Bellissima iniziativa del Parroco: Cari fedeli....

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Caterina63
00venerdì 30 ottobre 2009 18:45

venerdì 30 ottobre 2009

Testimonianza liturgica di un parroco



Abbiamo ricevuto questa lettera e volentieri la pubblichiamo. Vorremmo che altri parroci seguissero l'esempio.


"Spett.le Redazione “Messainlatino”, allego documentazione che, se lo riterrete opportuno, potrà essere pubblicata sul vostro blog.
Si tratta di una comunicazione ai miei fedeli (comparirà sul foglietto settimanale degli avvisi di domenica prossima 1 novembre) circa la decisione di non ricollocare altari provvisori davanti a quello, bellissimo come vedrete nella foto che trasmetto, esistente e che ora risplende ancor più dopo il radicale restauro della chiesetta.
Spero che qualche mia parrocchiana (di solito sono le pie donne a creare problemi …) più zelante non si scandalizzi dell’operazione.
Si deve agire con i piedi di piombo, ma ad un certo punto, se si è convinti bisogna pur agire.
Vi terrò informati di quello che succederà.
d. Pierangelo Rigon


Ecco il testo del "foglietto" :

SALIRO’ ALL’ALTARE DI DIO
Dove celebrare il Sacrosanto Sacrificio Eucaristico?

Cari fedeli,
come avrete potuto constatare, i lavori all’interno del corpo centrale della nostra chiesa sono terminati: il risultato è stupendo, oltre ogni più rosea aspettativa. Sia lodato Nostro Signore che ci riscalda i cuori con tanta bellezza!
Volevo informarvi che, in questa fase, prima di procedere alla sistemazione definitiva delle componenti espressamente liturgiche (altare, ambone, battistero, confessionale) dell’aula, del presbiterio e degli altri locali attigui, ritengo opportuno un congruo tempo di riflessione e di “garbate” sperimentazioni

Per questo motivo preferisco non mettere alcun altare provvisorio in mezzo al presbiterio, nemmeno per il tempo della S. Messa: la bellezza di questo magnifico coro ne risulterebbe compromessa, ed inoltre due altari nello stesso presbiterio costituiscono un problema teologico-liturgico che vorrei evitare.

E allora, dove si celebrerà la Messa?

Semplice: all’altare che si è usato per secoli e da tutti ammirato
. Nessuno, però, prenda paura! Non si tratta della Messa in latino con il sacerdote che volge le spalle ai fedeli (il rito straordinario è una cosa diversa, qualche volta lo useremo, ma non sarà la prassi abituale). E’ la Messa in italiano che conosciamo bene e si sentirà tutto perché all’altare vi è il microfono.
L’unica differenza è che il sacerdote, dopo la Liturgia della Parola (fatta dal leggio di fronte all’assemblea) si recherà all’altare antico per la presentazione del pane e del vino, la successiva preghiera consacratoria e i riti di comunione. Tutto qui! Ovvio che in questa parte del rito lo si vedrà di spalle, ma non credo che sia poi così sconveniente e sconvolgente … basta solo abituarsi all’idea. Provate a pensare al forte simbolismo di questa posizione: il sacerdote sale all’altare mettendosi alla testa di tutti i fedeli che gli sono affidati e, rivolgendosi al Signore Dio Onnipotente, diventa l’intercessore di ogni grazia come Mosè sul monte. Non è bello questo richiamo?

Nella Liturgia non c’è solo la dimensione orizzontale, della fraternità, della condivisione, del guardarsi in faccia, del tenersi per mano ecc … ma anche quella, ancor più importante, verticale. Siamo tutti rivolti ad Oriente (per questo l’abside è posta ad est!), simbolo suggestivo del Sole che sorge, Cristo Nostro Signore!

Il culto cristiano è proprio un guardare a questa Luce che rischiara il cammino davanti a noi e riscalda il cuore di chi si affida totalmente ad essa. Vi prego quindi di accogliere benevolmente, anche come atto di stima nelle competenze da me conseguite in quest’ambito della riflessione teologica, il piccolo cambiamento. Ho molto riflettuto, pregato, mi sono consultato con personalità autorevoli dalle quali ho ricevuto incoraggiamenti a proseguire in questa direzione. Ritornerò sull’argomento in successivi contributi sia su questo foglio che su l’Anzìn, in modo che tutti possano approfondire e, spero, apprezzare queste scelte in materia liturgica che, oltretutto, corrispondono perfettamente ai desideri del Santo Padre e agli esempi che Egli ci offre. Grazie.


d. Pierangelo

Caterina63
00giovedì 17 dicembre 2009 00:45
[SM=g1740733] quanto segue viene dal blog:

groups.google.it/group/it.cultura.cattolica/msg/fe000afdec5c03cd?hl=it&&q=%22sempre+oro+%C3%A8%22+%...


vi invito a leggerla in "ginocchio" davanti al Tabernacolo, MEDITANDO... [SM=g1740722]


LETTERA APERTA D’UN PARROCO


IL documento che segue è una testimonianza importante. Il prete che lo ha
scritto è un parroco, ancora regolarmente incardinato nella sua diocesi.
Alcuni mesi fa ha deciso, caso raro in Italia ma non infrequente all’estero,
di TORNARE A CELEBRARE SEMPRE E SOLO LA S. MESSA ROMANA CLASSICA
(impropriamente detta di "SAN PIO V" e/o "Tridentina"). Approfittando delle
benedizioni quaresimali per le case, è uno dei pochi preti che le ha sempre
fatte, distribuisce il testo seguente tra i suoi parrocchiani. Prega che sia
diffuso largamente, in particolare tra il clero.


Vi chiederete: perché ritornare alla Messa di San Pio V?


Il motivo decisivo che mi ha spinto, dopo tanti anni, a questa scelta è
stato il vedere come il senso del sacro si è affievolito. Conseguenza di ciò
è la scarsa (per usare un eufemismo) cura in cui sono tenuti, in primis da
tanto clero i Frammenti Consacrati. La loro profanazione è continua ed
avviene in tanti modi:


1.. Alla distribuzione della Comunione. C’è poco da fare: senza il
piattino i Frammenti cadono a terra e sono calpestati, spezzati, dispersi.
In un’occasione, in cattedrale, ne ho raccolto personalmente 13, bei grandi
pure. Se, come fanno tanti preti, in fregola di modernità, si IMPONE di
ricevere l’Ostia in mano, cosa ne è dei Frammenti che restano attaccati alle
mani dei comunicandi? Perché mai ciò che era gravissimo sacrilegio fino al
1985 oggi è reputato atto di devozione? Volutamente stendo un pietoso velo
sul modo con cui tanti tengono la Sacra Particola o, peggio ancora la
portano via per farne usi nefandi.


2.. Dopo la Comunione, il sacerdote o non si purifica più le mani,
oppure se le lava, ma, quando tutto va bene, butta l’acqua sulle piante. Non
avete idea, poi, di, con quanta trascurata leggerezza si è soliti purificare
pisside o patena, con i Frammenti che restano attaccati ala stoffa e
dispersi.


A me, tutti questi modi di fare mi ricordano il buttare i bimbi concepiti
nell’immondizia. Sarà un caso, ma il caso non esiste, avete notato che gli
aborti si sono diffusi simultaneamente a queste prassi liturgiche?


Tutto ciò, lo ripeto, fino a poco tempo fa era considerato gravissimo
sacrilegio. Perché non più?


I casi sono due: o non si crede che in ogni Frammento è presente Gesù Cristo
intero, e quindi coloro che si comportano così sono eretici o ci si crede e
allora sono sacrileghi.


Noi cattolici crediamo nella "TRANSUSTANZIAZIONE", termine che significa che
una sostanza passa ad essere un’altra. Fenomeno, quest’ultimo, che deve
necessariamente avvenire a livello dell’infinitamente piccolo Tutti sanno
che una tonnellata d’oro, o un milligrammo d’oro, sempre oro è. NON è QUESTA
LA SEDE PER PARLARE DI RICERCHE SCIENTIFICHE, CHE PURE ESISTONO, che ci
potrebbero FORSE dire qualche cosa al RIGUARDO. Del resto le spiegazioni
scientifiche sono superflue per chi già ci crede e saranno sempre inutili ed
insufficienti per chi ha deciso di non crederci. Quello che interessa è che
è DOGMA DI FEDE, SEMPRE RITENUTO TALE DALLA CHIESA CATTOLICA, MAI CAMBIATO E
CHE MAI SI POTRA’ CAMBIARE, FINCHE’ DIO SARA’ DIO, CHE NELLA CONSACRAZIONE
DELLA MESSA TUTTA LA SOSTANZA DEL PANE PASSA AD ESSERE SOSTANZA DEL CORPO DI
CRISTO!


Allora, come si possono giustificare novità così negative? Da dove mai viene
un modo di fare tanto irriverente e grossolano? Solo da un rito che, quanto
meno implicitamente, apre la strada a tale triste esito!


Questo è il motivo per cui, in coscienza, mi sono GRAVEMENTE sentito
obbligato a prendere le distanze da tale rito. Un rito che, di fatto, di là
delle dichiarazioni formali, necessariamente porta con sé tante
profanazioni: comunioni in mano; Tabernacoli spostati e dimenticati,
Eucarestia in mano a tanti "ministri straordinari" (ormai divenuti i
"ministri ordinari"), riti inventati etc.


E’ assolutamente impossibile che tale anarchia possa rispecchiare la Fede
cattolica costante. Ripeto, in coscienza mi sono trovato nella tragica
necessità di una scelta. Per amore della verità, per amore dell’Eucarestia,
per amore della Chiesa, per amore del PAPA ("Rovesciamo l’abominevole messa
papista ed avremo rovesciato l’intero papato" scrive Martin Lutero, nel suo
trattato "CONTRA HENRICUM") PER AMORE DELLE VOSTRE ANIME, CHE HANNO TUTTO IL
DIRITTO ALLA SALVEZZA PER MEZZO DELLA GRAZIA ("SALUS ANIMARUM, SUPREMA LEX
"ci insegnavano una volta in seminario. All’epoca, quando nessuno studiava,
si capiva senza bisogno di tradurre, oggi che tutti studiano si dovrebbe
capire anche se fosse scritto in greco) mi sento in dovere di respingere
tutte queste novità.


Vi chiederete perché sono arrivato così tardi a queste conclusioni. Ho
cercato di comunicare la Fede cattolica attraverso i nuovi riti. Per anni ho
detto la Messa faccia al popolo, nella speranza di esprimere e comunicare
anche così la Fede. Mio malgrado ho dovuto prendere atto che la Messa verso
il popolo, diventa per forza Messa "offerta al popolo", non "PER" IL POPOLO!


Diventa un banchetto, un convivio di festa, un’adunanza calorosa, insomma
una cosa della terra. Ho assistito a riti così allegri e festosi, tanto da
essere simpatici, ma, nei quali non è possibile vedervi il Sacrificio del
Calvario, rinnovato nella sua tremenda drammaticità.


Abbiamo quindi a che fare con due realtà totalmente diverse:


1.. La "Messa" ufficiale attuale che assomiglia ad un banchetto tra i
presenti, per pregare insieme ricordando l’ultima cena di Gesù. Ne consegue
che la presenza di Gesù tra i fedeli è essenzialmente spirituale, come dice
la prima versione dell’Articolo 7 del messale moderno. Una definizione
talmente confusa che suscitò tante proteste, al punto che Paolo VI fu
costretto a riscriverlo diversamente, ma la Messa era stata scritta sulla
base della definizione primitiva non ancora corretta.


Essendo un rito indirizzato ai fedeli, è logico che si dica tutto ad alta
voce, in modo variabile secondo il luogo, l’ora, la stagione, l’età media
dei presenti, il loro lavoro, le loro qualità. Non parliamo poi della
musica!


Siete sicuri che in tutte queste variazioni, capricci, "evoluzioni" (si fa
per dire), improvvisazioni, fantasie, sia sempre espresso il dogma della
Fede, la Verità cattolica? Siete proprio sicuri che vi giungano sempre la
pienezza della Grazia che viene in modo certo e perfetto, come testimonia la
fioritura dei santi (in concreto tutti i santi canonizzati sono stati
edificati dal rito romano antico e/o dai santi e venerabili riti orientali)
dal rito definito in occasione del Concilio di Trento?


ATTENZIONE, definito e codificato, NON INVENTATO! Nelle linee essenziali
risale a SAN Gregorio Magno.


Dalla moderna anarchia scaturisce necessariamente la confusione spirituale
del popolo cristiano. Ormai, la media dei fedeli – e dei preti- si è creata
una religione di comodo. Si entra in Chiesa, gli uomini non meno delle
donne, in vesti sconce; si chiacchiera senza vergogna di fronte al
Santissimo; chi fa più la genuflessione? E prendere in mano ed in piedi l’
Ostia, lo ripeto, quale fosse un pezzo di pane qualunque. Anzi, di solito
con mani sporche, in modo anche igienicamente riprovevole, quale nessuna
persona di buon senso si sognerebbe di fare con il pane comune. Non
parliamo, poi, dell’igiene più importante: quella dell’anima. Le Comunioni
sono sempre molte, sembra quasi che tutti i presenti si sentano obbligati a
comunicarsi. Ma le confessioni sono sempre meno! Del resto, con tanti preti
che, indisturbati, predicano che il peccato mortale non esiste, perché
sorprendersi? Le sorprese arriveranno di fronte al tribunale di Dio. C’è di
che tremare. Non dimentichiamo, poi, questa messa è usata anche dai
protestanti. Già questo dovrebbe dar da pensare. Martin Lutero, oltre al
testo che ho trascritto, scrisse anche:" Affermo che tutti gli omicidi, i
furti, gli adulteri sono meno abominevoli che questa messa papista" (Sermone
della 1° domenica d’Avvento). Pensate che la confusione è giunta ad un punto
tale che Max Thurian di Taizé ha ricevuto il sacerdozio cattolico, senza
diventare "fedele" cattolico.


Come si può dimenticare cosa scrisse a Paolo VI il cardinale Ottaviani,
prefetto del Sant’Uffizio: "IL Novus Ordo Missae rappresenta, sia nel suo
insieme, che nei particolari, UN IMPRESSIONANTE ALLONTANAMENTO DALLA
TEOLOGIA DELLA SANTA MESSA, quale fu formulata nella XXII sessione del
Concilio Tridentino". Dopo oltre trenta anni, al suo Breve Esame critico,
ancora non sono arrivate risposte ufficiali.


B ) LA MESSA CATTOLICA, che è un rinnovarsi dell’unico sacrificio del
Calvario, dove Gesù, per mano di se stesso, presente nel sacerdote, si offre
a Dio Padre per ottenere il perdono dei peccati dei vivi e dei morti. E’ il
mistero terribile di questa Vittima divina ed eterna che rinnova l’
espressione della sua compassione verso l’umanità rovinata, corrotta,
attratta dal male più che dal bene, esclusa dal Paradiso, in preda alla
propria superbia ed agli influssi del demonio. La Messa cattolica è quindi
la supplica, l’offerta del Redentore a pro degli uomini, del Redentore che
si carica dei peccati del mondo, per lavarli nel proprio Sangue.


La Messa cattolica va seguita con rispetto, profondo silenzio,
contemplazione devota, partecipazione commossa del cuore che guarda e si
unisce all’azione del suo Redentore che si presenta al giusto Giudice che su
tutto fa un esame esatto ed intercede a nostro favore. Gesù dice al Padre
:"Padre, guarda questa perfetta adorazione, questa perfetta riparazione che
ti offro con il mio Sangue purissimo, affinché siano purificati i peccati di
tutto il mondo. Guardando al mio amore per Te e per loro, al mio dolore,
alla mia preghiera, al mio Sangue con cui li ho ricomprati, rendendoli
preziosi ai Tuoi occhi, DIMENTICA I LORO PECCATI!"


E noi, spettatori adoranti di questa supplica, dobbiamo unire i nostri cuori
al Cuore di Gesù. Gesù, che parla a nostro favore, con le parole ed i gesti
che Dio tramite la Chiesa ha definito e canonizzato nei secoli.


Il Concilio di Trento ha decretato circa la Messa: " (…) La Chiesa
cattolica, perché potesse essere offerto e ricevuto degnamente e con
rispetto ha stabilito da MOLTI SECOLI IL SACRO CANONE, talmente puro da ogni
errore, da non contenere niente che non profumi di grande santità e di
pietà, e non innalzi a Dio la mente di quelli che lo offrono."


Il culto dell’adorazione, l’offerta del Sacrificio è dunque una cosa
definita dalla Chiesa, da sempre, non può essere modificato, alterato,
proibito.


Qualche altro mi può dire :" Va bene, perché non chiedi il permesso, ai
sensi dell’indulto del 1984"?


Mi sembra assurdo dover chiedere il permesso per ciò che è mio preciso
diritto, già riconosciuto dalla Chiesa. Ho l’Indulto perpetuo della Bolla
"Quo Primum tempore" di SAN Pio V, del 14 luglio 1570. Testualmente dice:"
In virtù dell’Autorità Apostolica, noi concediamo a tutti i sacerdoti, a
tenore della presente, l’INDULTO PERPETUO di poter seguire, in modo
generale, in qualunque chiesa, SENZA SCRUPOLO VERUNO di coscienza, o
PERICOLO DI INCORRERE IN ALCUNA PENA, GIUDIZIO O CENSURA, questo messale, di
cui avranno piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente prelati,
amministratori, Canonici, Cappellani, e tutti i Sacerdoti secolari,
qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengono
NON SIANO TENUTI A CELEBRARE LA MESSA IN MODO DIFFERENTE DA QUELLO CHE NOI
ABBIAMO PRESCRITTO, NE’, D’ALTRA PARTE, POSSANO VENIRE COSTRETTI E SPINTI DA
ALCUNO A CAMBIARE QUESTO MESSALE. SIMILMENTE DECRETIAMO E DICHIARIAMO CHE LE
PRESENTI LETTERE IN NESSUN TEMPO POTRANNO VENIR REVOCATE O DIMINUITE, MA
STABILI SEMPRE E VALIDE DOVRANNO PERSEVERARE NEL LORO VIGORE.


Nessuno dunque, ed in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di
violare e trasgredire questo nostro documento: FACOLTA’, STATUTO,
ORDINAMENTO, DECRETO, MANDATO, PRECETTO, CONCESSIONE, INDULTO, DICHIARAZIONE
VOLONTA’ ed INIBIZIONE. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia
che incorrerà nell’indignazione di DIO PADRE ONNIPOTENTE E DEI SUOI BEATI
APOSTOLI PIETRO E PAOLO"


Indulto che non è mai stato abrogato. La conferenza episcopale inglese,
chiese esplicitamente a Paolo VI se l’Indulto perpetuo di San Pio V era da
ritenersi abolito. Fu risposto di no. Per ulteriore dimostrazione di tale
concetto, ricordo che, nell’ottobre del 1998, il cardinale Ratzinger ha
dichiarato che NESSUNO ha il potere di proibire un rito liturgico, una volta
approvato.


E’ certamente con grande difficoltà che ho fatto questa scelta. So già che
mi troverò solo contro tutti. Ma potevo continuare a far finta di non sapere
e di non vedere? Potevo continuare a permettere che il SANTISSIMO FOSSE
PROFANATO IN QUESTO MODO? In coscienza, non me la sono sentita di continuare
a non aprir bocca. Non crediate che la mia sia superbia. Sappiate che, all’
unico scopo di dissociarmi da questi assurdi sacrilegi, rischio tutto ciò
che ho e che sono su questa terra. Però, mi sembra poco, di fronte al più
grande tesoro del mio sacerdozio, l’unica cosa che non voglio perdere: la
Santissima Eucarestia.


D’altronde, come avete letto, il rito celebrato non è mia invenzione. Molti
di voi ricordano ancora questo capolavoro di Dio e della Chiesa, nato da
immemorabile consuetudine e canonizzato dal Concilio di Trento.


Per quanto riguarda le conseguenze di tale mio passo, non posso che ripetere
le parole dette da un giovane seminarista di fronte al tribunale popolare
delle guardie rosse maoiste nel ’68: "La verità vale la pena che si muoia
per essa"


Si compia in tutto la volontà di Dio


SIA LODATO GESU’ CRISTO



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[SM=g1740738]
Caterina63
00martedì 20 aprile 2010 15:36

Mumbai (India) - Giovane indù convertito al Cattolicesimo dal Canto Gregoriano.

Leggiamo sul nostro profilo di FaceBook, segnalata dal caro amico Roberto D.A. questa bella notizia, tratta dal Cantuale Antonianum blog di Padova. E la riportiamo con estremo piacere e gioia.

Si tratta di una conversione di un giovane indù, figlio di una ricca famiglia appartenente ad una alta casta indù (e totalmente a digiuno di latino e di canti cristiani), grazie all'ascolto del canto gregoriano.
Il seme dell'interesse verso la religione cattolica prima, e della conversione al cattolicesimo poi, è stato piantato nel cuore di Gaurav Shroff dall'ascolto del canto gregoriano durante la partecipazione ad una Messa nella cappella del suo college di Mombai, il giorno dell'Assunta 1990.
Quei canti hanno smosso qualcosa nella sua anima, e lo hanno spinto a svolgere delle ricerche spirituali. Fino a fargli scoprire la fede cattolica durante i riti del Sacro Triduo nel 1991.
Convertitosi, è stato battezzato nel 1994. Nel 2007 entra in seminario e ora è diacono; una volta ordinato sacerdote, partirà missionario per suscitare nuove conversioni e vocazioni.
Eleviamo un canto (gregoriano, bien sûr) di lode a Dio!
(... ma il gregoriano, non era un genere di canto incomprensibile?)

Riportiamo qualche brano della notizia. Il sottolineato è nostro.
.
Mumbai (AsiaNews) – [...] Questo giovane gujarati si è convertito alla fede cristiana perché rapito dalla musica cristiana del Medioevo e del Rinascimento: la musica corale ha svegliato in lui la ricerca della bellezza.
Gaurav Shroff è nato il 30 dicembre 1972 all’ospedale dell’Holy Family di New Delhi [...].
La sua prima infanzia l’ha passata a Bethesda, MD (un quartiere residenziale di Washington DC), [...].
Quando lui aveva 6 anni, la famiglia è ritornata in India e lui ha studiato presso la St. Xavier’s Loyola Hall, Ahmedabad, dove è stato membro del coro. [...]
Gaurav spiega così la sua educazione religiosa: “Mio padre ha lavorato alla Banca mondiale e poi come redattore dell’Economic Times; mia madre è stata la prima donna esattrice del distretto del Gujarat. Avevano una certa enfasi sui valori indiani della tradizione, ma mi hanno introdotto soprattutto a valori laici e ideali umanisti. È stata mia nonna a introdurmi alle antiche storie della religione indù: l’epica dei Mahabharata, i Ramayana e la Bhagavad Gita”.
“È stato l’elemento estetico – spiega ancora – che mi ha rapito, la bellezza della musica sacra nella mia prima partecipazione a un’eucaristia al collegio St. Xavier di Mumbai, il 15 agosto, festa dell’indipendenza dell’India e giorno dell’Assunta.
La musica sublime della messa, mi ha dato la certezza della presenza di Dio; il canto gregoriano faceva elevare il mio spirito, creando in me un senso di meraviglia per il Sacro. [...]”.
Così, il giovane 18enne, idealista, occidentalizzato, di alta casta indù, che studiava musica classica dell’Hindustan, ha cominciato a studiare la storia della Chiesa cercando di comprendere “cosa aveva ispirato il genio dei grandi musicisti per comporre alcuni dei più grandi lavori classici in onore della divinità e porre la loro arte a servizio della liturgia”.
[...]
Ne ’91, Gaurav partecipa alla messa in Coena Domini del Giovedì santo nella cattedrale. “Nessuno mi aveva preparato alla visione della lavanda dei piedi.
Osservavo con meraviglia l’arcivescovo Pimenta che deposte le vesti liturgiche e inginocchiatosi, comincia a lavare i piedi di 12 uomini.
Non avevo mai assistito a una umiltà simile in un leader spirituale”. [...]
Alla celebrazione del Venerdì santo – dato che i suoi amici gli avevano detto solo di non accostarsi alla comunione – si mette in coda per venerare la Croce. “Non appena mi sono inginocchiato e ho baciato la Croce, è sorta una voce nel mio cuore che diceva: Io sono morto per te. Sono scoppiato in un pianto senza freno, e sebbene non capivo il significato, ero certo che il Cristo crocifisso mi amava. Non era più questione di musica ormai: volevo conoscere chi era Gesù. O Gesù era un pazzo o era Dio”.
Gaurav comincia a studiare di tutto sulla fede cattolica, la Bibbia e partecipa alla messa della domenica.
Nel 1993, mentre è a un ritiro tenuto dai gesuiti e prega di notte davanti al Santissimo sacramento, sente “la presenza di Dio, il Suo profondo amore per me e nel buio sono stato illuminato: la mia vita appartiene a Gesù, per conoscerlo, amarlo e servirlo. È questa la mia missione e vocazione: mi sentivo chiamato al sacerdozio”. [...]
Il 15 agosto del ’94, festa dell’Assunzione, Gaurav è stato battezzato nella chiesa di St. Peter’s a Bandra, circondato da 20 suoi amici, indù, cristiani, musulmani.
Due settimane dopo, Gaurav va negli Stati Uniti a studiare, in un clima intellettuale pieno di sospetti verso la Chiesa cattolica.
"[...] Per discernere e comprendere il piano di Dio sulla mia vita, nel ’98 ho iniziato un corso di studi superiore in religione presso l’università della South Carolina. Mi sono laureato nel 2001, con una specializzazione nel Nuovo Testamento”. [...]
Nel 2006 il suo desiderio di evangelizzare lo porta ad entrare nel noviziato dei padri Paolisti (Paulist Fathers, un ordine religioso americano), andando a vivere a Washington DC.[...]
Nel 2007 Gaurav discerne che Dio lo chiama la sacerdozio diocesano e chiede di entrare nel seminario dell’arcidiocesi di Atlanta. Dopo un periodo di lavoro pastorale nella diocesi, nel 2008 egli viene accolto nel seminario di Mount St Mary a Emmitsburg, (Maryland).
Ad oggi ha concluso il primo anno di studi teologici e “se Dio vuole – aggiunge – sarò ordinato diacono nel 2012 e sacerdote nel 2013 per l’arcidiocesi di Atlanta”.
“L’intervento di Dio ai piedi della Croce, nel 1991, ha davvero cambiato il corso della mia vita per sempre…. L’evangelizzazione e il sostegno alla missione dei laici saranno la mia preoccupazione centrale.
Vedo la mia missione come uno che guida, santifica, insegna ai laici, ma non come a dei passivi recipienti… Io li aiuto a far emergere i loro doni e carismi, così che essi stessi siano pronti a portare il Vangelo nel mondo e condividere la missione della Chiesa”.
[...]
.
Caterina63
00martedì 20 aprile 2010 15:38
don ninni DAL BLOG MESSAINLATINO


sono un giovane prete specializzato in liturgia. Fino a qualche anno fal la mia opinione verso la messa antica oscillava tra  indifferenza e opposizione. All'Istituto di liturgia pastorale in cui ho studiato (di cui non faccio il nome) mi era stato trasmesso direttamente ed indirettamente, un "santo disprezzo" verso un rito considerato quasi, newl migliore dei casi, come superstizioso, se non, nel peggiore dei casi, come diabolico.  
 
La mentalità che mi era stata inculcata e di cui andavo fiero, era di considerare prima di tutto e innanzi tutto l'assemblea. Tutto era in funzione di questa. (don Sirboni parla di "servizio reso all'assemblea".  
Mi sono poi spostato a Roma e lì qualche mio amico più di una volta mi invitò ad andare alla messa antica in una chiesa romana dove da decenni la si celebrava, ma ho sempre rifiutato l'invito quasi con orrore.  
La messa antica non solo non mi interessava, ma pur senza conoscerla mi faceva schifo.  
 
Un giorno, per puro caso mi trovavo dalle parti del mausoleo di Augusto e per puro caso mi sono imbattuto in una chiesetta sconosciuta, san Gregorio dei Muratori.  
Vi entro anche per riposarmi un po. E stava per iniziare la messa: la messa antica!  
Il primo pensiero che mi è passato per la mente è stato quello di "fuggire". Ma vinto dalla stanchezza son rimasto.  
 
Era la prima volta che vedevo una messa preconciliare; l'impressione avuta da quella prima volta è stata pessima e mi ha fatto convincere ancor di più della bontà e della necessità della riforma liturgica.  
Quel rito semplicemente mi è apparso ermetico, totalmente chiuso come la cassaforte di un caveau bancario.  
 
Poi lessi le parole pronunciate da Giovanni Paolo II qualche settimana prima e in cui definì la liturgia preconciliare come un rito che rivelava la sostanza stessa di ogni altra liturgia.    
 
E' da quella impressione di ermeticità che la messa antica mi diede unitamente all'affermazione di GPII  che ho iniziato una lunga riflessione.  
 
Avevo di fronte la cassaforte liturgica della Chiesa, ma come aprirla?  
Celebrando la messa antica? Ancora una idea del genere mi riempiva di orrore.  
Come allora aprire questa cassaforte?  
 
Semplice: documentandomi. Sono andato alla ricerca di testi di storia liturgica e soprattutto mi son messo a sfogliare il messale antico che mi era stato insegnato ad odiare e fuggire come la peste. Ho avuto molte difficoltà a superare le barriere costituite da ciòi che ora so essere stati dei pregiudizi. Ho avuto molta difficoltà. Ma man mano che avanzavo mi rendevo conto che quel rito poteva essere anacronostico, poteva essere biblicamente povero, poteva essere semplice, ma non ci trovavo nulla nè di diabolico nè di superstizioso. Ancora però non riuscivo a vederci la sostanza in grado di rivelarmi il senso di tutte le altre liturgie.  
 
 
Ho preso il coraggio a due mani, mi sono preparato, e un giorno ho iniziato a celebrarla.  
 
Lo devo ammettere, per poter "scassinare" questa cassaforte ho dovuto faticare non poco; ho dovuto celebrare molte volte la messa antica ed ogni volta lo facevo con sforzo.  
Non mi sono lasciato scoraggiare dalle difficoltà, sapevo che per giungere in vetta ad una montagna bisogna faticare, ed ho faticato, ho sudato.  
 
La fatica più grande è stata quella di spogliarmi di 15 anni di (de)formazione subita.  
 
Poi venne il motu propio Summorum Pontificum.  
 
 
Ora, a 32 anni, ho scoperto il tesoro inestimabile che è il rito antico, ho scoperto il perchè esso  e solo esso costituisce e rivela il senso di qualsiasi altra liturgia; non passa giorno in cui io non celebri la messa antica; e quando per necessità pastorali devo celebrare la messa nuova lo faccio con grande sofferenza; come con sofferenza una gran dama abituata a portare abiti di seta di alta sartoria  e perle rarissime  si mette addosso palandrane in poliestere e collane di plastica.  
 
Oppure, per fare un esempio più maschile e che prendo da uno dei miei hobby (oltre che alpinista e sciatore sono  sommelier), con la stessa sofferenza con cui un intenditore  beve  un vino scadente e per giunta annacquato.


Caterina63
00martedì 20 aprile 2010 15:39

Modena: che vetrate stupende! Complimenti, don Giorgio!

Sempre in tema di commemorazione del Motu Proprio, e non solo, e su cordiale segnalazione di un nostro lettore modenese, diamo spazio a questa notizia straordinaria!
Il Reverendo don Giorgio Bellei, parrocco della chiesa dello Spirito Santo in Modena, a sentire il suo parrocchiano, ha molti meriti.
Tra questi sicuramente anche quello di aver ridato sacra dignità alla sua chiesa parrochiale, moderna, impreziosendola di elementi cònsoni alla casa di Dio.
Parliamo innanzi tutto delle nuove vetrate, che illustrano l'azione dello Spirito Santo nei secoli.
Non solo esse sono esteticamente decorose secondo i canoni tradizionale e in linea con i criteri e i precetti della "architettura orante" (che dovrebbe guidare, su esortazione del Papa l'erezione e la decorazione delle nuove chiese, e di cui abbiamo già più volte parlato in nostri precedenti post).
Ma anche e soprattutto interpretano soggetti di particolare rilievo per la Tradizione.
Ma il nostro ammirato stupore non si ferma certo alle sole vetrate, come si vedrà più avanti.
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VETRATE. Ci limitiamo a pubblicarne alcune senza nostro commento, perchè la commozione e la gioia che si provano ad ammirarle sono ineffabili.
Il cartiglio sottostante le vetrate riporta scritta in latino!
Invitiamo però il lettore a guardare le altre vetrate della chiesa al link indicato e leggere anche il bellissimo scritto esplicativo sulle nuove opere vetrarie composto dal Parroco e la ratio con cui esse sono state ideate, collocate e realizzate.
Di questo testo, riportiamo solo la spiegazione che lo stesso Parroco ha composto sulla vetrata sulla Chiesa, davvero notevole, e pubblicato sul sito della Parrocchia (Link).
Da essa si comprende l'alto profilo teologico, dottrinale, pastorale e, quindi, anche liturgico dell'ottimo don G. Bellei. E le sue scelte.
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LA CHIESA
"Il Papa è al centro con i Vescovi tra cui un orientale, il clero e il popolo.
La Chiesa è raffigurata nella sua universalità fatta di oriente ed occidente.
La basilica di S. Sofia con le due date delle sue profanazioni (irrimediabile l'ultima da parte dell'Islam), ricorda i 1054 anni di unità della Chiesa ed è una preghiera per la sua ricomposizione.
Tra i vescovi è effigiato anche Mons Lefebvre autore dello scisma dei tradizionalisti,
ma morto in comunione con Roma perché Giovanni Paolo II lo assolse.
Senza di lui non saremmo stati incitati a ridare valore alla tradizione
che non è il latino soltanto ma la dottrina sul sacerdozio e sul valore sacrificale della Messa.
Non scriverei queste parole, se il Papa, che ha tolto la scomunica e liberalizzato l'antico rito, non camminasse Lui per primo per questa strada. La storia attuale della Chiesa è fatta anche da questi avvenimenti. Davanti al nostro sguardo avremo così Gesù, la Madonna e il Papa secondo la più cattolica delle visioni."

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Un grande ritorno: San Michele Arcangelo, Principe delle milizie celesti, e patrono fortissimo della Chiesa universale (Defende nos in proelio):
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La vetrata che commemora l'Anno giubilare per la santificazione sacerdotale
N.B. MIRABILE VISU: l'altare (con croce al centro), la pianeta, il manipolo, le mani giunte e il sacerdote inginocchiato! Da quanto tempo!

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Altra vetrata commemorativa: il Motu Proprio "Summorum Pontificum".
N.B. il sacerdote è in talare e cotta.

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Come dicevamo, le opere meritorie del Parroco non si esauriscono nella sola costruzione delle pur ottime vetrate, ma, e soprattutto dell'attitudine del sacerdote verso quella che si può definire la "riforma della riforma", in ossequio all'azione docente e liturgica del Papa Benedetto XVI.
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Un'altra vetrata, in particolare, è espressione manifesta della suddetta volontà di don Giorgio Bellei: quella che commemora la S. Messa tridentina (Introibo ad altarem Dei).

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Strettamente correlate con le vetrate, ma ancor più degne di lode sono le ulteriori iniziative, forse di piccola entità, ma di grande significato e di potente effetto:
1. La celebrazione ogni domenica, giorno del Signore (come indicata sul sito) della S. Messa in forma straordinaria del Rito Romano, alle ore 18.00;
2. L'indicazione della celebrazione tridentina sul sito della parrocchia, sotto il menu dedicato agli orari delle Ss.Messe (a pensare che in certe chiese, in certe diocesi ... guai solo a spargere la notizia);
3. Un esplicito link sulla homepage della parrocchia, riguardo la "Bellezza della Messa Antica" con il collegamento ad una una lettera di un parrocchiano colpito e rapito dalla celebrazione tradizionale (
Link).
4. Un ottimo sito internet!

Bè, che aggiungere. Nulla. I fatti parlano da soli!
Complimenti don Giorgio!
E' significativo che lei sia parroco di una chiesa intolata allo Spirito Santo! Tanto invocato dai Padri conciliari.
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Noi siamo lieti di riportare queste notizie, perchè i molti sacerdoti che ci leggono, legati o attratti dalla Tradizione e dalla liturgia seria e adorante della S. Messa antica, ma intimoriti e/o costretti al silenzio e alla "clandestinità" dai propri Vescovi, traggano forza dal coraggioso esempio dei loro più coraggiosi confraelli, tra cui sicuramente don Giorgio Bellei, e si convincano che la Verità li renderà liberi, e che se seguiranno la Verità, e il Papa, non potranno errare.

fonte: parrocchia dello spirito santo a modena

Caterina63
00martedì 1 giugno 2010 23:36

Pensieri di un prete zelante

By Redazione
Published: maggio 31, 2010
Non vi è un apostolato più bello di una Messa celebrata bene e santamente. La rovina del mondo è dovuta principalmente alla Messa celebrata male! E’ un orrore che non distrugge l’essenza della Messa, ma ne devasta la fioritura.
C’è tanto da purificare fra gli Ordini religiosi, tanto da rinnovare. Se si entrasse nei migliori ordini religiosi, oggi, a… spazzare un poco, si solleverebbe un uragano di polvere!
[c'è la necessità di] purificare la Chiesa degli elementi guasti. Perché tenere a forza tanti Sacerdoti nel seno della Chiesa, quando dovrebbero essere accompagnati fuori, direi quasi, con la banda e la grancassa, lieti tutti di liberare la Chiesa degli elementi marciti?

Studiando, lo confesso, mi sono accorto con pena della pericolosa deviazione degli studi moderni, che si orientano sempre più, dolorosamente, al razionalismo dissidente e alla filosofia tedesca.

Bisognerebbe intensificare le preghiere e la devozione a Maria SS.ma, ma dolorosamente la devozione a Maria SS. è decaduta in tante anime, che credono, così, di avvicinare alla Chiesa i separati, quando, col loro atteggiamento, si avvicinano agli errori dei dissidenti e non se ne accorgono… E’ una immensa pena per la povera anima mia.

Si stampano su riviste cattoliche e da Sacerdoti, errori, veri errori contro la Madonna e le cose più sante delle tradizioni della Chiesa. Si parla di aggiornamento ai tempi, ma c’è in realtà un aggiornamento al mondo ed allo spirito satanico. Non cooperate alla demolizione di quello che fa del vostro Ordine uno dei più belli della Chiesa. Rimanete puntello della Chiesa in questi tempi così pericolosi. Occorrono le parole che disse Pio XII ai Gesuiti: « O rimanete quali siete, nello spirito del fondatore, o è meglio che non siate più ». Parole di grande attualità per tutti gli Ordini religiosi.

Pensieri di Don Dolindo Ruotolo (1882-1970), tratti da “Fui chiamato Dolindo che significa dolore”, @ Cordinaliter

Caterina63
00venerdì 9 luglio 2010 09:07
[SM=g1740722] riporto da Messainlatino quanto segue....
ascoltate attentamente, ne vale la pena....


La Messa antica è moderna?

Da ascoltare, gustare, diffondere. Ottima apologetica 'tridentina'. Che, provenendo da un sacerdote diocesano, tra l'altro molto impegnato nell'apostolato giovanile, ha ancora più mordente.

blog.messainlatino.it/2010/07/la-messa-antica-e-moderna.html




[SM=g1740738]

12. La messa antica è moderna? from sentinelledelmattino on Vimeo.



[SM=g1740757]

Caterina63
00martedì 17 agosto 2010 15:48

Il dramma di Antigone. Lettera di un Sacerdote

Riceviamo e pubblichiamo (dal blog Messainlatino) questa lettera scritta da un sacredote nostro lettore. In essa sono contenute alcune riflessioni personali concernenti la distrbuzione della Comunione sulla mano rivelatrici del fatto che tale prassi, oltre ad essere discutibile, e di fatto molto discussa, ingenera non pochi disagi anche tra le file del clero.
D.F.



Gentile Redazione,
Cari lettori,

Non avrei scritto queste brevi riflessioni se non fossi convinto che esse valichino potenzialmente i limiti della mia coscienza e possano costituire un elemento di riflessione per molti, anche per qualche mio confratello che si trova su posizioni diverse od opposte rispetto alle mie.
Ho scelto il titolo, non senza amara ironia, per allegoriam: Antigone, protagonista dell’omonima tragedia sofoclea, consuma il proprio dramma divisa tra l’obbedienza alla legge del tiranno Creonte e il sentimento insopprimibile della pietas che emerge prepotente dalla propria coscienza e la sospinge a dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, contravvenendo in tal modo ai comandi del re. Nomos ed Ethos, legge e coscienza entrano in contrasto e fomentano un’aspra contesa nel cuore della fanciulla che infine dà sepoltura al corpo esanime del fratello e accetta l’orribile sentenza di morte che le viene comminata.
Dopo aver tratteggiato, con l’aiuto dell’allegoria, il quadro in cui si colloca quanto sto per dire, entro nel merito della questione che è oggetto delle mie riflessioni e del mio personale “dramma d’Antigone”: la Comunione sulla mano.


Certamente l’argomento non è nuovo. Molto è stato scritto e molto è stato detto pro aut contra. Io, pro mea parte, non intendo affatto ripercorrere le motivazioni storiche, teologiche, “pastorali” o spirituali che giustificano o che condannano tale prassi; io intendo dare la mia testimonianza, la testimonianza di un giovane sacerdote, circa il grave dilemma che sorge nel mio animo tutte le volte che mi trovo nella situazione di dover distribuire l’Augustissimo Sacramento nelle mani dei fedeli.
Preciso subito che tale situazione è per me infrequente; nella comunità in cui celebro abitualmente ho attuato una forte opera di persuasione affinché tutti si decidessero a ricevere l’Eucaristia in bocca per rispetto al Sacramento. Non si pensi che quest’opera di persuasione sia stata semplicissima: spesso ho dovuto fronteggiare reazioni assai virulente da parte di qualche fedele indispettito dalle mie raccomandazioni accorate, altre volte ho dovuto sedare la fronda dei più “insospettabili” (si veda a titolo di esempio la suora con sessant’anni di vita consacrata o la nonnina che, paradosso!, sgrana quindici rosari al giorno…) ma alla fine – argue, obsecra, increpa – ho riportato vittoria.


Tuttavia il dilemma mi si ripresenta in tutta la sua urgenza ogni volta che mi trovo a celebrare extra moenia. “Ma quale dilemma?” potrà forse domandarmi qualcuno; lo accontento subito. Il dilemma di vivere un’insanabile scissura interiore tra l’obbligazione della legge che concede al fedele il “diritto” di ricevere la Particola sulle mani (e, per conseguenza, impone a me sacerdote il dovere di accondiscendere) e l’obbligazione della mia coscienza che mi comanda di cessare immediatamente l’orribile sacrilegio: il sacrilegio, dico, di posare insieme con la Particola una moltitudine di frammenti chiaramente visibili ad occhio nudo sulle palme dei fedeli (molte volte inavvertiti, altre volte distratti) con la certezza che essi cadranno per terra e verranno conculcati. Come si può vedere, nessun’argomentazione storico-dogmatica-pastorale, ma la constatazione di un fatto tanto banale quanto gravissimo: il Corpo di Cristo sacramentato, conservando la specie del pane, perde frammenti esattamente nella maniera in cui il panino posto sulla tovaglia fa le briciole. Contra factum non valet argumentum. Chi negasse ciò (e qualche mio confratello ardisce negare col dire : “I frammenti li vedi solo tu!”) potrebbe ugualmente impegnarsi a negare che il Sangue di Cristo sotto la specie del vino, qualora, Dio non voglia, sia rovesciato sulla tovaglia, impregni il tessuto e macchi!
Non prendo neppure in considerazione le febbrili farneticazioni di quel ben noto liturgista che propone di paragonare la dispersione dei frammenti eucaristici ai “frammenti della Parola” che inevitabilmente cascano nell’indifferenza di chi non porge attenzione alla proclamazione delle letture! Nella mia mente risuona come un martello la perentoria voce di San Tommaso: “Quando spezzi il Sacramento, non vacillare ma ricordati che Cristo è tanto nel frammento quanto nell’intero!” (Sequenza Lauda Sion).
Una volta ho esposto ad un pio sacerdote il mio disagio; mi ha risposto che, essendo involontaria, tale dispersione eucaristica non provoca alcuna colpa morale. Sfortunatamente un po’ di teologia l’ho studiata anch’io e, se ben ricordo, occorre distinguere la “colpa in atto” e la “colpa in causa”. Provo ad esemplificare: se viaggiando in macchina travolgo e uccido involontariamente una persona, non ne ho colpa in atto: è un incidente. Ma se tale incidente è accaduto perché io in precedenza avevo bevuto sostanze alcoliche che avevano ridotto la reattività dei miei riflessi e ciò mi ha impedito di frenare, sorge una colpa in causa e l’omicidio sarà colposo. Certamente il sacerdote che distribuisce la Comunione sulle mani non ha “colpa in atto” per la dispersione dei frammenti, giacché essa è dovuta all’inavvertenza propria e del fedele. Ma si può escludere anche la “colpa in causa”? Detto altrimenti, ha quel sacerdote compiuto ogni sforzo preventivo affinché il sacrilegio prevedibile fosse evitato? Evidentemente no, giacché solamente la sospensione della prassi incriminata sarebbe una misura sufficiente per evitare anche solo il pericolo di una tale profanazione eucaristica.
Alcuni osservano che la Comunione sulla mano è antichissima e solo molto tardi fu abrogata; ora, tralasciando il fatto che le attestazioni non sono poi così sicure (come dimostrava Padre Zoffoli in un prezioso opuscoletto sull’argomento), sappiamo per certo che la prassi sacramentale della Chiesa dei primi secoli era infinitamente più rigida rispetto all’attuale; la consapevolezza dell’essere cristiani era certamente più radicata tra i fedeli e le conseguenze che ne derivano erano vissute con una severità a noi oggi sconosciuta (si pensi all’unicità della Penitenza post-battesimale); quand’anche questa prassi sia effettivamente esistita nell’antichità, dobbiamo pensare che si svolgesse in modo tale da essere totalmente fugato il pericolo di ingiuria al Sacramento, cosa che oggi non avviene più.

Quando sono “costretto” a distribuire l’Eucaristia sulla mano questi pensieri agitano la mia mente; allora, per trovare un po’ di serenità, mi dico che in fondo tale prassi è una disposizione dei Superiori e che la responsabilità ricadrà su di essi; ma questo scaricare il barile non mi soddisfa affatto. Mi chiedo se la mia obbedienza sia veramente virtuosa o, più verosimilmente, colposa. Mi domando come mai si esiga da me l’obbedienza ad una legge alla quale per primo il Superiore dei superiori – mi si passi quest’insolita espressione per alludere al Romano Pontefice – non si sottomette. “Il Papa fa ciò che vuole!” mi ha detto un confratello; “il Papa non è l’eccezione, ma la norma della liturgia romana” gli ho risposto io.
Un altro sacerdote ha risolto da anni il problema: distribuisce l’Eucaristia esclusivamente sotto le due specie. La soluzione è politically correct ma, oltre alla risibile assurdità di doversi fare utraquisti per rimanere fedeli a Trento, nascono molti problemi pratici, tra cui un pericoloso acrobatismo digitale per sorreggere contemporaneamente il Calice e la Pisside, col rischio di rovesciare et-et. Alcuni amici sacerdoti (e sinceramente tra i più coerenti), ignorando le “pargolette mani” dei fedeli tese verso di loro, muovono risolutamente la Particola Santa verso la bocca del comunicando. “Voi non ne avere il diritto!” protestano gli altri; ma essi inconcussibili rispondono che non conoscevano il fedele, che c’era pericolo di profanazione, che le palme presentate erano sporche, etc… Ma non si può nascondere che tale atteggiamento provoca talvolta delle reazioni in grado di turbare il sereno svolgimento della Celebrazione.


Le mie riflessioni non possono concludersi se non con un accorato appello al Papa e ai Vescovi affinché ripensino ed eradichino definitivamente una prassi così deleteria. Abitualmente e rettamente questa supplica viene giustificata con la necessità di ridonare alla liturgia delle forme che contribuiscano all’edificazione della fede del popolo; poche volte si dice che le forme liturgiche sono necessarie anche per l’edificazione dei sacerdoti. Antigone non si è piegata alla legge ed è stata rinchiusa in una caverna e lasciata morire di fame. Tanti sacerdoti come me possono scegliere di piegarsi alla legge o di farsi rinchiudere (emarginare): il rischio però, nell’uno o nell’altro caso, è il medesimo: l’estinguersi della vita soprannaturale nei loro cuori.

****************************

Caro Sacerdote,  
voglio abbracciarti di tutto cuore e con le braccia della Vergine Maria attraverso la quale ti assicuro una Messa qui al Santuario di santa Maria delle Grazie a Venezia, secondo le intenzioni del tuo cuore e come ringraziamento per tanto lume che il Signore ti sta dando....  
quanto al Calvario che stai passando e vivendo, ti consoli il fatto che non sei solo, ma non certo nel dire "mal comune mezzo gaudio" nessun gaudio, ma passione pura, passione santa, Croce vera!  
Grazie per le tue parole, stai certo che non cadranno nel vuoto, come piccoli semi daranno frutto a suo tempo e non importa se non saprai ( o non sapremo ) presso chi e il come, ma sortiranno il loro effetto dove e quando a Dio piacerà...  
 
Per il resto che dire? regalatevi il libretto MISTERI EUCARISTICI, raccolta di fatti, riconosciuti dalla Chiesa, nei quali la Presenza reale di Dio nell'Ostia Santa ha prodotto fior fiore di Miracoli da convertire anche i cuori più induriti... abbiamo perduto troppo della nostra Storia, spesso l'abbiamo volutamente messa da parte, in altri casi è stata proprio rigettata con il danno che non conoscendo più i Miracoli compiuti dall'Ostia Santa (o relegandoli come eventi storici appartenenti al passato e non al presente ), con tanta smemoratezza non comprendiamo allora neppure più IL VALORE dell'Eucarestia e il parlare dei frammenti viene spacciato quasi come ridicolaggine... 
 
Ridiventiamo davvero BAMBINI! bambini che CREDONO nella Presenza reale e che d'istinto sanno immediatamente che cadendo un frammento, cadrebbe l'intero Corpo Divino....  
Non ci serve altro per riparare ai tanti danni, basterebbe davvero ritornare nel cuore come Bambini!



Caterina63
00domenica 22 agosto 2010 22:54
[SM=g1740722]
Lezioni di skateboard per incoraggiare i giovani della sua parrocchia a frequentare la chiesa.

E' la bizzarra idea di un prete ungherese, padre Zoltan Lendavi, le cui performance sulla tavola impazzano ora su YouTube. Un video sul noto sito lo immortala infatti mentre in abiti talari si cimenta sullo skateboard di fronte a un pubblico entusiasta di adolescenti, fuori dalla propria chiesa, a Redics, in Ungheria.

E sebbene ci sia già qualcuno che storce il naso di fronte all'insolito modo di attrarre nuovi fedeli, padre Lendavi risponde di essere stato ispirato dagli insegnamenti di san Giovanni Bosco, che usava il gioco per insegnare ai bambini il cristianesimo. "Ci sono tanti modi in cui lo skateboard può aiutare a portare le persone più vicino a Dio", ha detto il sacerdote quarantacinquenne in un'intervista al quotidiano britannico "The Telegraph". Finora le lezioni di skateboard hanno già procurato alla parrocchia di Redics tre nuovi chierichetti.

Guarda il video [SM=g1740721]


www.youtube.com/watch?v=y1WACuPmOro&feature=player_embedded



[SM=g1740727]


Caterina63
00giovedì 30 settembre 2010 20:54

Latino per tutti


Corso gratuito di latino per tutti

Ogni martedì a partire dal 26 ottobre

Con scelta fra due orari:

15.00 - 15.45 / 20.15 - 21

Informazioni e iscrizioni:

don Pierangelo Rigon (3391417101)

Qualcuno potrà pensare che la proposta di un corso popolare di latino sia, già in partenza, una iniziativa destinata a ben scarso riscontro d’interesse da parte della nostra gente. O che sia una inutile "provocazione" da parte di chi si sente legato ad un passato ormai definitivamente rimosso.
Le motivazioni riportate in questo pieghevole possono aiutare a "smontare" certi pregiudizi, duri a morire, contro il latino e l’opportunità di una sua minima conoscenza.
Perché ho intitolato il corso "FILI DI EVE"?
L’espressione è una simpatica storpiatura (si dovrebbe dire "filii Evae") che si sente comunemente nelle nostre chiese quando viene cantato il "Salve Regina".
Un corso semplice e popolare si propone di far evitare ai fedeli questi piccoli errori e a capire meglio alcune espressioni che usiamo nella nostra vita comune.
Dio capisce certo il latino, l’italiano, il dialetto, anche i nostri "stramboti".
E’ però titolo di merito, per noi, comprendere e pronunciare bene le parole che ci servono per comunicare con Lui e fra di noi.
 

don Pierangelo


IL LATINO E’ LINGUA VIVA!

 

Se con ciò intendiamo dire che non è una lingua parlata comunemente in qualche parte del mondo, questo è vero.
Ed è altrettanto vero che non è una lingua che può aiutare traffici, commerci e guadagni …
A ciò provvedono altri idiomi oggi sempre più diffusi e "impostici" dalle necessità di sopravvivenza in un mondo complesso e variopinto come il nostro.
Ma il latino vive ancora in tante nostre espressioni di uso comune, è alla base della lingua italiana e di alcune altre, viene evidenziato da lapidi e iscrizioni che costellano piazze, vie, edifici delle nostre città.
E’ richiamo alla nostra storia, alla civiltà e alla cultura che il mondo intero c’invidia e che noi spesso dimentichiamo e trascuriamo.
Aggiungiamo, per convincere i più riottosi, che lo studio del latino è un ottimo esercizio mentale, un allenamento alla logica che può allontanare persino certe patologie del nostro cervello.
Questi, e molti altri, sono i vantaggi che possono derivare da un approccio alla lingua che fu di Roma ed è ancora della Civiltà Cristiana.
Più vivo ed utile di così, il latino non potrebbe davvero essere.

IL LATINO E’ LA LINGUA DELLA CHIESA

 

Anche dopo che le lingue nazionali sono progressivamente entrate nella Liturgia, gli ultimi Papi si sono più volte espressi affinché la lingua sacra della Chiesa non scompaia del tutto dalla vita di preghiera dei fedeli praticanti.
Ecco, ad es., che cosa scrive Benedetto XVI:
"Chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa Messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia."
Purtroppo questi desideri del Papa sono disattesi per vari motivi: timore di un ritorno al passato, preconcetti ideologici, immotivata paura di una lingua che si pensa astrusa e irraggiungibile ai semplici del popolo di Dio. Chi si accosta al latino troverà invece grandi soddisfazioni nell’apprezzare testi stupendi di preghiera, inni composti da Santi di straordinario ingegno. Testi che hanno nutrito la spiritualità di innumerevoli generazioni cristiane. E con il latino si potrà arrivare a gustare il canto gregoriano che è proprio del culto cattolico.
 
PERCHE’ NON PROVARCI?

 

 

 

- Sapete voi quante e quante formalità ci vogliono per fare un matrimonio in regola?
- Bisogna ben ch’io ne sappia qualche cosa - disse Renzo, cominciando ad alterarsi, - poiché me ne ha già rotta bastantemente la testa, questi giorni addietro. Ma ora non s’è sbrigato ogni cosa? non s’è fatto tutto ciò che s’aveva da fare?
- Tutto, tutto, pare a voi: perché, abbiate pazienza, la bestia son io, che trascuro il mio dovere, per non far penare la gente. Ma ora … basta, so quel che dico. Noi poveri curati tra l’incudine e il martello: voi impaziente; vi comparisco, povero giovane; e i superiori … basta, non si può dir tutto. E noi siam quelli che ne andiam di mezzo.
- Ma mi spieghi una volta cos’è quest’altra formalità che s’ha a fare, come dice; e sarà fatta subito fatta.
- Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?
- Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?
- Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis, … - cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita
- Si piglia gioco di me? - interruppe il giovine, - che vuol ch’io faccia del suo latinorum?
 

(da: "I Promessi Sposi", capitolo II)

INFORMAZIONI SUL CORSO DI LATINO

 

Quando si svolge?

 

Abbiamo pensato di tenere il corso ogni martedì, con una doppia possibilità: dalle 15.00 alle 15.45, oppure dalle 20.15 alle 21.00. Ognuno puà scegliere l’orario più comodo.
Si comincia il martedì 26 ottobre. Eventuali cambiamenti sono sempre possibili parlandone insieme.

Dove?

 

Nei locali della Parrocchia di Ancignano
 

Chi insegna?

 

D. Pierangelo, anche se non è "latinista" di professione. Eventualmente chiederà aiuto a qualche consulente più preparato di lui.
 

Chi può parteciparvi?

 

Chiunque, a partire dai 12 anni circa e fino a 100. Viri et mulieres (uomini e donne). Con o senza titoli di studio. Basta un pizzico d’interesse e di curiosità.
 

Quanto costa?

 

Proprio niente! Anche il materiale di studio (libri, fotocopie ecc…) sarà fornito gratuitamente.
 

MEGLIO DI COSI’ …

 

Chiama d. Pierangelo




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