Cristiani Copti, Siri, Etiopi, Assiri, Armeni: una comune fede cristologica con la Chiesa Cattolica, dopo le incomprensioni del Concilio di Calcedonia
Dichiarazione della Commissione mista tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa Sira-malankarese
La Commissione internazionale mista per il dialogo tra la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa Sira-malankarese dell’India ha tenuto il suo primo incontro a Kottayam (Kerala, India) dal 22 al 25 ottobre 1989.
I membri della Commissione hanno adottato all’unanimità un testo comune relativo alla loro fede nel mistero del Verbo incarnato alfine di porre termine alle divergenze cristologiche esistenti tra le due Chiese. Questo accordo dottrinale è stato presentato alle competenti autorità della Chiesa Cattolica Romana e della Chiesa Ortodossa Sira-malankarese che l’hanno approvato e hanno deciso che sia reso pubblico il 3 giugno 1990, festa di Pentecoste.
1. Durante il nostro primo incontro, caratterizzato da uno spirito di concordia, fiducia reciproca, amore fraterno e desiderio di superare le divisioni e i malintesi ereditati dal passato, abbiamo trovato una base comune nella fede, una, santa, cattolica e apostolica professata dalla Chiesa una e indivisa dei primi secoli, la fede in Cristo sempre sostenuta da entrambe le parti.
2. Rendiamo anzitutto grazie a Dio nostro Signore per averci riunito in un dialogo cordiale e sincero intorno ad alcuni problemi di natura dottrinale e pastorale che possono ostacolare il cammino delle nostre reciproche relazioni ecclesiali e della nostra comunione.
3. In questo clima abbiamo elaborato la presente breve dichiarazione da sottoporre all’approvazione delle rispettive autorità ecclesiali. In essa vogliamo esprimere la nostra comune comprensione del mistero grande e salvifico del nostro Signore Gesù Cristo, nonché la nostra comune testimonianza ad esso. E nostra speranza che questa dichiarazione possa portarci a ripristinare la piena comunione tra le nostre chiese. Il nostro lavoro è stato agevolato dalla documentazione accurata e dalla discussione puntuale condotta a livello non ufficiale dai nostri teologi durante gli ultimi 25 anni.
4. Affermiamo la comune fede in Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, Verbo eterno di Dio, seconda persona della santissima Trinità, che per noi e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nella beata vergine Maria, Madre di Dio. Crediamo che nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è vero Dio e vero uomo. Il Verbo incarnato ha preso un corpo umano dotato di anima razionale, congiungendo l’umanità con la divinità.
5. Nostro Signore Gesù Cristo è uno, perfetto nella sua umanità e perfetto nella sua divinità — allo stesso tempo consustanziale al Padre per la sua divinità e consustanziale a noi per la sua umanità. La sua umanità è una cosa sola con la sua divinità — senza mutamento, senza confusione, senza divisione e senza separazione. Nella Persona del Verbo Eterno Incarnato sono unite e attive, in maniera reale e perfetta, la natura umana e la natura divina, con tutte le loro proprietà, facoltà e operazioni.
6. La divinità è stata rivelata nell’umanità. La Gloria del Padre si è manifestata nella carne del Figlio. Abbiamo visto l’amore del Padre nella vita del Servo sofferente. Il Signore Incarnato è morto sulla croce affinché noi potessimo vivere. È risorto il terzo giorno, aprendoci la via al Padre e alla vita eterna.
7. A quanti credono nel Figlio di Dio e Io accolgono nella fede e nel battesimo è dato il potere di diventare figli di Dio. Mediante il Figlio Incarnato, nel cui corpo vengono inseriti dallo Spirito Santo, sono in comunione con il Padre e tra di loro. Questo è il cuore del mistero della Chiesa, nella quale e attraverso la quale il Padre, per mezzo dello Spirito Santo, rinnova e ricapitola in Cristo l’intera creazione. Nella Chiesa, Cristo, Verbo di Dio, viene conosciuto, vissuto, proclamato e celebrato.
8. Questa è la fede che entrambi confessiamo, Il suo contenuto è il medesimo in entrambe le comunioni, anche se la sua formulazione ha conosciuto nel corso della storia, differenze di termini e di accentuazioni. Siamo convinti che queste differenze sono tali da poter coesistere nella stessa comunione e quindi non devono né dovrebbero dividerci, soprattutto quando annunciamo Cristo ai nostri fratelli e sorelle sparsi nel mondo in termini ad essi più facilmente accessibili.
9. È la coscienza della nostra comune fede che ci spinge a pregare affinché lo Spirito Santo di Dio rimuova tutti gli ostacoli che ancora permangono e ci guidi alla meta comune: il ristabilimento della piena comunione tra le nostre chiese.
Festa di Pentecoste, 3 giugno 1990
(Testo originale inglese: Information Service n. 73, 1990/II, p. 39)
Dichiarazione Cristologica comune tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente
Sua Santità Papa Giovanni Paolo Il, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica e Sua Santità Mar Dinkha IV, Catholicos-Patriarca della Chiesa assira dell’Oriente, rendono grazia a Dio che ha ispirato loro questo nuovo incontro fraterno.
Essi lo considerano un passo fondamentale del cammino verso la piena comunione che dovrà essere ristabilita tra le loro Chiese. In effetti, essi possono, d’ora in poi, proclamare insieme davanti al mondo la loro fede comune nel mistero dell’Incarnazione.
Quali eredi e custodi della fede ricevuta dagli Apostoli, così come essa è stata formulata dai nostri Padri comuni nel Simbolo di Nicea, noi confessiamo un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, il quale, giunta la pienezza dei tempi, è disceso dal cielo e si è fatto uomo per la nostra salvezza. Il Verbo di Dio, la seconda Persona della Santa Trinità, per la potenza dello Spirito Santo si è incarnato assumendo dalla Santa Vergine Maria un corpo animato da un’anima razionale, con la quale egli fu indissolubilmente unito sin dal momento del suo concepimento.
Perciò il nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, consustanziale con il Padre e consustanziale con noi in ogni cosa, eccetto il peccato. La sua divinità e la sua umanità sono unite in un’unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né separazione. In lui è stata preservata la differenza delle nature della divinità e dell’umanità, con tutte le loro proprietà, facoltà ed operazioni. Ma lungi dal costituire “un altro e un altro”, la divinità e l’umanità sono unite nella persona dello stesso ed unico Figlio di Dio e Signore Gesù Cristo, il quale è l’oggetto di una sola adorazione.
Cristo pertanto non è un “uomo come gli altri” che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo, come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un padre, per quanto è della sua umanità. L’umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata sempre quella dello stesso Figlio di Dio. Per questa ragione la Chiesa assira dell’Oriente eleva le sue preghiere alla Vergine Maria quale “Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore”. Alla luce di questa stessa fede, la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale “Madre di Dio” e anche quale “Madre di Cristo”. Noi riconosciamo la legittimità e l’esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.
Tale è l’unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.
Tuttavia, prescindendo dalle divergenze cristologiche che ci sono state, oggi noi confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio. D’ora in poi, noi desideriamo testimoniare insieme questa fede in Colui che è Via, Verità e Vita, annunciandola nel modo più idoneo agli uomini del nostro tempo e affinché il mondo creda nel Vangelo di Salvezza.
Il mistero dell’Incarnazione che noi professiamo insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso riguarda il Figlio di Dio inviato per salvarci. L’economia della salvezza, che ha la sua origine nel mistero della comunione della Santa Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo - è portata a compimento attraverso la partecipazione a questa comunione, secondo la grazia, nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Popolo di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito.
I credenti diventano membra di questo corpo attraverso il sacramento del Battesimo, per il cui tramite, per mezzo dell’acqua e dell’azione dello Spirito, essi rinascono come creature nuove. Essi sono confermati dal sigillo dello Spirito Santo, che il sacramento dell’unzione conferisce. La loro comunione con Dio e tra loro è pienamente realizzata dalla celebrazione dell’unica offerta di Cristo nel sacramento dell’eucaristia. Tale comunione è ristabilita per i membri peccatori della Chiesa quando essi sono riconciliati con Dio e gli uni con gli altri per mezzo del sacramento del Perdono. Il sacramento dell’ordinazione al ministero sacerdotale nella successione apostolica è garante, in ogni Chiesa locale, dell’autenticità della fede, dei sacramenti e della comunione.
Vivendo di questa fede e di questi sacramenti, le Chiese cattoliche particolari e le Chiese assire particolari possono, di conseguenza, riconoscersi reciprocamente come Chiese sorelle. Per essere piena e totale, la comunione presuppone l’unanimità per quanto riguarda il contenuto della fede, i sacramenti e la costituzione della Chiesa. Poiché tale unanimità, alla quale tendiamo, non è stata ancora raggiunta, non possiamo purtroppo celebrare insieme l’eucaristia che è il segno della comunione ecclesiale già pienamente ristabilita.
Tuttavia, la profonda comunione spirituale nella fede e la reciproca fiducia che già esistono tra le nostre Chiese, ci autorizzano d’ora in poi a considerare come sia possibile testimoniare insieme il messaggio evangelico e collaborare in particolari situazioni pastorali, tra le quali, e in modo speciale, nel campo della catechesi e della formazione dei futuri sacerdoti.
Rendendo grazia a Dio che ci ha concesso di riscoprire ciò che già ci unisce nella fede e nei sacramenti, ci impegniamo a fare tutto il possibile per rimuovere quegli ostacoli del passato che impediscono ancora il raggiungimento della piena comunione tra le nostre Chiese, per poter rispondere meglio all’appello del Signore per l’unità dei suoi discepoli, una unità che deve essere evidentemente espressa in modo visibile. Per superare tali ostacoli, costituiamo un comitato misto per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell’Oriente.
Firmato: Mar Dinkha IV e Giovanni Paolo Il
Roma, l’11 novembre 1994
(Traduzione ufficiale, dall’originale in lingua inglese, del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani)