Cristianesimo e natura Benedetto XVI e Francesco due Papi all'unisono

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Katietta-64
00martedì 4 agosto 2009 23:13
Cara Caterina,

so che sei una persona con molta conoscenza, perciò vorrei chiederti se sai com è stato, nel corso dei secoli, il rapporto fra cristianesimo e natura.
Oppure se sai indirizzarmi con delle letture per approfondire l'argomento.
(Gino61)
00mercoledì 5 agosto 2009 14:07
Ciao Katietta, Caterina per ora non c'è ma tu, cosa vuoi sapere esattamente? La tua domanda è vaga almeno per me.... spiega meglio cosa intendi dire.

Dio ti benedica
Gino
Caterina63
00domenica 9 agosto 2009 23:44
...Cara Katietta confermando la perplessità riportata da Gino e sottolineando che sono di nuovo in partenza...cosa vorresti sapere più direttamente?
ecologia? ambientalismo?
In sostanza il rapporto fra cristianesimo e natura è sempre stato di rispetto ma senza mai mettere l'uomo al di sotto delle cose, delle piante e degli animali...se vuoi parlare dei vegetariani entriamo in un altro discorso...
Se specifichi l'argomento lo potremo trattare da settembre...

Buona Festa dell'Assunta a tutti [SM=g1740750]


[SM=g1740733]
Katietta-64
00lunedì 10 agosto 2009 02:12
Ciao Caterina, ciao Gino,

mi rendo conto che la mia domanda è piuttosto generica.
Nasce da un libretto che recentemente mi è capitato di sfogliare a casa di familairi. Bello di per sè il suo contenuto, fatto di immagini della natura e frasi tratte dalla Bibbia o autori vari,molti dei queli cristiani.
Mi ha lasciata però piuttosto perplessa l'introduzione, dove il rapporto fra natura e cristianesimo dei primi secoli era presentato con toni piuttosto negativi.
Diciamo che non emergeva la concezione secondo cui il cristiano, pur non mettendo al di sopra dell'uomo piante, animali, mari, montagne ecc, aveva cmq profondo rispetto per la creazione, ma al contrario, che quasi la disprezzava [SM=g1740725] e fu grazie anche al paganesimo che ne ri-scoprì l'importanza e la bellezza.
Ora, non mi spaventano certe letture e certe tesi, quindi non è per essere tranqullizzata, ma per approfondire.
Accolgo cmq la vostra proposta di riprendere l'argomento quando tornerete e nel frattempo ricercherò quel libricino per proprvi alcuni passaggi, di modo di avere qualcosa di più preciso da cui partire.

Caterina63
00lunedì 10 agosto 2009 10:47
[SM=g1740733] cara Katietta....il libricino è cattolico o...genericamente "cristiano" ? la differenza a volte è enorme...tratta cioè il Magistero patristico ed ecclesiale o parla più generalmente del cristianesimo con autori vari NON magisteriali?

Chiarito questo è necessario comprendere anche che la Chiesa primitiva ha fatto proprio l'avvertimento del Cristo:

Gv.21,25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Lo stesso vale quando Gesù dice:
Luca 12,12
perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire

Giovanni 14,26
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto

Il Cristianesimo primitivo vive soprattutto attraverso i TESTIMONI DIRETTI i quali si preoccupano di trasmettere sul momento le cose più importanti, pongono le basi della Chiesa, mettono le basi affinchè tale trasmissione abbia nei Vescovi il contenuto della Verità che da il via a tutta l'Istituzione della Chiesa nella quale i Padri che si susseguono formano il blocco DOTTRINALE MAGISTERIALE....

La questione del rapporto, dunque, fra la natura e il cristianesimo non deve essere letto negativamente perchè mancano dei pensieri ai quali fanno oggi, per esempio, riferimento i Pontefici, non è una carenza, ma si tratta semplicemente di SVILUPPO DELLA COMPRENSIONE [SM=g1740733]
Un esempio pratico che amo fare è quello sulla questione trinitaria...anche nei primi due secoli la sua definizione non è ancora marcata, nascono varie eresie e così i Padri della Chiesa dopo tre secoli di discussioni definisce tale dottrina una volta per tutte...

Il problema di oggi è che spesso la Natura, gli animali stessi vengono posti al di sopra dell'uomo a causa dello sfruttamento che l'uomo ha fatto della natura, nei primi secoli questa discussione non era necessaria perchè l'uomo non aveva ancora messo a rischio l'ambiente...se leggiamo dall'Ottocento, ossia, dalla rivoluzione industriale, tutti i Papi, a partire da Leone XIII, hanno avuto parole più profonde sul rispetto della natura, sulla CONVIVENZA FRA UOMO E AMBIENTE E ANIMALI...

L'uomo è stato posto da Dio a sfruttare la Natura (Genesi), a dare un nome alle cose, agli animali, ad addomesticarli...a lavorare la terra, a coglierne i frutti...ma non certo a distruggerli....
indubbiamente ci vuole equilibrio per tutto, un buon cristiano sa come deve agire, sa quali sono i limiti, sa quale forma di rispetto è necessaria per vivere con l'ambiente che lo circonda...
Così come è eccessivo ed ingannatrice la pratica ambientalista di chi pone oggi la Natura e gli animali al di sopra dell'Uomo... [SM=g1740733]

In attesa di un approfondimento, dato che l'argomento è davvero interessante, spero di averti dato altri spunti per riflettere...

[SM=g1740744]
Katietta-64
00lunedì 10 agosto 2009 23:57

Cara Caterina,

innanzitutto grazie per questa prima risposta, che sicuramente mi ha dato degli spunti su cui riflettere.
In particolare quando citi Giovanni e Luca sugli insegnamenti e la guida dello Spirito Santo.

Per li momento non ti so dire se il libricino è di stampo cattolico in toto, ma ne dubito proprio per la discordanza che c'era fra l'introduzione e il contenuto.
Ero andata ad innaffiare i fiori e altri compitini, quando appunto ho visto sul tavolo questo libretto vicino ad un altro, ma di carattere orientale. Ho eluso il secondo perchè attratta dal primo che intitolava "Amen" e così l'ho sfogliato. Abbastanza per riflettere su alcune cose, ma non abbastanza per controllare Casa Editrice e autore principale. Posso solo dirti che le frasi che accompagnavano le immagini della natura erano tratte alcune dalla Bibbia, altre da autori cattolici che "riconoscevo" ed altre da autori che non conoscevo.
Ad ogni modo non voglio essere noiosa e ripetitva, perciò la prossima volta che andrò dai miei famliari chiederò in prestito il libretto e
ti saprò dire qualcosa di più.


Grazie per la pazienza. A presto.

Cattolico_Romano
00martedì 11 agosto 2009 15:32
Io penso che Dio ci ha posto come amministratori del suo creato, ogni buon amministratore ci tiene che la sua casa o il suo bene che amministra sia ben curato e oggetto delle sue attenzioni.
La natura, cioè il pianeta in se stesso non solo è un bene comune donatoci da Dio, ma incide sulle nostre vite, se questo bene viene corrotto le sue ripercursioni diventano un fiume in piena nella nostra vita quotidiana e nella nostra futura generazione, se la natura è ben curata e vive bene, noi vivremo bene, ma se la natura soffre a causa del nostro consumismo senza limiti, non solo la natura non vivrà bene ma non vivremo bene anche noi ivi compreso i nostri figli et ecc...
Il nostro pianeta è, diciamo così, un essere vivente, è un pianeta vivo e come tutti i viventi agisce e interagisce, e purtroppo molte volte reagisce.

Ultimamente in alcuni articoli sui giornali ho più volte letto interventi di ecclesiastici che esortano alla salvaguardia del pianeta.

Io penso che, chi maltratta la Terra maltratta una creatura di Dio che ci è stata donata dall'Onnipotente per essere governata diligentemente.

Dio vi benedica!
Cattolico_Romano
00mercoledì 12 agosto 2009 18:22
In Ecuador un seminario della Conferenza dell'episcopato latinoamericano

La difesa dell'ambiente alla luce della Caritas in veritate




Quito, 12. Il tema dello sviluppo fortemente connesso, oggi, con i doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale, il cui uso rappresenta "una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera", è stato al centro della riflessione sviluppata durante il seminario della Conferenza episcopale dell'America Latina e dei Caraibi (Celam) svoltosi a Quito, in Ecuador. Filo conduttore del dibattito l'encniclica Caritas in veritate di Benedetto XVI in relazione alla grandi sfide ecologiche e alla difesa del creato. Il Papa, infatti, sottolinea che nella natura "il credente riconosce il meraviglioso risultato dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni- materiali e immateriali - nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso". Ma, al contempo, ammonisce che "se la natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilità si attenua nelle coscienze".

All'incontro, promosso dal dipartimento "Giustizia e solidarietà" del Celam hanno preso parte diciotto delegati i quali, a conclusione dei lavori, hanno pubblicato un documento per ribadire l'impegno dei cristiani della regione in difesa dell'ambiente minacciato da gravi squilibri e abusi che mettono a repentaglio la vita stessa. Tra le preoccupazioni più urgenti sottolineate l'effetto serra e le emissioni di gas nocivi e al tempo stesso il divario che divide poveri e ricchi, due "situazioni che di per sé denunciano che il modello di vita non è più sostenibile". Nonostante le buone intenzioni - si ricorda - tuttora, il 25 per cento della popolazione mondiale consuma l'80 per cento delle risorse del pianeta. "Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante".

Si tratta, osserva il documento, di un "modello falso" perché basato unicamente ed esclusivamente sulla concezione dell'uomo come "un essere-economico", quasi fosse solo una macchina "per produrre o per consumare". La stessa economia, ricordano, spesso è concepita per fare uso dell'uomo come una qualsiasi risorsa dei processi produttivi e non come il centro e il fine ultimo della crescita che, per di più, è proposta soltanto come aumento dei beni materiali. I partecipanti al seminario inoltre riflettono anche su altre sfide non meno pressanti come quella dell'accesso all'acqua e ai servizi sanitari di base così come quella sul cibo, non garantito a oltre un miliardo di persone. Al riguardo il documento si appella agli insegnamenti di Benedetto XVI nella Caritas in veritate che scrive:  "Il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal  diritto primario alla vita. È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni" (27).
I rappresentanti del Celam, nel condividere l'intuizione di uomini politici e responsabili di istituzioni internazionali, evidenziano come "la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri" possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale in atto. Infatti attraverso piani di finanziamento ispirati alla solidarietà i Paesi economicamente poveri, possono essi stessi provvedere a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini. Con tale prassi di sviluppo autogeno, non soltanto è possibile produrre vera crescita economica, ma si può anche concorrere a sostenere le capacità produttive dei cosiddetti Paesi ricchi che rischiano di essere compromesse dalla crisi.

I partecipanti si congedano ricordando che si tratta di "sfide che interpellano la voci profetiche delle Chiese locali, chiamate allo sviluppo di una nuova spiritualità che possa essere stimolo e fondamento per un cambiamento radicale degli stili di vita" in difesa della vita umana, del Creato e dei beni che Dio ha messo a disposizione di tutti i suoi figli.

"Perciò - si legge a conclusione - l'educazione ai valori del Vangelo in ogni tappa dello sviluppo integrale della persona dovrebbe permettere la trasformazione della mentalità imperante verso atteggiamenti più sensibili e critici nell'uso dei beni naturali e culturali".



(©L'Osservatore Romano - 13 gosto 2009)
Caterina63
00mercoledì 26 agosto 2009 17:21
[SM=g1740725] cara Katietta....sembra che il Papa abbia letto i tuoi e nostri messaggi, ecco che proprio oggi, all'udienza generale ha parlato del Creato e della salvaguardia della natura.... [SM=g1740722]


Alle ore 10.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per incontrare i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre ha trattato il tema della salvaguardia del creato.
Dopo la catechesi, il Papa ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di fedeli presenti e ha concluso impartendo la Benedizione Apostolica.
Successivamente, dopo aver salutato alcune persone nella Sala degli Svizzeri, il Papa si è affacciato nuovamente al balcone del Cortile per salutare e benedire i fedeli di lingua tedesca.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Ci avviciniamo ormai alla fine del mese di agosto, che per molti significa la conclusione delle vacanze estive. Mentre si torna alle attività quotidiane, come non ringraziare Iddio per il dono prezioso del creato, di cui è possibile godere, e non solo durante il periodo delle ferie! I differenti fenomeni di degrado ambientale e le calamità naturali, che purtroppo non raramente la cronaca registra, ci richiamano l’urgenza del rispetto dovuto alla natura, recuperando e valorizzando, nella vita di ogni giorno, un corretto rapporto con l’ambiente. Verso questi temi, che suscitano la giusta preoccupazione delle Autorità e della pubblica opinione, si va sviluppando una nuova sensibilità, che si esprime nel moltiplicarsi di incontri anche a livello internazionale.

La terra è dono prezioso del Creatore, il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. E’ proprio a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale. A tali questioni ho fatto più volte riferimento nella mia ultima Enciclica Caritas in veritate, richiamando "l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà" (n. 49) non solo nei rapporti tra i Paesi, ma anche tra i singoli uomini, poiché l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future (cfr ivi, 48). Avvertendo la comune responsabilità per il creato (cfr ivi, 51), la Chiesa non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, donate dal Creatore a tutti, ma soprattutto si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso. Infatti, "quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio" (ibid.). Non è forse vero che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l’uomo ne diventa "l’ultima istanza" e lo scopo dell’esistenza si riduce ad essere un’affannata corsa a possedere il più possibile.

Il creato, materia strutturata in modo intelligente da Dio, è affidato dunque alla responsabilità dell’uomo, il quale è in grado di interpretarlo e di rimodellarlo attivamente, senza considerarsene padrone assoluto. L’uomo è chiamato piuttosto ad esercitare un governo responsabile per custodirlo, metterlo a profitto e coltivarlo, trovando le risorse necessarie per una esistenza dignitosa di tutti. Con l’aiuto della stessa natura e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva, l’umanità è veramente in grado di assolvere al grave dovere di consegnare alle nuove generazioni una terra che anch’esse, a loro volta, potranno abitare degnamente e coltivare ulteriormente (cfr Caritas in veritate, 50). Perché ciò si realizzi, è indispensabile lo sviluppo di "quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 7), riconoscendo che noi tutti proveniamo da Dio e verso Lui siamo tutti in cammino. Quanto è importante allora che la comunità internazionale e i singoli governi sappiano dare i giusti segnali ai propri cittadini per contrastare in modo efficace le modalità d’utilizzo dell’ambiente che risultino ad esso dannose! I costi economici e sociali, derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni, riconosciuti in maniera trasparente, vanno supportati da coloro che ne usufruiscono, e non da altre popolazioni o dalle generazioni future.

La protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra (cfr Caritas in veritate, 50). Insieme possiamo costruire uno sviluppo umano integrale a beneficio dei popoli, presenti e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità. Perché ciò avvenga è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della fame e della miseria.

Cari fratelli e sorelle, ringraziamo il Signore e facciamo nostre le parole di san Francesco nel Cantico delle creature: "Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione … Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature".

Così san Francesco. Anche noi vogliamo pregare e vivere nello spirito di queste parole.


[SM=g1740722] [SM=g1740721]



[SM=g1740738]


Caterina63
00lunedì 31 agosto 2009 18:42
Il messaggio per la IV Giornata per la salvaguardia del creato celebrata in Italia

Abitare la terra
secondo giustizia


 terraRoma, 31. L'impegno per la tutela della stabilità climatica è questione che coinvolge l'intera famiglia umana in una responsabilità comune, che pone anche una grave questione di giustizia:  a sopportarne maggiormente le conseguenze sono spesso le popolazioni a cui è meno imputabile il mutamento climatico.

Nel messaggio per la IV Giornata per la salvaguardia del creato - che si celebra domani 1° settembre in Italia - la Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e la Commissione per l'ecumenismo e il dialogo, organismi in seno alla Conferenza episcopale italiana, propongono all'attenzione delle comunità ecclesiali "il rinnovato impegno e l'attenzione per quel bene indispensabile alla vita di tutti che è l'aria". La riflessione è "sulla necessità di respirare aria più pulita e sul nostro contributo personale perché ciò avvenga".

Citando il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, le commissioni sottolineano, fra l'altro, come una tempestiva riduzione delle emissioni di gas serra sia "una precauzione necessaria a tutela delle generazioni future, ma anche di quei poveri della terra che già ora patiscono gli effetti dei mutamenti climatici". Ecco perché occorre "un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell'economia, cercando di risparmiare energia con una maggiore sobrietà nei consumi, per esempio nell'uso di automezzi e nel riscaldamento degli edifici, ottimizzando l'uso dell'energia stessa e valorizzando le energie pulite e rinnovabili". Un dovere sul quale è intervenuto più volte lo stesso Benedetto XVI richiamando l'attenzione sulla necessità di uno stile di vita più essenziale.

Nel messaggio per la Giornata per la salvaguardia del creato, si ricorda l'importanza della Conferenza sui cambiamenti climatici - che si svolgerà a dicembre a Copenaghen - nella quale la comunità internazionale dovrà definire le linee di un'efficace azione di contrasto del riscaldamento del pianeta per i prossimi decenni. "Occorrerà - si legge nel testo - una chiara disponibilità dei Paesi più industrializzati, anzitutto quelli dell'Unione europea, all'assunzione di responsabilità". Neppure il peso della crisi economico-finanziaria, che investe l'intera comunità internazionale, "può esonerare da una collaborazione lungimirante per individuare e attivare misure efficaci a garantire la stabilità climatica". È un passaggio cruciale - scrivono le commissioni episcopali - "per verificare la disponibilità della famiglia umana ad abitare la terra secondo giustizia".


(©L'Osservatore Romano - 31 agosto - 1 settembre 2009)
Caterina63
00giovedì 17 settembre 2009 10:00
Convegno ad Assisi organizzato dalla Conferenza episcopale italiana

Conversione ecologica
per salvaguardare il creato




Assisi, 16. Insistere sul compito educativo al quale è chiamata ogni comunità cristiana ed educare alla responsabilità; bandire l'ideologia dell'"accaparramento egoistico" che vede tra le prime vittime i migranti, in fuga dal degrado ambientale; attuare una conversione secondo giustizia, che sia allo stesso tempo culturale, estetica, etica e spirituale, un "cambiamento del cuore" capace di produrre una "grandissima rivoluzione".

Sono alcune delle riflessioni emerse ieri, al Sacro convento di Assisi, durante l'incontro di studio in occasione della IV Giornata per la salvaguardia del creato. Il convegno, organizzato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e dalla Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (Cei), in collaborazione con l'Accademia nazionale delle scienze, era intitolato "Natura vivente: comprendere i cambiamenti e le loro cause. Per una conversione ecologica: le Chiese cristiane si interrogano".

La Chiesa italiana vede nella "conversione ecologica" una delle risposte fondamentali al problema del degrado ambientale. Prendendo coscienza del peccato "che nasce da un rapporto sbagliato con il creato", si legge nel messaggio scritto dai vescovi per la Giornata, la Cei invita a "un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell'economia". La strada passa dal risparmio di energia "con una maggiore sobrietà nei consumi, per esempio nell'uso di automezzi e nel riscaldamento degli uffici", ottimizzandone l'uso e "valorizzando le energie pulite e rinnovabili".

Per il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, che ha introdotto ai lavori, l'aria - filo conduttore della iv Giornata per la salvaguardia del creato - è un bene comune "nel senso più pieno del termine", perché è un bene "di tutti e per tutti" e "può essere salvaguardato unicamente con l'impegno di ciascuno". Visti i danni provocati dalla mancata attenzione e dal disprezzo dell'uomo verso l'ambiente e considerato che "siamo chiamati a condividere i beni del creato con le generazioni di oggi e di domani", ha detto ancora monsignor Miglio - come riferisce il Sir -, "è importante insistere sul compito educativo" ed "educare alla responsabilità" sapendo "che renderemo conto al prossimo e a Dio creatore dell'uso che facciamo dei beni della terra".

Nel suo intervento, il vescovo di Terni - Narni - Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo, ha invece messo in evidenza che alla base "della cinica freddezza con cui oggi si tratta il dramma dell'immigrazione" c'è "l'ideologia dell'accaparramento egoistico". I migranti, secondo monsignor Paglia, "sono in fuga da persecuzioni ma anche e soprattutto dalla povertà prodotta dal degrado ambientale". Un degrado "spesso causato proprio per produrre il superfluo per gli abitanti dei Paesi ricchi".

Anche il vicepresidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Letizia Tomassone, ha parlato di "una chiara situazione di squilibrio nell'accesso alle risorse", denunciando "la realtà contraddittoria" di un consumo, simbolo di benessere, che porta a un impoverimento di vaste aree del pianeta.

"Almeno quattro", per l'arcivescovo-vescovo di Assisi - Nocera Umbra -Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino, le conversioni (culturale, estetica, etica, spirituale) che sottendono alla conversione ecologica. È Francesco l'esempio da seguire: la spoliazione del santo di Assisi davanti al vescovo "non significa rigetto della cultura ma perorazione di una cultura e una tecnica che sappiano stare al passo con Dio". Monsignor Sorrentino sottolinea l'importanza della conversione etica che implica "l'atteggiamento della custodia": come il vescovo accoglie Francesco ormai spogliato di tutto, povero e fragile, così "noi dobbiamo custodire la natura che ci è affidata".

All'incontro di studio - riferisce il Sir - ha partecipato anche padre Andrej Boitsov, della Chiesa ortodossa russa in Italia, che ha chiesto "un cambiamento del cuore", partendo dal riconoscimento che "il mondo è stato creato da Dio". In questa "sfida pericolosa" per il rispetto dell'ambiente non bastano "i mezzi esterni", come nuove tecnologie e riduzione dei consumi, se non vi è, appunto, una "conversione".



(©L'Osservatore Romano - 17 settembre 2009)
Caterina63
00martedì 22 settembre 2009 14:06

L’Uomo, custode del creato: le ecologie e la teologia


Coso di aggiornamento presso l’Istituto Mater Ecclesiae dell’Angelicum


ROMA, lunedì, 21 settembre 2009 (ZENIT.org).- Per rispondere ad alcuni interrogativi sollevati dall’apparente aggravarsi della crisi ambientale, come pure dagli interventi di Benedetto XVI sull’ecologia, rinnovati nella sua nuova enciclica sociale Caritas in veritate, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Mater Ecclesiae dell’Angelicum, propone una nuova iniziativa didattica: L’Uomo, custode del creato. Le ecologie e la teologia.

I Direttori del Corso, padre Giuseppe Marco Salvati e Angela Maria Cosentino, intendono stimolare una riflessione sulla responsabilità di tutti e di ciascuno, in particolare dei credenti, verso il creato. Un richiamo attuale per il bene di oggi e per il futuro dell’umanità.

I destinatari ai quali è rivolto il corso di aggiornamento sono: docenti di religione cattolica, educatori e uditori interessati ad approfondire la rilevanza teologica delle varie forme di ecologia, i diversi livelli di esercizio della responsabilità verso il creato e le nuove emergenze ecologiche.

Al corso di 24 ore sono stati riconosciuti 3 crediti formativi.

L’iniziativa partirà martedì 12 ottobre 2009 (dalle 16,10 alle 17,30) e terminerà martedì 26 gennaio 2010. A conclusione del percorso sarà proposto un laboratorio didattico.

I relatori sono: per l’aspetto teologico Simone Morandini, per la responsabilità verso il creato: padre Stipe Jurić, Preside dell’Istituto, per la prospettiva morale padre Francesco Compagnoni, per la prospettiva dogmatica padre Marco Salvati, per quella ambientalista Antonio Gaspari, demografica Riccardo Cascioli, economica Cristiano Colombi, antropologica Paolo Nepi, ed infine bioetica Angela Maria Cosentino.

Per informazioni e iscrizioni:

ISSR Mater Ecclesiae, Lg. Angelicum 1, 00184 Roma - Tel. 06.67.02.444; Fax 06.67.02.270

Email: matereccl@pust.urbe.it

www.angelicum.org (v. depliant del Corso : ISSR)





Caterina63
00venerdì 2 ottobre 2009 17:47
[SM=g1740738] simpatico incontro i Benedetto XVI con alcuni animali tipici dell'Australia durante il suo soggiorno per la GMG 2008

sotto...dimostra coraggio Benedetto XVI nell'accarezzare un cucciolo di leone

senza dimenticare che Ratzinger è davvero amante dei GATTI....






[SM=g1740725]









[SM=g1740746]

(Teofilo)
00domenica 4 ottobre 2009 10:02
un significativo messaggio sul rapporto tra fede e natura può venirci proprio da s.Francesco di cui oggi celebriamo la festa:

Caterina63
00martedì 6 ottobre 2009 00:36
Concluso a Manaus l'incontro dei presuli della regione

L'Amazzonia dono di Dio
per l'umanità




Manaus, 5. "Promuovere un'ecologia umana aperta alla trascendenza che rispetti la persona e la famiglia, gli ambienti e le città": lo hanno chiesto, in un documento di sintesi, i partecipanti all'incontro organizzato dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), dedicato alle emergenze dell'Amazzonia, che si è concluso nei giorni scorsi a Manaus, in Brasile.

L'incontro ha visto la partecipazione dei vescovi della regione, oltre a una nutrita rappresentanza di religiosi e laici impegnati nelle varie organizzazioni per la tutela dell'ambiente e delle culture locali.

In particolare, è stata approvata la proposta di creare all'interno delle strutture organizzative degli episcopati della regione delle apposite commissioni che si occupino dei problemi del vasto territorio forestale che copre, oltre al Brasile, la Bolivia, la Colombia, l'Ecuador, il Perú e il Venezuela. Si tratta di un ambito che costituisce quasi il 44 per cento del totale del territorio dell'America del Sud. Il vescovo ausiliare di Guadalajara e segretario generale del Celam, José Leopoldo González González, ha sottolineato che la creazione delle commissioni episcopali è "urgente".

A queste commissioni, che dovranno raccordarsi con la struttura di coordinamento del Celam, inoltre, si dovrebbe poi affiancare, nelle intenzioni, la creazione di una commissione pan-amazzonica.
Nel documento "si osservano con preoccupazione le molteplici minacce" che circondano gli ecosistemi e le popolazioni che si affacciano lungo il Rio delle Amazzoni, il cuore della foresta. Nel testo si legge "che non solo sta peggiorando la qualità delle acque fluviali e si sta mettendo a rischio la salvaguardia della foresta, ma si stanno degradando anche le condizioni di vita delle persone, specialmente di coloro che vivono nei quartieri più poveri degli agglomerati urbani, oltre a perdere la loro memoria e tradizione".

Nella regione, si specifica, "si è sviluppato un modello di crescita economica basata sulla concezione dell'esistenza di fonti inesauribili di risorse naturali rinnovabili" che, inoltre, vede "nelle culture dei popoli che vi abitano, un potenziale commerciale, legato alla conoscenza che essi hanno del materiale biotico per l'utilizzo nel settore farmaceutico e cosmetico". Tale processo, è aggiunto, "risponde alla logica del mercato volta alla massimazione del profitto, spesso a scapito delle persone, al diritto dei popoli e all'ambiente".

Al centro delle critiche sono "le politiche degli Stati coinvolti nella regione e i loro megaprogetti di ammodernamento delle infrastrutture per promuovere l'integrazione delle società nella logica occidentale del mercato e della massimazione del profitto". Con queste politiche, si rileva, "si violano i diritti dei popoli indigeni, tra cui quelli alla vita, alla salute, all'istruzione e al lavoro, che sono contemplati nelle vigenti normative e nei trattati internazionali di cui i nostri Paesi sono firmatari".

"L'Amazzonia - è stato pertanto evidenziato durante l'incontro - va riconosciuta come un dono di Dio nella creazione e, come parte della creazione, nei cui confronti tutti hanno una responsabilità che muove a rispettare le biodiversità e a riconoscere l'antica saggezza delle popolazioni che vi abitano e la loro spiritualità". "È essenziale - si legge ancora - accompagnare le popolazioni indigene nella vita e nell'espressione della fede, nell'ambito di un processo che le renda protagoniste dell'evangelizzazione e della trasformazione della società".

Fra l'altro, si sollecita il Celam a favorire l'articolazione e la collaborazione delle attività tra i Paesi della regione e gli altri dell'America Latina e dei Caraibi. Allo stesso tempo, si conclude, "andranno individuati dei meccanismi che incoraggino e promuovano gli sforzi degli indios volti a creare e sviluppare in maniera autonoma le proprie organizzazioni di base, per la rivendicazione e il consolidamento dei diritti e la ricerca di una vera giustizia ambientale".



(©L'Osservatore Romano - 5- 6 ottobre 2009)
Katietta-64
00sabato 10 ottobre 2009 18:32
Cara Caterina,

grazie per aver continuato ad arricchire questo forum, ne sono lieta.
Scusa la mia latitanza e se non sono più intervenuta, ma in questo periodo mi sto dedicando soprattutto a mio figlio,che si è ammalato piuttosto seriamente. Domani inizierà un primo ciclo di cehmioterapia.

Caterina63
00sabato 10 ottobre 2009 18:48
Re:
Katietta-64, 10/10/2009 18.32:

Cara Caterina,

grazie per aver continuato ad arricchire questo forum, ne sono lieta.
Scusa la mia latitanza e se non sono più intervenuta, ma in questo periodo mi sto dedicando soprattutto a mio figlio,che si è ammalato piuttosto seriamente. Domani inizierà un primo ciclo di cehmioterapia.






[SM=g1740720] mi spiace per quanto mi dici....ti porterò nella Preghiera per tuo figlio....non mollare e non scoraggiarti...ricordati che NON sei sola e che TUTTA la Chiesa, ad ogni Messa, pone anche le tue intenzioni in qualità di MEMBRA di questa Santa Chiesa...

Un abbraccio....

[SM=g1740720] qui sono indirizzate le Preghiere per Katietta e il figlio....

difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8850571&...





Gabbianella1.
00sabato 10 ottobre 2009 20:28
Stavo vedendo i video del Papa con gli animali.....
Teneri!!!!!
Caterina63
00giovedì 10 dicembre 2009 19:29
 

Un merlo bianco
nei giardini del Papa


di Francesco M. Valiante


Avesse dato retta al Merlo bianco, oggi Pinocchio sarebbe un altro. Magari un attempato signore in pensione dopo un'onesta vita trascorsa tra famiglia e lavoro. Poco o niente da raccontare ai nipotini:  una fanciullezza tranquilla, spensierata, mai un giorno di scuola marinato, sempre alla larga dai pasticci e dai guai. Solo quello strano ricordo di un lungo naso di legno, retaggio di vecchi incubi infantili presto svaniti.

E dire che l'avvertimento del volatile non difettava di buon senso:  "Non dar retta - gli aveva gridato - ai consigli dei cattivi compagni se no, te ne pentirai". La penna accorta di Carlo Collodi glielo aveva fatto incontrare proprio sul cammino che dal teatro dei burattini portava alla casa di Geppetto. Un'ancora di salvezza a metà strada tra la rovina e la redenzione. Ma non c'era stato niente da fare. Anche perché a tacitare la già esitante coscienza  di Pinocchio ci aveva pensato il  Gatto, che con un balzo si era avventato sull'uccello divorandolo in un sol boccone prima che potesse proferire altro.
 
Diciamo la verità:  a nessun bambino verrebbe in mente di rimpiangere il povero animaletto. Chi può immaginare un libro di fiabe orfano delle peripezie del burattino più famoso del mondo? Destino ingrato, quello del giudizioso volatile. E di tutti quei consiglieri saggi e assennati che diventano sempre più rari compagni di strada lungo i sentieri della vita. Proprio come i merli bianchi.

Che poi, a dispetto della simbologia popolare, tanto rari non sono, stando alle acquisizioni della scienza ornitologica. "Aberrazioni cromatiche" le chiamano gli studiosi, con un'espressione che, in verità, sembra evocare terrificanti alchimie genetiche piuttosto che innocenti scherzi della natura. Pare sia tutta una questione di pigmenti:  nel caso dei merli le melanine, agenti responsabili della colorazione scura del piumaggio.


Quando sono del tutto assenti si parla di albinismo, quando sono prodotte in quantità minime si è in presenza di leucismo.

Merli albini e merli leucistici - discendenti dell'illustre ma sfortunato progenitore finito tra le grinfie del gatto di Pinocchio - non sono così insoliti da osservare, assicurano gli esperti. Anche in un angolo verde del tutto particolare come i Giardini Vaticani. Ce n'è un esemplare nella zona del giardino alla francese, alle spalle della Grotta di Lourdes, che non di rado si concede all'osservazione dei bird-watcher più fortunati nella cerchia delle Mura leonine. Tra i quali lo stesso Benedetto XVI e uno dei suoi segretari, monsignor Alfred Xuereb, che lo hanno notato durante la quotidiana preghiera del rosario recitato passeggiando lungo i viali.

Fortuna che nessuno dei due ha propensioni venatorie, verrebbe da dire. Fatto sta che il prelato, incoraggiato anche dal Papa, si è messo di impegno con l'intenzione di "catturarlo". Ma per farlo è bastata una macchina fotografica dotata di un potente obiettivo. Che unita a una buona dose di pazienza e a uno spirito di osservazione non comune gli ha consentito il giorno seguente, al termine di un appostamento neanche tanto lungo, di immortalare in una serie di splendidi scatti (pubblicati in questa pagina) il volatile. Del tutto ignaro - soprattutto dopo la cattiva sorte capitata al suo più celebre avo - di essere divenuto oggetto nientedimeno che dell'attenzione del Romano Pontefice.
 
I suoi "colleghi" neri - una delle colonie più numerose tra le specie di uccelli che affollano i Giardini Vaticani - non se ne avranno certo a male. Anche perché, a dare ascolto a un'altra leggenda, quell'esemplare dal piumaggio candido custodirebbe in realtà le sembianze della loro originaria bellezza. Altro che pigmenti e melanine. Pare infatti che un tempo tutti i merli fossero bianchi. La loro attuale colorazione corvina sarebbe legata al freddo rigido delle ultime tre giornate di gennaio - da qui l'espressione "i giorni della merla" - che avrebbe costretto appunto una merla intirizzita a rifugiarsi con i piccoli all'interno di un comignolo. Dal quale sarebbero poi usciti ricoperti di fuliggine. E perciò, da allora, completamente neri. Dev'essere per questo che un altro acuto osservatore naturalista come il romanziere francese Jules Renard ha scritto:  "Il merlo bianco esiste; il merlo nero non ne è che l'ombra". C'è da scommettere che cominci a pensarlo anche il Papa.



(©L'Osservatore Romano - 11 dicembre 2009)
Caterina63
00giovedì 6 maggio 2010 19:51

Elogio della bicicletta

Due ruote in accordo con madre natura


di Giulia Galeotti

Il primo ricordo è all'asilo. Il Margaret Fletcher di Toronto, nel cui ampio giardino si trovavano tante biciclette colorate a disposizione dei bambini. Una sola, però, era del vecchio modello tradizionale - la ruota posteriore piccina, quella anteriore grandissima. Ogni volta che arrivava il garden time, era una gara di velocità per accaparrarsela.

Poi, qualche decennio dopo, le mirabolanti scalate di Pantani che falcava le montagne, divorando il giro d'Italia prima e il corrispettivo cugino d'Oltralpe poi. Già nel 1956, lo scrittore inglese Archibald J. Cronin osservava attonito "il culto della bicicletta" in Francia, "una passione nazionale che raggiunge annualmente il culmine, durante le settimane di accesa passione dedicate al Tour de France". Forse, non a caso:  la prima idea di bicicletta risale alla fine del Settecento quando il francese Mede De Sivrac unì due ruote, una dietro l'altra, per mezzo di una trave di legno, sulla quale si collocò a cavalcioni - la non-ancora bicicletta avanzava solo per mezzo della spinta alternata dei piedi sul terreno, mancando lo sterzo. Fu, poi, sempre un francese a inventare i pedali:  era il 1855 e Pierre Michaux, aiutato dal figlio Ernest, li applicò al mozzo della ruota anteriore.


Simbolo, un po' equivoco a tratti, di emancipazione femminile ("ella guida l'automobil, va a cavallo, in bicicletta / al bigliardo ell'è invincibil e tirar sa di fioretto. / Nulla è in lei non modernissimo e sportivo e forte e ardito. / Oh, se donna io fossi! Prenderla penserei come... marito" si dileggiava nel 1914), la bicicletta è ben presto entrata nell'immaginario collettivo italiano, associata per lo più alla donna. Sebbene la partecipazione femminile alla Resistenza sia andata molto al di là, la staffetta che in sella della sua bici pedala, portando viveri e informazioni, rimane un passaggio importante della storia italiana.

Oggi sembra un mondo lontano. La bicicletta, che permette (mediamente) di procedere a una velocità di quattro volte superiore a quella con cui avanza il pedone, è diventata di moda nelle domeniche di primavera. Superattrezzata, ricca di marce, non costa benzina, né assicurazione, né parcheggio; non inquina, non occupa spazio urbano:  il massimo per lo sfogo del tempo libero. Anche perché è indubbio che, a volte, può essere rischioso salirvi nelle frenetiche città di oggi, prive di piste ciclabili che effettivamente servano negli spostamenti quotidiani. L'averla persa "per strada" come indispensabile oggetto di ogni giorno ha portato, come scriveva Ivan Illich, a una "immaginazione intontita dalla velocità".

Sempre nell'Elogio della bicicletta, lo storico e filosofo austriaco denunciava lucidamente il credo illusorio dell'uomo moderno, convinto "che il livello di democrazia sia in correlazione con la potenza dei sistemi di trasporto e di comunicazione. Non ha più fede nel potere politico delle gambe e della lingua. Di conseguenza non vuol essere maggiormente libero come cittadino, ma essere meglio servito come cliente".


Nella Caritas  in  veritate, Benedetto XVI scrive che l'ambiente naturale "è stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera". La natura, "espressione di un disegno di amore e di verità", "ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita", parlandoci "del Creatore e del suo amore per l'umanità". È indubbio che permettere l'esistenza di autentici ciclisti feriali significherebbe davvero molto.


(©L'Osservatore Romano - 7 maggio 2010)






leggere anche:


L'acqua c'è....la si finisca con gli allarmi apocalittici!




Caterina63
00sabato 2 ottobre 2010 10:08
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un dolcissimo ed estasiato Pontefice [SM=g9434] mentre accarezza il gatto "mascotte" dell'Oratorio san Filippo Neri fondato dal beato cardinale Newman.... [SM=g1740721]

it.gloria.tv/?media=101021




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Caterina63
00martedì 5 ottobre 2010 10:06
IL PAPA E I GATTI


L'arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, in un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana conferma il grande amore del Papa Joseph Ratzinger per i gatti. "Parlava con i gatti, si fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese; portava sempre qualcosa da mangiare ai gatti e se li tirava dietro nel cortile della Congregazione della dottrina per la fede", ricorda il porporato.

LE PASSIONI DI PAPA BENEDETTO XVI

Ama i gatti e preferisce l'aranciata, non e' mai stato un tipo granche' sportivo, suona il pianoforte e Mozart e Beethoven sono i suoi due musicisti preferiti: e' il ritratto in privato di Joseph Ratzinger, ricostruito sulla base delle confidenze di amici e collaboratori. La lettura e' stata, fin da ragazzino, la passione principale delll'illustre teologo tedesco. Prima di arrivare allo studio della teologia e dell'esegesi biblica, insieme alla filosofia e all'antropologia, Ratzinger si e' nutrito in gioventu' molto di letteratura, in particolare francese, prediligendo autori cattolici come Paul Claudel, George Bernanos e Francois Mauriac. 

Da ragazzino, Joseph Ratzinger comincio' a suonare il pianoforte, un passatempo condiviso con il fratello sacerdote Georg, piu' anziano di lui, il quale fin da giovane dirige cori parrocchiali. La famiglia Ratzinger ha sempre circondato la sua casa di gatti e crescendo Joseph non ha mai perso l'amore per i felini. Fino a quando ha abitato in Germania i gatti gli hanno fatto compagnia. Anche in Vaticano non ha trascurato questa sua passione.

FONTE: Il Messaggero



Papa Ratzinger il “gattaro” regala un micio al cardinale triste

CITTÀ DEL VATICANO - Papa Ratzinger da sempre ha una passione sviscerata per i gatti. È talmente affezionato ai felini da parlarci amorevolmente. Ed ora, raccontano fonti vaticane , il Pontefice ne avrebbe offerto uno in dono ad un amico cardinale un pò giù di morale. Sui gatti di Joseph Ratzinger, dal giorno in cui è salito alla Cattedra di Pietro, non è mai calata l'attenzione. Il cardinale Tarcisio Bertone ha raccontato che Ratzinger, da porporato «parlava con i gatti, si fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese; portava sempre loro qualcosa e se li tirava dietro nel cortile della Congregazione della dottrina per la fede». Chi lo incontrava all'ingresso dell'ex Sant'Uffizio racconta di un cardinale Ratzinger in una insolita e simpatica veste, mentre camminava seguito da una fila di gatti in processione. 

Sui felini del Papa si è scatenata una vera e propria caccia. Un bel soriano di nome Chico è stato infine immortalato: ma è il gatto papale che vive in terra bavarese. «Di gatti ne abbiamo due, ma sono di porcellana», ha tagliato corto una volta Ingrid, la fedele “governante” di Papa Ratzinger. Di certo il Pontefice, almeno per ora, non ha seguito la tradizione di alcuni suoi predecessori che, anche da papi, non hanno voluto privarsi dell'affetto delle loro bestiole. Paolo VI, ricorda chi lo conobbe da vicino, portò in Vaticano il suo bel gattone. Più indietro nel tempo, Pio XII portò nel Palazzo apostolico i suoi due cardellini.

Il Messaggero, 11 maggio 2005




martedì, maggio 10, 2005

Il persiano Fritz contro il soriano di Libero

"Il gatto del Papa sono io"

Intervista al gatto del Papa


di Andrea Tornielli

«Meaoooow…. Meaooooow…». Gli occhi sono sbarrati e mi scrutano attentamente. Lo sguardo felino mi avverte, senza profferire nemmeno una parola, che non è il caso di tirare fuori dalla tasca il registratore portatile. No, dovrò cavarmela con il block notes. Davanti a me, nella poltrona rivestita di damasco rosso scuro, nella biblioteca dell’appartamento di rappresentanza papale, c’è Fritz (anzi, monsignor Fritz, come qui tutti hanno cominciato a chiamarlo), un persiano sornione e intelligente di quattro anni, l’amico fidato di Benedetto XVI. È con lui che il nuovo Papa si confida, dialoga. Sì, perché – come aveva rivelato nelle scorse settimane un cardinale vicino a Ratzinger – i gatti riescono a capire il Pontefice e lui riesce a farsi capire da loro, parlando in dialetto bavarese.

Questa intervista inizia con una telefonata, alle 6 del mattino di ieri. Dall’altro capo del telefono c’è il portavoce vaticano Joaquìn Navarro-Valls. Mi dice: «Hai letto il quotidiano Libero?». Rispondo che a quell’ora non avevo letto né Libero né nessun altro giornale. «Hanno fotografato un gatto bavarese scrivendo che è il gatto del Papa. Ma non è vero. Anch’io sono stato svegliato all’alba, da una telefonata del Segretario di Stato. Mi ha detto che il Santo Padre è molto arrabbiato. Quel gatto non solo non è suo, ma non gli ha neanche mai rivolto la parola… Abbiamo deciso di offrirti la possibilità di un’intervista con il vero gatto del Papa, Fritz. Ma a condizioni ben precise: devi inviare prima una traccia di domande con i temi che intendi trattare, poi vieni in Vaticano e lo incontri. E poi devi farci rivedere il testo…».


Ovviamente accetto. E chi non lo farebbe? M’imbarco sul primo volo per Roma. C’è una macchina del Vaticano che mi attende e mi porta Oltretevere. Accanto al conducente, la guardia svizzera Hans Peter Gruber, c’è il professor Hanrich Vibrissen, glottologo dell’università di Frisinga, esperto di linguaggio. È lui che mi permetterà di dialogare con il gatto, con il permesso del Papa. Un gentiluomo di Sua Santità mi accoglie nel cortile di San Damaso, con lui c’è anche monsignor James Harvey, il Prefetto della Casa Pontificia. Saliamo fino alla terza Loggia. Finalmente entro nella biblioteca privata di Sua Santità. Alle 11 in punto arriva Fritz, scortato da due alabardieri svizzeri e da un maggiordomo che gli porge delle barrette di kitkat. Mi presento, lui si presenta: «Meooouw….». E’ visibilmente scocciato. Ecco il nostro dialogo, trascritto grazie all’interprete bavarese.

«Questo modo di fare giornalismo mi infastidisce – attacca il vero gatto del Papa – e mi dispiace che quel quotidiano abbia come vicedirettore un giornalista così cattolico come il dottor Renato Farina. Questa volta vorre che non fosse farina del suo sacco – se mi si passa la battuta – o che avesse detto “gatto” senza averlo nel sacco… Il Papa l’ha presa male!».


Posso chiedereLe com’è diventato il gatto del Papa?
«Non ho problemi a dirglielo. Durante L’ultimo incontro interreligioso di Assisi un imam iraniano, Almaah Kalem Selim, ha discusso di gatti con l’allora cardinale Ratzinger e gli ha molto esaltato le caratteristiche della razza persiana. Così, il porporato ha pensato bene di adottarmi. Sono il quarto figlio di Cicciabella, una gatta persiana ma naturalizzata romana che vive tuttora in un attico nei pressi di Piazza San Giovanni. La contessa Von Bulov, insieme alle principesse Alba Thurn und Taxis e Agemone Beolchini Bollati Viendalmare Fustenberg mi hanno consegnato al cardinale tre anni fa. Da allora vivo con lui…».


Com’è il vostro rapporto?
«Non è affatto un rapporto tra padrone e bestia. È piuttosto un rapporto di amicizia: parliamo di molte cose, anche di teologia…».

Scusi, ma lei sa anche la teologia?
«Questa domanda è un’offesa alla sua intelligenza, caro dottore. Lei pensa che potrei essere il gatto domestico di Ratzinger senza masticare un po’ di San Tommaso, Hans Urs von Balthasar o Romano Guardini? Suvvia! È stato il mio stesso principale a iscrivermi a un corso presso la Pontificia Università della Santa Croce, quella dell’Opus Dei, nella quale mi sono laureato a pieni voti l’anno scorso, con una tesi sulla “Vita cristiana e scatto felino nell’esperienza di San Giovanni della Croce”».

Complimenti! Senta, posso chiederle qualcosa sul conclave che ha eletto Benedetto XVI?
«Of course not…».

Ma come, parla anche l’inglese?
«Secondo lei come farei altrimenti? Guardi che non è facile fare il gatto domestico del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e poi del Papa. Ah, tra l’altro, io ovviamente sapevo in anticipo che Ratzinger avrebbe nominato un americano alla guida dell’ex Sant’Uffizio…».

Mi dica però perché non può dirmi nulla sul conclave…
«Perché ho dovuto giurare anch’io di mantenere il segreto, ecco perché. Ho visto diversi cardinali a pranzo e a cena con Ratzinger, ho sentito che cosa si dicevano. Una volta hanno chiesto pure un mio parere…».

Questo almeno me lo potrà dire. Che cosa ha risposto?
«Ho detto soltanto che il pre-conclave mi sembrava una gran cagnara. E così ho suggerito il silenzio stampa. Mi sembra che abbiano accolto la proposta».

Può dirmi ora come passa le giornate qui in Vaticano?
«Ho parecchi impegni. La mattina ci sono le udienze: sa, i gatti di Roma sono tanti, ci sono randagi, orfani, vedove, cuccioli in difficoltà… Cerco di aiutare tutti, finché posso. Poi verso mezzogiorno c’è il consueto briefing con il cardellino Titti, il migliore amico del cardinale Segretario di Stato, e con Muschio, la capretta australiana del cardinale camerlengo, che vive nei giardini vaticani. Esaminiamo i problemi dei nostri simili che vivono Oltretevere, sbrighiamo la corrispondenza, ci scambiamo delle idee…».

Posso sapere come la pensa rispetto ad alcuni temi «caldi» per il mondo cattolico oggi?
«Spari pure. Ma sappia che per la posizione che occupo non so se potrò risponderle…».

Collegialità nella Chiesa?
«Su questo le mie idee coincidono con quelle del Papa. Ce ne vorrebbe di più».

Sacerdozio femminile?
«Non lo dica a nessuno. Ma sono sempre stato favorevole. Pensi che per questo sono stato anche messo formalmente sotto accusa da Tortuga, la tartaruga ultracentenaria del cardinale Ottaviani, che vive tuttora negli scantinati dell’ex Sant’Uffizio».

Dialogo con l’islam?
«Essendo persiano, ho delle idee molto particolari, ma preferisco non rispondere».

Referendum sulla fecondazione artificiale?
«Sono favorevole all’omologa, ma condanno l’eterologa: ogni cucciolo ha diritto di sapere di chi è figlio».

Può dirmi chi è il gatto Chicco che oggi il quotidiano Libero ha messo in prima pagina?
«Un millantatore in cerca di pubblicità. Uno che il Papa l’avrà visto si e no due volte e comunque non ci ha mai parlato».

Intende fare qualcosa?
«Ho dato mandato ai legali della Sacra Rota di querelare il quotidiano e smentire quell’articolo. Ma non ho fiducia nella giustizia italiana…».

Squilla un telefonino, il maggiordomo si avvicina e dice qualcosa nell’orecchio del gatto. Lui si alza di scatto, allunga la coda, stiracchia le zampe, si liscia un po’ il pelo. Poi mi guarda e mi dice: «Mi deve scusare, dottore, devo andare. Titti, il cardellino di Sodano è preoccupato: le agenzie di stampa hanno rilanciato le dichiarazioni di molti massmediologi e storici del giornalismo che osannano la scelta di Libero di sbattere il falso gatto in prima pagina. Ci dobbiamo vedere subito, forse prepareremo un comunicato che sarà diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede… Comunque la ringrazio per la sua professionalità. Se per caso è a Roma ed è libero venerdì, passi alla Libreria Editrice Vaticana, perché c’è la presentazione di un mio saggio».

Come si intitola?

«A passo felpato verso il Cielo…».


di Andrea Tornielli

 

Chico, ecco il gatto del Papa SECONDO LIBERO

- Fonte: libero -


Il gatto del Papa secondo 'Libero'

Dottrina della fede, riflessioni su brani del Vangelo e scrittore di tanti libri. Molto si conosce del nuovo Papa Benedetto XVI, ma cosa si può dire dell'uomo Joseph Ratzinger? Nato a Marktl am Inn in Baviera 78 anni fa da famiglia contadina, un fratello e una sorella. Questi sono i dati biografici, ma poi c'è una grande passione: i gatti. Si chiama Chico il grosso soriano che tante volte il cardinale Ratzinger ha tenuto in braccio e coccolato. Lo scrive il quotidiano Libero che dedica al felino papale un ampio reportage. Chico, il gatto di Papa Benedetto XVI, ha quasi sette anni ed è diventato una celebrità tanto che il suo "valore" è stato quantificato intorno ai 200mila euro, una cifra che supera i 188mila euro della Golf del cardinale Ratzinger venduta all'asta alcuni giorni fa. Pelo chiaro e striature marroni, il soriano non risiede in Vaticano, ma abita in casa della famiglia dei signori Rupert e Therese Hofbauer a pochi metri dalla villa che il nuovo Papa si era costruito negli anni Sessanta a Pentling.






DA PALERMO:

 un episodio singolare: in piazza Politeama un cane nero senza padrone è riuscito ad arrivare fino al retropalco, creando un certo imbarazzo negli uomini che proteggevano Papa Ratzinger.
È accaduto alla fine dell'incontro con i giovani e non c'era verso di allontanare l'animale. Il segretario del Pontefice, mons. Georg Gaenswein, ha risolto la situazione con un gesto coraggioso: ha accompagnato lui il cane nero fino dal Papa, che lo ha accarezzato familiarizzando subito con un esemplare che in alcuni presenti incuteva un certo timore.
Anche a Birmingham, due settimane fa, all'Oratorio San Filippo Neri, il Papa aveva accarezzato lungamente un grande gatto soriano.




Caterina63
00martedì 5 ottobre 2010 22:52

Due bellissime foto del Papa con il gatto "inglese" Puskin :-)


Carissimi amici, con grandissimo piacere pubblichiamo queste due splendide foto del Papa con un bellissimo esemplare di gatto.
Sono state scattate nell'Oratorio di Birmingham (Inghilterra), il 19 settembre scorso. 
Le immagini sono una esclusiva dell'Osservatore Romano e sono pubblicate sul blog per gentilissima concessione dello stesso.
Cliccate sulle foto per ingrandirle.
Grazie ancora :-)

R.


Caterina63
00venerdì 22 ottobre 2010 19:24
il cagnolino abbandonato che ha reso omaggio al Papa in visita a Palermo....

ecco la sequenza









 
Caterina63
00lunedì 24 gennaio 2011 13:01

C'E' UNO ZOO IN SAN PIETRO

Sul numero di Panorama in edicola questa settimana, racconto di questo "zoo sacro" che si trova dentro la Basilica di San Pietro.
Lo storico dell'arte
Sandro Barbagallo ha censito tutte le specie animali presenti nelle opere d'arte della Basilica e ha pubblicato un volume "Gli animali nell'arte religiosa. La Basilica di San Pietro in Vaticano". Libreria Editrice Vaticana, 240 pagine, 33 euro.



                                           articolo




Caterina63
00lunedì 28 novembre 2011 21:57

Il Papa: Cari amici, la Chiesa, considerando con apprezzamento le più importanti ricerche e scoperte scientifiche, non ha mai smesso di ricordare che rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana. Se vissuto bene, questo rispetto può aiutare un giovane e una giovane anche a scoprire talenti e attitudini personali, e quindi a prepararsi ad una certa professione, che cercherà sempre di svolgere nel rispetto dell’ambiente

UDIENZA AGLI STUDENTI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA FONDAZIONE "SORELLA NATURA", 28.11.2011

Alle ore 12.20 di oggi, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza scolari e studenti delle Scuole italiane partecipanti al progetto Ambientiamoci a scuola promosso dalla Fondazione "Sorella Natura" di Assisi, in occasione della "Giornata per la Custodia del Creato", che si celebra domani 29 novembre, nell’anniversario della proclamazione di San Francesco di Assisi quale Patrono dei cultori dell’ecologia. Sono presenti nell’Aula Paolo VI il Presidente della Fondazione, Signor Roberto Leoni e il Presidente onorario, Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, SDB, che rivolge al Papa un indirizzo di omaggio.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti nel corso dell’incontro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Cardinale,
illustri Autorità,
cari ragazzi e giovani!


E’ con grande gioia che do a tutti voi il mio benvenuto a questo incontro dedicato all’impegno per "sorella natura", per usare il nome della Fondazione che lo ha promosso. Saluto cordialmente il Cardinale Rodríguez Maradiaga e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto anche a nome vostro e per il dono della preziosa riproduzione del Codice 338, che contiene le fonti francescane più antiche. Saluto il Presidente, Signor Roberto Leoni, come pure le Autorità e Personalità e i numerosi insegnanti e genitori. Ma soprattutto saluto voi, cari ragazzi e ragazze, cari giovani! E’ proprio per voi che ho voluto questo incontro, e vorrei dirvi che apprezzo molto la vostra scelta di essere "custodi del creato", e che in questo avete il mio appoggio pieno.

Prima di tutto dobbiamo ricordare che la vostra Fondazione e questo stesso incontro hanno una profonda ispirazione francescana. Anche la data odierna è stata scelta per fare memoria della proclamazione di san Francesco d’Assisi quale Patrono dell’ecologia da parte del mio amato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, nel 1979. Tutti voi sapete che san Francesco è anche Patrono d’Italia. Forse però non sapete che a dichiararlo tale fu il Papa Pio XII, nel 1939, quando lo definì "il più italiano dei santi, il più santo degli italiani". Se dunque il santo Patrono d’Italia è anche Patrono dell’ecologia, mi pare giusto che le giovani e i giovani italiani abbiano una speciale sensibilità per "sorella natura", e si diano da fare concretamente per la sua difesa.

Quando si studia la letteratura italiana, uno dei primi testi che si trovano nelle antologie è proprio il "Cantico di Frate Sole", o "delle creature", di san Francesco d’Assisi: "Altissimo, onnipotente, bon Signore…". Questo cantico mette in luce il giusto posto da dare al Creatore, a Colui che ha chiamato all’esistenza tutta la grande sinfonia delle creature. "…tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione… Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature". Questi versi fanno parte giustamente della vostra tradizione culturale e scolastica. Ma sono anzitutto una preghiera, che educa il cuore nel dialogo con Dio, lo educa a vedere in ogni creatura l’impronta del grande Artista celeste, come leggiamo anche nel bellissimo Salmo 19: "I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento… Senza linguaggi, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio" (v. 1.4-5). Frate Francesco, fedele alla Sacra Scrittura, ci invita a riconoscere nella natura un libro stupendo, che ci parla di Dio, della sua bellezza e della sua bontà. Pensate che il Poverello di Assisi chiedeva sempre al frate del convento incaricato dell’orto, di non coltivare tutto il terreno per gli ortaggi, ma di lasciare una parte per i fiori, anzi di curare una bella aiuola di fiori, perché le persone passando elevassero il pensiero a Dio, creatore di tanta bellezza (cfr Vita seconda di Tommaso da Celano, CXXIV, 165).

Cari amici, la Chiesa, considerando con apprezzamento le più importanti ricerche e scoperte scientifiche, non ha mai smesso di ricordare che rispettando l’impronta del Creatore in tutto il creato, si comprende meglio la nostra vera e profonda identità umana. Se vissuto bene, questo rispetto può aiutare un giovane e una giovane anche a scoprire talenti e attitudini personali, e quindi a prepararsi ad una certa professione, che cercherà sempre di svolgere nel rispetto dell’ambiente.
Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni. Oggi più che mai ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni condizione. Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione. Su questo, cari ragazzi, sono convinto di trovare in voi degli alleati, dei veri "custodi della vita e del creato".

E ora vorrei cogliere questa occasione per rivolgere una parola specifica anche agli insegnanti e alle Autorità qui presenti. Vorrei sottolineare la grande importanza che ha l’educazione anche in questo campo dell’ecologia. Ho accolto volentieri la proposta di questo incontro proprio perché esso coinvolge tanti giovanissimi studenti, perché ha una chiara prospettiva educativa. E’ infatti ormai evidente che non c’è un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti ad uno stile di vita più responsabile nei confronti del creato. E sottolineo l’importanza della parola "creato", perché il grande e meraviglioso albero della vita non è frutto di un’evoluzione cieca e irrazionale, ma questa evoluzione riflette la volontà creatrice del Creatore e la sua bellezza e bontà. Questo stile di responsabilità si impara prima di tutto in famiglia e nella scuola. [SM=g1740721]
Incoraggio, pertanto, i genitori, i dirigenti scolastici e gli insegnanti a portare avanti con impegno una costante attenzione educativa e didattica con questa finalità. Inoltre, è indispensabile che questo lavoro delle famiglie e delle scuole sia sostenuto dalle istituzioni preposte, che oggi sono qui ben rappresentate.

Cari amici, affidiamo questi pensieri e queste aspirazioni alla Vergine Maria, Madre dell’intera umanità. Mentre abbiamo appena iniziato il Tempo di Avvento, Ella ci accompagni e ci guidi a riconoscere in Cristo il centro del cosmo, la luce che illumina ogni uomo e ogni creatura. E san Francesco ci insegni a cantare, con tutta la creazione, un inno di lode e di ringraziamento al Padre celeste, datore di ogni dono. Vi ringrazio di cuore per essere venuti numerosi e accompagno volentieri il vostro studio, il vostro lavoro e il vostro impegno con la mia Benedizione. Ho parlato di cantare, cantiamo insieme il Padre Nostro, la grande preghiera insegnata da Gesù a noi tutti.

Benedetto XVI


Il fratello del Papa racconta: la sera in tv guardavamo il commissario Rex

Papa: il fratello racconta, la sera in tv guardavamo commissario Rex

Citta' del Vaticano, 28 feb. (Adnkronos)

Il Papa raccontato da suo fratello Georg: e' questo il contenuto del libro-intervista di monsignor Georg Ratzinger, che uscira' il prossimo 12 settembre in Germania come ha confermato l'editore "Herbig Verlag''.
Sono ricordi personali, piccoli particolari di vita quotidiana, aspetti della biografia meno conosciuti della vita di Benedetto XVI.
Fra l'altro si apprende che la sera Georg e Joseph, per rilassarsi, spesso guardavano in Tv la serie del commissario Rex.
Questo come altri particolari sono stati diffusi dall'agenzia cattolica americana ''Catholic news service''.
Si apprende, per esempio, su un piano piu' serio, che il padre considerava Hitler ''l'anticristo''. Raccontando infatti l'ascesa di Hitler al potere nel 1930 in Germania, mons. Ratzinger dice che il loro padre, considerava il dittatore come "Anticristo" e per questo si rifiuto' di aderire al partito nazista. "Ma per non mettere la nostra famiglia completamente a rischio - spiega - consiglio' la mamma di aderire all'organizzazione delle donne''. Altri aneddoti vengono alla luce: ''Quando un cardinale ha visitato la piccola citta' dove vivevamo, nel 1931, arrivando in una limousine nera, Joseph, che aveva solo quattro anni, esclamo': 'Un giorno saro' cardinale!'''. Segni, ironici, del destino.
Tuttavia, mons. Ratzinger spiega anche che suo fratello non e' mai stato ambizioso, e gli onori esterni gli sono stati "sempre sgraditi". Il libro, di 256 pagine, racconta soprattutto gli anni vissuti da Georg insieme a Joseph Ratzinger, e in particolare, si sofferma nella descrizione dello stretto rapporto umano e religioso che intercorre tra loro da quando erano adolescenti.

  Adnkronos

[SM=g1740757]




Caterina63
00lunedì 20 agosto 2012 23:26


LA PICCOLA STORIA DI UN CANE RELIGIOSISSIMO.

cane


Questo è un cane particolare, di fatto adottato da tutto il paese. Un cane anomalo assai. Anzitutto ha diritto a entrare in chiesa, i parroci lo lasciano fare. Assiste alle messe solenni: entra, si gira tutta la chiesa, poi si siede al centro della navata, e lì aspetta finchè il prete non dice “la messa è finita andate in pace”.
Sol
o allora si alza e se ne va. In tutte le processioni religiose, in testa alla processione, a guida dei confratelli c'è lui: quando la processione s'arresta, s'arresta anche lui e aspetta di riprendere il cammino in simultanea agli altri. Non si perde un solo minuto della processione, terminata la quale assiste alla messa, in chiesa. I confratelli ormai mettono anche a lui le coccarde della propria confraternita nelle processioni.
In genere, i parroci, i vescovi e i cardinali che passano da qui, al termine dei sacri uffici ringraziano anche il cane.
Che, occorre dirlo, è l'unico a stare composto in chiesa, l'unico che vi assiste immobile senza smanie di “partecipare”, l'unico che in chiesa si comporta da cristiano, e forse anche l'unico che ne capisce qualcosa di quel che lì dentro sta accadendo.

Non basta. Ha un sesto senso: quando in paese muore qualcuno, lui, non si sa come, lo sa. E fa “visitu” in casa del morto: come riesca a trovare la casa del defunto non si sa, fatto sta che entra nella camera ardente, si affaccia sulla bara, osserva per qualche secondo il morto, talora emette qualche lamento, si struscia per un po' sul tappeto dove è posato il catafalco, quindi per una mezzoretta si siede sotto la bara immobile e in silenzio.
Poi va via. Torna il giorno dopo, per attendere il corte funebre, mettersi in testa, accompagnare il defunto sino in chiesa, dove entra pure lui e si siede (seguendo il rituale di prima) accanto al feretro sino alla fine della messa.

Un giorno accalappiacani forestieri lo hanno catturato. Fortuna che un paesano se n'è accorto e li ha avvisati: “Lasciate quel cane ché quello è un cane religioso!”. Gli accalappiacani giustamente hanno esclamato “ma che ci stai prendendo per culo??!”. “None, è vero: è un cane di chiesa”. Ma quelli niente, non ci credevano: diffusasi in paese la notizia che il “cane della chiesa” era finito in canile, è intervenuto direttamente il sindaco per riconsegnarlo alla piazza del paese... e alle parrocchie.

Tutto bello, e misterioso anche, sin qui. Fosse anche un segno che non riusciamo a decifrare?
Tutto bello sino ad oggi, quando mia cognata, saputo di questo cane “religioso” e che “va a messa” dice: “Non vedo niente di male se un cane, qualsiasi animale entra in chiesa: anche loro sono figli di Dio”. Certo, cani e animali entrano in chiesa proprio per lo stesso motivo... e da pari grado! Sicuramente è una creatura di Dio un cane, non per questo né è figlio. Io posso piantare un albero e crescerlo, ma non per questo quell'albero diventerà una persona, né tantomeno mio “figlio”.

Certo è però che un cane ci è passato innanzi nella comunità cristiana, e ci insegna come si sta in chiesa, come si partecipa alla devozione popolare, soprattutto cosa è la comunione dei santi.

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[SM=g1740771] Da un Catechismo con imprimatur datato al 1884:

Il Signore ci ha dato in consegna la natura, ci ha fatti "amministratori", imperciocchè animali e piante rientrano nella Creazione di Dio che è stata consegnata all'uomo per questo dobbiamo averne cura.
Amare gli animali e le piante significa imparare quella sensibilità che ha uno scopo ed un fine: il soccorso verso il prossimo, l'UOMO creato ad immagine di Dio.

- Ma gli animali hanno l'anima?
Gli animali non hanno l'anima intellettiva, questa è solo dell'uomo in quanto creato ad immagine e somiglianza del suo Creatore. Imperciocchè gli animali, innocenti in quanto non capaci di commettere peccati volontari, attendono da Dio la Redenzione comune a tutta la creazione come ci attesta il glorioso Apostolo:  La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;  essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?  Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
(Romani 8,19-25)

(continua la citazione dal catechismo)
I Santi ci insegnano come gli animali, interpellati dallo spirito della predicazione, siano sempre stati di esempio consolatorio, ascoltando gli inviati da Dio e dando l'esempio di sottomissione alla sua Parola. Imperciocchè l'Uomo è superiore a questa attenzione perchè porta con sè il libero arbitrio e la volontà, mentre gli animali, pure addomesticati, vivono con l'istinto fuggendo anch'essi ciò che c'è di male e delle volte scappando anche la morte quando la sentono vicina.

- Anche gli animali vanno in Paradiso?
La Scrittura in merito non ci dice alcunchè sulla loro sorte, imperciocchè noi siamo istruiti sulla sorte della nostra anima perchè questa può dannarsi e nostro Signore venne per salvarci. Noi sappiamo che tutto di ciò che Dio ha creato, nulla andrà distrutto o perduto, si perderanno le anime che rifiuteranno la mano di Dio, sappiamo così che gli animali non hanno questo libero arbitrio e perciò incolpevoli di fronte al male.
Seppur l'insegnamento della Chiesa non dice molto di ciò che sia dottrinalmente riportabile come insegnamento infallibile, Essa ci ricorda che Dio è buono e che tutto ciò che ha creato è buono e che l'avvento di nostro Signore Gesù Cristo ha fatto nuove tutte le cose cominciando l'opera della redenzione che è attesa da tutta la creazione, animali compresi.

[SM=g1740738]


Caterina63
00giovedì 24 gennaio 2013 14:39

Padre Lombardi: strage elefanti e commercio avorio gravi, ma Vaticano che c'entra?



24.1.2013
La Chiesa non ha mai incoraggiato l’uso dell’avorio per gli oggetti devozionali e in Vaticano non vi è alcun negozio che li venda. Lo afferma padre Federico Lombardi in una lettera di risposta alla rivista “National Geographic”, che ha dedicato un’inchiesta sul tema del commercio illegale dell’avorio, chiamando in causa il Vaticano. Al contrario, replica padre Lombardi, tutto il magistero della Chiesa esprime una “condanna morale generale” per chi danneggia l’ambiente, la flora e la fauna. Il servizio di Alessandro De Carolis:


La strage degli elefanti “è un fatto gravissimo” e il commercio illegale dell’avorio un fenomeno “grave”. Su questo il Vaticano non ha alcun dubbio. Del resto, dai Papi e della Chiesa arriva un insegnamento generale che non può essere equivocato e padre Lombardi lo ribadisce all’inizio della sua lettera: la “creazione – si afferma – è affidata alle persone umane per essere coltivata e custodita come un dono prezioso ricevuto dal Creatore, e quindi non distrutta, né trattata con violenza e sfruttamento, ma trattata con grande responsabilità verso le creature stesse e verso le future generazioni umane che devono poter continuare a godere di beni essenziali e meravigliosi”. Da ciò, prosegue, si evince una “condanna morale generale delle azioni umane che portano danno all’ambiente, alla flora e alla fauna”.

Stabilito ciò, con la citazione di vari documenti magisteriali, padre Lombardi passa all’altro punto spinoso sollevato dall’inchiesta del “National Geographic”, quello del presunto coinvolgimento del Vaticano, da cui il profluvio di messaggi ed email che, riferisce, hanno affollato il suo ufficio negli ultimi tempi e non sempre con toni “gentili”. Ebbene, tanto l’inchiesta (“Ivory Worship”) quanto i messaggi contengono inesattezze bisognose di chiarimenti. Anzitutto, scrive padre Lombardi, in 70 anni di vita nella Chiesa “non ho mai sentito o letto neppure una parola che incoraggiasse l’uso dell’avorio per gli oggetti devozionali”, né – prosegue – “vi è mai stato un incoraggiamento da parte della Chiesa ad usare l’avorio piuttosto che qualsiasi altro materiale” per realizzarli. Anche perché – soggiunge – “non vi è mai stato nessun motivo per pensare che il valore di una devozione religiosa sia collegato alla preziosità del materiale delle immagini che utilizza”. “Tanto meno vi è alcuna organizzazione promossa o incoraggiata dalle autorità della Chiesa cattolica per commerciare o importare avorio”. Quanto al supposto commercio “dentro” il Vaticano, padre Lombardi afferma che nel piccolissimo Stato governato dalla Chiesa cattolica “non vi è alcun negozio che venda oggetti in avorio ai fedeli o ai pellegrini”. Per ciò che riguarda il negozio “Savelli” nei pressi di Piazza S. Pietro, chiarisce, “appartiene a privati” e quindi il Vaticano non ha in merito “alcuna responsabilità o controllo da esercitare”. Come non ne ha nei riguardi del prete nelle Filippine indiziato di commercio illegale di avorio. Anche in questo caso, il Vaticano “non ne sa nulla e non ha niente a che fare con lui”, dichiara padre Lombardi, che precisa: “La responsabilità di quello che fa un prete nelle Filippine è anzitutto sua, e le autorità civili delle Filippine possono e devono punirlo se fa traffici illeciti”, così come in ogni autorità nel resto del mondo.

L’articolo del National Geographic chiama in causa anche il costume di fare doni in avorio da parte dei Pontefici. In anni di attività vaticana seguita da vicino, riferisce padre Lombardi, “personalmente non ho mai visto un dono in avorio fatto dal Papa ai suoi visitatori” e quello che, secondo la rivista, Giovanni Paolo II avrebbe fatto oltre 25 anni fa al presidente Reagan sarebbe, “se vero”, “un’eccezione”. Talvolta capita il contrario, e cioè che qualcuno faccia dei doni in avorio al Papa. Ma, per fare un esempio recente, la scacchiera realizzata in quel materiale e donata lo scorso novembre dal presidente della Costa d’Avorio a Benedetto XVI era realizzata, assicura padre Lombardi, con “avorio legale”.

Considerando di “nessun rilievo concreto” un’eventuale adesione del Vaticano alla Convenzione per la protezione della flora e della fauna (Cites) – poiché, spiega, “non c’è alcuna istituzione della Città del Vaticano o della Santa Sede che abbia a che fare con il commercio di specie vegetali o animali a rischio” – padre Lombardi indica in tre punti il miglior contributo che potrebbe venire da un impegno da parte vaticana per contrastare questo grave fenomeno, e cioè mettere in campo un’opera di “informazione e responsabilizzazione” attraverso i suoi organismi. Primo, coinvolgendo il dicastero di Giustizia e Pace – che è più direttamente connesso con le tematiche della tutela ambientale – l’approfondimento giornalistico offerto dalla Radio Vaticana e una maggiore diffusione degli studi della Pontificia Accademia delle Scienze “sui temi ambientali e la biodiversità”. “Non fermeremo con questo la strage degli elefanti – conclude padre Lombardi – ma almeno avremo collaborato a cercare concretamente delle soluzioni per fermarla con le nostre possibilità informative e formative”.




Caterina63
00mercoledì 5 giugno 2013 18:00

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 giugno 2013

Video


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vorrei soffermarmi sulla questione dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di alimenti.

Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti.

Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e così non riusciamo più a leggervi quello che Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.

Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo.

La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia.

La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”.
Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità.
Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti.

Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato.

Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi.

Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini, abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme.

Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro. Grazie.


Saluti:


* * *

 

Un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli delle diocesi di Aversa, Macerata e Matera, con i Vescovi Mons. Spinillo, Mons. Giuliodori e Mons. Ligorio, venuti alla Sede di Pietro per il pellegrinaggio in occasione dell’Anno della fede; saluto i numerosi gruppi parrocchiali, le associazioni, la rappresentanza dei lavoratori di ditte operanti nel Veneto con il Patriarca di Venezia, Mons. Moraglia, e le scolaresche, in particolare i giovani cresimati della diocesi di Lamezia Terme e gli universitari di Perugia, accompagnati dai loro Pastori, Mons. Cantafora e Mons. Bassetti. A tutti auguro che la visita alle Tombe degli Apostoli serva ad irrobustire la fede e la testimonianza cristiana!

Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il mese di giugno è dedicato dalla pietà popolare alla devozione al Cuore di Gesù. Esso vi insegni, cari giovani, la bellezza dell’amare e del sentirsi amati; sia il Cuore di Cristo, cari ammalati, il vostro sostegno nella prova e nella sofferenza; e sostenga voi, cari sposi novelli, nel nuovo cammino della vita coniugale.


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