Benedetto XVI si dimette il 28 febbraio 2013 uniti nella Preghiera per sempre

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Caterina63
00lunedì 11 febbraio 2013 17:07
CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO - DECLARATIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI SULLA SUA RINUNCIA AL MINISTERO DI VESCOVO DI ROMA, SUCCESSORE DI SAN PIETRO, 11.02.2013

Nel corso del Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione di alcuni Beati, tenuto alle ore 11 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto ai cardinali presenti il seguente annuncio:


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DECLARATIO

Fratres carissimi

Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum.

Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem  meam ad ministerium mihi commissum bene  administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum renuntiare  ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 29, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave  ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.

Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii mei portastis et veniam peto pro omnibus defectibus meis. Nunc autem Sanctam Dei Ecclesiam curae Summi eius Pastoris, Domini nostri Iesu Christi confidimus sanctamque eius Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardinalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitate assistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicata Sanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim.

Ex Aedibus Vaticanis, die 10 mensis februarii MMXIII 

BENEDICTUS PP XVI

**********************************************


Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.

Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.


Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Dal Vaticano, 10 febbraio 2013


BENEDICTUS PP XVI










Caterina63
00lunedì 11 febbraio 2013 18:55
Dall’età tardo antica a oggi tutte le volte che un Papa ha rinunciato (o dovuto rinunciare) al suo ministero

Scesi dal soglio di Pietro

 La risposta di Benedetto XVI  nel libro-intervista Luce del mondo, era stata esplicita. Alla domanda del giornalista Peter Gregorio XII in una miniatura delle «Cronache di Norimberga» (XV secolo)Seewald («Quindi è immaginabile una situazione nella quale lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?») aveva detto «Sì. Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».

In verità, la ricostruzione storica dei casi in cui si è interrotto un pontificato prima della morte del Papa, ci riconduce a pochissime figure e in nessun caso a una situazione come quella che si è verificata con la decisione di Benedetto XVI.

Si comincia da anni assolutamente incerti dal punto di vista della documentazione storica con i dubbi sulla corretta ricostruzione storica della successione che da Pietro porta a Papa Clemente. Si giunge al XV secolo quando la rinuncia di Papa Gregorio XII (indotta dal concilio di Costanza) favorì la ricomposizione dello scisma d'Occidente.

Nel mezzo si incontrano figure come quelle di Ponziano, di Silverio e di Benedetto IX. E, naturalmente, la più nota, Pietro del Morrone, Celestino V.

 
12 febbraio 2013



Osservatore Romano



Tre certezze davanti allo smarrimento
di Riccardo Cascioli

da lanuovaBussolaQuotidiana
11-02-2013

È stata davvero una sorpresa per il momento in cui è arrivata. Anche alcuni dei suoi collaboratori più stretti erano all’oscuro di quanto Benedetto XVI avrebbe annunciato questa mattina, una notizia che ha sconvolto tutto il mondo cattolico. Ma non è esattamente un fulmine a ciel sereno perché della possibilità di sue dimissioni si parla da tempo, e nelle ultime settimane la voce in Vaticano si era fatta più insistente.

Si tratta di una decisione lungamente meditata, che Benedetto XVI teneva aperta come possibilità sin dalla sua elezione al soglio di Pietro. Già all’inizio del 2006, infatti, aveva chiesto un consulto a un gruppo ristretto di esperti a proposito della possibilità di dimissioni. Sebbene la procedura di dimissioni sia regolata dal Codice di diritto canonico, allora gli fu dato un parere negativo soprattutto pensando agli effetti sconvolgenti di un tale annuncio. E ancora, in alcune interviste, a domanda diretta non ha mai escluso la possibilità di dimissioni al verificarsi di certe condizioni.

Condizioni che evidentemente oggi Benedetto XVI ha ritenuto si siano verificate, e perciò «per il bene della Chiesa» sulla bilancia delle decisioni tali condizioni pesano più del disorientamento che tale notizia provoca tra i cattolici. Il Papa ha detto di non avere più le forze per «guidare con vigoria la barca di Pietro», che si trova a vivere un periodo che dire travagliato è poco, visti gli episodi anche eclatanti di disobbedienza al Magistero. E sicuramente ha pesato il fatto di vedere anche fra i suoi collaboratori atteggiamenti e scelte che le sue forze non gli permettevano di correggere.

Ma in questo momento di smarrimento, alcune certezze ci devono guidare. Anzitutto la gratitudine per questo pontificato, che ha saputo parlare al cuore dei fedeli come nessuno aveva immaginato all’inizio. E testimonianza ne è l’afflusso senza precedenti alle catechesi del mercoledì. Nell’Angelus del 3 febbraio, parlando di Gesù che nella sinagoga di Nazareth con il discorso del “nessuno è profeta in patria” sfida la rabbia dei suoi concittadini, disse che il motivo dell’atteggiamento di Gesù sta nel fatto che non è venuto a cercare il consenso, ma a testimoniare la Verità. È una affermazione che ben definisce anche il pontificato di Benedetto XVI, e di questa testimonianza della Verità siamo grati, al punto che le dimissioni del Papa aumentano la nostra responsabilità personale nel fare lo stesso.

Il secondo aspetto è la certezza che a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo. Non è una astratta consolazione in momenti in cui dal punto di vista umano le cose sembrano andare male. È, e deve essere, la certezza concreta che nasce dall’esperienza: lo Spirito Santo guida davvero la Chiesa, e allora le dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione di un nuovo Papa sono provvidenziali anche se a noi può sfuggire il Disegno che ci sta dietro. Solo questa certezza ci può dare una serenità di fondo anche in un momento di forte smarrimento come questo.

Infine, è più che mai necessaria la nostra preghiera: per il Papa, perché continui fedelmente il suo servizio alla Chiesa, seppur in forme diverse; per la Chiesa, che possa essere sempre guidata in accordo con la volontà di Dio; per noi stessi, per chiedere al Signore il dono della fede, che Benedetto XVI ha posto al cuore del dramma del mondo contemporaneo. La vera crisi – ci ha detto in questi anni – è una crisi di fede, ed è per questo che ha indetto un Anno della Fede, che stiamo vivendo proprio ora. E allora, il modo migliore per rendere grazie a Dio del dono di questo Papa, è desiderare con tutto noi stessi e chiedere a Dio la grazia di aumentarci la fede, la grazia della conversione.



Caterina63
00lunedì 11 febbraio 2013 21:15
Messaggio del Vescovo Massimo Camisasca dopo l'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI

www.youtube.com/watch?v=qhji3mRJBuw







www.youtube.com/watch?v=G4TQffPl1-Q



Caterina63
00lunedì 11 febbraio 2013 22:02





Il comunicato,  della Casa Generalizia della Fraternità San Pio X


" La Fraternità San Pio X ha appreso il subitaneo annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI che saranno effettive la sera del 28 febbraio 2013. Malgrado le divergenze dottrinali manifestate ancora in occasione dei colloqui teologici tenuti fra il 2009 e il 2011, la Fraternità San Pio X non dimentica che il Santo Padre ha avuto il coraggio di ricordare che la messa tradizionale non era mai stata abrogata, e di sopprimere gli effetti delle sanzioni canoniche portate contro i suoi vescovi, in seguito alle consacrazioni del 1988.


Essa non ignora l’opposizione che queste decisioni hanno suscitato, obbligando il Papa a giustificarsi davanti ai vescovi del mondo intero. Essa gli esprime la sua gratitudine per la forza e costanza di cui ha fatto prova nei suoi confronti in circostanze così difficili e lo assicura delle sue preghiere per il tempo che desidera ormai consacrare al raccoglimento.


Al seguito del suo fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, la Fraternità San Pio X, riafferma il suo attaccamento alla Roma eterna, Madre e Maestra di Verità, e alla sede di Pietro. Essa ribadisce il suo desiderio di portare il proprio contributo, secondo le sue possibilità, a risolvere la grave crisi che scuote la Chiesa. Essa prega perché, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, i Cardinali del prossimo conclave eleggano il Papa che, secondo la volontà di Dio, opererà per la restaurazione di ogni cosa in Cristo (Ef. 1,10)".



Caterina63
00martedì 12 febbraio 2013 00:19
http://cdn.download.repubblica.it/images/2013/02/11/191158983-85f33b3e-818c-4091-b1d5-9cb3fff98951.jpg
L'immagine del giorno è di Alessandro Di Meo, fotografo dell'agenzia Ansa. Il fotoreporter è riuscito a catturare la caduta di un fulmine sulla cupola di San Pietro proprio nel giorno dell'annuncio delle dimissioni di papa Benedetto XVI (ansa)

Dimissioni del Papa, evento «apocalittico»


di Massimo Introvigne

11-02-2013

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Le dimissioni di Benedetto XVI – cui in questo momento va tutto il commosso affetto di chi per anni su queste colonne ha commentato quotidianamente il suo Magistero – costituisce un avvenimento tecnicamente «apocalittico». Ma questa parola va intesa correttamente. Il riferimento non è alle bufale, che circolano ampiamente su Internet, sulle false profezie attribuite nel Rinascimento al santo vescovo irlandese Malachia di Aarmagh (1094-1148) o ad altri annunci della fine del mondo, del tutto estranei allo stile cattolico.
L’aggettivo «apocalittico», ben compreso, non contiene nessuna predizione cronologica quanto alla fine del mondo, ma indica che viviamo in un tempo di estrema difficoltà per la Chiesa e per la società, in cui un processo plurisecolare di scristianizzazione si «rivela» come putrefazione finale, con una virulenza antireligiosa, anticristiana e anticattolica inaudita.

Nel celebre discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006 e nella sua enciclica del 2007 «Spe salvi» – una grande enciclica, decisiva per l’interpretazione della storia, della cui insufficiente eco tra i cattolici il Papa ha avuto più volte a dolersi – Benedetto XVI ha mostrato precisamente come siamo arrivati davvero in fondo a un processo che ci ha progressivamente allontanato dalla sintesi di fede e ragione faticosamente costruita dall’Europa cristiana in tanti secoli di preghiera, studio e lavoro. Prima Martin Lutero (1483-1546), insieme al razionalismo del Rinascimento, butta via la ragione, aprendo la strada a un pericoloso fideismo e avviando la distruzione della cristianità medievale. Poi l’Illuminismo, con il pretesto di rivalutare la ragione, la separa radicalmente dalla fede, diventa laicismo e finisce per compromettere l’integrità stessa di quella ragione che dichiarava di voler salvare. In terzo luogo le ideologie del Novecento, criticando l’idea astratta di libertà dell’Illuminismo, finiscono per mettere in discussione l’essenza stessa della libertà, trasformandosi in macchine sanguinarie di tirannia e di oppressione. Infine la quarta tappa: il nichilismo contemporaneo, caratterizzato da un relativismo aggressivo che diventa «dittatura» e attacca i santuari della vita e della famiglia.

Nell’enciclica «Caritas in veritate» del 2009 Benedetto XVI illustra come, diventando politica, la dittatura del relativismo si presenti insieme come attacco ai principi non negoziabili, anzitutto attacco alla vita, e come tecnocrazia. «La questione sociale è oggi diventata radicalmente questione antropologica», e – come ha ripetuto nel viaggio in Germania del 2011 e nello storico discorso al Parlamento tedesco, il Bundestag – ormai non si nega più soltanto la legge di Dio, si afferma pure che non esiste una legge naturale.

In molti testi, in particolare nei messaggi annuali per la Giornata Mondiale della Pace e nei discorsi rivolti ogni anno al Corpo Diplomatico, il Pontefice aggiunge che la gravissima negazione della libertà religiosa anche in Europa e in Occidente fa da inquietante sfondo a queste negazioni. Nel discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012 il Papa mostra come la malattia della nostra civiltà sia arrivata a una fase davvero terminale con l’ideologia del gender e la teoria secondo cui non abbiamo una natura umana di uomo o di donna ma possiamo semplicemente inventarcela. «La profonda erroneita? di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente e? evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeita?, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli e? data come fatto precostituito, ma che e? lui stesso a crearsela». Ma «dove la liberta? del fare diventa liberta? di farsi da se?, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con cio?, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio». Che si sia potuti arrivare alla negazione di Dio e alla negazione dell’uomo mostra il carattere finale, dopo tante altre rivoluzioni, della «rivoluzione antropologica» dei nostri giorni.

Finale rispetto a un processo plurisecolare di attacco alla Chiesa, e dunque – ancora, senza nessun riferimento a una fine del mondo di cui sappiamo di non sapere né il giorno né l’ora – «apocalittico». A torto considerato poco interessato ai messaggi profetici, Benedetto XVI ne ha invece commentati a più riprese soprattutto due, che già da prima di diventare Pontefice lo hanno sempre interessato e ispirato, il messaggio di Fatima e le profezie di santa Ildegarda di Bingen (1098-1179).

Pellegrino a Fatima nel 2010, il Papa ha così riassunto il messaggio della Madonna del 1917: «L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo». Al cuore del messaggio di Fatima vi è un giudizio sulla storia, e in particolare sulla storia moderna. Le tragedie annunciate a Fatima non sono finite con la fine delle ideologie del XX secolo e del comunismo, cui pure il messaggio del 1917 si riferisce. La crisi non è risolta. Da un certo punto di vista è oggi più seria che mai, perché è anzitutto crisi di fede, quindi crisi morale e sociale.

«La fede – sono ancora parole del viaggio in Portogallo – in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata» «Molti dei nostri fratelli vivono come se non ci fosse un Aldilà, senza preoccuparsi della propria salvezza eterna» All’interno stesso della Chiesa non mancano infedeltà, fraintendimenti, assenza di sano realismo. «Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?».

E la stessa terza parte del segreto di Fatima – la visione di un Papa che muore raggiunto da «colpi di arma da fuoco e frecce» – nel viaggio del 2010 è stata riferita da Benedetto XVI non solo all’attentato al beato Giovanni Paolo II (1920-2005), cui lo stesso cardinale Ratzinger l’aveva collegata rivelandola al mondo nel 2000. Ma anche – le profezie hanno sempre più di un significato – agli attacchi rivolti alla stessa persona di Benedetto XVI, dall’esterno (i colpi di arma da fuoco, che partono da più lontano) della Chiesa ma anche dal suo interno (le frecce). «Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio – aveva detto ancora il Pontefice a Fatima – vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa».

Vi è qui un accenno alla questione dei preti pedofili – alla sua tremenda realtà, e insieme agli attacchi strumentali portati al Papa prendendola come punto di partenza – che ha indotto Benedetto XVI anche a rileggere e commentare le profezie anch’esse «apocalittiche», della suora medievale tedesca Ildegarda di Bingen, che ha voluto proclamare dottore della Chiesa nel 2012. Ai preti pedofili, e alla crisi nella Chiesa in generale – che è anche crisi di fedeltà al Papa e al Magistero – il Pontefice ha riferito un brano delle profezie d’Ildegarda, che ha voluto leggere integralmente nell’udienza del 20 dicembre 2010 alla Curia Romana, una delle udienze per gli auguri natalizi cui Benedetto XVI ha dato particolare importanza, pronunciando ogni anno un discorso riassuntivo dei temi centrali del suo Magistero nei dodici mesi precedenti.

Leggiamolo anche noi, leggiamolo con il Papa. «Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: ‘Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!’
E proseguì: ‘Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità’. E sentii una voce dal cielo che diceva: ‘Questa immagine rappresenta la Chiesa’».

La decisione inattesa e storicamente unica di Benedetto XVI sarà ancora commentata nei giorni prossimi, da tanti punti di vista. Ma il giudizio sul carattere veramente «apocalittico» dell’ora presente – un giudizio molto articolato sulla storia, letta anche alla luce del messaggio di Fatima e delle profezie di santi come Ildegarda – è uno degli sfondi di questa sorprendente decisione.





Caterina63
00mercoledì 13 febbraio 2013 13:51
L’UDIENZA GENERALE,  13.02.2013 Mercoledì delle Ceneri
 
Così all'inizio dell'Udienza:

Benedetto XVI: la Chiesa è di Cristo, il Signore ci guiderà, grazie per il vostro amore e la vostra preghiera

Grande accoglienza e affetto per Benedetto XVI oggi durante la sua penultima udienza generale del Pontificato, nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Queste le parole rivolte all'inizio dell'udienza ai fedeli presenti:   

Cari fratelli e sorelle come sapete ho deciso … (applausi) grazie per la vostra simpatia… ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e la preghiera con cui mi avete accompagnato… (applausi) … grazie! Ho sentito quasi fisicamente, in questi giorni per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà. (applausi)
 





Caterina63
00mercoledì 13 febbraio 2013 22:14
INDIRIZZO DI OMAGGIO DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO TARCISIO BERTONE



Beatissimo Padre,

con sentimenti di grande commozione e di profondo rispetto non solo la Chiesa, ma tutto il mondo, hanno appreso la notizia della Sua decisione di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore dell'Apostolo Pietro.

Non saremmo sinceri, Santità, se non Le dicessimo che questa sera c'è un velo di tristezza sul nostro cuore. In questi anni, il suo Magistero è stato una finestra aperta sulla Chiesa e sul mondo, che ha fatto filtrare i raggi della verità e dell'amore di Dio, per dare luce e calore al nostro cammino, anche e soprattutto nei momenti in cui le nubi si addensano nel cielo.

Tutti noi abbiamo compreso che è proprio l'amore profondo che Vostra Santità ha per Dio e per la Chiesa che L’ha spinta a questo atto, rivelando quella purezza d’animo, quella fede robusta ed esigente, quella forza dell'umiltà e della mitezza, assieme ad un grande coraggio, che hanno contraddistinto ogni passo della Sua vita e del Suo ministero, e che possono venire solamente dallo stare con Dio, dallo stare alla luce della parola di Dio, dal salire continuamente la montagna dell'incontro con Lui per poi ridiscendere nella Città degli uomini.

Santo Padre, pochi giorni fa con i Seminaristi della sua diocesi di Roma, Ella ci ha dato una speciale lezione, ha detto che essendo cristiani sappiamo che il futuro è nostro, il futuro è di Dio, e che l’albero della Chiesa cresce sempre di nuovo. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre. Servire la Chiesa nella ferma consapevolezza che non è nostra, ma di Dio, che non siamo noi a costruirla, ma è Lui; poter dire noi con verità la parola evangelica: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10), confidando totalmente nel Signore, è un grande insegnamento che Ella, anche con questa sofferta decisione, dona non solo a noi, Pastori della Chiesa, ma all’intero Popolo di Dio.

L’Eucaristia è un rendere grazie a Dio. Questa sera noi vogliamo ringraziare il Signore per il cammino che tutta la Chiesa ha fatto sotto la guida di Vostra Santità e vogliamo dirLe dal più intimo del nostro cuore, con grande affetto, commozione e ammirazione: grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore della vigna del Signore, un lavoratore, però, che ha saputo in ogni momento realizzare ciò che è più importante: portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio. Grazie!

Bollettino Ufficiale Santa Sede






Caterina63
00giovedì 14 febbraio 2013 15:25

Per capire meglio la "rinuncia" all'ufficio di Pontefice

 


Ann Schneible ha intervistato, per l'agenzia ZENIT, Manuel Jesus Arroba, professore di diritto processuale canonico alla PUL, riguardo alle implicazioni canoniche che si hanno quando un pontefice vivente sceglie di rinunciare. Davvero interessanti i risvolti spirituali a paritre dal punto di vista del Diritto che vengono mostrati da questa intervista.


Un "papa emerito" non può esistere
i risvolti giuridici della rinuncia di Benedetto XVI
 
All'indomani dello storico annuncio da parte di papa Benedetto XVI, un professore di diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense (PUL), fa luce sul processo di rinuncia secondo il Codice di Diritto Canonico.
Il Santo Padre ha dato il suo annuncio lunedì mattina durante un concistoro per proclamare tre imminenti canonizzazioni, informando i cardinali che avrebbe concluso il suo pontificato la sera del 28 febbraio 2013.

Quali sono state le sue impressioni alla notizia della rinuncia del Santo Padre?
Manuel Jesus Arroba: Ovviamente nell’apprendere qualunque notizia c’è una componente emotiva, quindi, in questo caso c’è stata una notevole sorpresa, unita ad emozione per l’affetto verso la persona di Benedetto XVI. Da “freddo intellettuale”, devo dire di aver provato una certa gioia nel vedere di fatto tradotto in un caso concreto qualcosa che è essenziale per la vita della Chiesa: gli uffici di responsabilità nel governo della Chiesa hanno l’occasione di manifestarsi come un vero servizio. Gli incarichi non esistono per le persone: sono le persone che sono chiamate a svolgere, attraverso gli incarichi, una vocazione alla quale sono stati chiamati dal Signore, naturalmente in questo caso attraverso la mediazione del Collegio Cardinalizio che affida questo ufficio. Ma ha senso mantenerlo solo se si è nelle condizioni di portarlo avanti. Da questo punto di vista ho ammirato l’autenticità vocazionale di Benedetto XVI.

Può spiegarci il funzionamento della norma canonica che permette la rinuncia di un Pontefice?
Manuel Jesus Arroba: Proprio perché si tratta di un ufficio e di un servizio, canonicamente per ogni ufficio sono previste norme di accesso e di cessazione dello stesso. La morte è solo una delle modalità di cessazione di un ufficio; altre modalità sono i trasferimenti e la rimozioni (anche penali). La modalità che meglio rispecchia la natura di servizio che svolgono questi uffici è la rinuncia. Nel caso del Papa essa è prevista dal Codice di Diritto Canonico ed è analoga ad ogni altra rinuncia, con una sola distinzione: tutte le rinunce devono essere compiute da persone capaci, quindi libere, non possono essere frutto di una coazione, di una violenza o di un momento di turbamento. Inoltre devono essere rese manifeste in modo valido: questa modalità per alcuni uffici richiede un atto solenne. Nel suo caso Benedetto XVI come modo di renderla formalmente manifesta, ha compiuto una dichiarazione, non una richiesta. L’ha comunicata ad un gruppo ristretto di cardinali durante un Concistoro. Infine ogni rinuncia per avere piena efficacia deve essere accettata dal superiore al quale è collegato ciascuno degli uffici: nel caso del Papa, non essendoci alcun grado superiore, la rinuncia non deve essere accettata da nessuno ma solo manifestata liberamente. Infatti il Papa non ha usato l’espressione “richiedo” ma “dichiaro”.

Da un punto di vista canonico, cosa succederà a Benedetto XVI? Sarà un “papa emerito”? Quando morirà, sarà sepolto a San Pietro come i suoi predecessori?
Manuel Jesus Arroba: Il fatto che la fine del pontificato non avvenga a causa della morte ma per una rinuncia, non preclude assolutamente che papa Ratzinger possa avere la tomba in San Pietro ma questa è una situazione un po’ lugubre da pensare… Giuridicamente di Papa ce n’è soltanto uno. Un “papa emerito” non può esistere: l’ufficio da lui ricoperto è supremo, ovvero il più alto in responsabilità. Benedetto XVI ha dichiarato che nei prossimi anni servirà la Chiesa in modo diverso, non più nell’ufficio di Sommo Pontefice ma nella preghiera e nello studio. Questo servizio è quello dello studioso, per certi versi del monaco e del contemplativo ma non più quello dell’uomo di governo. Di papa, quindi, ce n’è solo uno, anche se rimane in vita chi ne ha ricoperto precedentemente la carica e non è la prima volta che ciò si verifica nella storia della Chiesa, anche se questi casi non sono molto frequenti: qui in Italia tutti hanno presente il caso di Celestino V che fu un monaco eletto papa in un conclave difficile e che dopo poco tempo ritenne di non poter prestare adeguatamente il servizio, pertanto si ritirò. Ci sono tuttavia stati altri casi meno conosciuti.

È comunque una situazione straordinaria per la Chiesa ma non è la prima volta: è normale comprendere che è anche cambiata la componente della vita fisica delle persone che normalmente dura di più ma non per questo è sempre accompagnata dalla possibilità di servire ugualmente bene, come dice il Papa nel suo caso. In più sono anche cambiati il volume e la quantità della sfide che vengono presentate alla Chiesa non in quanto tale ma come Santa Sede, cioè come ufficio supremo. Nella società e nella comunicazione, in particolare, sono molto più abbondanti le sfide che richiedono sufficiente vigore, come ha detto il Papa.

In conclusione, ha altro da aggiungere?

Manuel Jesus Arroba: Il Papa ha il ministero di confermare nella fede, ovviamente, quindi per l’ufficio del Romano Pontefice, sarà eletto un altro per questo servizio. È interessante in questa circostanza vedere la normalità della Chiesa che passa da una sede piena a una sede vacante, per poi passare nuovamente ad una sede piena, secondo le norme già previste, quindi secondo la costituzione vigente nel caso di sede vacante. La sede vacante è una cosa, la morte del papa è un’altra. La morte del Papa è solo una modalità di produzione della sede vacante, la rinuncia è un secondo modo.

(13 Febbraio 2013)


Testo preso da: Cantuale Antonianum http://www.cantualeantonianum.com/#ixzz2KsppRqL8
http://www.cantualeantonianum.com




Caterina63
00venerdì 15 febbraio 2013 13:41

Intervista di Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X

rilasciata al giornale Nouvelles de France

15 febbraio 2013


Mons. Fellay è il Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da Mons. Lefebvre. Egli parla con Nouvelles de France dei tentativi di avvicinamento della FSSPX con Roma, che hanno segnato il pontificato di Benedetto XVI.



Monsignore, apprezzerebbe il fatto che l’ultimo atto principale del pontificato di Benedetto XVI fosse la reintegrazione della Fraternità San Pio X?

Per un breve istante ho pensato che annunciando la sua rinuncia, Benedetto XVI potesse fare forse un ultimo gesto nei nostri confronti come Papa. Detto questo, vedo difficilmente come questo possa essere possibile. Probabilmente bisognerà attendere il prossimo Papa. Le dico anche, a rischio di sorprenderla, che per la Chiesa vi sono dei problemi più importanti di quello della Fraternità San Pio X, e in qualche modo è regolando questi che si regolerà il problema della Fraternità.

Certuni dicono che Lei si augura che Roma riconosca il rito ordinario come illecito, può chiarire questo punto?

Siamo perfettamente coscienti che è molto difficile chiedere alle autorità una condanna della nuova Messa. In realtà, se si correggesse ciò che dev’essere corretto, questo sarebbe già un gran passo.

Come si può fare?

Questo può essere realizzato con un’istruzione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti. Non è poi così complicato in fin dei conti. Io penso che vi sono dei cambiamenti importanti da fare a causa di gravi e pericolose deficienze che fanno sì che questo rito sia condannabile. La Chiesa può benissimo effettuare queste importanti correzioni senza perdere la faccia o la sua autorità. Ma io vedo attualmente l’opposizione di una parte dei vescovi alla legittima richiesta del Papa di correggere, nel canone della Messa, la traduzione del «pro multis» con «per molti» e non con «per tutti», traduzione falsa che si ritrova in diverse lingue.

Pensa di parlare del Concilio Vaticano II?

Per quanto riguarda il Vaticano II, come per la Messa, noi riteniamo che sia necessario chiarire e correggere un certo numero di punti che sono, sia errati sia forieri d’errore. Detto questo, noi non ci aspettiamo che Roma condanni il Vaticano II prima di un lungo tempo. Essa può ricordare la Verità, correggere discretamente gli errori e salvaguardare la sua autorità. Tuttavia, noi pensiamo che la Fraternità, denunciando certi punti litigiosi, apporti la sua pietra all’edificio del Signore.

In concreto, voi sapete bene che le vostre rivendicazioni non saranno soddisfatte da un giorno all’altro.

Certo, ma un po’ la volta lo saranno, io penso. E arriverà un momento in cui la situazione diventerà accettabile e potremo trovarci d’accordo, anche se oggi questo non sembra possibile.

Lei ha incontrato Benedetto XVI nei primi mesi del suo pontificato, può dirci qual è stata la sua impressione in quel momento?

Posso dire che ho incontrato un Papa che aveva un sincero desiderio di realizzare l’unità della Chiesa, anche se non siamo riusciti ad accordarci. Ma, mi creda, io prego per lui tutti i giorni.

Qual è stato secondo Lei l’atto più importante del suo pontificato?

Io penso che senza dubbio, l’atto più importante sia stato la pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, che accorda ai preti del mondo intero la libertà di celebrare la Messa tradizionale. Egli l’ha fatto, bisogna dirlo, con coraggio, poiché vi erano delle opposizioni. Peraltro, penso che quest’atto alla lunga porterà dei frutti molto positivi.


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Il comunicato,  della Casa Generalizia della Fraternità San Pio X


" La Fraternità San Pio X ha appreso il subitaneo annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI che saranno effettive la sera del 28 febbraio 2013. Malgrado le divergenze dottrinali manifestate ancora in occasione dei colloqui teologici tenuti fra il 2009 e il 2011, la Fraternità San Pio X non dimentica che il Santo Padre ha avuto il coraggio di ricordare che la messa tradizionale non era mai stata abrogata, e di sopprimere gli effetti delle sanzioni canoniche portate contro i suoi vescovi, in seguito alle consacrazioni del 1988.


Essa non ignora l’opposizione che queste decisioni hanno suscitato, obbligando il Papa a giustificarsi davanti ai vescovi del mondo intero. Essa gli esprime la sua gratitudine per la forza e costanza di cui ha fatto prova nei suoi confronti in circostanze così difficili e lo assicura delle sue preghiere per il tempo che desidera ormai consacrare al raccoglimento.


Al seguito del suo fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, la Fraternità San Pio X, riafferma il suo attaccamento alla Roma eterna, Madre e Maestra di Verità, e alla sede di Pietro. Essa ribadisce il suo desiderio di portare il proprio contributo, secondo le sue possibilità, a risolvere la grave crisi che scuote la Chiesa. Essa prega perché, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, i Cardinali del prossimo conclave eleggano il Papa che, secondo la volontà di Dio, opererà per la restaurazione di ogni cosa in Cristo (Ef. 1,10)".


Caterina63
00mercoledì 20 febbraio 2013 11:14

MEGLIO TARDI CHE MAI!!!
Per il giorno 28 arriva il Mea Culpa dei Vescovi e Cardinali al Pontefice ? chissà......

I vescovi tedeschi chiedono perdono al Papa. I cardinali pronuncino solenne mea culpa il 28 febbraio (R.)

 


L'arcivescovo presidente della Conferenza episcopale tedesca sul pontificato di Benedetto XVI

Verità chiarezza e misericordia


di Robert Zollitsch


In un certo senso tutta la Germania è stata partecipe dell'onore che toccò in sorte al cardinale Joseph Ratzinger, quando il 19 aprile 2005 i cardinali riuniti in conclave lo elessero vescovo di Roma e successore di Pietro. «Siamo Papa» si sentì dire in un misto di orgoglio e di gioia. Oggi, otto anni dopo, prevale il senso di profondo rispetto e riconoscenza, al quale però si mescola anche una certa malinconia. Un commiato è sempre doloroso, soprattutto quando si tratta di una persona conosciuta e stimata.

Papa Benedetto XVI ha lottato durante tutta la sua vita per cercare di penetrare nell'inafferrabile mistero di Dio. In grande umiltà vuole avvicinarsi a Dio e farsi svelare con tutti i sensi da Lui stesso chi è Dio e che cosa Dio vuole per gli uomini. Con la preghiera e nella celebrazione dei sacramenti, ma anche con i mezzi propri dell'uomo, quelli della ragione, e nella sempre nuova penetrazione della Sacra Scrittura, della dottrina dei Padri e delle regole della Chiesa, la sua vita è tutta dedicata all'avvicinamento a Dio.
Questa scelta fondamentale della sua vita segna il nostro Santo Padre in un modo così trasparente che tutti ne stimano l'autorità spirituale e intellettuale. Lo fa perfino la maggior parte di coloro che, a causa di singole decisioni o modi di vedere, non possono o non vogliono capirlo. Pertanto faremmo bene a vedere nella sua decisione di deporre tra qualche giorno la carica episcopale ciò che essa vuole essere: espressione di una vita di credente, che è ben consapevole di due cose: che conosce la dignità dell'uomo -- la quale consiste nel testimoniare Dio in questo mondo, sostenuto dal mandato della Chiesa -- ma che conosce anche la finitezza dell'uomo, che lo porta a riconoscere gli stretti limiti delle proprie forze e infine a vivere con la fiducia che è Dio, e non l'uomo, colui da cui dipende la riuscita.

Durante la sua visita in Germania di due anni fa, il Santo Padre ha ripetutamente affermato che la Chiesa attinge l'acqua della sua vitalità dalle proprie sorgenti trascendenti divine e non pesca nel torbido di un uso ingenuo e a rischio di delusioni delle forze di questo mondo. Ha particolarmente insistito sul giusto rapporto della Chiesa con il mondo nel suo discorso programmatico nella nostra Konzerthaus a Friburgo. Oggi sappiamo meglio di allora che egli voleva far risaltare il giusto e importante messaggio della sua vita: attingete alle sorgenti della salvezza e non accettate la salvezza da nessun altro che dal Signore.

In realtà questo messaggio ha caratterizzato i suoi discorsi e il suo comportamento durante tutto il periodo del suo pontificato. La concezione dell'uomo viene definita dalla fede in Dio e Benedetto XVI ha avuto una concezione dell'uomo molto positiva durante tutta la sua vita; l'uomo infatti rispecchia Dio, in quanto fatto a sua immagine, ed è stato redento e ricondotto vicino a Dio grazie a nostro Signore Gesù Cristo. Sono in particolar modo le forze estetiche e la ragione a caratterizzare l'uomo e Papa Benedetto XVI aggiungerebbe: la sua capacità d'amore.

Per questo motivo è stato con tutto il cuore teologo: un uomo che vorrebbe comprendere e mettere in evidenza l'autorivelazione di Dio. Tutti noi ci siamo fatti guidare e prendere per mano dalla forza di persuasione e dell'espressione del-l'opera di Joseph Ratzinger, l'ultima volta in occasione dell'ultimo Natale, quando a conclusione della sua trilogia su Gesù ci ha regalato il prologo sulla storia dell'infanzia di Gesù.

Sono certo che l'alta opinione che il Santo Padre nutre nei confronti dell'uomo ha il suo fondamento nelle esperienze della sua casa paterna e nella vita religiosa del giovane Joseph Ratzinger.

La sicurezza affettiva in uno spazio d'amore fa maturare in lui le convinzioni basilari della sua vita. Con altrettanta chiarezza Papa Benedetto XVI avverte anche ciò che è mortificante nella cattiveria e nel fallimento dell'uomo. Non che lui si limiti a condannare e a denunciare con freddezza sviluppi tragici e dolorosi nell'uomo e nella società. È andato a visitare in prigione chi in passato era stato uno dei suoi più stretti collaboratori. Ma ha voluto esprimere con chiarezza le sue valutazioni riguardo alla superficialità e alle deformazioni di una società che si separa dalle sue radici cristiane, così come sul fallimento di coloro che non lavorano per la riconciliazione e la pace giusta, ma che lasciano corso alla violenza nelle sue molteplici forme. No, Papa Benedetto XVI non ha voluto rinunciare a chiamare con il loro nome le forze distruttrici e ostili alla vita del mondo e degli uomini.

Tutto ciò però nello spirito della sincerità e dell'autocritica. Nessuno come lui ha espresso apertamente il fatto che la Chiesa è fallibile e sottoposta a tentazioni. Con onestà ha parlato delle terribili, permanenti ferite, che sacerdoti e altri rappresentanti della Chiesa hanno inferto a giovani umiliandoli con atti di violenza sessuale. A Roma e nei suoi molti viaggi ha trovato chiare parole di condanna degli abusi sessuali e alle parole ha fatto seguire anche i fatti, incontrandosi con le vittime.

Se Papa Benedetto XVI, con la libertà che viene dalla fede, ha parlato apertamente di aspetti distruttivi e falsi della società e della vita religiosa, non lo ha mai fatto a voce alta e tanto meno con presunzione. Egli voleva -- lo ha detto ripetutamente -- essere «un umile operaio nella vigna del Signore» e uno che conosce la meravigliosa forza della misericordia.
Anche la forza della compassione, per la quale ricordiamo quale esempio le belle parole pronunciate durante l'incontro delle famiglie a Milano nel 2012, quando raccontò di come lo tormentasse il fatto che nella società moderna la vita familiare fosse diventata così fragile e difficile e che la Chiesa deve essere vicina a tutte le vittime di queste situazioni come a fratelli e sorelle. Verità, chiarezza e misericordia sono le tre colonne del pensiero e del comportamento che ci restano particolarmente impresse da questo Pontificato che sta per terminare.

Quanto può essere infinitamente difficile esercitare la compassione lo ha dovuto recentemente provare Benedetto XVI stesso quando venne ingannato da persone nella stretta cerchia dei suoi collaboratori: non gli fu concesso neppure questo importante spazio di protezione e di personale intimità.

Il Santo Padre è riuscito anche a porre accenti politici, innanzitutto in occasione dei suoi viaggi. Quali esempi vorrei citare solo i viaggi in Polonia dove lui, il Papa tedesco, ha visitato il campo di concentramento di Auschwitz, o i soggiorni nel Vicino Oriente, specialmente in Israele e Palestina o anche negli Stati Uniti d'America e in Australia.
Ma anche in relazione all'avvicinamento ecumenico delle Chiese e delle comunità il Santo Padre non ha fatto mancare passi e iniziative coraggiose. Ciò vale soprattutto per le Chiese ortodosse, soprattutto della Russia. Il Papa è andato incontro alle grandi religioni, che gliene sono state grate, soprattutto gli ebrei e il mondo dell'islam.

Non tutto è andato bene a Papa Benedetto XVI. È stato criticato e naturalmente non poteva soddisfare le numerosissime aspettative, l'una dipendente dall'altra, di tante persone in tutto il mondo. Dirlo è una cosa ovvia e parte della sincerità che Papa Benedetto XVI desidera e pratica. Nel gesto dell'avvicinamento alla Fraternità sacerdotale San Pio X, ad esempio, ha investito molte energie, ma non ha raggiunto lo scopo. È esposto alla loro incomprensione come alla delusione di altri sull'altra sponda dello spettro religioso, che si aspettavano determinate riforme nella Chiesa.

Papa Benedetto XVI ne ha sofferto molto, pur portando avanti il suo servizio con fermezza e costanza, sapendo che lavora su mandato di un Altro, di Uno più grande. Sul modello di Cristo ha quindi sopportato anche ostilità e ingiustizia. Nel suo discorso di Roma, all'inizio della settimana, il Papa ha chiesto perdono per tutti i suoi errori.

Nella mia qualità di presidente della nostra Conferenza episcopale vorrei invece chiedergli perdono per tutti gli errori che forse sono stati fatti nei suoi confronti dalla Chiesa in Germania.

Mi faccio soprattutto portavoce dei molti milioni di persone in Germania e di tutti i credenti che sentono una grande gratitudine per il suo servizio, che si sentono spiritualmente nutriti e sostenuti nei loro sforzi di fede, che hanno visto il suo servizio come quello di un buon pastore e costruttore di ponti. Con grande forza vorrei dire anche grazie per il fatto che il nostro Santo Padre ha alimentato la nostra gioia di essere cattolici e di trovare nella Chiesa una patria che non ci possono togliere né la morte né nessuna potenza di questo mondo.

(©L'Osservatore Romano 20 febbraio 2013)


Stona quel "forse". La richiesta di perdono deve essere fatto senza se, senza ma e senza forse.

Apprezzo comunque il gesto significativo dei vescovi tedeschi. Non mi sembra che altri episcopati abbiano avuto la stessa delicatezza.
Sarebbe bellissimo se il 28 febbraio, in occasione dell'ultimo incontro del Papa con i cardinali, questi ultimi pronunciassero un solenne "mea culpa" nei confronti del Santo Padre.
Di motivazioni ce ne sono a volonta'.
Sarebbe un gesto di distensione anche verso i fedeli perche' consentirebbe a noi tutti di guardare con piu' benevolenza al collegio cardinalizio.
R.



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  e aggiungo:

il MEA CULPA è diventato una specie di camomilla della coscienza da quando hanno IMPOSTO alla Chiesa di chiedere perdono perchè in passato HA DIFESO LA DOTTRINA…. rileggiamo il documento nel quale l’allora cardinale Ratzinger correggeva le false interpretazioni al mea culpa di GPII per il Giubileo….
Un mea culpa, l’ennesimo, pretende DI IMPORRE oggi il cardinale Kock per FESTEGGIARE Lutero nel 2017 dimenticando che in quell’anno cade IL CENTENARIO DELLA MADONNA DI FATIMA che ha difeso dal Cielo la FEDE CATTOLICA e la sua dottrina….

Me lo ero chiesto dopo l’11 Febbraio: tutti che giustificano le dimissioni del Papa con “atto coraggioso, umile, sofferto” ma nessuno che ha detto, tra i prelati: “CI PERDONI SANTO PADRE….”
ora le scuse vengono, meglio tardi che mai!! se non altro per insegnare davvero qualcosa al gregge DISPERSO E CONFUSO…. e che aveva come punto di riferimento SOLO IL PAPA….
luce e faro in questa valle di imbrogli, inciuci, carrierismo, strapotere…..

C’è una profezia che parla dei TRE GIORNI DI BUIO SULLA TERRA….
leggendo accennare al Venerdì Santo, mi viene in mente che potrebbero essere questi i tre giorni della profezia…. il buio è pesto e risplendono solo le candele accese dal MAGISTERO DI BENEDETTO XVI….
basta sfogliare i siti diocesani per capire che ancora una volta, il messaggio per la Quaresima e le prime catechesi di quest’anno portano la sola firma di un umile pastore della vigna: Joseph Ratzinger, Sommo Pontefice Benedetto XVI….




Caterina63
00sabato 23 febbraio 2013 15:04

Benedetto XVI malore

[SM=g1740720]


Caterina63
00domenica 24 febbraio 2013 18:59
[SM=g1740738]ULTIMO ANGELUS DI PAPA BENEDETTO: LA TRASFIGURAZIONE....

Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze







LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS , 24.02.2013

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Grazie per il vostro affetto!

Oggi, seconda domenica di Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della Trasfigurazione del Signore.
L’evangelista Luca pone in particolare risalto il fatto che Gesù si trasfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un anticipo della sua gloria.

E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). La presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica.
Commenta sant’Agostino: «[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).

Meditando questo brano del Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante.
Innanzitutto, il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo.
Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale.
Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).

Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze.
Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa.

DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Grazie! Ringraziamo il Signore per un po’ di sole che ci dona!



Rivolgo infine un cordiale saluto a voi tutti di lingua italiana. Io so che sono presenti molte diocesi, rappresentanti di parrocchie, associazioni, movimenti, istituzioni, come pure tanti giovani, anziani e famiglie. Vi ringrazio per l’affetto e per la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie! In preghiera siamo sempre vicini. Grazie a voi tutti!














GRAZIE BENEDETTO XVI!!!

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Caterina63
00domenica 24 febbraio 2013 22:30
[SM=g1740717] [SM=g1740720] “Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione.
Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa
continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo
più adatto alla mia età e alle mie forze”.

“…il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo.
Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra
vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe
voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione”.

“Vi ringrazio per l’affetto e la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona
e per la Chiesa. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana. Grazie, nella preghiera siamo sempre vicini!”.


Sono queste le parole con le quali Benedetto XVI si è congedato questa mattina dalle oltre 100 mila persone che hanno gremito Piazza San Pietro e l’inizio di Via della Conciliazione, nell’ultimo Angelus del Pontificato.
In sette lingue, il Papa ha ringraziato tutti i fedeli “per l’affetto e la condivisione” dimostratigli in questo “momento particolare” per lui e per la Chiesa.
segue il video della diretta.

www.gloria.tv/?media=404946





[SM=g1740717]

[SM=g1740738]

Caterina63
00martedì 26 febbraio 2013 11:58
[SM=g1740738] Il Movimento Domenicano del Rosario ringrazia Papa Benedetto XVI

Un video semplice ma affettuoso, per riepilogare 8 anni di profondo affetto filiale da parte nostra per un Pontefice davvero grande che ha saputo donarci un ricco e vasto materiale catechetico, apologetico, missionario, devozionale, mariano, ecclesiale, liturgico. Non manca davvero nulla in questo Pontificato benedettiano che non sia per noi occasione di conversione, preghiera, meditazione, studio, attività ecclesiale.
Grazie Benedetto XVI per tutto ciò che hai fatto per noi. Nel Rosario quotidiano nulla ci separerà dall'amore di quel Cristo che Vivo e vero nella Chiesa, hai sempre portato nelle nostre esistenze.
Ti vogliamo bene!!
www.gloria.tv/?media=405518



Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org


[SM=g1740717]

[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00mercoledì 27 febbraio 2013 14:32

L'ultima catechesi di Papa Benedetto:
In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa.
Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo.
Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi...



L’UDIENZA GENERALE, 27.02.2013

L’Udienza Generale di oggi, l’ultima del Pontificato del Santo Padre Benedetto XVI, si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro.
Erano presenti Cardinali e Vescovi, la Curia Romana, il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, i sacerdoti, parroci e seminaristi della diocesi di Roma, i dipendenti vaticani, pellegrini e fedeli provenienti da Roma, dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Il Papa ha tenuto la catechesi in lingua italiana, e, dopo averla riassunta in diverse lingue, ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!

Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.

Grazie di cuore! Sono veramente commosso! E vedo la Chiesa viva! E penso che dobbiamo anche dire un grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.

Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.

Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).

In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.

Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza.

E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre.

Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.

A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce.

Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma vediamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui.

Il "sempre" è anche un "per sempre" - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che orrei vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito.

Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore.
Grazie!










Caterina63
00giovedì 28 febbraio 2013 13:47
Il Papa rivolge le ultime parole ai Cardinali: Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza



INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I CARDINALI PRESENTI A ROMA PER IL SALUTO DI CONGEDO, 28.02.2013
 
Alle ore 11 di oggi, ultimo giorno del Suo Pontificato, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gli Em.mi Signori Cardinali presenti a Roma, per il saluto di congedo.
 Nel corso dell’udienza il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha rivolto al Papa un indirizzo di omaggio a nome di tutti i presenti.
 Quindi il Santo Padre, prima di salutare personalmente ogni singolo cardinale, ha pronunciato le parole che riportiamo di seguito:
 
PAROLE DEL SANTO PADRE  
 
Venerati e cari Fratelli!







 

 
Con grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha saputo farsi interprete dei sentimenti dell’intero Collegio: Cor ad cor loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della presenza del Signore risorto.

 Come ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo.
Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia.


 Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo dire - la ragione e la passione della vita. Mi lascio aiutare da un’espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell’anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Costituzione Lumen Gentium, nel suo ultimo libro, con una dedica personale anche per me; perciò le parole di questo libro mi sono particolarmente care.
Dice Guardini: La Chiesa "non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo".

E’ stata la nostra esperienza, ieri, mi sembra, in Piazza: vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri. Per questa è vera ed eloquente anche l’altra famosa espressione di Guardini: "La Chiesa si risveglia nelle anime". La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi.


 Rimaniamo uniti, cari Fratelli, in questo Mistero: nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia, che nessuno ci può togliere.
 Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per questo, con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.










**********************************

28.02.2013 14:27

(Benedetto XVI da San Celestino)

 

Rinuncia del Papa e san Gregorio Nazianzeno

Vista la drammatica situazione in cui ci troviamo, e pur non volendo nutrire le voci mediatiche che si pongono contro la scelta del Papa accusandolo quasi di "lesione al ruolo Petrino", oppure all'opposto, di stolti progressisti atti a rivendicare un cambiamento radicale del ruolo di Pietro che possa, con il futuro Pontefice modificare a suo piacimento la dottrina della Chiesa su svariati argomenti, oppure divagando su una serie di artificiosi articoli tendenti ad interpretare l'interpretabile, ci sembra comunque un dovere non tacere e rivolgere a noi stessi e a voi lettori articoli di riflessione lasciando aperta quella porta del Mistero che vede sempre e comunque lo Spirito Santo artefice e guida della Sposa di Cristo.

 

Vogliamo riportare dal sito Orizzonti Cristiani, questo eccellente passo che vogliamo fare nostro:

 

I precedenti in realtà sono abbondanti e molto significativi, ma non tanto nella storia dei papi, quanto nelle biografie dei padri della Chiesa antica. I grandi vescovi e teologi dei primi secoli, cresciuti in un mondo pagano e in uno spirito laico, non avevano certamente remore e sfumature nel parlare del proprio rapporto con le cariche ecclesiastiche, descritte come una tentazione da sfuggire in ogni modo.

Vi era in questo “elogio della fuga” un duplice intento, quello di evitare la tentazione del potere e quello di affermare la superiore dimensione mistica della “fuga mundi”, soprattutto a partire dal diffondersi del monachesimo nel IV secolo.

Potremmo ricordare tanti nomi della Chiesa d’Oriente e d’Occidente, da sant’Atanasio di Alessandria a sant’Agostino di Ippona, ma forse la testimonianza più adatta a comprendere il gesto del papa attuale è quella di san Gregorio Nazianzeno, grandissimo teologo e letterato della seconda metà del IV secolo in Cappadocia, che dopo essersi più volte sottratto alla carica episcopale fu “costretto” ad accettare quella più prestigiosa del tempo, il patriarcato di Costantinopoli.
Con la sua parola, i suoi famosi “discorsi teologici”, riconquistò alla vera fede un popolo quasi interamente traviato dall’eresia ariana, permettendo la celebrazione di uno dei più importanti Concili della storia della Chiesa, il Costantinopolitano I del 381, il cui simbolo di fede si ripete ancora oggi a memoria in tutte le chiese. Queste furono le sue accorate parole, alla fine di quello straordinario servizio alla Chiesa universale:

 

 « Lasciatemi riposare dalle mie lunghe fatiche, abbiate rispetto dei miei capelli bianchi ...

Sono stanco di sentirmi rimproverare la mia condiscendenza, sono stanco di lottare contro i pettegolezzi e contro l'invidia, contro i nemici e contro i nostri. Gli uni mi colpiscono al petto, e fanno un danno minore, perché è facile guardarsi da un nemico che sta di fronte.

Gli altri mi spiano alle spalle e arrecano una sofferenza maggiore, perché il colpo inatteso procura una ferita più grave (...)

Come potrò sopportare questa guerra santa?

Bisogna parlare di guerra santa così come si parla di guerra barbara. Come potrei riunire e conciliare questa gente? Levano gli uni contro gli altri le loro sedi e la loro autorità pastorale e il popolo è diviso in due partiti opposti (...) Ma non è tutto: anche i continenti li hanno raggiunti nel loro dissenso, e così Oriente e Occidente si sono separati in campi avversi” (Discorsi 42, 20-21) ».

 

 Anche Benedetto XVI può a buon diritto essere inserito nella lista dei padri della Chiesa contemporanea. Come Gregorio passò gli ultimi anni della sua vita nel silenzio e nella preghiera, componendo meravigliose poesie, così Joseph Ratzinger pregherà per noi, forse scrivendo testi altrettanto meravigliosi, lodando il Signore con il suo pianoforte e il suo sorriso.

P. Stefano Caprio

 

***

 

Si potrebbe essere pignoli e dire: ma san Nazianzeno non era il Papa e non era Vicario di Cristo, non era il successore di Pietro ..

Questo naturalmente detto fra noi perchè poi le polemiche stanno a zero davanti ai progetti di Dio del quale leggiamo: Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore (Is.55,8), e perché il senso stesso delle parole di san Gregorio Nazianzeno sono davvero le stesse che potrebbe pronunziare Papa Benedetto XVI per il nostro oggi.

Noi crediamo che la legittimazione dell'atto vada cercato anche nel come è mutato il ruolo del Papa da dopo il Concilio.

Prima i Papi non erano soggetti a spostamenti così vertiginosi e continui, non a caso dopo il Concilio di Trento e con la scoperta dell'America, il Papa invia i Nunzi apostolici per sostituirlo, non c'erano le Gmg e non c'era la necessità del Papa di "farsi vedere". Per non parlare di lunghissime Sedi Vacanti, persino due anni senza Pietro.

Con Paolo VI le cose cambiano, vedasi il gesto della Tiara che infatti non è mai stata abolita, ma che da allora lascia al Successore di Pietro la libertà se usarla o meno. Paolo VI "venderà" per altro la "sua" tiara, quella che gli regalarono i milanesi, e non ha mai venduto quelle appartenenti alla Sacrestia pontificia.

Il tarlo di una certa collegialità (tarlo, termine usato da Ratzinger nella presentazione del documento Communionis Notio e che più avanti tratteremmo con un articolo specifico) infiltrandosi cercherà di portare il ruolo petrino alla pari con gli altri vescovi.

Un tarlo che queste dimissioni, questa rinuncia, ripropone da parte di quelli che vogliono vedere nel gesto del Papa solo un marciume in atto a modificare il ruolo petrino.

Certo è che con Paolo VI il ruolo del Pontefice è cambiato, è diventato quasi un ruolo ad personam, un pò complici i Media che strumentalizzano parole e gesti di un pontefice adattandolo alle esigenze laiciste.

Un esempio lo abbiamo avuto con la malattia di Giovanni Paolo II. Egli ebbe il merito e come compito divino-pastorale di radunare i giovani dopo averli tolti dalle piazze ideologiche e partitiche. Il suo Successore, Benedetto XVI, ha avuto il compito di istruire alla vera dottrina questi giovani compiendo così anche una sorta di selezione naturale nella quale ci sono stati anche molti abbandoni dopo la morte del Pontefice.

Ma il Papa all'ultima Udienza del Mercoledì è stato chiaro, per chi vuole ben intendere questo gesto epocale: non è abbandonare la Chiesa.

Il Papa non è un superman come i Media avevano identificato nel suo predecessore.... e quindi è legittimamente suscettibile di rinuncia laddove le sue forze non fossero in grado di tenere il passo con le esigenze che spesso sono proprio mediatiche.

A luglio c'è la GmG e il Papa giustamente è preoccupato: andare o non andare? e in quale stato? in carrozzella attirando su di sè l'attenzione mediatica?

non è da Ratzinger....

Ha capito che sopraggiungendo la dura vecchiaia, i Media avrebbero cominciato a fare le pulci alla sedia a rotelle (non dimentichiamo i commenti acri, acerbi, quando Benedetto XVI salì per la prima volta sulla pedana mobile, catturando le prime pagine dei giornali con commenti davvero diabolici), ad ogni movimento del suo corpo, alla voce sempre più flebile.... una radiografia odiosa che tutti ben ricordiamo con il predecessore, che senza sua colpa il Papa era diventato una sorta di feticcio da adorare perchè malato e quindi DA COMPATIRE.


Noi crediamo che Ratzinger odi quella compassione laicista e mediatica alla quale non vuole offrire la sua vita.

Infine crediamo che Benedetto XVI abbia così lanciato un messaggio forte ai Cardinali: occorre un Papa forte ed energico per far fronte alle derive del mondo e non per compiacerle come certi commenti progressisti hanno avanzato!

Lui in 8 anni ha deposto ben oltre 20 vescovi dalle loro postazioni, l'ultima rinuncia l'ha accolta da O'Bryan....

Ora tocca al nuovo Papa! E noi siamo fiduciosi e crediamo che lo Spirito Santo avrà l'ultima parola allor quando il sacrificio, questo martirio bianco di Papa Benedetto, eleverà al Cielo (insieme al Popolo veramente santo e che solo Dio sa riconoscere come tale), suppliche e preghiere per le quali ci consola sapere dalla parola di Dio che:

"a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati" (Mt.24, 22).

 

***


Maggiori informazioni http://anticlericali-cattolici.webnode.it/news/benedetto-xvi-la-rinuncia-e-san-gregorio-nazianzeno/

[SM=g1740738]
Caterina63
00giovedì 28 febbraio 2013 22:04

BENEDETTO XVI: DESIDERO LAVORARE PER IL BENE DELLA CHIESA E DELL'UMANITÀ

Città del Vaticano, 28 febbraio 2013 (VIS). Questo pomeriggio poco dopo le 17:00, Benedetto XVI ha lasciato, per l'ultima volta da Sommo Pontefice, il Vaticano. Pochi minuti prima, nel Cortile di San Damaso il Papa, davanti ad un picchetto della Guardia Svizzera Pontificia che gli rendeva gli onori, aveva preso congedo dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e da altri membri del medesimo Dicastero. Erano anche presenti il Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Santo Padre per la Diocesi di Roma ed il Cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Alla cerimonia hanno assistito numerosi dipendenti della Santa Sede accompagnati dai familiari e tutti hanno applaudito il Papa. Prima di lasciare il Vaticano, Benedetto XVI ha lanciato il suo ultimo tweet. "Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita".

Poco dopo il Santo Padre, accompagnato dal suo Segretario, Arcivescovo Goerg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, ha raggiunto in automobile l'eliporto dove ha salutato il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, quindi è salito in elicottero diretto a Castel Gandolfo. Alla partenza dell'elicottero, si è udito lo scampanio delle campane della Basilica di San Pietro e delle Chiese di Roma.

L'elicottero del Papa ha sorvolato la città di Roma, passando dal Colosseo e dalla Basilica di San Giovanni in Laterano ed atterrando all'eliporto di Castel Gandolfo poco dopo le 17:23. Erano ad attendere il Santo Padre il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano e l'Arcivescovo Giuseppe Sciacca, Segretario del medesimo Dicastero, il Direttore delle Ville Pontificie, Dottor Saverio Petrillo, il Vescovo Marcello Semararo, Vescovo della Diocesi di Albano ed altre autorità civili e religiose della cittadina. Dall'eliporto, in automobile, il Papa ha raggiunto il Palazzo Apostolico, dove è stato salutato da centinaia di persone, mentre si udiva lo scampanio delle campane delle parrocchie di Castel Gandolfo.







Poco dopo Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Palazzo Apostolico e, alle persone che lo ringraziavano per il suo Pontificato, ha risposto: "Grazie a voi! Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del Creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. [applausi] … Voi sapete che questo giorno mio è diverso da quelli precedenti: non sono più Pontefice Sommo della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra. Ma vorrei ancora [applausi – grazie!] … ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso [applausi] … con tutto il cuore la mia benedizione. Sia benedetto Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!"  [SM=g1740738]









Il Pontificato di Benedetto XVI si conclude alle 20:00 di questa sera (ora di Roma). A quest'ora comincia la Sede Vacante. La Guardia Svizzera cessa il servizio di custodia della persona del Pontefice e passa a prestare servizio al Collegio Cardinalizio. In questo periodo l'account "twitter" @Pontifex sarà disattivato. Quando sarà eletto il nuovo Papa potrà, se lo vorrà, utilizzarlo. L'anello del pescatore e il sigillo pontificio di Benedetto XVI saranno annullati a partire dalle 20:00 e gli appartamenti pontifici in Vaticano saranno sigillati dal Cardinale Camerlengo.



ore 20,00 inizia la Sede Vacante





pregare con B16


Grazie Santo Padre, grazie amato Benedetto XVI

[SM=g1740738]



Caterina63
00venerdì 1 marzo 2013 15:13
[SM=g1740722]
L'omaggio del sito del Vaticano a Benedetto XVI
 
Clicca qui per vedere lo speciale


album

[SM=g1740738]

Caterina63
00mercoledì 6 marzo 2013 13:16



Caterina63
00giovedì 7 marzo 2013 11:50
[SM=g1740717] [SM=g1740720] GRAZIE BENEDETTO XVI, DA TUTTO IL MONDO!!!

www.gloria.tv/?media=409730




[SM=g1740722]

[SM=g1740738]

Caterina63
00mercoledì 27 marzo 2013 13:09
[SM=g1740717] [SM=g1740720] Amici,
nasce il forum
FIGLI SPIRITUALI DI BENEDETTO XVI.....


Non è un forum come questo, ma raccoglierà tutto il materiale dottrinale (foto e video) di Papa Ratzinger, inoltre desideriamo rendere vivo e perenne il suo appello: PREGATE PER ME, MI RITIRO PER PREGARE.... e con la Preghiera vogliamo e dobbiamo creare questa comunione che dalla terra giunga al Cielo oggi e per sempre, nella Comunione dei Santi...
Un modo concreto per continuare la sua opera accanto a Papa Francesco e nelle nostre comunità parrocchiali e diocesane.

L'iscrizione è libera, la Preghiera la vogliamo, ne abbiamo bisogno, anche se non vi iscriverete... [SM=g1740733]

[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Caterina63
00venerdì 3 maggio 2013 18:47
 





BENEDETTO XVI LIETO DI RIENTRARE IN VATICANO

Città del Vaticano, 3 maggio 2013 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, il Papa emerito Benedetto XVI ha fatto ritorno in Vaticano dopo una permanenza di due mesi a Castel Gandolfo.

Benedetto XVI è giunto in elicottero all'eliporto vaticano poco dopo le 16:45, accompagnato dall'Arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia ed è stato accolto dal Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio; dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; dal Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato; dall'Arcivescovo Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato; dall'Arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati e dal Vescovo Giuseppe Sciacca, Segretario generale del Governatorato.

Il Papa emerito si è trasferito alla sua nuova residenza, il Monastero "Mater Ecclesiae". All'entrata era ad accoglierlo Papa Francesco che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità. Insieme si sono recati nella cappella del Monastero per un breve momento di preghiera.

"Benedetto XVI - informa un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - è lieto di rientrare in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso - giorno della rinuncia al ministero petrino - al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera".

Il monastero, recentemente restaurato è "una casa accogliente - ha detto Benedetto XVI - qui si può lavorare bene".

Il Mater Ecclesiae fu pensato e voluto da Giovanni Paolo II alla fine degli anni Ottanta

Un monastero in Vaticano

monastero Benedetto

In questi giorni di aprile un sole benevolo ha accompagnato gli ultimi interventi di ristrutturazione in un monastero unico nella cristianità per collocazione e carisma. Unico in quel che sarà, ma anche unico in ciò che è stato nella sua breve ma antica storia.

Il monastero Mater Ecclesiae è qui, quasi al centro del minuscolo territorio vaticano. Dinnanzi, un raro esemplare di Erythrina crista-galli, il cosiddetto albero del corallo originario di Argentina, Uruguay, Brasile e Paraguay, con le sue inconfondibili infiorescenze rosso vivo.

«Scopo specifico di questa comunità è il ministero della preghiera, dell’adorazione, della lode e della riparazione. Per essere così preghiera orante nel silenzio e nella solitudine, a sostegno del Santo Padre». Così si legge negli statuti di fondazione del monastero, pensato e voluto da Giovanni Paolo II, a mezza costa del colle vaticano, nella parte che digrada verso la basilica, tra l’odierno viale dell’Osservatorio e le antiche mura leonine.

Era il 13 maggio 1994: quel giorno la neonata comunità femminile di vita contemplativa assumeva su di sé un compito nuovo ma al contempo antico. In forma inedita, infatti, il Mater Ecclesiae si inseriva nella lunga tradizione di donne che, sin dal Calvario, hanno sostenuto, pregando, il cammino di Gesù, prima, e poi dei successori di Pietro.

Dal 1994 al 2012 si sono succeduti nel monastero vaticano quattro tra i più noti ordini claustrali: clarisse, carmelitane scalze, benedettine e visitandine. E se ciascuno ha portato il proprio spirito e tradizioni, lo ha fatto però osservando regole e costituzioni in diretta dipendenza dal Papa.

Nei suoi diciotto anni di vita, dal monastero è così brillata la ricchezza e la varietà della Chiesa, la sua autentica cattolicità. Visitate quotidianamente da cardinali, vescovi, religiosi e laici, negli anni le religiose hanno raccontato la profondità di un’esperienza ineguagliata di Chiesa, vicinanza al Pontefice e condivisione comunitaria.

Quando Papa Ratzinger venne da noi per la prima volta - raccontò nel 2008 la priora benedettina madre Maria Sofia Cichetti al nostro collega Nicola Gori – ci chiese «con molta umiltà e con sofferenza paterna di pregare in particolare per lui, perché, disse, “la croce del Papato è talvolta pesante e quindi da solo non ce la faccio a portarla”».

Cinque anni dopo Benedetto XVI ha deciso di assumere direttamente sulle proprie spalle quella «missione specifica». E da quello stesso monastero dove tanto si è pregato per lui, sarà lui a pregare per il suo successore e per la Chiesa tutta.

A Pietro che secondo il vangelo di Matteo (19, 27-29) gli chiede cosa ne avremo, noi che «abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito», Gesù risponde: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà la vita eterna».

  Giulia Galeotti
21 aprile 2013

http://d2.yimg.com/sr/img/1/735634ef-1cad-3f2b-b314-40c6a9201610


venerdì 3 maggio 2013

(a cura Redazione "Il sismografo")

(Luis Badilla) Nella "Declaratio" dello scorso 11 febbraio, davanti a numerosi cardinali convocati in Concistoro, Benedetto XVI disse testualmente: "Dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. (...) Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice".

Per chi non ha capito, o non vuole capire, o preferisce la banalità e la comodità dell'inerzia, o è appassionato di retroscenismo, l'11 febbraio scorso Papa Benedetto XVI rinunciò al ministero petrino e, come stabilì lui stesso, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20, non è più Papa "regnante", è "Papa emerito" (non esercita più il suo servizio ...). Non solo, Benedetto XVI parla di "sede vacante" e poi, in pochissime righe, fa ben due riferimenti "all'elezione del nuovo Sommo Pontefice".

La Chiesa Cattolica, dopo la chiusura del Conclave lo scorso 13 marzo, ha una nuova guida, un nuovo Papa e un solo Papa, ed è Francesco e, quindi, insistere sui "due Papi" o sulla "coabitazione di due Pontefici" è semplicemente una mistificazione che non fa informazione; anzi, fa il contrario e mortifica l'intelligenza del lettore e dell'opinione pubblica per la quale si chiede spesso molto rispetto.

Qualcuno ha detto che si tratta di un "linguaggio giornalistico" per evidenziare e illustrare al "lettore medio" un fatto inedito, dimenticando forse che il linguaggio migliore è quello della verità dove le cose hanno un nome e un contesto e che ciò non è disponibile a piacere. Non solo: insistere con questa mistificazione è anche una mancanza di rispetto a uomini e pastori come Benedetto XVI e Francesco che certamente non prendono parte ad una improbabile commedia degli equivoci.

Benedetto XVI non ha rinunciato per fare poi "l'eminenza grigia dietro il trono" e Francesco non accettò l'elezione al Soglio di Pietro per poi il fare il "vice-Papa". Tutte le argomentazioni e analisi che si fanno per sostenere il messaggio dei "due Papi", e con le quali si cerca di dare parvenza di serietà a tali affermazioni, con tanto di faccia di esperto in questioni vaticane, ad una falsità gigantesca (al punto di immaginare i due nei Giardini Vaticani a discutere sulle nomine episcopali o sulla creazione di nuovi cardinali ...) sono pretestuose e risibili. E soprattutto non sono informazione.

Perciò, nessuna "situazione imbarazzante per la Santa Sede", nessun situazione "difficile da gestire", nessuna "Chiesa bicefala", forse le uniche cose vere sono il pressapochismo banale e la manipolazione dei fatti a proprio piacimento.





[SM=g1740750] [SM=g1740752]


Caterina63
00mercoledì 5 giugno 2013 00:04
[SM=g1740758] FRUTTA E VERDURA PER BENEDETTO XVI - di P. Giovanni Cavalcoli, OP

da RiscossaCristiana 1.6.2013

 

pesSul Corriere della Sera del 27 maggio scorso è apparso un interessante articolo su come Papa Benedetto passa le sue giornate nella sua ritirata residenza in Vaticano. L’articolista si avvale di notizie di un prelato della Curia Romana che resta anonimo, il quale riferisce che il Papa Emerito passa le giornate nel nascondimento col suo fido segretario Mons. Gaenswein, in compagnia di un cagnolino, ascoltando musiche di Bach, Mozart e Beethoven, facendo passeggiate, dandosi alla lettura e a molta preghiera,  e frequentando due orticelli di frutta e verdura.

Queste notizie suscitano in me alcune riflessioni. Se i modernisti volevano far sparire Papa Benedetto dalla scena mondiale e farlo tacere, bisogna proprio dire che il loro diabolico ed inaudito piano è effettivamente riuscito. Un attentato perfettamente condotto a termine, come quello delle torri gemelle di New York. Il proverbio dice però che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I modernisti probabilmente credono di aver tolto di mezzo il Vicario di Cristo, il “dolce Cristo in terra”, come lo chiamava S.Caterina da Siena, che pur non risparmiava al Pontefice vigorosi richiami, filiali rimproveri ed accorate suppliche non prive di minacce di eterni castighi.

Papa Benedetto, lasciando il suo ufficio, disse che “sarebbe rimasto nascosto al mondo, dedito alla preghiera, ma non alla Chiesa”: parole belle e profonde, da uomo spirituale quale si è manifestato in molte occasioni, maturato nella sofferenza e nelle umiliazioni ricevute, nel solco della più pura tradizione ascetica dei SS.Padri, da lui ben conosciuti, tradizione direi quasi monastica del cristianesimo.

Ma non so cos’hanno capito i modernisti, ai quali non interessa la Chiesa ma il mondo o che riducono la Chiesa al mondo, e la spiritualità a lotte di potere, il che poi alla fine è la stessa cosa. A loro interessa che Papa Ratzinger non appaia più sulla scena pubblica di questo mondo o della Chiesa visibile terrena; il resto, Chiesa celeste, solitudine orante, silenzio e nascondimento contemplativo nella preghiera, a loro non interessa perché non ci credono, lo ritengono privo di qualunque efficacia a mettere in pericolo i loro interessi e traffici di dominio terreno e le loro mire massoniche di trasformare ed assoggettare a loro la Chiesa come mera associazione filantropica di operazioni socioeconomiche e finanziarie. C’è inoltre da notare che Papa Benedetto resta consapevole di essere nel cuore della Chiesa, mentre non so quanto i suoi persecutori lo siano veramente o solo col corpo.

E’ incredibile come questi potenti scribi, farisei e sommi sacerdoti dei nostri tempi siano riusciti a far tacere improvvisamente ed inaspettatamente uno dei più grandi teologi del secolo scorso e del nostro secolo, faro della Chiesa, personalità ricchissima che sintetizzava esemplarmente nel suo pensiero e nel suo insegnamento lo stesso principio ermeneutico da lui enunciato del “progresso nella continuità”, aperto agli aspetti positivi della modernità ma nemico dei mostri del modernismo, alto testimone della sacralità della liturgia, saldamente agganciato ai valori perenni ed universali “non negoziabili” della ragione e della fede, ma nel contempo e proprio per questo campione dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso e con ogni uomo di buona volontà, attento ad ogni miseria umana, quella del corpo come quella dello spirito, uomo di Dio e amorevole pastore, come Papa, della Chiesa, uno dei massimi protagonisti del Concilio Vaticano II e per vent’anni custode zelante della sana dottrina a nome del Beato Papa Giovanni Paolo II.

Questo è il Papa che i modernisti, per usare il loro linguaggio, hanno “fatto fuori”, così almeno loro credono, soddisfatti con piacere malcelato per non sembrare di stravincere, come il mafioso dopo che si è vendicato della sua vittima in un colpo abilmente preparato da tempo.

Ma l’astuzia più grande e raffinata dei modernisti è stata quella comunemente usata nelle dittature e nei sistemi oppressivi, per esempio quelli comunisti o mafiosi: fare in modo che sia la vittima stessa, ormai disprezzata, calunniata, emarginata, esasperata o impaurita o resa impotente, ad arrendersi o a dichiarare o chiedere di ritirarsi, onde aver modo di spargere su di lei lacrime di coccodrillo e di ringraziarla e lodarla per il “prezioso servizio reso”.

In tal modo il colmo dell’ipocrisia dei mestatori giunge a dire che è la vittima stessa che ha voluto andarsene per viltà tradendo la propria comunità o il proprio impegno religioso. Certo nel caso di un Papa non potevano farla così “sporca” e semplicemente dimetterlo dall’incarico come possono fare invece certi superiori o certi prelati nei confronti dei loro sudditi.

Ma comunque il risultato ottenuto è sostanzialmente lo stesso, con il vantaggio che la loro prepotenza resta celata, ma poi non troppo, solo che riflettiamo un poco alla situazione ecclesiale drammatica che si trascina ormai dai tempi di Paolo VI, di sistematica ribellione dei modernisti al Papa e al Magistero (il “magistero parallelo”), accompagnata dalla loro scalata al potere, che ormai ha raggiunto i massimi livelli della gerarchia ecclesiastica e delle supreme cariche della Chiesa.

A Papa Benedetto non son successe cose molto diverse da queste, anche se ovviamente si è rispettata la forma esteriore, che vuole che un Papa non possa essere deposto o espulso, se non per patenti motivi gravissimi, come pure è accaduto in passato; ma, mancando tali motivi, come nel caso di Papa Ratzinger, dovrà o potrà egli stesso dire di andarsene “liberamente dopo matura riflessione”, come pure è concesso dal diritto canonico.

Ad ogni modo, benchè sia già accaduto nella storia che un Papa sia stato deposto, ciò è avvenuto ad opera del Concilio e non per una malcelata congiura di palazzo come nel caso di Papa Benedetto e sopratutto è avvenuto per questioni organizzative o giuridiche e non – cosa del tutto inaudita -  perché si è riusciti a mettere il Papa nelle condizioni di non sentirsi più in grado, come il Papa stesso ha dichiarato, di affrontare i “problemi della fede”; i motivi di salute sono un semplice contorno, una mossa diplomatica,  per attutire lo choc, ma non sono certo stati determinanti. Il Papa tuttora sta bene, anche se ovviamente può star bene un uomo della sua età. Il Papa ha così vissuto la stessa sofferenza di Cristo: “venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”(Gv 1,11).

Andando adesso col pensiero al Papa attuale, potremmo chiederci: quali sono le forze che hanno condotto il Card.Bergoglio al trono di Pietro? Confesso che non ne ho un’idea. Ma non penso che abbiano avuto molto peso i modernisti. Da come il Papa attuale si comporta, si ha l’impressione che egli sia il frutto di una corrente ecclesiale desiderosa di un nuovo annuncio del Vangelo aperto il più possibile a tutti gli uomini di buona volontà, nella linea missionaria del Concilio Vaticano II.

Quanto ai modernisti, essi hanno tentato di accaparrarsi questo nuovo Papa, contrapponendolo slealmente al precedente, come è accaduto con gli interventi di Küng, di Enzo Bianchi, di Melloni e di Boff, e di altri; ma certamente la loro operazione non avrà successo.

D’altra parte Papa Ratzinger ha lasciato in eredità al Papa presente numerosi gravi problemi ecclesiali attinenti alla dottrina e alla vita cristiana, che dovranno quanto prima essere affrontati, problemi davanti ai quali Papa Benedetto si è arreso per la loro gravità e perchè ostacolato dai modernisti. C’è da prevedere che affrontando quei problemi Papa Francesco incontrerà le stesse opposizioni che ha incontrato il Papa precedente. Tuttavia lo Spirito Santo potrebbe aver fornito questo Papa della forza e della saggezza adatte al grave momento presente.

Quanto a Papa Ratzinger, io sono del parere che sarebbe bene che egli si facesse vivo con qualche scritto o qualche intervento, tanto più che, stando a quanto è riferito dal Corriere, egli è tuttora “lucidissimo”. Non avrebbe bisogno di fare ulteriori studi, ma di utilizzare la grande saggezza, cultura ed esperienza pastorale, che ha acquistate nel lungo corso della sua vita e nello stesso esercizio del ministero petrino.

Io vedrei bene che Papa Ratzinger con tali interventi venisse in appoggio dell’attività di Papa Francesco, la cui autorevolezza e notorietà di teologo sono alquanto inferiori a quelle di Ratzinger. Nulla impedirebbe, a mio avviso, al Papa Emerito di appoggiare l’azione del Papa attuale proponendo valori e confutando errori, così da aiutarlo nella formazione del Popolo di Dio e nella sua difesa contro le forze avverse, sì da aiutarlo a togliere la “sporcizia” dalla Chiesa.

In tal modo quella situazione incresciosa che i modernisti hanno creato sperando di sbarazzarsi di Papa Ratzinger per sostituirlo con un Pontefice che vorrebbero manovrare, si volgerebbe contro gli stessi modernisti in un modo formidabile: due Papi, cosa mai avvenuta nella storia, solidali contro le minacce che oggi incombono sulla Chiesa, per la vera crescita del Popolo di Dio e la vittoria sul potere del peccato e delle tenebre.

Papa Ratzinger, con la sua luminosa testimonianza, aveva offerto ed offre alla Chiesa un saggio di quella delicata, raffinata, profonda, poetica e gentile spiritualità della quale è capace la cultura tedesca, contro le oscure mene del materialismo ateo (Marx) e dell’idealismo panteista germanico (Hegel), che è alle origini del modernismo.

Papa Francesco, con la sua straordinaria cordialità e la sua francescana semplicità, ci darà un saggio del Vangelo di misericordia che Cristo è venuto ad annunciare ai piccoli, agli umili, ai poveri e ai popoli secondo quel taglio mariano, pio, dolce, entusiasta e battagliero che è proprio della cristianità latinoamericana.




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Caterina63
00sabato 4 gennaio 2014 10:16

  Il Papa emerito è uscito dal Vaticano per recarsi in forma privata al capezzale di monsignor Georg Ratzinger

Giacomo Galeazzi - 
Città del Vaticano 4.1.2014

È stata una visita molto discreta: ieri mattina Benedetto XVI si è recato al Policlinico Gemelli di Roma dove si trova ricoverato per accertamenti il fratello maggiore, monsignor Georg Ratzinger. Il Papa emerito è stato accolto dal rettore della Cattolica Franco Anelli, e dai medici che hanno in cura il fratello.

Ratzinger aveva lasciato una prima volta il monastero dentro le mura vaticane dove vive ritirato lo scorso agosto, diretto a Castel Gandolfo per assistere a un concerto. Ma in quel caso si era trattato quasi di un ritorno a casa, nella residenza estiva dei Papi dove aveva trascorso i primi due mesi dopo la rinuncia al pontificato.

Il motivo di questa seconda uscita è stata una visita dal carattere privatissimo e personale. Il Papa emerito, giunto a bordo di un'auto dai vetri oscurati, è rimasto per tutto il tempo al capezzale del fratello, che compirà 90 anni il prossimo 15 gennaio. Per molti anni direttore del coro dei «Domspatzen» di Ratisbona, Georg Ratzinger stava trascorrendo alcuni giorni in Vaticano durante le feste al momento del ricovero.

Da Pontefice regnante, Ratzinger si è recato più volte al Gemelli. La prima, il 5 agosto 2005, in occasione di un'altro ricovero del fratello, al quale era stato impiantato un pace-maker. Anche allora si era trattato di una visita privata, ma in quel caso si era trattenuto con i malati che l'avevano atteso nell'ingresso secondario dell'ospedale. Benedetto XVI vi aveva fatto ritorno per un incontro con i bambini ammalati e in un'altra occasione aveva fatto visita al cardinale Roger Etchegaray, rimasto infortunato durante la notte di Natale 2009, quando il Papa venne assalito da una giovane squilibrata.




    


Gänswein: la riforma di Papa Francesco è l’eredità di Benedetto
3 gennaio 2014 
Le opinioni
di Angela Ambrogetti

“Papa Francesco non vuole riformare la fede ma i fedeli”.  A dirlo in una lunga intervista a tutto campo trasmessa dalla Bayerisches Fernsehen, la televisione bavarese, è Georg Gänswein. Il Prefetto della Casa Pontificia e segretario del Papa emerito, nelle ultime settimane è stato molto presente nei media tedeschi. Un modo per chiarire direttamente in patria molti degli equivoci che nascono soprattutto nella stampa italiana e americana a proposito del pontificato di Papa Francesco. 

L’Arcivescovo che ha un ruolo del tutto inedito in Vaticano ed è il “ponte” tra due pontificati, nella intervista alla tv bavarese, trasmessa il primo gennaio,

ha messo in luce come vede la necessità di riforma della Chiesa: “C’è la bella espressione Ecclesia semper reformanda est, che significa che la Chiesa si deve sempre riformare. Non è una cosa che si è capita solo ieri, ma è l’esperienza che accompagna la Chiesa da quando esiste, e che viene anche messa in pratica. Anche un albero sano può avere rami morti che bisogna tagliare, questo è normale. Non è un’esperienza che è stata fatta ora con Papa Francesco, ma che anche Papi precedenti hanno fatto. Papa Francesco ha detto che su alcuni punti vuole un nuovo inizio o nuovi sviluppi. Siamo in attesa di vedere su quali punti si interverrà e come. Ma non vedo nessuna rivoluzione, e non è una risposta al fatto che prima non era stato realizzato nulla di ciò che era stato deciso dal Concilio Vaticano II. Neanche con la migliore volontà posso pensare che la Chiesa si trovi in una situazione così catastrofica che è ora di rimetterla in piedi.”

Gänswein ha tenuto a spiegare che il messaggio di Papa Francesco è in perfetta continuità con quanto detto dai suoi predecessori: “Papa Francesco sottolinea spesso che dobbiamo uscire da noi stessi. La Chiesa non vive solo per se stessa. E’ un messaggio che anche Papa Benedetto ha sempre pronunciato. E’ chiaro che la Chiesa esiste per gli essere umani e per la fede. Papa Francesco non vuole riformare la fede, ma i fedeli. E’ una distinzione importante. La sostanza della fede è quella, con lui, con i suoi predecessori, e anche dopo di lui. Ma si tratta dell’importanza che i fedeli vivano veramente la fede, e ci sono diverse forme per viverla e che bisogna sostenere. Là dove ci sono forme sbagliate, bisogna aiutare a correggerle.”

Nelle edicole tedesche nel mese di dicembre  2013 è uscita anche un’altra importante intervista che il Prefetto della Casa Pontificia ha rilasciato alla rivista politico -culturale Cicero. La rivista tedesca proporrà nel prossimo numero una intervista al cardinale Marx su Papa Francesco.

Georg Gänswein nella intervista, rilasciata ad Alexander Kissler giornalista e scrittore, parla anche della vicenda del vescovo di Limburg e di alcuni dei temi caldi in Germania.

L’Arcivescovo ha chiarito alcuni passaggi della Evangelii gaudium a proposito della “conversione del papato” e della presenza femminile nella Chiesa. “ La forza di Papa Francesco- dice Gänswein- insieme alla sua gestualità è sicuramente la sua lingua immaginifica. Ma un’immagine pregnante non può contenere tutta la realtà. Quando si parla di rafforzare la presenza femminile molti pensano alla questione del sacerdozio. Ma non conosco nessun pronunciamento di Papa Francesco che faccia pensare che egli desideri cambiamenti in questo senso, come prima anche Papa Benedetto.” Ancora Gänswein  parla dei tre concetti che dominano la predicazione di Papa Francesco: misericordia, povertà e il Diavolo. “Ci vedo una formazione di spiritualità ignaziana classica. Papa Francesco è gesuita in tutto. Egli opera come figlio fedele di Sant’Ignazio di Loyola.”

Una cosa è chiara per l’ Arcivescovo tedesco: l’appello alla demondanizzazione della Chiesa è stato il testamento spirituale di Benedetto, come si vede nel grande discorso di Friburgo del 2011.

“Ognuno- dice Gänswein- ha cercato di interpretarlo secondo i propri interessi.

Io invito cordialmente a rileggere attentamente il discorso di Benedetto a Friburgo. Bisogna riconoscere semplicemente che Francesco realizza ciò che Benedetto ha chiesto.” E quindi per il Prefetto “la Chiesa povera non va fraintesa. La povertà qui non significa miseria. La Chiesa deve avere spazio per il bello, il grande, il

nobile, perché indicano Dio. Papa Francesco ha un concetto spirituale, non sociologico, della povertà, che viene dalla povertà di Cristo. Ed è anche stato profondamente segnato dalle sue esperienze come arcivescovo di Buenos Aires durante la difficile crisi economica argentina.”

Inevitabile la domanda sulle scelte di Papa Francesco che potranno condizionare i successori, come quella di vivere a Santa Marta. “Papa Francesco- risponde don Georg-  non si è trasferito nell’appartamento papale perché gli sembrava troppo grande e distante. E’ stata una sua decisione personale. Su questo non ho nessun commento. L’appartamento papale è più modesto delle abitazioni di molti parroci o vescovi in Germania. Ma credo che in qualche modo questa decisione condizionerà il futuro.”

Non poteva mancare una valutazione del pontificato di Benedetto XVI: “Ad un’età avanzata, Benedetto ha ricevuto il compito più difficile del mondo e una eredità non facile. Ha dedicato tutte sue forze, le sue capacità, le sue esperienze, tutta la sua persona al ministero petrino. Se si pensa ai molti viaggi all’estero, gli innumerevoli incontri, la sua eredità spirituale, l’opera “Gesù di Nazaret”, bisogna riconoscere che Benedetto si è speso fino all’ultimo. Sono stati otto anni non facili per Papa Benedetto e otto anni buoni per la Chiesa e per i fedeli.”

 



    

 


Caterina63
00martedì 28 gennaio 2014 13:57
[SM=g1740717] [SM=g1740720] Febbraio 2013 Febbraio 2014 Ricordando pregando con Benedetto XVI

Lo sappiamo, ci troviamo in una situazione nuova, unica, storica, e proprio per questo vogliamo usare al meglio questi eventi, anche quando non li comprendiamo pienamente. Benedetto XVI, oggi Papa Emerito, ci aveva invitati un anno fa a "salire" spiritualmente quel monte con lui, promettendoci di pregare per noi, ma chiedendo anche di pregare con lui per la Chiesa e per tutta l'umanità lacerata da discordie, guerre, violenze, leggi immorali e di totale chiusura a Dio.
Eccolo il modo per ricordare Benedetto XVI in senso fecondo e di comunione ecclesiale.
Grazie Padre santo per la sua discreta presenza in mezzo a noi che, come diceva santa Teresina di Lisieux: "nel cuore della Chiesa mia Madre, sarò l'amore".

it.gloria.tv/?media=562232

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



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