Il titolo di questo forum è una domanda.
Una domanda rivolta a voi cattolici che gentilmente mi ospitate, e che, appunto, ho ritenuto di inserire qui in DIFENDERE LA VERA FEDE.
Una vostra gradita risposta, però, richiede alcune considerazioni che spero abbiate la cortesia di seguire.
Ma non sarà noioso, ve l'assicuro.
Essendo un predicatore dell'Evangelo, ho spesso la possibilità di ministrare in molte chiese, e non solo evangeliche. Ho potuto così constatare che uno degli argomenti che unisce noi evangelici è la necessità della Salvezza e il fatto che, in Cristo, siamo pienamente soddisfatti e certi di ottenerla.
Questo, sia in America che in Europa, dalla Cina al Sudafrica, è qualcosa che unisce gli evangelici nel mondo intero, come nessuna denominazione può fare.
Coloro che ricevono Cristo nella propria vita, vengono chiamati nati di nuovo.
Questo perchè, accettando Gesù come personale Signore e Salvatore, hanno lasciato che Lui rigenerasse in loro quello spirito umano che a motivo del peccato originale era stato indelebilmente macchiato.
Il profeta Ezechiele, profeticamente, era proprio di questo "spirito umano" o "cuore" (nella Bibbia, spesso, sono sinonimi) che parlava, forse senza neanche rendersene pienamente conto: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di loro un nuovo spirito..." [Ez. 11:19].
Chi "rinasce in Cristo" riceve un cuore nuovo, ossia uno spirito nuovo, non più intaccato dalla Caduta nell'Eden.
I nati di nuovo, sono gli stessi che hanno ricevuto da Dio una natura di giustizia.
Cos'è questa "natura di giustizia"?
E' una sorta di fabbrica del peccato.
Il Signore mi ha ispirato questo esempio un giorno mentre insegnavo in una scuola biblica, e da allora mi piace mostrarlo in questo modo.
Credo che sia semplice.
La "natura di giustizia", dicevo, è una specie di fabbrica del peccato.
E' la fonte dalla quale sgorgano le nostre malvagità e la nostra separazione da Dio.
E' la radice dei nostri peccati.
Nella prima parte dei Romani, la Bibbia la chiama anche "il peccato" (al singolare)... cioè la natura di peccato... per distinguerla dai peccati (plurale)... cioè le azioni peccaminose... (e questa "chiave" di lettura va tenuta presente anche nelle epistole di Giovanni...)
Infatti, il problema dell'uomo non è quello che fà, ma quello che è!
Diciamo che quello che fa è la conseguenza di quello che è.
Cercare di risolvere il problema dell'uomo fornendogli soltanto dei rituali, sarebbe come cercare di sanare un uovo marcio dipingendogli il guscio di rosa...
L'uomo cerca di intervenire sul guscio... ma Dio è intervenuto nell'uovo!
Nessun rito, nè cattolico nè evangelico, possono mai eliminare dall'uomo questa "natura di peccato".
Occorre una vera e propria rigenerazione!
Bisogna nascere di nuovo.
E non si nasce di nuovo attraverso un rituale, ma mediante un vero e proprio incontro personale con il Signore Gesù.
Nessun rituale, di nessuna religione, può mai sostituire un incontro con Dio!
Del resto, è la stessa cosa che Gesù disse al buon Nicodemo...
L'uomo nasce peccatore a motivo della Caduta di Adamo.
Ma i nati di nuovo, per la Grazia di Dio, non hanno più questa fabbrica del peccato.
Non hanno più in loro il peccato originale.
Chi può dunque mai dire di essere salvato, dunque?
Coloro che sono nati di nuovo in Cristo.
Per dirla alla maniera paolina, sono stati gratuitamente giustificati.
"Giustificati" è la traduzione del termine greco dikaioo, che però non ha lo stesso significato che il greco classico e moderno gli attribuiscono.
Nel NT, significa "avere il privilegio di poter stare alla presenza di Dio senza sensi di condanna". Alleluja!
Non è meraviglioso?
Coloro che sono quindi nati di nuovo, ossia che hanno accettato personalmente Gesù e che sono stati gratuitamente giustificati, hanno anche il privilegio di poter stare alla presenza del Padre Celeste senza condanna alcuna.
Certo, in terra il cammino è lungo e le cadute sono quotidiane. Ma il Signore ha istituito un potente mezzo per purificarci di volta in volta dai peccati commessi in questa vita: il perdono.
Ma attenzione: il perdono è attivo laddove c'è un pentimento e un abbandono del peccato stesso... ma questo è un altro argomento.
I nati di nuovo, dicevamo, possono stare alla presenza di Dio.
Possono chiamare Dio "loro Padre"!
Significa che, se una persona è "giustificata", allora non è più sotto il peccato originale.
E non essendo più sotto le grinfie del peccato originale, è dunque salvata.
E lo è ora.
Quando la Bibbia ci parla di "giustificazione in Cristo", ne parla al presente. Cioè, dal momento in cui si riceve Gesù.
Siamo tutti ben consci di non meritare nulla, tantomeno la Salvezza, ma crediamo anche che, grazie al Sacrificio di espiazione che Cristo ha compiuto, questa Salvezza sia ora raggiungibile per noi.
Questa non è presunzione.
Questa è Teologia.
E' Redenzione...
Chi può dunque dire di essere salvato?
Coloro che sono rinati in Cristo, possono dirlo.
E' ovvio che la Salvezza non completa il nostro cammino terreno, che deve invece essere disciplinato nell'amore e nella carità.
Ma attenzione, senza accettare Cristo nella nostra vita, senza prima conoscere Lui, tutto l'amore che Dio ha sempre avuto (e dimostrato) per noi, non potrebbe salvarci dalla perdizione.
La parte di Dio è stata quella di versare il Suo amore in noi, ma la parte dell'uomo è quella di riceverlo mediante Gesù Cristo, il Galileo!
Perchè, allora, questa mia meditazione?
Perchè, come dicevo all'inizio, viaggiando e ministrando anche in comunità non evangeliche, ho notato come i cattolici carismatici/rinnovamento (per citare delle realtà spirituali forse rappresentate in questo sito che gentilmente ospita i miei scritti) non siano poi affatto certi della Salvezza.
Se questa mia deduzione è errata, perdonatemi, ma in fondo credo di dire qualcosa ben noto a tutti voi, e specialmente agli "addetti ai lavori".
Mi spiego.
Coloro che non sono certi della propria Salvezza, pur dicendo di aver incontrato il Salvatore e di averLo ricevuto nella propria vita, non sono praticamente mai sicuri di poter approdare al Cielo, un giorno.
Vivono, cioè, in una sorta di perenne incertezza riguardo la loro finale ed eterna destinazione.
In altre parole, non vivono nella fede, ma in una sorta di fatalismo... "...non so... se Dio vorrà..."
Dialogando amichevolmente con costoro, una delle frasi più frequenti è "Certo pastore, abbiamo il Signore... ma non possiamo mai dire con certezza se andremo in Cielo..."
Non possiamo dire con certezza?
E perchè..?
Se la Bibbia offre a noi la certezza del Cielo, laddove Cristo viene ricevuto, perchè mai un cattolico che dice di avere Gesù è poi dubbioso al riguardo?
Nella Bibbia leggiamo di molte cose misteriose, ma mai riguardo il nostro destino eterno.
E come mai, allora, molti non se la sentono di ammettere che, a motivo di Cristo in loro, andranno in Cielo un giorno?
Per umiltà, forse?
Dicendo forse "Pastore, noi credenti non sentiamo di meritarci il Paradiso... se Iddio vorrà, ci condurrà là..."?
Ma sarebbe poi vera umiltà dire queste cose?
A meno che uno non conosca la Scrittura, se dice una cosa simile è come se dicesse: "Sì, in Cristo ho la Salvezza... la Bibbia lo dice... ma io non sento di non meritarla e quindi non potrò mai esserne realmente sicuro..."
Sarebbe vera umiltà dire questo?
Non sarebbe piuttosto orgoglio... mascherato da umiltà?
Orgoglioso è anche colui che annulla la Parola di Dio riguardo se stesso, in meglio o in peggio.
Orgoglioso è colui che, pur riconoscendo la validità del Sacrificio di Cristo, nega che esso sia poi altrettanto efficace nel suo caso specifico...
Non è certamente il caso di nessuno in questa sede, ma è comunque una reatà questa insicurezza nel mondo cattolico, non trovate?
Perchè dunque costoro non sono certi della loro Salvezza?
Per orgoglio, forse?
Non dico che sia così, ma lasciate che esponga il mio pensiero.
O forse perchè, in realtà, costoro sono solamente vicini al Regno dei Cieli... in tal caso il loro dubbio sarebbe doveroso... è ovvio che i non-salvati non potranno mai approdare al Cielo.
In questo caso, ciò che occorrerebbe è lo stesso incontro che io e gli altri abbiamo dovuto fare: una conversione.
Perchè, allora, un cattolico che si dichiara "salvato", che dice di avere incontrato Dio, non ha poi quella certezza sulla Salvezza che gli evangelici di tutto il mondo e di tutte le lingue hanno?
Perchè, se è davvero nato di nuovo, reagisce poi come se non lo fosse?
Perchè, riguardo se stesso, non ha certezze sul proprio destino eterno?
Iddio ci benedica tutti.
pastore Luca