Come e cosa fare per aiutare i giovanissimi ad amare Gesù?

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Caterina63
00sabato 13 dicembre 2008 23:04
Consigli Pastorali della Pontificia Pro Infanzia


 


LA PASTORALE MISSIONARIA CON I BAMBINI




E' Gesù stesso che ci ha chiamato : "Vieni e seguimi", "amici", "Andate ed evangelizzate tutte le genti " ( Mt 28, 29 ). Speriamo di essere i suoi discepoli e di fare discepoli per Lui. Questo è quello che si propongono i bambini dell' Infanzia Missionaria : "Essere amici di Gesù e fare amici per Gesù ".


       L' Infanzia Missionaria si propone di far sì che i bambini adempiano la loro missione locale e universale adeguatamente. In questa pastorale missionaria, non solo noi siamo missionari, ma aiutiamo gli altri a diventare missionari. Noi vogliamo "essere" discepoli di Gesù, "fare discepoli" per Gesù, ed aiutare a che "essi facciamo" altri discepoli per Lui. Per questo la pastorale missionaria deve avere una priorità effettiva nella pastorale diocesana e parrocchiale ( RM 83 ).


       L'Infanzia Missionaria é veramente l'Opera principale della Chiesa universale e di ciascuna Chiesa particolare, per quanto concerne la pastorale missionaria con i bambini.


       Questo servizio missionario si realizza attraverso il protagonismo missionario degli stessi bambini. Gesù stesso ha affidato loro una missione molto importante all'interno della Chiesa e nel mondo. Sono loro, i bambini, che devono realizzarla evangelizzandosi e evangelizzando. Anche se i bambini sono i destinatari della pastorale missionaria, ne sono prima di tutto i protagonisti: per questo, la pastorale missionaria dovrà essere sempre "con" i bambini.


       Una Pastorale Missionaria con i bambini richiede la realizzazione di servizi in quattro ambiti, tra di loro complementari :

1°. L'Animazione Missionaria :
Per risvegliare, ravvivare e sostenere nei bambini lo spirito missionario universale. I mezzi generalmente utilizzati sono : la preghiera, l'informazione missionaria, la motivazione missionaria, l'associazione dei bambini ed il loro accompagnamento missionario.


2°. La Formazione Missionaria :

Per aiutare i bambini a seguire la " Scuola con Gesù " e ad avere così dei criteri ed una mentalità missionaria come quella del loro Maestro. I suoi contenuti e le sue attività sono : la catechesi e la teologia della missione, la spiritualità missionaria e la metodologia e la pratica missionaria.


3°. Comunione e Organizzazione Missionaria :

Per promuovere la comunione missionaria tra i bambini. L'organizzazione aiuterà ad utilizzare in modo adeguato le risorse disponibili per il loro servizio missionario, e ad integrare al meglio i servizi dei bambini e quelli dei loro animatori nella comunità ecclesiale.


4°. Cooperazione Missionaria :

Per aiutare ogni bambino a realizzare i proprio contributo missionario verso la sua comunità locale e a favore dell'evangelizzazione universale, e più esattamente per i bambini che sono nella " missione ad gentes ".

        Così, con l'animazione, la formazione, la comunione e la cooperazione missionaria, l'Infanzia Missionaria aiuta ogni bambino ad essere missionario nella propria famiglia, nella propria scuola, nella propria comunità e sia missionario nel mondo intero. Servendo i bambini in questi quattro ambiti, l'Infanzia Missionaria adempie al suo compito principale, che é quello della loro educazione missionaria, e arriva anche a promuovere la loro crescente cooperazione missionaria universale.


PONTIFICIUM OPUS A SANCTA INFANTIA 


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LA PAROLA DEL PAPA

Carissimi bambini,


E’ una vera gioia vicendevole, per noi e per voi, il poter trascorrere insieme alcuni momenti in questa meravigliosa Basilica, nella quale siete accorsi numerosissimi.


Sappiamo che in mezzo a voi ci sono bambini e bambine che hanno concluso l’anno scolastico - ed auguriamo che l’abbiano concluso felicemente con una meritata promozione dopo tanti mesi di impegno, di studio, di fatica intellettuale, ed anche di ansia e di sacrifici da parte dei genitori. Ci sono anche molti bambini e bambine che in queste domeniche si sono accostati per la prima volta al Sacramento dell’Eucaristia, cioè hanno ricevuto Gesù nella loro Prima Comunione; altri hanno ricevuto la Cresima.


A tutti voi, che cosa può dire, che cosa vuole dire oggi il Papa? Noi sentiamo in questo momento tutta la suggestività e la profondità dell’episodio riferitoci dagli Evangelisti: i padri e le madri della Palestina presentavano a Gesù i loro bimbi perché Egli «imponesse loro le mani e pregasse» (Matth. 19, 13). E mentre i discepoli li sgridavano, forse per la loro troppo rumorosa esuberanza, Gesù diceva invece: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Marc. 10. 14 ss.).


Gesù, carissimi figliuoli, vi ha amato e vi ama; ha preso voi come modelli del cristiano per la vostra limpidezza, per la vostra generosità, per la vostra serenità. Ed anche il Papa vi ama e si rivolge a voi perché il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi e perché voi potete dare tanto sia al mondo che alla Chiesa.


Potete dare, anzitutto, una entusiastica testimonianza di adesione a Gesù, mediante una fede limpida e cristallina, senza alcun rispetto umano. Potete dare un contributo fattivo e fecondo di carità e di solidarietà in una società che talvolta cede alla tentazione dell’egoismo. Quante occasioni potrete avere, in casa, a scuola, in parrocchia, in associazione, per poter esprimere questa vostra ardente ed operosa carità verso gli altri, specialmente verso gli amici più poveri e malati!


Potete proclamare, con la vostra stessa gioia festante di vivere, il vostro «no» all’odio, alla violenza, alla guerra, ed il vostro «sì» alla pace, alla concordia, alla comprensione tra i cittadini e tra gli uomini tutti.


Mentre, come Gesù, noi vi benediciamo con molto affetto, vi incarichiamo di portare il nostro saluto cordiale a tutti i vostri amici, ai vostri genitori e a tutte le persone che vi sono particolarmente care.



Paolo VI
7 giugno 1978

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Papa Giovanni XXIII



"Quando tornate a casa fate una carezza ai vostri bambini e dite loro: questa e' la carezza del Papa".




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LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
AI BAMBINI AUSTRIACI CHE PARTECIPANO ALLE INIZIATIVE
DELLA PONTIFICIA OPERA DELL'INFANZIA MISSIONARIA



Cari bambini! in occasione della mia visita apostolica in Austria, sono felice di potermi rivolgere in particolare a voi, che partecipate attivamente alle iniziative della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria. Vi ringrazio di cuore per le letterine e per i disegni che avete voluto donarmi come segni del vostro affetto e della vostra vicinanza alla mia missione. In essi si esprimono quei sentimenti di fede e di amore per i quali Gesù amava tanto i più piccoli e li accoglieva a braccia aperte, additandoli ad esempio per i suoi discepoli: "A chi è come loro - diceva - appartiene il Regno di Dio" (Mc 10,14).

Desidero dirvi che apprezzo molto il vostro impegno nell’Infanzia Missionaria. Vedo in voi dei piccoli collaboratori al servizio che il Papa rende alla Chiesa e al mondo: voi mi sostenete con la vostra preghiera e anche con il vostro impegno di diffondere il Vangelo. Ci sono infatti tanti bambini che ancora non conoscono Gesù. E purtroppo ce ne sono altrettanti privi del necessario per vivere: di cibo, di cure sanitarie, di istruzione; molti mancano di pace e di serenità.

La Chiesa riserva loro una speciale attenzione, specialmente mediante i missionari; e anche voi vi sentite chiamati ad offrire il vostro contributo, sia personalmente che in gruppo. L’amicizia con Gesù è un dono così bello che non si può tenere per sé! Chi riceve questo dono sente il bisogno di trasmetterlo agli altri; e in questo modo il dono, condiviso, non diminuisce ma si moltiplica! Continuate così! Voi state crescendo e presto diventerete adolescenti e giovani: non perdete il vostro spirito missionario! Mantenete una fede sempre limpida e genuina, come quella di san Pietro. Cari piccoli amici, vi affido tutti alla protezione della Madonna. Prego per voi, per i vostri genitori e fratelli. Prego per i vostri gruppi missionari e i vostri educatori, e a tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 3 Settembre 2007

BENEDICTUS PP. XVI



Caterina63
00mercoledì 16 giugno 2010 18:30
A Senigallia una settimana formativa promossa dalla Conferenza episcopale italiana

Giovani, famiglia
e bene comune



di Claudio Gentili
Direttore de "La Società"


In Spagna li chiamano géneracion ni-ni. Concetto che riassume la condizione di un ragazzo adulto che non studia e non lavora, e ovviamente, vive con i genitori. In Francia li chiamano Tanguy, dall'omonimo film uscito nel 2001, che narra la storia di un giovane che a 28 anni vive ancora con i genitori. O adulescent, dalla contrazione di adulte e adolescence. In Germania li chiamano nesthocker - uccello che resta nel nido. In Polonia li definiscono na garnuszku rodziców - nelle tasche dei genitori.

In Italia, l'ultimo rapporto Istat conferma che i giovani che non studiano e non lavorano raggiungono quasi il 30 per cento. Sono i giovani, infatti, le principali vittime della crisi economica. E i dati dimostrano che è la famiglia il vero ammortizzatore sociale, insieme, e forse più, della cassa integrazione, contro gli effetti devastanti della crisi. Le famiglie hanno costituito un efficace welfare di sostegno a chi è più in difficoltà a causa della disoccupazione.

Tutto ciò ha una spiegazione antropologica. La famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, assicura quella solidarietà intergenerazionale che trasmette amore e giustizia alle generazioni future. Naturalmente anche la famiglia "lunga", quella in cui stazionano per anni e anni gli "adolescentoni" o i giovani che non riescono a trovare lavoro, deve dar luogo a nuove famiglie in cui i giovani dell'era del consumismo affettivo e della fuga dalle responsabilità possano scoprire la bellezza del matrimonio.

Vi è una strettissima relazione tra famiglia, lavoro e giovani. "Quando la precarietà del lavoro - ha affermato Benedetto XVI il 12 ottobre 2007 in occasione del centenario della prima Settimana sociale dei cattolici italiani - non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso". In una società liquida, cioè attraversata da un individualismo libertario che ha una visione dissipativa dell'umano, la famiglia è uno dei principali fattori di solidità del vivere civile.

Il principale fenomeno che minaccia la famiglia la crisi educativa, con padri-amiconi e insegnanti-socializzatori che dimenticano che l'educazione è sempre l'incontro tra un'autorità e una libertà e che educare è introdurre nella realtà. Perennemente citata nei programmi politici di tutti i partiti, la famiglia è all'atto pratico, oggetto di una incomprensibile disattenzione. La famiglia non ha bisogno d'assistenza, ma come l'insieme del sistema economico, di politiche e di investimenti audaci e duraturi per la crescita.
 
Queste politiche per la famiglia hanno un nome:  quoziente familiare. È nella famiglia che questione sociale e questione antropologica si incontrano. La famiglia, nella sua natura più profonda, incarna i quattro principi cardine della dottrina sociale della Chiesa. È in famiglia che si scopre la dignità della persona. È in famiglia che si vive il principio di solidarietà, quando i grandi si preoccupano dei più piccoli e gli adulti non abbandonano gli anziani.

La libertà della famiglia di organizzare attività economiche, educative e sociali, incarna il principio di sussidiarietà. Il capitale sociale prodotto dalla famiglia sta alla base del bene comune. Quando si rinuncia all'apartheid del chiudersi nel proprio appartamento, il noi della comunità coniugale fermenta verso un noi più grande, il noi del bene comune. Le famiglie escono dal privato per assumere consapevolezza di essere ricchezza sociale.

"Dal noi della famiglia al noi del bene comune" è il titolo della Settimana che la Conferenza episcopale italiana dedica alla famiglia e che è in programma nelle Marche, a Senigallia, dal 18 al 22 giugno. Nel cammino preparatorio verso il xxv Congresso eucaristico nazionale che si svolgerà nel 2011 ad Ancona, la Settimana di formazione dei responsabili della pastorale familiare può essere un'occasione per riflettere sul futuro dei giovani e della famiglia creando momenti di reciproco arricchimento tra chi si occupa di lavoro, di pace, di custodia del creato e chi vive in profondità il valore spirituale e sociale del sacramento del matrimonio.

Attenzione agli ultimi, pace, accoglienza agli immigrati, impegno contro la disoccupazione, alleanza educativa tra scuola e genitori, civilizzazione affettiva dei "nativi digitali", fanno rima con pastorale familiare.



(©L'Osservatore Romano - 17 giugno 2010)

Caterina63
00venerdì 1 giugno 2012 13:52
La testimonianza del figlio di Gianna Beretta Molla e dei bambini del "Family 2012"



Il 28 aprile 1962, all’età di soli 39 anni, si spegneva la vita di Gianna Beretta Molla. Madre di tre figli in tenera età e in attesa della quarta, decise di rinunciare a curare un tumore all’utero che l’aveva colpita per non arrecare danni al feto. Una scelta consapevole – la Beretta Molla era medico di professione e cristiana impegnata – che la porterà nel 2004 alla canonizzazione.
Ieri pomeriggio, nell'ambito dell'Incontro Mondiale delle Famiglie - in un incontro a Varese - il figlio maggiore, Pierluigi Molla, ha raccontato come sua madre seppe conciliare i doveri della professione con la vita familiare, grazie alla sua fede. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:RealAudioMP3


R. - Mia mamma lo visse con molta naturalezza. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte di mia madre, e se penso a lei, ripenso ad una figura di estrema modernità, perché aveva saputo coniugare e far coesistere, con estremo equilibrio, i suoi impegni professionali e la sua vita familiare; quello che poi oggi è uno dei temi e dei focus dell’Incontro mondiale delle famiglie. Già cinquant’anni fa, mia madre con estremo equilibrio e naturalezza, certamente c’era riuscita ad armonizzare queste due dimensioni. Questo è il ricordo che ho di lei, ed è quello che ho avuto attraverso il ricordo di mio padre in particolare.

D. - La prima mamma canonizzata, cristiana impegnata, medico, donna certamente dei nostri tempi, della nostra epoca, Gianna Beretta Molla dice con la sua vita, come la Chiesa ripete sempre a tutti i cristiani, che la santità è davvero per tutti...

R. - Certamente. Mamma è un esempio straordinario di come l’aveva definita il cardinale Martini “La Santa della quotidianità”. La cosa veramente particolare è che, attraverso l’eccellenza nella sua professione, la sua storia è venuta alla luce, ed è stata conosciuta dalla Chiesa. Il primo riconoscimento di mia mamma venne dato dalla provincia di Milano, nel dicembre del 1962, pochi mesi dopo la sua scomparsa, per la sua attività professionale. Alla cerimonia era presente l’allora cardinale Montini, futuro Paolo VI, che venne a conoscenza della storia della mia mamma e da lì diede avvio, impulso, agli eventi che seguirono.

D. - Oggi in molte parti del mondo, specie nel mondo occidentale, si preferisce rinunciare ai figli per avere più spazio per sé. Sua mamma rinunciò a se stessa per dare spazio a voi, ai suoi figli: questa testimonianza, cosa dice oggi alle famiglie del mondo?

R. - Mamma è stata, fino in fondo, coerente con la sua Fede, a tutto quello che proveniva dall’educazione che aveva ricevuto. É stata coerente in modo normale perché, per lei, il diritto alla vita di mia sorella era esattamente equivalente al diritto che avevamo noi da nati. Fondamentalmente, lei si è sacrificata perché era convinta, che in quel momento, era lei l’unico strumento per poter far sì che il diritto alla vita di mia sorella si manifestasse. É stata una scelta di coerenza con quello che era stata la sua vita e tutto quello che aveva realizzato e vissuto fin dalla sua infanzia.

D. - Vostra mamma vi ha dato la vita in tanti modi; ve l’ha data nella carne, ma anche nello spirito. Come vivete voi questa realtà?

R. - Certamente è un’esperienza straordinaria. Aver avuto una mamma eccezionale, una mamma il cui ricordo si è rinnovato per tanti anni, perché attraverso tutto il processo di Beatificazione è stato sì un rinnovo del dolore, ma fondamentalmente, un sentirla presente sempre. Poterla festeggiare il giorno dei Santi, invece di commemorarla il giorno dei defunti, è una grande grazia.

Durante i giorni del Congresso internazionale, un altro Congresso “parallelo” e vivacissimo si è svolto in delle aree appositamente attrezzate all’interno della Fiera di Milano. Si tratta del Congresso vissuto dai bambini e dai giovani, con un apposito programma imperniato sui valori umani e cristiani insegnati attraverso il gioco. Il nostro inviato, Alessandro De Carolis, ha chiesto ad alcuni ragazzini perché sono venuti a questo incontro:RealAudioMP3

R. - Io per conoscere altri bambini e per fare un’esperienza nuova.

D. - E tu?

R. - Io anche per conoscere la città, nuove persone, e per fare nuove amicizie.

D. - Avete parlato dell’accoglienza. Per te cosa significa accogliere l’altro?

R. - Per me significa fare del bene all’altro, aiutare il prossimo…

D. - Avete cominciato a fare nuove amicizie, nuovi incontri?

R. - Sì, sì. Io ho dovuto fare il traduttore ad un mucchio di persone.

R. - Io sì, con molti bambini che mi hanno aiutato ed altri che ho aiutato io.

D. - I vostri nomi, Davide e ... ?

R. - Noemi.

D. - Facciamo i cavalieri e cominciamo con Noemi. Che cosa hai capito dell’accoglienza?

R. - Che bisogna essere gentili con gli altri.

D. - Ci sei riuscita?

R. - Penso di sì.

D. - Davide, ti stai divertendo?

R. - Sì, molto. Abbiamo giocato a gruppi e poi abbiamo anche visto alcuni pezzi del Vangelo e della Genesi.

D. - Che cosa hai capito di quello che hai visto?

R. - Ho capito che incontrare persone di nazionalità diverse è una cosa molto importante.

D. - Quindi, ti stai facendo nuovi amici?

R. - Sì, ne ho uno che è inglese.

D. - Che cosa avete fatto insieme?

R. - Abbiamo giocato insieme e abbiamo parlato della nostra vita.

-Radio Vaticana


[SM=g1740733] naturalmente è indispensabile che se vogliamo che i nostri figli interessati a Gesù.... lo siano come esempio e testimonianza prima di tutto gli adulti... noi, I GENITORI.... [SM=g1740733]


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