Buon lavoro al nuovo Prefetto per la CdF mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer

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Caterina63
00domenica 2 luglio 2017 08:39
FOCUS
di Lorenzo Bertocchi
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Confermate le indiscrezioni: il Papa non ha rinnovato il mandato al prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il card Mueller. Una mancanza di sintonia. La decisione segna una svolta. Al suo posto arriva il segretario dell'ex Sant'Uffizio, lo spagnolo Ladaria. Anch'egli, come Francesco, gesuita. E nonostante sia considerato conservatore, un non "estremista". 

 

Con un comunicato della Sala stampa vaticana ieri è stato dato l'annuncio ufficiale, il cardinale Gerhard Ludwig Müller non è stato confermato nel suo ruolo di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Le notizie anticipate venerdì pomeriggio hanno trovato conferma, la sorpresa, invece, è stata nell'annuncio del successore.

«Il Santo Padre Francesco», si legge nel comunicato della Santa Sede, «ha ringraziato l'Eminentissimo Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller alla conclusione del suo mandato quinquennale (…) ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Arcivescovo titolare di Tibica, finora Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.»

Il mancato rinnovo di Muller non si è tradotto con la nomina di uno dei nomi circolati più volte per la sua sostituzione, dal cardinale Schonborn, a monsignor Victor Manuel Fernandez, ma con un passaggio di consegne interno alla congregazione. Si è trattato di un cambiamento più “naturale” del previsto.

Monsignor Ladaria, 73 anni, gesuita spagnolo, viene considerato un teologo e un prelato di orientamento “conservatore”, non certamente un liberal. Basti ricordare che proprio monsignor Ladaria, in qualità di segretario della Dottrina della fede, nel 2014 firmò una risposta ad un sacerdote francese che chiedeva se un confessore può dare l’assoluzione a un penitente che, essendo sposato religiosamente, ha contratto una seconda unione dopo il divorzio. La risposta indica chiaramente che «non si può assolvere validamente un divorziato risposato che non prenda la ferma risoluzione di “non peccare più” e quindi si astenga dagli atti proprio dei coniugi, e facendo in questo senso tutto quello che è in suo potere.”».

Rimane comunque l'inusuale mancato rinnovo al cardinale Muller, 69 anni, perchè è abbastanza raro che un prefetto non veda confermato il suo incarico. Segno evidente di una mancanza di sintonia tra Francesco e il prefetto.

Questa mancata sintonia, che si è manifestata soprattutto durante il doppio sinodo sulla famiglia, ma anche su altri temi, in un certo senso trova conferma anche nel rifiuto da parte di Muller di qualsiasi incarico, visto che sembra aver scelto di ritirarsi in Germania a vita privata. Il ruolo della Congregazione per la Dottrina della fede è stato abbastanza sminuito in diverse occasioni, soprattutto quando le osservazioni che provenivano dall'ex Sant'Ufficio sulle bozze di documenti magisteriali di Francesco venivano regolarmente disattese e non considerate.

Monsignor Ladaria, scelto da Francesco anche per presiedere la commissione che sta studiando il caso delle diaconesse, riprenderà in mano anche il fascicolo relativo al possibile rientro nella piene comunione ecclesiale della Fraternità S. Pio X, i seguaci di monsignor Marcel Lefevbre. C'è da aspettarsi competenza e serietà, ma anche un profilo molto più basso rispetto all'ex prefetto.

Nel 2008, intervistato dalla rivista 30giorni, diceva: «Non mi piacciono gli estremismi, né quelli progressisti, né quelli tradizionalisti», e aggiungeva che la congregazione si muove con discrezione e «parla esclusivamente con i suoi atti».

Dopo le accuse per “gravi abusi sessuali” al cardinale George Pell, arriva ora la sostituzione del prefetto per la congregazione della Dottrina della fede. E' una svolta nel papato di Papa Francesco, vedremo in quale direzione andrà ora la barca di Pietro. 

-COLPO ALLA CONTINUITA' DOTTRINALE
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Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede, non sarà confermato nel suo incarico alla scadenza del quinquennio il prossimo 2 luglio. Nominato nel ruolo di custode della dottrina cattolica da Benedetto XVI il 2 luglio 2012, e confermato da Papa Francesco il 23 settembre 2013, secondo alcune indiscrezioni sarebbe ora destinato a divenire Patrono dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, al posto del cardinale Edwin O'Brien. Un ruolo questo, se fosse confermato, tutto sommato marginale.

La notizia circolata ieri pomeriggio sul web, per primi i siti Corrispondenza romana e Rorate caeli, trova conferma da due fonti vaticane sentite direttamente da La Nuova Bussola quotidiana. L'annuncio ufficiale da parte della Santa Sede non è ancora stato dato, ma potrebbe avvenire oggi, 1 luglio.

La rimozione del cardinale Müller dal ruolo di prefetto dell'ex Sant'Ufficio è nell'aria da tempo, più volte si era vociferato che Francesco voleva un altro in quel ruolo. Anche perché il cardinale tedesco, specialmente nel doppio sinodo sulla famiglia, e poi nell'interpretazione dell'esortazione Amoris laetitia, è stato uno strenuo difensore della continuità della dottrina della Chiesa in materia morale. Più in generale, la sintonia tra i due non è mai sbocciata, in diverse occasioni la congregazione per la Dottrina della fede ha visto sminuito il suo ruolo e, d'altra parte, il cardinale tedesco non ha mai fatto mancare il suo punto di vista, rispettoso, ma diverso da quella che appariva come la linea del Papa.

«L'Amoris laetitia», disse nell'intervista che concesse al mensile Il Timone nel febbraio scorso, «va chiaramente interpretata alla luce di tutta la dottrina cattolica». Disse anche che l'insegnamento di san Giovanni Paolo II in Familiaris consortio, sulla necessità della continenza per le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi per accedere ai sacramenti, «non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti». E' evidente che la posizione del cardinale prefetto della Dottrina della fede era molto vicina al merito dei cinque dubia presentati da quattro cardinali sulla confusione interpretativa del capitolo VIII di Amoris laetitia.

Una posizione decisamente diversa da quella sostenuta dal cardinale Christoph Schönborn, indicato dal Papa come interprete “ufficiale” del documento post sinodale. E proprio il nome del cardinale di Vienna è tra quelli che sono spesso circolati per sostituire Muller. 

Di certo non è per limiti di età che il cardinale viene fatto scadere dal ruolo e sostituito, ha “appena” 69 anni. Vi sono altri prelati in curia che, pur avendo superato la fatidica soglia dei 75 anni, continuano ad occupare importanti incarichi; ad esempio il cardinale Francesco Coccopalmerio che di anni ne ha 79 ed è Presidente del Pontifico consiglio per i Testi legislativi dal febbraio 2007. Per Müller, se tutto verrà confermato, la sostituzione dovrebbe avvenire, invece, precisamente alla scadenza, il 2 luglio 2017, non un giorno di più, né uno di meno.

Oltre al cardinale Schönborn, i nomi che circolano per subentrare nel ruolo che fu del cardinale Joseph Ratzinger, sono quelli del cardinale di Boston, membro del C9, Sean O'Malley; del vescovo argentino, rettore della Università Cattolica di Buenos Aires, monsignor Víctor Manuel Fernández, considerato uno dei ghost writer di Francesco sia per Amoris laetitia, che per l'enciclica Laudato sii. Ci sono poi due outsider come il cardinale filippino Louis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, e l'italiano monsignor Bruno Forte, Segretario speciale del Sinodo, teologo da sempre vicino al cardinale Carlo Maria Martini. Salvo sorprese, siamo di fronte a una svolta fondamentale per la congregazione per la Dottrina della fede e per la Chiesa cattolica.








Caterina63
00domenica 2 luglio 2017 08:48
  come la pensa mons. Ladaria? Vi proponiamo una intervista del 2008 quando, mons. Ladaria venne messo alla segreteria della CdF da Benedetto XVI.....

INCONTRI. Il nuovo segretario della Congregazione per la Dottrina della fede

Un gesuita all’ex Sant’Uffizio

Dopo due salesiani, è un figlio di sant’Ignazio a ricoprire l’incarico di numero due della prima fra le Congregazioni della Curia romana. Intervista con l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer


Intervista con Luis Francisco Ladaria Ferrer di Gianni Cardinale

 
Dopo due salesiani, la Congregazione per la Dottrina della fede ha un gesuita come nuovo segretario. Il 9 luglio infatti Benedetto XVI ha nominato come numero due del dicastero da lui presieduto dal 1981 al 2005 lo spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, 64 anni, originario di Manacor, la seconda città, dopo Palma, dell’isola di Maiorca nelle Baleari. 

Ladaria prende il posto del salesiano Angelo Amato, promosso prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, il quale, a sua volta, era succeduto a un altro figlio di don Bosco, l’allora arcivescovo Tarcisio Bertone, che in qualità di cardinale segretario di Stato ha consacrato vescovo Ladaria nella Basilica di San Pietro lo scorso 26 luglio. 

30Giorni ha incontrato il nuovo segretario, nel Palazzo del Sant’Uffizio, al ritorno dalle vacanze, passate perlopiù nel Paese natale. Alla constatazione di come sia poco abbronzato, monsignor Ladaria risponde sorridendo: «Dipende dal fatto che amo tanto il mare, molto meno il sole…». Prima di iniziare il colloquio, parlando delle sue origini, Ladaria ci spiega che, pur essendo la sua famiglia da generazioni impiantata nelle Baleari, forse i suoi antenati provenivano dall’antico Regno di Napoli, e più precisamente dal golfo di Policastro. Ma i convenevoli finiscono qui. E cominciano le domande. 

Benedetto XVI riceve in udienza monsignor Ladaria Ferrer 
a Castel Gandolfo, il 10 settembre 2008 [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI riceve in udienza monsignor Ladaria Ferrer a Castel Gandolfo, il 10 settembre 2008 [© Osservatore Romano]

Eccellenza, come è nata la sua vocazione e perché ha scelto la Compagnia di Gesù? 

Luis Francisco Ladaria Ferrer:
 Forse la parola “scelto” non è corretta. Non sono stato io a scegliere ma ho visto una strada davanti a me e mi ci sono avviato. Una strada, quella della vocazione, che ho cominciato a vedere quando ho frequentato il Collegio dei Gesuiti a Palma di Maiorca e poi durante gli studi di Giurisprudenza a Madrid. Studiavo Legge ma mi rendevo conto che non era quello che desideravo. Volevo diventare sacerdote e la Compagnia di Gesù, che avevo conosciuto, mi piaceva. E quindi è stato un cammino aperto davanti a me che ho intrapreso quasi con naturalezza. 

La sua famiglia era molto religiosa? 

Ladaria Ferrer: Abbastanza. 

C’è stata qualche figura di sacerdote che l’ha particolarmente colpita? 

Ladaria Ferrer: Certo, ho davanti a me i volti dei padri del Collegio che ho frequentato, l’antichissimo Collegio di Monte Sion, fondato nel 1561; ma è stato un po’ tutto l’ambiente, l’aria che si respirava, che mi ha portato a dedicarmi tutto al Signore. 

Lei ha emesso i voti religiosi nel 1968. Che ricordo ha di quell’anno, così turbolento almeno fuori della Spagna? 

Ladaria Ferrer: Fu un anno turbolento anche in Spagna. Ma io emisi i voti tranquillamente, senza badare troppo a quelle turbolenze. Mi piaceva studiare e studiavo. 

Non ha mai subìto il fascino del ’68? 

Ladaria Ferrer: Un po’ condizionati dal ’68 forse lo siamo stati tutti, ma nel mio caso non in modo speciale.
 

Chi sono stati i suoi maestri? 

Ladaria Ferrer: Mi fa piacere ricordarne alcuni. A Francoforte in Germania, dove ho studiato Teologia, ho avuto come professori padre Grillmeier, diventato poi cardinale, che era un grande studioso di Dogmatica; padre Otto Semmelroth e padre Herman Josef Sieben, agli inizi della sua carriera accademica, che poi sarebbe diventato uno dei massimi esperti al mondo dell’idea conciliare. A Roma ho fatto la tesi di laurea con padre Antonio Orbe, grande patrologo, e ho avuto come professori i padri Juan Alfaro e Zoltan Alszeghy. 

Lei ha studiato anche in Germania. Non ha incrociato mai il professor Ratzinger? 

Ladaria Ferrer: Non personalmente. Ma ho conosciuto i suoi scritti. In particolare l’Introduzione al cristianesimo che era la sua opera più conosciuta, ma anche il suo libro sul popolo di Dio. Ricordo che addirittura nella nostra facoltà circolavano alcune dispense dei corsi dell’allora professor Ratzinger. 

E quando ha conosciuto personalmente l’attuale Pontefice? 

Ladaria Ferrer: Nel 1992, quando divenni membro della Commissione teologica internazionale. Ricordo con piacere le approfondite discussioni che si facevano sul tema dei rapporti tra cristianesimo e le altre religioni. Gli interventi del cardinale Ratzinger erano sempre molto precisi e profondi e la discussione era sempre di alto livello. Il lavoro di questa Commissione è molto interessante sia per i temi trattati, sempre di grande importanza, sia per il respiro internazionale, e cattolico, che vi si respira. 

Lei ha avuto un ruolo nella redazione della Dominus Iesus

Ladaria Ferrer: No. 

La sua laurea alla Gregoriana è su sant’Ilario di Poitiers. Perché questa scelta e cosa lo ha affascinato di questo santo? 

Ladaria Ferrer: Il tema mi venne proposto dal padre Orbe che era interessato a questo Padre della Chiesa. Fui fortunato perché su sant’Ilario non c’era una grande bibliografia, così potei dedicarmi meglio a leggere direttamente i suoi testi originali. Sant’Ilario all’epoca non era abbastanza studiato; poi, soprattutto in Francia, sono apparse molte opere su di lui e molte traduzioni. Eppure è la dimostrazione che l’era patristica nella Chiesa latina non comincia con sant’Agostino, che anzi conosceva, e spesso citava, sant’Ilario. 

Qual è l’attualità di sant’Ilario? 

Ladaria Ferrer: Non dobbiamo affannarci a trovare l’attualità nei Padri della Chiesa. Dobbiamo leggerli e gustarli per poterci avvicinare meglio alla freschezza del messaggio evangelico, a Gesù, e questo è un valore permanente più che legato all’attualità, che per sua natura è cangiante, cambia di minuto in minuto. I Padri della Chiesa sono una sorgente che sgorga in un’epoca più vicina a quella apostolica. È questo che li rende sempre attuali. 

Padre Orbe era esperto di sant’Ireneo e di gnosticismo… 

Ladaria Ferrer: In effetti era uno dei più grandi esperti sull’argomento. Ha scritto molti libri su questi temi, a dire il vero spesso complicati perché la materia è difficile. 

Lei è stato per molti anni insegnante alla Gregoriana e anche vicerettore. Cosa ha imparato in tutti questi anni? 

Ladaria Ferrer: Il fatto che sia stato vicerettore per otto anni non è molto importante. Quello che conta è stato l’insegnamento, la direzione delle tesi. La Gregoriana mi ha insegnato a vivere in un ambiente internazionale, con studenti provenienti da oltre cento Paesi, di diverse lingue, razze e culture. Tutte accomunate dall’amore allo studio, ma soprattutto al Signore e alla Sua Chiesa. In una vera Università non solo gli studenti imparano dai professori, ma avviene anche l’inverso. E io ho imparato molto dai miei studenti. 

Quando è stata resa pubblica la sua nomina, John Allen jr del National Catholic Reporter ha raccolto alcuni giudizi su di lei da parte dei suoi colleghi. C’è chi l’ha definita gentile e affabile… 

Ladaria Ferrer: Devo dire che provo a esserlo, ma devono essere gli altri a dire se ci riesco… 

C’è poi chi l’ha definita conservatore moderato e teologicamente centrista. Si riconosce in queste definizioni? 

Ladaria Ferrer: Devo dire che non mi piacciono gli estremismi, né quelli progressisti, né quelli tradizionalisti. Credo che ci sia una via media, che è quella percorsa dalla maggioranza dei professori di Teologia qui a Roma e nella Chiesa in generale, che mi sembra sia la via giusta da seguire anche se ognuno di noi ha le sue peculiarità, perché, grazie a Dio, non ci ripetiamo, non siamo cloni. 

Nel mondo tradizionalista la sua nomina non è piaciuta. In Spagna il teologo don José María Iraburu ha accusato la sua opera 
Teologia del peccato originale e della grazia di non essere conforme alla dottrina della Chiesa, mentre il periodico Sì sì No no ha scritto addirittura che il suo libro Antropologia teologica «è completamente al di fuori della tradizione dogmatica cattolica». È preoccupato per questi giudizi? 


Ladaria Ferrer:
 Ciascuno è libero di criticare e di dare i giudizi che vuole. Se lei mi chiede se sono preoccupato devo dire che questi pareri non mi preoccupano più di tanto. D’altronde, se sono stato nominato a questo ufficio, debbo presumere che le mie opere non meritino questi giudizi. 


Lei ha avuto una certa notorietà quando la Commissione teologica ha pubblicato il documento sulla salvezza dei bambini morti prima del battesimo. Là il Limbo è stato definitivamente messo alla porta dal magistero? 


Ladaria Ferrer:
 La Commissione teologica internazionale non ha il potere di mettere alla porta niente e nessuno. Pur essendo formata non da teologi privati ma nominati dal Papa, le sue conclusioni non hanno valore magisteriale. Il documento in questione ribadisce che la dottrina del Limbo, che per secoli è stata maggioritaria e dominante nella riflessione teologica, non è mai stata definita dogmaticamente e quindi non ha mai fatto parte del magistero infallibile. E che comunque chi vuole continuare a parlare del Limbo non per questo si trova al di fuori della Chiesa cattolica. Detto questo, però, la Commissione teologica, considerando l’insieme dei dati rivelati e la volontà salvifica universale di Dio e la mediazione universale di Cristo, ha scritto che ci sono vie più adatte per affrontare la questione del destino dei bambini morti senza aver ricevuto il battesimo, per i quali non si può escludere una speranza di salvezza. Queste conclusioni a dire il vero non sono nuove, sono nate intorno all’epoca del Concilio, ma raccolgono i frutti di un consenso teologico molto vasto oggi. 

Che effetto le fa essere il primo gesuita a ricoprire questo incarico? 

Ladaria Ferrer: Devo dire che non mi sono posto questo problema. Anche se è vero che, sembra, nessun gesuita lo abbia mai avuto. Credo che il Santo Padre mi abbia scelto non in quanto gesuita ma perché, immagino, gli sembravo la persona più adatta. 
Luis Francisco Ladaria Ferrer [© Osservatore Romano]

Luis Francisco Ladaria Ferrer [© Osservatore Romano]

Come ha saputo della nomina? 

Ladaria Ferrer:
 È stato un fatto molto sorprendente. Non avrei mai pensato di avere questo destino. E non solo io, visto che il mio nome non era mai stato fatto dai giornali… Finché la sera del 24 giugno mi hanno fatto sapere che la Santa Sede pensava di darmi questo incarico. Da parte mia ho esposto la mia situazione d’animo rispetto a questa prospettiva e ho fatto presente che comunque mi rimettevo alla decisione del Santo Padre. 

Da gesuita ha dovuto chiedere prima il permesso anche al preposito generale?
 

Ladaria Ferrer: Sì, noi gesuiti abbiamo il voto che ci impedisce di ricevere incarichi episcopali se non per obbedienza. E il preposito generale mi ha detto che dovevo accettare la volontà del Papa. 

Adolfo Nicolás, da gennaio preposito generale, è spagnolo come lei. Lo conosce bene? 

Ladaria Ferrer: Avevo sentito parlare di lui, lo conoscevo di nome, ma non personalmente. L’ho incontrato la prima volta solo il giorno dopo la sua elezione, il 20 gennaio. Poi sono andato a fargli visita per la questione della mia nomina. 

Un altro noto gesuita spagnolo è Antonio Martínez Camino che, come ausiliare di Madrid, è diventato il primo seguace di sant’Ignazio a essere fatto vescovo in terra spagnola. Lo conosce? 

Ladaria Ferrer: Certamente. È stato mio allievo e quindi lo conosco bene. E siamo buoni amici.
 

Lei vive a Roma praticamente dal 1979. Cosa pensa della Spagna di oggi? Vi si riconosce? 

Ladaria Ferrer: Indubbiamente la Spagna è molto cambiata: nell’ordine politico, religioso, culturale, economico. Devo dire però che quando torno nel mio Paese per riposarmi non mi occupo di grandi questioni dottrinali o politiche. Ritrovo la mia famiglia, i miei amici, ritrovo il mio ambiente, e il mio ambiente di sempre non lo trovo cambiato molto. 

Recentemente il suo superiore, il cardinale Levada, in Spagna per una conferenza, ha elevato un grido di dolore per i provvedimenti annunciati dal governo Zapatero riguardo all’allargamento del diritto di aborto… 

Ladaria Ferrer:
 In effetti sui temi etici assistiamo in Spagna a una deriva preoccupante. 


A parte i libri di teologia ha degli hobby? 

Ladaria Ferrer: Mi piace ascoltare la musica. Classica, preferibilmente. Johann Sebastian Bach in particolare, ma senza disprezzare gli altri. 

Passioni sportive? 

Ladaria Ferrer: No, seguo un po’ i grandi eventi, ma molto da lontano. 

Lei, insieme al cardinale Levada, è stato ricevuto dal Papa in udienza a Castel Gandolfo il 10 settembre. È stata la prima udienza da segretario della Congregazione. Cosa può dirci a riguardo? 

Ladaria Ferrer: È stata una bella esperienza. Il Santo Padre, come sempre, è stato molto accogliente e gentile. 

Quali sono le questioni principali che la Congregazione si trova ad affrontare? 

Ladaria Ferrer: Posso dire che la nostra Congregazione si occupa di promuovere e tutelare la fede cattolica. Prima promuovere e poi, se necessario, tutelare. Ma non posso scendere nei dettagli. La nostra Congregazione si muove sempre con discrezione e parla esclusivamente attraverso i suoi atti. 


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