IL DEMONIO INFLUISCE SULLE PERSONE, MA NON PUÒ FAR NULLA CONTRO LA LORO VOLONTÀ: L’USO DEL LIBERO ARBITRIO
Libero arbitrio: sta a noi scegliere.
Nel Libro del Siracide, al cap.15,17, leggiamo:” Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà….” . Per “morte” si intende la dannazione dell’anima, un vivere eternamente lontano dalla fonte della Vita, che è un non vivere per ciò che siamo stati creati. Troviamo così spiegata questa realtà nei passi drammatici di Annetta che ognuno di noi può facilmente riscontrare nelle personali esperienze di vita:
“All’influsso del demonio non credetti mai. E ora attesto che egli influisce gagliardamente sulle persone che si trovano nella condizione in cui mi trovavo io allora. Soltanto molte preghiere, di altri e di me stessa, congiunte con sacrifici e sofferenze, mi avrebbero potuta strappare da lui. E anche ciò, a poco a poco. Se ci sono pochi ossessi esternamente, di ossessi internamente ce n’è un formicaio. Il demonio non può rapire la libera volontà a coloro che si danno al suo influsso. Ma in pena della loro, per dir così, metodica apostasia da Dio, questi permette che il “maligno” si annidi in essi.
lo odio anche il demonio. Eppure egli mi piace, perché cerca di rovinare voialtri; odio lui e i suoi satelliti, gli spiriti caduti con lui al principio del tempo.
Essi si contano a milioni. Girovagano per la terra, densi come uno sciame di moscerini, e voi neanche ve ne accorgete.
Non tocca a noi riprovati di tentarvi; questo è ufficio degli spiriti decaduti.
Veramente ciò accresce ancor più il tormento ogni volta che essi trascinano quaggiù all’Inferno un’anima umana. Ma che cosa non fa l’odio?
Dio ci segue sempre. Ma noi dobbiamo metterci seriamente sulle sue tracce.
Benché io camminassi per sentieri lontani da Dio, Dio mi seguiva.
Preparavo la via alla Grazia con atti di carità naturale, che compivo non di rado per inclinazione del mio temperamento.
Talvolta Dio mi attirava in una chiesa. Allora sentivo come una nostalgia. Quando curavo la mamma malaticcia, nonostante il lavoro d’ufficio durante il giorno, e in certo modo mi sacrificavo davvero, questi allettamenti di Dio agivano potentemente.
Una volta, nella chiesa dell’ospedale, in cui tu mi avevi condotta durante la pausa del mezzogiorno, mi venne qualcosa addosso che sarebbe bastato un solo passo per la mia conversione: io piansi!
Ma poi la gioia del mondo passava di nuovo come un torrente sopra la Grazia.
Il grano soffocava tra le spine…”
Non troviamo forse il medesimo monito in Matteo 7,21-23 quando il Signore severamente afferma: ” Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità…”
Questo è un severo monito per quanti, pur frequentando la Chiesa, oppure pur adoperandosi per la carità, rifiutano la fede. Una delle eresie più gravi portate da Lutero fu proprio quella di aver voluto separare la fede dalle opere mentre il Vangelo stesso ci rammenta che la fede senza le opere è una fede morta, ma anche le opere senza la fede diventano assistenzialismo, socialismo, quella filantropia che distaccata dalla fede non produce frutti di conversione a Dio. Sant’Agostino ci rammenta che Dio non può salvarci se noi non vogliamo, se lo rifiutiamo.
Fare la volontà di Dio è applicare a se stessi tutti e dieci i Comandamenti, senza tralasciarne alcuno, e vivere uno stile di vita coerente a questa volontà nella quale ci si abbandona totalmente come Gesù ci ha insegnato sul Getsemani.
DIO CASTIGA QUELLI CHE AMA, LO DICONO ANCHE I DANNATI. MA NON CI CREDIAMO
Teresa d’Avila: capì che Dio colpisce chi ama.
Va di moda in questi ultimi anni proporre l’immagine di un Dio tutto rose e fiori, quasi come un peluche, un vecchio con la barba pronto ad accogliere anche chi non si converte. Per carità, si fa sempre bene a non incolpare Dio di ogni dramma, a non definirLo un “castigamatti”, uno dalla saetta facile (cfr Lc.9,54). Tuttavia sembra proprio che oggi un Dio “padrone della vita e della morte”, come leggiamo nella Scrittura, non faccia piacere e così si attribuisce al “caso” alla disgrazia, alla sfortuna la sofferenza degli uomini, cercando di cancellare la verità sul demonio e dunque la verità su Dio.
Leggiamo nella Lettera di Annetta questo passo:
“Intanto mi ero accomodata io stessa una religione a mio modo.
Sostenevo l’opinione, che da noi in ufficio era comune, che l’anima dopo la morte risorga in un altro essere. In tal modo continuerebbe a pellegrinare senza fine.
Con ciò l’angosciosa questione dell’al di là era insieme messa a posto e resa a me innocua.
Perché tu non mi hai ricordato la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, in cui il narratore, Cristo, manda, immediatamente dopo la morte, l’uno all’Inferno e l’altro in Paradiso?… Del resto, che cosa avresti ottenuto? Nulla di più che con gli altri tuoi discorsi di bigottismo!
A poco a poco mi creai io stessa un Dio; sufficientemente dotato da essere chiamato Dio; lontano abbastanza da me, da non dover mantenere nessuna relazione con lui; vago abbastanza da lasciarsi, secondo il bisogno, senza mutar la mia religione, paragonare a un dio panteistico del mondo, oppure da lasciarsi poetizzare come un dio solitario. Questo Dio non aveva nessun Inferno da infliggermi. Lo lasciavo in pace. In ciò consisteva la mia adorazione per Lui.
Ciò che piace si crede volentieri. Nel corso degli anni mi tenni abbastanza convinta della mia religione. In questo modo si poteva vivere.
Una cosa soltanto mi avrebbe spezzato la cervice: un lungo, profondo dolore. E questo dolore non venne!
Comprendi ora cosa vuol dire: “Dio castiga quelli che ama!”..”
Mi viene a mente l’episodio descritto nella biografia di Santa Teresa D’Avila, Dottore della Chiesa. Un giorno era afflitta e sfinita per le grandi sofferenze e preghiere e in ginocchio supplicava il Signore: “Gesù mio, Gesù mio! quanto è difficile stare con te”; le rispose il Signore: “Ma è così che io tratto i miei amici…”
Di rimando rispose la santa: “Ora capisco perché ne hai così pochi….!”
Può sembrare una battuta, ma non lo è. E’ la tipica ironia dei santi che hanno sempre da insegnarci qualcosa oltre che a comunicare con noi utilizzando il sorriso.
Ma poi basti pensare a come sono finiti i Dodici Apostoli, martiri; basti pensare a Padre Pio, ora santo, così vicino a noi nel tempo al quale Gesù gli chiese “il permesso” per servirsi di lui. Certo che sì, rispose il santo di Pietralcina, ma si permise nientemeno che di fare un patto con Gesù: “accetto tutto mio Signore, ma Voi in cambio salverete tutte quelle anime che in qualche modo avranno a che fare con me, dovrete convertirle…”
Affare fatto! Eccolo il vero rapporto tra Dio e i Suoi Figli: è un “Tu per tu” confidenziale e di fiducia, esattamente il contrario di quanto vissuto da Annetta. Questi discorsi sono quelli che Annetta aveva bollati come “bigottismo” rifiutando di trarre da questi le verità sulla fede e quindi convertirsi per davvero.
MI RITENEVO CATTOLICA…
Oggi come ieri tante comunioni ricevute indegnamente. Qui è John Kerry, politico a favore dell’aborto.
Ritengo che tutto il dramma di questa preziosa Lettera di Annetta sia racchiuso proprio in questa confessione.
Dice sant’Agostino ne “La vera religione”: “Lasciamo dunque da parte tutti quelli che non sanno essere né filosofi nelle questioni religiose né religiosi nelle questioni filosofiche e quanti, per un’errata convinzione o per qualche ostinato rancore, si sono allontanati dalla disciplina e comunione della Chiesa cattolica e quanti ancora non hanno voluto accogliere né la luce delle Sacre Scritture né la grazia del popolo spirituale, cioè il Nuovo Testamento, dei quali ho fatto cenno nel modo più breve possibile. Dobbiamo attenerci alla religione cristiana e alla comunione della sua Chiesa, che è cattolica ed è chiamata tale non solo dai suoi membri, ma anche da tutti i suoi nemici….”
Leggiamo questi ultimi tratti della Lettera di Annetta:
“In ciò consistette la mia apostasia a Dio: elevare una creatura a mio idolo. In nessuna cosa può avvenire questo, in modo che abbracci tutto, come nell’amore di una persona dell’altro sesso, quando quest’amore rimane arenato nelle soddisfazioni terrene. E’ questo che forma la sua attrattiva. il suo stimolo e il suo veleno.
L”‘adorazione”, che io tributavo a me stessa nella persona di Max, divenne per me religione vissuta.
Era il tempo in cui in ufficio mi scagliavo velenosa contro i chiesaioli, i preti, le indulgenze, il biascichio dei rosari e simili sciocchezze.
Tu hai cercato, più o meno argutamente, di prendere le difese di tali cose. Apparentemente, senza sospettare che nel più intimo di me non si trattava, in verità, di queste cose, io cercavo piuttosto un sostegno contro la mia coscienza allora avevo bisogno di un tale sostegno per giustificare anche con la ragione la mia apostasia.
In fondo in fondo, mi rivoltavo contro Dio. Tu non lo comprendesti; mi ritenevo ancora cattolica. Volevo anzi essere chiamata così; pagavo perfino le tasse ecclesiastiche. Una certa “contro-assicurazione”, pensavo, non poteva nuocere.
Le tue risposte può darsi alle volte abbiano colpito nel segno. Su di me non facevano presa, perché tu non dovevi avere ragione.
A causa di queste relazioni falsate fra noi due, fu meschino il dolore del nostro distacco, allorché ci separammo in occasione del mio matrimonio.
Prima dello sposalizio mi confessai e comunicai ancora una volta. Era prescritto. lo e mio marito su questo punto la pensavamo ugualmente. Perché non avremmo dovuto compiere questa formalità? Anche noi la compimmo come le altre formalità.
Voi chiamate indegna una tale Comunione. Ebbene, dopo quella Comunione “indegna “, io ebbi più calma nella coscienza. Del resto fu anche l’ultima…”.
PERDERE DIO PER SEMPRE
O si prende il Corpo di Cristo con devozione e degnamente o sarà la nostra condanna.
Non è forse san Paolo che si dimostra amareggiato e severo a motivo del fatto che i Corinzi, per il comportamento scorretto, per la mancanza di carità, per egoismo, profanano il loro “mangiare la cena del Signore”, profanano cioè la Celebrazione Eucaristica (1Cor.11,17-34) “mangiando e bevendo la propria condanna..” ?
” Il nostro maggior tormento consiste nel sapere con certezza che noi non vedremo mai Dio. – continua Annetta – Come può questo tormentare tanto, dal momento che uno sulla terra rimane così indifferente? Fintanto che il coltello giace sulla tavola, ti lascia fredda. Si vede quanto è affilato, ma non lo si prova. Immergi il coltello nella carne e ti metterai a gridare dal dolore. Adesso noi sentiamo la perdita di Dio, prima la pensavamo soltanto. Non tutte le anime soffrono in misura uguale.
Con quanta maggior cattiveria e quanto più sistematicamente uno ha peccato, tanto più grave pesa su di lui la perdita di Dio e tanto più lo soffoca la creatura di cui ha abusato. I cattolici dannati soffrono di più che quelli di altre religioni, perché essi per lo più ricevettero e calpestarono più grazie e più luce…”
COME UN’OMBRA GIALLA DI ZOLFO
Come conclusione è bene riportare l’esperienza diretta di Annetta che così dice:
“Strano! Quella mattina era sorto in me, in modo inspiegabile, questo pensiero: “Tu potresti ancora una volta andare a Messa”. Suonava come un’implorazione. Chiaro e risoluto, il mio “no” trovò il filo dei pensieri. “Con queste cose bisogna farla finita una volta. Mi addosso tutte le conseguenze!” – Ora le porto. Ciò che avvenne dopo la mia morte, già lo saprai. La sorte di mio marito, quella di mia madre, ciò che accadde del mio cadavere e lo svolgimento del mio funerale mi son noti nei loro particolari mediante cognizioni naturali che noi qui abbiamo.
Quello, del resto, che succede sulla terra, noi lo sappiamo solo nebulosamente. Ma ciò che in qualche modo ci tocca da vicino, lo conosciamo. Così vedo anche dove tu soggiorni.
Io stessa mi svegliai improvvisamente dal buio, nell’istante del mio trapasso. Mi vidi come inondata da una luce abbagliante. Fu nel luogo medesimo dove giaceva il mio cadavere. Avvenne come in un teatro, quando nella sala d’un tratto si spengono le luci, il sipario si divide rumorosamente e si apre una scena inaspettata orribilmente illuminata. La scena della mia vita.
Come in uno specchio l’anima mia si mostrò a se stessa. Le grazie calpestate dalla giovinezza fino all’ultimo “no” di fronte a Dio. lo mi sentii come un assassino al quale durante il processo giudiziario, viene portata dinanzi la sua vittima esanime. Pentirmi? Mai!… Vergognarmi? Mai!
Però non potevo neppure resistere sotto gli occhi di Dio da me rigettato. Non mi rimaneva che una cosa: la fuga. Come Caino fuggì dal cadavere di Abele, così l’anima mia fu spinta da quella vista di orrore. Questo fu il giudizio particolare: l’invisibile Giudice disse: “Via da me!”. Allora la mia anima, come un’ombra gialla di zolfo, precipitò nel luogo dell’eterno tormento… “.
Ci troviamo di fronte ad una realtà che riscontriamo nelle Scritture, in molti Santi e profeti, in molti mistici, in anime semplici, come nel caso di Maria Simma la cui esperienza potrete trovare qui (3). Possiamo concludere senza ulteriori spiegazioni lasciando maturare in noi quel Mistero che deve nutrire la nostra coscienza. Vogliamo tuttavia rivolgerci al Signore, a quel Signore della vera misericordia che ci viene incontro sperando che noi, come Zaccheo, saliamo sull’albero dell’humilitas. A Lui sant’Agostino rivolge la bella preghiera riproposta da Benedetto XVI in varie udienze (4), che può sintetizzare anche la risposta a questa Lettera di Annetta: «Concedi ciò che comandi, e poi comanda ciò che vuoi». Concedici il dono di tornare come bambini, e poi domanda di essere come bambini, affinché possiamo entrare nel Regno dei cieli, innalzando con il cuore la preghiera del pubblicano: “O Dio, abbi pietà di me peccatore… (Lc.18,13).
NOTE
1) Da “Lucia racconta Fatima” – Ed. Queriniana, pag. 80
3) Maria Simma e il Purgatorio parte uno parte uno e parte due
4) Per tutte le catechesi di Benedetto XVI su sant’Agostino cliccare qui.
ATTENZIONE…. per chiarezza….
mi è giunto un messaggio su Facebook con questa domanda:
….scusami Dorotea ma devo dedurre dal tuo articolo che siamo tutti posseduti? Perchè tu dici:
“Se ci sono pochi ossessi esternamente, di ossessi internamente ce n’è un FORMICAIO“
come devo interpretare questo pensiero?
****
Ringraziando per la domanda facciamo un chiarimento
innanzi tutto la frase non è mia ma è contenuta nella Lettera rivelazione….
secondo attenzione alla differenza e al significato di certi termini:
c’è differenza fra l’essere posseduti da Satana e l’essere ossessi internamente da lui
la possessione è quando uno o più Demoni (mai le persone morte dannate) entra in un corpo e lo possiede appunto, facendogli fare quello che vuole….
l’essere ossessionati internamente da lui o da loro è quel cedere alle tentazioni e quindi prestarsi all’opera del Demonio
Come avviene?
il Demonio sfruttando le debolezze dell’individuo che NON prega, che ragiona come Annetta nella Lettera, che ostinatamente vuole andare contro i Comandamenti, che rifiuta con la propria volontà e il libero assenso di accogliere Cristo, “siede accanto a lui”, lo segue, LO ISTIGA (la tentazione per la quale chiediamo nella Preghiera del Pater Noster, che Dio ce ne liberi ) , importuna l’uomo fino a farlo cedere nel male….
E’ questo che si intende quando ci viene chiesto da Gesù con insistenza di PREGARE INCESSANTEMENTE PER NON CADERE IN TENTAZIONE
Satana NON può fare nulla contro la nostra volontà, lui il suo compito lo svolge egregiamente, è eccellente, siamo noi che non facendo bene il nostro lavoro di conversione e di preghiera, finiamo per lasciarci intrappolare dalle sue tentazioni
Non è un caso che tutto il Nuovo Testamento fonda la nostra battaglia alla realizzazione di tutte le VIRTU’ fino al conseguimento delle Beatitudini….
La stessa opera del Cristo è improntata in questo combattimento…. e come rammenta san Paolo: la nostra battaglia non è contro le persone, ma contro LE TENEBRE, GLI SPIRITI MALVAGI che vagano nel mondo, come leoni ruggenti, cercando anime da depredare, anime che costarono Sangue e Passione al Figlio di Dio…. questa è la vendetta di Satana il quale ben sapendo di aver perduto la sua guerra, muove battaglia contro i Figli di Dio per rubarli nell’eternità….
Ma, ripetiamolo…. egli NON può nulla contro la nostra volontà……..
Grazie per l’attenzione… e preghiamo soprattutto il Rosario, confessiamoci assiduamente e prendiamo l’Eucaristia nello stato di grazia…. anche oltre la domenica…