiogope, come si legge all’ingresso.

GROSSI INTROITI. Ma ecco un’iscritta ritardataria. Arriva a passo svelto, per recuperare il tempo perduto. Gli chiediamo del corso. «Stamattina don Paolo e il dottor Raffaele Migliorini hanno disquisito sulle funzioni del cervello. Ho trovato queste nozioni interessanti ed esaustive. Poi si vedrà» puntualizza. E alla domanda se il «Donpa» ha accennato al suo caso personale, diventa tagliente: «Non ho pagato 240 euro per ascoltare vicende che non mi riguardano». Questo corso-base dura tre giorni: venerdì, sabato e domenica. Attualmente ci sono un centinaio di iscritti, con un incasso di circa 24 mila euro. E poiché il corso viene ripetuto ai primi di ogni mese, l’introito annuo s’aggira sui 280 mila euro. Senza contare l’indotto di libri, dischi e gadget acquistati dagli adepti. Ma siamo solo al primo scalino iniziatico. 


QUATTRO LIVELLI. A chi interessa approfondire il verbo» di «Don Rock» sono pronte altre quattro meditazioni sempre più complesse: realtà e illusione, malattia, meditazione, frequenza madre sul cordone ombelicale. Siamo alla quadratura del cerchio del filosofema esistenzial-religioso di don Spoladore e dei suoi più stretti collaboratori, mutuato dal pensatore americano Gerald Jampolsky ed imperniato su un vissuto dinamico inteso come «liberazione in modo sereno e vitale dei cordoni ombelicali mai interrotti». L’allusione allo strappo dai genitori appare evidente. Non a caso il padre di un discepolo di «Donpa» si è rivolto a noi con accenti accorati. «Ho saputo che mio figlio sta addirittura per vendere la casa. Ma non riesco a trovarlo, a comunicare con lui. Eppure è sposato e padre di due bambini. Gli ha dato di volta il cervello».

Nel 2008 il bilancio della società Usiogope (che gestisce non solo i corsi di formazione ma anche l’attività canora e libraria di don Spladore) risultava di 900 mila euro, con ricavi dell’attività di 770 mila euro. Un fatturato ragguardevole, a riprova della notorietà in ambito veneto raggiunta da questo sacerdote-cantautore e concertista rock ma nel contempo anche scrittore, pensatore e guru.

Torniamo a Santa Maria di Sala alle 18,30, all’uscita dal corso degli adepti. Una constatazione sorge spontanea
: molte più donne che uomini. Di ogni età e professione. Alla vista del fotografo, si coprono istintivamente il volto, anche se non hanno niente di cui vergognarsi. Alcune sgattaiolano via a testa bassa sibilando un «non possiamo dire nulla» in odore d’indottrinamento. Non rispondono nemmeno alle domande più banali, come un giudizio generale sul corso. Ad altre riusciamo invece ad estorcere qualche battuta. «Per saperne di più fate come me, iscrivetevi» suggerisce una che si qualifica come giornalista. Un’altra avverte che «i temi trattati sono così complessi e particolari che non si possono raccontare».

TUTTO SUL CERVELLO. Ma una ragazza dal fare disinvolto ha la bontà di spiegarci l’orientamento formativo emerso in questa prima giornata di lezione. «Il dottor Raffaele ha parlato delle funzioni celebrali sotto il profilo fisiologico, mentre don Paolo ha trattato la questione dal versante psicologico» puntualizza. Psiche e tecne, come asserivano gli antichi filosofi greci. Ad un’altra ragazza chiediamo invece cosa l’ha spinta ad avvicinarsi a don Paolo. «Essendo attualmente senza lavoro e incuriosita da questo sacerdote così carismatico, ho raccolto l’i nvito di alcuni amici e mi sono iscritta. Spero che la mia curiosità sia ripagata da un arricchimento interiore». Tentiamo per l’ultima volta di avvicinare il «Donpa». La sua segretaria factotum e il suo angelo custode ci sbarrano il passo. «Non vuole parlare con nessuno, capito?». (06 marzo 2010)


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Quello che mi preoccupa maggiormente  è che non si legge mai la parola:
- Gesù Cristo;
- Sacramenti;
- Confessione;
- Eucarestia;
- Adorazione al Santitssimo Sacramento;
- SANTO ROSARIO....
- Letture dei libri dei Santi;
- CATECHISMO....
- MAGISTERO DELLA CHIESA....

240 euro per farmi psicanalizzare il cervello quando posso GRATUITAMENTE STARE ORE DAVANTI AL SANTISSIMO SACRAMENTO e gratuitamente entrare in un CONFESSIONALE ed esprimere, chiedere, confessare, consigliarmi.....
davvero la gente NON la comprendo!! Poi si lamentano PER FAR DIRE SUFFRAGI e accusano la Chiesa di farsi "pagare" le Messe per i Defunti!!!
Sono alla fine gli stessi preti che DISPREZZANDO quanto già la Chiesa fa GRATUITAMENTE (con l'obolo naturalmente perchè l'operaio ha diritto al suo compenso) PER I FEDELI, finiscono per fondare Club ESCLUSIVI A PAGAMENTO!!!!
 Occhi al cielo


Caterina63
00giovedì 12 novembre 2015 14:12
  AGGIORNAMENTO.......

Il figlio, i corsi e gli affari
Spretato don Spoladore

La decisione del Vaticano: «Dispensato dal celibato». E intanto la «sua» società nel 2014 ha fatturato 1,7 milioni

PADOVA La parabola discendente. Che non è una delle 49 di nostro Signore contenute nei vangeli sinottici. Ma è la traccia lasciata nella Chiesa da don Paolo Spoladore. «Don Rock», come lo etichettavano i giornali all’inizio della storia. O «Donpa», come invece continuano a chiamarlo i suoi fedeli sostenitori. Lo scorso 14 ottobre, infatti, l’amministratore diocesano di Padova, monsignor Paolo Doni, ha firmato il decreto con cui la Congregazione per il Clero riduce il 55enne ex sacerdote allo stato laicale.

È la conclusione dell’avventura in clergyman del brillante seminarista, poi parroco di San Lazzaro (parroco capace di farsi seguire in ogni predica da centinaia di persone), quindi cantautore (suoi sono alcuni dei brani più amati e recitati nelle chiese d’Italia: da «Su ali d’aquila» a «Tu sei»), infine scrittore, animatore, guida spirituale. Il pastore torna pecora nel gregge. L’inizio della fine della sua vicenda clericale ha una data precisa: febbraio 2010, quando una professionista di Padova esce allo scoperto e lo accusa di essere il padre del proprio figlio di 8 anni. Spoladore nega tutto, non si sottopone nemmeno al test del Dna.

I suoi seguaci insorgono, denunciano la stampa che riporta la notizia, arrivano pure a minacciare. Un anno dopo, però, l’11 ottobre 2011 il Tribunale dei minori di Venezia riconosce ufficialmente la paternità di Spoladore (a cui impone di pagare un assegno mensile di mantenimento di circa 2-300 euro). Intanto vengono allo scoperto pure gli «altarini» commerciali del sacerdote: non solo dischi e libri, ma anche corsi di formazione a pagamento - un mix di medicina alternativa, motivazione, psicologia - che gli fruttano un enorme giro d’affari (la base è a Santa Maria di Sala nel Veneziano, ma si va anche in tour). È solo a quel punto che la Chiesa lo molla: il 12 ottobre 2011 così si esprime il delegato per la Pastorale della città dell’allora vescovo Antonio Mattiazzo, monsignor Daniele Prosdocimo: «La comunità cristiana prenda le distanze da don Paolo».

E così si arriva al passo finale. A rendere nota la decisione della riduzione allo stato «laicale » di Spoladore, la sanzione più grave prevista dal diritto canonico per un sacerdote, è una breve nota della Diocesi di Padova, pubblicata sull’ultimo numero del settimanale «La Difesa del Popolo». Dieci righe appena, ma piuttosto significative. «In data 28 settembre 2015 la Congregazione per il Clero per le facoltà speciali date dal Sommo Pontefice - si legge - ha emesso il decreto della pena della dimissione dallo stato clericale al sacerdote Spoladore Paolo (sic!), dispensandolo contemporaneamente dal vincolo del celibato. Tale decisione è definitiva e inappellabile e fa seguito al decreto di sospensione a divinis emesso dall’allora vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo, il 24 giugno 2014.

Si rende noto questo decreto - prosegue la comunicazione, facendo capire quale sia ancora il seguito che può vantare l’ex parroco - ai presbiteri, ai religiosi e ai laici della diocesi affinché tutti siano informati del grave provvedimento preso nei confronti del sacerdote in seguito a un processo canonico che ha accertato l’incompatibilità con lo stato clericale del suo comportamento e dell’attività che svolge. Si invitano i presbiteri, soprattutto quelli in cura d’anime, a essere attenti ai propri fedeli che dovessero trovarsi smarriti alla notizia di questo decreto, per aiutarli a discernere sulla loro vita cristiana e sulla crescita umana e spirituale che ugualmente devono cercare di condurre seguendo la parola di Dio». Ma se è declinata la parabola clericale del «Donpa», non tanto si può dire per quella degli affari. Per capirlo basta dare un’occhiata ai bilanci della Usiogope, la società che gestisce i suoi interessi (corsi di formazione, pubblicazioni, eventi), intestata alla segretaria Fabiola Berloso: nel 2014 ha fatturato un milione e 712 mila euro, dopo che il 2013 era stato chiuso a quota un milione e 641 mila. Un volo su ali d’aquila, questo sì davvero.

11 novembre 2015



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