Commento ai versi da 1 a 10 Mentre finora il dragone ha combattuto personalmente, adesso si serve di due strumenti, che si mostrano al veggente nella figura di due fiere. Il dragone va sulla spiaggia del mare e fa salire dal profondo una bestia orrenda, che il veggente vede spuntare dalle acque. Prima compaiono dieci corna, ornate di dieci diademi, poi sette teste con nomi blasfemi. La bestia è in certo qual senso la controfigura del dragone . Le dieci corna coi dieci diademi simboleggiano il potere e la dignità regale e le sette teste sono segn' del dominio assoluto (Schlier). L'interpretazione delle corna e delle teste si ha in 17,9-14.1 nomi blasfemi sul le teste sono i titoli divini che la bestia si attribuisce, come per esempio (augusto), dimis, figlio di Dio, signore e dio, (salvatore) ecc. Alla fine compare anche il corpo della fiera. Nell’insieme, essa si presenta simile alla pantera (il terzo animale della visione di Daniele); ma ha i piedi di orso e la bocca di leone (rispettivamente come la seconda e la prima bestia di Daniele). Le dieci corna fanno pensare alla quarta fiera di Daniele, che però non è paragonata a un animale determinato, ma è solo detta terribile, spaventosa, fortissima e vorace. Le sette teste possono anch'esse spiegarsi con un richiamo a Daniele, dove la prima, la seconda e la quarta bestia hanno una sola testa, mentre la terza ne ha quattro, cosi che tutte insieme raggiungono il numero di sette. La fiera che nell'Apocalisse sale dal mare riassume dunque in se stessa le quattro fiere di Daniele, le quali simboleggiano la serie dei quattro regni nemici di Dio (7,1 sgg.). In senso proprio, però, essa rappresenta la quarta fiera di Daniele; Giovanni infatti le attribuisce la stessa attività che Daniele assegna alla quarta bestia, in special modo al quarto corno (vv. 5-7). La fiera che sale dal mare è dunque simbolo di un potere politico potenzialmente ostile a Dio. Essa riceve dal dragone il suo trono e tutto il suo potere. Secondo Lc. 4,5 sg. (Mt. 4,8 sg.), Satana è il signore dei regni di questo mondo e può darli a chi vuole. Chiamata com'è dal drago, a cui deve il suo potere, la bestia è nella sua essenza più profonda una creatura satanica, "l'agente terreno di Satana". Una delle sette teste della fiera presenta una ferita mortale, inferta da un colpo di spada (v. 14); la ferita, però, è sanata e la fiera è tornata in vita. Se le sette teste rappresentano altrettanti signori di questa potenza politica, uno di essi ricevette una volta una ferita mortale, ma dal dragone fu o mantenuto in vita o risvegliato a nuova vita. Le parole "colpita a morte", che ripetono analoghe espressioni usate riguardo all'agnello (Ap.2,8) significano che la bestia è il contrapposto satanico di Cristo. La grande potenza di cui la fiera dispone e il prodigio che in essa si è operato fa su tutto il mondo un'impressione di irrefrenabile meraviglia. In questa figura politica di grandezza e di forza inau- 4 dite, gli uomini non vedono un'apparizione naturale, ma un prodigio divino, e adorano l'essere da cui dipende e che il veggente identifica col dragone. Il mondo rende alla bestia onori divini, perché in essa in certo senso si fa per lui visibile la divinità. Che si tratti di un onore religioso reso alla bestia, risulta dalle formule in cui si esprime la meraviglia degli uomini, e che sono un'imitazione di corrispondenti formule bibliche riferite a Dio175. Il veggente descrive l'attività che la fiera spiega con- 559. tro Dio, attività che coincide perfettamente con quella del piccolo corno della quarta bestia di Daniele. Essa parla ed agisce. Dal dragone ha ricevuto una bocca, e con questa pronuncia delle vanterie, cioè delle bestemmie contro Dio e gli abitanti del cielo. Le bestemmie sono le pretese divine che essa avanza e gli onori divini che rivendica per sé. Parlando del piccolo corno, Daniele dice: "Aveva una bocca che pronunciava parole altisonanti" (7,8), e del rè in esso raffigurato parla in questi termini: "Pronuncerà parole contro l'Altissimo" (7,25; cfr. 8,11); "Monterà in superbia e si esalterà al disopra di qualsia^ dio e contro il Dio degli dèi dirà parole arroganti" (11,36). Col permesso di Dio, la bestia protrarrà la sua azione ^ per quarantadue mesi, cioè per tré anni e mezzo. La sua natura ostile a Dio, si rivela anche nella guerra che essa muove ai santi, come il piccolo corno di Daniele (7,21), perseguitando a morte i mèmbri della Chiesa di Dio, allo scopo di sterminarli completamente. Nel suo regno essa non tollera la presenza di nessuno che non si dia a lei anima e corpo: vuole l'uomo tutto intero. Quanto temibile sia per la Chiesa la bestia, si capisce dal fatto che il suo dominio si estende su tutti i popoli e tutte le nazioni; non vi è luogo in cui sia possibile sottrarsi alle sue pretese. Essa poi conseguirà effettivamente lo scopo a cui mira e vedrà tutti piegar "le ginocchia prima e infine anche il cuore" al suo dominio (Schlier). Solo gli eletti di Dio si rifiuteranno di riconoscere il suo potere anche sulle coscienze. Si capisce come a questo punto Giovanni inserisca una pressante esortazione ai lettori, perché perseverino con costanza e conservino la fede. I cristiani non sono chiamati a sollevarsi contro la bestia, ma non devono nemmeno prestarle adorazione, bensì opporsi con tenacia a tutte le lusinghe e minacce ed esser pronti ad affrontar le catene e la morte (cfr. Mt. 26,52). Il testo del v. 10 è corrotto. La versione data rende quello che doveva essere il testo primitivo, dove si avverte un'eco di Ger. 43,11: "Chi è destinato alla morte va alla morte; chi alla prigionia, in prigionia finisce; chi alla spada, cade sotto di essa" (cfr. 15,2). L'invito a prestare attenzione mostra qual è lo scopo attuale del libro. |