Brani scelti da vari "padri" sulla ESSENZA DI DIO

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(Teofilo)
00giovedì 17 settembre 2009 21:06
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Consiglia  Messaggio 1 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹  (Messaggio originale)Inviato: 28/04/2004 15.19

1. - Un`ampia definizione dell`essenza di Dio

Increato e senza principio, immortale, infinito, eterno, immateriale, buono, creatore, giusto, pienezza di luce, immutabile, impassibile, non circoscritto, incontenibile, indefinibile, illimitato, invisibile, più grande di quanto lo si possa immaginare. Non ha bisogno di nulla, padrone assoluto e arbitro inappellabile, signore di tutto, dispensatore della vita, onnipotente, santificante e generoso, circonda e contiene in sé tutte le cose e a tutto provvede.

Tutti questi attributi, e altri simili, possiede per essenza, senza averli ricevuti da altri, ma, anzi, facendo partecipi egli stesso d`ogni bene le sue creature, secondo le capacità di ciascuna.

Esiste una reciproca coesistenza e compenetrazione fra le persone divine (esse, infatti, non possono essere separate né divise poiché si fondono l`una con l`altra, senza però confondersi; non come, cioè, se fossero mischiate e confuse, ma strettamente legate insieme). Il Figlio, infatti, è nel Padre e nello Spirito Santo; lo Spirito, analogamente, nel Padre e nel Figlio; il Padre, infine, nel Figlio e nello Spirito Santo: il tutto in modo che non si verifichi alcuna mescolanza o confusione.

Esiste unità e identità nel movimento, poiché unico è lo slancio e il movimento delle tre Persone, il che non si può riscontrare nella natura creata.

Inoltre, il divino splendore e agire è uno, semplice, indiviso, e opera in modi diversi, a seconda di come appare giusto, negli esseri composti, distribuendo a tutti ciò che costituisce e realizza la natura di ciascuno. Ciò nondimeno, egli rimane semplice, esprimendosi senza dividersi nelle cose divisibili in maniera, tuttavia, da raccogliere e convertire alla propria semplicità quelle cose divisibili.

Tutto tende, infatti, a Dio e in lui trova la ragion d`essere della propria esistenza: egli stesso attribuisce l`essere ad ogni cosa, secondo la natura di ciascuna. Dio è l`essere delle cose che sono, la vita di quelle che vivono; è la ragione delle creature razionali, I`intelligenza di quelle intellettuali; pur rimanendo, da parte sua, al di sopra della mente, della ragione, della vita; al di sopra dell`essere.

L`essenza divina pervade ogni cosa senza mai confondervisi; viceversa, nulla può penetrare in essa. Parimenti, con la sua scienza semplice tutto conosce. Con il suo occhio immateriale che scruta ovunque, Dio abbraccia in un unico sguardo tutte le cose, le presenti e le passate e le future, prima che avvengano. Egli non cade mai in peccato, ma rimette lui le colpe e dona la salvezza. Insomma, Dio può tutto ciò che vuole; ma non vuole tutto ciò che può. Infatti, potrebbe distruggere il mondo, ma non lo vuole.

Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1,14



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Consiglia  Messaggio 2 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.21

2. - Gli effetti dell`inondante luce divina

Le cose invisibili di Dio, essendo riconoscibili nelle sue opere, possono essere contemplate dalle creature del mondo: sia la sua eterna potenza che la divinità (Rm 1,20). Ora dobbiamo celebrare il nome del bene che proviene dalla luce intellettuale e dire che colui che è buono viene definito come luce intellettuale poiché riempie ogni mente sovraceleste di luce intellettuale. Scaccia ogni ignoranza eogni errore da tutti gli spiriti nei quali è diffusa, tutti rende partecipi della luce santa, purifica e libera gli occhi del loro intelletto dall`oscurità dell`ignoranza, diradando le tenebre fitte e pesanti.

Dapprima diffonde un mediocre splendore; poi, quando gli occhi, assuefattisi a quella luce, ne desiderano ancora di più, allora si dona maggiormente e rifulge di un chiarore più abbagliante.

E` detto perciò luce intellettuale quel Bene che è al di sopra di ogni luce, fonte di raggi luminosi che inondano ogni mente sul mondo e intorno al mondo e nel mondo, rinnovando tutte le loro facoltà di comprensione. Esso è al di sopra di tutte le cose e ha ogni potere di illuminare, come il principe della luce, raccogliendo in sé e dirigendo e coordinando unitariamente tutte le cose fornite di mente e di ragione.

Dirige, infatti, coloro che errano per ignoranza, coordinando e perfezionando le illuminazioni e le cose illuminate, convertendole, infine, a ciò che veramente è, dopo averle fatte ricredere da molte false opinioni. Così facendo, le diverse immagini o, per dir meglio, fantasie, le raccoglie in un`unica vera e pura e semplice conoscenza, riempiendole di un`unica luce unificatrice.

Pseudo-Dionigi Areopagita, I nomi divini, 4,4-6


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Consiglia  Messaggio 3 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.22

2a. - Attributi positivi e negativi di Dio

Non vi è un nome che, abbracciando tutta la natura di Dio, basti da solo ad esprimerla. Parecchi nomi differenti, aventi ciascuno un proprio significato, riuniti insieme, riescono a fornirci di lui un`idea, molto confusa e piccolissima, se si paragona col complesso delle perfezioni divine, ma tuttavia sufficiente per noi. Tra i nomi che si applicano a Dio, alcuni sono nomi di proprietà che appartengono a Dio, altri invece indicano cose che non sono in lui. Con questi due mezzi noi ci formiamo una qualche immagine di Dio, negando ciò che non gli conviene, e affermando ciò che gli appartiene. Così quando noi diciamo che Dio è incorruttibile, è come se dicessimo a noi stessi o a quelli che ci ascoltano: «Non credere che Dio soggiaccia a corruzione». E quando diciamo che egli è invisibile: «Non immaginare che Dio possa essere raggiunto col senso della vista». Quando diciamo che è immortale, noi vogliamo dire: «Non credere che la morte possa sopravvenire a Dio». E così quando diciamo che è ingenito, noi diciamo: «Non pensare che l`esistenza di Dio dipenda da una causa o da un principio». E, in generale, ciascuno di questi termini ci avverte che non dobbiamo lasciarci trascinare a pensieri, che non sono convenienti, ogni qualvolta facciamo qualche supposizione a riguardo di Dio. Quindi, per conoscere le proprietà caratteristiche di Dio, noi dobbiamo evitare, ragionando di Dio, di lasciare che il nostro pensiero sia portato a cose che non sono convenienti a Dio, affinché non accada che gli uomini si immaginino Dio come uno degli esseri corruttibili, o visibili, o generati. In conclusione, con tutti questi nomi che vietano, si nega ciò che è estraneo a Dio; la nostra mente, distinguendo, rifiuta quei concetti che non convengono a lui.

D`altra parte noi diciamo che Dio è buono, giusto, creatore, giudice e altre cose simili. Come i termini detti sopra, indicavano negazione o privazione di proprietà estranee a Dio, così questi indicano l`affermazione e la presenza di attributi che sono propri di Dio e che la riflessione opportunamente scopre in lui.

E così, mediante l`una e l`altra specie di denominazioni, noi siamo istruiti di ciò che appartiene a Dio. Il termine ingenito indica ciò che in Dio non c`è; vuol dire che Dio non è generato. Non contestiamo che questo fatto si chiami privazione o proibizione o negazione o altro simile; ma ci pare d`avere sufficientemente dimostrato, con quanto abbiamo detto, che il vocabolo ingenito indica una di quelle qualità che non sono in Dio.

Basilio il Grande, Contro Eunomio, 1,10


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Consiglia  Messaggio 4 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.23

3. - Dio è verità

Questo Dio, se ci sforziamo di pensarlo, nella misura in cui ce lo concede e permette, non pensiamolo in contatto con lo spazio, abbracciante lo spazio, come una specie di essere costituito da tre corpi. Non si ha da immaginare in lui nessuna unione di parti congiunte, come in quel Gerione [nella mitologia greca, figlio di Crisaore e Callinoe, dotato di tre corpi uniti per il ventre; Dante ne farà il simbolo della frode (Inferno XVI e XVII)] dai tre corpi, di cui parlano le favole; ogni immagine per cui tre sarebbero più grandi di uno solo, uno più piccolo di due, cacciamola senza esitazione dalla nostra anima: così infatti respingiamo ogni elemento corporeo. Nell`ordine spirituale, nulla di ciò che ci si presenta come sottoposto al mutamento, dobbiamo ritenere che sia Dio.

Non è una piccola conoscenza quando, da questo abisso, elevandoci a quella vetta riprendiamo lena, il poter conoscere che cosa Dio non è, prima di sapere che cosa è. Egli non è certamente né terra né cielo; nulla che assomigli alla terra o al cielo, nulla di uguale a ciò che vediamo in cielo, nulla di uguale a ciò che in cielo non vediamo e forse vi si trova. Tu potrai accrescere con l`immaginazione la luce del sole quanto ti sarà possibile, sia in volume, sia in splendore, mille volte di più o all`infinito, nemmeno questo sarà Dio. E se ci rappresentassimo gli angeli, puri spiriti che animano i corpi celesti, li muovono e li dirigono secondo un volere che è al servizio di Dio; anche se questi angeli, che sono migliaia di migliaia, venissero riuniti tutti per formare un solo essere, Dio non sarebbe nulla di simile. E lo stesso discorso varrebbe anche se si giungesse a rappresentarsi questi spiriti senza corpi, cosa assai difficile per il nostro pensiero carnale.

Comprendi dunque, se lo puoi, o anima tanto appesantita da un corpo soggetto alla corruzione e aggravata da pensieri terrestri molteplici e vari; comprendi, se lo puoi, che Dio è Verità. E` scritto infatti che Dio è luce (1Gv 1,5), non la luce che vedono i nostri occhi, ma quella che vede il cuore, quando sente dire: è la Verità. Non cercare di sapere cos`è la verità, perché immediatamente si interporranno la caligine delle immagini corporee e le nubi dei fantasmi e turberanno la limpida chiarezza, che al primo istante ha brillato al tuo sguardo, quando ti ho detto: Verità. Resta, se puoi, nella chiarezza iniziale di questo rapido fulgore che ti abbaglia, quando si dice: Verità. Ma non puoi, tu ricadi in queste cose abituali e terrene. Qual è dunque, ti chiedo, il peso che ti fa ricadere, se non quello delle immondezze che ti hanno fatto contrarre il glutine della passione e gli sviamenti della tua peregrinazione?

Agostino, La Trinità, 8,2


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Consiglia  Messaggio 5 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.24

4. - Onnipotenza di Dio

Nulla si sottrae alla potestà di Dio. Di lui dice infatti la Scrittura: Poiché tutte le cose sono tue serve (Sal 118,91). Veramente, tutte le cose servono Dio; anzi, soltanto e unicamente il suo Figlio e il suo Santo Spirito sono esclusi da questo «tutte le cose». E «tutte le cose» che sono serve servono il Signore attraverso l`unico Figlio e nello Spirito Santo.

Iddio domina tutte le cose, sopportando anche gli assassini e i ladri e i dissoluti per la sua pazienza. Nel tempo stabilito, però, egli renderà a ciascuno secondo i suoi meriti affinché, non avendo convertito il loro cuore nonostante le molte tregue accordate, siano condannati ancor più gravemente.

Re di uomini sono coloro che regnano sulla terra, ma non senza averne il potere dall`alto. Lo conobbe già per esperienza, Nabucodonosor, quando disse: Il suo regno è regno eterno; la sua autorità si estende per tutte le generazioni (Dn 4,31).

5. - La quiete e il moto in Dio

Che cosa si può dire sulla posizione o sullo stato di Dio? Che cos`altro se non che Dio rimane in se stesso, fissato stabilmente in una situazione immobile e opera secondo i medesimi criteri e all`incirca allo stesso modo? Si può dire altresì, similmente, che Dio è assolutamente immutabile da se stesso, non può trasferirsi, immobile in tutto e per tutto. E quando si afferma tutto ciò di Dio, occorre riferirlo alla sua essenza medesima.

Dio stesso, infatti, è l`autore di ogni stato e posizione poiché egli esiste al di sopra di ogni possibile posizione o stato e in lui tutte le cose consistono e si conservano stabili nei loro beni.

Ma allora, quando gli autori sacri affermano che ciò che è immobile avanza e si muove verso il tutto, non è forse da intendersi, in qualche modo, anche per Dio? Se davvero si deve ritenere, in una maniera conforme alla pietà, che anche Dio si muova, bisogna supporre che lo faccia non con uno spostamento materiale o un mutamento o un`alterazione o una conversione; e neppure secondo un movimento locale rettilineo o circolare o costante da entrambe le parti (intellettuale o animale o naturale che sia); ma, al contrario, il movimento di Dio consisterebbe nel fatto che egli produce e contiene tutte le cose, provvedendo a tutto in ogni modo, essendo irresistibilmente vicino a tutte le cose e abbracciandole tutte, secondo le strade e le realizzazioni della sua provvidenza.

Anzi, un movimento dell`immobile Dio potrebbe essere predicato in modo a lui conveniente, intendendolo come rettilineo, quando proviene dalla sua immutabilità e da quella nascita di tutte le cose che deriva da lui stesso; obliquo, nel caso della sua costante evoluzione e della sua fecondità; circolare, infine, in riferimento al fatto che tutte le cose, uscite da lui, a lui ritornano.

Pseudo-Dionigi Areopagita


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Consiglia  Messaggio 6 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.26

6. - Grandezza impenetrabile di Dio

Giustamente Dio è chiamato grande. La sua grandezza, che si comunica a tutte le cose grandi e si espande e si estende al di fuori dei limiti d`ogni altra possibile dimensione, abbraccia ogni luogo, supera ogni misura, oltrepassa ogni infinità.

Dio è grande nella sua pienezza e magnificenza e nelle sue emanazioni che, come fontane, si comunicano a tutti con infinita profusione, rimanendo tuttavia intatte nella loro abbondanza e straripando, anzi, ancora di più nonostante il diffondersi.

Quella di Dio è una grandezza infinita, senza quantità e misura; un`imponenza che si realizza secondo la diffusione illimitata ed estesissima di un`incontenibile magnificenza.

Pseudo-Dionigi Areopagita, I nomi divini, 9,2


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 7. - Accenno alla grandezza della potenza divina

Dio è grande non per la mole, ma per la potenza; egli che con la sua saggezza ha dotato le formichette e le minuscole api di un senso più fine di quello che hanno gli asini e i cammelli; egli che da un piccolissimo granello crea l`albero del fico tanto grande, mentre da semi molto più grossi nascono molte piante di gran lunga più piccole; egli che ha dotato la pupilla sì piccola di tanta acutezza che, sprigionandosi attraverso gli occhi, in un battibaleno percorre quasi mezza volta celeste; egli che da un punto, e quasi dal centro del cervello diffonde, distribuendoli in cinque direzioni, tutti i sensi; egli infine che, per mezzo del cuore, un organo così piccolo, dispensa per tutte le parti del corpo il moto vitale, facendoci vedere con questi mezzi, e con altri simili, effetti potenti da cause piccolissime, egli che non è piccolo nelle cose che ci sembrano piccole.

Agostino, Le Lettere, II, 137,8 (a Volusiano)


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Consiglia  Messaggio 7 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.27

8. - Dio anima del mondo; concezione insostenibile

Se Dio fosse l`anima del mondo e il mondo fosse il corpo di quest`anima tanto da risultarne un unico essere animato, e questo Dio fosse quasi il seno della natura che tutto contiene in sé e se dalla sua anima, vivificante tutta questa mole, derivasse l`anima e la vita di tutti i viventi secondo la loro nascita, se fosse così, dunque, nulla affatto esisterebbe che non fosse parte di Dio. Ma se fosse così, chi non vede quanta empietà e quanta irreligiosità ne conseguirebbe? Se si pesta qualcosa, si pesterebbe una parte di Dio, e uccidendo ogni animale, si ucciderebbe una parte di Dio. Non voglio dire tutto quello che su di ciò si può immaginare, perché non lo si può dire senza arrossire di vergogna.

Se si sostiene poi che solo gli animali ragionevoli, come gli uomini, sono parte di Dio, non vedo in realtà come, se tutto il mondo è Dio, le bestie siano escluse dall`essere sue parti. Ma che giova impugnare questa idea? Restiamo all`animale ragionevole, cioè all`uomo. Vi può essere condizione più infelice? Schiaffeggiare un fanciullo equivale a schiaffeggiare una parte di Dio! E che le parti di Dio diventino lascive, inique, empie e in tutto condannabili, chi lo può sopportare, se non un vero pazzo? Infine, perché Dio si adira contro coloro che non gli rendono culto, se sono parti sue che non glielo rendono?

Agostino, La città


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 9. - Inadeguatezza della concezione spaziale

La dottrina cattolica considera somma stoltezza credere che Dio sia contenuto in un luogo, per quanto infinito, e in spazi, per quanto di estensione immensa; considera poi empietà ritenere che egli o una sua parte si muova e passi di luogo in luogo. Chi pensa che qualcosa della sua sostanza e natura possa in qualche modo essere soggetta ad alterazione o a mutazione, viene considerato davvero pazzo ed empio. Perciò, se presso di noi si incontrano fanciulli che pensano a Dio in forma umana e ritengono che egli sia proprio così - nulla è più abbietto di tale opinione -, si incontrano anche molti anziani che con la loro mente contemplano la divina maestà, che resta inattingibile e immutabile non solo al di sopra del corpo umano, ma al di sopra della stessa mente umana. E queste diverse età, come abbiamo detto, si differenziano non per il tempo, ma per la virtù e la prudenza... Quelli dunque che come bimbi la Chiesa cattolica porta quasi al suo seno ove, se non ne sono strappati dagli eretici, si nutrono quanto possono e quanto gli permettono le loro forze, uno in un modo, l`altro in altro modo, raggiungono l`età virile, per pervenire poi alla piena maturità e a una saggia vecchiezza.

Agostino, I costumi della Chiesa cattolica, 1,17

(Teofilo)
00giovedì 17 settembre 2009 21:08
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Consiglia  Messaggio 8 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.28

10. - Onnipresenza di Dio

Tutta l`immensità del cielo sta nel palmo di Dio e tutta la vastità della terra è racchiusa nel suo pugno. Ma la parola di Dio, se giova certo a formarci un`idea irradiata di religiosità, ha più significato, per una comprensione profonda, di quanto esteriormente si percepisca. Infatti il cielo, racchiuso nel palmo di Dio, è anche il suo trono; e la terra, contenuta nel suo pugno, è anche lo sgabello dei suoi piedi. Ma né il trono, né lo sgabello si possono interpretare nel senso estensivo del corpo che siede, perché quell`Essere infinito può afferrare e racchiudere nel pugno ciò che gli serve da sgabello e da trono. In tutte queste realtà create ab origine, dentro e fuori, si deve riconoscere Dio ad esse trascendente e insieme intimo, cioè circonfuso e infuso in tutte; infatti il palmo e il pugno che tutto contengono, manifestano il suo dominio esteriore sulla natura, invece il trono e lo sgabello manifestano che tutte le cose sono a lui soggette come ciò che è esterno a chi risiede nell`intimo. Così egli, nella sua completezza, tutto contiene in sé e fuori di sé perché, per la sua infinità, egli non è lontano da tutto, eppure tutte le cose sono esterne a lui, che è infinito.

In questi pensieri su Dio, tanto pregni di religiosità, l`animo mio - tutto preso dallo studio della verità - trovò il suo diletto... E questa nostra pia conoscenza fu poi chiaramente raffermata dal profeta che dice: Dove me ne andrò lontano dal tuo spirito, e dove fuggirò dal tuo volto? Se salgo in cielo, tu ci sei; se scendo nel profondo, anche lì sei presente. Se prendo le mie penne prima della luce e mi rifugio all`estremità del mare, anche lì mi conduce la tua mano e la tua destra mi stringe (Sal 138,7-10). Non vi è luogo senza Dio, né luogo non in Dio. Egli è nei cieli, e nel profondo, è al di là dei mari. E` presente nel loro intimo, li trascende all`esterno. Perciò egli ha, e ha avuto; egli non è in qualcuno, ma a nessuno manca.

Ilario di Poitiers, La Trinità, 1,6



11. - Il sole, immagine della potenza e dell'onnipresenza divine

Certo, quel Dio che noi adoriamo, non lo possiamo mostrare e neppure vedere. Ma proprio per questo per noi è Dio: perché, cioè, lo percepiamo pur non vedendolo. Infatti, in tutte le realtà e in tutti i moti del mondo noi vediamo presente sempre la sua potenza: nel tuono, nel fulmine, nei lampi, come anche nel cielo sereno. Non devi meravigliarti se non puoi vedere Dio: quando spira il vento, tutto si muove, ondeggia e viene scosso; eppure il soffio del vento non cade sotto i nostri occhi. Il sole, che pur ci fa vedere, non lo possiamo fissare: i suoi raggi fiaccano l`acutezza del nostro occhio, lo sguardo di chi lo fissa si ottenebra, e se si insiste, ogni forza visiva gli resta distrutta. Come dunque la tua vista potrebbe sostenere il creatore del sole, la fonte della luce? Di fronte al suo fulmine ti allontani e davanti alla sua folgore ti nascondi! Tu vorresti vedere Dio con occhi di carne, mentre non puoi né vedere, né percepire la tua stessa anima che ti dà vita e parola.

Tu pensi che questo Dio nulla sappia delle azioni e delle faccende umane, che non possa scendere dal suo trono del cielo verso tutti e conoscere tutti. Oh uomo! E` un errore, è un`illusione. Com`è possibile che Dio sia lontano, se egli riempie tutto il cielo, tutta la terra e tutto ciò che è al di là del nostro globo? Ovunque egli ci è vicinissimo, anzi è in noi stessi. Considera ancora il sole: sta nel cielo, eppure la sua luce si effonde su tutte le contrade; in ogni luogo egli è ugualmente presente, penetra in tutto e nulla può offuscare il suo splendore: tanto più Iddio, che tutto ha creato e tutto guarda, davanti a cui nulla può restar nascosto, che è presente nelle tenebre, che è presente nel nostro pensiero, esso pure tenebra di tipo diverso. Non solamente noi agiamo sotto i suoi occhi, ma viviamo, vorrei dire, con lui.

Minucio Felice, Ottavio, 32,4


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Consiglia  Messaggio 9 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.33

12. - Dio opera ovunque

Dio, immateriale e illimitato com`è, non è in nessun luogo. Anzi, proprio lui è il luogo di se stesso, dal momento che riempie tutto, si estende al di sopra di tutto, abbraccia tutto.

Ciò nondimeno, dicono ch`egli si trovi in un luogo, chiamato luogo di Dio, dove si manifesterebbe la sua azione. Infatti, Dio stesso, senza mescolarvisi minimamente, permea di sé tutte le cose, facendole partecipi della sua azione, secondo la capacità e la recettività di ciascuna, con una purezza che ora è frutto della natura, ora della volontà. Infatti, sono più pure le cose non immerse nella materia che quelle materiali, allo stesso modo come, altresì, quelle perfette lo sono di più di quelle malvagie.

Luogo di Dio, perciò, si suole chiamare tutto ciò che partecipa della sua grazia e della sua azione. Il cielo è dunque suo trono (qui, infatti, vi sono gli angeli, che fanno la sua volontà e sempre lo celebrano nelle loro lodi [cf. Is 6,1ss]. Qui, però, è il suo riposo; la terra, invece, è lo sgabello dei suo piedi (cf. Is 66,1), dove, per mezzo della carne, ha dimorato con gli uomini (cf. Bar 3,38). E la sua santa carne viene chiamata «piede» di Dio.

Anche la Chiesa è detta luogo di Dio: l`abbiamo, infatti, prescelta per cantare le sue lodi, come un tempio nel quale lo preghiamo. Allo stesso modo i luoghi nei quali diviene a noi manifesta la sua azione, sia attraverso la carne che senza il corpo, sono detti, anch`essi, luoghi di Dio.

Bisogna sapere, però, che Dio non è diviso in parti, ma, al contrario, è assolutamente tutto dovunque, non una parte qui e una là. Egli non ha niente a che vedere con i corpi: è tutto all`interno e al di sopra di tutte le cose.

L`angelo, invece, essendo circoscritto in un luogo come le cose corporee, in modo cioè da assumere una forma e una figura; si dice che è spiritualmente presente in un luogo, e non altrove, poiché non può essere né operare, al tempo stesso, in luoghi diversi. E` circoscritto nel luogo in cui opera. E` proprio soltanto di Dio, infatti, operare dovunque simultaneamente. L`angelo, perciò, grazie alla sua agilità e alla sua prontezza, opera in diversi luoghi; Dio, invece, essendo in ogni luogo e al di sopra di tutto, nello stesso istante, con un`unica e semplice operazione, agisce variamente ovunque. Al contrario, l`anima stessa, completamente vincolata da tutto il corpo, e non solo in parte, non è contenuta da esso, ma è lei a contenerlo come il fuoco che avvolge il ferro. E in questa situazione, appunto, l`anima assolve alle sue funzioni.

E` circoscritto ciò che è compreso in un luogo o in un tempo o in un concetto dell`anima; non è circoscritto, invece, ciò che non è contenuto in nessuna delle cose dette. Soltanto Dio, perciò, si può considerare non circoscritto: privo com`è di principio e di fine, abbracciante tutte le cose, assolutamente incomprensibile. Egli è il solo, infatti, a non essere compreso né delimitato né conosciuto da nessuno, mentre lui soltanto comprende se stesso.

Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1,13


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Consiglia  Messaggio 10 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.35

13. - Incorporeità dell`onnipresenza divina

Non si può dire che Dio riempia l`universo allo stesso modo che riempie l`acqua, l`aria, la luce stessa, sì da riempirne una parte più piccola con una parte minore di se stesso e una più grande con una parte maggiore di sé. Egli ha il potere d`essere intero dovunque, senza essere rinchiuso in alcun luogo, di venire senza allontanarsi dal luogo dov`era, d`andarsene senza abbandonare il luogo da dove era venuto.

L`anima dell`uomo si meraviglia di questa proprietà divina e, siccome non la comprende, non la crede nemmeno; l`anima però se ne meravigli dopo essersi meravigliata di se stessa seppur ci riesce: s`innalzi alquanto al di sopra del corpo e capisca chi è in essa che si serve del corpo.

Agostino, Le Lettere, II, 137,4-5 (a Volusiano)


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14. - Indivisibilità dell`onnipresenza divina

Dio è diffuso in tutto. Egli stesso dice, per bocca del profeta: Il cielo e la terra io riempio (Ger 23,24), e della sua sapienza sta scritto che tocca da fine a fine con forza e dispone tutto con soavità (Sap 8,1), e sta scritto ancora: Lo Spirito del Signore riempì l`orbe terraqueo (Sap 1,7). A lui si dice, poi, in un salmo: Dove mai mi allontanerò dal tuo spirito, e dove fuggirò dal tuo volto? Se salgo in cielo, tu ci sei; se discendo nell`abisso, sei presente (Sal 138,7). Ma Dio è diffuso in tutto, in modo da essere non una qualità del mondo, ma la sostanza creatrice del mondo, che lo regge senza fatica e lo contiene senza peso. Non è diffuso tuttavia negli spazi locali, come una massa, tanto da essere metà nella metà della mole corporea del mondo, e ancora metà nell`ulteriore metà, e tutto in tutto il mondo; egli invece è tutto nel solo cielo, tutto nella sola terra e tutto nel cielo e nella terra, non contenuto in luogo alcuno, ma tutto ovunque in se stesso...

Tuttavia, è molto più stupefacente il fatto che, pur essendo Dio tutto ovunque, tuttavia non abita in tutti. Non di tutti infatti si può dire ciò che dice l`Apostolo: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1Cor 3,16), asserendo invece, al contrario di altri: Ma chi non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli appartiene (Rm 8,9)... Dobbiamo dunque intendere ciò nel senso che Dio è ovunque con la presenza della sua divinità, ma non è ovunque con l`inabitazione della sua grazia... E come egli, che è ovunque, non in tutti abita, così anche in coloro in cui abita, non vi abita in modo uguale... Da cosa deriverebbe infatti che fra tutti i santi alcuni sono più santi degli altri, se non perché è più abbondante in loro la divina inabitazione?... Per il fatto poi che Dio vien meno afferrato da colui in cui è presente, non per ciò egli è minore. E` tutto infatti in se stesso, e in colui in cui egli è, non vi è in modo tale da averne bisogno, quasi non potesse essere se non in lui. Come non manca a colui in cui non abita e gli è presente tutto, quantunque quello non lo possegga, così è presente tutto in colui in cui abita, quantunque quello non tutto lo afferri.

Egli non si divide per abitare nei cuori o nei corpi degli uomini, assegnando a uno una parte di sé e a un altro un`altra sua parte, come la nostra luce che penetra per le varie finestre di una casa; è piuttosto quasi come un suono - realtà corporea e transitoria, evidentemente -... Il sordo non lo afferra; il sordastro non lo afferra tutto e coloro che ci sentono, pur essendo da esso tutti egualmente lontani, lo afferrano tanto più, quanto più uno è acuto di udito, e tanto meno, quanto è meno acuto; ma il suono non varia, né risuona più o meno, ma arriva a tutti in modo uguale, nel luogo in cui essi sono. E in modo quanto più eccellente può Iddio, che è natura incorporea e immutabilmente viva, che non può scorrere e dividersi nei vari attimi del tempo, come il suono, e non ha bisogno dello spazio atmosferico per raggiungere i presenti, ma resta in se stesso stabile in eterno, quanto più dunque può essere presente tutto a tutte le cose, e tutto alle singole realtà? E tuttavia coloro in cui abita lo possiedono a seconda della diversa loro capacità: uno di più, l`altro di meno; egli così li edifica come un tempio a lui carissimo, mediante la grazia della sua bontà.

Agostino, Le Lettere, III, 187,4,14-6,18


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Consiglia  Messaggio 11 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.37

15. - Ira e amore, espressioni della potenza divina

Vi è un gran numero di uomini convinti che la giustizia piace a Dio: lo onorano come signore e creatore di tutte le cose. Essi, con continue preghiere e numerosi voti, offrono a lui doni e sacrifici, inneggiano al suo nome e si sforzano di acquistarsi il suo beneplacito con opere buone e giuste. Vi è dunque un motivo se Dio vuole e deve mostrarsi benevolo; nulla infatti è tanto consono con la divina essenza quanto il beneficare, e nulla è tanto alieno da Dio quanto l`ingratitudine, non è perciò possibile non ammettere che Dio - per non incorrere nella colpa di irriconoscenza, che anche per l`uomo è un biasimo - riconosca pienamente queste attestazioni di servizio degli uomini nobili santi e vivi, e offra loro il contraccambio. Ma vi sono anche uomini infami e viziosi, che tutto contaminano con la loro cupidigia: commettono omicidi, inganni, ruberie e spergiuri, non risparmiano neppure i consanguinei e i genitori, ponendosi al di sopra della legge e perfino al di sopra di Dio stesso. Qui l`ira di Dio ha motivo di agire. Sarebbe infatti contro l`ordine santo, se Dio restasse tranquillo di fronte a tanto orrore, se non sorgesse a vendicare i delitti, a estirpare questi uomini dannosi alla società, accogliendoli invece insieme con i buoni; dunque nella sua ira stessa vi è la prova della sua grazia.

Gli affetti virtuosi, come l`ira contro i cattivi, l`amore verso i buoni e la misericordia per i tribolati, sono presenti in senso proprio, retto e vero in Dio, perché sono degni della potenza divina. Se Dio non li avesse, tutta la vita umana finirebbe nella confusione, la stabilità delle cose giungerebbe a tale disordine che, per il disprezzo e la trascuratezza della legge, regnerebbe solo la temerarietà e nessuno sarebbe mai certo di poter superare gli altri con la propria forza. Avverrebbe dunque ciò che succede sotto la balìa di un`orda di predoni: tutta la terra verrebbe devastata


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.38

16. - Preghiera al padre della verità, della sapienza e della felicità

O Dio, creatore dell`universo, concedimi prima di tutto che io ti preghi bene, quindi che mi renda degno di essere esaudito, e infine di ottenere da te la redenzione. O Dio, per la cui potenza tutte le cose che da sé non sarebbero, si muovono verso l`essere; o Dio, che non permetti che cessi d`essere neanche quella realtà i cui elementi hanno in sé le condizioni di distruggersi a vicenda; o Dio, che hai creato dal nulla questo mondo, di cui gli occhi di tutti avvertono l`alta armonia; o Dio, che non fai il male ma lo permetti perché non avvenga il male peggiore; o Dio, che manifesti a pochi, i quali si rivolgono a ciò che veramente è, che il male non è reale; o Dio, per la cui potenza l`universo, nonostante la parte non adatta al fine, egualmente lo raggiunge; o Dio, dal quale la dissimilitudine non produce l`estrema dissoluzione, poiché le cose peggiori si armonizzano con le migliori; o Dio, che sei amato da ogni essere che può amare, ne sia esso cosciente o no; o Dio, nel quale sono tutte le cose, ma che la deformità esistente nell`universo non rende deforme, né il male meno perfetto, né l`errore meno vero; o Dio, che hai voluto che soltanto gli spiriti puri conoscessero il vero; o Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della felicità, padre del buono e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre del pegno che ci ammonisce di tornare a te!

Te invoco, Dio verità, fondamento, principio e ordinatore della verità di tutti gli esseri che sono veri; o Dio sapienza, fondamento, principio e ordinatore della sapienza di tutti gli esseri che posseggono sapienza, o Dio vera e somma vita, fondamento, principio e ordinatore della vita degli esseri che hanno vera e somma vita; Dio beatitudine, fondamento, principio e ordinatore della beatitudine di tutti gli esseri che sono beati; o Dio bene e bellezza, fondamento, principio e ordinatore del bene e della bellezza di tutti gli esseri che sono buoni e belli; o Dio luce intelligibile, fondamento, principio e ordinatore della luce intelligibile di tutti gli esseri che partecipano alla luce intelligibile; o Dio, il cui regno è tutto il mondo che è nascosto al senso; o Dio, dal cui regno deriva la legge per i regni della natura; o Dio, dal quale allontanarsi è cadere, verso cui voltarsi è risorgere, nel quale rimanere è avere sicurezza; o Dio, dal quale uscire è morire, al quale avviarsi è tornare a vivere, nel quale abitare è vivere; o Dio, che non si smarrisce se non si è ingannati, che non si cerca se non si è chiamati, che non si trova se non si è purificati; o Dio, che abbandonare è andare in rovina, a cui tendere è amare, che vedere è possedere; o Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, ci unisce la carità; o Dio, per mezzo del quale trionfiamo dell`avversario: ti scongiuro!

O Dio, che abbiamo accolto per non soggiacere a morte totale; o Dio, da cui siamo stimolati alla vigilanza; o Dio, col cui aiuto sappiamo distinguere il bene dal male; o Dio, col cui aiuto fuggiamo il male e operiamo il bene; o Dio, col cui aiuto non cediamo ai perturbamenti; o Dio, col cui aiuto siamo soggetti con rettitudine al potere e con rettitudine l`esercitiamo; o Dio, col cui aiuto apprendiamo che sono anche di altri le cose che una volta reputavamo nostre e sono anche nostre le cose che una volta reputavamo di altri; o Dio, col cui aiuto non ci attacchiamo agli adescamenti e irretimenti delle passioni; o Dio, col cui aiuto la soggezione al plurimo non ci toglie l`essere uno; o Dio, col cui aiuto il nostro essere migliore non è soggetto al peggiore; o Dio, col cui aiuto la morte è annullata nella vittoria; o Dio, che ci volgi verso di te; o Dio, che ci spogli di ciò che non è e ci rivesti di ciò che è; o Dio, che ci rendi degni di essere esauditi; o Dio, che ci unisci; o Dio, che ci induci alla verità piena; o Dio, che ci manifesti la pienezza del bene e non ci rendi incapaci di seguirlo né permetti che altri lo faccia; o Dio, che ci richiami sulla vita; o Dio, che ci accompagni alla porta; o Dio, che fai sì che si apra a coloro che picchiano; o Dio, che ci dai il pane della vita; o Dio, che ci asseti di quella bevanda, sorbendo la quale non avremo più sete; o Dio, che accusi il mondo sul peccato, la giustizia e il giudizio; o Dio, col cui aiuto non siamo influenzati da coloro che non credono; o Dio, col cui aiuto riproviamo coloro i quali affermano che le anime non possiedono alcun merito dinanzi a te; o Dio, col cui aiuto non diveniamo adoratori degli elementi inetti e impotenti; o Dio, che ci purifichi e ci prepari ai premi divini: viemmi incontro benevolo!

In qualsiasi modo io possa averti pensato, il Dio uno sei tu, e tu vieni in mio aiuto, una eterna e vera essenza, dove non ci sono discordia, oscurità, cangiamento, bisogno, morte, ma somma concordia, somma chiarezza, somma costanza e durata, somma pienezza, somma vita; dove nulla manca, nulla ridonda, dove colui che genera e colui che è generato sono una medesima cosa; Dio, cui sono soggette tutte le cose prive di autosufficienza, cui obbedisce ogni anima buona; per le cui leggi ruotano i poli, le stelle compiono le loro orbite, il sole rinnova il giorno, la luna mitiga la notte, e tutto il mondo, mediante le successioni e i ritorni dei tempi, conserva, per quanto la materia sensibile lo comporta, la grande uniformità dei fenomeni, attraverso i giorni con l`alternarsi del giorno e della notte, attraverso i mesi con le lunazioni, attraverso gli anni con i ritorni di primavera, estate, autunno e inverno, attraverso i lustri col compimento del corso solare, attraverso i secoli col ritorno delle stelle alle loro origini; o Dio, per le cui leggi esistenti per tutta la durata della realtà non si permette che il movimento difforme delle cose mutevoli sia turbato, ma che venga ripetuto, sempre secondo uniformità, nella dimensione rotante dei tempi; per le cui leggi è libera la scelta dell`anima e sono stati stabiliti premi per i buoni e pene per i cattivi con leggi fisse e universali; o Dio, da cui provengono a noi tutti i beni e sono allontanati tutti i mali; o Dio, sopra del quale, fuori del quale e senza il quale non c`è nulla; o Dio, sotto il quale è il tutto, nel quale è il tutto, col quale è il tutto; che hai fatto l`uomo a tua immagine e somiglianza, il che può comprendere chi conosce te stesso: ascolta, ascolta, ascolta me, mio Dio, mio Signore, mio re, mio padre, mio fattore, mia speranza, mia realtà, mio onore, mia casa, mia patria, mia salvezza, mia luce, mia vita; ascolta, ascolta, ascolta me nella maniera tua, soltanto a pochi ben nota!

Agostino, Soliloqui, 1,1.2-4

(Teofilo)
00giovedì 17 settembre 2009 21:10
Da: Soprannome MSN°Gino¹  (Messaggio originale)Inviato: 28/04/2004 14.01
1. - Preghiera per ottenere la conoscenza di Dio
del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto.
 Ma chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: te.
 Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci, se non obbedisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l'assenza stessa di amore per te? Oh, dimmi per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Dì all`anima mia: "La salvezza tua io sono!". Dillo, che io l`oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e dì all'anima mia: "La salvezza tua io sono". Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia, per non morire, per vederlo.
Agostino, Le Confessioni, 1,1.5


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.30
2 Gli occhi materiali sono inutili per contemplare Dio
E` veramente impossibile riconoscere Dio con gli occhi della carne dal momento che ciò che è incorporeo non può essere percepito dallo sguardo materiale. D`altronde è proprio l`unigenito Figlio di Dio a confermarcelo dicendo: Nessuno ha mai visto Dio (Gv 1,18). E allora, anche se qualcuno comprende quanto si legge in Ezechiele nel senso che il profeta abbia quasi veduto Iddio, ascolti bene ciò che afferma la Scrittura. Il profeta vide una somiglianza della gloria del Signore (Ez 2,1): non il Signore in persona, ma unicamente una "somiglianza della sua gloria", quindi neppure la sua vera gloria com`è in realtà. Eppure, benché avesse contemplato soltanto una parvenza della gloria divina, e nemmeno la gloria vera, il profeta stramazzò a terra per lo sgomento. Perciò, se il trovarsi di fronte ad una semplice somiglianza della gloria di Dio atterriva e sconcertava a quel modo persino i profeti, quando qualcuno ardisse fissare il proprio sguardo su Dio stesso, perderebbe la vita. E` la Scrittura stessa a testimoniarcelo: Nessuno vedrà il mio volto, e continuerà a vivere (Es 33,20).
 Per questo motivo Dio, nella sua infinita bontà, ha disteso il cielo come un velo che nascondesse la sua divinità, perché noi non morissimo. Non è una mia opinione questa, ma è il profeta stesso ad affermare: Se spalancassi i cieli, il timore di te s`impadronirebbe dei monti fino a farli scomparire (Is 64,1). Perché allora ti meraviglia il fatto che Ezechiele stesso, nel contemplare una semplice parvenza della gloria divina, cadde al suolo?
 Quando il servo di Dio Gabriele apparve a Daniele, costui ne rimase subito sconcertato e, a una simile vista, stramazzò anch`egli a terra. Né il profeta osò rispondere, fino a quando l`angelo non trasformò il proprio aspetto in quello di un figlio d`uomo (cf. Dn 8,17; 10,15-16). Se la vista di Gabriele faceva tremare i profeti, nel caso in cui Dio in persona si fosse mostrato nella sua essenza, non sarebbero forse tutti morti?
 Non è quindi concesso a occhi corporei di contemplare la natura divina; dalle opere divine siamo tuttavia in grado di farci un`idea della sua potenza, secondo quanto afferma lo stesso Salomone: Infatti dalla grandiosità e bellezza delle creature è dato riconoscere, con le dovute proporzioni, il loro creatore (Sap 13,5). D`altronde, egli non afferma che dalle creature si perviene senz`altro ad un`adeguata comprensione del loro creatore, ma aggiunge anzi "con le dovute proporzioni". E allora, tanto più maestoso apparirà a ciascuno Dio, quanto più sublime sarà stata la contemplazione delle creature raggiunta dall`uomo. Quando, infatti, costui avrà elevato la propria anima sulle vette più alte della contemplazione, egli si formerà altresì intorno a Dio una conoscenza più profonda.
 
Vuoi sapere che non è possibile conoscere l`essenza di Dio? Lo affermano i tre fanciulli che nella fornace lodano Dio: Benedetto sei tu che scruti gli abissi, sedendo sui cherubini (Dn 3,55). Dimmi un po` come sono fatti i cherubini; e soltanto allora, provati a discernere colui che siede sopra di loro. Il profeta Ezechiele, per quanto possibile, abbozzò una loro descrizione, dicendo: Quattro volti ciascuno; uno d`uomo, un altro di leone, un terzo d`aquila, l`ultimo di vitello (Ez 1,6); e sei ali ciascuno (Is 6,2); e occhi dappertutto (Ap 7,8); e sotto ognuno di loro una ruota divisa in quattro parti (Ez 10,12). Pur tuttavia, nonostante questa descrizione profetica, non siamo ancora in grado di farcene un`idea esatta. Se, infatti, non ci sentiamo capaci di discernere il trono, che il profeta ha appena descritto, come potremo mai comprendere colui che vi siede sopra, l'invisibile e ineffabile Iddio?
 E` davvero impossibile capire bene che cosa sia Dio. Quando osserviamo le sue opere, però, ci è possibile innalzare a lui delle lodi.
 Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimale, 9,1-3

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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.40

3. - La lontananza da Dio acceca lo spirito

Se tu dicessi: «Mostrami il tuo Dio»; io ti direi: «Mostrami il tuo uomo e io ti mostrerò il mio Dio». Mostra quindi se gli occhi della tua mente vedono e se le orecchie del tuo cuore odono.

Infatti, come gli occhi corporei percepiscono gli oggetti che si muovono su questa terra, notando le differenze fra una cosa e l`altra, la luce e le tenebre, il bianco e il nero, il brutto e il bello, il simmetrico e l`asimmetrico, il proporzionato e il deforme (e analogamente si deve dire a proposito di quanto è udito dalle orecchie: suoni acuti o gravi o armoniosi), non diversamente le orecchie del cuore e gli occhi della mente possono vedere Dio. Infatti, Dio può essere visto soltanto da coloro che sono in grado di vederlo, da coloro, cioè, che hanno gli occhi dello spirito ben aperti.

Infatti, sebbene tutti abbiano gli occhi, quelli di talune persone sono talora avvolti dall`oscurità e perciò incapaci di contemplare la luce del sole. Se i ciechi non sono in grado di vedere nulla, non per questo la luce del sole non risplende: la causa è da ravvisarsi unicamente nella loro cecità. Allo stesso modo, anche gli occhi del tuo spirito sono accecati dai tuoi peccati e dalle cattive azioni che commetti.

L`anima dell`uomo dev`essere pura come uno specchio terso. Una volta formatasi la ruggine sullo specchio, il volto dell`uomo non può più riflettervisi: similmente, l`uomo offuscato dal peccato non può vedere Dio.

Mostra allora te stesso: se non sei adultero o libertino, ladro o brigante o saccheggiatore, sodomita o insolente o maldicente o collerico; fa` vedere se non sei invidioso o arrogante o superbo, violento o avaro o ribelle verso i tuoi genitori; se non sei venditore dei tuoi figli. Infatti Dio non si manifesta a coloro che si comportano in questo modo, se non si siano dapprima purificati da ogni macchia.

Tutte queste cose portano le tenebre dentro di te, come quando sopraggiunge l`albugine nei tuoi occhi rendendoli incapaci di fissare la luce del sole. Allo stesso modo, anche i tuoi peccati diffondono intorno a te l`oscurità in maniera che tu non possa più riconoscere Dio.

Teofilo di Antiochia, Ad Autolico, 1,2<o:p></o:p>


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Consiglia  Messaggio 4 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.42
4. - Dove comincia e dove finisce la conoscenza di Dio
Dio è sempre stato, è e sarà. Ovvero, per dir meglio, sempre è. Infatti "era" e "sarà" sono particelle del nostro tempo e dell`effimera natura. Egli, al contrario, è colui che sempre è. D`altronde, lui stesso si presenta così quando pronuncia l`oracolo a Mosè sul monte (cf. Es 3,14).

Egli racchiude infatti in se stesso tutto ciò che esiste, senza essere limitato, da parte sua, da nessun principio e da nessuna fine: uno sconfinato e interminabile mare di essere, al di là d`ogni concetto di tempo e di spazio. Il pensiero umano può soltanto abbozzarne una vaga immagine, certamente inadeguata e imprecisa, percependo non già quanto in lui si trova, ma quanto lo circonda. Raccogliendo così, una dopo l`altra, le impressioni che se ne ricavano, si perviene a un simulacro di verità che sfugge e sparisce ancor prima di essere posseduto e compreso, illuminando e purificando la nostra parte più nobile con la rapidità di un fulmine balenante davanti agli occhi.
Secondo la mia opinione, egli ci attrae a sé nella misura in cui noi siamo in grado di comprenderlo (infatti, ciò che non può essere assolutamente compreso, nessuno lo desidera né cerca di raggiungerlo). Nella misura in cui si mostra incomprensibile alle nostre facoltà, egli suscita la nostra ammirazione verso di lui. L`ammirazione, a sua volta, fa nascere un desiderio più intenso e, se lo ricerchiamo, egli ci purifica e, purificandoci, ci dà un aspetto divino: una volta che siamo divenuti tali, egli si intrattiene con noi, come con i suoi intimi.
Gregorio di Nazianzo, La nascita

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Consiglia  Messaggio 5 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.45
5. - L`intelligenza umana è limitata

L`intelligenza è in grado di comprendere assai rapidamente; la lingua invece ha bisogno delle parole e di molte espressioni intermediarie del linguaggio. Anche l`occhio percepisce simultaneamente, in un solo istante, un`immensa estensione di stelle. Ma se uno poi vuole spiegarle una per una, che cosa sia Lucifero, che cosa sia Vespero e così dicendo per tutte le altre, allora ha bisogno di parecchie parole. Allo stesso modo, anche il pensiero è capace di abbracciare in un attimo tutta la terra, il mare e l`universo intero. D`altra parte, ancora una volta, ciò che il pensiero concepisce in un solo istante, può essere poi espresso soltanto con molte parole.
L`esempio che abbiamo appena illustrato è significativo, ma ancora troppo debole e non del tutto efficace. Infatti, quando noi parliamo di Dio, non diciamo tutto ciò che ci sarebbe da dire, perché questo può essere noto soltanto a lui. Noi affermiamo invece, nei nostri discorsi su Dio, unicamente quanto la nostra natura umana è in grado di comprendere su ciò che lo riguarda, quanto, cioè, la nostra limitatezza può giungere a sostenere.
Noi non possiamo spiegare che cosa è Dio. Confessiamolo candidamente: noi non lo conosciamo. Riconoscere la propria ignoranza delle cose che riguardano Dio, questa sì che è una dimostrazione di grande sapienza !
Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimale, 6,2

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Consiglia  Messaggio 6 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.49

6. - I gradi della conoscenza di Dio

Se qualcuno pretende di parlare delle cose che riguardano Dio, provi anzitutto, se vi riesce, a spiegare i confini della terra. Vivi sulla terra, ma non conosci bene neppure il confine del tuo domicilio, cioè della terra stessa. Come potrai allora conoscere adeguatamente il suo architetto?

Contempli le stelle, ma non vedi chi le ha fatte. Conta a fondo dapprima tutte quelle che si offrono al tuo sguardo e soltanto allora provati a descrivere colui che ti è nascosto: colui che conta la moltitudine delle stelle e le chiama tutte per nome (Sal 146,4).

Violenti temporali si abbatterono di recente su di noi; per poco le loro gocce non ci distruggevano; conta, se puoi, le gocce di pioggia che sono cadute nella nostra città; ma neppure nella città: quelle che sono cadute in un`ora sul tuo tetto, contale se puoi. Ma non è possibile: riconosci la tua incapacità e impara da questa la potenza di Dio. Infatti da lui sono state contate anche le gocce di pioggia (Gb 36,27) cadute in tutto il mondo, e non soltanto ai nostri giorni, ma anche in ogni tempo.

Il sole è opera di Dio, ed è veramente grande. Ma se lo paragoniamo con il firmamento in tutta la sua estensione, ci appare piccolissimo. Ebbene, prova prima a guardare verso il sole, se vi riesci, e poi ricerca accuratamente il Signore. Non scrutare le cose troppo profonde per te e non indagare quelle al di sopra di te; pensa piuttosto a quello che ti è richiesto (Sir 3,22).

Qualcuno si domanderà: se l`essenza divina è incomprensibile, perché ne dai delle spiegazioni? D`altra parte, rispondiamo, se è vero che io non posso bere tutta l`acqua di un fiume, forse che non ne potrò comunque attingere quanta me ne serve? E ancora, se è vero che non è possibile sostenere la vista diretta del sole, non lo si potrà ugualmente guardare per quanto è necessario? Oppure, entrando in un grande giardino, siccome non posso mangiare tutti i frutti, vuoi che per questo me ne vada via con la stessa fame di prima?

Lodo e glorifico colui che ci ha creato; divina è infatti la voce che così comanda: Ogni spirito lodi il Signore (Sal 150,6). Perciò mi accingo a celebrare il Signore con la lode, piuttosto che illustrarlo con le parole; nella certezza tuttavia che sarò lontanissimo dal glorificarlo come sarebbe conveniente, quantunque sia frutto della pietà il tentarlo in ogni modo. Il Signore Gesù conforta infatti la mia debolezza, quando dice: Nessuno ha mai visto Dio (Gv 1,18).

Ma non sta forse scritto, osserverà qualcuno, che gli angeli dei bambini contemplano sempre il volto del Padre mio che è nei cieli (Mt 18,10)? Gli angeli, però, non vedono Dio com`è in se stesso, ma unicamente ciò che essi sono in grado di percepirne. D`altronde, è Gesù stesso ad affermare: Nessuno ha visto il Padre, tranne colui che viene da Dio; costui ha visto il Padre (Gv 6,46).

Gli angeli dunque riescono a vedere Dio soltanto nella misura in cui ne sono capaci, e anche per gli arcangeli è lo stesso. I troni e le dominazioni, dal canto loro, lo vedono più dei primi, però in grado inferiore alla sua gloria. Solo lo Spirito Santo infatti, insieme con il Figlio, è in grado di vedere come si conviene. Egli scruta ogni cosa, e conosce anche le profondità di Dio (1Cor 2,10); come, del resto, anche il Figlio unigenito, insieme con lo Spirito Santo, conosce il Padre in modo dovuto (infatti nessuno conosce il Padre, dice, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo abbia rivelato [Mt 11,27]. Egli vede Dio com`è in realtà, e lo rivela con lo Spirito e attraverso lo Spirito, a misura della capacità di comprensione di ciascuno. Dal momento che il Figlio unigenito, generato senza passione fin dall`eternità (2Tm 1,9), è infatti partecipe con lo Spirito Santo della divinità paterna; egli conosce il genitore, e il genitore conosce colui che ha generato.

E allora, se è vero che neppure gli angeli lo conoscono (è infatti l`Unigenito, come abbiamo detto, con lo Spirito e attraverso lo Spirito, a rivelarlo, secondo la capacità d`intendere di ciascuno), nessun uomo si vergogni di confessare la propria ignoranza.

Adesso io parlo di queste cose, ma tutti ne parleranno a loro tempo. Ma il «come» non possiamo certo esprimerlo a parole! Come potrei mai spiegare con le parole che cosa sia colui che ci ha donato la capacità stessa di parlare? Io che ho un`anima, e non sono capace di descriverne le qualità e le caratteristiche, in che modo potrò mai riuscire a parlare addirittura di colui che quest`anima mi ha donato?

Alla nostra pietà basti sapere che abbiamo un Dio: un Dio solo, Dio che esiste dall`eternità, sempre uguale a se stesso, che non ha padre; nessuno è più potente di lui, nessuno può abbattere il suo regno e dichiararsi suo successore; egli ha molti nomi, è onnipotente, la sua sostanza è semplice e omogenea. Infatti, non perché è chiamato buono, giusto, onnipotente, Sabaoth, è da ritenersi per questo diverso o altro; al contrario, si deve riconoscere che, pur essendo unico e identico, realizza le infinite operazioni della divinità. Iddio non è certo maggiore da una parte e inferiore dall`altra, ma in tutto rimane sempre identico a se stesso. Non è grande, ad esempio, soltanto nella bontà, per essere poi più modesto  nella sapienza; ma, al contrario, possiede in egual misura sapienza e bontà. Non vede da una parte soltanto, mentre dall`altra è privato della vista; ma è tutto occhio, tutto udito, tutta intelligenza; non come noi perciò, che siamo intelligenti in una cosa, e ignoranti in un`altra: un'opinione del genere è blasfema e indegna della sostanza divina.

Il Signore conosce in anticipo tutti gli esseri, è Santo e Onnipotente, più buono di tutti, più grande di tutti, più sapiente di tutti. Non potremo mai parlare della sua origine, del suo aspetto, della sua specie. Infatti non udiste mai la sua voce, né vedeste il suo volto (Gv 5,37), dice la divina Scrittura. Per questo anche Mosè dice agli israeliti: Conservate nei vostri pensieri, ché non ne avete visto neppure un`immagine (Dt 4,15); se, infatti, non è assolutamente possibile concepire neppure un`immagine di Dio, si potrà forse mai penetrare nella sua sostanza?

Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimale, 6,4-7

(Teofilo)
00giovedì 17 settembre 2009 21:11
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Consiglia  Messaggio 7 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.52

7. - Pensiero e parola

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Anche noi, quando parliamo, diciamo delle parole. Forse che a tali parole è simile questo Verbo che era presso Dio? Le parole che noi diciamo echeggiano un istante nell`aria, e poi svaniscono. Diremo allora che anche il Verbo di Dio ha cessato di esistere, non appena è stato pronunciato? Ma come allora tutto è stato fatto per mezzo di lui, e niente senza di lui? In che modo è retto da lui ciò che da lui è stato creato, se il Verbo non è che un suono che viene meno? Che Verbo è, allora, questo che viene detto e poi non passa? La carità vostra presti attenzione; l`argomento lo merita.

Ogni giorno pronunciamo parole che perdono per noi il loro valore, perché vengono meno non appena le abbiamo dette, e non sembrano nient`altro che parole. C`è però anche nell`uomo una parola che rimane nell`intimo: il suono solo infatti esce dalla bocca. E` la parola che è detta nello spirito, quella che tu intendi dal suono delle parole, ma non è quel suono.

Vi faccio un esempio. Quando io dico: Dio, pronuncio una parola. Come è breve questa parola: tre lettere e due sillabe! Diremo noi allora che Dio è tutto qui: tre lettere e due sillabe? O piuttosto, quanto da niente è la parola, tanto prezioso è il suo significato? Che cosa è avvenuto nel tuo cuore quando hai udito: Dio? Che cosa è avvenuto nel mio, quando ho detto: Dio? Abbiamo pensato a una natura sommamente grande, che trascende ogni mutevole creatura carnale e animale. E se ti chiedessi: Dio è mutevole o è immutabile? Tu mi risponderesti subito: lontano dalla mia mente il pensare che Dio sia soggetto a qualche mutamento, poiché egli è immutabile.

La tua anima, seppur piccola, seppur forse ancora carnale, non ha potuto rispondermi in altro modo che così, che Dio è immutabile; ogni creatura invece è soggetta a mutamento.

Quale luce si è fatta in te, nella quale hai potuto intravedere ciò che è al di sopra di ogni creatura, per rispondermi, con tanta sicurezza, che Dio è immutabile? Che cosa è questo, dunque, nel tuo cuore, quando pensi a una natura viva, eterna, onnipotente, infinita, ovunque presente, ovunque tutt`intera, da nessuna cosa circoscritta? Quando tu pensi a codeste cose, questo è la parola di Dio nel tuo cuore. Questa parola è, allora, solo quel suono formato da tre lettere e due sillabe? Tutto ciò che si dice, passa, sono suoni, sono lettere, sono sillabe. Questa parola che risuona, passa; ma ciò che il suono significa è nella mente sia di chi l`ha pronunciato, sia di chi l`ha udito; esso rimane anche quando è cessato il suono.

Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni, 1,8


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Consiglia  Messaggio 8 di 12 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 14.56

8. - La via alla conoscenza

Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo, Signore, è che ti amo. Folgorato al cuore da te mediante la tua parola, ti amai, e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi dicono di amarti... Ma che amo, quando amo te? Non una bellezza corporea, né una grazia temporale, non lo splendore della luce, così caro a questi miei occhi, non le dolci melodie delle cantilene di ogni tono, non la fragranza dei fiori, degli unguenti e degli aromi, non la manna e il miele, non le membra accette agli amplessi della carne. Nulla di tutto ciò amo, quando amo il mio Dio. Eppure amo una sorta di luce e voce e odore e cibo e amplesso nell`amare il mio Dio: la luce, la voce, l`odore, il cibo, l`amplesso dell`uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza un profumo non disperso dal vento, ov`è colto un sapore non attenuato dalla voracità, ove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà. Ciò amo, quando amo il mio Dio.

Che è ciò? Interrogai la terra e mi rispose: «Non sono io»; la medesima confessione fecero tutte le cose che si trovavano in essa. Interrogai il mare, i suoi abissi e i rettili con anime vive, e mi risposero: «Non siamo noi il tuo Dio; cerca sopra di noi». Interrogai i soffi dell`aria e tutto il mondo aereo con i suoi abitanti mi rispose: «Erra Anassimene [filosofo di Mileto, vissuto nel VI secolo a.C., che indicò nell`aria il principio di tutte le cose], io non sono Dio». Interrogai il cielo, il sole, la luna, le stelle: «Neppure noi siamo il Dio che cerchi», rispondono. E dissi a tutti gli esseri che circondano le porte del mio corpo: «Parlatemi del mio Dio; se non lo siete voi, ditemi qualcosa di lui»; ed essi esclamarono a gran voce: «E` lui che ci fece». Le mie domande erano la mia contemplazione; le loro risposte, la loro bellezza. Allora mi rivolsi a me stesso e mi chiesi: «Tu, chi sei?»; e risposi: «Un uomo». Dunque, eccomi fornito di un corpo e di un`anima, l`uno esteriore, l`altra interiore. A quali dei due chiedere del mio Dio, già cercato col corpo dalla terra fino al cielo, fino a dove potei inviare messaggeri, i raggi dei miei occhi? Più prezioso è l`elemento interiore. A lui tutti i messaggeri riferivano, come a chi governi e giudichi, le risposte del cielo e della terra e di tutte le cose là esistenti, concordi nel dire: «Non siamo noi Dio», e: «E` lui che ci fece». L`uomo interiore apprese queste cose con l`ausilio dell`esteriore, io, l`interiore, le ho apprese, io, io, lo spirito per mezzo dei sensi del mio corpo. Interrogai sul mio Dio la mole dell`universo, e mi rispose: «Non sono io, ma è lui che mi fece».

Non appare a chiunque è dotato compiutamente di sensi questa bellezza? Perché dunque non parla a tutti nella stessa maniera? Gli animali piccoli e grandi la vedono, ma sono incapaci di fare domande, poiché in essi non è preposta ai messaggi dei sensi una ragione giudicante. Gli uomini però sono capaci di fare domande, per scorgere quanto in Dio è invisibile, comprendendolo attraverso il creato (Rm 1,20). Sennonché il loro amore li asservisce alle cose create, e i servi non possono giudicare.

Ora queste cose rispondono soltanto a chi le interroga sapendo giudicare; non mutano la loro voce, ossia la loro bellezza, se uno vede soltanto? mentre uno vede e interroga, così da presentarsi all`uno e all`altro sotto aspetti diversi; ma, pur presentandosi a entrambi sotto il medesimo aspetto, essa per l`uno è muta, per l`altro parla; o meglio, parla a tutti, ma solo coloro che confrontano questa voce ricevuta dall`esterno, con la verità nel loro interno, la capiscono. Mi dice perciò la verità: «Il tuo Dio non è la terra, né il cielo, né alcun altro corpo»; l`afferma la loro natura, lo si vede, essendo ogni massa minore nelle sue parti che nel tutto. Tu stessa sei certo più preziosa del tuo corpo, io te lo dico, anima mia, poiché ne vivifichi la massa, prestandogli quella vita che nessun corpo può fornire a un altro corpo. Ma il tuo Dio è anche per te vita della tua vita.

Agostino, Le Confessioni, 10,6


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.02

9. - Conoscenza dell`essere dal non essere

Quando Mosè disse al Signore: «Mostrati a me, che io ti possa vedere!» ebbe la risposta: Nessuno vedrà il mio volto e continuerà a vivere (Es 33,20). Con queste parole Mosè viene ammonito di porre freno alla sua brama e di riflettere invece alla grandezza delle sue colpe. Ma anche Giovanni esclama: Dio non lo ha mai veduto nessuno; l`unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, egli ce lo ha manifestato (Gv 1,18). Il senso di questa espressione è che gli uomini non possono vedere Dio nella sua divina essenza, ma solo in quanto egli si manifesta alle sue creature per la grazia. Qualcosa di simile vale per tutte le creature ragionevoli, anzi, per tutto ciò che esiste al di fuori di Dio. Sullo stesso fondamento dice san Paolo: Al re dei secoli, incorruttibile, invisibile, all`unico Dio onore e gloria (1Tm 1,17). Dice che Dio è invisibile, non intende perciò dire che per alcuni è visibile e per altri invisibile; infatti solo ciò che è sempre invisibile non può mai essere visto da nessuno ed è per tutti invisibile. Solo a questa condizione si può affermare l`invisibilità della divina natura. E con questa idea concorda anche la seguente testimonianza: Il solo che possiede l`immortalità, e abita una luce inaccessibile, che da nessun uomo fu mai veduto, né mai potrà vedersi (1Tm 6,16).

Che Dio poi, il quale tutto riempie con la sua gloria, sia onnipotente, lo confessa ad alta voce ogni uomo, e l`attesta anche il profeta dicendo: La sua potenza ricopre i cieli (Ab 3,3). Lo stesso ha espresso Salomone con altre parole: La gloria di Dio avvolge il Verbo (Pr 15,2: LXX). E lo stesso pensa di Dio Davide, quando dice: Ha fatto della tenebra il suo nascondiglio (Sal 17,12). Da queste testimonianze risulta chiaro che Dio è incomprensibile e invisibile. Anche Isaia continua con le parole: E la casa fu ripiena di fumo (Is 6,4), per indicare l`incomprensibilità e l`irraggiungibilità di Dio, avendo prima detto: Ho visto il Signore degli eserciti sedere su di un trono eccelso ed elevato (Is 6,1). Tutto intorno a lui è coperto di tenebra e nebbia, anche se egli può apparire, a coloro che vuole istruire, come gli sembra bene. E` questo il concetto anche di san Paolo, come ci dice questo passo: O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi disegni e impenetrabili le sue vie! E chi ha conosciuto il pensiero del Signore, o chi gli ha dato consiglio? Ovvero, chi per primo ha dato a lui, sicché gli si debba per questo il contraccambio. Infatti da lui, per lui e in lui è tutto (Rm 11,33-36). E se in lui è tutto, anche i serafini. E siano pur anche i maggiori fra tutte le creature e non sia Dio coperto innanzi a loro, tuttavia la divina maestà li abbraccia con tutto il resto del creato. Infatti nelle parole «O abisso di ricchezza della sapienza e della scienza di Dio» vi è la prova dell`incomprensibilità divina. E se lo stesso Apostolo in un altro passo scrive: Chi si avvicina a Dio deve credere che egli è (Eb 11,6), in queste parole non si trova nulla che imponga la necessità di sapere chi o come egli è, ma solo che egli è.

Sappiamo dunque che vi è un Dio, e sappiamo anche ciò che egli non è; ma ciò che egli è e come egli è non lo possiamo sapere. Ma siccome egli di fronte a noi ha tanta bontà e indulgente misericordia da farci conoscere qualcosa di lui, a noi è dato comprendere, dai benefici ricevuti, che egli esiste. Ma come è fatto, nessuna creatura lo può comprendere, per l`abisso che la separa. Per esprimermi dunque più esattamente: «Ciò che Dio non è, ci è noto; ma ciò che egli è, non lo possiamo sapere».

Girolamo, Commento a Isaia, 6,1-7


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.07

10. - La forma, elemento permanente nel transitorio

Come l`anima è tutta la vita del corpo, così Dio è la vita beata dell`anima... E ovunque a lui tu ti volga, egli ti parla nelle orme che ha impresso nell`opera sua. E se tu cadi di nuovo nel mondo esteriore, egli ti richiama con le forme, che nello stesso mondo inferiore ha impresso, a quello interiore: e questo, affinché tu veda come tutto ciò che ti attrae nella sfera del corpo e ti lusinga col senso di vivere, è ordinato in numero. Devi tu dunque ricercare da dove ha origine, devi ritornare in te stesso e considerare che tu non potresti né apprezzare, né disprezzare ciò che tocchi con i sensi corporei, se non portassi in te una precisa legge di bellezza, a cui tu sempre riconduci ciò che di bello attingi esteriormente con i sensi.

Guarda il cielo e la terra e il mare e tutto ciò che in essi brilla in alto o striscia in basso, vola o nuota! Hanno forme, perché hanno precisi rapporti numerici; togli loro questo, e non saranno più nulla. Da dove verranno dunque, se non da colui, da cui deriva il numero? Esistono infatti solo in quanto sono numero... Considera poi l`arte, da cui essi tutti provengono: esamina il suo tempo e il suo luogo: essa non è in qualche tempo, non è in qualche luogo, ma vive in essa il numero. La sua posizione non è nello spazio, e la sua età non si misura in giorni, eppure, quando si tratta d`imparare l`arte, coloro che desiderano di diventare artisti muovono il loro corpo verso un luogo e in un tempo, ma muovono la loro anima al di sopra del tempo, poiché col passare del tempo acquistano un`esperienza sempre maggiore. Ascendi perciò al di sopra dell`anima dell`artista per vedere in essa il numero che dura in eterno: subito la sapienza ti risplenderà nell`intimo dalla sua sede, dalla stessa stanza segreta della verità...

Se tu dunque vedi qualcosa di passeggero, non lo potresti percepire né con i sensi del corpo, né con la considerazione dell`anima, se non stesse fisso in forma e numero, senza di cui ricadrebbe nel nulla; perciò non dubitare: affinché questo essere transitorio non venga meno nel suo corso, ma continui, nell`inerzia del suo movimento e nella distinzione variopinta della sua forma, quasi a venir scandito come in versi nel corso dei tempi, a ciò vi è una forma eterna e immutabile, che non si muove nel luogo, quasi vagando qua e là, né si estende, né si muta nel tempo: ma per essa tutte le cose qui si formano e possono riempire e compiere la loro opera numerica di spazio e tempo.

Agostino, Il libero arbitrio, 2, 16,41-44


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.14

11. - Cosa è dunque il mio Dio?

Ma cielo e terra ti comprendono forse, perché tu li riempi? o tu li riempi, e ancora sopravvanza una parte di te, perché non ti comprendono? E dove riversi questa parte che sopravvanza di te, dopo aver riempito il cielo e la terra? O non piuttosto nulla ti occorre che ti contenga, tu che tutto contieni, poiché ciò che riempi, contenendo lo riempi? Davvero non sono i vasi pieni di te a renderti stabile. Neppure se si spezzassero, tu ti spanderesti; quando tu ti spandi su di noi, non tu ti abbassi, ma noi elevi, non tu ti disperdi, ma noi raccogli. Però nel riempire, che fai, ogni essere, con tutto il tuo essere lo riempi. E dunque, se tutti gli esseri dell`universo non riescono a comprendere tutto il tuo essere, comprendono di te una sola parte, e la medesima parte tutti insieme? oppure i singoli esseri comprendono una singola parte, maggiore i maggiori, minore i minori? Dunque, esisterebbero parti di te maggiori, e altre minori? o piuttosto tu sei intero dappertutto, e nessuna cosa ti comprende per intero?

Cosa sei dunque, Dio mio? Cos`altro, di grazia, se non il Signore Dio? Infatti chi è Signore all`infuori del Signore, chi Dio, all`infuori del nostro Dio? (Sal 17,32). O sommo, ottimo, potentissimo, onnipotentissimo, misericordiosissimo e giustissimo, remotissimo e presentissimo, bellissimo e fortissimo, stabile e inafferrabile, immutabile che tutto muti, mai nuovo, mai decrepito, rinnovatore di ogni cosa, che a loro insaputa porti i superbi alla decrepitezza (Gb 9,5); sempre attivo, sempre quieto, che raccogli senza bisogno; che porti e riempi e serbi, che crei e nutri e maturi, che cerchi mentre nulla ti manca. Ami, ma senza smaniare, sei geloso e tranquillo, ti penti ma senza soffrire, ti adiri e sei calmo, muti le opere ma non il disegno, ricuperi quanto trovi e mai perdesti; mai indigente, godi dei guadagni; mai avaro, esigi gli interessi; ti si presta per averti debitore, ma chi ha qualcosa, che non sia tua? Paghi i debiti senza dovere a nessuno, li condoni senza perdere nulla.

Che ho mai detto, Dio mio, vita mia, dolcezza mia santa? Che dice mai chi parla di te? Eppure, sventurati coloro che tacciono di te, poiché sono muti ciarlieri.

Agostino, Le Confessioni, 1,3-1,4


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 28/04/2004 15.16

12. - La ricerca, anche al di là dell`anima, di ciò che non muta

Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell`aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l`ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell`acqua, che camminano sulla terra, che volano nell`aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole... chi l`ha creata, se non la bellezza immutabile?

Nell`uomo stesso infine - per poter scoprire e riconoscere Dio, il creatore di tutto l`universo - nell`uomo stesso, dico, dunque, sono stati interrogati i due: l`anima e il corpo. Gli inquirenti hanno interrogato ciò che essi stessi portavano: vedevano il corpo, ma non vedevano l`anima. Vedevano attraverso gli occhi, ma dentro c`era chi guardava quasi da due finestre. E se questo inquilino se n`è andato, la casa è crollata: se n`è andata via la guida, e ciò che è guidato cade, e proprio perché cade si dice che è «deceduto». Non sono illesi i suoi occhi? Eppure anche se sono aperti non vedono nulla. Ecco le orecchie, ma colei che udiva se n`è andata; resta la lingua come strumento, ma il musicista che la suonava non c`è più. Gli inquirenti hanno dunque interrogato questi due: il corpo, che si vede, e l`anima, che non si vede; e hanno trovato che ciò che non si vede è meglio di ciò che si vede: meglio è l`anima che si nasconde; da meno è la carne che è visibile.

Hanno visto l`uno e l`altra; li hanno interrogati, li hanno fatti oggetto di ricerca e hanno trovato che l`uno e l`altra nell`uomo sono mutevoli. Mutevole è il corpo per l`età, perché si deteriora, perché si alimenta, perché cresce e si disfa, perché vive e muore. Allora si sono rivolti all`anima, che concepivano come qualcosa di meglio e avevano ammirato come qualcosa di invisibile; ma scopersero che anch`essa è mutevole; ora vuole e ora non vuole; ora sa e ora non sa; ora ricorda e ora dimentica; ora teme e ora osa; ora si dedica alla saggezza, ora si abbandona alla stoltezza. Hanno visto dunque che è mutevole e perciò sono andati al di là di essa stessa: hanno cercato così qualcosa di immutabile. E in questo modo sono giunti a riconoscere Dio.

Agostino, Discorsi, 241,2-3

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