Che cosa è la "BENEDIZIONE"? Cosa significa BENEDIRE? Cosa sono i SACRAMENTALI?

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Caterina63
00venerdì 13 febbraio 2009 15:03
Arrow Che cosa è "La Benedezione"?


Amici....sembra una domanda alla quale segue una risposta scontata...ma di fatto non lo è..... chiedetelo a voi stessi, chiedetelo a chi vi sta accanto...pochi saprebbero spiegare che cosa essa è o meglio...COSA ESSA NON E'..a cominciare dall'insegnare che non è superstizione..come molti protestanti credono.....



Dal sito www.qumran2.net ho trovato questo documento di Padre Gian Franco Scarpitta che vi riporto perchè a mio parere molto ben spiegato:

CHE COS’ E’ UNA BENEDIZIONE?



Nel 1948 venne
benedetta la posa della prima pietra della Chiesa dedicata al Sacro Cuore Immacolato di Maria, eretta con l'aiuto e contributo di tutti gli abitanti della zona.

Benedizioni su benedizioni… Vengono esercitate molto spesso dai sacerdoti e dai diaconi e riguardano differenti oggetti, persone e strutture lavorative, a seconda delle circostanze per le quali se ne fa richiesta.

Vi è la signora devota alla Madonna o al Santo Padre Pio che ci avvicina in sacrestia per fare benedire la coroncina del rosario; vi è la famiglia che ha appena acquistato una nuova auto e, parcheggiatala di fronte all’ingresso della chiesa parrocchiale, chiama il sacerdote perché possa apporvi la benedizione; vi sono coloro che intraprendono una nuova attività lavorativa avendo da poco realizzato un esercizio commerciale, come nel caso di un negozio o di un bar e concordano con il parroco l’appuntamento perché, prima dei festeggiamenti inaugurali, possa "tagliare il nastro affisso alla porta", recitare una preghiera e aspergere l’acqua benedetta sulla mobilia e la merce esposta; vi sono coloro che hanno acquistato o preso in affitto una nuova abitazione e si mettono d’accordo con il parroco perché possa "venire a casa nostra a benedire".

E quando il parroco visita le famiglie del suo territorio in occasione delle benedizioni nell’imminenza della Pasqua, puntualmente gli si apre la porta, lo si fa’ entrare, lo si ascolta mentre recita la formula sul benedizionale, lo si accompagna per i locali dell’appartamento indicandogli i mobili e i ripiani con le varie suppellettili sui quali è invitato ad aspergere acqua benedetta. Intanto, qualcuno della casa è andato ad avvertire la vicina della presenza del prete, affinché anche lei possa ricevere la benedizione della sua dimora…

E molte persone, ben al corrente che il sacerdote, aspersorio alla mano, si farà trovare nella loro zona a tale giorno e a tale ora, organizzano la loro giornata in modo tale da farsi trovare in casa mettendo in ordine le varie stanze o predisponendo i loro oggetti preferiti sui quali intendono far eseguire quel gesto sacerdotale. Ma se la signora Tizia, che vive sola, in quel momento non potrà esserci? Niente paura: ha lasciato le chiavi di casa alla vicina raccomandandole di fare entrare il sacerdote anche nel suo appartamento e a tale scopo ha fatto trovare sul tavolo della sala da pranzo l’offerta di 5 euro a lui indirizzata per il servizio!
Ma che cos’è una benedizione?



Siamo sicuri che chi la chiede e la riceve sia al corrente di ciò che essa costituisca e di quello che essa comporti?

Il fatto che molte persone ci interpellino tante volte per chiedere benedizioni suggerisce che presso di loro vi sia pur sempre una certa predisposizione interiore e per questo motivo ci spinge a concludere che in un certo qual modo un certo barlume di fede vi sia in tutti; tuttavia,ahimè, l’esperienza pastorale insegna che nella maggior parte dei casi molta gente nel chiedere al sacerdote codesta pratica non si mostri convinta né cosciente di ciò che domanda, esternando esplicita refrattarietà nel mostrare interesse intorno al significato della presenza del ministro in tali circostanze, al senso reale della benedizione, al suo scopo e alle necessarie disposizioni di atteggiamento che essa richiede da parte nostra, una volta che la si è ricevuta… Quello che conta è che il prete non rifiuti di benedire la mia auto/casa/moto, ecc! Io gli do l’offerta e non mi deve negare la benedizione!

E quale stupore poi assale noi sacerdoti nel constatare che molte richieste di benedizioni vengono effettuate per motivi di superstizione o di scaramanzia come nel caso della signora che vuol fare benedire l’automobile perché ha subito parecchi incidenti, o in quello del contadino che chiede si getti un po’ di acqua benedetta sul suo campo "perché finora ha prodotto legna secca anziché uva o frutti"; o ancora il caso della donna che chiede al prete di buttare acqua benedetta in ogni angolino dell’appartamento, nessuno escluso, poiché "è da un po’ di tempo che litigo con mio marito e i miei figli non riescono a laurearsi, mentre mia suocera sta male e mi apostrofa di parolacce…"!

Sono casi, questi ultimi, in cui il ministro di Dio è chiamato ad esercitare il particolar modo la virtù della pazienza, senza darsi alla riprovazione o alla critica ma tentando con tutti i mezzi di inculcare nell’interessato l’idea che la benedizione non comporta un immediato cambiamento in positivo della situazione attuale lamentata, quasi alla stregua di un portafortuna, e che determinati problemi sono in realtà determinati dalla nostra incapacità di collocarci sotto l’ottica della Provvidenza accettando ogni sorta di prova.

Forse questo file non servirà a colmare le lacune di consapevolezza di cui sopra nella mentalità della gente, tuttavia vogliamo almeno tentare di rispondere alla domanda che nessuno ci rivolge mai tutte le volte che ci chiede di benedire un locale o un oggetto e che tuttavia costituisce un interrogativo non indifferente nell’ambito della nostra vita cristiana:

Che cos’è una benedizione?
Dottrina sulle benedizioni
Le benedizioni da noi comunemente conosciute vengono definite benedizioni invocative , poichè riguardano sempre che si invochi Dio su persone, cose, oggetti, luoghi e strutture.

Accanto ad esse vi sono le benedizioni costitutive meglio note come consacrazioni. Queste ultime vengono dette così per il fatto che… costituiscono la persona ad essere consacrata in modo speciale da Dio: benedizioni costitutive sono quelle della consacrazione delle vergini o la professione religiosa attraverso i famosi voti di povertà, castità, obbedienza.
Quelle che assumono maggiore rilevanza per il nostro argomento sono quindi le prime, cioè le benedizioni invocative, dette anche sacramentali.

Nella Sacra Scrittura tutte le benedizioni hanno per soggetto primario Dio, che interviene sulla storia e sulla vita dell’uomo in modo benefico, manifestando la sua misericordia. E’ il caso della benedizione concessa ad Abramo che diventerà capostipite di una lunga discendenza (Gen 12) o delle " grandi benedizioni di cui al libro del Deuteronomico (23, 1-4). Vi sono anche casi di benedizione il cui soggetto è l’elemento umano che intende benedire e lodare il Signore, ma anche in questi casi il soggetto primario è Dio in quanto codeste manifestazioni di amore e di riconoscenza nei Suoi confronti si danno sempre in conseguenza di ciò che Egli ha compiuto a vantaggio del suo popolo (Salmo 31; 34).

Molte benedizioni si realizzano nel quadro dell’Alleanza fra l’uomo e Dio, un patto per il quale il popolo potrà sempre usufruire dell’assistenza benevola del Signore impegnandosi a mettere in pratica i Suoi comandamenti.

Ne deriva che ogni benedizione consiste nello sguardo provvidente e benevolo di Dio nei riguardi dell’uomo: Dio ama l’uomo e lo assiste in tutte le circostanze, mentre questi si impegna a fare la Sua volontà in tutto e per tutto. La pienezza di ogni benedizione divina risiederà in Cristo Figlio di Dio, venuto a redimere l’uomo dalla schiavitù del peccato e rendendo presente Dio Padre nella sua stessa persona per opera dello Spirito Santo (Mt 28, 19-20).

Ma il testo che più può venirci in aiuto per comprendere la nostra analisi è quello della Genesi al cap I:in esso si nota come già l’attività creatrice di Dio in se stessa costituisca una benedizione; ma vi è altresì una frase ricorrente di non secondaria importanza che pervade tutto il testo: "E Dio vide che era cosa buona". Man mano che Egli crea il cosmo nella varietà degli elementi, si sofferma ad osservarlo e… "ne dice bene", cioè lo guarda con atteggiamento di approvazione. Il che significa che Dio guarda con benevolenza ogni singola cosa e ciascun elemento anche minimo della sua creazione… quindi lo benedice.

Tuttavia, la più nobile delle creature è l’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio e collocato al centro della creaturalità medesima. Tutte le cose vivono e sussistono in virtù dell’attività e del trastullo di Adamo, nonché in funzione di lui ed è soprattutto in questo senso che vengono viste da Dio come cosa buona, cioè benedette. Tutto nella terra e nella realtà cosmica muove a beneficio dell’uomo e ha l’unica funzionalità di mostrarsi a vantaggio dell’umanità soltanto; pertanto nell’ottica di Dio ogni cosa è benedetta perché funzionale all’uomo e non in se stessa.

Ma tutto ciò non è stato costitutivo di fortuna e di benessere per Adamo; non perché Dio avesse smesso ad un certo punto di benedirlo, ma perché Adamo, lungi dall’essere fedele alla familiarità con il suo creatore ha preferito macchiarsi con la famosa colpa del frutto proibito.

Con il peccato Egli ha rifiutato la benedizione = sguardo benedicente di Dio e la comunione con le creature e pertanto ora si trova in situazioni di avversità sia con l’Uno che con le altre.

Per Adamo quindi, la benedizione divina in se stessa non è stata apportatrice di frutti benefici, avendo lui stesso scelto di rifiutarla con il peccato.
Il passo sopra menzionato trova la sua attualità nelle benedizioni di cui facciamo richiesta ogni giorno al sacerdote e ci permette di comprendere il tema di queste secondo i seguente concetto. Quando si chiede una benedizione:
  1. Si ha fede che Dio ama tutta la sua creazione e provvede continuamente ad essa.

  2. Si rendono pertanto grazie a Dio e gloria a Lui per ogni dono del creato

  3. Si riconosce che al centro della creazione vi è sempre l’uomo

  4. Che gli oggetti vengono quindi benedetti in funzione dell’uomo e della sua attività: nel benedire una determinata cosa il sacerdote invoca Dio perché guardi con amore quell’oggetto specifico in quanto verterà a beneficio dell’uomo e questi ne farà l’uso corretto.

  5. Ne deriva che l’uomo sarà disposto a realizzare la volontà di Dio in relazione all’oggetto medesimo
Cosicchè quando si benedice un’automobile non si pronuncia una formula magica su di essa né si asseconda un’usanza tradizionale e priva di senso, ma si invoca il Signore perché guardi con amore le persone che ne faranno uso, le protegga nei loro viaggi e sia il loro compagno di cammino.

Come dice lo stesso rituale delle benedizioni dei veicoli (Benedizionale, pag. 411) coloro che si porranno alla giuda dell’auto useranno perizia e prudenza e considereranno Dio come il loro continuo compagno. Venendo a mancare queste prerogative, la benedizione non sarà sufficiente a scongiurare eventuali pericoli e incidenti.

Quando si benedicono le mura domestiche: si invoca la protezione di Dio sulla determinata dimora affinché gli abitanti di essa conducano una vita conforme alla rettitudine evangelica e trovino in Dio il loro punto di riferimento; tale dovrà essere il comportamento dei suddetti.
Quando si benedice un oggetto di pietà o di devozione (un crocifisso, un’immagine, una coroncina) lo si fa’ per chiedere a Dio che il suo proprietario viva la reale devozione verso ciò che esso rappresenta.

Tutte le circostanze della vita sono occasioni di riscontro della presenza di Dio e legittimano pertanto la volontà di invocarne la presenza di amore e di misericordia e, in questo senso, chiedere le benedizioni vuol dire riconoscere Dio presente in tutte le situazioni ed esprimere la fede che da Lui dipende ogni cosa e ogni situazione, ma chiedere che si benedica un oggetto solo per la soddisfazione che venga benedetto o per scongiurare un’eventuale disgrazia non comporta necessariamente che si esterni un atto di fede.


In più, alla presenza benedicente di Dio corrisponde sempre la collaborazione dell’uomo; ragion per cui si è carenti nella fede allorché si ometta di far seguire l’avvenuto rito di benedizione alla pratica del retto agire cristiano nelle varie circostanze. Che poi la benedizione una volta ricevuta debba essere corredata debitamente con la continua preghiera e la vita sacramentale è un’evidenza che deriva da sé medesima: lo stesso Dio benedicente che ci accompagna nelle circostanze della vita va’ incontrato ogni giorno nella dimensione dell’orazione e in modo particolare nel suo Figlio Gesù Cristo realmente presente nell’Eucarestia di ogni Domenica.

A riprova di questo fatto si potrebbe apportare la realtà che il De benedictionibus, oltre a prevedere tante circostanze in cui si possono celebrare benedizioni, dispone altresì che il loro ministro non sempre debba essere necessariamente il sacerdote: anche i diaconi sono preposti alle benedizioni e in determinati casi previsti dal Documento lo possono essere anche certi laici qualificati "a motivo del loro incarico o ministero ad essi affidato" (Cit. M. Augè, Liturgia. Storia, celebrazione, teologia, spiritualità, Paoline, Cinisello Balsamo 1996, Le benedizioni, pagg. 219-226) come nel caso dei padri di famiglia, dei religiosi o dei catechisti in determinate circostanze stabilite dall’Ordinario (Benedizionale pag. 28) quando manchino sacerdoti o diaconi.

Tutte le volte che mi trovi ad amministrare la benedizione presso una famiglia o un negozio, un laboratorio, ecc, è mia preferenza che tutti i presenti si raccolgano tutti insieme per prendere parte al rito, sospendendo le attività o i lavori che sul momento si svolgono: in tal modo si esprime con maggior rilievo che, come del resto prevedono le rubriche, il senso ecclesiale della benedizione: in ciascuno dei riti, nella persona del ministro è la Chiesa intera che chiede a Dio la sua benedizione attraverso la riflessione sulla Scrittura, la preghiera di lode el’invocazione, essendo essa stessa benedizione in quanto Sacramento di Cristo e fautrice, assieme a Lui dell’opera di santificazione nel mondo.

La Chiesa in questo agisce sotto l’azione dello Spirito Santo per l’edificazione del popolo di Dio.

Che cosa c’entra l’aspersione dell’acqua?
Essa è un elemento aggiuntivo che costituisce solo un segno esteriore della benedizione. Viene usato in parecchie circostanze, ma potrebbe anche essere omesso.

Anche l’acqua, quale facente parte dell’intera realtà del creato che vive in funzione della vita e dell’attività dell’uomo è oggetto di benedizione. Essa viene a maggior ragione benedetta quando si impartiscono altre benedizioni particolari (case, uffici, impianti sportivi, ecc..)per essere aspersa in dette circostanze. Ma perché proprio l’acqua?

Come afferma sempre lo stesso rituale delle varie benedizioni, l’acqua ricorda il nostro battesimo, sacramento con il quale siamo stati incorporati a Cristo e siamo rinati a vita nuova. La sua presenza nel rito della benedizione- ripetiamo comunque solo simbolica- mentre ci ricorda di essere stati battezzati, ci esorta in quelle medesime circostanze a vivere il battesimo con maggiore intensità, eludendo ogni forma di peccato e seguendo la volontà di Dio in tutto e per tutto. Il senso cristiano delle benedizioni infatti suppone che in Cristo vi sia la maggiore benedizione divina rivolta all’uomo; e poichè coloro che sono associati a Cristo nel battesimo si dispongono alla sua sequela condividendone la missione, il Sacramento del battesimo viene giustamente ricordato nella materia dell’acqua mentre si benedicono luoghi e strutture.

Essendo essa solo un segno e non la realtà della benedizione, non è affatto necessario che la si asperga in tutti i luoghi, né vi è carenza di formula benedizionale allorché l’aspersione si ometta in determinati angoli e/o luoghi dell’appartamento: piuttosto, quello che essa esprime e ci invita a ricordare è il nostro essere cristiani in forza del battesimo.

Oltre all’acqua in determinati casi fungono da segni anche l’incenso, espressione di venerazione e onore rivolto alla divinità; o anche l’imposizione delle mani realizzata secondo l’esortazione di Cristo: "imporranno le mani sui malati ed essi guariranno"(Mt 16, 18).

Sia lodato Gesù Cristo.

Caterina63
00venerdì 13 febbraio 2009 15:04
Perchè i cattolici portano le cose al prete per benedirle?
..........

Questa è una domanda che mi sento rivolgere spesso dai protestanti, ma ultimamente non di rado anche dai "cattolici non praticanti"....

Concedetemi allora un pò del vostro tempo per spiegare alcuni passi....

Intanto partiamo da un fatto culturale e sociale che segue la storia di ogni civiltà:
le autorità usavano ed usano INAUGURARE UN QUALCOSA APPENA COSTRUITO PER IL BENE DELLA COLLETTIVITA'...,  questo accadeva sia in forma laica quanto in forma religiosa verso le divinità alle quali ci si appellava per UNA SORTA DI PORTAFORTUNA......ma anche per INGRAZIARSI IL POPOLO.Per esempio vi è una citazione di quando furono inaugurate le terme a Pompei (fu distrutta dal Vesuvio nel 70 d.C.), partecipò la popolazione e serviva per acquistarsi i voti, cioè, il favore degli dèi.....

Che cosa accadde all'origine della cristianità?

Quando Gesù viene portato nel Tempio a soli otto giorni per la circoncisione...E' UNA BENEDIZIONE che il bambino riceveva per mezzo appunto del sacerdote, ossia di colui che faceva e fa da tramite nelle ritualità sacre.
Con l'avvento del Cristianesimo questo aspetto ha mantenuto tutta la sua ricchezza e valore attraverso il BATTESIMO che è il primo Sacramento dell'iniziazione cristiana, e attenzione questo non toglie al cristiano laico, soprattutto se padre e genitore, di benedire il proprio figlio..., tuttavia la Benedizione data dal Sacerdote è qualcosa di diverso e più incisivo.

Già negli Atti leggiamo di gente che si riversa dagli apostoli per ricevere UNA BENEDIZIONE, e già nel primo secolo troviamo l'usanza di BENEDIRE L'ACQUA....L'OLIO.....STRUMENTI CHE SERVIVANO PER IL BATTESIMO così come per l'Unzione degli Infermi come riporta il testo di Giacomo, ma attenzione.....ERA ED E' IL SEGNO DELLA CROCE CON LE PAROLE NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO A RENDERE EFFETTIVA LA BENEDIZIONE alla presenza vera e viva della Santissima Trinità invocata... e ciò deve avvenire con il mandato della Chiesa perchè le intenzioni siano le medesime.

Forse non tutti sanno che la benedizione vera e propria, come ci è pervenuta a noi per mezzo della Tradizione.... è nata CON I MARTIRI...si, la benedizione sulle persone che i vescovi compivano DOPO L'EUCARESTIA serviva da INCORAGGIAMENTO PER AFFRONTARE IL MARTIRIO... ...ma non solo questo....per i cristiani della prima ora il Gesù che venivano a conoscere NON ERA RIDOTTO SOLO ALLO STATO UMANO, bonario, semplicista, come accade oggi per molte chiese......ma ERA principalmente DIO.....vi era dunque una sacralità molto vissuta e profonda che noi oggi non immaginiamo neppure lontanamente...

...
i cristiani che andavano al martirio sapevano senza nessuna laurea....senza nessun corso di teologia o di speculazioni esegetiche.... che andavano a morire per difendere la loro appartenenza a GESU' VERO DIO INCARNATO..

Da qui, coloro che venivano in contatto con questi martiri venivano considerati BENEDETTI.

All'epoca NON ESISTEVA LA SOLA SCRIPTURA come inventano i Protestanti e come si pretenderebbe oggi, MA UNO STILE DI VITA MOLTO SPIRITUALE.......il quale si basava sulla fedeltà ED OBBEDIENZA INCONDIZIONATA al proprio vescovo
verso il quale i cristiani non solo credevano, ma tutto portavano ai loro piedi......anche per le benedizioni varie.....
Ne deriva che
ogni benedizione consiste nello sguardo provvidente e benevolo di Dio nei riguardi dell’uomo: Dio ama l’uomo e lo assiste in tutte le circostanze, mentre questi si impegna a fare la Sua volontà in tutto e per tutto. La pienezza di ogni benedizione divina risiederà in Cristo Figlio di Dio, venuto a redimere l’uomo dalla schiavitù del peccato e rendendo presente Dio Padre nella sua stessa persona per opera dello Spirito Santo (Mt 28, 19-20).

"E Dio vide che era cosa buona". Man mano che Egli crea il cosmo nella varietà degli elementi, si sofferma ad osservarlo e… "ne dice bene", cioè lo guarda con atteggiamento di approvazione. Il che significa che Dio guarda con benevolenza ogni singola cosa e ciascun elemento anche minimo della sua creazione… quindi lo benedice.....


Quando si chiede una benedizione:
  1. Si ha fede che Dio ama tutta la sua creazione e provvede continuamente ad essa.
  2. Si rendono pertanto grazie a Dio e gloria a Lui per ogni dono del creato
  3. Si riconosce che al centro della creazione vi è sempre l’uomo
  4. Che gli oggetti vengono quindi benedetti in funzione dell’uomo e della sua attività: nel benedire una determinata cosa il sacerdote invoca Dio perché guardi con amore quell’oggetto specifico in quanto verterà a beneficio dell’uomo e questi ne farà l’uso corretto.
 
  1. Ne deriva che l’uomo sarà disposto a realizzare la volontà di Dio in relazione all’oggetto medesimo
Cosicchè quando si benedice un’automobile non si pronuncia una formula magica su di essa né si asseconda un’usanza tradizionale e priva di senso, ma si invoca il Signore perché guardi con amore le persone che ne faranno uso, le protegga nei loro viaggi e sia il loro compagno di cammino.Come dice lo stesso rituale delle benedizioni dei veicoli (Benedizionale, pag. 411) coloro che si porranno alla giuda dell’auto useranno perizia e prudenza e considereranno Dio come il loro continuo compagno di viaggio. Venendo a mancare queste prerogative, la benedizione non sarà sufficiente a scongiurare eventuali pericoli e incidenti.
Quando si benedicono le mura domestiche: si invoca la protezione di Dio sulla determinata dimora affinché gli abitanti di essa conducano principalmente uno STILE DI VITA conforme alla rettitudine evangelica e trovino in Dio il loro punto di riferimento; tale dovrà essere il comportamento dei suddetti.La Casa allora viene anche benedetta perchè il Maligno non vi trovi dimora, ma al Maligno NON bisogna aprire alcuna porta e questo è possibile solo con uno STILE DI VITA consono alle Promesse Battesimali.

Quando si benedice un oggetto di pietà o di devozione (un crocifisso, un’immagine, una corona del Rosario) lo si fa’ per chiedere a Dio che il suo proprietario viva la reale devozione verso ciò che esso rappresenta. Non è un oggetto superstizioso, nè si può tenere in mano una corona del Rosario e con l'altra accarezzare in tasca un cornetto... Giocare sulle Benedizioni è una forma di Peccato che è materia di Confessione, se la si trascura, si rischia di naufragare nella superstizione...

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Dio non sta li a giudicare ora la superstizione che altri ritengono di vedere in questi gesti ...ma LEGGE IL CUORE DELL'UOMO......e Lui sa e conosce le motivazioni che spingono gli uomini di ogni tempo a fare ricorso a chi, chiamato ed inviato, deve benedire.....per ricordare all'uomo che Dio non abbandona mai nessuno...

I Protestanti, specialmente quelli nati con i movimenti pentecostali del 1903, non possono comprendere
perchè non hanno i riti, non usano la sacralità, nessuno li giudica per questo....ma non comprendono perchè non sanno riconoscere dai vangeli quando Gesù parlando ai suoi dava delle indicazioni specifiche NON ALLE FOLLE MA SOLO AI SUOI......cioè a quelli che sarebbero diventati dopo la sua Ascensione al Cielo, i ministri del culto DELL'EUCARESTIA dalla quale tutto parte, perfino le benedizioni che gli stessi Protestanti possono fare...cioè essi fanno perchè alle loro spalle la Chiesa eleva anche per loro il sacrificio perfetto di benedizione...Non a caso quando un gruppo di discepoli rientra da una predicazione, gli dicono a Gesù che avevano incontrato alcuni che "non erano dei nostri, ma scacciavano demoni in tuo nome", volevano impedirglielo, Gesù risponderà: "non glielo impedite, perchè chi non è contro di voi è con voi".Parte dunque dalla Chiesa Cattolica il potere e l'autorità per l'Uomo di benedire.

L'acqua è importante nelle benedizioni? NO!...NO nel senso che intendono i protestanti che accusano questi segni di SUPERSTIZIONE....perchè l'acqua è solo una forma esteriore del gesto sacro che CI RICONDUCE AL BATTESIMO, a "quell'acqua" che ci ha redenti e rigenerati mediante l'intervento della Trinità SS.ma....
L'acqua così diventa importante DENTRO AL CONTESTO QUALE SEGNO VISIBILE DI UN ATTO TRINITARIO INVISIBILE...... Certo, abbiamo ed usiamo l'Acqua Benedetta, ma appunto, è sempre il Sacerdote necessario perchè ciò avvenga, perchè sia benedetta e dunque usata soprattutto nel Battesimo, negli Esorcismi, ma per la benedizione di un oggetto non è indispensabile.

Ma per dare una risposta risolutiva alla domanda d'inizio occorre parlare del sacerdote, concedetemi altri due minuti........

Non è all'uomo, che è sacerdote davanti a noi, ad essere portati i doni da benedire....
ma per mezzo suo,  vengono portati a Dio i doni che i fedeli presentano all'altare insieme al pane ed il vino ed eventualmente altre offerte per le necessità dei poveri, in molte occasioni specie di pellegrinaggi si pongono anche vari oggetti ai piedi dell'altare o su un tavolino laterale al lato del presbiterio. Il sacerdote riceve i doni e depone solo sull'altare, il pane e il vino per la celebrazione dell'Eucaristia, gli altri doni sono così soggetti ad una unica benedizione che Cristo stesso esegue durante il compimento prodigioso dell'Eucarestia, benedizione per eccellenza.

E chi è il Sacerdote? È l’
“Uomo di Dio” (2 Tim. 3, 17). Difatti, è solo Dio che lo sceglie e lo chiama da mezzo agli uomini, con una vocazione specialissima (“Nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio”: Ebr. 5, 4), lo separa da tutti gli altri (“segregato per il Vangelo”: Rom. 1, 1), lo segna con un carattere sacro che durerà eternamente (“Sacerdote in eterno”: Ebr. 5, 6) e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio: il Sacerdote “scelto fra gli uomini è costítuito a pro’ degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Ebr. 5, 1-2).

Chi è che ci prepara l’Eucaristia e ci dona Gesù?

È il
Sacerdote. Se non ci fosse il Sacerdote, non esisterebbero né il Sacrificio della Messa, né la S. Comunione, né la Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli

S. Gregorio Nisseno scrive:
“Colui che ieri era confuso col popolo, diventa suo maestro, suo superiore, dottore delle cose sante e capo dei sacri misteri”.

S.Giovanni Crisostomo dice: Ciò avviene ad opera dello Spirito Santo, poiché
“non è un uomo, non un angelo, non un arcangelo, non una potenza creata, ma lo Spirito Santo quegli che investe del Sacerdozio”

S.Cipriano: Lo Spirito Santo configura l’anima del Sacerdote a Gesù, impersona Gesù in lui, di modo che
il Sacerdote all’altare opera nella stessa Persona di Gesù, ed “è padrone di tutto Dio”

La venerazione per le mani consacrate del Sacerdote, baciate con riverenza dai fedeli, è da sempre nella Chiesa. Basti pensare che durante le persecuzioni, nei primi secoli, un oltraggio particolare ai Vescovi e ai Sacerdoti consisteva nell’amputare loro le mani, perché non potessero più né consacrare né benedire. ..... Una barbarie ripetuta oggi in alcune parti del mondo dove i cristiani sono perseguitati e che ci rammenta di come gli anticattolici siano più credenti dei cattolici stessi i quali non solo non baciano le mani ai Sacerdoti, ma neppure chiedono ad essi autentiche benedizioni.

Solo comprendendo chi è il Sacerdote, potremo comprendere i gesti che compie quando Benedice le nostre case, gli oggetti ecc.... e se insegnassimo bene questi aspetti, ed imparassimo noi stessi questa dottrina, difficilmente potremo farci ingannare da quanti si spacciano per sacerdoti di maghi, divinità d'oltretomba, carte e tarocchi e chi più ne ha....più ne metta..... Tuttavia, in questo Anno Sacerdotale, un appello rivolgiamolo ai Sacerdoti stessi, affinchè riscoprano il potere che Dio ha consegnato nelle loro mani: non le ritraggano con la falsa umiltà quando un laico gliele bacia, la riverenza non è a loro o per indurli all'orgoglio, ma è un riconoscimento della dignità della quale sono investiti!Cari Sacerdoti riscoprite il potere della Benedizione delle Case e degli oggetti, ma anche dei Bambini, delle persone, benedite quanto più potete nell'esercizio che è il vostro Servizio all'uomo: spesso passate più tempo in opere sociali trascurando quelle spirituali e i danni li vediamo...Benedire significa evangelizzare lo stile di vita che è la carta d'identità del cristiano, parlatene con i fedeli, invogliateli a riscoprire questa opportunità che è dono della Madre Chiesa, è dono di Cristo, un dono del quale nessuno può modificarlo o impoverirlo, è un dono che è un servizio all'Uomo.

Fraternamente CaterinaLD
 
Caterina63
00venerdì 13 febbraio 2009 15:08
EPISTOLA
DUM ACERBAE LACRIMAE
DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XV


Al R. P. Cesare Pedrini della Congregazione dei Servi della Carità,
Superiore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe.

Diletto figlio, salute e Apostolica Benedizione.

Mentre amare lagrime grondano dal Nostro ciglio sulle miserie sempre crescenti della travagliata umanità, non vi è per Noi conforto maggiore che di alleviare, quanto è possibile, le pene e le sofferenze che questa atroce ed interminabile guerra va moltiplicando in ogni ora del giorno su tanta parte del mondo.

Ma la Nostra carità apostolica non può arrestarsi a quei desolati figli che stanno peregrinando in questa valle di pianto; giacché altre migliaia di figli diletti, che sono per varcare la soglia dell’eternità, fanno giungere al Nostro cuore l’eco della loro languida voce invocante il soccorso di una prece per il felice passaggio alla vita sempiterna.

E ben Ci consoliamo al riflettere che in aiuto spirituale dei poveri agonizzanti fu istituita la Pia Unione del Transito di S. Giuseppe, la quale ha avuto, in breve lasso di tempo, uno sviluppo ed una diffusione quali appunto si convenivano al raddoppiato bisogno di sacri olocausti e di preci propiziatorie per i morenti.

Né possiamo astenerci dal manifestare la soddisfazione che abbiamo provata nel venire a conoscenza del pio pensiero di rendere più efficaci le buone opere collettive di codesto santo Sodalizio, invitando i reverendi sacerdoti ad applicare per turno qualche santa Messa per i moribondi della giornata.
E poiché il Romano Pontefice è il primo fra i ministri dell’altare, così a Noi piace incoraggiare la lodevole iniziativa e favorire il pio divisamento andando innanzi con l’esempio ed accettando di celebrare Noi stessi, a questo caritatevole scopo, il santo Sacrificio della Messa; e ciò faremo il primo giorno di ciascun mese, ovvero il secondo, quando il primo sia giorno festivo.

A titolo, poi, di maggiore incoraggiamento accordiamo a quei pii sacerdoti che annualmente applicheranno qualche S. Messa per i poveri morenti, la facoltà di benedire extra Urbem, e con la forma del Rituale, corone, crocefissi, medaglie, piccole statue e oggetti di devozione, applicandovi le indulgenze apostoliche, la facoltà di applicare alle corone le indulgenze dei Domenicani e Crocigeri; la facoltà di benedire e imporre ai fedeli gli scapolari della Ssma Trinità, della Passione, dell’Addolorata, dell’Immacolata, del Carmine e del S. Cingolo di S. Giuseppe con una sola formula, e la facoltà dell’altare personale privilegiato ogni volta che applicheranno la Messa per gli agonizzanti.

Inoltre accordiamo ai medesimi ecelesiastici l’indulgenza plenaria in punto di morte e nelle feste principali di Nostro Signore, della Beata Vergine, dello Sposalizio, Transito e Patrocinio di S. Giuseppe, nella festa di S. Michele e nell’anniversario della loro sacra Ordinazione.

Ed invocando sulla pia Società, per l’intercessione del suo celeste Patrono, l’abbondanza dei divini favori, impartiamo di cuore a Lei, diletto figlio, ed a tutti gli ascritti alla pia crociata l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 15 giugno 1917.

BENEDICTUS PP. XV



Caterina63
00sabato 24 aprile 2010 18:57
I Sacramentali. La dottrina del Concilio di Trento stabilì definitivamente che i sacramenti sono sette (DS 1601) e i sacramentali, invece, non hanno alcun limite di numero


  

I Sacramentali. La dottrina del Concilio di Trento stabilì definitivamente che i sacramenti sono sette (DS 1601) e i sacramentali, invece, non hanno alcun limite di numero Il termine “ esorcismo”  è una parola estremamente carica di valore emotivo: essa suscita paura, accende la curiosità verso realtà misteriose, suscita perplessità ed irrisione come realtà superstiziosa ed arcaica. Per noi cattolici, l’esorcismo è un comando rivolto al diavolo da un prete, delegato dal proprio vescovo,in nome e per la potenza di Gesù Cristo affinché si allontani e smetta di tormentare i credenti che sono stati redenti grazie alla passione e alla morte di Cristo.

L’esorcismo non è un sacramento ma fa parte dei sacramentali che nella storia della liturgia hanno avuto varie classificazioni. Mentre i sacramenti sono stati istituiti da Gesù Cristo, i sacramentali vengono proposti dalla Chiesa. I sacramenti santificano per se stessi perché contengono in sé la grazia santificante, mentre i sacramentali santificano nella misura in cui vengono impartiti e ricevuti con fede. I sacramentali vengono definiti dalla riflessione ...

... teologica come “ segni visibili religiosi, istituiti dalla Chiesa a scopo di culto, a tutela contro gli influssi del demonio e a incremento del bene spirituale e materiale dei fedeli”.

Oggi in alcuni contesti ecclesiali di gruppi carismatici e di tradizione popolare, si conferisce una grande importanza ai sacramentali (benedizioni, unzioni con olio benedetto ecc…), di qui l’importanza di intenderli correttamente, per evitare di conferire loro un valore magico e superstizioso o addirittura superiore ai sacramenti. La distinzione tra sacramento e sacramentale nella Chiesa delle origini, non era netta; essa iniziò a delinearsi solo nella prima metà del XII secolo, determinando tutta la riflessione teologica successiva.

La dottrina del Concilio di Trento stabilì definitivamente che i sacramenti sono sette (DS 1601) e i sacramentali, invece, non hanno alcun limite di numero.  Oggi si usa raggrupparli in tre categorie: consacrazioni, benedizioni ed esorcismi.

Con le consacrazioni, le persone o le cose vengono sottratte, attraverso una libera scelta, alla libera disponibilità dell’uomo. La Chiesa le affida a Dio per mezzo di Cristo. In forza di questo atto, le persone o le cose continuano ad essere al servizio dell’agire dell’uomo, che però vuole operare per il compimento del piano di Dio nei confronti dell’umanità. In questa categoria possiamo comprendere la consacrazione o dedicazione di una Chiesa, di un altare, la benedizione di un abate, la professione religiosa o monastica. Le Benedizioni invece sono preghiere di invocazione su cose e persone per realizzare su di esse la protezione e i benefici di Dio.

Attraverso la preghiera di benedizione, la Chiesa inserisce efficacemente  le realtà e le persone, che nella loro qualità di creature stanno già sotto la protezione di Dio, nel vivo mistero di Cristo, nel quale è realizzata tutta la nostra storia di salvezza.

La benedizione delle cose materiali come ad esempio automobili, strumenti di lavoro, incenso, sale, olio acqua, immagini sacre, corone del rosario, ecc…, che ha come sfondo l’agire di Dio nella storia, avviene nella prospettiva di cooperare allo sviluppo dell’autentico bene della persona, in conformità alle disposizioni di Dio stesso. Inoltre le benedizioni, istituite in certo qual modo a imitazione dei sacramenti, si riportano sempre e principalmente ad effetti spirituali. Nella tradizione della Chiesa Cattolica, la benedizione è il sacramentale più diffuso. Il suo senso profondo è quello di invocare la presenza di Dio sopra un luogo, un oggetto, persona o situazione. Si chiede la benedizione ad un vescovo, ad un presbitero o ad un diacono permanente, ma anche i laici possono benedire.

Il liturgista Antonio Donghi scrive: “ Ogni uomo che in Dio è stato benedetto, può invocare la benedizione di Dio su altri esseri viventi e, se è cristiano, li può benedire nel nome di Dio Padre per Cristo nello Spirito Santo. La capacità di accogliere la benedizione di Dio dà l’energia necessaria per benedire successivamente gli altri”. Il fatto che tanti sacramentali (professione religiosa, esequie, benedizione degli oli..) abbiano luogo nell’ambito della celebrazione eucaristica, è segno evidente che la santa Messa è il centro e il culmine dei sacramentali. Infine negli esorcismi la Chiesa, sull’esempio di Gesù, chiede la protezione divina nel combattimento contro Satana, che ostacola il piano personale e universale della salvezza. In continuazione con il comportamento di Gesù, gli esorcismi sono una proclamazione della sua signoria sul mondo e sulle forze del maligno.   

In tutte quelle culture e  religioni in cui si crede all’esistenza e all’azione di potenze demoniache e di spiriti maligni troviamo sempre rituali e pratiche esorcistiche, più o meno evolute, per liberare e liberarsi da forze malevoli, da malattie fisiche e psichiche e da tutto ciò che nuoce ad una serena esistenza personale e sociale. E’ questo un dato universale che emerge sia dagli studi di storia comparata delle religioni che da quelli di antropologia culturale. Questo dato conferma un dato universale: di fronte al male, l’essere umano ha cercato sempre di difendersi ricorrendo a forse ultraterrene nella consapevolezza che non c’era in lui la possibilità di vincere da solo questa battaglia.

Don Marcello Stanzione

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