di Sergio Pagano
Il lettore accorto, quando avrà a sua disposizione l'edizione completa dei "fogli di udienza" redatti dal cardinale Pacelli fra il 1930 e l'incipiente febbraio del 1939 (il che avverrà, Deo adiuvante, negli anni prossimi), noterà senza dubbio l'assenza di importanti argomenti ecclesiali, politici e diplomatici ben noti agli storici.
Sorprendente apparirà, ad esempio, nei "fogli" delle udienze del febbraio e marzo del 1937, la mancanza di ogni accenno all'enciclica Mit brennender Sorge, pubblicata dallo stesso Pio XI il 14 marzo di quell'anno; il 18 marzo 1937 si parlò in udienza dell'"ordinamento ecclesiastico in Etiopia" e nell'udienza del 27 marzo seguente di una lettera del padre Gemelli; dell'enciclica, dei suoi preparativi e della sua accoglienza neppure una parola.
Come spiegare poi il silenzio assoluto nei "fogli" delle udienze del novembre 1938 riguardo al pògrom dei nazisti condotto nella notte fra il 9 e il 10 novembre in tutta la Germania, noto come la "notte dei cristalli"?
Abbiamo un "foglio" di Pacelli per l'udienza con il Papa il 12 novembre 1938, ma in esso non si fa cenno al gravissimo accadimento. Parimenti strano appare che fatti rilevanti per la vita della Chiesa, certamente portati all'attenzione e trattati da Pio XI con il suo segretario di Stato non trovino il minimo riscontro nei "fogli" delle udienze.
Si deve però riflettere sul carattere eminentemente "pratico", burocratico, d'ufficio che hanno i "fogli" di Pacelli; in essi il cardinale registra sempre e soltanto ciò che ha rilevanza per il disbrigo di corrispondenza fra la Segreteria di Stato, i dicasteri della curia romana, le ambasciate, i governi, i nunzi o delegati apostolici, i cardinali, singole persone, alle richieste delle quali occorreva dare una risposta. Argomenti di politica o di governo della Chiesa, ovviamente ancora più rilevanti, è ovvio pensare che fossero oggetto di attenzione del Papa e del suo segretario di Stato (e di altri immediati collaboratori); di questi colloqui però, almeno a quanto oggi possiamo dire, Pacelli non prendeva appunti, o al massimo si limitava a scrivere alcune annotazioni sui documenti stessi oggetto delle discussioni.
Così, per tornare agli esempi anzidetti, se per l'enciclica Mit brennender Sorge non abbiamo tracce evidenti nei nostri "fogli", troviamo però appunti manoscritti di Pacelli ex audientia Sanctissimi nell'interessantissimo fascicolo che conserva le bozze dell'enciclica portate in udienza a Pio XI dal segretario di Stato e discusse, anzi corrette, dal Pontefice stesso: in diversi punti delle bozze preparatorie dell'enciclica, di mano di Pacelli, abbiamo annotazioni del tipo "correzioni non accettate dal S. Padre", "correzione suggerita dal S. Padre"; vi sono anche appunti manoscritti di Pacelli in data 18 gennaio 1937 sull'incontro che egli ebbe quel giorno (dalle ore 18 alle 19 e tre quarti) con i cardinali e alcuni vescovi tedeschi nel merito dell'enciclica stessa.
Quanto al secondo esempio, l'assenza nei nostri "fogli" di cenni alla notte dei cristalli, noteremo che la tristissima vicenda fu trattata da Pio XI e da Pacelli soprattutto in relazione alle leggi razziali italiane.
Infatti, quando il rapporto del nunzio a Berlino Cesare Orsenigo relativo al "vandalismo antisemita" (Kristallnacht), in data 15 novembre 1938, giungeva in Segreteria di Stato (il 19 novembre), già erano state emanate le tristi leggi italiane sulla razza; tanto Papa Ratti quanto il cardinale Pacelli avevano tentato di "dissuadere" il re Vittorio Emanuele iii e Mussolini da un simile passo.
La Segreteria di Stato vaticana aveva recepito il rapporto di Orsenigo come intimamente connesso a ciò che avveniva in Italia contro gli ebrei e ormai la questione razziale in Germania veniva trattata in unione con quella italiana. Segno di questa "osmosi" è il dispaccio numero 4648 del 3 dicembre 1938 diretto a monsignor Orsenigo in Germania per accusare ricevimento del rapporto del nunzio sulle "leggi antisemite"; tale testo, spedito a nome di Pacelli, fu rubricato e collocato nella posizione d'archivio "razzismo fascista" sotto la nazione italiana. Da ciò la mancanza nei nostri "fogli" di un cenno esplicito alla Kristallnacht nel novembre del 1938. Il tema si trova implicitamente trattato nelle udienze che hanno per oggetto le leggi razziali italiane.
(...) Appare senza dubbio nei "fogli" di Pacelli il personaggio principale, ovvero il Papa Pio XI, "osservato" nel privato, nei colloqui con il suo segretario di Stato, libero di esprimersi senza remore di protocollo, sicuro di parlare a un collaboratore fedele, discretissimo, esecutore scrupoloso della sua volontà, quale fu in effetti il cardinale Eugenio Pacelli. Ma nel sottofondo di questi preziosi resoconti di udienza, a una lettura attenta (forse pure fra le righe) appare anche la personalità del segretario di Stato, futuro Pio XII.
Personalità, stile diplomatico, programma ecclesiale e di politica ecclesiastica che Pacelli svela sia nello stile (persino nella terminologia) con il quale redige i "fogli" di udienza con il Papa, sia soprattutto nei "fogli di udienza" con gli ambasciatori, ministri, personalità politiche da lui ricevute in Vaticano. La duplice veste dei "fogli" di Pacelli - udienze con il Pontefice e udienze con gli ambasciatori - consentirà allo storico di cogliere nei primi la linea di governo di Pio XI e nei secondi i moventi e quasi l'animus del segretario di Stato Eugenio Pacelli.
Le due "fonti" non vanno disgiunte, ma piuttosto lette in sinossi, in modo da cogliere l'idem sentire di Papa Ratti e di Pacelli, ma anche le differenze di vedute e di programmi dei due uomini di Chiesa. Anzi, a ben vedere, sembra possibile leggere come in filigrana, in questo complesso di scritti, ma soprattutto nei "fogli" di udienze del segretario di Stato con gli ambasciatori, i moventi e le ispirazioni che vedremo manifestate nel successivo pontificato di Pio XII.
Se - ad esempio - sul cruciale problema del comunismo ateo Pio XI e Pacelli concordano perfettamente nel loro pensiero, su altri temi, quali la politica della Germania, l'antisemitismo, il rapporto Stato-Chiesa sotto il fascismo in Italia, le posizioni dei governi francese e spagnolo di fronte alle Chiese locali e alle loro gerarchie, la pratica dei concordati (per tacere altri aspetti), Pacelli nutriva forse posizioni un poco diverse da quelle di Papa Ratti, pronto però sempre a eseguire gli ordini del Papa una volta che questi avesse espressa la sua linea di pensiero. Non è anzi escluso (come lascerebbero intuire alcuni passi dei nostri "fogli") che il fedelissimo segretario di Stato riuscisse qualche volta (sembra quasi impossibile crederlo, dato il carattere imperioso di Papa Ratti) a convincere il Pontefice nel merito, ad esempio, di atteggiamenti prudenziali da tenere nei riguardi di certi governi, anche di fronte a loro mosse discutibili, oppure sull'opportunità di proseguire pazientemente le trattative concordatarie, pure quando la Santa Sede incontrava ostacoli da ogni parte e Pio XI sulle prime si irrigidiva.
È ben evidente che i "fogli di udienza" di Pacelli non esauriscono il panorama dei colloqui "d'ufficio" di Pio XI, perché il Papa aveva rapporti diretti anche con i subalterni del cardinale Pacelli alla Segreteria di Stato, che nel tempo furono Francesco Borgongini Duca, Giuseppe Pizzardo, Alfredo Ottaviani, Domenico Tardini e Giovanni Battista Montini. Anche costoro, ciascuno a proprio modo e in diverse forme, hanno lasciato memorie o appunti delle udienze abituali con Papa Ratti, chi con semplici e scarni scritti sulle pratiche stesse trattate in udienza, chi su foglietti inseriti nei fascicoli d'ufficio, chi - come Tardini - inserendo i ricordi delle udienze papali, con toni vividi e vivaci, nel suo Diario. Nessuno di loro però ha curato con pari sistematicità, continuità e precisione i resoconti di udienze come fece il segretario di Stato Pacelli. Da qui, come si comprende, la scelta di privilegiare anzitutto i suoi "fogli", da integrare poi, o da affiancare, con i ricordi e le memorie dei suddetti prelati, suoi collaboratori, disseminate in tante e tante posizioni dei vasti fondi della Segreteria di Stato.