Che cosa è la CURIA ROMANA? che senso ha il giuramento che si compie?

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Caterina63
00venerdì 13 marzo 2009 14:16
Dall'ottimo blog:
http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/03/la-curia-romana-cose-e-come-funziona-e.html
traggo

La Curia Romana: cos'è e come funziona e perchè non deve lasciar "fuggire" le notizie

C'è un gran parlare oggi sull'internet (come dice il nostro buon Papa) della Curia Romana. "La Curia di qua..... la Curia di là....", poi chiedi: "ma tu sai come funziona 'sta curia?" e ti rispondono che non sanno neanche cos'è!



Allora, prima di tutto informiamoci. L'internet c'è apposta, parola del Sommo Pontefice. Così potremo capire che alcune critiche che stanno piovendo sulla Curia sono pretestuose e con l'unico scopo di sollevare scandali, ma altre sono ben più serie e pesanti (vedi quelle chiaramente attestate dall'Osservatore Romano [mai vista prima una cosa del genere]).


1) C'è una Costituzione Apostolica di Giovanni Paolo II che organizza in modo globale la Curia Romana. Si tratta della Pastor Bonus del 1988. La trovate qui tutta intera.
Per capire qualcosa, almeno leggere l'introduzione. La Curia è definita come l'organismo collegiale necessario al Papa per espletare il ministero petrino a favore della Chiesa Universale.


2) Poi c'è un'altro interessantissimo documento approvato definitivamente nel 1999, che si chiama Regolamento Generale della Curia Romana. Qui vengono esposti e disegnati "gli ingranaggi" della grande macchina curiale, il loro funzionamento pratico, con tutti i titoli e i posti ben descritti nelle mansioni e nei collegamenti, dai Cardinali Prefetti, ai minutanti, fino agli usceri.


Proprio da questo Regolamento si viene a sapere, leggendo l'Art. 18, che:


§ 2. Tutti, al momento della nomina o dell'assunzione, devono emettere la professione di fede e prestare il giuramento di fedeltà e di osservanza del segreto di ufficio dinanzi al Capo Dicastero o al Prelato Superiore, con le formule riportate in Appendice (Cfr Appendice I, pp. 687-690).



Le formule della Professione di Fede e del Giuramento sono queste:


Io N. . . . credo e professo con ferma fede tutte e singole le verità che sono contenute nel Simbolo della fede, e cioè:

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è resuscitato, secondo le Scritture,
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo, che è il Signore e da la vita
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà. Amen.

Credo pure con ferma fede tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio scritta o trasmessa e che la Chiesa, sia con giudizio solenne sia con Magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelato. Fermamente accolgo e ritengo anche tutte e singole le verità circa la dottrina che riguarda la fede o i costumi proposte dalla Chiesa in modo definitivo. Aderisco inoltre con religioso ossequio della volontà e dell'intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio episcopale propongono quando esercitano il loro Magistero autentico, sebbene non intendono proclamarli con atto definitivo.



Questa professione la emettono anche tutti i chierici quando assumono un ufficio nella chiesa. Anche il sottoscritto ricorda di averla fatta prima di essere ordinato diacono.


Peculiare è invece il GIURAMENTO DI FEDELTA' E DI OSSERVANZA DEL SEGRETO D'UFFICIO che ora vi riporto con alcune sottolineature in rosso.

Io N. . . . nell'assumere l'ufficio di . . ., prometto di conservare sempre la comunione con la Chiesa cattolica, sia nelle mie parole che nel mio modo di agire.

Adempirò con grande diligenza e fedeltà i doveri ai quali sono tenuto verso la Chiesa, sia universale che particolare, nella quale, secondo le norme del diritto, sono stato chiamato a esercitare il mio servizio.

Nell'esercitare l'ufficio che mi è stato affidato a nome della Chiesa, conserverò integro e trasmetterò e illustrerò fedelmente il deposito della fede, respingendo quindi qualsiasi dottrina ad esso contraria.

Seguirò e sosterrò la disciplina comune a tutta la Chiesa e curerò l'osservanza di tutte le leggi ecclesiastiche, in particolare di quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico o il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Osserverò con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori dichiarano come autentici dottori e maestri della fede o stabiliscono come capi della Chiesa, e presterò fedelmente aiuto ai Vescovi diocesani, perché l'azione apostolica, da esercitare in nome e per mandato della Chiesa, sia compiuta in comunione con la Chiesa stessa. Mi impegno inoltre e solennemente prometto di adempiere diligentemente i compiti a me affidati in questo Ufficio, e di osservare scrupolosamente il segreto inerente all'ufficio; prometto altresì di non chiedere né accettare offerte come compenso, neppure se presentate sotto forma di donazione.

Così Dio mi aiuti e questi santi Vangeli che tocco con le mie mani.



Avete capito cosa vuol dire, nel linguaggio ecclesiastico, opporsi all'insegnamento del Papa e collaborare a "fughe di notizie"? Vuol dire dare dello spergiuro a qualcuno. Una accusa molto grave che, forse ormai, qualcuno si è meritato, se anche l'Osservatore Romano la rilancia: "le cosiddette fughe di notizie, che si fatica a non definire miserande".
Probabilmente sarebbe necessario che tutti nella Chiesa ripensassimo a quanto male può fare una parola detta fuori posto, (anch'io): spesso può venir fraintesa e strumentalizzata. L'ufficialità è sempre da preferire alle voci (anche se queste sono irresistibili, non lo dite a me!!!)


A proposito: anche gli usceri e i commessi della Curia, non solo i sacerdoti e gli alti ranghi fanno il loro buon giuramento di fedeltà, breve ma efficace.

Io N. . . . prometto innanzi a Dio di essere fedele al Sommo Pontefice ed ai Suoi legittimi Successori e di osservare rigorosamente il segreto d'ufficio; prometto di adempiere con diligenza tutti i miei doveri e di osservare gli ordini che mi saranno impartiti dai miei Superiori.



Fede, dopotutto, è anche imparentata con Fedeltà. Conserviamo l'una e l'altra. Saremo contenti noi, e la Chiesa ne avrà un sicuro vantaggio.


(la foto ve la regalo io Ghigno )


[SM=g1740722]
Caterina63
00mercoledì 23 settembre 2009 14:01
La Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.), presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha rinnovato il Consiglio di Sovrintendenza del medesimo Istituto.

A tal proposito, dopo aver accolto la rinuncia presentata dal Prof. Angelo Caloia, Presidente del menzionato Consiglio di Sovrintendenza, e dagli altri Membri del medesimo Consiglio, manifestando loro viva gratitudine per il generoso servizio svolto, la menzionata Commissione Cardinalizia, a norma dello Statuto, ha nominato Membri del Consiglio di Sovrintendenza dell’I.O.R. gli Ill.mi Signori:

- Dott. Carl A. Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo (U.S.A.);

- Dott. Giovanni De Censi, Presidente del "Credito Valtellinese" (Italia);

- Prof. Ettore Gotti Tedeschi, Presidente della "Santander Consumer Bank" (Italia);

- Dott. Ronaldo Hermann Schmitz (Germania);

- Dott. Manuel Soto Serrano (Spagna).

Inoltre, secondo i dettami statutari, la menzionata Commissione Cardinalizia, su proposta del nuovo Consiglio di Sovrintendenza dell’I.O.R., ha nominato il Prof. Ettore Gotti Tedeschi come nuovo Presidente di detto Consiglio di Sovrintendenza ed il Dott. Ronaldo Hermann Schmitz come Vice-Presidente.

La Commissione Cardinalizia di Vigilanza ha infine espresso al nuovo Consiglio di Sovrintendenza, come pure al Prelato dell’Istituto, Mons. Piero Pioppo; al Sig. Paolo Cipriani, Direttore Generale, ed al Dott. Massimo Tulli, Vice-Direttore, i migliori auguri di buon lavoro al servizio dell’I.O.R.

[01354-01.01] [Testo originale: Italiano]
www.vatican.va


Caterina63
00sabato 26 giugno 2010 12:24
INTERESSANTI RIFLESSIONI DI padre Giovanni Scalesi dal suo Blog senzapelisullalingua


I giocatori, la squadra e... la panchina

È da un po’ di tempo che non mi occupo di “politica vaticana”. Non è che mettere il naso nei corridoi della Curia Romana mi entusiasmi piú di tanto; anche perché mi vado sempre piú convincendo che la partita non si gioca tanto dentro le mura vaticane: è in periferia (se si può parlare in questo caso di una “periferia) che si gioca il futuro della Chiesa. La Curia svolge un suo ruolo, certo importante, forse addirittura insostituibile, ma pur sempre relativo. Ogni tanto però ci si può pure lasciare andare un pochino e, come dicono a Milano, “contarsela su”, senza nessuna pretesa e senza prendersi troppo sul serio.

Giorni fa, Sandro Magister paragonava la Curia Romana a una squadra di calcio: «Come commissario tecnico della curia, papa Ratzinger ha poco da esultare. La sua squadra non gli dà mica tanto retta. Ciascun giocatore va per conto suo e ogni tanto ci scappa l’autogol». Personalmente, sono d’accordo con l’idea che Magister vuole comunicare; ma andrei piano a fare certi paragoni, perché di solito, quando la squadra non funziona, il primo a saltare è proprio il mister. Forse sarebbe meglio paragonare il Papa al presidente della società, piú che all’allenatore. Ovviamente anche il presidente ha le sue responsabilità (se la squadra continua a perdere, i tifosi di solito se la prendono proprio col presidente, perché magari cambi, appunto, l’allenatore; ma non possono certo pretendere che cambi il presidente stesso).

È vero che, anche nelle vesti di “presidente della società”, a Benedetto XVI si potrebbe muovere l’appunto di non saper scegliere i propri collaboratori. Il nostro Papa ha delle grandissime doti; ma finora — sia detto senza offesa — non ha dimostrato di sapersi trovare dei buoni aiutanti. Al contrario, al suo predecessore si potevano fare mille critiche, ma non certo questa: era sempre capace di mettere la persona giusta al posto giusto (basti pensare al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede!).

Ma, come si diceva, è meglio che la figura del presidente rimanga fuori dalle polemiche; anche perché il problema, in questo momento, non è lui, quanto piuttosto la “panchina”: è questa che attualmente sembra non funzionare molto in Vaticano. Se si vuole che ci sia un gioco di squadra, bisogna che l’allenatore cambi schema tattico.

Proprio oggi Messainlatino.it ha pubblicato la traduzione di un post dell’Osservatore Vaticano, dove vengono ampiamente illustrati tre casi di recente malfunzionamento della Curia Romana (la mancata proclamazione del Santo Curato d’Ars a patrono di tutti i sacerdoti; la gestione del caso Thiberville; la rinuncia del Card. Pell a Prefetto della Congregazione per i Vescovi). La conclusione del post merita di essere riportata:

«La necessità per il Santo Padre di risparmiare le sue forze, ad esempio riducendo drasticamente il numero delle udienze private, le attenzioni vigili con cui è circondato, ma che sono altrettanti filtri (da due mesi, ad esempio, il numero delle persone — fino ad allora un centinaio — che salutava alla fine delle udienze pubbliche è stato ridotto ad una semplice fila di sedie), il peso del suo intenso lavoro intellettuale solitario, la necessaria concentrazione sulle decisioni, maturate a lungo, e che dipendono solo da lui, fanno che l’esigenza di un vero “primo ministro” sarebbe vitale.

«Qualunque siano le critiche che potevano essere loro rivolte, uomini come il Sostituto Benelli, il Segretario di Stato Casaroli, o il suo successore Sodano, occupavano fortemente il terreno curiale, imprimevano a quel pesante e complesso organismo una linea, certo altamente discutibile, ma leggibile.

«Invece, è tutto il contrario di un Richelieu chi occupa oggi il posto di Segretario di Stato».

Lungi da me voler infierire sul povero Card. Bertone; vorrei solo che ci si rendesse conto di quanto sia importante il ruolo della Segreteria di Stato per il buon funzionamento della macchina curiale. Non si può pretendere che faccia tutto il Santo Padre. Secondo me, il Papa dovrebbe rimanere il piú possibile fuori dalle beghe di Curia: ovviamente è lui che deve dare le dritte e deve poi vigilare che tutto si svolga secondo le proprie indicazioni; ma ci deve essere qualcun altro che faccia funzionare la macchina; non può farlo il Papa. È bene che questi si dedichi a tempo pieno al suo ministero pastorale; ma la Curia non può essere abbandonata a sé stessa, non può rimanere in preda all’anarchia.

Essa non può ridursi a un campo di battaglia dove si scontrano lobby contrapposte, o a un campo da gioco dove si misurano le ambizioni di ecclesiastici malati di protagonismo, o alla piazza di un mercato dove si ritrovano a contrattare affaristi senza scrupoli. Essa dovrebbe piuttosto apparire come l’austero luogo di lavoro di solerti funzionari che prestano in silenzio il loro disinteressato servizio alla Chiesa. Perché questo possa avvenire, occorre che ci sia un “moderator Curiae” efficiente, il cui unico compito sia quello di far funzionare la Curia. Nella Curia Romana ridisegnata da Paolo VI tale compito spetta al Segretario di Stato: è lui che deve prendere in mano la situazione e far sí che la macchina, che già esiste, funzioni. I giocatori ci sono; quel che manca è la squadra.


Caterina63
00lunedì 23 gennaio 2012 11:54
[SM=g1740733]

Da "IL MESSAGGERO" di domenica 22 gennaio 2012

Vertice speciale della Curia il Papa detta nuove regole per il governo del Vaticano

servizio di FRANCA GIANSOLDATI CITTA` DEL VATICANO

- Troppa confusione in curia. Serve più armonia, soprattutto occorrono nuove regole. Papa Ratzinger ha deciso di convocare i capi di tutte le congregazioni e dei pontifici consigli per una riunione riservatissima dedicata all`iter che va seguito quando si prepara un documento. Dal linguaggio che andrebbe usato, ai passaggi da rispettare internamente.

Cosa non da poco se si pensa che lo scarso coordinamento tra i diversi organismi in passato è stato all`origine di non pochi problemi. Secondo Papa Ratzinger si tratta di rafforzare il livello di collaborazione tra i dicasteri curiali e la Segreteria di Stato, organismo centrale che funge da cinghia di trasmissione. La lettera di convocazione di quello che può essere equiparato ad un Consiglio dei ministri è arrivata nei giorni scorsi sulla scrivania di cardinali e arcivescovi. Sulla busta sigillata, dentro un`altra ancora, campeggiava bene in vista una scritta: «Riservato». L`incontro a porte chiuse è previsto per sabato 28 gennaio, nella sala del Bologna, giorno in cui la Chiesa festeggia San Tommaso d`Aquino. patrono degli accademici e dei librai.

Data, ovviamente, scelta non a caso.

Riunioni come queste su temi specifici sono relativamente rare e vengono convocate almeno una volta l`anno.

Hanno lo scopo di migliorare l`attività di governo. L`anno scorso al centro della riflessione furono posti problemi legati alla vita consacrata e all`esercizio dell`autorità in alcuni istituti religiosi. Precedentemen- te, invece, è stato affrontatolo scandalo della pedofilia in Irlanda e, ancora prima, il progetto su come rievangelizzare il Vecchio Continente.

Stavolta questa specie di Consiglio dei ministri dovrebbe aiutare a riportare l`accento sulla Segreteria di Stato e sul suo prezioso ruolo di snodo. L`iniziativa papale nasce per evitare che la carenza di comunicazione interna possa originare incidenti come è avvenuto anche ultimamente.

Nell`ottobre scorso un importante documento del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace sulla crisi finanziaria mondiale (in cui si chiedeva la formazione di una Banca centrale mondiale ed una autorità pubblica universale in grado di governare il mondo della finanza) finì per mettere in forte imbarazzo il cardinale Bertone che non ne sapeva niente. La linea espressa nel documento non rispecchiava affatto quella della Segreteria di Stato, nè tanto meno quella del pontefice, tanto che pochi giorni dopo l`Osservatore Romano fu costretto a correre ai ripari con un intervento di precisazione. Lo stesso segretario di Stato si sarebbe lamentato di non aver mai avuto in visione il testo definitivo, e da lì l`imbarazzo generale. A complicare le cose anche il fatto che il documento di Giustizia e Pace contraddiceva l`enciclica sociale Caritas in Veritate.

Insomma, una vera frittata che si sarebbe evitata con un pizzico di collaborazione in più. Che poi è proprio quello che il Papa vorrebbe.


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