Cosa significa "Consacrazione alla Madonna" e come portarla avanti oggi ?

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Caterina63
00mercoledì 15 settembre 2010 15:30

Come vivere la consacrazione alla Madonna nei nostri giorni



di Plinio Corrêa de Oliveira

[Conferenza tenuta nel 1959 dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira per i membri del Terz’Ordine Carmelitano di San Paolo del Brasile, e pubblicato successivamente sulla rivista «O Mensageiro Carmelitano» (15-05-59). Fervido devoto di Elia profeta, fondatore remoto del Carmelo, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira è stato per lunghi anni Priore del Terz’Ordine col nome di Isaia della Madonna del Perpetuo Soccorso.]

Andare oltre le esteriorità
Come Terziari Carmelitani, dobbiamo evitare di restare appena nelle esteriorità. Lo scapolare è un oggetto materiale che simboleggia in modo sensibile il nostro vincolo spirituale con la Madonna. Ma, proprio perché tale simbolo rappresenta bene questa situazione, alcuni spiriti potrebbero facilmente cedere all’idea che il suo mero uso è sufficiente per mantenerli uniti alla Madonna.

La stessa imposizione dello scapolare, fatta abitualmente in modo solenne e festoso, parla molto ai sensi e all’immaginazione. Perciò alcune persone potrebbero figurarsi che il semplice fatto di riceverlo stabilirebbe tra loro e la Madonna un vincolo così profondo che, anche senza nessun onere da parte loro, le manterrebbe ipso facto unite alla Madonna come perfetti Terziari.

La condizione dell’uomo sulla terra è tale che perfino le cose più lodevoli sono suscettibili di abusi, non perché in esse vi sia qualcosa di male, ma perché il male risiede nell’uomo decaduto col peccato originale.

Possiamo quindi dire che le esteriorità sono oltremodo utili, opportune, necessarie alla natura umana. Ma non vanno prese nel modo sbagliato, rimanendo appena nella realtà materiale del simbolo e dimenticando tutto ciò che esso significa.

L’apostolato laico nei nostri tempi
Dobbiamo compenetrarci dell’idea che il semplice possesso dello scapolare e la professione come membri del Terz’Ordine non costituiscono l’essenza del nostro vincolo con la Madonna. Queste esteriorità sarebbero vuote senza una speciale consacrazione interiore alla Vergine del Carmelo. È questo l’elemento fondamentale della nostra condizione di Terziari Carmelitani.

L’uso dello scapolare e la professione religiosa non sono che un oggetto materiale e un atto giuridico — tutte e due di grande significato ed importanza, intendiamoci — che esprimono questa consacrazione. Ma il punto principale è che il Terziario sia interiormente consacrato alla Madonna e viva questa consacrazione tutta la vita con crescente intensità.

In cosa consiste concretamente questa consacrazione interiore? Come possiamo vivere questa consacrazione nei nostri tempi? Ecco il tema della mia conferenza.

Il Terziario Carmelitano vive nel mondo. Egli è un laico e svolge il suo apostolato nel mondo. Questo apostolato consiste nel agire nella società civile per promuovere la salvezza delle anime per tutti i mezzi leciti, compresso quello di permeare con lo spirito della Chiesa tutti i valori dell’ordine temporale.

Non si tratta quindi di evitare le cose del mondo, di fuggire al deserto a fare l’eremita, di rinchiudersi nel silenzio sacrale di un monastero contemplativo. Non si tratta nemmeno di entrare a far parte d’un ordine religioso dedicato all’apostolato esterno. Si tratta, nel nostro caso, di vivere pienamente nel mondo, orientando a Dio i valori della società civile, creata pure da Lui e della quale si può esigere che Gli dia gloria. Si tratta di comunicare a questi valori un vero carattere cristiano.

In queste condizioni, dobbiamo avere un’idea esatta di come la consacrazione alla Madonna si realizzi nel mondo. Ma parlare di "mondo" è troppo generico. Noi dobbiamo considerare la società civile come essa è concretamente nei giorni nostri, con le peculiarità cioè dei nostri tempi.

Per vivere i nostri tempi dobbiamo, sì, conoscerne gli aspetti positivi. Ma non possiamo dimenticare gli aspetti negativi. Chi è il principe di questo mondo? Chi è il nemico al quale noi non possiamo servire? Chi è quell’altro "signore" che ci chiede pure di consacrarci a lui, con una consacrazione del tutto opposta ed escludente riguardo alla consacrazione alla Madonna? Senza un deciso rigetto di questo "signore" e di ogni forma di servitù e di vassallaggio a lui, la nostra consacrazione alla Madonna non sarà veramente piena.

Eccoci passati dall’enunziazione generica del problema alla domanda concreta: come possiamo realizzare la nostra consacrazione alla Madonna come figli della Chiesa Militante del secolo XX?

Questo implica un’altra domanda: quale sono i valori genuini della società civile? Per rispondere a questa domanda prendo spunto da alcune considerazioni teoriche.

Dio, causa finale e causa esemplare dell’universo
Dio è il fine di tutte le cose. È quindi naturale che tutte le cose siano ordinate a Lui. E ciò si realizza quando tutto è ordinato al compimento della Legge di Dio, alla salvezza delle anime e all’esaltazione della Chiesa.

Questi principi sono così veri, chiari e conosciuti che non credo di dover trattenermi sull’argomento. Vi è però un’altro principio, raramente proposto all’attenzione della massa dei fedeli. Ed è su questo che vorrei parlare più a lungo.

Dio ha creato l’universo e poi ha concesso all’uomo la facoltà di poter completare diversi aspetti dell’ordine e della bellezza dell’universo, per mezzo della sua azione. Il Dante rende molto bene l’idea quando dice che, se le creature sono figlie di Dio, le opere del genio umano sono le Sue nipoti. Nel creare l’universo, Dio aveva in mente un meraviglioso piano di armonia e di bellezza. Ma Egli realizzò appena una parte di quel piano, lasciandone il resto al genio e all’arbitrio dell’uomo.

Qual’è questo piano?

Insisto sull’idea della bellezza nel universo. La tendenza oggi è di considerare l’universo soprattutto come un’immensa macchina di funzionamento perfetto.

Per esempio, quando si parla della saggezza del Creatore, si risalta come le cose sono concatenate fra di loro in modo tale che non si distruggono, non si scontrano, bensì coesistono in armonia appoggiandosi a vicenda. È una visione funzionale del universo, interamente valida, che però ne svela appena un aspetto, proprio quello più gradito al nostro secolo meccanicista ed ultra-tecnicista.

C’è però un’altro aspetto dell’universo che riguarda Dio in quanto causa esemplare, cioè in quanto Essere increato e infinitamente bello, la cui bellezza si rispecchia in mille modi nelle creature, di modo tale che non c’è nessuna creatura che, d’un modo o d’altro, non rifletta la bellezza increata di Dio.

La bellezza di Dio si rispecchia soprattutto nel insieme, gerarchico e armonico, di tutte le creature. Sicché, in un certo senso, possiamo dire che non c’è mezzo migliore per conoscere la bellezza infinita e increata di Dio che contemplare la bellezza finita e creata dell’universo, considerato non tanto in ogni essere isolato, ma nel suo insieme.

La Santa Chiesa Cattolica: immagine perfetta di Dio
Dio si rispecchia ancora, in modo eminente, in un’opera più nobile e più perfetta dell’universo stesso: il Corpo Mistico di Cristo, la società soprannaturale che noi veneriamo col nome di Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. La Chiesa da se costituisce un universo di elementi, variegati ed armonici, che cantano e rispecchiano, ognuno a modo suo, la santa ed ineffabile bellezza del Verbo Incarnato.

Nel contemplare sia l’universo che la Santa Chiesa Cattolica, noi possiamo elevarci alla considerazione della bellezza santa, infinita, increata di Dio.

Vi sono alcune regole di estetica che possono aiutarci a comprendere la bellezza nell’universo, come ponto di partenza per elevarci alla considerazione della bellezza increata di Dio. La più fondamentale è la coesistenza armonica dell’unita nella varietà. In cosa consiste questa regola? Anziché darne una definizione astratta, forse conviene considerarla concretamente in una creatura: il mare.

Il mare rispecchia la bellezza infinita di Dio
Il primo elemento che salta agli occhi è proprio l’unità. Tutti i mari comunicano fra di loro, costituendo un’immensa massa d’acqua che cinge la terra intera. Contemplando un pezzo di mare in qualunque posto del mondo, una delle più deliziose riflessioni che possiamo fare è considerare che quella massa liquida che ci sta davanti non si esaurisce nell’orizzonte, ma ha dietro di se immensità che susseguono ad altre immensità, fino a formare un’unica immensità che è il mare, che si muove, gioca, ruzza su tutta la superficie della terra.

Ma allo stesso tempo che mostra quella splendida unità, il mare impressiona anche per la grande varietà di aspetti.

Una prima varietà è quella dei movimenti. Ora il mare si presenta manso e sereno, sembrando voler soddisfare tutti i desideri di pace, di tranquillità e di riposo della nostra anima. Ora egli si muove discretamente, soavemente, formando sulla superficie piccole onde che sembrano voler giocare con noi per farci sorridere e rilassare il nostro spirito, presentandoci le realtà amene e piacevoli della vita. Ora egli si mostra maestosamente impetuoso, alzandosi in sublimi movimenti, scagliandosi con furia contro i faraglioni, dislocando dagli abissi masse d’acqua colossali che sommergono le isole e invadono i continenti. Egli sembra in preda ad una furia inarrestabile, che canta col fragore delle acque scatenate una grandezza imprigionata nelle sue profondità, e che nessuno avrebbe intuito nei momenti di dolcezza.

Vi è nel mare una seconda varietà, quella della estetica. A volte egli è così diafano che possiamo attraversarlo con lo sguardo come se fosse un cristallo, scorgendone perfino il fondo. A volte egli si presenta invece cupo, impenetrabile, profondo, misterioso. A volte egli ostenta immense superfici aperte, che si perdono in panorami sconfinati. A volte invece egli è circoscritto dagli accidenti geografici e forma piccoli golfi chiusi nei quali, per così dire, egli ci si mostra nell’intimità, facendosi piccolo per farsi gustare meglio.

Un’altra varietà sta nei rumori del mare. Ora il suo mormorio sembra una carezza che ninna e addormenta. Ora il suo rumore, in sottofondo, è come la conversazione d’un vecchio amico mille volte sentito. Ora invece egli parla col ruggito dominatore d’un re che vuole imporsi sugli elementi.

Il modo nel quale il mare si "comporta" sulla spiaggia è pure incredibilmente variato. Ora egli piomba sulla sabbia risoluto e sbuffante. Ora egli arriva con passo pigro, in onde che procedono languidamente. Ora invece egli sembra fermo, contentandosi appena con bagnare la terra.

Tutte queste varietà del mare, però, non avrebbero nessuna nesso, e quindi nessun incanto, se non si presentassero sul grande sfondo d’una unità fissa, invariabile e grandiosa. Questa è la bellezza dell’unità nella varietà.

La varietà del mare è in questo modo bella perché non è una qualsiasi varietà, bensì una varietà armonica. In cosa consiste?

Varietà armonica nel mare
Un primo elemento è che questa varietà giunge all’opposizione. Cioè, essa è così amplia che i suoi aspetti estremi giungono ad essere opposti e come contraddittori fra di loro. Questa varietà, proprio perché riunisce in una sola gamma estremi così dispari, possiede una suprema armonia, un’indiscutibile bellezza. Noi non riscontreremmo tanta bellezza nel mare se egli non fosse, per esempio, così estremamente furioso, così estremamente maestoso, ma anche così estremamente grazioso. Il mare armonizza l’estremo della mansuetudine e l’estremo della furia.

Un secondo elemento è che questa varietà che giunge all’opposizione deve comportare una certa simetria. Se il mare, per esempio, fosse estremamente furioso in alcuni momenti ma appena un poco sereno in altri momenti, vi sarebbe uno squilibrio, la sua bellezza non sarebbe perfetta. Affinché l’opposizione sia perfetta, il mare dev’essere tanto furioso in alcuni momenti quanto egli è sereno in altri momenti.

Abbiamo poi le varietà armoniche delle gamme intermedie. Ci sono certe situazioni di transizione fra uno stato e l’altro, nelle quali non possiamo dire che il mare sia di questo o di quel modo. Egli sta passando da un estremo all’altro, con tutt’una ricchissima gamma di situazioni intermedie così splendidamente sfumate ed armoniche che spesso il linguaggio umano non riesce nemmeno a coglierli.

Prendiamo l’esempio d’un mare che comincia a calmarsi dopo la tempesta. Chi ha vissuto la tempesta dirà: ecco che il mare finalmente si calma! Chi lo compara invece col mare sereno dirà: il mare è ancora agitato! È una sorta di contraddizione di aspetti opposti che coesistono in una situazione intermedia.

Un’ultimo elemento è la continuità. Da un estremo all’altro il mare non balza, ma attraversa tutte le gamme intermedie, con maggior o minor velocità, in una sequenza di sfumature successive. Quando questa sequenza è perfetta, a volte può anche sembrare che il mare non cambia, salvo poi, dopo un certo tempo, accorgersi che si ha davanti un panorama nuovo. In questo caso, i cambiamenti sono così delicati ed impercettibili, che eccedono alla nostra capacità sensoriale.

Vi è, finalmente, un elemento non tanto visibile nel mare, ma molto vistoso nel firmamento: la varietà del progresso.

Possiamo scorgere nel firmamento una varietà di aspetti che vanno dall’aurora fino alla notte. Il giorno sorge incantevole, giovanile, fresco. Man mano che avanza, va guadagnando colori, forza e maestà, fino a raggiungere la gloriosa pienezza del mezzo giorno. Poi va declinando lentamente fino a sprofondare nella tristezza del tramonto. Finalmente, prende il suo aspetto notturno, che conserva fino ai primi bagliori dell’aurora.

Possiamo menzionare anche un’altro principio che conferisce al firmamento la sua particolare bellezza: è il principio monarchico, cioè la disposizione delle molteplici forme della varietà attorno a un elemento o punto centrale, in funzione del quale esse si armonizzano e si spiegano a vicenda. È questo, per esempio, il ruolo del sole nel firmamento.

Ecco i vari principi di bellezza esistenti in due splendide creature di Dio: il mare e il firmamento.

La Vergine Santissima: apice della bellezza dell’universo
La dottrina cattolica ci insegna che la bellezza di queste creature è un’immagine di Dio, puro Spirito infinitamente perfetto. Ma, visto che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, essa è anche un’immagine dell’uomo. I vari aspetti del mare e del firmamento, per esempio, fanno pensare all’anima umana in alcuni suoi atteggiamenti, soprattutto quando essa riflette veramente la santità di Dio Nostro Signore.

Queste regole dell’estetica dell’universo che ho appena spiegato servono quindi anche per considerare la bellezza della santità nell’uomo e, soprattutto, nella più alta delle creature: la Madonna. La Madonna, così spesso paragonata al firmamento od al mare, possiede un’anima d’una immensità insondabile, un’anima nella quale tutte le forme di virtù e di bellezza coesistono in una perfezione super-eminente, e della quale noi non possiamo farci un’idea esatta. La Madonna è proprio quel oceano, quel firmamento di virtù davanti al quale rimaniamo estasiati, allibiti, e che dobbiamo cercare di amare e di imitare.

Possiamo riscontrare nella Madonna la stessa unità nella varietà nei molteplici doni con i quali Dio l’ha onorata. Ella è madre di clemenza e di misericordia, ma è anche "terribile come un esercito schierato a battaglia" 1; Ella è la salute degli infermi, ma è anche la Madonna dei dolori; Ella è ausilio dei cristiani e anche rifugio dei peccatori. Ella è celebrata per la sua imparagonabile umiltà, e ciononostante tutti i veggenti che hanno avuto la gioia di contemplarLa coincidono nel commentare la Sua sovrana maestà.

Nella Madonna si armonizzano perfettamente gli aspetti più contrastanti e perfino apparentemente inconciliabili. Per esempio, vi può essere un contrasto più radicale di quello d’essere la Vergine Madre? Ella è Vergine delle vergini. Ma potrebbe benissimo essere chiamata pure Madre delle madri. Nessuna è più pienamente Vergine di Lei. Nessuna è più pienamente Madre di Lei.

La consacrazione alla Madonna nei giorni nostri
La consacrazione alla Madonna consiste nel darsi a Lei. E, giacché noi possiamo realizzare in noi stessi, in qualche modo, le virtù che in Lei rifulgono in modo eccelso, darsi a Lei significa servirLa e cercare di imitarLa. La conoscenza della Madonna, l’ammirazione per la Madonna, il servizio alla Madonna e il desiderio di imitarLa sono quindi gli elementi della perfetta consacrazione.

Ma dobbiamo procedere ad un’altra domanda: come possiamo vivere questa consacrazione nelle condizioni concrete dei nostri giorni?

La società dev’essere tale che gli stessi principi di bellezza universale che abbiamo appena spiegato, e che poi si traducono in principi di moralità e di santità, si riflettano non solo nelle anime ma in tutto ciò che circonda l’uomo.

Per una misteriosa affinità, le forme, i suoni, i colori, gli aromi possono esprimere stati di spirito dell’uomo. Bisogna quindi che esprimano stati di spirito virtuosi, affinché l’uomo possa trarre dagli ambienti nei quali vive risorse per la sua santificazione. Gli ambienti devono contenere immagini di Dio che parlino ai sensi, devono essere tali da stimolare nell’uomo la pratica della virtù, devono suscitare in lui l’appetenza della bellezza increata di Dio, che lui poi verrà faccia a faccia nella gloria dei Cieli.

Ecco la grande missione dei laici che vivono nel mondo: organizzare l’ordine temporale in modo tale che forme le anime attirandole verso il Cielo. È chiaro che questo ordine temporale avrebbe una consonanza profonda con la Rivelazione, con gli insegnamenti e leggi della Chiesa, così come con i dettami della vera scienza. Sarebbe perciò il Regno di Cristo, il Regno di Maria sulla terra.

Torno dunque alla domanda: nel nostro secolo, in cosa consiste il servizio alla Madonna? Consiste nel salvare le anime per tutti i mezzi leciti, fra i quali voglio accentuare questo: ordinare tutte le cose secondo lo spirito che ho appena descritto, costruendo in questo modo la cultura e la civiltà cristiane. Sia una che l’altra, in fondo, non sono che la disposizione delle cose affinché siano in questa vita un riflesso di Dio, orientando quindi le anime per la vita eterna.

Essere consacrato alla Madonna e servirLa significa sostentare, promuovere e difendere contro eventuali nemici la cultura e la civiltà cristiane, che costituiscono quella pace in terra promessa agli uomini di buona volontà dagli angeli a Betlemme. L’unica pace che gli uomini di buona volontà possono avere sulla terra è la pace di Cristo nel Regno di Maria.

Possiamo dunque dire che il vero Terziario Carmelitano, consapevole di cosa implichi la sua consacrazione, è non solo una persona di spiccata vita interiore, ma anche un soldato genuino della cultura e della civiltà cristiane.

Problemi dell’apostolato nel secolo XX
Per comprendere ancor meglio come dobbiamo servire la Madonna nel nostro secolo, dobbiamo considerare certe circostanze ad esso peculiari.

Noi viviamo in un processo rivoluzionario che, iniziatosi col Protestantesimo e l’Umanesimo nel secolo XVI, ha ottenuto un grande trionfo con la Rivoluzione francese nel secolo XVIII. Questo processo giunge adesso al suo culmine con l’affermarsi del comunismo. Siamo quindi nel vortice di una lunga serie di apostasie. E in questo consiste il marchio dominante degli avvenimenti nei giorni nostri, delle circostanze nelle quali la Chiesa vive, agisce e lotta attualmente.2

In tutti i tempi la Chiesa si è trovata davanti avversari da contrastare. Ma forse mai essa ha dovuto subire un attacco così furibondo che la colpisce in ogni punto della sua dottrina, delle sue costumi, delle sue istituzioni e delle sue leggi. Mai i suoi nemici avevano ostentato una tale coerenza, una tale unità di intenzione e un tale rancore quanto nei giorni nostri. I testi pontifici in questo senso sono talmente numerosi che io mi esimo dal menzionarli.

Dunque, da qualsiasi angolazione noi consideriamo il panorama odierno, dobbiamo collocare al centro questo fenomeno, cioè l’offensiva plurisecolare delle forze del male contro la Chiesa che oggi giunge al suo parossismo. Viviamo, come ho detto poc’anzi, in un processo rivoluzionario che corrode una realtà gloriosa, luminosa ma ormai agonizzante: la Civiltà cristiana.

Abbiamo quindi un nemico da contrastare e un patrimonio da difendere. Questo patrimonio è l’immenso e inapprezzabile tesoro delle tradizioni tramandateci da venti secoli di Civiltà cristiana. Un patrimonio che non va considerato come un valore estatico ma, al contrario, come qualcosa che i successivi secoli hanno man mano costruito. Anche noi, per la nostra fedeltà e la nostra lotta, accresciamo questo tesoro della tradizione. Davanti a noi c’è la Rivoluzione, che rappresenta esattamente il contrario di tutto ciò che amiamo. Noi dobbiamo confrontarla in tutte le sue manifestazioni.

Ecco un aspetto essenziale del apostolato cattolico nei giorni nostri. Questo aspetto merita un’ulteriore spiegazione.

Il cattolico deve’essere un uomo del suo tempo?
Dicono che il cattolico dev’essere un uomo del suo tempo, con lo sguardo aperto ad ogni forma di progresso, adattandosi in tutta la misura del possibile al mondo nel quale vive.

Nessuno oserebbe dire che queste affermazioni siano in se false. Ma dobbiamo saper distinguere un’accettazione intelligente e piena di discernimento, da un’accettazione sprovveduta, spensierata, debole che assume non solo gli aspetti buoni dell’epoca ma anche tutto ciò che lo spirito della Rivoluzione vi ha instillato, a volte velatamente.

Se vogliamo essere pienamente uomini del nostro tempo dobbiamo saper tracciare questa linea divisoria con molta chiarezza.

Ogni epoca dice di voler distanziarsi da quella precedente correggendone i difetti. Ma capita spesso che voglia anche distanziarsene perché dissente dai suoi valori. E qui ci vuole discernimento. Riguardo all’epoca immediatamente anteriore alla nostra, noi non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo né accettare tutto né rigettare tutto. Dobbiamo analizzare con attenzione i diversi elementi.

Nessun’epoca passata deve rimanere intoccata. È sempre possibile, per mezzo di un vero progresso, abolirne i difetti e migliorarne i valori. Ma questo non basta. Noi non possiamo perdere di vista che molte delle trasformazioni in atto oggidì non rappresentano affatto un lavoro intelligente per depurare e perfezionare le tradizioni che abbiamo ricevuto dai nostri padri ma, al contrario, costituiscono un voluto sforzo di distruzione sistematica o di corrosione surrettizia dei valori della Civiltà cristiana.

In una lettera indirizzata al cardinale Carlos Mota, arcivescovo di San Paolo, mons. Dell’Acqua, allora Sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, affermava che, per effetto del laicismo, il mondo contemporaneo aveva ormai perso quasi completamente il senso cristiano della vita.

Richiamo l’attenzione di lor signori su queste ultime parole. Noi sappiamo che l’uomo non può rimanere privo di qualsiasi senso. Se egli perde il senso cristiano, è giocoforza che lo rimpiazzi con un senso non cristiano. Dobbiamo quindi concludere che la stragrande maggioranza degli uomini di oggi sono segnati, in grado minore o maggiore, da un senso non cristiano della vita, quando non addirittura da un senso anticristiano. Noi stessi, figli del nostro tempo, siamo esposti al rischio di portare nel nostro spirito, a volte anche velatamente, alcune infiltrazioni di questo senso anticristiano della vita.

Troppo frequentemente ci troviamo attorno persone che pensano di avere il vero spirito cattolico perché ricevono ogni tanto i sacramenti e praticano alcuni atti di pietà. Eppure, il loro modo di pensare, di sentire, e di agire sono segnati da uno spirito opposto a quello della Chiesa. Anche se in grado ovviamente minore, questo succede perfino con persone pietose. In queste condizioni, c’è motivo per essere diffidenti perfino con noi stessi.

Con grande diligenza dobbiamo dedicarci al compito di discernere ciò che in nostra epoca è buono da ciò che è cattivo. Ci spinge il timore di, per sbaglio, spacciare qualcosa di quel deposito di tradizioni cattoliche che abbiamo ricevuto da nostri padri e che dobbiamo trasmettere non solo intatto ma accresciuto.

Dobbiamo, sì, correggere giudiziosamente il passato. Ma cambiarlo senza discernimento, sconsideratamente, in ogni caso, e a volte perfino appena per la smania di cambiare, ecco un atteggiamento che va decisamente respinto. Niente di più estraneo alla vera consacrazione alla Madonna di questa negligenza nel proteggere la tradizione cristiana.

Se un membro del Terzo’Ordine Carmelitano si consegna al mondo senza ritegno, sappia che egli serve due signori, egli non è un vero Carmelitano e la sua consacrazione non è una vera consacrazione.

Ripudiando dunque formalmente l’idea che dobbiamo conservare intatto il passato, affermiamo che mai nella storia della Civiltà cristiana fu così difficile discernere fra i veri valori del passato e quello che nei giorni nostri dev’essere rettificato.

La tradizione nel magistero pontificio
Per illustrare questo punto, niente meglio delle luminose parole di Papa Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana, del 19 gennaio 1944. Il Santo Padre spiega molto bene in cosa consista un rinnovamento fatto secondo lo spirito della Chiesa, animato da un profondo amore alla tradizione:

"Le cose terrene scorrono come un fiume nell’alveo del tempo: necessariamente il passato cede il posto e la via all’avvenire, e il presente non è che un istante fugace che congiunge l’uno con l’altro. È un fatto, è un moto, è una legge; non è in se un male. Il male sarebbe, se questo presente che dovrebbe essere un flutto tranquillo nella continuità della corrente, divenisse una tromba marina, sconvolgendo ogni cosa come tifone o uragano al suo avanzarsi, e scavando con furioso distruggimento e rapimento un abisso tra ciò che fu e ciò ch deve seguire. Tale sbalzi disordinati, che fa la storia nel suo corso, costituiscono allora e segnano ciò che si chiama una crisi, vale a dire un passaggio pericoloso, che può far capo a salvezza o a rovina irreparabile, ma la cui soluzione è tuttora avvolta di mistero entro la caligine delle forze contrastanti. (...)

"Patriziato e Nobiltà, voi rappresentate e continuate la tradizione. (...)

"Molti animi, anche sinceri, s’immaginano e credono che la tradizione non sia altro che il ricordo, il pallido vestigio di un passato che non c’è più, che non può più tornare, che tutt’al più viene con venerazione, con riconoscenza se vi piace, relegato e conservato in un museo. (...)

"Ma la tradizione è cosa molto diversa dal semplice attaccamento ad un passato scomparso; è tutto l’opposto di una reazione che diffida di ogni sano progresso. Il suo stesso vocabolo etimologicamente è sinonimo di cammino e di avanzamento. Sinonimia, non identità. Mentre infatti il progresso indica soltanto il fatto del cammino in avanti passo innanzi passo, cercando con lo sguardo un incerto avvenire; la tradizione dice pure un cammino in avanti, ma un cammino continuo, che si svolge in pari tempo tranquillo e vivace, secondo le leggi della vita. (...)

"In forza della tradizione, la gioventù, illuminata e guidata dall’esperienza degli anziani, si avanza di un passo più sicuro, e la vecchiaia trasmette e consegna fiduciosa l’aratro a mani più vigorose che proseguono il solco cominciato. Come indica col suo nome, la tradizione è il dono che passa di generazione in generazione la fiaccola che il corridore ad ogni cambio pone in mano e affida all’altro corridore, senza che la corsa si arresti o si rallenti. Tradizione e progresso s’integrano a vicenda con tanta armonia, che, come la tradizione senza il progresso contraddirebbe a sé stessa, così il progresso senza la tradizione sarebbe una impresa temeraria, un salto nel buio".

Conclusione
Reverendi sacerdoti, cari confratelli, abbiamo dunque visto che la nostra consacrazione alla Madonna, espressa nel atto affettivo della professione religiosa e ricordata dal uso dello scapolare, si realizza nei giorni nostri nel ricondurre le anime e tutti i valori della società temporale affinché diano gloria a Dio, sulla scia della Civiltà cristiana, avendo Dio come causa esemplare, e proseguendo nella traiettoria indicata dai magnifici principi della tradizione cristiana.
Grazie!

Caterina63
00mercoledì 15 settembre 2010 18:59
[SM=g1740738] Ave Maria cantata da Celin Dion...
meditare le immagini e la musica con le parole, è importante....

it.gloria.tv/?media=95081




[SM=g1740750]



[SM=g1740738]Amici,
in occasione della Festa dell'Immacolata e del Primo Sabato del mese, vi offriamo il ricordo di questa Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria di san Luigi Maria Grignon Montfort.

it.gloria.tv/?media=114471


Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org





[SM=g1740750]


[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00martedì 7 dicembre 2010 23:27

Maria, educatrice di un uomo nuovo nella nuova società


ROMA, sabato, 30 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato il 12 settembre scorso da padre Ludovico Tedeschi, responsabile nazionale del Movimento di Schoenstatt, in occasione della Conferenza sul tema “Maria, rendici simili a te” tenutasi presso la “Fraternità S. Carlo Borromeo” a Roma, nel VI Anniversario della benedizione del Santuario di Schoenstatt a Belmonte.




* * *

Portiamo con noi le nostre preoccupazioni personali, affrontando le tante sfide che oggi ci presenta la vita in questi tempi difficili. Vogliamo tornare a casa con un vero ottimismo. Non un ottimismo forzato. Siamo ottimisti realisti, vediamo i problemi ma abbiamo un gran dono: il Signore è risorto e ci dona il suo Spirito e la Madonna, la Madre e Regina, Colei che nella Apocalissi appare incoronata da dodici stelle e lotta contro il drago. Siamo sicuri che questa giornata sarà per noi un rinnovarci nella speranza.

Ciascuno di noi sa per esperienza, che così come vanno le cose, non si può continuare. Anche la Chiesa in Italia ha dovuto affrontare il problema della cultura odierna e ha constatato che la gran tragedia è: che oggigiorno nessuno vuole educare, e per questo parla di una “emergenza educativa”. Per educare c’è bisogno di avere un progetto di “uomo”, di “valori”, ma non soltanto, c’è anche bisogno della capacità di trasmetterli e di plasmare, così, le nuove generazioni. Noi schoenstattiani proponiamo una chiara immagine di uomo e abbiamo uno strumento che ci aiuta a realizzarla: Maria. P. Kentenich ci dice: “Noi consideriamo la Madonna come la gran soluzione ai problemi pedagogici e pastorali attuali” (1934).

Il caos educativo, in cui siamo immersi, e la confusione sull’immagine dell’uomo, è già stata annunciata da uomini che hanno vissuto in se stessi il dramma del proprio tempo. Nella sua Prefazione del Così parlò Zarathustra, Nietzsche ci parla dell’ultimo uomo : “non si diventa né più poveri o ricchi: entrambe le cose sono troppo gravose. Chi vuole ancora governare? Chi ancora ubbidire? Le due cose sono troppo gravose. Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono lo stesso, tutti sono uguali: chi sente diversamente, va di propria volontà al manicomio.” (Così parlò Zarathustra.) Nietzsche ci presenta una cultura che volontariamente si svuota di valori e rinchiude l’uomo in se stesso, lì dove la sua vita non ha un senso che lo trascende, e non gli resta altro che fare quello che gli altri fanno. P. Kentenich ci parla, invece, dell’uomo che soffre di un vuoto interiore, incapace di decidersi e di stringere legami duraturi con gli altri, a livello umano, ma anche nei confronti dei valori, non riesce a legarsi ai valori della tradizione. L’uomo moderno è svincolato, carente di radici e così facilmente manipolabile. Si sente libero di fare quello che vuole, ma alla fine non decide veramente, negli aspetti trascendentali della sua vita. La ragione che dà P. Kentenich di questa crisi è che l’uomo in Occidente sì è allontanato da Dio e perciò, mancando questo vincolo fondamentale, tutti gli altri si sono lentamente distrutti.

Nel 1912, cent’anni fa, P. Kentenich già vedeva questa sfida educativa e anticipava quello che per noi oggi è evidente, proponendo ai ragazzi un programma: “Sotto la protezione di Maria vogliamo imparare ad auto-educarci ad essere caratteri fermi, liberi e sacerdotali”. Come responsabile di accompagnare questi giovani candidati al sacerdozio nella loro crescita spirituale, propone ai ragazzi non solo un’immagine di uomo, ma anche la necessità della propria collaborazione a questo processo educativo, insieme all’azione educatrice della Madonna. Con il trascorrere degli anni quest’affidarsi alla Madonna, che accentua il proprio impegno, si è chiamato Alleanza d’Amore. La frase di P. Kentenich “Nulla senza di te, nulla senza di noi” esprime questo doppio impegno nel processo educativo: di Maria e nostro. Per P. Kentenich “il vincolo con Maria è il nostro metodo di educazione” (P. Kentenich, 1934). Noi educhiamo attraverso il rapporto con Maria.

Il nome che lui stesso aveva dato al Santuario di Belmonte “Matri Ecclesiae”, che significa alla Madre della Chiesa e alla Madre Chiesa, per P. Kentenich aveva molto significato, perché era il titolo che Paolo VI aveva dato a Maria alla chiusura del Concilio Vaticano II. Era stato un titolo molto discusso durante il Concilio, perché sembrava creare un problema nel dialogo ecumenico. Ma è in questo nome Madre della Chiesa che si sintetizza la missione di Schoenstatt e il nostro carisma per la Chiesa: vogliamo regalare alla Chiesa la Madonna come Madre ed educatrice dell’uomo nuovo e della nuova società. Noi crediamo che la Madonna dal suo piccolo Santuario di Belmonte ci guiderà in questo cammino di trasformazione. E’ proprio questa l’esperienza che noi facciamo a Schoenstatt, attraverso l’Alleanza d’Amore che ci trasforma in Cristo Gesù.

La Conferenza Episcopale Italiana presenta un progetto culturale di cinque anni per questa sfida educativa. Noi, inserendoci in questo progetto, proponiamo: “Affidati alla Madonna e lasciati educare da Lei”. Forse io adesso dovrei invitare ciascuno di voi a prendere il microfono per raccontare come la Madonna vi ha educato finora. E penso che da coloro che conoscono la Madonna di Schoenstatt già da tanti anni, fino a coloro che la conoscono da meno tempo, tutti possono testimoniare: in me è cambiato qualcosa. È questo rapporto vicino, filiale, quotidiano, sincero, caloroso che permette alla Madonna di educarci. Ma perché la Madonna ha questo compito? “Ecco tua Madre” è il testamento di Gesù dalla croce. E Dio stesso che ha voluto affidare alla Madonna questo compito di essere Madre della Chiesa e di ogni credente.

Maria, rendici simili a Te! E’ una duplice supplica: da una parte vogliamo che come Madre ci educhi, ci trasformi. Dall’altra che ci trasformi com’è Lei. Lei è il nostro modello.

Per Nietzsche - se mi permettete di ritornare al filosofo tedesco - il superuomo, doveva essere la risposta da lui proposta alla crisi culturale. Senza dubbio il nazismo, ma senza saperlo, tante correnti di pensiero odierno, si basano sul suo pensiero. Per Nietzsche, lo spirito passa da cammello, che raffigura l’uomo che porta il peso della morale, di quello che deve fare ( il cammello risponde sempre al tu devi ), a leone, che dice io voglio ed è disposto ad ammazzare il drago che porta il nome di tu devi. Il superuomo, infine, fa quello che vuole, in maniera istintiva, quello che ritiene importante per sé. Ha rotto con tutti i valori dell’etica e della morale, e si trasforma lui stesso in creatore del bene e del male. Ama il naturale, il “terra terra”, ma non rispetta le sue leggi. Per Nietzsche, Dio è morto, l’uomo ha occupato il suo posto e cosi diventa libero di fare quello che vuole. Ed è lui il creatore della propria morale. Così abbiamo iniziato la distruzione dell’uomo e dell’umanità.

Contrariamente a questo, P. Kentenich presenta un uomo nuovo ad immagine della Madonna. Lei con il suo “sì” nella Annunciazione rappresenta l’uomo libero di tutti i tempi, che risponde all’invito di Dio. La vediamo libera alle nozze di Cana, intercedendo per gli uomini, ai piedi della croce accettando il dolore atroce e la morte di suo figlio. Una donna libera di lasciare Nazareth, di partorire a Betlemme e di fuggire in Egitto, per difendere la vita del Redentore. E’ una libertà molto diversa da quella di Nietzsche: siamo liberi, quando cerchiamo il bene e facciamo una scelta per Dio, per il progetto che Dio ha per ciascuno di noi. La Madonna c’insegna a fare una scelta per la vocazione più profonda di ogni uomo e di ogni donna: di donare se stessi agli altri. È una scelta radicale per fare la volontà di Dio in ogni momento. Oggi, abbiamo difficoltà a fare delle scelte e per questo lasciamo che la vita scelga per noi. Forse tanti di noi non abbiamo ancora scelto di essere veramente cristiani.

Carissimi, la Madonna ci insegna ad essere liberi e a decidere: se seguo o non seguo il Signore, se mi lascio portare dal rancore che ho nel cuore o no, se prego o no, se resto nello sconforto o cerco in Lei la speranza. Se alimento la mia fede frequentando spesso i sacramenti o no. Se voglio essere fedele alla Chiesa o no. Lei c’insegna a fare centinaia di scelte ogni giorno, e solo così siamo profondamente liberi.

Una ragazza, una volta, mi ha raccontato che aveva deciso di non volere frequentare più un ragazzo, perché le arrecava danno. Aveva fatto la scelta giusta. Dopo un mese, mi ha raccontato che continuava a frequentare quel ragazzo. Secondo Padre Kentenich, la libertà non è solo la capacità di decidersi, ma anche di realizzare ciò che si è deciso. Chiaramente, in questo caso la ragazza non è libera, se dopo aver deciso di lasciare il ragazzo continua a parlare con lui. Abbiamo bisogno della Madonna per essere liberi, perché siamo fragili e la nostra volontà è debole. Abbiamo bisogno di una Madre. Abbiamo bisogno della Madonna e della sua grazia, Lei è la donna dello Spirito, per essere liberi e forti, per poter portare avanti le nostre decisioni. Quanto più deboli e fragili ci sentiamo, più abbiamo bisogno di Dio e più siamo chiamati a pregare.

La Madonna vuole a Schoenstatt, dal suo Santuario, trasformarci in uomini e donne decisi. L’uomo nuovo che propone P. Kentenich è quello che liberamente, col cuore, partendo dalla propria originalità e da un rapporto personale, affettivo e credente con Dio, vive i valori cristiani. Non abbiamo necessità di negare la morale, l’etica, né di negare l’esistenza di Dio per essere liberi. Soltanto se siamo capaci di vivere la dimensione “sacerdotale” della nostra vocazione cristiana, che conduce tutte le cose a Dio, e se siamo capaci di vivere secondo la verità che il Creatore ha messo nella natura dell’uomo e ha rivelato nella storia, siamo pienamente liberi.

“Che il mondo e la nostra propria anima diventino profondamente cristiani è un compito molto difficile” ci dice P. Kentenich, ma noi siamo convinti che “l’educazione mariana è capace di creare uomini e comunità forti e sane” e di donarci “un atteggiamento mariano nei confronti della vita” (1934)

Lasciarsi educare dalla Madonna, partendo da un profondo legame con lei. Questa è la condizione, la vita quotidiana dell’Alleanza d’Amore. Un profondo legame vissuto di giorno in giorno, di ora in ora. Maria, rendici simili a Te! L’amore rende simili.

Padre Kentenich usava fare questo gioco di parole per memorizzare le cose: “Ave” nell’orecchio, “Magnificat” sulle labbra, il bimbo in braccio, sul capo le lingue di fuoco e il cuore trafitto da sette spade. Il suo stesso rapporto con Dio, “ecco la serva del Signore”, ecco la figlia disposta a dire di si. Com’era il suo rapporto davanti ai grandi problemi della vita: il peccato, la limitazione, la sofferenza? Per tanti non esiste più il peccato, e per questo nemmeno il perdono. Invece l’Immacolata ci ricorda che c’è stato un peccato originale, ma che il buon Dio se confesso il mio peccato mi perdona, e mi fa somigliare a Lei. La Madonna è cosciente dei suoi limiti nell’Annunciazione ma “per Dio nulla è impossibile”. Maria ai piedi della croce una vera testimonianza di come sopportare il dolore. Il Magnificat ci parla della sua dignità e della coscienza di essere scelta. Guardate il pino marittimo, l’ho voluto prendere come esempio, per la sua dignità, per l’originalità della sua forma. Che bello, quando si va ad Ostia e si vedono le diverse forme delle chiome dell’albero, come cercano il cielo, ognuna diversa dall’altra! Cari, qualcuno li ha potati! In caso contrario, il nostro pino avrebbe una forma più tonda e sarebbe più basso. E così, vogliamo essere come il pino marittimo e lasciarci educare dalla Madonna. Lei ci fa crescere in alto, e scoprire che Dio è il Padre della Misericordia, che Cristo ha sacrificato la vita per noi, per perdonare le nostre colpe e farci figli di Dio. Come il pino è potato per crescere in alto, così anche la Madonna ci aiuta a capire le prove che il Buon Dio mette sul nostro cammino. È questo lo stile di vita mariano, che ci permette di accettare il dolore, i nostri propri limiti e anche il nostro peccato, come un modo che Dio utilizza per educarci e per avvicinarci a Lui. Carissimi, la stessa immagine che usava Nietzsche, con un altro significato, per il superuomo, era quella del bambino. La Madonna ci insegna a guardare la vita con gli occhi di un bambino, come dice una canzone, e con la stessa innocenza riusciamo anche nelle circostanze più difficili, a vedere la mano del buon Dio che sta “potando” e ci vuol far crescere. Siamo come un pino mediterraneo, che attraverso la potatura cresce in alto e prende forme originalissime, l’uno diverso d’altro. Maria c’insegna a dare un significato a ciò che non ha significato: al peccato, alla sofferenza, ai nostri propri limiti, perché c’insegnano a sperimentare in noi stessi la misericordia di Dio, che, come il pino, ci lancia verso l’alto.

Questa è l’esperienza di un giornalista cattolico italiano, che forse conoscete, Antonio Socci, che proprio un anno fa, il 12 settembre 2009, ha visto sua figlia Caterina di 24 anni rischiare di morire per un improvviso arresto cardiaco. Ha scritto un libro per testimoniare come in quest’anno difficile per lui e per la sua famiglia, la Madonna gli sia stata vicino e gli abbia dato tanto conforto. Così scrive: “E la Madonna ci chiede di testimoniare al mondo la nostra totale fiducia il Lei, il nostro completo abbandono, attraverso un affidamento instancabile, un indomito grido. Mi sono ricordato, quanto diceva Santa Bernadette, nella sua semplicità: “la Madonna ama farsi pregare”. Perché la Madonna ama farsi pregare? La ragione è profonda: penso che sia perché pregare, aprendo il cuore a Lei, serve a noi, perché così può cambiarci e stringerci a sé, ottenerci grandi grazie e soprattutto convertirci. Farci ritrovare noi stessi. Perché , infine, impariamo ad affidarci a Lei, con fiducia totale, senza riserve, sospetti o timori. Perché ci accorgiamo di avere una Madre, immensamente buona. Che al Figlio può chiedere tutto. E che è la mediatrice di tutte le grazie”.

I nostri ragazzi vogliono pregare durante la Messa per Caterina e mandare una lettera a Socci, dicendogli che anche noi preghiamo per sua figlia.

D’altra parte, come risposta al relativismo che vive la nostra cultura, l’uomo nuovo ha chiarezza dei principi cristiani sulle domande fondamentali della vita: la morte, il senso della vita, il senso della famiglia, la dignità dell’uomo, la sessualità, la vocazione dell’uomo e della donna, il senso del lavoro e del denaro. Questa chiarezza di principi l’ha acquisita con il proprio sforzo, visto che oggi pochi sono coloro che la trasmettono. Un cieco non può guidare un altro cieco. Non possiamo educare se trasmettiamo soltanto dubbi e domande. Nella Madonna troviamo, secondo P. Kentenich, una sintesi semplice di tutti i valori cristiani: "Con ragione noi la denominiamo come un compendio plastico di dogmatica, di morale e di ascetica. In Lei tutto il catechismo prende forma e figura. Ella è, da secoli, per il popolo cattolico, un esempio illustrativo delle differenti verità del catechismo". Per questo anche la preghiera del Santo Rosario, con i suoi 4 misteri, sono una sintesi del Vangelo. E lo sono anche i misteri gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della nostra propria vita, che meditiamo assieme al Signore e alla Madonna. Un Rosario meditato e vissuto, nel quotidiano facendo nostra la vita del Signore. So che per alcuni non è facile pregarlo. Si incomincia con una decina, forse in macchina, mentre si lavora in casa, quando si cammina per la strada. Portarlo nella borsetta o in tasca aiuta. Alla fine diventa una grazia il poter pregarlo.

Chi guarda l’immagine della Nostra Madre Tre Volte Ammirabile di Schoenstatt non può pensare che la fede è soltanto qualche cosa della volontà o della ragione. Si crede col cuore. Guardando la Madonna negli occhi, ci convinciamo che Dio è amore e perché si è fatto uomo, quest’amore è chiamato ad essere anche umano. Carissimi, Nietzsche è stato incapace di amare nella sua vita, e ha avuto grandi difficoltà nei rapporti umani, finché è impazzito. A noi, la Madonna c’insegna ad amare. È questo l’uomo nuovo: nella forza di Cristo sa donare se stesso. In una cultura che coltiva l’individualismo chi sa amare diventa un tesoro per tanti e un punto di riferimento che come un’isola per coloro che stanno naufragando nel mare della vita. P. Kentenich diceva che l’uomo nuovo può soltanto crescere nella comunità nuova. E Maria è capace di creare questa comunità sana e forte: così saranno le nostre famiglie, i nostri gruppi, le nostre comunità parrocchiali.

L’uomo nuovo è il “teista creatore”, diceva P. Kentenich. È l’uomo che si sente chiamato a fare la storia, si sente inserito in una missione originale nella storia di salvezza del mondo. Crea, perciò, non come frutto della pazzia – come nel caso di Nietzsche – ma come frutto dello Spirito. L’uomo nuovo, perciò, si sente impegnato con l’umanità e la Chiesa, ma anche con il suo piccolo mondo: la famiglia, la parrocchia, il suo paese. P. Kentenich ha voluto, perciò, chiamare il Movimento, Movimento Apostolico di Schoenstatt, perché una caratteristica dell’uomo nuovo è il suo impegno per gli altri. Non basta aiutare a cambiare le persone; dobbiamo dare di noi stessi per cambiare la cultura, ci sentiamo responsabili della nostra società. “Voi siete il sale della terra” … “Voi siete la luce del mondo …” (Mt 5) ci dice il Signore. Questo stile di vita mariano crea una cultura d’Alleanza che vogliamo aiutare a costruire, che secondo P. Kentenich, si basa sulla dignità dell’uomo, sul fatto che ciascuno di noi è un dono di Dio, e che la vita viene da Lui. La solidarietà, come espressione dell’aspetto sociale dell’amore. E ciò che permette che esistano i due aspetti sopra nominati è l’autorità, come servizio disinteressato alla vita dell’altro e che riconosce l’autorità di Dio. Tutti e tre i principi sono oggi in crisi, non esiste rispetto per la vita dell’uomo; ognuno pensa a se stesso e ai propri benefici e ancora di più l’autorità si è svuotata di valore e tante volte ha pervertito la sua vocazione di servire senza alcun interesse.

Pensare che tutto questo lo possiamo conquistare senza il nostro sforzo, è inutile. Non siamo diventati cristiani per essere più comodi, ma per dar un significato alla nostra vita. V’invito, perciò, quest’anno a sforzarvi nella vostra autoeducazione, nella vostra vita di preghiera. Siamo deboli e tante volte ci sentiamo impotenti, per questa ragione abbiamo bisogno di pregare. Senza l’aiuto della nostra cara Madre non saremo mai i cristiani di cui ha bisogno il nostro tempo. Non dovrebbe passare più di un’ora senza che il nostro pensiero sia rivolto a Lei. Se il Signore ci ha regalato i sacramenti, l’Eucaristia e il sacramento della riconciliazione, come dono, dobbiamo utilizzarli. Nel vangelo ascoltavamo domenica scorsa: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima ad esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.” (Lc 14, 28-33) Chi si sente chiamato a lasciarsi educare dalla Madonna in un uomo e in una donna nuova per il nostro tempo, deve sapere che si dovrà sforzare. È una decisione che abbiamo preso per seguire Gesù, e questa decisione ha le sue conseguenze. Non è facile andare contro la corrente e nemmeno è facile educare la nostra anima nel vero amore. La giara, come alle nozze di Cana, e per noi un simbolo dei nostri apporti al Capitale di Grazia, e la nostra piccola collaborazione quotidiana alla redenzione dell’uomo. Nulla senza di noi.

Quest’anno, perciò, vogliamo ripetere e imparare a memoria la preghiera che P. Kentenich ha scritto nel campo di concentramento di Dachau - pensate, nel campo di concentramento! - proprio il luogo opposto a quello che vogliamo costruire: “ A Te, Maria, vorremmo somigliare e come te nella vita camminare: con forza e dignità, semplicità e mite ardore diffondere pace, pace letizia e amore. Attraversa tu stessa in noi il nostro mondo e a Cristo Signore rendilo pronto” Amen.

Caterina63
00martedì 7 dicembre 2010 23:45

Convegno a Bologna su “Rosario e martirio oggi”


Intervista a fr. Mauro Persici, promotore del Movimento Domenicano del Rosario


di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 21 aprile 2009 (ZENIT.org).- Si è svolto il 25 aprile presso la Basilica-Santuario “Madonna di S. Luca” a Bologna, il Convegno del Rosario, che ha avuto come tema della tavola rotonda “Rosario e martirio oggi”.

L’incontro: la Messa e l’ora mariana; la tavola rotonda con relatori Antonello Brandi (presidente della Laogai Foundation Italia) e Giacomo de Antonellis (giornalista, scrittore); la visita al Santuario, le testimonianze su “Rosario e martirio”, di Tatiana Ivanovskaia (testimone dal Kazakhstan) e Pier Luigi Bianchi-Cagliesi (testimone dalla Bosnia), con Messa e adorazione conclusiva.

La giornata  organizzata dal Movimento Domenicano del Rosario (http://www.sulRosario.org/), e dalla rivista Rosarium. Si tratta di un "movimento di comunione spirituale di preghiere", una sorta di scuola del Rosario nella meditazione del “Vangelo secondo Maria”, le cui orazioni intendono suscitare la benedizione mariana sull’umanità, a vantaggio di un rinnovamento della fede.

La giornata di riflessione e di preghiera aperta a tutti è secondo gli organizzatori “un significativo momento di comunione ecclesiale per poter dare (o ridare...) le motivazioni per testimoniare senza cedimenti, anzi con forza, Cristo nella società attuale”.

Per comprendere scopi e finalità di questo incontro, ZENIT ha intervistato fr. Mauro Persici, O.P., promotore del movimento nell'Italia Settentrionale e direttore della rivista Rosarium.

Perchè questo titolo? Che relazione c'è tra il Rosario e la persecuzione dei cristiani?

Fr. Mauro: “Dove arriva Dio, il deserto fiorisce!”: lo ha detto Papa Benedetto XVI nel corso dell’omelia, pronunciata lo scorso ottobre a Pompei sulla piazza antistante il Santuario della Madonna del Rosario.

Proprio qui il Pontefice pregò sull’urna del beato Bartolo Longo, che da persecutore, da militante anticlericale, dedito anche a pratiche spiritistiche e superstiziose, scoprì – grazie ad una personale conversione – il vero volto di Dio e divenne apostolo della fede cristiana, del culto mariano ed, in particolare, del Rosario, in cui egli trovò una sintesi di tutto il Vangelo.

Ora, la nostra speranza è che i vari deserti sparsi oggi nel mondo – macchiati dal sangue dei martiri o segnati dalle persecuzioni più o meno evidenti e pesanti nei confronti della presenza cristiana – , possano rifiorire e – sull’esempio del beato Bartolo Longo – rigenerare a nuova vita quanti siano oppressi dal peso del peccato.

Per far ciò, è necessario però – come ha ricordato ancora lo stesso Santo Padre a Pompei – “lasciarsi condurre per mano dalla Vergine Maria a contemplare il volto di Cristo”.

Ecco perché abbiamo deciso di dedicare un’intera giornata al tema “Rosario e martirio, oggi”, lasciandoci interpellare – nella preghiera, nella riflessione ed attorno all’Eucarestia – dalle ferite, che ancora oggi vengono inferte in molte parti del mondo al Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa”.

Quanti e quali cristiani sono stati e sono perseguitati perchè recitano il Rosario? Può farci qualche esempio di martiri mariani?

Fr. Mauro: Potrei farne molti. Padre Miguel De La Mora, uno dei 25 Beati tra i numerosi martiri messicani del 1926-1929, fu fucilato proprio mentre recitava il Rosario, il 7 agosto 1927. Lo stesso dicasi dei suoi Confratelli, P. Cristobal Magallanes Jara e Padre Pedro Maldonado. Padre Giuseppe Supina fu ammazzato presso il campo di concentramento di Oswiecim, in Polonia, indossando la veste talare e col Rosario in mano. Ma, mi creda, l’elenco potrebbe continuare… Senza contare i tanti martiri, di cui la Storia non ci ha lasciato traccia, ma che pure han vissuto la medesima condizione.

Viviamo nel secolo dei diritti: libertà di parola e di religione dovrebbero essere ormai diritti acquisiti nella maggior parte del pianeta, eppure sono ancora milioni i cristiani che subiscono intolleranza, limitazioni, divieto di culto, impedimenti per pregare, leggere i testi sacri o mostrare un crocifisso. Perchè?

Fr. Mauro: Secondo l’Arcivescovo di Sidney, Card. Gorge Pell, “i laici sembrano preferire strade a senso unico”. A fronte di ciò, ha esortato i Governi a non trattare “i credenti come una minoranza meramente tollerata e destabilizzante, i cui diritti debbano sempre essere al secondo posto rispetto alle istanze laiche”, poiché in una “democrazia sana le persone dovrebbero essere libere di discutere e criticare le convinzioni degli altri”.

Insomma, “la reciprocità – ha commentato – è essenziale”. Eppure manca. D’altra parte, spetta anche ai cristiani farsi sentire. Non genericamente per “alzare la voce”, ma per essere “testimoni”. Se la Chiesa Cattolica è sotto pressione, se “l'intimidazione e l'emarginazione” verso i Suoi fedeli “vengono passate sotto silenzio”, se questi vengono inevitabilmente bollati di “oscurantismo” e “reazione” ogni qual volta aprano bocca, bene, è giunto il momento –come afferma il Card. Pell- ch’essi riscoprano “il coraggio” necessario per “riscoprire il loro talento” e “dimostrare che esistono stili di vita migliori per edificare una buona società”.

Questo è ciò che lo stesso Arcivescovo di Sidney individua come “uno dei compiti cruciali per i cristiani nel XXI secolo”.

Anche nell'Europa la cui grandezza nelle arti, nelle scienze è stata generata e segnata dal cristianesimo, assistiamo al riemergere di un ateismo aggressivo. A Oxford hanno cancellato il Natale. In Spagna vietano il crocifisso nelle scuole. A Roma hanno impedito al Pontefice Benedetto XVI di parlare in una università fondata da un Papa. Che cosa sta accadendo?

Fr. Mauro: Accade quella che già Papa Giovanni Paolo II definiva una “silenziosa apostasia” e che Padre Bernardo Cerveliera – in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di “Rosarium”, il periodico del Movimento Domenicano del Rosario – chiama “abbandono della fede cattolica tout court”, definendolo un problema ancor più grave dello stesso rischio di protestantizzazione che l’Occidente – ‘cuore’ proprio della Cristianità – sta correndo.

I segni sono evidenti ed evidente è la fondatezza del giudizio, pure espresso dal Card. Pell alla Oxford University Newman Society, circa “la persecuzione condotta dal laicismo conformista contro la Chiesa Cattolica”. Lo stesso Giorgio Salina, Presidente dell'Associazione “Fondazione Europea”, ha denunciato apertamente “un'intolleranza, che permea parte della società europea, dimostrando l'urgenza di quella 'nuova evangelizzazione', di cui hanno parlato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”.

Le istituzioni europee non sono esenti “da questo contagio nichilista e relativista con manifestazioni di intolleranza verso la religione cristiana, cattolica in particolare, e contro la Chiesa ed il Santo Padre. E' in atto una forma più subdola, ma non per questo meno violenta di persecuzione”. Nello stesso Parlamento Europeo, secondo Salina, “si riscontra un'ostilità diffusa e manifesta, tale per cui, in particolare in questa legislatura, nessuno dei fondamentali principi etici naturali promossi dalla cultura cattolica sull'uomo e sulla società, ha la benché minima probabilità di essere condiviso”.

In che modo la Chiesa si può rinnovare e il Cristianesimo diventare riferimento anche nella vita pubblica?

Fr. Mauro: Lo ha detto ancora il Santo Padre a Pompei: crescere nell’intimità con Gesù ed imparare alla scuola della Vergine Santa a compiere sempre la divina volontà. In una parola, tornare ad essere se stessa, recuperare la genuinità dell’Annuncio nella preghiera e nella contemplazione e soprattutto non temere, esser testimone, davvero e fino in fondo, senza l’'umana prudenza’, che non porta da alcuna parte… Occorre accogliere l’invito di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura” ed ancora “Duc in altum”, dispieghiamo le vele del nostro cuore, senza incertezze, senza preoccupazioni! Per riuscire in tutto questo, Benedetto XVI ha indicato nel Santo Rosario un “prezioso mezzo spirituale”. Ma di ciò parleremo a Bologna…


Caterina63
00lunedì 10 gennaio 2011 22:56
L’Ordine delle Vergini: una realtà antica e nuova

L’antico Ordo Virginum, che si era perduto lungo i secoli, è stato ripristinato dal Vaticano II e sta affermandosi sempre di più: non sono suore, non vivono in comunità e dipendono dal vescovo. Sono chiamate a svolgere un ruolo importante nella pastorale delle diocesi e delle parrocchie.

di ADRIANA BOTTINO 

L'Ordo Virginum (Ordine delle Vergini) è una forma di vita consacrata che risale ai tempi della Chiesa primitiva in cui le donne "chiamate" al servizio di Cristo e della Chiesa avevano tre forme di "ordini" che costituivano la struttura sociale e liturgica della Chiesa: Vergini, Vedove, Diaconesse, i cui membri occupavano posti definiti nell'assemblea liturgica. Gli "ordini" maschili (Episcopi, Presbiteri e Diaconi) si sono conservati fino ad oggi e sussistono tuttora, mentre gli "ordini" femminili sono andati scomparendo nel corso della storia.
   

Vergini, vedove e diaconesse nella Chiesa antica

Già nell'età apostolica è attestata la presenza di alcune vergini nelle prime comunità apostoliche (lCor 7,17-8,25; At 21,9). Fino al Concilio di Nicea (a. 325) le vergini vivono nelle case, costituiscono l'Ordo Virginum, sono dedite al culto divino, considerate nella comunità «porzione eletta». Fino alla metà del VI sec. aumenta il numero delle vergini e si approfondisce la riflessione sulla verginità sia in Oriente sia in Occidente per merito dei Padri della Chiesa, che hanno dato alla vergine consacrata lo stesso titolo di sposa di Cristo, che è proprio della Chiesa. Progressivamente le vergini si riuniscono nei monasteri, con la Professione monastica e in seguito nei movimenti di vita evangelica senza consacrazione pubblica e solenne. Dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano II la consacrazione a Dio si esprime all'interno delle varie famiglie religiose o in forma privata. Il Concilio Vaticano II, caratterizzato dalla ricerca delle sorgenti della Chiesa, ha ripristinato per gli uomini il diaconato permanente (LG 29) e per le donne l'Ordine delle Vergini, riconoscendo così ufficialmente il carisma di una vita consacrata.

Maria, modello delle vergini consacrate.

Il 31 maggio 1970, festa della Visitazione della Vergine Maria, la Sacra Congregazione per il Culto Divino, in applicazione alla Costituzione sulla Liturgia (SC 80), per mandato speciale di Paolo VI, ha promulgato il rito della Consacrazione delle vergini inserito nel Pontificale Romano, rinnovando e rivalutando il bellissimo e suggestivo rito, in cui è inserita l'antica preghiera consacratoria attribuita a S. Leone Magno (+ 461). Questa consacrazione è riservata, oltre che ai grandi Ordini monastici femminili, anche alle donne laiche. La vergine consacrata nel mondo perciò condivide con le sue sorelle monache il privilegio di una consacrazione liturgica, pubblica e solenne, che la costituisce segno trascendentale dell'amore della Chiesa per il Cristo suo sposo. A dieci anni da questa data fa seguito la versione italiana con il titolo «Consacrazione delle Vergini».

Il nuovo Diritto Canonico riconosce l'Ordine delle vergini, «le quali, emettendo il sacro proposito di seguire Cristo più da vicino, dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa» (C.I.C. can. 604).
  

Fondamenti della consacrazione verginale nell'AT

Nell'AT è presente la consacrazione di persone per un servizio particolare mediante l'imposizione delle mani o l'unzione. L'imposizione delle mani indica che Dio separa, mette da parte una persona che si è scelta, ne prende possesso, gli conferisce autorità e capacità di esercitare una funzione. Nella concezione semitica imporre le mani a qualcuno significa comunicargli qualcosa di se stesso (Lv 9,22; 24,50). E attestata l'imposizione delle mani ai Leviti (Nm 8,10); a Giosuè (Nm 27,15-23:Dt 34,9). Un altro segno di consacrazione è l'unzione. I re di Giuda erano consacrati nel Tempio e unti da un sacerdote (lRe 1,39; 2Re 11,2). Troviamo descritta la consacrazione di Saul (lSam 10,1), di Davide (lSam 16,3), di Jehu (2Re 9,6). Anche i sacerdoti erano consacrati con l'unzione (Es 29,7; Lv 8,12). I profeti non erano unti con l'olio; l'unzione è soltanto metaforica e indica la loro investitura (lRe 19,16.19; 2Re 2,9-15; Is 61,1).

Nell'AT si trova pure una forma particolare di consacrazione: il Nazireato (Nm 6,1-21). Si tratta di un voto speciale, temporaneo. In questo periodo il nazireo deve astenersi da bevande inebrianti e dall'uva, non si deve avvicinare a cadaveri, perché il contatto con un cadavere costituiva un'impurità cultuale; non doveva radersi il capo. Un esempio di Nazireato è quello di Sansone, consacrato fin dal seno della madre (Gdc 13,2-7). Anche Samuele, secondo il voto della madre (lSam 1,11) è consacrato al Signore fin da bambino e rimane al servizio del santuario (lSam 1,27-28).

  Ingresso della candidata con la lampada accesa. Prostrazione prima della consacrazione.
Momenti di una celebrazione di consacrazione: 1) Ingresso della candidata con la lampada accesa. 2) Prostrazione prima della consacrazione.

Vergini consacrate: solo nel Nuovo Testamento

Tutte le forme di consacrazione presenti nell'AT sono compatibili con il matrimonio. Possiamo quindi affermare che il significato religioso della verginità è una prerogativa della rivelazione cristiana: fedeltà in un amore esclusivo per Dio.

Nelle religioni antiche erano chiamate vergini alcune dee (Anat, Artemide, Atena) per mettere in rilievo la loro giovinezza eterna. Nell'AT la verginità era stimata prima del matrimonio, non perché considerata un valore, ma per la preoccupazione di purità rituale (Lv 12,15). Anche nella comunità degli Esseni l'astensione dagli atti sessuali era dovuta a preoccupazione di purità legale. La verginità perpetua equivaleva alla sterilità ed era un'umiliazione, un obbrobrio (Gn 30,23; Gdc 11,37; lSam 1,11; Lc 1,25). A Geremia Dio ordina di non prendere moglie come annuncio dell'imminente castigo (Ger 16,2).

Alle soglie del NT ci è presentata la figura di Giovanni Battista che con la sua vita di asceta prepara la venuta del Messia e si chiama amico dello Sposo (Gv 3,29).

Gesù vive la sua vita terrena come dono totale, nella dedicazione completa alla volontà del Padre e alla salvezza dell'umanità e indica la scelta della verginità per il Regno (Mt 19,12). Non si tratta di un precetto (lCor 7,25), ma di una chiamata personale di Dio, di un carisma (lCor 7,7), in quanto questo stato di vita consente una maggiore dedizione al Signore (lCor 7,32-35). L'accento non è messo sullo stato fisico, biologico, ma sulla dedizione totale della persona a Cristo e sul servizio per il Regno.

La consacrazione verginale contiene anche una dimensione escatologica (1Cor 7,26.29.31): è testimonianza della non appartenenza dei cristiani a questo mondo, segno della tensione della Chiesa verso la meta finale, anticipazione dello stato di risurrezione (Lc 20,34ss e par.). Nella Gerusalemme celeste tutti gli eletti sono chiamati vergini (Ap 14,4), in quanto non si sono contaminati con gli idoli: appartengono alla città celeste, la sposa dell'Agnello.

Preghiera consacratoria.
Momenti di una celebrazione di consacrazione:

3) Preghiera consacratoria.

Maria, la Vergine per eccellenza

Maria è la prima che intuisce il valore della verginità per il Regno e realizza nella sua vita la congiunzione della verginità e della maternità.

I racconti dell'infanzia in Matteo e in Luca presentano il concepimento verginale di Maria, concepimento unico in tutta la storia biblica, anche se vi è una certa analogia con alcune donne sterili che hanno concepito per uno speciale intervento di Dio che ha superato una situazione di sterilità, in nessun luogo però si parla di concepimento verginale.

Già in Mt 1,17 il cambiamento della formula genealogica «Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo» insinua il concepimento verginale. Più chiara ancora è la pericope di Mt 1,18-25: la nascita di Gesù non è opera umana, ma avviene per la potenza dello Spirito creatore. In Lc 1,26-38 è affermato chiaramente il concepimento verginale. Maria è presentata insistentemente come vergine. Sia per Matteo sia per Luca la verginità di Maria non ha un semplice significato biologico: è la verginità per il Regno (Mt 19,12), assoluta novità del Vangelo che Maria per prima ha compreso. La risposta-domanda di Maria in Lc 1,34: «Come sarà questo, poiché non conosco uomo?», (vale a dire «sono vergine»), che non va interpretata anacronisticamente come un voto di verginità, esprime la disponibilità, l'ascolto della Parola di Dio da parte di Maria. La spiegazione rileva il modo del concepimento attraverso l'azione dello Spirito (Lc 1,35), Spirito creatore, fecondatore, che fa concepire Maria. La conclusione della risposta a Maria: «Nessuna parola sarà impossibile per Dio» significa che Dio non lascia cadere invano la sua parola: nessuna Parola di Dio va perduta, perché è feconda, si attua (cf Is 55,10-11). La verginità di Maria è dunque in prospettiva della sua missione di concepire il Santo, il Figlio di Dio, figura della Chiesa, vergine e sposa.

Consegna dell’anello. Consegna della Bibbia.
Momenti di una celebrazione di consacrazione:
4) Consegna dell’anello. 5) Consegna della Bibbia.

Le caratteristiche dell’Ordo Virginum

Non è un ordine religioso, neppure un Istituto Secolare, ma una "categoria" di donne vergini che si riconoscono nella medesima scelta e sono consacrate con lo stesso rito predisposto per la Chiesa universale. Non comporta obblighi di vita comunitaria, non ha una struttura gerarchica con superiore, non vi è alcun obbligo di regola di vita individuale, non si pronunciano dei voti, ma si emette nelle mani del Vescovo il proposito della perfetta verginità e della sequela di Cristo, che implica i consigli evangelici, ed ha valore di voti pubblici e solenni. Lo specifico della Verginità Consacrata, che ha il suo fondamento nei sacramenti del Battesimo e della Confermazione, è la sponsalità con Cristo: la vergine consacrata polarizza in modo più intenso ed esclusivo la propria esistenza in Cristo, per seguirlo ed amarlo con cuore indiviso, diventando così segno vivente dell'amore sponsale della Chiesa a Cristo. La consacrazione delle vergini si pone essenzialmente sul piano dell'essere e non su quello del fare.

«Il dono della Verginità profetica ed escatologica, acquista il valore di un ministero al servizio del popolo di Dio e inserisce le persone consacrate nel cuore della Chiesa e del mondo» (Premesse al Rito n.2). Il ministero della vergine consacrata è soprattutto un «ministero contemplativo», «ministero dell'orante in ascolto della Parola e ministero dell'amore». La vergine consacrata può svolgere dei servizi e ricevere dalla Chiesa una missione apostolica, ma a titolo personale e non in forza della sua consacrazione. Le vergini che vivono nel mondo sono segno e testimonianza profetica all'interno del popolo di Dio. Esse nutrono la loro vita con il Corpo di Cristo, l'alimentano con la meditazione della Parola e con l'assidua preghiera.

Il Vescovo procede alla consacrazione liturgica, secondo il Rito solenne del Pontificale Romano, con la consegna del velo (facoltativa), dell'anello sponsale e del Libro della Liturgia delle Ore, affinché la preghiera della Chiesa risuoni nel loro cuore e sulle loro labbra come lode perenne al Padre e viva intercessione per la salvezza del mondo (cf Rito di consacrazione, n.42). Questa consacrazione liturgica pone la vergine in un rapporto d'ordine spirituale con il vescovo diocesano, in quanto, attraverso il vescovo, segno sacramentale di Cristo – Capo, è garantita l'autenticità ecclesiale della sua consacrazione.

     

S. Ambrogio alle vergini

Tu che sei una di quelle vergini che fanno risplendere d'una luce spirituale la bellezza stessa del loro corpo; tu che giustamente sei paragonata alla Chiesa, tu, dico, che vegli durante la notte nella tua stanza: pensa sempre a Cristo e spera a ogni istante la sua venuta. Cristo entra a porte chiuse e non può mancare 1298md18.jpg (15601 byte)di venire perché l'ha promesso. Abbraccia dunque colui che hai cercato; avvicinati e ne sarai illuminata. Trattienilo. Pregalo di non partire subito, di non allontanarsi. La parola di Dio se ne va rapida; non si lascia prendere dai sonnolenti, né ritenere dai negligenti. La tua anima le vada incontro. Segui le tracce della parola divina poiché passa via rapidamente. [...] Colei che cerca così Cristo, può dire: Lo abbracciai e non lo lascerò più finché non lo introdurrò alla casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha generata (Ct 3,4). La casa di tua madre o la sua stanza è l'intimità più segreta del tuo cuore. Conoscila questa casa e tienila pulita. Quando sarà pulita e la tua coscienza sarà pura da ogni macchia, questa casa spirituale si innalzerà poggiata sulla pietra angolare e lo Spirito Santo abiterà in lei. Chi cerca così Cristo e lo prega, non è abbandonata, ma, al contrario, viene spesso da lui visitata.

(da Ambrogio, La verginità, 12-13)

Caterina63
00sabato 5 marzo 2011 18:21
[SM=g1740733] PERCHE' I SABATI SONO SEMPRE STATI DEDICATI ALLA VERGINE MARIA SOPRATTUTTO CON LA MESSA?

it.gloria.tv/?media=7654




[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00domenica 17 giugno 2012 16:51

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
A
L PELLEGRINAGGIO DELLE GIOVANI ROMANE
NELLA BASILICA VATICANA*

Domenica, 12 maggio 1946

 

RINGRAZIAMENTO E CONSACRAZIONE A MARIA

Felici voi, dilette figlie, Giovani di Roma, che in frettolose schiere, simili alle vive onde del mare, siete qui affluite, nel primo anniversario della fine della guerra in Italia, per consacrarvi, come pegno della vostra filiale riconoscenza, alla Vergine immacolata, Madre di Dio, in questo centro visibile della Chiesa universale, in questo immenso tempio, il quale, elevato sulla tomba del Principe degli Apostoli, simboleggia l'edificio maestoso della fede cattolica e della civiltà cristiana, che da quasi due millenni hanno apportato a Roma e all'Italia incommensurabili benefici.

Voi vi consacrate a Maria in un'ora di suprema gravità per le sorti del vostro Paese, in un'ora, cioè, in cui si presenta imperioso il quesito: dovrà quella fede cattolica, dovrà quella civiltà cristiana, dare anche in futuro a questo popolo la sua intima forza e la sua impronta? La risposta, o giovani generazioni, è, se non unicamente, certo assai largamente, nelle vostre mani; perché dalla vostra fede e dalla vostra azione dipenderà, in tanta parte se il vessillo di Cristo, il segno della salute, continuerà a risplendere dinanzi al popolo italiano anche nel suo cammino verso l'avvenire.

TRIPLICE GIURAMENTO

E adesso, poiché voi desiderate da Noi una parola che dell'offerta di voi stesse a Maria vi additi e vi spieghi il significato concreto e il valore efficace, Noi vi diciamo : Elevate i vostri cuori e le vostre mani per un triplice giuramento : in attestato di gratitudine e di amore, e per impetrare la protezione della Vergine sulla vostra patria, promettete alla celeste Regina di voler essere, sempre e dappertutto, una gioventù credente, una gioventù pura, una gioventù cattolicamente operosa. Ecco ciò che Maria attende da voi: ecco ciò che da voi richiede l'ora presente.

I°) Gioventù credente

I. - Promettete a Maria di essere una gioventù credente. Una gioventù credente è una gioventù, che sa reagire contro la laicizzazione e la volgarità della vita, contro il suo abbassamento disordinato verso le cose materiali e terrene, contro la dimenticanza e la negazione di Dio. È una gioventù, per la quale il centro della vita è Dio, Gesù Cristo, la eternità. Una gioventù, che prende come regola della sua condotta la esortazione di Tobia a suo figlio: « In tutti i giorni della tua vita abbi Dio in mente; bada di non acconsentire mai al peccato e di non trasgredire i precetti del Signore Dio nostro » (Tob. 4,6). Una gioventù, che cammina ed agisce sempre sotto lo sguardo di Dio, che prega, che santifica le feste, che si aduna la domenica intorno all'altare del Signore, per lodare Dio e attingere dalla santa Eucaristia la forza di adempiere in tutto la sua volontà. Una gioventù che, aliena da un cristianesimo puramente esteriore, formale, di semplice abitudine, si studia di comprendere sempre più chiaramente e di assimilarsi sempre più intimamente e profondamente le inesauribili ricchezze della verità cattolica e dei principi cristiani, e avanza cosi con passo sicuro e fermo nel sentiero della fede. Una gioventù che, fin dai primi anni, si sforza di far passare questa fede nell'azione e nella vita e in tal guisa tende verso la maturità e la pienezza della persona cristiana. Tale è la vera gioventù credente; ecco ciò a cui vi obbligate dinanzi alla vostra Madre celeste e al suo Figlio divino.

2 °) Gioventù pura

II. - Promettete a Maria di essere una gioventù pura. Il segreto della indistruttibile forza del vostro popolo fu già la madre, la madre cristiana! Per lungo tempo ella è stata l'orgoglio e la felicità della vostra gente; in lei si schiudeva e trovava la sua naturale perfezione il fiore di una gioventù incorrotta. Questa incontaminata purezza era, fino a un recente passato, la regola dominante nella gioventù femminile italiana.

Si dovranno ora invece dolorosamente contemplare le aiuole di questo giardino di Dio calcate dai passi del nemico? Ovunque esso avanza con la potenza del male, calpestando il fiore della giovinezza, subito la maestà della sposa perde il suo splendore, la tenerezza della madre il suo profumo; sul fango cosparso di petali avvizziti, voci sinistre esaltano il trionfo del divorzio sul matrimonio indissolubile e della sterilità volontaria sull'amore fecondo. Soltanto la fronte casta è degna e capace di cingere il diadema, ove risplendono le gemme della fedeltà coniugale e dell'eroismo materno.

Tocca a voi, dilette figlie, di far sorgere al vostro seguito una nuova generazione di gioventù femminile, che presenti al Creatore intatto, inviolato, sull'altare delle nozze o sul letto di morte, il tesoro della sua purezza. Ciò significa per ognuna di voi arruolarsi nel fronte contro i pubblici corruttori della innocenza e della purità giovanile. Senza dubbio, tutti i buoni si rallegreranno, se lo Stato con leggi sapienti combatterà le figure e le rappresentazioni immorali nella stampa, negli spettacoli cinematografici, sulle scene, alla radio. Ma spetta a voi di dar anima e vita a quelle leggi; a voi di ravvivare la santa crociata per la moralità cristiana con la dignità e la purezza del vostro spirito e del vostro cuore, col dominio sui vostri sensi, con la cristiana modestia nelle movenze e nel vestito, nella parola e nella condotta, col rispetto verso i genitori, con la vostra industre delicatezza, intenta a rendere la vita nel focolare domestico non solo per tutti sopportabile, ma irradiante serenità e letizia.

Offrite dunque oggi alla sempre Vergine e Madre Maria la vostra incrollabile promessa di santa purezza! Ed Ella si degni di aiutarvi col suo potente presidio a fedelmente osservarla sino alla fine!

3°) Gioventù cattolicamente operosa

III. - Promettete a Maria di essere una gioventù cattolicamente operosa. Nel corso degli ultimi tempi la posizione sociale della donna ha subito una evoluzione non meno rapida che profonda. Ella si è veduta trasportata dal santuario raccolto della famiglia alla vastità e all'agitazione della vita pubblica. Ella esercita oggi le stesse professioni, porta le stesse responsabilità, è investita, anche nel campo della politica, degli stessi diritti dell'uomo. Con la subitaneità e la precipitazione di un torrente impetuoso, quel rivolgimento ha rotto gli argini, che la natura e le consuetudini avevano costruiti; ha travolto la donna, minacciando di scoronarla della sua più nobile dignità e di strapparla dalla sua missione, la missione materna. Sarebbe vano di reagire o di recriminare contro una tale trasformazione; ma bisogna scongiurare il pericolo, che essa importa. È ciò a cui deve tendere anche la vostra azione.

a) con la professione aperta della fede

Abbiate innanzi tutto il coraggio delle vostre convinzioni, il coraggio di professare apertamente la vostra fede, qualunque sia il posto in cui la Provvidenza vi ha collocate. Sia esso in un pubblico ufficio o in una casa di commercio, in un servizio domestico o in una fabbrica, in una scuola o in un laboratorio o in una clinica : ovunque voi siate, offrite l'esempio di una giovane cattolica, cosciente della sua fede, che ne conosce la dottrina, che ne osserva la legge, che sa sostenerla e, quando occorra, difenderla. Senza dubbio, ciò richiede sicurezza e padronanza di sé, fortezza per respingere ogni allettamento nocivo, per sopportare ogni necessaria rinunzia e ogni fecondo sacrificio. Ma è il minimo che possa attendersi da una giovane cattolica.

b) con l'azione verso gli altri

In un secondo luogo, voi dovete avere a cuore di attirare gli altri a voi : tante giovani, soprattutto, che sentono il bisogno di qualche grande amica presso cui incontrare affetto, consiglio, conforto; tante che si trovano sole, timide, smarrite; tante pericolanti e bramose di essere soccorse nella loro fralezza. Voi avrete per ciascuna di loro la parola suadente, amorevole, opportuna, adattata ad ogni singolo caso. Esercitate presso di loro le opere di misericordia, così corporali — campo ora vastissimo —; come spirituali. Parlate loro di Cristo, conducetele a Cristo; svelate al loro spirito, alla loro anima, la verità cattolica nella sua bellezza, gli orizzonti radiosi della morale cattolica, l'ideale seducente della donna e della madre cattolica, ma anche l'ideale della purezza, nella sua più squisita perfezione, della purezza che rinunzia alle nozze terrene per darsi tutta all'amor di Cristo, al servizio di Cristo, per amare e servire il prossimo in Cristo con l'apostolato nelle varie sue forme, fra la gioventù, nelle scuole, fra gli infermi e i sofferenti. Fate loro conoscere il messaggio sociale della Chiesa cattolica: esso realmente assicura e garantisce la dignità e il vero bene dei singoli, delle famiglie e di tutto il popolo.

c) col retto esercizio dei diritti politici

Un buon numero di voi gode già i diritti politici, il diritto di voto. A questi diritti corrispondono altrettanti doveri; al diritto di voto il dovere di votare, il dovere di non dare il vostro suffragio che a quei candidati o a quelle liste di candidati i quali offrano non promesse vaghe ed ambigue, ma sicure garanzie che rispetteranno i diritti di Dio e della Religione. Pensate bene: questo dovere è per voi sacro; vi obbliga in coscienza; vi obbliga dinanzi a Dio, poiché con la vostra scheda elettorale voi avete in mano i superiori interessi della vostra patria : si tratta di tutelare e conservare al vostro popolo la sua civiltà cristiana, alle sue fanciulle e alle sue donne la loro dignità, alle sue famiglie le loro madri cristiane. L'ora è grave. Siate consapevoli della vostra responsabilità. Andate; andate tutte, giovani e adolescenti. Andate innanzi col vostro esempio. Andate e illuminate le coscienze ignoranti, incerte, esitanti. Andate e istruite di casa in casa, di famiglia in famiglia, di strada in strada, di contrada in contrada. Non vi lasciate vincere da alcuno in attività, in fervore, in zelo, in spirito di verità, di giustizia, di amore.

Questo sia dunque il vostro giuramento a Maria: servire con forte fede ed esemplare condotta la causa del suo Figlio divino mediante la parola, l'opera, il sacrificio.

Ed ora, o Maria, Vergine potente, Madre di misericordia, benedite queste dilette vostre figlie, benedite le promesse che vi porgono con tutta la sincerità della loro anima, con tutta la generosità del loro volere, con tutto l'impeto del loro amore. Voi le avete loro ispirate, e da voi esse attendono il coraggio di mantenerle con indefettibile costanza. Esse obbediscono all'impulso del loro cuore ardente e pronto; esse conoscono la loro debolezza, ma contano su di voi. Voi darete la forza; concederete loro la vittoria. E insieme con loro benedite tutte le loro sorelle, benedite tutto il popolo dell'Urbe, tutto il popolo d'Italia e del mondo, affinché, mediante la vostra materna intercessione, le grandi risoluzioni dell'oggi siano, per il domani, generatrici e apportatrici di riconciliazione, di pace, di rinnovamento « in santità e in giustizia », di bene e di salvezza temporale ed eterna.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VIII,
 Ottavo anno di Pontificato, 2 marzo 1946 - 1° marzo 1947, pp. 77-81

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Caterina63
00venerdì 24 agosto 2012 11:09
[SM=g1740717] Cari Amici, il Papa ci invita spesso ad una corretta Devozione Mariana..... anche nel 2010 ci regalò un Angelus dedicato a Maria Regina e che troverete qui:
www.gloria.tv/?media=94745

ed anche quest'anno ha dedicato una Catechesi ancora più approfondita che invitiamo tutti ad ascoltare affinchè il nostro modo di pensare diventi davvero "un cuor solo e un anima sola" con tutta la Chiesa....
www.gloria.tv/?media=325011

Movimento Domenicano del Rosario
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info@sulrosario.org




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[SM=g1740738]

Caterina63
00venerdì 26 luglio 2013 14:56
Atto di Consacrazione alla Virgen Aparecida di Papa Francesco

In occasione della Visita Apostolica di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della gioventù - 22/29 luglio 2013 - il Santo Padre ha elevato due belle Preghiere alla Vergine di Aparecida.
Ve le proponiamo in due video: quello con la Preghiera lo trovate qui:
www.gloria.tv/?media=479445

mentre qui vi offriamo l'Atto di Consacrazione con sottotitoli in italiano e in sottofondo l'Inno alla Virgen Aparecida.
www.gloria.tv/?media=479699


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Caterina63
00mercoledì 4 settembre 2013 12:34

Libano : la prima Nazione consacrata al Cuore Immacolato di Maria !

Un esorcista diocesano, che condivide le pie aspirazioni e le sofferenze dei fedeli legati all’antica liturgia della Chiesa, in questi tormentati giorni segnati dal pericolo di una nuova guerra, ci ha ricordato  che il 16 giugno 2013 il Libano è stato consacrato al Cuore Immacolato di Maria ed al Sacro Cuore di Gesù a Harissa, dal Patriarca Maronita, il Cardinale Boutros Bechara Rai, alla presenza del Presidente della Repubblica Michel Sleiman.
 
Questa consacrazione della nobilissima Nazione Libanese, richiesta ufficialmente dalla Chiesa locale, era stata preparata da una grande novena di preghiera, digiuno, adorazione eucaristica, rosari, confessioni, ed altre iniziative di migliaia di cattolici.

Da sottolineare particolarmente la devotissima inziativa di Padre Boulos Fahed, dell'Ordine Maronita della Beata Vergine Maria, instancabile protore di iniziative vocazionali e devozionali, che ha sorvolato il paese per molte ore dall’alto di un elicottero ed ha benedetto tutto il Medio Oriente con Gesù Eucarestia in un Ostensorio. 
Un avvenimento unico nella storia! 

Ricordando quanto ha detto Padre Stefano Maria Manelli FFI : « Ormai, ci può salvare solo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Siamo nel tempo che padre Pio diceva delle “quattro T”: tutte tenebre» attendiamo il 13 ottobre prossimo quando : “In risposta al desiderio del Santo Padre Francesco, la statua della Madonna del Rosario di Fatima, venerata nella Cappellina delle Apparizioni, sarà portata a Roma nei giorni 12 e 23 ottobre per essere presente alla Giornata Mariana promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. 
Il 13 ottobre davanti alla statua della Madonna Papa Francesco farà la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. 
La Giornata Mariana è uno dei grandi eventi pontifici programmati nel calendario delle celebrazioni dell'Anno della Fede, che porterà a Roma centinaia di movimenti e istituzioni connotate dalla devozione mariana. In una lettera indirizzata a Mons. Antonio Marto, di Leiria-Fatima, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Mons. Rino Fisichella informa che "tutti i soggetti ecclesiali di spiritualità mariana" sono invitati a partecipare a questa giornata mariana che comprende, il giorno 12, un pellegrinaggio alla tomba dell'Apostolo San Pietro e altri momenti di preghiera e di meditazione e, il giorno 13, una Messa presieduta dal Papa Francesco in Piazza San Pietro . 
In tale lettera Mons.Fisichella ha scritto: "Il Santo Padre desidera fortemente che la Giornata Mariana abbia come un segno particolare, una delle più significative icone mariane per i cristiani di tutto il mondo e, per questo motivo, abbiamo pensato alla venerata statua originale della Madonna di Fatima ". 
Pertanto, la Statua della Madonna partirà dal Santuario di Fatima, la mattina del 12 ottobre e rientrerà nel pomeriggio del 13 ottobre. “ 

" Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà". 
A.C.
 
 



[SM=g1740733]



Caterina63
00venerdì 13 dicembre 2013 13:58

Un cammino di speranza con Maria: a Roma, il “sabato mariano” dall’Avvento a Pasqua



Prosegue alla Basilica di S. Maria in Via Lata a Roma il “Sabato mariano”, una catena di incontri che va dall’Avvento a Pasqua. L’iniziativa, giunta al 36.mo anno, è promossa dal Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, diretto da padre Ermanno Toniolo, professore emerito della Pontificia Facoltà Teologica Marianum, in collaborazione con le Suore Figlie della Chiesa di Santa Maria in Via Lata.

Il tema di quest’anno mariano, che si concluderà sabato 19 aprile, è “Un cammino di speranza con Maria”.
Domani 14 dicembre, interverrà alla Basilica il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi sul tema “I Santi, portatori di speranza”.

Il “Sabato Mariano” ha trovato favorevole accoglienza e gioiosa partecipazione da parte di molte persone: sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Si prefigge di mantenere viva la “memoria di Santa Maria in sabato”: è infatti antico uso liturgico della Chiesa latina di consacrare il sabato alla Vergine, quale memoria di quel grande sabato nel quale in Lei si raccolse tutta la fede della Chiesa e dell’umanità, nell’attesa trepida della Risurrezione di Cristo. (A.G.)




Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/13/un_cammino_di_speranza_con_maria:_a_roma,_il_%E2%80%9Csabato_mariano%E2%80%9D/it1-755262 
del sito Radio Vaticana 




   
 


Milizia dell’Immacolata: attualità dell’associazione mariana fondata da Kolbe

Vetrata raffigurante l'apparizione della Beata Maria Vergine di Fatima ai tre pastorelli

13/05/2015

Padre Raffaele di Muro, OFMConv. Assistente Internazionale della Milizia dell’Immacolata, presenta l’Associazione fondata da Padre Massimiliano Kolbe nell’ottobre del 1917, pochi mesi dopo la prima apparizione della Vergine Maria a Fatima. CLICCA QUI PER L'AUDIO di Radio Vaticana

   





Caterina63
00martedì 17 novembre 2015 09:17

 
La copertina del National Geographic dedicata alla Madonna
 

Fino a ieri poteva vantarsi di avere intervistato Luisa Ciccone, oggi ha fatto il salto di qualità incontrando la Madonna, quella vera. Maureen Orth, inviato speciale a tutti noto negli Usa, frequentatrice assidua e temuta commentatrice del jet set, in particolare holliwoodiano, firma storica di  riviste come Vanity FairNewsweekVogue, ha scritto la storia di apertura per il National Geographic Magazine. 

di Riccardo Caniato

Fino a ieri poteva vantarsi di avere intervistato Luisa Ciccone, oggi ha fatto il salto di qualità incontrando la Madonna, quella vera. Maureen Orth, inviato speciale a tutti noto negli Usa, frequentatrice assidua e temuta commentatrice del jet set, in particolare holliwoodiano, firma storica di Vanity FairNewsweekVogue…, nonché habituée del piccolo schermo per i colossi nazionali Abc e Nbc, ha scritto la storia di apertura per il prossimo numero del National Geographic. Un servizio che, ancor prima, di essere dato alle stampe è già storia. Infatti, non appena il celebrato magazine, notoriamente scientista, ha dato le anteprime in pasto alle agenzie, la sorpresa è rimbalzata di comunicato in comunicato e di tweet in tweet in tutto il mondo: «Ladies & Gentlemen…, la copertina di dicembre è dedicata a… Maria di Nazaret».

La notizia mi ha raggiunto mentre i media e i cuori sono attraversati dalla tragedia di Parigi. La via imboccata sembrerebbe ormai decisa: l’odio dilaga sui media perché l’odio dilaga nel mondo… Ma ecco la copertina del National Geographic, che si insinua come un raggio di luce nella crepa degli scuri della vecchia casa di campagna. Mettiamo la Madonna in prima pagina, al posto che le spetta, e non solo la mia giornata, ma tutta la geopolitica guadagnerà una nuova prospettiva. Maria di Nazaret ha già cambiato le sorti del creato, per sempre, lo potrà fare anche per questa epoca drammatica. Non tutto è perduto – penso – perché Cristo ha vinto il mondo grazie al Sì di sua Madre Maria. 

All’immagine scelta dal National Geographic, un primissimo piano del volto della Madonna del Librodi Sandro Botticelli, che spicca per la sua infinita dolcezza, fa da contraltare l’autorevolezza dell’occhiello che recita così: «The most powerful woman in the world»: la donna più potente al mondo. Per comprendere che immagine e dicitura, così accostati, non costituiscono un ossimoro, occorre addentrarsi nel servizio, che è disponibile come anticipazione nel sito della rivista (clicca qui).  Il testo è in inglese e per i più pigri o indaffarati offriamo qualche elemento di sintesi: la giornalista ha compreso che il potere della Madonna sta nel fatto che nella sua finitudine ha accolto l’infinito di Dio, permettendo a Gesù, Signore della Storia, di compiere la salvezza a partire dall’Incarnazione nel suo grembo. 

L’articolo, in verità, non esibisce il dogma, ma per via deduttiva mostra tutto lo stupore di chi lo hascritto che, dopo aver viaggiato in lungo e in largo, ha dovuto prendere atto che la Vergine Maria è quotidiano punto di riferimento per milioni e milioni di persone, arrivando a definirla «una calamita per giovani e vecchi». Il reportage tocca veramente tutti i continenti: la Orth è partita da Medjugorje, ha fatto meta a Lourdes, ha visitato Guadalupe, per poi trasvolare a Kibeho, in Rwanda, passando da Czestochowa. Infine, chiude spiazzata dalla devozione di tanti musulmani per Colei che il Corano proclama «prescelta da Dio, fra tutte le donne, per la sua purezza e l’obbedienza» e che, anche oggi, Bakr Zaki Awad, decano della facoltà di Teologia nell’Università Al Azhar del Cairo, non esita a definire, a beneficio della cronista esterrefatta, la «donna più virtuosa e casta dell’universo». In Egitto la Madonna è anche apparsa, a Zaytun per esempio, e non è raro incontrare fedeli musulmani che, passando con disinvoltura dalla moschea alla chiesa copta, ne venerano le immagini e la pregano.

Ma come è possibile tanta eco e partecipazione per una figura di cui si hanno pochi dati storici e chenel Vangelo parla solamente quattro volte? Noi cristiani lo sappiamo bene: sotto la Croce c’era lei, Maria: chiunque guardi alla Croce non può non vedere anche la Madre di Gesù, che lì è divenuta anche Madre Nostra. La risposta della Orth è anche in questo caso deduttiva: Maria di Nazaret quando compare nel Vangelo è sempre «figura per», totalmente presa in un servizio di amore, come a Cana quando si preoccupa per le felicità degli gli sposi e di tutti i presenti… È in questa premura, in questo sguardo attento per tutti e ciascuno che la Madre di Gesù anche dopo la sua vita terrena ha ottenuto di farsi tramite costante fra Cielo e Terra: segno e al tempo stesso richiamo visibile e certo della gioia del Paradiso perduto, ritrovato in virtù del suo Fiat.

La giornalista ha riscontrato che i fedeli di ogni lingua, condizione e nazionalità riconoscono l’efficacia dell’intercessione della Vergine, che – ricorda – nel Concilio di Efeso è stata definita la Theotokos, la Madre di Dio, Colei che porta Dio e che – aggiungiamo – nell’apparizione di Cesarea del 363 d. C. si è presentata come «potente interceditrice presso suo Figlio Gesù». Due prerogative ribadite poi dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium: la Vergine, nella luce del Paradiso, brilla come stella sicura per gli uomini che compiono il pellegrinaggio terreno, non facendo mancare a nessuno la sua protezione e preghiera materna. Che passa anche attraverso le sue apparizioni e che ottiene grandi grazie. Da inviato speciale a Lourdes e poi a Medjugorje la Orth comprende che le guarigioni, i miracoli altro non sono che una prova che la vita è di Dio e da Lui solo viene. A Kibeho, intuisce, invece, che nel presente eterno a cui la Madonna già appartiene è già contenuta la storia intera: da qui le profezie sul genocidio del Rwanda del 1994, con anticipo dolorosamente comunicato e mostrato alle veggenti africane, insieme con un preventivo accorato richiamo alla conversione.

In Erzegovina Maureen arriva aggregata a un gruppo statunitense al seguito di Arthur P. Boyle, unsessantenne padre di famiglia, qui guarito simultaneamente da metastasi ai polmoni. Ecco come la giornalista racconta la sua storia (traduzione mia): «Mi trovo a Medjugorje con un gruppo di americani, per lo più papà dei ragazzi che frequentano hockey su ghiaccio nella zona di Boston, oltre a due uomini e a due donne affetti da tumore in fase 4. Siamo guidati da Arthur Boyle, di 59 anni, un padre di 13 figli, che è venuto qui per la prima volta nel 2000, quand’era ormai sopraffatto dal cancro e dai medici che gli avevano pronosticato pochi mesi di vita. Si sentiva affranto e sconsolato e non avrebbe affrontato il viaggio se non lo avessero costretto due suoi cari amici. Ma già la prima sera a Medjugorje, confessandosi nella parrocchia di San Giacomo Apostolo ricevette un grande sollievo psicologico."L’ansia e la depressione che tanto mi affliggevano si dileguarono”, mi ha confidato, aggiungendo che fu come se gli avessero levato di colpo qualcuno dalle spalle».

La mattina dopo, insieme con i suoi amici Rob e Kevin, Arthur incontrò per caso in un negozio laveggente Vicka Ivankovic-Mijatovic e, senza indugio, le chiese aiuto. Vicka a quel punto gli posò una mano sulla testa, appellandosi alla Vergine Maria perché chiedesse a Dio di guarirlo. Boyle in quel negozio ha sperimentato una sensazione fuori dal comune: «Quando Vicka ha iniziato a pregare sono stato attraversato da un calore così intenso da fare sudare anche Kevin e Rob, che pure avevano imposto le loro mani su di me». Tornato a Boston, una Tac presso il Massachusetts General Hospital ha rivelato che i suoi tumori si erano ridotti quasi a zero. Da allora Boyle è tornato a Medjugorje 13 volte. «Sono un “ragazzo’ normale”», dichiara oggi. «Mi piace giocare a hockey e bere la birra. E gioco a golf». Ma, poi, aggiunge: «Ho dovuto rivedere tante cose nella mia vita». Oggi, Arthur è diventato, come lui stesso si definisce, «una sorta di portavoce della potenza di guarigione di Gesù Cristo e, naturalmente, del carisma d’intercessione di sua Madre Maria».

La Orth ha voluto incontrare anche il medico che lo ha avuto in cura, il quale parla di remissionespontanea della malattia come un qualcosa di scientificamente inspiegabile. Il calore provato dal paziente potrebbe avere riattivato il suo sistema immunitario, ma resta da capire chi ha provocato quella reazione, se lo stesso Boyle o Qualcuno a lui esterno. Da questo racconto e dalle verifiche effettuate si comprende come la giornalista sia rimasta impressionata da Arthur Boyle.

Se mi è consentito un excursus personale desidero confidare che lo stesso è capitato a me. MassimoCiani, un collaboratore genovese delle Edizioni Ares presso cui lavoro, ci ha fatto conoscere il libro-testimonianza che Boyle ha scritto nel 2014, ben quattordici anni dopo dalla guarigione, per essere certo che il miracolo fosse autentico. Ci abbiamo lavorato su ad agosto e a settembre, ma ora tutti possono leggere in italiano Sei mesi di vita. Ma la Madonna mi ha guarito a Medjugorje. È un racconto coinvolgente, scritto di getto, in cui da una famiglia eroica (13 figli, di cui uno morto e un secondo autistico) emerge in piena luce Judy, la moglie di Artie, una figura di delicata femminilità, ma dalla fede biblica. Fra gli inviti alla lettura che introducono il racconto spiccano gli interventi dell’attore Jim Caviezel, che dichiara che non avrebbe accettato la parte del Gesù in The Passion di Mel Gibson se non avesse ricevuto prima il dono della fede a Medjugorje, e di Raymond Flynn, già ambasciatore Usa presso la Santa Sede, per cui questa vicenda mostra, una volta di più come «nulla sia impossibile a Dio».

Riguardo a Kibeho, sempre nel corso di quest’anno e sempre per Ares ho seguito la pubblicazione diIo sono la Madre del Verbo, un libro tradotto da Rosanna Brichetti Messori e scritto da Edouard Sinayobye, un sacerdote ruandese ancora giovane che deve la vocazione alle apparizioni della Vergine ad Alphonsine, Nathalie e Marie Claire. Un documento unico riguardo a questa mariofania riconosciuta nel 2001 dalla Chiesa, il cui messaggio offre, ben oltre i confini del Continente Nero, gli strumenti propri della grazia per contrastare l’azione dell’Avversario di Dio. Parlare del proprio lavoro e dei propri libri potrebbe sembrare indelicato, ma mi prendo il rischio: è da quindici anni che scrivo e seguo testi di carattere mariano e ogni giorno mi scontro con la sordità dei media (con l’eccezione della Bussola e di pochi altri), incuranti della Buona Novella. 

Poi però accade che il National Geographic dia la copertina alla Madonna e offra anche a me, in unavolta sola, l’agio di raccontare e confermare tante cose che io stesso ho conosciuto e verificato. Come mi disse un giorno il vescovo Gerolamo Grillo, testimone, purtroppo un po’ timido delle apparizioni di Civitavecchia, «il Cuore Immacolato di Maria trionferà e, in un modo o nell’altro, vedrai, la Madonna si fa la strada».

   



Caterina63
00mercoledì 16 marzo 2016 13:15
[SM=g1740717] Trattato della Vera devozione a Maria (1) in audio

Di nome lo conosciamo in molti, ma fino a che punto sappiamo davvero il contenuto di questo testo prezioso? Diremo poco perché, se davvero ne conoscessimo le potenzialità che ci vengono offerte oggi saremmo tutti convertiti al Cristo! In questa serie di video dedicati al Trattato della vera devozione a Maria, in occasione dei 300 anni dalla morte di san Montfort (1716*2016 - 28 aprile), vogliamo offrirvi l'opportunità di entrare nel cuore di questo testo e catturarne l'essenza, farla nostra, approfittare di quanto ci viene regalato e convertirci davvero al Cristo per mezzo di Maria.
Buona meditazione a tutti

gloria.tv/media/c7iMMy3LEqE
www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8

Movimento Domenicano del Rosario
____________________________

Seconda meditazione dal Trattato a Maria del Montfort (2)

Cari Amici, dopo avervi offerto una panoramica sul Trattato, vedi qui www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8 cercando di coglierne l'essenza, proseguiamo in questo nuovo video con l'addentrarci nella spiegazione che il Montfort ci offre alla comprensione del perchè sia necessaria questa nostra adesione a Maria. Perché è conveniente collaborare con Lei, perché i grandi Santi hanno così insistito in questa devozione.
Buona meditazione.

gloria.tv/media/8gyZFZkYcM2
www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org


[SM=g1740750] Terza meditazione dal Trattato di Montfort (3)

Cari Amici, in questa terza meditazione cercheremo di capire, con le parole del Montfort l'importanza del nostro Battesimo, i nostri limiti nel mantenere le promesse che abbiamo fatto e quindi la necessità che abbiamo di avere Maria come Madre. L'importanza di questo Cuore Immacolato sia attraverso le Scritture quanto nel Magistero della Chiesa.
Vi ricordiamo così anche i primi due video sull'argomento:
- Che cosa è il Trattato della vera Devozione a Maria: www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8
- Perchè è necessaria questa Consacrazione: www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w

[SM=g1740717] gloria.tv/media/QSA51YuAUMT

su youtube: www.youtube.com/watch?v=I9pwlwbvf2w

Buona meditazione
Movimento Domenicano del Rosario


[SM=g1740750] Quarta meditazione dal Trattato a Maria del Montfort (4)

Cari Amici, siamo così giunti alla conclusione delle nostre semplici e brevi meditazioni sul Trattato della vera devozione a Maria di San Montfort. Una conclusione che però vuole essere una fraterna sollecitazione a non abbandonare questo progetto che Maria ha consegnato alla Chiesa stessa attraverso le Apparizioni di Fatima.
E' vero che le Apparizioni non sono un dogma di fede, ma è anche vero che Fatima e Lourdes, per esempio, sono le uniche visite del Cielo che la Chiesa ha fatto rientrare nel proprio recente magistero, le ha fatte proprie e come diademi preziosi, ha incastonato questi messaggi all'interno del proprio insegnamento a vantaggio della nostra salvezza. Non si tratta più di discutere ora su queste Apparizioni, ma sul come relazionarci noi con il Cielo, noi e il progetto di Dio, noi e l'aiuto che la Vergine Santa vuole offrirci.

In attesa di vedere altri video sulla Consacrazione, vi ricordiamo i video precedenti:
- Che cosa è il Trattato della vera Devozione a Maria: www.youtube.com/watch?v=cPrWCZYhWS8
- Perchè è necessaria questa Consacrazione: www.youtube.com/watch?v=r7hb9U-6t4w
- Perchè Dio sceglie Maria per questo affidamento speciale: www.youtube.com/watch?v=I9pwlwbvf2w


Buona meditazione

gloria.tv/video/RayJKPUboWR
www.youtube.com/watch?v=rEEL3Je9EQI


Movimento Domenicano del Rosario



primo video:


secondo video


terzo video



quarto video



[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]
Caterina63
00mercoledì 31 gennaio 2018 22:41
[SM=g1740720] Intervista del Centro di Fatima a Padre Gabriele Amorth nella quale il grande esorcista rivela i retroscena della consacrazione compiuta da Giovanni Paolo II nel 1984. Secondo don Amorth, è chiaro che Giovanni Paolo II non compì una Consacrazione della Russia ma solo del mondo, non ottemperando quindi - come viene invece affermato da anni dal Vaticano - alle richieste della Beata Vergine di Fatima!


www.youtube.com/watch?v=3PUH6cK6HcM






[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Caterina63
00giovedì 1 febbraio 2018 21:44

Un sacerdote risponde

Che cosa significhi consacrarsi a Maria secondo le indicazioni del Montfort

Quesito

Caro padre Angelo,
seguo con molto piacere ed entusiasmo la sezione del vostro sito sulle risposte ai fedeli, che trovo molto utili e sincere. Diverso tempo fa ho iniziato a leggere il "Trattato della vera devozione alla Vergine Maria" di san Luigi Maria G. di Montfort. Il testo è a tratti affascinante, a tratti profetico e persino ampiamente rigoroso in alcuni insegnamenti Mariani: questo spinge molto ad essere largamente devoti alla Madonna e a cancellare tracce di eresia e superbia che possono risiedere dentro il cuore nei Suoi confronti.
Da diverso tempo ormai ho deciso di custodire la mia castità essendo io un giovane fidanzato ma non sposato, aggiungendo a tale esercizio di custodia della castità anche il rosario quotidiano (preferisco in latino) e magari qualche altro momento di raccoglimento serale o l'adorazione eucaristica il giovedì in Chiesa.
Così ho maturato il desiderio di provare ad avvicinarmi in modo più profondo e radicale a Gesù e Maria...
Quindi da diversi giorni ho iniziato il mese di preparazione per poi recitare, al termine, la preghiera di consacrazione a Gesù per mezzo di Maria. E' qui che vorrei farle alcune domande per meglio comprendere questo tipo di consacrazione e gli effetti derivanti:
1. Dal testo mi è sembrato di capire che tale preghiera di affidamento e di servitù a Gesù per mezzo di Maria è destinata a rinnovare gli effetti del battesimo, a ripartire nonostante l'infedeltà alle promesse che un fedele ha avuto negli anni, risultando quindi un tipo di preghiera destinata anche ai laici e non solo ai religiosi (o a chi necessariamente intende farsi tale). Ho ben compreso?
2. Oltremodo il Montfort chiarisce bene che con tale consacrazione una persona rinuncia a tutto se stesso, non solo anima e corpo ma anche alle proprie azioni e ai meriti da esse derivanti. Quindi una persona non è più padrone delle proprie azioni? Che ne viene ad essere dei propri meriti? Deve avere speranza solo in Maria che saprà custodirli e fruttificarli?
3. Inoltre, in quanto uomini che, seppur buoni e perfetti, tendono al peccato, un devoto che sinceramente si consacra e poi dovesse cadere in qualche peccato, la gravità di tale peccato è maggiore in virtù della consacrazione fatta? Ovvio che il desiderio di chi decide di mettersi nelle mani di Maria è quello di servire il più rettamente possibile Cristo e di non pensare minimamente all'idea di errare, ma è pur vero che a volte noi uomini possiamo anche cadere, Dio non voglia.
La ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità a chiarire i miei quesiti.
Un caro saluto dalla Sicilia, e una preghiera da parte mia!
Francesco.
Sia lode e gloria a Gesù Cristo!


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. c’è da ringraziare il Signore perché ti ha ispirato a vivere castamente il tuo fidanzamento e che proprio in ordine a questo ti ha accordato anche una particolare forza.
La via che ti comunica questa forza è la preghiera del Santo Rosario, che ti unisce a Cristo e a Maria e li rende presenti con la loro onnipotenza salvatrice nella tua vita.

2. Colgo l’occasione anche per dire due parole sulla consacrazione a Maria come è indicata dal Montfort.

3. Inizio col chiarire il significato di una parola usata da questo santo: servitù a Gesù per mezzo di Maria.
Alcuni sobbalzano sentendo parlare di schiavitù. 
È vero questa parola può essere simbolo di tirannia.
Ma evidentemente non è questo il significato di tale parola quando la si dice in riferimento alla Madonna.

4. Per mostrarne il significato posso partire da un esempio: in questo mondo ci sono tante persone sono schiave del peccato e se ne vantano.
Perché ci si dovrebbe meravigliare se qualcuno voglia dirsi schiavo di una persona che ama?
Penso che entri nella logica dell’amore e più precisamente dell’innamoramento rendersi schiavo in senso buono della persona amata.
Le si dice: sono tutto a tua disposizione. Sono contento di vivere con te e per te. Non è per me un’umiliazione dirmi schiavo tuo, ma un vanto.

5. Chiarito questo, si comprende subito che affidarsi a Maria non è una cosa fuori della logica o del Vangelo.
Anzi, è il Vangelo stesso che lo dice.
Gesù dalla croce ha detto a Maria: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26) e a Giovanni “Figlio, ecco tua madre” (Gv 19,27).
E Giovanni, mosso dallo Spirito di Gesù, subito “l’accolse con sé” (Gv 19,27).

6. Questo medesimo Giovanni, che è l’Autore del quarto Vangelo, descrive questo reciproco affidamento in un contesto in cui si dice: “Così si compiva la Scrittura” (Gv 19,24), “affinché si adempisse la Scrittura” (Gv 19,28).
Ragion per cui la Bibbia di Gerusalemme commenta: “Il contesto scritturistico e il carattere singolare dell’appellativo Donna sembrano indicare che l’evangelista vede qui un atto che supera la semplice pietà filiale: la proclamazione della maternità spirituale di Maria, nuova Eva, nei confronti dei credenti rappresentati dal discepolo amato” (Nota a Gv 19,26).
Pertanto quest’affidamento reciproco con Maria s’innesta nel nostro stesso essere cristiani, nel nostro Battesimo.
Non è dunque qualcosa di più o di estraneo al vangelo.
Non è qualcosa che non sia scritto nel nostro stesso DNA battesimale.

7. In che cosa consiste quest’affidamento o consacrazione a Maria?
Il Montfort ne parla nel capitolo terzo del suo trattato.
Distingue anzitutto la vera devozione o affidamento a Maria da quella falsa, che è tutta esteriore, presuntuosa, incostante, ipocrita o interessata.
Il Montfort si dedica a considerare solo quella vera.
E sembra considerarla come una virtù o disposizione dell’animo che come tutte le virtù ha le sue tappe o gradi di crescita.
Questa distinzione è importante perché alla vera consacrazione non ci si arriva d’un colpo, almeno in maniera ordinaria.

8. La prima tappa consiste nel pregare Maria in alcuni momenti della giornata, come ad esempio al suono della campagna che annuncia l’Angelus (mattino, mezzogiorno e sera).
In un secondo momento si esprime in alcuni sentimenti che spingono ad una maggiore venerazione, stima, fiducia e amore verso la Madonna, come ad esempio a recitare ogni giorno il Rosario.
In un terzo momento quest’affidamento porta a donarsi interamente a Maria per essere totalmente consacrati attraverso di Lei a Nostro Signore.

9. Il Padre Garrigou Lagrange dice che “la consacrazione consiste nel promettere a Maria di ricorrere filialemnte e costantemente a Lei e di vivere in un abituale dipendenza dal suo sguardo per arrivare ad una più intima unione con Nostro Signore e per Lui con la SS. Trinità che vive in noi” (La Mère du Sauveur et notre vie interieure, p. 315).
Continua il grande domenicano: “Il motivo è che Dio vuole servirsi di Maria nella santificazione delle anime, dopo essersi servito di Lei nell’incarnazione” (Ib.).

10. Ora nell’Incarnazione Dio l’ha riempita di una nuova ed eccellentissima santificazione, superiore a quella che aveva ricevuto nel primo istante del sua esistenza.
Secondo san Tommaso Maria ricevette questa nuova ed eccellentissima santificazione per contagiare della sua grazia o per comunicare questa sua grazia a tutti coloro che avrebbe incontrato.
Così avvenne per Elisabetta, che all’incontro con Maria fu riempita di Spirito Santo. Così avvenne anche per il Battista e certamente anche per San Giuseppe e per tutti gli altri.
In tal modo, dice il Montfort, “l’Altissimo l’ha resa l’unica tesoriera dei suoi tesori e l’unica dispensatrice delle sue grazie per nobilitare, elevare e arricchire chi Ella vuole, per far entrare chi Ella vuole nella via stretta del cielo… Gesù è dappertutto e sempre il frutto e il Figlio di Maria: Maria è dappertutto l’albero vero che porta il frutto della vita e la vera madre che lo produce” (Trattato della vera devozione a Maria, Cap  I, a. 1, n. 44).
Tutto l’intendimento di Maria nei nostri confronti è quello descritto da san Paolo con queste parole: “Voi che io di nuovo partorisco finché Cristo sia formato in voi” (Gal 4,19).

11. C’è dunque un legame di maternità in forza del quale la Madonna può fare tutto per noi.
Ed è per questo motivo che noi siamo invitati secondo il Montfort ad abbandonarci totalmente a Lei, anzi a mettere nelle sue mani tutto quello che è nostro perché ne disponga secondo la volontà del suo Figlio.
Ecco la parte più esplicita della formula indicata dal Montfort: “Io ti eleggo oggi, o Maria, alla presenza di tutta la corte celeste, per mia Madre e Padrona. 
Mi abbandono e consacro, come schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esteriori, e il valore stesso delle mie azioni buone, passate, presenti e future, lasciandoti intero e pieno diritto di disporre di me e di quanto mi appartiene, senza eccezione, per la maggior gloria di Dio nel tempo e nell'eternità”.

12. Si tratta di un atto eroico di carità, non di un voto, ma di una promessa.
Con queste parole ci viene consigliato di donare a Maria i nostri beni esteriori, se ne abbiamo, perché ci preservi da ogni attaccamento alle cose terrene e ci ispiri il modo di farne il miglior uso.
Ugualmente doniamo a Lei il nostro corpo, i nostri sensi perché li conservi nella perfetta purità.
Infine abbandoniamo a Lei la nostra anima, le nostre facoltà, i nostri beni spirituali, le virtù e i meriti, tutte le nostre opere buone passate, presenti e future.

13. Ci si può domandare che cosa delle nostre opere e dei nostri meriti possa essere comunicato o donato.
Ora vi è un doppio merito che ci può essere ascritto: il merito di giustizia (i teologi lo chiamano de condigno) per il quale chi è in grazia ha diritto ai beni soprannaturali della grazia e al Paradiso; e il merito a titolo di amicizia (de congruo) in forza del quale possiamo ottenere qualcosa dalla bontà e dalla benevolenza di coloro che sono nostri amici.
Il primo tipo di meriti lo possiamo donare a Maria perché ce lo conservi, ce lo faccia fruttificare e, qualora lo perdessimo, di poterlo ricuperare alla perfezione.
Questo merito però è così personale che non può essere trasferito da una persona all’altra.
Il secondo tipo di merito, che non è propriamente di merito o di giustizia, ma di grande convenienza a motivo della forte amicizia, lo si può donare. In questo modo santa Monica, per il suo grande amore per Nostro Signore, ha potuto meritare la grazia della conversione di Agostino. In questa linea noi possiamo pregare e fare penitenza per il nostro prossimo. San Tommaso non dubita di affermare che “per questo merito a titolo di amicizia uno può meritare per un altro la grazia della conversione” (Somma teologica, I-II, 106, 6).
Il motivo è che “in forza della carità due persone diventa una” (Somma teologica, III, 14, 1).
Ebbene, anche questo merito lo possiamo donare alla Madonna perché lo metta disposizione di chi vuole.

14. Pertanto in un’azione compiuta a favore di un altro ognuno acquisisce questo doppio merito: il primo per sé, e il secondo per un altro.
Ambedue possono essere donati a Maria: il primo perché ce lo conservi e lo faccia fruttificare, il secondo perché ne faccia quello che vuole per la maggior gloria di Dio.
In ogni caso però di questo duplice bene ci si espropria.
Sicché qualcuno obietta: ma se doniamo tutto, alla fine dei nostri giorni ci troviamo sprovvisti di meriti perché non ci appartengono più.
Qui però non si deve dimenticare  che la Madonna non si lascia vincere in generosità. Anzi, proprio questo atto erotico che avremo fatto ci otterrà un merito ancora più grande, anch’esso a sua volta donato a Maria.
Quest’atto ci otterrà una diminuzione del purgatorio e un grado più alto di gloria in paradiso.

15. Ugualmente qualcuno obietta: allora se doniamo tutto a Maria che vantaggio possiamo ottenere per i nostri cari con le nostre preghiere e con i nostri sacrifici?
Anche qui ci si dimentica che la Madonna conosce meglio di noi i nostri doveri di carità verso i nostri cari. Lei stessa dunque ce li ricorderà e poi Lei stessa che conosce meglio di noi le loro necessità, li distribuirà secondo le necessità di ognuno, anche di quelli che magari noi avremo del tutto dimenticato.

16. Una tale donazione a Maria obbliga a tenere lo sguardo fisso su di Lei nelle varie peripezie della nostra vita e a vivere sempre con i suoi sentimenti che sono pieni di amore e di donazione.

17. Per vivere bene la propria servitù a Maria bisogna accogliere sia la volontà del Signore sia le sue permissioni (il calvario) con i suoi stessi sentimenti pieni di amore e di disponibilità. 
La Madonna, fattasi serva del Signore, non si è mai tirata indietro, non si è mai lamentata.
Per questo l’atto di consacrazione a Maria secondo la formula del Montfort va fatto da persone che si sono un po’ impratichite nella vita cristiana
Diversamente diventa un atto che non incide per nulla nel proprio vissuto, rimane una formula sterile, senza frutto, fatto magari solo per ricevere qualche beneficio da Maria.
Per questo qualcuno propone di farlo per gradi: prima per una settimana, poi per un mese, in seguito per un anno, infine per sempre. Proprio perché non rimanga una formula vuota.

18. Mi chiedi infine se il peccato commesso da chi si è consacrato a Maria sia più grave perché si è venuti meno ad un impegno, ad un dono.
Ebbene, trattandosi non di un voto, ma di una promessa e di un dono mi pare di poter dire che se si pecca, non si aggrava la propria situazione.
Anzi, proprio perché si avverte maggiormente il dispiacere per il peccato commesso, si sperimenta anche nel peccato la benevolenza della Madonna che ci ottiene un più vivo dolore e un proposito più fermo.
Mi pare di poter dire che anche qui c’è tutto da guadagnare e nulla da perdere, purché si tratti di una consacrazione vera.

Ti ringrazio di aver attirato la mia attenzione su questo punto della vita spirituale particolarmente prezioso e bello.
Ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo 

 


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