Amici...leggendo la parola MAGISTERO E TRADIZIONE.....pensavo a questo messaggio ricevuto proprio ieri dal sito:
www.lucisullest.it
Ve lo offriamo di cuore come meditazione.....invitandovi ad entrare nel collegamento posizionato al termine per leggerlo integralmente...
I cattolici, coerenti con gli insegnamenti della Chiesa, vogliono il vero progresso, non vogliono un ritorno al Medioevo,
ma camminare avanti verso il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, profetizzato dalla Madonna a Fatima.
Ricordiamo qui - come elemento utile per un dialogo costruttivo e chiarificatore con quelli che hanno un concetto sbagliato di Tradizione e nello stesso clima di maturità democratica – l’insegnamento del Papa Pio XII sull’argomento.
Dall’opera “Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana”, Plinio Corrêa de Oliveira (*):
L’apprezzare una tradizione è oggi virtù rarissima: da un lato perché l'ansia di novità, il disprezzo del passato sono stati d'animo resi molto frequenti dalla Rivoluzione (1); dall'altro perché i difensori della tradizione l'intendono a volte in maniera completamente falsa.
La tradizione non è un mero valore storico né un semplice tema per variazioni tipico di un romanticismo nostalgico; essa è un valore che va inteso non in modo esclusivamente archeologico, ma come fattore indispensabile per la vita contemporanea.
La parola tradizione, dice il Pontefice [Pio XII], «suona sgradita a molti orecchi; essa spiace a buon diritto, quando è pronunciata da certe labbra. Alcuni la comprendono male; altri ne fanno il cartellino menzognero del loro egoismo inattivo. In tale drammatico dissenso ed equivoco, non poche voci invidiose, spesso ostili e di cattiva fede, più spesso ancora ignoranti o ingannate, vi interrogano e vi domandano senza riguardo: A che cosa servite voi? Per rispondere loro, conviene prima intendersi sul vero senso e valore di questa tradizione, di cui voi volete essere principalmente i rappresentanti.
«Molti animi, anche sinceri, s'immaginano e credono che la tradizione non sia altro che il ricordo, il pallido vestigio di un passato che non è più, che non può più tornare, che tutt'al più viene con venerazione, con riconoscenza se vi piace, relegato e conservato in un museo che pochi amatori o amici visitano. Se in ciò consistesse e a ciò si riducesse la tradizione, e se importasse il rifiuto o il disprezzo del cammino verso l'avvenire, si avrebbe ragione di negarle rispetto e onore, e sarebbero da riguardare con compassione i sognatori del passato, ritardatari in faccia al presente e al futuro, e con maggior severità coloro, che, mossi da intenzione meno rispettabile e pura, altro non sono che i disertori dei doveri dell'ora che volge così luttuosa.
«Ma la tradizione è cosa motto diversa dal semplice attaccamento ad un passato scomparso; è tutto l'opposto di una reazione che diffida di ogni sano progresso. Il suo stesso vocabolo etimologicamente è sinonimo di cammino e di avanzamento. Sinonimia, non identità. Mentre infatti il progresso indica soltanto il fatto del cammino in avanti passo innanzi passo, cercando con lo sguardo un incerto avvenire; la tradizione dice pure un cammino in avanti, ma un cammino continuo, che si svolge in pari tempo tranquillo e vivace, secondo le leggi della vita, sfuggendo all'angosciosa alternativa: 'Si jeunesse savait, si vieillesse pouvait!' [Se la gioventù sapesse, se la vecchiaia potesse]; simile a quel Signore di Turenne, di cui fu detto: 'Ha avuto nella sua gioventù tutta la prudenza di un'età avanzata, e nell'età avanzata tutto il vigore della gioventù' (Fléchier, Oraison funèbre, 1676).
In forza della tradizione, la gioventù, illuminata e guidata dall'esperienza degli anziani, si avanza di un passo più sicuro, e la vecchiaia trasmette e consegna fiduciosa l'aratro a mani più vigorose che proseguono il solco cominciato. Come indica col suo nome, la tradizione è il dono che passa di generazione in generazione, la fiaccola che il corridore ad ogni cambio pone in mano e affida all'altro corridore, senza che la corsa si arresti o si rallenti. Tradizione e progresso s'integrano a vicenda con tanta armonia, che, come la tradizione senza il progresso contraddirebbe a se stessa, così il progresso senza la tradizione sarebbe una impresa temeraria, un salto nel buio.
«No, non si tratta di risalire la corrente, di indietreggiare verso forme di vita e di azione di età tramontate, bensì, prendendo e seguendo il meglio del passato, di avanzare incontro all'avvenire con vigore di immutata giovinezza» (2).
Note:
(1) Il termine «Rivoluzione» è qui impiegato nel senso attribuitogli nel mio saggio «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione». Esso designa un processo iniziato nel secolo XV tendente a distruggere la Civiltà cristiana e stabilire un ordinamento diametralmente opposto. Fasi di questo processo sono state la pseudo-Riforma protestante, la Rivoluzione francese e il Comunismo nelle sue molteplici varianti e nella sua sottile metamorfosi del nostro tempo.
(2) Allocuzione al Patriziato ed alla Nobiltà Romana 1944.
(*) Cfr. op. cit., Parte I, Cap. V, 3, “b”, Marzorati Editore, 1993, pp. 70-71 – per consultare il testo integrale dell’opera:
www.intratext.com/X/ITA0372.HTM .