DAI NOVISSIMI IL GIUDIZIO UNIVERSALE finirà il tempo della Misericordia e ci sarà il Giudizio

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:37
[SM=g1740733] Avendo appena terminato l'Anno Liturgico ricordando la Festa solenne di Cristo Re, approfondiamo per mezzo di sant'Alfonso Maria de Liguori, in cosa consisterà questo Giudizio!

Non si vuole terrorizzare nessuno, ma attenzione, dovremmo davvero essere spaventati all'idea di una eternità lontano da Dio, non possiamo tacere su ciò che ci aspetta, ci attende, quando Nostro Signore ne ha parlato lungamente nei Vangeli proprio per metterci in guardia....
Invitiamo tutti i Sacerdoti a riflettere seriamente sulle loro Omolie blande, ciarlatane e private della verità per paura di offendere, o di spaventare: quando le anime, perchè da voi ingannate, si troveranno davanti alla Verità e al Giudice supremo, e dannate a causa delle vostre prediche stolte, anche voi subirete la medesima sorte.... come ci rammenta il Signore per mezzo del Profeta Ezechiele 13,...

 [8]Pertanto dice il Signore Dio: Poiché voi avete detto il falso e avuto visioni bugiarde, eccomi dunque contro di voi, dice il Signore Dio. [9]La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni e dai vaticini bugiardi; non avranno parte nell'assemblea del mio popolo, non saranno scritti nel libro d'Israele e non entreranno nel paese d'Israele: saprete che io sono il Signore Dio, [10]poiché ingannano il mio popolo dicendo: Pace! e la pace non c'è; mentre egli costruisce un muro, ecco essi lo intonacano di mota. [11]Dì a quegli intonacatori di mota: Cadrà! Scenderà una pioggia torrenziale, una grandine grossa, si scatenerà un uragano [12]ed ecco, il muro è abbattuto. Allora non vi sarà forse domandato: Dov'è la calcina con cui lo avevate intonacato? [13]Perciò dice il Signore Dio: Con ira scatenerò un uragano, per la mia collera cadrà una pioggia torrenziale, nel mio furore per la distruzione cadrà grandine come pietre; [14]demolirò il muro che avete intonacato di mota, lo atterrerò e le sue fondamenta rimarranno scoperte; esso crollerà e voi perirete insieme con esso e saprete che io sono il Signore.
[15]Quando avrò sfogato l'ira contro il muro e contro coloro che lo intonacarono di mota, io vi dirò: Il muro non c'è più e neppure gli intonacatori

E ancora più esplicitamente in Ezechiele cap.3....

[16]Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. [17]Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. [18]Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. [19]Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
[20]Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. [21]Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato».

Il Tempo della Misericordia del Signore, cominciato nella "pienezza del tempo" in cui Dio mandò il Suo Figlio, cesserà giunta la fine dei tempi quando Egli ritornerà in gloria e potenza, e allora inizierà il Giudizio Divino. Occultare queste verità agli uomini del nostro tempo, è un gravissimo peccato mortale. Molte anime rischiano di dannarsi, e si dannano, perchè si è nascosta la verità sulla sorte delle Anime.....
Non è dunque la Parola di Dio che può metterci paura o terrore, ma scoprire dopo, quando non non avremmo più il tempo per convertirci, che ciò che Egli ha detto è la verità e noi l'abbiamo calpestata.....

Buona meditazione!

cinquedevozioneamariadi.jpg



Predica del 25 novembre 2012 di padre Konrad Il Santo nome e la Persona di Gesù Giudice

 

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Oggi, se facciamo ben attenzione, dice sant'Anlfonso, non c'è persona al mondo più disprezzata di Gesù Cristo +
Il Suo santo Nome viene da tanti pronunziato solo in momenti di sorpresa, o di ira; la Sua divinità e il Suo divin Sacrificio per cui ha salvato il mondo, in mezzo ai dolori più atroci, disonorate nella Liturgia. Il Suo Corpo mistico, la Chiesa, oltraggiato dai nemici esterni ed interni, e tutto questo come ci fosse niente che potesse fare l'Onnipotente, nella parola del santo Profeta Giobbe.
Ma il Redentore ha destinato un giorno, chiamato dalle Scritture "il giorno del Signore", in cui Gesù Cristo si manifesterà come realmente è nella gloria della Sua maestà quando, nella parola del Salmo: si manifesterà facendo giustizia. Questo giorno non sarà più chiamato "giorno di misericordia", né di perdono, ma giorno di ira, Dies irae, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, così il Profeta Sofonia e ripresa nel Dies Irae.
In questo giorno che è il giorno del Giudizio Universale il Signore ristabilirà il Suo onore che i peccatori su questa terra hanno cercato di toglierGli.

Analizziamo ora con sant'Alfonso, dal suo libro ammirevole "Apparecchio alla morte", come si svolgerà quell'ultimo giorno della storia umana.

1. Prima del suo arrivo verrà il fuoco dal cielo e brucerà la terra intera, corrotta come è stata dai peccati. Ecco la fine cui andranno incontro tutte le ricchezze, i lussi e le raffinatezze di questo mondo.

2. Suonerà la tromba ed i morti risorgeranno (1Cor.15,22-58), le Anime dei beati scenderanno dal cielo per riunirsi ai loro corpi con cui hanno servito Dio in questa vita, che splenderanno allora come il sole nella bellezza della loro santità, le anime dei dannati invece saliranno dall'Inferno per riunirsi ai loro corpi maledetti, con i quali hanno offeso Dio e che appariranno deformi, neri e puzzolenti.

3. Gli uomini si raduneranno nella valle di Josafat per essere giudicati. Gli Angeli separeranno i cattivi dai buoni, i cattivi alla sinistra, i giusti alla destra. I cattivi che per aver fatto una breve apparizione sulla scena di questo mondo, dovranno poi far la parte dei dannati nella tragedia del giudizio, mentre gli eletti che a loro maggiore gloria, secondo l'Apostolo Paolo, saranno sollevati in aria sopra le nubi per andare incontro, con gli Angeli, a Gesù Cristo.

4. I Cieli si apriranno, gli Angeli scendono ad assistere al Giudizio portando i segni della Passione del Signore, come dice San Tommaso d'Aquino: "Veniente Domino ad iudicium, signum crucis, et alia passionis indicia demonstrabuntur". Cornelio a Lapide scrive: Oh come allora al veder la Croce piangeranno i peccatori, che in vita non fecer conto della loro salute eterna, che tanto costò al Figlio di Dio! "Plangent qui salutem suam, quae Christo tam cara stetit, neglexerint".

5. Gli Apostoli e la Regina degli Angeli e dei Santi, giungeranno ad assistere al Giudizio e alla fine l'Eterno Giudice arriverà in un trono di luce e di maestà, come abbiamo letto nel Vangelo di oggi: Vedranno il Figlio dell'Uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria, e davanti a Lui tremeranno i popoli.

E per i dannati sarebbe meglio sopportare le pene dell'inferno che la presenza del Signore in questo giorno, come dice San Girolamo: La vista di Gesù Cristo consolerà gli eletti, ma a' reprobi ella apporterà più pena che lo stesso inferno: "Damnatis melius esset inferni poenas, quam Domini praesentiam ferre".

E come dice anche  San Basilio: "Superat omnem poenam confusio ista". Allora avverrà quel che predisse S. Giovanni che i dannati pregheranno i monti a cader loro sopra e nasconderli dalla vista del loro Giudice irato: "Dicent autem montibus: Cadite super nos, et abscondite nos a facie sedentis super thronum, et ab ira Agni" (Apoc 6,6).

6. La Corte siede e i Libri vengono aperti. I Libri sono, carissimi amici, le coscienze di ogni individuo che insieme agli Angeli e ai Diavoli, daranno testimonianza della loro condotta su questa terra. Il Maestro della sentenza ed altri commentatori dicono che l peccati degli eletti non saranno manifestati per un atto di misericordia divina, mentre secondo San Basilio i peccati dei reprobi saranno tutti visti con un unico colpo d'occhio, come in un quadro.

7. La Sentenza. Ai Giusti il Giudice dirà: Venite figli benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo (Mt.25,34). Io benedico il Sangue che ho sparso, dirà il Signore, per voi; benedico le lacrime che avete versato per i vostri peccati. Anche la Madonna Santissima benedirà i Santi devoti e li inviterà a salire con Lei in Paradiso.
Ai Dannati invece, l'Eterno Giudice dirà: Via lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno (Mt.25,41). Dopo questa sentenza, dice S. Efrem, che i reprobi si licenzieranno dagli angeli, da' santi, da' congiunti e dalla divina Madre, poi in mezzo alla valle si aprirà un grande abisso nel quale cadranno insieme i Demoni e i Dannati per non uscirne mai più, in eterno.

"Mio Salvatore e Dio - prega sant'Alfonso - quale sarà la sentenza che mi toccherà in quel giorno se ora, Gesù mio, mi domandaste conto della mia vita? Che altro risponderVi se non che merito mille volte l'inferno. Oh Gesù mio! Voi condannate i peccatori ostinati, non certo quelli che si pentono e vi vogliono amare!
Eccomi pentito ai Vostri piedi. Oh Gesù mio, salvatemi!
La mia salvezza sia amarVi sempre e sempre lodare le Vostre misericordie: canterò in eterno le misericordie del Signore - Misericordias Domini, in aeternum cantabo (Sal. 88 -89- ). Maria, Madre mia, speranza e rifugio, aiutatemi ed ottenete per me la santa perseveranza, non si è mai perduto nessuno che abbia fatto ricorso a Voi.
A Voi mi raccomando: abbiate pietà di me".

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo +


[SM=g1740771] seguiranno ora alcuni scritti di sant'Alfonso sopra citati e ripresi dal sito amico Turris Erbunea




Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:40
[SM=g1740771]  IL GIUDIZIO PARTICOLARE


Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi (2 Cor 5,10)

PUNTO I

Consideriamo la comparsa, l'accusa, l'esame e la sentenza. E parlando prima della comparsa dell'anima dinanzi al giudice, è comune sentenza de' Teologi che il giudizio particolare si fa nel punto stesso che l'uomo spira; e che nel luogo medesimo dove l'anima si separa dal corpo, ella è giudicata da Gesù Cristo, il quale non manderà, ma verrà Egli stesso a giudicar la di lei causa. "Qua hora non putatis, Filius hominis veniet" (Luc 12,40). "Veniet nobis in amore (dice S. Agostino), impiis in tremore". Oh quale spavento avrà chi vedrà la prima volta il Redentore, e lo vedrà sdegnato! "Ante faciem indignationis eius quis stabit?" (Naum 1,6). Ciò considerando il P. Luigi da Ponte, tremava in tal modo, che facea tremare anche la cella dove stava. il V. P. Giovenale Ancina, sentendo cantare la "Dies illa", al pensiero del terrore che avrà l'anima in dovere esser presentata al giudizio, risolse di lasciar il mondo, come in effetto lo lasciò. Il vedere lo sdegno del giudice sarà l'avviso della condanna: "Indignatio regis, nuntii mortis" (Prov 16,14). Dice S. Bernardo che allora l'anima patirà più in vedere Gesù sdegnato, che nello stare nel medesimo inferno: "Mallet esse in inferno".

Alle volte si son veduti i rei sudar freddo, in esser presentati avanti a qualche giudice di terra. Pisone comparendo in senato colla veste da reo, sentì tanta confusione che volontariamente si uccise. Che pena è ad un figlio, o ad un vassallo vedere il padre, o il principe gravemente sdegnato? Oh qual altra pena maggiore proverà quell'anima in vedere Gesù Cristo da lei in vita disprezzato! "Videbunt in quem transfixerunt" (Zach 12,10). Quell'agnello che in vita ha avuta tanta pazienza, l'anima poi lo vedrà irato, senza speranza più di placarlo; ciò la indurrà a pregare i monti a caderle sopra, e così nasconderla dal furore dell'agnello sdegnato. "Montes cadite super nos, abscondite nos ab ira Agni" (Apoc 6,16). Dice S. Luca parlando del giudizio: "Tunc videbunt Filium hominis" (Luc 21,27). Il vedere il giudice in forma d'uomo, oh qual pena apporterà al peccatore! perché dalla vista di tal uomo morto per la sua salute, si sentirà maggiormente rimproverare la sua ingratitudine. Quando il Salvatore ascese al cielo, dissero gli angeli a' discepoli: "Hic Iesus qui assumptus est a vobis in coelum, sic veniet, quemadmodum vidistis eum euntem in coelum" (Act 1,11). Verrà dunque il giudice a giudicare colle stesse piaghe, colle quali si partì dalla terra. "Grande gaudium intuentium! grandis timor exspectantium", dice Ruperto. Quelle piaghe consoleranno i giusti, ma spaventeranno i peccatori. Allorché Giuseppe disse a' fratelli: "Ego sum Ioseph, quem vendidistis", dice la Scrittura che quelli per lo terrore si tacquero, e perderono la parola: "Non poterant respondere fratres, nimio terrore perterriti" (Gen 45,3). Or che risponderà il peccatore a Gesù Cristo? Forse avrà animo di cercargli pietà; quando primieramente dovrà rendergli conto del disprezzo ch'ha fatto della pietà usatagli? "Qua fronte (Eusebio Emisseno) misericordiam petes, primum de misericordiae contemtu iudicandus?". Che farà dunque, dice S. Agostino; dove fuggirà, quando vedrà di sopra il giudice sdegnato, di sotto l'inferno aperto, da un lato i peccati che l'accusano, dall'altro i demoni accinti ad eseguir la pena, e di dentro la coscienza che rimorde? "Superius erit iudex iratus, inferius horrendum chaos, a dextris peccata accusantia, a sinistris daemonia ad supplicium trahentia, intus conscientia urens? quo fugiet peccator sic comprehensus?".

PUNTO II

Considera l'accusa e l'esame. "Iudicium sedit, et libri aperti sunt" (Dan 9). Due saranno questi libri, il Vangelo e la coscienza. Nel Vangelo si leggerà quel che il reo doveva fare, nella coscienza quel che ha fatto: "Videbit unusquisque quod fecit", S. Girolamo. Nella bilancia della divina giustizia non si peseranno allora le ricchezze, la dignità e la nobiltà delle persone, ma solamente l'opere. "Appensus es in statera (disse Daniele al re Baltassarre), et inventus es minus habens" (Dan 5,27). Commenta il P. Alvarez: "Non aurum, non opes in stateram veniunt, solus rex appensus est". Verranno allora gli accusatori, e per prima il demonio. "Praesto erit diabolus (dice S. Agostino) ante tribunal Christi, et recitabit verba professionis tuae. Obiiciet nobis in faciem omnia quae fecimus, in qua die, in qua hora peccavimus". "Recitabit verba professionis tuae", viene a dire che presenterà le stesse nostre promesse, alle quali poi abbiamo mancato; ed addurrà tutte le colpe, segnando il giorno e l'ora in cui l'abbiamo commesse. Indi dirà al giudice, come scrive S. Cipriano: "Ego pro istis nec alapas, nec flagella sustinui". Signore, io per questo reo non ho patito niente, ma esso ha lasciato Voi che siete morto per salvarlo, per farsi schiavo mio; ond'esso a me tocca. Accusatori saranno anche gli angeli custodi, come dice Origene: "Unusquisque Angelorum testimonium perhibet, quot annis circa eum laboraverit, sed ille monita sprevit". Sicché allora: "Omnes amici eius spreverunt eam" (Ier 51). Accusatrici saranno le mura, tra le quali quel reo avrà peccato! "Lapis de pariete clamabit" (Abac 2,11). Accusatrice sarà la stessa coscienza: "Testimonium reddente illis conscientia ipsorum in die, cum iudicabit Deus" (Rom 2). Gli stessi peccati allora, dice S. Bernardo, parleranno, "et dicent: Tu nos fecisti, opera tua sumus, non te deseremus". Accusatrici finalmente saranno, come dice il Grisostomo, le piaghe di Gesù Cristo: "Clavi de te conquerentur: cicatrices contra te loquentur: crux Christi contra te perorabit". Indi si verrà all'esame.

Dice il Signore: "Ego in die illa scrutabor Ierusalem in lucernis" (Soph 1,12). La lucerna, dice il Mendoza, penetra tutti gli angoli della casa: "Lucerna omnes angulos permeat". E Cornelio a Lapide, spiegando la parola "in lucernis", dice che allora Dio metterà avanti al reo gli esempi de' santi e tutt'i lumi ed ispirazioni che gli ha dato in vita; ed anche tutti gli anni che gli ha concessi a far bene. "Vocavit adversum me tempus" (Thren 1,15). Sicché allora avrai da render conto d'ogni occhiata. "Exigitur a te usque ad ictum oculi", S. Anselmo. "Purgabit filios Levi, et colabit eos" (Malach 3,3). Siccome si cola l'oro, separandone la scoria, così si avranno da esaminare le opere buone, le confessioni, le comunioni ecc. "Cum accepero tempus, ego iustitias iudicabo" (Ps 74,3). In somma, dice S. Pietro che nel giudizio il giusto appena si salverà: "Si iustus vix salvabitur, impius et peccator ubi parebunt?" (1 Petr 4,18). Se ha da rendersi conto d'ogni parola oziosa, qual conto si renderà di tanti mali pensieri acconsentiti? di tante parole disoneste? S. Gregorio: "Si de verbo otioso ratio poscitur, quid de verbo impuritatis?". Specialmente dice il Signore (parlando degli scandalosi che gli han rubate l'anime): "Occuram eis quasi ursa raptis catulis" (Osea 13,8). Parlando poi dell'opere dirà il giudice: "Date ei de fructu manuum suarum" (Prov 31). Pagatelo secondo le opere che ha fatte.

PUNTO III

In somma l'anima per conseguir la salute eterna, ha da trovarsi nel giudizio colla vita fatta conforme alla vita di Gesù Cristo. "Quos praescivit, et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui" (Rom 8,29). Ma ciò era quello che faceva tremare Giobbe. "Quid faciam, cum surrexerit ad iudicandum Deus? et cum quaesierit, quid respondebo illi?". Filippo II, avendogli un suo domestico detta una bugia, lo rimproverò dicendogli: "Così m'inganni?". Quel miserabile ritornato in casa, se ne morì di dolore. Che farà, che risponderà il peccatore a Gesù Cristo giudice? Farà quel che fece colui del Vangelo, che venne senza la veste nuziale, tacque, non sapendo che rispondere. "At ille obmutuit" (Matth 22,12). Lo stesso peccato gli otturerà la bocca: "Omnis iniquitas oppilabit os suum" (Psal 106,42). Dice S. Basilio che 'l peccatore allora sarà più tormentato dal rossore, che dallo stesso fuoco dell'inferno: "Horridior, quam ignis, erit pudor".

Ecco finalmente il giudice darà la sentenza. "Discede a me, maledicte, in ignem aeternum". Oh che tuono terribile sarà questo! "Oh quam terribiliter personabit tonitruum illud!", il Cartusiano. Dice S. Anselmo: "Qui non tremit ad tantum tonitruum, non dormit, sed mortuus est". E soggiunge Eusebio che sarà tanto lo spavento de' peccatori in sentirsi proferir la condanna, che se potessero morire, di nuovo morirebbero: "Tantus terror invadet malos, cum viderint iudicem sententiam proferentem, ut nisi essent immortales, iterum morerentur". Allora, dice S. Tommaso da Villanova, non si dà più luogo a preghiere; né vi sono più intercessori, a cui ricorrere: "Non ibi precandi locus; nullus intercessor assistet, non amicus, non pater". A chi allora dunque ricorreranno? Forse a Dio, che han così disprezzato? "Quis te eripiet, Deusne ille, quem contempsisti?" (S. Basilio). Forse a' santi? a Maria? No, perché allora: "Stellae (che sono i santi avvocati) cadent de coelo; et luna (ch'è Maria) non dabit lumen suum" (Matth 24). Dice S. Agostino: "Fugiet a ianua paradisi Maria".

Oh Dio, esclama S. Tommaso da Villanova, e con quale indifferenza sentiamo parlar del giudizio, quasi a noi non potesse toccar la sentenza di condanna! o come noi non avessimo ad esser giudicati! "Heu quam securi haec dicimus, et audimus, quasi nos non tangeret haec sententia, aut quasi dies ille nunquam esset venturus!". E qual pazzia, soggiunge lo stesso santo, è lo star sicuro in cosa di tanto pericolo! "Quae est ista stulta securitas in discrimine tanto!". Non dire, fratello mio, ti avverte S. Agostino: Eh che Dio vorrà proprio mandarmi all'inferno? "Nunquid Deus vere damnaturus est?". Nol dire, dice il santo, perché anche gli ebrei non sel persuadevano d'esser esterminati; tanti dannati non sel credevano d'esser mandati all'inferno; ma poi è venuta la fine del castigo: "Finis venit, venit finis: nunc immittam furorem meum in te, et iudicabo" (Ez 7,6). E così ancora, dice S. Agostino, avverrà anche a te: "Veniet iudicii dies, et invenies verum, quod minatus est Deus". Al presente a noi sta di sceglier la sentenza che vogliamo: "In potestate nostra (dice S. Eligio) datur, qualiter iudicemur". E che abbiamo da fare? aggiustare i conti prima del giudizio: "Ante iudicium para iustitiam" (Eccli 18,19). Dice S. Bonaventura che i mercanti prudenti, per non fallire, spesso rivedono ed aggiustano i conti. "Iudex ante iudicium placari potest, in iudicio non potest", S. Agostino. Diciamo dunque al Signore, come diceva S. Bernardo: "Volo iudicatus praesentari, non iudicandus". Giudice mio, voglio che ora in vita mi giudicate e mi punite, or ch'è tempo di misericordia, e mi potete perdonare; perché dopo morte sarà tempo di giustizia.

Sant'Alfonso Maria dè Liguori


"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.

Suor Lucia Dos Santos



TURRIS EBURNEA


Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:41
[SM=g1740771] IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Cognoscetur Dominus iudicia faciens (Ps 9,17)

PUNTO I

Al presente, se ben si considera, non v'è nel mondo persona più disprezzata di Gesù Cristo. Si fa più conto d'un villano che non si fa conto di Dio; perché si teme che quel villano, vedendosi troppo offeso, mosso a sdegno, si vendichi: ma a Dio si fanno ingiurie, e se gli replicano alla libera, come se Dio non potesse vendicarsi, quando vuole. "Et quasi nihil possit facere Omnipotens, aestimabant eum" (Iob 22,17). Ma perciò il Redentore ha destinato un giorno, che sarà il giorno del giudizio universale (chiamato appunto dalle Scritture, "Dies Domini"), nel quale Gesù Cristo vorrà farsi conoscere per quel gran Signore ch'Egli è. "Cognoscetur Dominus iudicia faciens" (Psal 9,17). Quindi un tal giorno si chiama non più giorno di misericordia e di perdono, ma "Dies irae, dies tribulationis, et angustiae, dies calamitatis, et miseriae" (Soph 1,15). Sì, perché allora giustamente vorrà il Signore risarcirsi l'onore, che han cercato di torgli i peccatori in questa terra. Vediamo come avverrà il giudizio di questo gran giorno.

Prima di venire il giudice, "Ignis ante Ipsum praecedet" (Psal 96,3). Verrà fuoco dal cielo, che brucerà la terra e tutte le cose di questa terra. "Terra, et quae in ipsa sunt opera, exurentur" (2 Petr 3,10). Sicché palagi, chiese, ville, città, regni, tutti han da diventare un mucchio di cenere. Dee purgarsi col fuoco questa casa appestata di peccati. Ecco il fine che avran da avere tutte le ricchezze, le pompe e le delizie di questa terra. Morti che saranno gli uomini, suonerà la tromba e tutti risorgeranno. "Canet enim tuba, et mortui resurgent" (1 Cor 15,52). Dice S. Girolamo: "Quoties diem iudicii considero, contremisco; semper videtur illa tuba insonare auribus meis: Surgite, mortui, venite ad iudicium". Al suono di questa tromba scenderanno l'anime belle de' beati ad unirsi coi loro corpi, con cui han servito a Dio in questa vita; e l'anime infelici de' dannati saliranno dall'inferno ad unirsi con quei corpi maledetti, co' quali hanno offeso Dio.

Oh che differenza ci sarà allora tra i corpi de' beati e quelli dei dannati. I beati compariranno belli, candidi, risplendenti più che il sole. "Tunc iusti fulgebunt sicut sol" (Matth 13,43). Oh felice chi in questa vita sa mortificar la sua carne, con negarle i piaceri vietati; e per tenerla più a freno, le nega anche i gusti leciti del senso, la maltratta, come han fatto i santi! Oh quanto allora se ne troverà contento, come un S. Pietro d'Alcantara, che dopo morte disse a S. Teresa: "O felix poenitentia, quae tantam mihi promeruit gloriam!". All'incontro i corpi de' reprobi compariranno deformi, neri e puzzolenti. O che pena avrà allora il dannato in riunirsi col suo corpo! Corpo maledetto, dirà l'anima, che per contentare te io son perduta. E 'l corpo dirà: Anima maledetta, e tu che avevi in mano la ragione, perché mi hai conceduti quelli gusti, che han fatto perdere te e me per tutta l'eternità.

PUNTO II

Risorti che saranno gli uomini, sarà loro intimato dagli angeli che vadano tutti alla valle di Giosafat, per essere ivi giudicati: "Populi, populi in valle concisionis, quia iuxta est dies Domini" (Ioel 3,14). Radunati poi che saranno ivi, verranno gli angeli e segregheranno i reprobi dagli eletti. "Exibunt angeli, et separabunt malos de medio iustorum" (Matth 13,49). I giusti resteranno alla destra e i dannati saran cacciati alla sinistra. Che pena sarebbe a taluno il vedersi discacciato dalla conversazione o dalla chiesa! Ma quale altra pena sarà allora il vedersi discacciare dalla compagnia dei santi: "Quomodo putas impios confundendos, quando, segregatis iustis, fuerint derelicti!" (Auct. op. imperf.). Dice il Grisostomo che se i dannati non avessero altra pena, questa sola confusione basterebbe a fare il loro inferno: "Et si nihil ulterius paterentur, ista sola verecundia sufficeret eis ad poenam". Il figlio sarà separato dal padre, il marito dalla moglie, il padrone dal servo: "Unus assumetur, et alter relinquetur" (Matth 24,40). Dimmi, fratello mio, qual luogo pensi che allora ti toccherà? Vorresti trovarti alla destra? lascia dunque la via, che ti porta alla sinistra.

Ora in questa terra son tenuti per fortunati i principi, i ricchi, e son disprezzati i santi, che vivono poveri ed umili. O fedeli, che amate Dio, non vi accorate, in vedervi sì vilipesi e tribolati in questa terra: "Tristitia vertetur in gaudium" (Io 16,20). Allora voi sarete chiamati i veri fortunati, e avrete l'onore di esser dichiarati della corte di Gesù Cristo. Oh che bella figura che farà allora un S. Pietro di Alcantara, il quale fu vilipeso quasi apostata! un S. Giovanni di Dio, che fu trattato da pazzo! un S. Pietro Celestino, che avendo rinunziato il papato, morì dentro una carcere! Oh quali onori avranno allora tanti martiri straziati da' carnefici! "Tunc laus erit unicuique a Deo" (1 Cor 4,5). Ed oh che figura orribile all'incontro farà un Erode, un Pilato, un Nerone! e tanti altri grandi della terra, ma dannati! Oh amanti del mondo, alla valle, alla valle vi aspetto. Ivi senza dubbio muterete sentimenti. Ivi piangerete la vostra pazzia. Miseri, che per fare una breve comparsa sulla scena di questa terra, avrete poi a far ivi la parte di dannati nella tragedia del giudizio. Gli eletti dunque saran collocati alla destra; anzi per loro maggior gloria (secondo dice l'Apostolo) saranno sollevati in aria sovra le nubi, per andare cogli angeli ad incontro a Gesù Cristo, che ha da venire dal cielo: "Rapiemur cum illis in nubibus obviam Domino in aera" (1 Thess 4,17). E i dannati come tanti capretti destinati al macello, saran confinati alla sinistra, ad aspettare il loro giudice, che dovrà far la pubblica condanna di tutti i suoi nemici.

Ma ecco già si aprono i cieli, vengono gli angeli ad assistere al giudizio, e portano i segni della passione di Gesù Cristo: "Veniente Domino ad iudicium (dice S. Tommaso), signum crucis, et alia passionis indicia demonstrabuntur". Specialmente comparirà la croce: "Et tunc parebit signum Filii hominis in coelo, et tunc plangent omnes tribus terrae" (Matth 24,30). Dice Cornelio a Lapide: Oh come allora al veder la croce piangeranno i peccatori, che in vita non fecer conto della loro salute eterna, che tanto costò al Figlio di Dio! "Plangent qui salutem suam, quae Christo tam cara stetit, neglexerint". Allora dice il Grisostomo: "Clavi de te conquerentur, cicatrices contra te loquentur, crux Christi contra te perorabit". Assisteranno ancora come assessori a questo giudizio i santi Apostoli e tutti i loro imitatori, che insieme con Gesù Cristo giudicheranno le genti: "Fulgebunt iusti, iudicabunt nationes" (Sap 3,7). Verrà ancora ad assistere la Regina de' santi e degli angeli, Maria Santissima. In fine verrà l'eterno giudice in un trono di maestà e di luce. "Et videbunt Filium hominis venientem in nubibus coeli, cum virtute multa et maiestate" (Matth 24,31). "A facie eius cruciabuntur populi" (Ioel 2,6). La vista di Gesù Cristo consolerà gli eletti, ma a' reprobi ella apporterà più pena che lo stesso inferno: "Damnatis (dice S. Girolamo) melius esset inferni poenas, quam Domini praesentiam ferre". Dicea S. Teresa: Gesù mio, datemi ogni pena, e non mi fate vedere la vostra faccia sdegnata con me in quel giorno. E S. Basilio: "Superat omnem poenam confusio ista". Allora avverrà quel che predisse S. Giovanni che i dannati pregheranno i monti a cader loro sopra e nasconderli dalla vista del loro giudice irato: "Dicent autem montibus: Cadite super nos, et abscondite nos a facie sedentis super thronum, et ab ira Agni" (Apoc 6,6).

PUNTO III

Ma ecco già comincia il giudizio. Si aprono i processi, che saranno le coscienze di ciascuno: "Iudicium sedit et libri aperti sunt" (Dan 7,10). I testimoni contro i reprobi saranno per prima i demoni che diranno (secondo S. Agostino): "Aequissime Deus, iudica esse meum qui tuus esse noluit". Saran per secondo le proprie coscienze: "Testimonium reddente illis conscientia ipsorum" (Rom 2,15). Di più saran testimoni che grideranno vendetta, le stesse mura di quella casa dove i peccatori hanno offeso Dio. "Lapis de pariete clamabit" (Habac 2,11). Testimonio sarà finalmente lo stesso giudice, ch'è stato presente a tutte le offese a Lui fatte. "Ego sum iudex, et testis, dicit Dominus" (Ier 29,23). Dice S. Paolo che allora il Signore "illuminabit abscondita tenebrarum" (1 Cor 4,5). Farà vedere a tutti gli uomini i peccati de' reprobi più segreti e vergognosi, che in vita sono stati nascosti ancora a' confessori. "Revelabo pudenda tua in facie tua" (Nahum 3,5). I peccati degli eletti, vuole il Maestro delle sentenze con altri che allora non si manifesteranno, ma si troveranno coverti, secondo quel che disse Davide: "Beati quorum remissae sunt iniquitates, et quorum tecta sunt peccata" (Ps 31,1). All'incontro, dice S. Basilio che i peccati de' reprobi si vedranno da tutti con un'occhiata, come in un quadro: "Unico intuitu singula peccata velut in pictura noscentur". Dice S. Tommaso: Se nell'orto di Getsemani in dire Gesù Cristo, "Ego sum", caddero a terra tutti i soldati ch'eran venuti a prenderlo; che sarà quand'egli sedendo da giudice dirà a' dannati: Ecco io sono quello che Voi avete così disprezzato? "Quid faciet iudicaturus, qui hoc fecit iudicandus?".

Ma via su, già si viene alla sentenza. Si volterà prima Gesù Cristo agli eletti e dirà loro quelle dolci parole: "Venite, benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi" (Matth 25,34). S. Francesco d'Assisi in essergli rivelato ch'era predestinato, non capiva in sé per la consolazione; qual gaudio sarà sentirsi dire allora dal giudice: Venite, figli benedetti, venite al regno; non vi sono più pene per voi, non vi è più timore, già siete e sarete salvi in eterno. Io vi benedico il sangue che sparsi per voi, e vi benedico le lagrime che voi avete sparse per li vostri peccati: andiamo su al paradiso, dove staremo sempre insieme per tutta l'eternità. Benedirà anche Maria SS. i divoti suoi, e l'inviterà a venir seco in cielo, e così cantando "Alleluia, alleluia", entreranno gli eletti in trionfo al paradiso a possedere, a lodare, ed amare Dio in eterno.

All'incontro i dannati rivolti a Gesù Cristo gli diranno: E noi miseri che ce ne abbiamo da fare? E voi, dirà l'eterno giudice, giacché avete rinunziata e disprezzata la mia grazia, "discedite a me, maledicti, in ignem aeternum" (Matth 25,41). "Discedite", spartitevi da me, ch'io non voglio vedervi, né sentirvi più. "Maledicti", andate ed andate maledetti, giacché avete disprezzata la mia benedizione. E dove, Signore, hanno da andare questi miserabili? "In ignem", nell'inferno a bruciare in anima e corpo. E per quanti anni, o per quanti secoli? Che anni, che secoli! "In ignem aeternum", per tutta l'eternità, mentre Dio sarà Dio. Dopo questa sentenza dice S. Efrem che i reprobi si licenzieranno dagli angeli, da' santi, da' congiunti e dalla divina Madre: "Valete iusti, vale crux, vale paradise. Valete patres ac filii, nullum siquidem vestrum visuri sumus ultra. Vale tu quoque Dei Genitrix Maria". E così in mezzo alla valle si aprirà poi un gran fossa, dove caderanno insieme demonii e dannati, i quali si sentiranno oh Dio dietro le spalle chiudere quelle porte, che non si avranno da aprire, mai, mai, mai più in eterno. O peccato maledetto, a qual fine infelice avrai un giorno da condurre tante povere anime! O anime infelici, a cui sta riservata una fine così lagrimevole!

Sant'Alfonso Maria dè Liguori


"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.

Suor Lucia Dos Santos



TURRIS EBURNEA



Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:42
[SM=g1740771] CHE GRAN BENE SIA LA GRAZIA DI DIO, E CHE MALE LA DISGRAZIA DI DIO

Nescit homo pretium eius (Iob 28,13)

PUNTO I

Dice il Signore: "Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris" (Ier 15,19). Chi sa segregare le cose preziose dalle vili, si rende simile a Dio, che sa riprovare il male ed eleggere il bene. Vediamo che bene sia la grazia e che male sia la disgrazia di Dio. Non intendono gli uomini il valore della divina grazia. "Nescit homo pretium eius". E perciò la cambiano per niente, per un fumo, per un poco di terra, per un diletto di bestia; ma ella è un tesoro infinito, che ci rende degni dell'amicizia di Dio. "Infinitus enim thesaurus est hominibus, quo qui usi sunt, participes facti sunt amicitiae Dei" (Sap 7,14). Sicché un'anima in grazia ella è amica di Dio. I gentili ch'eran privi della luce della fede, stimavano impossibile che la creatura potesse tenere amicizia con Dio; e parlando secondo il lume naturale, giustamente il diceano, perché l'amicizia (come dice S. Girolamo) rende gli amici eguali: "Amicitia pares aut accipit, aut facit". Ma Iddio ci ha dichiarato in più luoghi che noi per mezzo della sua grazia diventiamo suoi amici per l'osservanza della sua legge: "Vos amici mei estis, si feceritis quae praecipio vobis" (Io 15,14). "Iam non dicam vos servos... vos autem dixi amicos" (Io 15,15). Onde esclama S. Gregorio: O bontà di Dio! non meritiamo noi d'esser chiamati neppure suoi servi, ed egli si degna di chiamarci amici: "Oh mira divinae bonitatis dignatio! Servi non sumus digni nominari, et amici vocamur".

Come si stimerebbe fortunato chi avesse la sorte di aver per amico il suo re! Ma questa sarebbe temerità d'un vassallo pretendere di fare amicizia col suo principe. Ma non è temerità il pretendere un'anima di esser amica del suo Dio. Narra S. Agostino che ritrovandosi due cortigiani in un monistero di solitari, prese uno a leggere ivi la vita di S. Antonio Abate. "Legebat (scrive il santo) et exuebatur mundo cor eius". Leggeva, e leggendo il suo cuore si andava staccando dagli affetti del mondo. Indi rivolto al compagno gli parlò così: "Quid quaerimus? Maior ne esse potest spes nostra, quam quod amici imperatoris simus? Et per quot pericula ad maius periculum pervenitur? et quandiu hoc erit?". Amico, gli disse, pazzi che andiamo noi cercando? possiamo noi sperare più con servir l'imperadore, che di diventare suoi amici? e se a tanto giungessimo, ci porressimo a maggior pericolo della salute eterna. Ma no, che difficilmente arriveremo mai ad aver per amico Cesare. "Amicus autem Dei (così concluse) si voluero, ecce nunc fio". Ma s'io voglio, disse, essere amico di Dio, ora posso diventarlo.

Chi dunque sta in grazia di Dio, diventa amico di Dio. Di più diventa figlio: "Ecce Dii estis, et filii Excelsi omnes" (Ps 3,6). Questa è la gran sorte, che ci ha ottenuta l'amor divino per mezzo di Gesù Cristo. "Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur, et simus" (Io 3,1). Di più l'anima in grazia diventa sposa di Dio: "Sponsabo te mihi in fide" (Os 2,20). E perciò il padre del figlio prodigo, ricevendolo nella sua grazia, ordinò che gli fosse dato l'anello in segno dello sposalizio: "Date annulum in manum eius" (Luc 15,22). Dico di più, diventa tempio dello Spirito Santo. Suor Maria Dognes vide uscire un demonio da un bambino che ricevé il battesimo, ed entrarvi lo Spirito Santo con una corona d'angeli.

PUNTO II

Dice S. Tommaso d'Aquino che il dono della grazia eccede ogni dono che può ricevere una creatura, mentre la grazia è una partecipazione della stessa natura di Dio. "Donum gratiae excedit omnem facultatem naturae creatae, cum sit participatio divinae naturae". E prima già lo disse S. Pietro: "Ut per haec efficiamini divinae consortes naturae" (2 Petr 1,4). Tanto ci ha meritato Gesù Cristo colla sua passione: Egli ci ha comunicato lo stesso splendore che ha ricevuto da Dio. "Et ego claritatem, quam dedisti mihi, dedi eis" (Io 17,22). In somma chi sta in grazia di Dio, si fa una cosa con Dio: "Qui adhaeret Domino, unus spiritus est" (1 Cor 6,17). E disse il Redentore che in un'anima che ama Dio, viene ad abitarvi tutta la SS. Trinità: "Si quis diligit me, Pater meus diliget eum... et ad eum veniemus, et mansionem apud eum faciemus" (Io 14,23).

È così bella agli occhi di Dio un'anima in grazia che Dio stesso la loda: "Quam pulchra es, amica mea! quam pulchra es!" (Cant 4,1). Il Signore da un'anima che l'ama par che non sappia partire gli occhi né l'orecchie per tutto ciò che gli domanda. "Oculi Domini super iustos, et aures eius in preces eorum" (Ps 33,16). Dicea S. Brigida che non si potrebbe vedere da un uomo la bellezza d'un'anima in grazia di Dio, senza morire per lo gaudio. E S. Caterina da Siena, vedendo già un'anima in grazia, disse ch'ella volentieri avrebbe data la vita, acciocché quell'anima non avesse perduta una tanta bellezza; e perciò la santa baciava la terra per dove passavano i sacerdoti, pensando che per mezzo loro l'anime si rimettono in grazia di Dio.

Quanti acquisti poi di meriti può fare un'anima in grazia! In ogni momento ella può acquistare una gloria eterna. Dice S. Tommaso che ogni atto d'amore fatto da un'anima merita un paradiso a parte: "Quilibet actus caritatis meretur vitam aeternam". Che stiamo dunque noi ad invidiare i grandi del mondo? se stiamo in grazia di Dio, possiamo continuamente acquistare grandezze assai maggiori in cielo. Un certo fratello coadiutore della Compagnia di Gesù, come scrive il P. Patrignani ne' suoi Menologi, comparve dopo morte, e disse ch'egli era salvo insieme con Filippo II re di Spagna; e che amendue godeano già la gloria, ma che quanto minore egli era stato in terra di Filippo, tanto maggiore era in paradiso. In oltre, solamente chi la prova, può intender la pace che gode anche in questa terra un'anima che sta in grazia di Dio. "Gustate, et videte, quam suavis est Dominus" (Ps 33). Non possono venir meno le parole del Signore: "Pax multa diligentibus legem tuam" (Ps 118,165). La pace di chi sta unito con Dio avanza tutti i piaceri, che può dare il senso e 'l mondo. "Pax Dei, quae exsuperat omnem sensum" (Philipp 4,7).

PUNTO III

Vediamo ora la miseria d'un'anima, che sta in disgrazia di Dio. Ella è separata dal suo sommo bene ch'è Dio. "Peccata vestra diviserunt inter vos, et Deum vestrum" (Is 59,2). Sicché ella non è più di Dio, e Dio non è più suo: "Vos non populus meus, et ego non ero vester" (Ose 1,9). Non solamente non è più suo, ma l'odia e la condanna all'inferno. Non odia il Signore alcuna sua creatura, neppure le fiere, le vipere, i rospi: "Diligis omnia quae fecisti, et nihil odisti eorum quae fecisti" (Sap 11,25). Ma non può lasciar Iddio di odiare i peccatori. "Odisti omnes qui operantur iniquitatem" (Ps 5,7). Sì, perché Dio non può non odiare il peccato, ch'è quel nemico tutto contrario alla sua volontà; e perciò odiando il peccato dee necessariamente odiare anche il peccatore, che sta unito col peccato. "Similiter autem odio sunt Deo impius, et impietas eius" (Sap 14,9).

Oh Dio, se alcuno ha per nemico un principe della terra, non può mai prender sonno quieto, temendo giustamente ad ogni momento la morte. E chi ha per nemico Dio, come può aver pace? Può taluno sfuggire l'ira del principe con nascondersi in una selva, o con andar lontano in altro regno: ma chi può sfuggire le mani di Dio? Signore (dicea Davide), se io salirò in cielo, se mi nasconderò nell'inferno, dovunque vado, la vostra mano può arrivarmi: "Si ascendero in coelum, tu illic es, si descendero in infernum, ades. Etenim illuc manus tua deducet me" (Ps 138,8).

Poveri peccatori! essi son maledetti da Dio, maledetti dagli angeli, maledetti da' Santi, maledetti anche in terra in ogni giorno da tutti i sacerdoti e religiosi, che ne pubblicano la maledizione in recitare l'officio divino: "Maledicti qui declinant a mandatis tuis". In oltre la disgrazia di Dio importa la perdita di tutti i meriti. Abbia meritato un uomo quanto un S. Paolo Eremita che visse 98 anni in una grotta, quanto un S. Francesco Saverio, che guadagnò a Dio dieci milioni d'anime; quanto un S. Paolo apostolo, che guadagnò più meriti (come dice S. Girolamo), che tutti gli altri apostoli, se costui commette un solo peccato mortale, perde tutto. "Omnes iustitiae eius, quas fecerat, non recordabuntur" (Ez 18). Ed ecco la ruina che porta la disgrazia di Dio, da figlio di Dio lo fa diventare schiavo di Lucifero, da amico diletto lo fa diventare nemico sommamente odiato, da erede del paradiso lo fa diventare un condannato dell'inferno. Dicea S. Francesco di Sales che se gli angeli potessero piangere, in veder la miseria d'un'anima che commette un peccato mortale e perde la divina grazia, gli angeli si metterebbero a piangere per compassione.

Ma la maggior miseria è che gli angeli piangerebbero, se fossero capaci di piangere, e 'l peccatore non piange. Dice S. Agostino: Perde colui una bestiuola, una pecorella, non mangia, non dorme e piange; perderà poi la grazia di Dio, e mangia, dorme e non piange.

Sant'Alfonso Maria dè Liguori


"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.

Suor Lucia Dos Santos



TURRIS EBURNEA



Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:44
[SM=g1740771] LA MISERICORDIA DI DIO E' PER CHI LO TEME

ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA

Ignoras, quoniam benignitas Dei ad poenitentiam te adducit? (Rom 2,4)

PUNTO I

Si ha nella parabola della zizania in S. Matteo (Matth 13) che essendo cresciuta in un campo la zizania insieme col grano, volevano i servi andare ad estirparla: "Vis, imus, et colligimus ea?". Ma il padrone rispose: No, lasciatela crescere, e poi si raccoglierà e si manderà al fuoco: "In tempore messis dicam messoribus, colligite primum zizania, et alligate ea in fasciculos ad comburendum". Da questa parabola si ricava per una parte la pazienza che il Signore usa co' peccatori; e per l'altra il rigore che usa cogli ostinati. Dice S. Agostino che in due modi il demonio inganna gli uomini: "Desperando, et sperando". Dopo che il peccatore ha peccato, lo tenta a disperarsi col terrore della divina giustizia; ma prima di peccare, l'anima al peccato colla speranza della divina misericordia. Perciò il santo avverte ad ognuno: "Post peccatum spera misericordiam; ante peccatum pertimesce iustitiam". Sì, perché non merita misericordia chi si serve della misericordia di Dio per offenderlo. La misericordia si usa con chi teme Dio, non con chi si avvale di quella per non temerlo. Chi offende la giustizia, dice l'Abulense, può ricorrere alla misericordia, ma chi offende la stessa misericordia, a chi ricorrerà?

Difficilmente si trova peccatore sì disperato, che voglia proprio dannarsi. I peccatori voglion peccare, senza perdere la speranza di salvarsi. Peccano e dicono: Dio è di misericordia; farò questo peccato, e poi me lo confesserò. "Bonus est Deus, faciam quod mihi placet", ecco come parlano i peccatori, scrive S. Agostino. Ma oh Dio così ancora dicevano tanti, che ora sono già dannati.

Non dire, dice il Signore: Son grandi le misericordie che usa Dio; per quanti peccati farò, con un atto di dolore sarò perdonato. "Et ne dicas: miseratio Domini magna est, multitudinis peccatorum meorum miserebitur" (Eccli 5,6). Nol dire, dice Dio; e perché? "Misericordia enim, et ira ab illo cito proximant, et in peccatores respicit ira illius" (Eccli 5,7). La misericordia di Dio è infinita, ma gli atti di questa misericordia (che son le miserazioni) son finiti. Dio è misericordioso ma è ancora giusto. "Ego sum iustus, et misericors", disse il Signore un giorno a S. Brigida; "peccatores tantum misericordem me existimant". I peccatori, scrive S. Basilio, voglion considerare Dio solo per metà: "Bonus est Dominus, sed etiam iustus; nolite Deum ex dimidia parte cogitare". Il sopportare chi si serve della misericordia di Dio per più offenderlo, diceva il P. M. Avila che non sarebbe misericordia, ma mancamento di giustizia. La misericordia sta promessa a chi teme Dio, non già a chi se ne abusa. "Et misericordia eius timentibus eum", come cantò la divina Madre. Agli ostinati sta minacciata la giustizia; e siccome (dice S. Agostino) Dio non mentisce nelle promesse; così non mentisce ancora nelle minacce: "Qui verus est in promittendo, verus est in minando".

Guardati, dice S. Gio. Grisostomo, quando il demonio (ma non Dio) ti promette la divina misericordia, affinché pecchi; "Cave ne unquam canem illum suscipias, qui misericordiam Dei pollicetur". Guai, soggiunge S. Agostino, a chi spera per peccare: "Sperat, ut peccet; vae a perversa spe". Oh quanti ne ha ingannati e fatti perdere, dice il santo, questa vana speranza. "Dinumerari non possunt, quantos haec inanis spei umbra deceperit". Povero chi s'abusa della pietà di Dio, per più oltraggiarlo! Dice S. Bernardo che Lucifero perciò fu così presto castigato da Dio, perché si ribellò sperando di non riceverne castigo. Il re Manasse fu peccatore, poi si convertì, e Dio lo perdonò; Ammone suo figlio, vedendo il padre così facilmente perdonato, si diede alla mala vita colla speranza del perdono; ma per Ammone non vi fu misericordia. Perciò ancora dice S. Gio. Grisostomo che Giuda si perdé, perché peccò fidato alla benignità di Gesù Cristo: "Fidit in lenitate magistri". In somma Dio, se sopporta, non sopporta sempre. Se fosse che Dio sempre sopportasse, niuno si dannerebbe; ma la sentenza più comune è che la maggior parte anche de' cristiani (parlando degli adulti) si danna: "Lata porta et spatiosa via est, quae ducit ad perditionem, et multi intrant per eam" (Matth 7,13).

Chi offende Dio colla speranza del perdono, "irrisor est non poenitens", dice S. Agostino. Ma all'incontro dice S. Paolo che Dio non si fa burlare: "Deus non irridetur" (Galat 6,7). Sarebbe un burlare Dio seguire ad offenderlo, sempre che si vuole, e poi andare al paradiso. "Quae enim seminaverit homo, haec et metet" (Galat 6,7). Chi semina peccati, non ha ragione di sperare altro che castigo ed inferno. La rete con cui il demonio strascina all'inferno quasi tutti quei cristiani che si dannano, è quest'inganno, col quale loro dice: Peccate liberamente, perché con tutt'i peccati vi salverete. Ma Dio maledice chi pecca colla speranza del perdono. "Maledictus homo qui peccat in spe". La speranza del peccatore dopo il peccato, quando vi è pentimento, è cara a Dio, ma la speranza degli ostinati è l'abbominio di Dio: "Et spes illorum abominatio" (Iob 11,20). Una tale speranza irrita Dio a castigare, siccome irriterebbe il padrone quel servo che l'offendesse, perché il padrone è buono.

PUNTO II

Dirà taluno, Dio m'ha usate tante misericordie per lo passato, così spero che me l'userà per l'avvenire. Ma io rispondo: E perché t'ha usate tante misericordie, per questo lo vuoi tornare ad offendere? Dunque (ti dice S. Paolo) così tu disprezzi la bontà e la pazienza di Dio? Nol sai che 'l Signore ti ha sopportato sinora; non già a fine che tu lo segui ad offendere, ma acciocché piangi il mal fatto? "An divitias bonitatis eius, et patientiae contemnis? Ignoras, quoniam benignitas Dei ad poenitentiam te adducit?" (Rom 2,4). Quando tu fidato alla divina misericordia non vuoi finirla, la finirà il Signore. "Nisi conversi fueritis, arcum suum vibrabit" (Ps 7). "Mea est ultio et ego retribuam in tempore" (Deut 32,35). Dio aspetta ma quando giunge il tempo della vendetta, non aspetta più e castiga.

"Propterea exspectat Dominus, ut misereatur vestri" (Is 30,18). Dio aspetta il peccatore, acciocché si emendi: ma quando vede che quegli del tempo, che gli è dato per piangere i peccati, se ne serve per accrescerli, allora chiama lo stesso tempo a giudicarlo. "Vocavit adversum me tempus" (Thren 1,15). S. Gregorio: "Ipsum tempus ad iudicandum vertit". Sicché lo stesso tempo dato, le stesse misericordie usate serviranno per farlo castigare con più rigore e più presto abbandonare. "Curavimus Babylonem, et non est sanata, derelinquamus eam" (Ier 51,9). E come Dio l'abbandona? O gli manda la morte, e lo fa morire in peccato; o pure lo priva delle grazie abbondanti, e lo lascia colla sola grazia sufficiente, colla quale il peccatore potrebbe sì bene salvarsi ma non si salverà. La mente accecata, il cuore indurito, il mal abito fatto renderanno la sua salvazione moralmente impossibile; e così resterà, se non assolutamente, almeno moralmente abbandonato. "Auferam sepem eius, et erit in direptionem" (Is 5,5). Oh che castigo! Che segno è, quando il padrone scassa la siepe, e permette che nella vigna v'entri chi vuole, uomini e bestie? è segno che l'abbandona. Così fa Dio, quando abbandona un'anima, le toglie la siepe del timore, del rimorso di coscienza, e la lascia nelle tenebre; ed allora entreranno in quell'anima tutti i mostri de' vizi. "Posuisti tenebras, et facta est nox, in ipsa pertransibunt omnes bestiae silvae" (Ps 103,20). E 'l peccatore abbandonato che sarà in quell'oscurità, disprezzerà tutto, grazia di Dio, paradiso, ammonizioni, scomuniche; si burlerà della stessa sua dannazione. "Impius, cum in profundum peccatorum venerit, contemnit" (Prov 18,3).

Dio lo lascerà in questa vita senza castigarlo, ma il non castigarlo sarà il suo maggior castigo. "Misereamur impio, et non discet iustitiam" (Is 26,10). Dice S. Bernardo su questo testo: "Misericordiam hanc ego nolo; super omnem iram miseratio ista". Oh qual castigo è quando Dio lascia il peccatore in mano del suo peccato, e par che non gliene domandi più conto! "Secundum multitudinem irae suae non quaeret" (Ps 9). E sembra che non sia con lui sdegnato. "Auferetur zelus meus a te, et quiescam, nec irascar amplius" (Ez 16,42). E par che lo lasci a conseguir tutto ciò che desidera in questa terra. "Et dimisi eos secundum desideria cordis eorum" (Ps 80). Poveri peccatori, che in questa vita son prosperati! È segno che Dio aspetta a renderli vittime della sua giustizia nella vita eterna. Dimanda Geremia: "Quare via impiorum prosperatur?" (Ier 12,1). E poi risponde: "Congregas eos quasi gregem ad victoriam". Non v'è castigo maggiore, che quando Dio permette ad un peccatore che aggiunga peccati a peccati, secondo quel che dice Davide: "Appone iniquitatem super iniquitatem... deleantur de libro viventium" (Ps 66,28). Sul che dice il Bellarmino: "Nulla poena maior, quam cum peccatum est poena peccati". Meglio sarebbe stato per talun di quest'infelici, che il Signore l'avesse fatto morire dopo il primo peccato; perché, morendo appresso, avrà tanti inferni, quanti peccati ha commessi.

PUNTO III

Si narra nella vita del P. Luigi la Nusa che in Palermo v'erano due amici; andavano questi un giorno passeggiando, uno di costoro chiamato Cesare ch'era commediante, vedendo l'altro pensoso: Quanto va, gli disse, che tu sei andato a confessarti, e perciò ti sei inquietato? Senti (poi gli soggiunse), sappi che un giorno mi disse il Padre la Nusa che Dio mi dava 12 anni di vita, e che se io non mi emendava tra questo tempo, avrei fatta una mala morte. Io ho camminato per tante parti del mondo, ho avute infermità, specialmente una che mi ridusse all'ultimo, ma in questo mese in cui si compiscono i 12 anni mi sento meglio che in tutto il tempo della vita mia. Indi l'invitò di venire a sentire il sabato una nuova commedia da lui composta. Or che avvenne? nel sabato, che fu a' 24 di novembre del 1668, mentre stava egli per uscire in iscena, gli venne una goccia, e morì di subito, spirando tra le braccia d'una donna anche commediante, e così finì la commedia. Or veniamo a noi. Fratello mio, quando il demonio vi tenta a peccare di nuovo, se volete dannarvi, sta in arbitrio vostro il peccare, ma non dite allora, che volete salvarvi; mentre volete peccare, tenetevi per dannato, e figuratevi che allora Dio scriva la vostra condanna, e vi dica: "Quid ultra debui facere vineae meae, et non feci?" (Is 5,4). Ingrato, che più io dovea fare per te, e non ho fatto? Or via, giacché vuoi dannarti, sii dannato, è colpa tua.

Ma dirai: E la misericordia di Dio dov'è? Ahi misero, e non ti pare misericordia di Dio l'averti sopportato per tanti anni con tanti peccati? Tu dovresti startene sempre colla faccia a terra ringraziandolo e dicendo: "Misericordiae Domini, quia non sumus consumti" (Thren 3). Tu facendo un solo peccato mortale, hai commesso un delitto più grande, che se ti avessi posto sotto i piedi il primo monarca della terra; tu n'hai commessi tanti, che se l'ingiurie ch'hai fatte a Dio, l'avessi fatte ad un tuo fratello carnale, neppure ti avrebbe sopportato; Dio non solo ti ha aspettato, ma ti ha chiamato tante volte, e ti ha invitato al perdono. "Quid ultra debui facere?". Se Dio avesse avuto bisogno di te, o se tu gli avessi fatto qualche gran favore, poteva egli usarti maggior pietà? Posto ciò, se tu di nuovo tornerai ad offenderlo, farai che tutta la sua pietà si muti in furore e castigo.

Se quella pianta di fico trovata dal padrone senza frutto, dopo l'anno concesso a coltivarla, neppure avesse renduto alcun frutto, chi mai avrebbe sperato che il Signore l'avesse dato più tempo e perdonato il taglio? Senti dunque ciò che ti avverte S. Agostino: "O arbor infructuosa, dilata est securis, noli esse secura, amputaberis". Il castigo (dice il santo) ti è stato differito, ma non già tolto, se più ti abuserai della divina misericordia, "amputaberis", finalmente ti taglierà. Che vuoi aspettare, che proprio Dio ti mandi all'inferno? Ma se ti ci manda, già lo sai che non vi sarà poi più rimedio per te. Il Signore tace, ma non tace sempre; quando giunge il tempo della vendetta, non tace più. "Haec fecisti, et tacui. Existimasti inique, quod ero tui similis? Arguam te, et statuam contra faciem tuam" (Ps 49,21). Ti metterà avanti le misericordie che ti ha usate, e farà ch'elle stesse ti giudichino e ti condannino.

Sant'Alfonso Maria dè Liguori


"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.

Suor Lucia Dos Santos



TURRIS EBURNEA



Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 12:52
[SM=g1740771] LA GRAZIA SANTIFICANTE O ABITUALE E LA GRAZIA ATTUALE

Dal Catechismo di San Pio X

526. Che cosa è la grazia?
La grazia di Dio è un dono interno, soprannaturale, che ci vien dato senza alcun merito nostro, ma per i meriti di Gesù Cristo in ordine alla vita eterna.

527. Come si distingue la grazia?
La grazia si distingue in grazia santificante, che si chiama anche abituale, e in grazia attuale.

528. Che cosa è la grazia santificante?
La grazia santificante è un dono soprannaturale inerente all'anima nostra, che ci rende giusti, figliuoli adottivi di Dio ed eredi del Paradiso.

529. Di quante sorta è la grazia santificante?
La grazia santificante è di due sorta: grazia prima e grazia seconda.

530. Qual'è la grazia prima?
La grazia prima è quella per cui l'uomo passa dallo stato di peccato mortale allo stato di giustizia.

531. E la grazia seconda qual'è?
La grazia seconda è un accrescimento della grazia prima.

532. Che cosa è la grazia attuale?
La grazia attuale è un dono soprannaturale, che illumina la nostra mente e muove e conforta la nostra volontà, affinché noi operiamo il bene e ci asteniamo dal male.

533. Possiamo noi resistere alla grazia di Dio?
Si, noi possiamo resistere alla grazia di Dio, perché essa non distrugge il nostro libero arbitrio.

534. Con le sole nostre forze possiamo noi fare alcuna cosa che ci giovi per la vita eterna?
Senza il soccorso della grazia di Dio, con le sole nostre forze, noi non possiamo fare alcuna cosa che ci giovi per la vita eterna.

535. Come ci viene da Dio comunicata la grazia?
La grazia ci viene comunicata da Dio principalmente per mezzo dei santi sacramenti.


[SM=g1740771]  e... dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica:

« DI LÀ VERRÀ A GIUDICARE I VIVI E I MORTI »

133. Come regna ora il Signore Gesù?

668-674
680

Signore del cosmo e della storia, Capo della sua Chiesa, Cristo glorificato permane misteriosamente sulla terra, dove il suo regno è già presente come germe e inizio nella Chiesa. Un giorno ritornerà glorioso, ma non ne conosciamo il tempo. Per questo viviamo nella vigilanza, pregando: «Vieni, Signore» (Ap 22,20).

134. Come si realizzerà la venuta del Signore nella gloria?

675-677
680

Dopo l'ultimo sconvolgimento cosmico di questo mondo che passa, la venuta gloriosa di Cristo avverrà con il trionfo definitivo di Dio nella Parusia e con l'ultimo Giudizio. Si compirà cosi il Regno di Dio.

135. Come Cristo giudicherà i vivi e i morti?

678-679
681-682

Cristo giudicherà con il potere che ha acquisito come Redentore del mondo, venuto a salvare gli uomini. I segreti dei cuori saranno svelati, come pure la condotta di ciascuno verso Dio e verso il prossimo. Ogni uomo sarà colmato di vita o dannato per l'eternità a seconda delle sue opere. Così si realizzerà «la pienezza di Cristo» (Ef 4,13), nella quale «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor 15,28).



201. Perché la Chiesa ha il potere di perdonare i peccati?

981-983
986-987

La Chiesa ha la missione e il potere di perdonare i peccati, perché Cristo stesso glielo ha conferito: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).


« CREDO LA RISURREZIONE DELLA CARNE »


202. Che cosa si indica con il termine carne, e qual è la sua importanza?

990
1015

Il termine carne designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. «La carne è il cardine della salvezza» (Tertulliano). Infatti, noi crediamo in Dio creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne.

203. Che cosa significa «risurrezione della carne»?

990

Significa che lo stato definitivo dell'uomo non sarà soltanto l'anima spirituale separata dal corpo, ma che anche i nostri corpi mortali un giorno riprenderanno vita.

204. Qual è il rapporto tra la Risurrezione di Cristo e la nostra?

998
1002-1003

Come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, cosi egli stesso risusciterà tutti nell'ultimo giorno, con un corpo incorruttibile: «quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Gv 5,29).

205. Con la morte, che cosa succede al nostro corpo e alla nostra anima?

992-1004
1016-1018

Con la morte, separazione dell'anima e del corpo, il corpo cade nella corruzione, mentre l'anima, che è immortale, va incontro al giudizio di Dio e attende di ricongiungersi al corpo quando, al ritorno del Signore, risorgerà trasformato. Comprendere come avverrà la risurrezione supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto.

206. Che cosa significa morire in Cristo Gesù?

1005-1014
1019

Significa morire in grazia di Dio, senza peccato mortale. Il credente in Cristo, seguendo il suo esempio, può così trasformare la propria morte in un atto di obbedienza e di amore verso il Padre. «Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui» (2 Tm 2, 11).


« CREDO LA VITA ETERNA »

207. Che cos'è la vita eterna?

1020
1051

La vita eterna è quella che inizierà subito dopo la morte. Essa non avrà fine. Sarà preceduta per ognuno da un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti, e sarà sancita dal giudizio finale.

208. Che cos'è il giudizio particolare?

1021-1022
1051

È il giudizio di retribuzione immediata, che ciascuno, fin dalla sua morte, riceve da Dio nella sua anima immortale, in rapporto alla sua fede e alle sue opere. Tale retribuzione consiste nell'accesso alla beatitudine del cielo, immediatamente o dopo un'adeguata purificazione, oppure alla dannazione eterna nell'inferno.


212. In che cosa consiste l'inferno?

1033-1035
1056-1057

Consiste nella dannazione eterna di quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale. La pena principale dell'inferno sta nella separazione eterna da Dio, nel quale unicamente l'uomo ha la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41).

213. Come si concilia l'esistenza dell'inferno con l'infinita bontà di Dio?

1036-1037

Dio, pur volendo «che tutti abbiano modo di pentirsi» (2 Pt 3,9), tuttavia, avendo creato l'uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Pertanto, è l'uomo stesso che, in piena autonomia, si esclude volontariamente dalla comunione con Dio se, fino al momento della propria morte, persiste nel peccato mortale, rifiutando l'amore misericordioso di Dio.


214. In che cosa consisterà il giudizio finale?

1038-1041
1058-1059

Il giudizio finale (universale) consisterà nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù, ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a riguardo «dei giusti e degli ingiusti» (At 24,15), riuniti tutti insieme davanti a lui. A seguito di tale giudizio finale, il corpo risuscitato parteciperà alla retribuzione che l'anima ha avuto nel giudizio particolare.


215. Quando avverrà questo giudizio?

1040

Questo giudizio avverrà alla fine del mondo, di cui solo Dio conosce il giorno e l'ora.


*****************

 Editoriale di "Radicati nella fede" di Novembre
NON PREDICANO I NOVISSIMI, NON ASCOLTATELI!

 Per la salvezza eterna dell'uomo, di ogni uomo, e non per renderlo cosciente di una salvezza già avvenuta: per questo c'è la Chiesa.

 La differenza sta tutta qui. Ormai il Cattolicesimo in mezzo a noi ha preso un'altra forma, questo fatto è sotto gli occhi di tutti. La preoccupazione non è più la salvezza delle anime. Chi frequenta ancora le chiese, difficilmente sentirà predicare questo che è il cuore del cristianesimo: Nostro Signore Gesù Cristo è l'unico Redentore, occorre pentirsi e cambiare vita, essere battezzati e accostarsi ai sacramenti, occorre vivere in grazia di Dio per la salvezza dell'anima nostra. No, di tutto questo non si parla più. E lo vedremo in questo “Anno della fede”, nel quale, ahimè, si sarà preoccupati di celebrare le date della Chiesa, ma non si affermerà la preoccupazione della salvezza delle anime.

  Perché tutto questo? Semplicemente perché dopo il Concilio si è di fatto prodotta una mutazione della fede cattolica, i cui tragici frutti cogliamo pienamente in questi tempi.

  Hanno in testa molti, troppi, quasi tutti, che la salvezza delle anime è già avvenuta, e che ora bisogna solo rendere coscienti gli uomini di questo dono dall'alto. È una Chiesa, questa, che ha spostato tutto sull'umano, sull'antropologia, sul benessere della persona, sulla ricerca della felicità.

 Ma questo è ancora Cristianesimo? Gesù non è venuto perché senza di Lui non possiamo salvarci? Non è morto in Croce per liberarci dal potere del Demonio e per riaprirci il Paradiso? Non ha comandato ai suoi discepoli di predicare il Vangelo sino agli estremi confini della terra e di battezzare?: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” ...non è scritto così?

  Invano attenderete, nei dibattiti televisivi sul Concilio, che l'ecclesiastico di turno vi parli della questione della salvezza eterna. Ma se non è in gioco questo, che ci sta a fare l'ecclesiastico di turno e la Chiesa stessa? Capita di vedere un Cardinale, quello di Milano, su “LA7”, sfoderare un irenismo ridicolo e cieco sulla situazione della Chiesa (“Quando visito le chiese, sono sempre piene”... “Non è vero che c'è crisi”), sentirlo parlare di un fumoso cristianesimo in un discorso che assomiglia più ad una lezione di antropologia, reagire infastidito alle chiare affermazioni del Prof. De Mattei sulla spaventosa crisi seguita al Vaticano II, mentre il laico di turno, nel caso Giuliano Ferrara, ricorda che occorre parlare anche dell'Inferno, oltre che della “pienezza umana” portata da Cristo. Siamo a questo punto: quelli fuori della Chiesa ricordano alla Chiesa l'essenziale, che essa non predica più.

  Ma attenti tutto questo è più che drammatico, perché cambiare la prospettiva vuol dire cambiare tutto.

 Se lo scopo è rendere migliore, più cosciente la vita di quaggiù, e non la salvezza eterna, siamo di fronte ad una modificazione profonda del Cristianesimo, siamo di fronte ad una nuova religione, che non è più quella di Nostro Signore Gesù Cristo. Siamo di fronte alla religione dell'uomo, e non alla religione di Dio.

 Un grande sacerdote santo, il Père Emmanuel Andrè, chiamava tutto questo “Naturalismo”: tutto è ridotto alla natura, all'uomo. È il più grande e devastante cancro del Cattolicesimo. E lo stesso Pére Emmanuel diceva che occorre, di fronte a questo male, essere “uomini di Dio, uomini di reazione”: entrambe le cose... di Dio e di reazione. Sì: occorre PREGARE E REAGIRE, dire basta!, non avere più a che fare con coloro che stanno affossando la Chiesa e la fede Cattolica.

 Sono nostri pastori coloro che custodiscono il cattolicesimo, non coloro che lo svendono trasformandolo in antropologia religiosa per entrare nei salotti culturali di questa stanca società occidentale. Come fare per sapere se i pastori sono degni di essere ascoltati e seguiti? È semplice: se parlano ancora della salvezza eterna, se parlano dei Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Se nel loro parlare tutto questo non compare mai, diffidate, hanno già cambiato la fede.


[SM=g1740717] [SM=g1740720] Cari Sacerdoti, dite la Verità ai fedeli!!!



Caterina63
00giovedì 29 novembre 2012 18:58
[SM=g1740720] ESORCISMO BREVE DI PAPA LEONE XIII


E’ quello semplice, composto da papa Leone XIII, che puo’ essere recitato con frutto da ogni fedele.

Si asperga il luogo con acqua benedetta, sia prima che dopo e tenere presente che l'esorcismo può essere compiuto solo se si è in grazia di Dio.
Al segno + segnarsi.


Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come gia’ avete combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v’e’ piu’ posto per essi nei cieli.

Ma e’ caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Si, e’ caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui. Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia.
Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’ eterna morte.
Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empieta’ e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.

La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili.

Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono ed a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa. Presentate all’Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.


Confidando nel Vostro aiuto e nella Vostra protezione, pieni di fiducia e di sicurezza nella potenza del Nome di Gesù, nostro Maestro e nostro Dio, noi avanziamo per respingere gli attacchi e le insidie del demonio e del mondo, per intercessione della Immacolata Sempre Vergine Maria, Madre di Dio e madre nostra, di Voi, o Arcangelo San Michele, dei Santi Apostoli e Gloriosi Martiri Pietro e Paolo e di tutti i Santi.

Sorga IDDIO e si disperdano i suoi nemici + e fuggano davanti a Lui coloro che Lo odiano. Come si disperde il fumo, come fonde la cera di fronte al fuoco + periscano gli empi davanti a Dio.

V) Ecco la Croce del Signore! Fuggite potenze nemiche
R) Vinse il Leone della tribù di Giuda, discendente di Davide.
V) Sia sempre con noi la Sua misericordia.
R) In Te abbiamo sperato.

NOI TI IMPONIAMO di fuggire spirito immondo, potenza satanica, invasione del nemico infernale, con tutte le tue legioni, riunioni e sette diaboliche, in Nome ed in Potere di Nostro Signore Gesù Cristo + : sii sradicato dalla Santa Chiesa di Dio, allontanati dalle anime riscattate dal Preziosissimo Sangue dell’Agnello Divino +
D’ora innanzi non ardire, perfido serpente, di ingannare il genere umano, di perseguitare la Chiesa di Dio e di scuotere e crivellare come frumento gli eletti di Dio.

+ Te lo comanda l’Altissimo Dio, al quale nella tua grande superbia presumi essere simile.
Te lo comanda Dio Padre +, te lo comanda Dio Figlio, + te lo comanda Dio Spirito Santo.

+ Te lo comanda Cristo, Verbo eterno di Dio fatto Carne + che, per la salvezza della nostra razza perduta, si è umiliato e fatto obbediente fino alla morte ed alla morte di Croce. E che edificò la sua Chiesa sulla ferma pietra di Pietro, assicurando che le forze dell’inferno non avrebbero mai prevalso contro di essa e che con essa sarebbe rimasto fino alla consumazione dei secoli.

+ Te lo comanda il segno sacro della Croce + ed il potere di tutti i misteri della nostra fede cristiana.

Te lo comanda l’eccelsa Madre di Dio, la Vergine Maria + che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, ha schiacciato la tua testa orgogliosa.
Te lo comanda la fede dei santi apostoli Pietro e Paolo + e degli altri apostoli. Te lo comanda il sangue dei martiri, + e la potente intercessione di tutti i santi e sante di Dio.

Dunque, dragone maledetto, e tutta la legione diabolica, noi ti scongiuriamo per il Dio + Vivo, per il Dio + Vero, per il Dio + Santo;
per il Dio che ha tanto amato il mondo da sacrificare per esso il suo Unigenito Figlio, affinché, chiunque creda in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna;
cessa d’ingannare le umane creature e di propinare loro il veleno della dannazione eterna; cessa di nuocere alla Chiesa e di mettere lacci alla sua libertà.
Vattene satana, inventore e maestro di ogni inganno, nemico della salvezza umana. Cedi il posto a Cristo sul quale nessun potere hanno avuto le tue arti. Cedi il posto alla Chiesa; una, santa cattolica ed apostolica, che lo stesso Cristo conquistò col proprio sangue.
Umìliati sotto la potente mano di Dio, trema e fuggi all’invocazione che noi ti facciamo del santo e terribile nome di GESU’ (ci si inginocchia) che fa tremare l’inferno a cui sono sottomesse le virtù, le potenze e le dominazioni dei cieli e che i cherubini ed i serafini lodano incessantemente dicendo: “Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo”.

V) O Signore ascolta la mia preghiera
R) Ed il mio grido giunga sino a Te.


ORAZIONE


O Dio del cielo, Dio della terra, Dio degli angeli, Dio degli arcangeli. Dio dei patriarchi, Dio dei Profeti, Dio degli apostoli, Dio dei martiri, Dio dei confessori, Dio dei Vergini, Dio che avete il potere di donare la Vita dopo la morte ed il riposo dopo la fatica, giacché non vi è altro dio all’infuori di Voi, nè ve ne può essere se non Voi, Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili il cui regno non avrà fine; umilmente supplichiamo la Vostra gloriosa maestà di volerci liberare da ogni influenza, inganno, laccio, trappola, infestazione e perversità degli spiriti infernali e custoditeci sempre sani e salvi da ogni male.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

V) Liberateci o Signore dalle insidie del demonio.
R) Noi Vi preghiamo, ascoltateci o Signore.
V) Affinché la Vostra Chiesa sia libera nel vostro servizio.
R) Noi Vi preghiamo, ascoltateci o Signore.
V) Affinché Vi degni di umiliare i nemici della Santa Chiesa.
R) Noi Vi preghiamo, ascoltateci o Signore.

_________________

"Ciascuno deve salvare non solamente la propria anima ma anche tutte le anime che Dio ha posto sul suo cammino.

Suor Lucia Dos Santos



TURRIS EBURNEA
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com