Donna guarita a Lourdes: per la medicina è inspiegabile

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(Gino61)
00mercoledì 26 agosto 2009 00:09
DONNA 'GUARITA' A LOURDES, PER LA MEDICINA E' INSPIEGABILE TORINO 

- "Un fenomeno scientificamente inspiegabile, che io stesso impiegherò del tempo a elaborare": così il neurologo Adriano Chiò, dell'ospedale Molinette di Torino, ha definito la guarigione della sua paziente affetta da Sla Antonietta Raco, 50 anni, di Francavilla sul Sinni (Potenza), che ha ripreso a camminare dopo un viaggio a Lourdes. "Non ho mai visto un caso come questo", ha detto il medico. Nessuno, nemmeno la diretta interessata, parla di miracolo. Lei preferisce parlare di "dono". Il medico precisa: "Questa visita era programmata da tempo, e non serviva ad accertare eventuali prodigi. Per questo ci sono le autorità ecclesiastiche".Intanto, però, Antonietta Raco, malata di sla dal 2004 e in carrozzella dal 2005, cammina senza impaccio.

Continua il neurologo: "A giugno, quando l'ho visitata, non era in grado di muoversi. Solo di alzarsi dalla sedia a rotelle e stare in piedi con un appoggio. Non ho mai osservato niente di simile in un malato di Sla. E' un male che può rallentare, ma non migliora". La donna continuerà, comunque, ad essere seguita presso il reparto di Neurologia delle Molinette, e il professor Chiò ha già ordinato -"per pura cautela" spiega - la ripetizione di alcuni esami che la donna ha effettuato in Basilicata nei giorni scorsi. Antonietta, che il 5 agosto insieme al marito Antonio Lofiego, è rientrata da un pellegrinaggio a Lourdes organizzato dalla diocesi di Tursi e Lagonegro, è ancora incredula: "Il viaggio di andata, il 1 agosto, l'ho fatto nel vagone barellati del Treno Bianco Unitalsi. Il giorno dopo, nella vasca benedetta, ho sentito una voce femminile dirmi di farmi coraggio. Pensavo fosse un segno che sarei peggiorata ancora, ma poi ho sentito come un abbraccio, e un forte dolore alle gambe. Ho capito che qualcosa stava accadendo".

Il 5 agosto, tornata a casa, ha nuovamente sentito la stessa voce: "Mi diceva di raccontare a mio marito quel che era successo. Io allora l'ho chiamato, e davanti a lui mi sono alzata e gli sono andata incontro. Da allora non mi sono più mossa in carrozzella. Solo la prima volta che sono uscita, perché prima di mostrarmi a tutti volevo consultarmi con il parroco". Una gioia insperata, quella di Antonietta e dei suoi quattro figli, da cui però la "miracolata" rischia di essere sopraffatta. "E' come una vincita al Superenalotto, che porta con sé anche incredulità e senso di colpa", spiega la psicologa Enza Mastro, dell'Associazione piemontese per l'assistenza alla Sla. "Nei protagonisti di queste guarigioni insperate c'é spesso vergogna rispetto agli altri malati, poca voglia di uscire e mostrarsi, timore dell'invidia altrui. E comunque è un'emozione complessa che ci vuole tempo per gestire. Importantissimi sono gli affetti e le sicurezze quotidiane: la signora ha una famiglia solida di cui le farà bene occuparsi, e ha molta fede, che è un rifugio fondamentale in casi come questo".

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(Gino61)
00mercoledì 26 agosto 2009 00:12
da un'altro giornale

Era paralizzata, è tornata a camminare. I medici cercano spiegazioni scientifiche a quello che la donna definisce "un dono"

Miracolata a Lourdes o solo suggestione? Enigma alle Molinette

TORINO 25/08/2009 - Scienza e religione non sono mai andate propriamente a braccetto e, fin dai tempi di Galileo Galilei, il rapporto è andato decisamente peggiorando. Figuriamoci ora che si chiede a un ospedale di capire se sia possibile una guarigione da una malattia che la scienza non può debellare. E soprattutto se sia possibile dopo un pellegrinaggio a Lourdes.

Certo, alla protagonista di questa vicenda narrata per la prima volta dal quotidiano Avvenire - quello dei vescovi, quindi mica un avvenimento da poco - non importa niente della diatriba fede-ragione. Antonia Raco ne è certa: era malata di Sla - il cosiddetto “morbo di Lou Gerigh” ben noto per la morte di celebri calciatori -, stabilito fin dal 2006 proprio alle Molinette. Non poteva più camminare. Dopo Lourdes, può camminare. Vero miracolo? Suggestione? O semplicemente una diagnosi sbagliata?

È per questo che oggi la casalinga pugliese sarà a Torino, alle Molinette, nel reparto del professor Antonio Chiò, specialista di riferimento nazionale per la Sla. La donna, che dall’altro giorno è a Biella, in casa del figlio e della nuora, si sottoporrà a esami specialistici. Che forniranno - forse - risposte agli scienziati, ai medici, non certo a lei che non ne ha bisogno, non ne chiede. Lei ha riavuto la vita. Altro, non può desiderarlo. «Sarà il dottore a capire bene quel che mi è accaduto - ha dichiarato la donna - io per ora preferisco parlare di un dono, di una grazia, più che di un miracolo».

Cinquant’anni, due figli, gli ultimi quattro anni della sua vita passati su una sedia a rotelle. Fino al cinque agosto scorso, quando ha raggiunto la Francia per un pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia. Ma non sperava in un miracolo, dice oggi. «Non sono andata a Lourdes per me, perché mi bastava la serenità che stavo conquistando giorno per giorno. Ero andata lì per pregare per altre persone a me care, che stanno affrontando momenti difficili». A pregare per una bambina di 5 anni, figlia di amici. «Per questo, quando ho compreso quello che mi stava succedendo e come mi sentivo, ho pensato: perché a me?».

Oggi quell’esperienza è raccontata in un blog su Internet. Fotografie, video, testimonianze. Dalla grotta miracolosa alle pagine dei giornali, alle rubriche mediche, Antonia racconta felice e sorpresa il suo miracolo. Nessuna luce è scesa dall’alto a illuminarla, nessuno le ha detto «Alzati e cammina». È andata così, dice: «In Francia ho avvertito lo stesso forte dolore alle gambe che ho avuto quando ho scoperto di essere malata. Poi ho sentito un senso di leggerezza, appena tre pie donne mi hanno aiutata a scendere nella piscina, ma non mi ero resa conto… Solo al mio ritorno a casa, un giorno, ho sentito una voce in me che mi diceva di dire quello che mi era accaduto. Ero sul divano, mio marito Antonio era in cucina. Ho sentito qualcuno che mi spingeva ad alzarmi, una voce bellissima di donna che mi ripeteva “diglielo, diglielo”. Ho raggiunto Antonia, avevo paura che si sentisse male, ho anche fatto una giravolta. E poi ci siamo abbracciati commossi».

La malattia è davvero scomparsa? Questioni da medici, non per Antonia Raco. Lei ha cose più importanti cui pensare: «Da quando sono tornata cammino e faccio le mie faccende normalmente, ho persino corso. È come se avessi avuto un’altra possibilità. All’inizio avevo paura di uscire. Non sapevo come avrebbe reagito la gente, avevo paura di dover affrontare qualcosa che era troppo grande. Poi, con l’aiuto del parroco e del vescovo, mi sono fatta coraggio. E molte persone sono corse incontro per abbracciarmi».
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