Cardinale Saraiva: Deluso dal cantante Povia, la sua canzone sembra un Inno all'eutanasia

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Caterina63
00mercoledì 10 febbraio 2010 14:06






 amara delusione dal cantante Povia che nelle parole della canzone che presenterà a sanremo, suonano davvero come un inno all'eutanasia una canzone che canta la LIBERAZIONE DALLA SOFFERENZA ma che avendola dedicata ad Eluana Englaro nasconde il fatto che la ragazza è stata fatta morire di fame e sete...e non è morta di morte naturale...

Interessante la riflessione del cardinale Saraiva che riporto da Petrus:

 Occhi al cielo il collage sopra non è campato in aria....leggete qui:

‘Festival di Sanremo’, il Cardinale Saraiva stigmatizza la canzone di Povia dedicata alla vicenda di Eluana Englaro: “Sembra un inno all’eutanasia”

CITTA’ DEL VATICANO - “Sappiamo bene che, grazie a Dio, in Italia c’è la massima libertà di espressione - anche artistica -, ma credo che sarebbe stato più saggio e prudente, da parte di Povia, non presentare al ‘Festival di Sanremo’ la canzone sulla vicenda della povera Eluana Englaro, un testo che rischia seriamente di essere interpretato come un inno all’eutanasia”.

                                                           cardinale Sariva

Lo afferma il Cardinale José Saraiva Martins, membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per la Salute, che già l’anno scorso, dopo il decesso della giovane in stato vegetativo permanente da un ventennio, criticò duramente la decisione dei genitori, dei giudici e dei medici di sospenderle l’idratazione e la nutrizione così da giungere rapidamente alla sua morte.

Ma gli organizzatori del Festival hanno fatto bene ad ammettere la canzone di Povia?

 “Non è mia intenzione insegnare il mestiere a nessuno né censurare Povia o la direzione artistica di Sanremo - chiarisce il Cardinale Saraiva -, ma chi può escludere che questo testo non lanci - volontariamente o meno - messaggi sbagliati a chi ha dei familiari nelle stesse condizioni di Eluana, tanto da condizionarli a favore dell’eutanasia?”.

 A tal proposito, il porporato portoghese, già Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e prezioso collaboratore del Venerabile Giovanni Paolo II e del Santo Padre Benedetto XVI, confida nella sensibilità e nell’intelligenza di chi sta subendo lo stesso dramma della famiglia Englaro, ribadendo quello che è il Magistero della Chiesa: “L’eutanasia è un delitto e la profanazione del più grande dono che ci abbia concesso Dio: la vita”.

Il Cardinale Saraiva non si ferma qui. E’ infatti sua opinione che la canzone di Povia giunga, peraltro, “nel momento meno opportuno, quando il Parlamento avrebbe bisogno di ragionare serenamente sulla Legge relativa al cosiddetto ‘fine-vita’ al suo vaglio, senza polemiche o condizionamenti esterni”.

 La canzone di Povia - che ha dichiarato di aver scritto il testo in soli tre giorni e di averlo portato in visione a Beppino Englaro, ottenendo il suo consenso - si intitola: ‘La verità’. Ecco alcune parti del brano:

 ‘Padre, ora tienimi la mano / tienila vicino al cuore e potrai sentire che ti amo/ mentre il mondo fa rumore, mentre il mondo può vedere il sole / non voglio più dormire in fondo al mare / chiedo solamente di volare/ volare sopra le parole, sopra tutte le persone / sopra quella convinzione di avere la verità’.
 ‘Mamma, che ne sanno del dolore / di quello che si può provare / per una disperata decisione / e di quando avevi tu vent'anni / fatti di progetti e sogni / in cui desideravi un figlio che cambiava la tua vita / e che stringevi forte al cuore e poi vedevi camminare / e lentamente costruire la sua vita con dignità’.
 ‘Mamma, papà, un giorno ci rincontreremo / e ci stringeremo forte e faremo tante cose.
 Quando sentirete un brivido che corre sulla vostra pelle/ è lì che sarò presente / la vostra bambina per sempre’.

Il testo si conclude con ‘ora posso amare, ora, ora posso correre e giocare / ora volo sopra le parole, sopra tutte le persone/ sopra quella convinzione di avere la verità / Ora posso amare, ora, ora’.


 Occhi al cielo


appare evidente da queste parole:  si preclude CHE PROPRIO NELLA SOFFERENZA E NELL'IMMOBILITA' DI UN LETTO l'uomo possa amare ugualmente, anzi meglio e di più proprio perchè E' IL CRISTO CHE NELL'AMMALATO IMMOBILE, SI RENDE VIVO E PRESENTE OPERANDO...

...è ovvio che Povia ottenendo IL CONSENSO del padre di Eluana abbia trovato nelle parole del testo LA GIUSTIFICAZIONE AL SUO ATTO DI FAR MORIRE DI FAME E SETE LA PROPRIA FIGLIA perchè la riteneva oramai INCAPACE DI AMARE...
Infatti Gesù, quando è stato capace di testimoniare l'apice DELL'AMORE, di quanto ci amava se non proprio quando era impossibilitato a muoversi, INCHIODATO SULLA CROCE?

Il letto di uno Ospedale, la carrozzella, le stampelle, il reparto di terapia intensiva, una incubatrice, non sono obitori, ma CROCI.....

questi versi della canzone invece, sono pensieri di una cultura DIABOLICA che conduce alla morte e dove solo il bello e il sano hanno diritto di vivere e ritenuti capaci di BENE....


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