CARO VESCOVO: Se lei fosse Clemente V e noi Santa Caterina le scriveremmo: "sia uomo virile e non timoroso", ma....

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Caterina63
00venerdì 2 luglio 2010 12:20
 


L'ottimo sito Bastabugie riporta questo contributo di due amici, uscito sulla stampa locale senese, a proposito del Palio dipinto da un maomettano:

UN VERSETTO DEL CORANO NELL'IMMAGINE DEL PALIO DI SIENA DEDICATO ALLA MADONNA DI PROVENZANO: affidata a un artista musulmano la rappresentazione della Madre di Dio venerata dai senesi

di Alessandra Pepi e Giampaolo Bianchi
 

Lettera aperta a S.E. Mons. Antonio Buoncristiani (Arcivescovo di Siena)

Eccellenza, che strane coincidenze ci vengono incontro alcune volte.

750 anni fa, alla vigilia della battaglia di Montaperti, le autorità civili di Siena, cioè i rappresentanti politici dell’epoca, decidevano di mettere ufficialmente la città e i suoi abitanti sotto il manto protettivo di Maria, la Madre di Cristo.

Per la prima volta nella nostra storia cittadina le autorità civili riconoscevano ufficialmente la sovranità della Madonna e a Lei affidavano le sorti e il futuro di ciascuno di loro.

Certo nel Medioevo era talmente radicato nell’uomo il senso del divino, la trascendenza, la consapevolezza della propria finitezza e piccolezza, che era normale per ogni uomo occidentale affidarsi a Dio o chiedere la protezione di Maria; ma la straordinarietà fu proprio nel fatto che a “piegarsi” alla Donna più umile della Terra fossero  le autorità civili, i governanti di Siena.

Anche il palio di Luglio, dedicato alla Madonna di Provenzano, ricorda un altro momento di forte presenza e protezione di Maria nei confronti dei senesi, che a Lei, la Madre di Cristo, avevano scelto di affidare le sorti proprie e della loro città.

Unione fra uomo e Dio che si è ripercossa sul Palio, tanto che molti aspetti della Festa ancora oggi si svolgono secondo un rituale il cui senso rimanda ad un profondo legame con Dio e con il cattolicesimo.

Sono moltissimi i momenti fortemente “liturgici” in cui si legge chiaramente questo legame indissolubile fra il Palio e la fede cattolica (la processione dei Ceri e dei Censi, la festa dei tabernacoli, la benedizione del cavallo, le feste patronali delle contrade...).

Chiunque  legga con occhio sereno la storia di Siena e con essa la storia d’Europa non può prescindere da questo elemento fondante che caratterizzava l’uomo: la fede e la trascendenza.

Strane coincidenze dicevamo. Sì perché dopo 750 anni, il simbolo popolare per eccellenza del Palio, nella ricorrenza di quel gesto di sottomissione, di fede, di speranza cristiana, è affidato ad un musulmano che ha raffigurato nel drappellone Maria (venerata anche dai musulmani) insieme a un guerriero saraceno con tanto di turbante / kefiha che ha appena ucciso Satana o un suo seguace: l’infedele, direbbe un musulmano credente e praticante (che ne avrebbero pensato, a Lepanto? E a proposito, dove sono finite le insegne, e le armi, conquistate ai Turchi in quella occasione, che si trovavano come “ex voto” alla Madonna, proprio in Provenzano?).

Ed ecco che oggi il popolo di Siena, tramite i suoi attuali rappresentanti politici, presenta alla Vergine un “cencio” dove, a corona di Maria, le scritte arabe (a volte ci si infastidisce per un po’ di latino!) della “sura” coranica che la riguardano, la celebrano come madre di un profeta, non certo come Theotòkos,  Madre di Cristo, vero Dio e vero Uomo!  Ma noi ci crediamo o no, che Maria sia la Madre di Dio? O è diventato un modo di dire, del quale non siamo più molto convinti, e che infatti non difendiamo più? Come cristiani, molto prima ancora che come senesi e contradaioli, questo palio ci offende e ci pare una vera bestemmia. Non dal punto di vista artistico (non entriamo nel merito), né storico (anche se troviamo pretestuosa e forzata la vicenda degli arcieri musulmani a Montaperti: a qui tempi i mercenari erano di tutte le razze, si poteva celebrare ben altro, in Montaperti,  che un elemento tanto marginale), ma dal punto di vista teologico, quello si.

Eccellenza, Lei ha il compito di guidare questo popolo che il Signore le ha affidato. Un compito difficile come difficile è il compito di ogni cristiano di stare nel mondo senza compiacerlo, perché sappiamo bene chi ne detiene il potere, chi ne è il Principe.

Se lei fosse Clemente V e noi Santa Caterina le scriveremmo: "sia uomo virile e non timoroso", ma con parole molto più semplici la supplichiamo di non permettere che questo dipinto entri nella Casa del Signore. Lei solo ha l’autorità e la responsabilità della Chiesa di Santa Maria in Provenzano. Lei solo ha la responsabilità dei gesti liturgici che compie a nome di tutti i Suoi fedeli. Guarda e Lei, al suo esempio, la comunità cristiana di Siena. La preghiamo: non benedica un'immagine che non è cristiana, una Madonna solo madre di un profeta!

Con rispetto ed ossequio.
 
Alessandra Pepi e Giampaolo Bianchi

Fonte: La Nazione, 30 giugno 2010
Fonte digitale:
http://www.bastabugie2.splinder.com/tag/147-5






Caterina63
00lunedì 12 luglio 2010 15:23
[SM=g1740722] BELLISSIMA RISPOSTA DEL VESCOVO!!! GRAZIE Eccellenza, è così che si fa!!!! [SM=g1740721]

Il Vescovo di San Marino-Montefeltro Mons. Luigi Negri interviene sul caso del drappellone del Palio di Siena

Il Vescovo di San Marino-Montefeltro, Mons. Luigi Negri, ha inviato alla Diocesi il seguente messaggio che abbiamo, poi, trasmesso alla stampa:


“In comunione di obbedienza al Santo Padre Benedetto XVI ho la responsabilità diretta, immediata e totale della Diocesi di San Marino-Montefeltro cui dedico la totalità delle mie energie intellettuali, morali e fisiche.

Ma proprio per questa totalità di dedizione alla mia Chiesa particolare, posso accettare di corrispondere al grande invito che il Magistero fa ad ogni suo Vescovo di avere un “singolare affetto” per la Chiesa universale.

E’ questo affetto e per questo affetto che sento l’inderogabile dovere di coscienza di intervenire su un avvenimento che la stampa nazionale ha tratto dalla sua particolarità e ha posto di fronte all’opinione pubblica dell’intera nazione.

La stampa ci ha documentato in modo inoppugnabile che il drappellone del Palio di Siena, segno religioso ed artistico del grande evento mariano e civile che si compie nel Palio, contiene quest’anno elementi ideologici che mio sembrano inaccettabili per una autentica coscienza cristiana, ed anche sanamente civile.

Dipinto da un artista mussulmano campeggia, in esso, una figura di S. Giorgio perfettamente islamizzato, la stessa immagine di Maria Santissima, che è la grande patrona del Palio, è caratterizzata da segni di sincretismo religioso (nella sua corona sono giustapposti segni cristiani ed islamici) e la sua stessa immagine è situata all’interno dell’insegnamento coranico che la presenta come madre del profeta Gesù che ha anticipato la venuta di Maometto.

Non tocca a me dare giudizi su nessuno: né istituzioni né persone, metto solo in comune con tutti la mia coscienza di cristiano e di Vescovo interloquita da questa triste vicenda.

Chiedo alla Madonna Santissima di aiutarci a superare quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha chiamato l’inquinamento interno della nostra fede, che ci rende tutti così vulnerabili e manipolabili dalle potenze mondane.

Che almeno non chiamiamo il nostro silenzio una virtù evangelica e non contrabbandiamo la soggezione alla mentalità mondana come dialogo ecumenico ed interreligioso.

Celebrando domenica la S. Eucarestia nell’antica e veneranda collegiata di S.Agata Feltria conferirò a questa celebrazione anche il carattere di un gesto riparatorio.

Con la mia benedizione.

Pennabilli, 2 Luglio 2010

+Luigi Negri

Vescovo di San Marino-Montefeltro





Caterina63
00lunedì 12 luglio 2010 15:45
[SM=g1740733]
Arriva anche la Nota dell'Arcivescovo di Siena:

Palio Provenzano 2010. Nota dell'Arcivescovo


7 luglio 2010



In continuità con la tradizione, il Regolamento (1998) del Palio di Siena prescrive che nel Drappellone, quale ne sia il contenuto pittorico affidato alla Committenza e alla fantasia dell'Artista, sia sempre posta in alto l'immagine di Maria Santissima che si venera nella Chiesa di Provenzano (2 luglio) o quella dell'Assunta (16 agosto), proprio a sottolineare l'inscindibile secolare legame di Siena alla Vergine Maria.

A tale proposito ricordo come, già al mio arrivo a Siena nel giugno 2001, i Correttori delle Contrade e molti altri Senesi mi avevano esposto dure critiche per alcune raffigurazioni mariane del passato, interpretate troppo liberamente e senza alcun spirito religioso.
Una dura polemica è poi sorta nel 2002 in seguito ad uno sgradito Drappellone dipinto da Luigi Ontani che, se non si fosse rimediato con una correzione all'ultimo momento, sarebbe stato addirittura volgare e blasfemo. A causa di tale spiacevole esperienza, su precisa domanda, in una intervista di «Canale 3 Toscana» il 16 agosto successivo, rivendicai il diritto dell'Arcivescovo a non accogliere in Chiesa opere non rispettose dell'immagine mariana. Anche allora ne scaturì una diatriba nazionale quasi non avessi ancora il debito riguardo alle tradizioni del Palio. L'ironia della sorte ha voluto ora che con il Drappellone "interreligioso" di Alì Hassoun da più parti sia capitato quasi il contrario.

Per spiegare la reale situazione a qualche Senese e anzitutto ai non Senesi che mi hanno "inondato" di lettere rivolte a chiedermi una «guerra santa» come "uomo virile e non timoroso" (S. Caterina al Papa), è necessario precisare una volta per tutte :

- Il Drappellone è un dipinto su seta offerto dal Comune di Siena come ambito premio alla Contrada che vince la corsa. A norma del Regolamento è commissionato dall'Amministrazione Comunale che liberamente si serve di una Commissione giudicatrice che dovrebbe fare riferimento ai destinatari che è il Popolo delle Contrade, l'unico a poter aver voce a proposito.

- Dunque si tratta di un oggetto profano che viene trasportato nelle rispettive Chiese dove viene esposto assieme a tutte le bandiere delle Contrade, come segno di una festa che ha ancora profonde radici religiose. Non trattandosi di un'Immagine sacra esposta alla venerazione dei fedeli, la più recente (almeno credo) tradizione di "benedirlo" è da intendersi piuttosto come invocazione della Benedizione di Dio, per intercessione della Vergine Maria, sull'intero Popolo delle Contrade che celebrano le loro festività mariane, confermando di considerarsi ancora come «Sena vetus, Civitas Virginis», città della Vergine.

Venendo all'oggetto della recente disputa, preciso subito che il mio personale giudizio, anche se non è stato entusiasta come aveva riportato subito la stampa locale, ne ha riconosciuto immediatamente la gradevolezza del colore e della composizione, apprezzando in particolare il volto della Vergine Maria, "compassionevole" come si deve all'interpretazione della Madonna di Provenzano che è il venerato residuo di una Pietà semidistrutta.

[SM=g1740733] Non ero stato in grado di vedere i simboli delle tre Religioni monoteiste sulla corona, e non avevo dato peso alla scritta in arabo avendo letto in precedenza una lunga intervista (credo non casuale) dell'autorevole «Osservatore Romano» in cui Hassoun precisava come l'arte "possa diventare strumento privilegiato per far convivere nel medesimo spazio culture ed espressioni diverse", dunque "un palio di dialogo, di pace, un atto d'amore per la festa e verso la città di Siena".

Solo successivamente ho potuto riflettere sull'equivocità del messaggio religioso che, pur al di là della buona intenzione dell'artista, ne poteva derivare per una comprensione relativista della fede. La Vergine Maria era ebrea ed è oggetto di venerazione anche per l'Islam, ma solo per noi Cristiani è Madre di Dio, avendo dato alla luce, per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo, il Figlio di Dio che con la sua morte e risurrezione ci ha salvato e redento, rivelandoci il volto del Padre, innalzandoci alla natura divina, facendoci suo Corpo vivente nella storia, in attesa dell'eternità che ci riempie di speranza.

Questa è una verità di fede che, pur restando un mistero, non può essere oggetto di dialogo interreligioso, dato che per i Cristiani è fondamento di significato della stessa vita umana. «Il fatto che il relativismo si presenti, all'insegna dell'incontro con le culture, come la vera filosofia dell'umanità, in grado di garantire la tolleranza e la democrazia, conduce a marginalizzare ulteriormente chi si ostina nella difesa dell'identità cristiana e nella sua pretesa di diffondere la verità universale e salvifica di Gesù Cristo» (card. Ratzinger).

Dopo queste considerazioni, mi dispiace concludere che l'effigie posta sul Drappellone di Hassoun, per i simboli aggiunti che la qualificano altrimenti, non rappresenta realmente la Madonna di Provenzano oggetto della devozione secolare senese, anche se è una significativa testimonianza di riverenza alla Vergine Maria, madre del Profeta Gesù, come citata nella sura 19 del Corano. [SM=g1740722]

In tal senso mi permetto di suggerire rispettosamente alla Committenza di servirsi per il futuro di una consulenza adeguata ad evitare spiacevoli equivoci e polemiche dannose all'immagine di Siena e del Palio, nel rispetto dei contenuti della fede cristiana e della religiosità popolare che è la componente che ha permesso alla nostra festa di mantenersi sempre giovane evitando di ridursi ad un fatto folcloristico o ad un mero evento agonistico tra Contrade.



Arcivescovo Metropolita

Mons. Antonio Buoncristiani

Segreteria:

Don Enrico Grassini

Angela Belotti
Tel. 0577.280204
Fax. 0577.270174
arcivescovo@arcidiocesi.siena.it
enrico.grassini@arcidiocesi.siena.it
angela.belotti@arcidiocesi.siena.it

Ufficio Stampa:
Dott. Roberto Romaldo
Tel. e Fax 0577.43650
Tel. 335.5293178





Caterina63
00giovedì 8 settembre 2011 00:04

....ED ECCO UN'ALTRA INIZIATIVA LUCIFERINA.... E NOI RIPETIAMO L'APPELLO:
CARO VESCOVO: Se lei fosse Clemente V e noi Santa Caterina le scriveremmo: "sia uomo virile e non timoroso", ma...
[SM=g1740730]

Addio Santi Patroni, festeggeremo santa Repubblica



"Non sappiamo ancora cosa sia successo nella votazione di ieri, né cosa succederà nelle prossime, tuttavia quel che scrive Padre Cristoforo è un discorso che fa riferimento ad una mentalità e non a un fatto puntuale"

Un moto di rabbia ha percorso le mie vene quando ho letto sui giornali che il governo (eletto col voto cattolico) voleva abolire la festa dei santi patroni, per ridare fiato all’esangue economia italiana. L’abolizione di un solo giorno festivo infrasettimanale, celebrato in giorni diversi in città diverse, avrebbe salvato l’Italia dal baratro del fallimento e da quelle schiere di sfaccendati (così poco “europei”…), che guardano i fuochi d’artificio e rischiano d’andare in chiesa ad accendere un cero. Ma la misura “moderna” avrebbe soprattutto accontentato il partito dei “laicissimi”, che invece ha difeso strenuamente le tre feste della religione del laicismo all’italiana. Salvate quindi tre feste.

Quelle del 25 aprile e del Primo maggio, perché il governo di destra - forse afflitto da qualche complesso - non ha saputo resistere, quindi all’unanimità si è votato di mantenere il culto alle due feste “liberatorie”. Tuttavia lo sforzo di venerazione del dio-stato, l’unico santo protettore rimasto, s’è spinto oltre e ha salvato anche la festa più recente: quella di Santa Repubblica Atea, beatificata recentemente da quei logorroici pontefici laici, che di retorica ne hanno da vendere.

All’inizio mi sono indignato, poi mi son detto: brava la sinistra, sì brava la sinistra. In fondo sono quasi meglio degli altri, almeno ci credono o fanno finta, ma anche se facessero finta almeno si mobilitano. E i pecoroni cattolici, che di sinistra non sono (o non dovrebbero essere), talmente sono ignavi, che votano entusiasti per “laicizzare” il paese e buttano al macero i santi patroni. Nel silenzio del mondo cattolico, nel silenzio dell’episcopato, nel silenzio dei parroci e pure nel silenzio di quelle vecchiette che alla processione del Santo ci andavano ancora, ma con una fede che s’era ormai affievolita anch’essa. Miracoli d’un cattolicesimo imborghesito, che per avere una lode d’una ministra tedesca protestante e delle logge massoniche francesi, è capace di rinnegare i suoi santi protettori.

Povera Cristianità italiana, morta e anche sepolta. C’è da meravigliarsi ? No. E qui faccio un “mea culpa”, ho creduto ancora che un’Italia cattolica esistesse, magari nei paesi, magari in certe fasce…No è falso, non esiste più, è morta. Morta nel perbenismo americanista anni Cinquanta, fiaccata dalla libertà religiosa del Concilio, martoriata da anni di Democrazia Cristiana liberaloide e bacchettona, che faceva approvare l’aborto e sopprimeva il Corpus Domini, pugnalata alle spalle, se ancora ce n’era il bisogno, dal Nuovo Concordato di Sua Eminenza il Card. Casaroli e di Sua Laicità Bettino Craxi, uniti nel comune intento di modernizzare il Paese…e la Chiesa!

Non una voce si è levata in difesa dei Santi. Eppure un Eminentissimo, per difendere nientedimeno che le cooperative, ha trovato la forza d’intervenire. Ma si sa, difendere le cooperative fa chic e non impegna, difendere l’Italia cattolica (o quel che ne resta) darebbe una cattiva impressione, specie in una Chiesa che ha rinunciato a cristianizzare la società. Ormai siamo nel Duemila ed oggi non è più la Chiesa a guidare i popoli, ma è Angela Merkel e chi la manovra. Lo vogliamo capire o no ? Fra le gerarchie alcuni l’hanno capito e…s’adeguano. D’altronde chi si mosse per difendere le festività soppresse ? Nessuno o quasi, anzi all’epoca, sotto Paolo VI, c’era ancora il vecchio Concordato e fu la Chiesa a dare il necessario avallo. E poi chi lottò contro l’aborto e il divorzio in un’Italia che ancora si credeva cattolica ?

Una sola domanda al lettore: chi si ricorda oggi, dopo la soppressione della festa infrasettimanale e il suo spostamento alla domenica, quando cade l’Ascensione o il Corpus Domini ? Pochi, pochissimi. Ebbene col tempo scorderemo anche il Patrono, la sua data, il suo nome.

Le banche tedesche si complimenteranno di tanto oblio, in compenso la società italiana avrà perso anche l’ultima cosa che le resta da perdere, le identità locali, la fede infatti l’ha già persa da tempo.
Per conto mio non mi farò più illusioni, ormai lo stato italiano e la società sono atei, ma non hanno ancora il coraggio di dirlo.

Padre Cristoforo


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