FERMATI E....CAMMINA

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Caterina63
00sabato 20 dicembre 2008 23:37
...se stai camminando FERMATI, leggi e poi riprendi il cammino....

                                                                      



FERMATI........[SM=g7831]
Concediti un pò di tempo per meditare l'evento che ha cambiato la storia dell'uomo, la tua storia.....fermati e sosta davanti alla mia Croce...[SM=g1740720] ..
Guarda le mie braccia spalancate sulla Croce, ho permesso che me le inchiodassero, perchè non mi stancassi di attendere il tuo ritorno verso di me...lasciati abbracciare....

Fermati
....anch'io ho avuto paura non credere....ma tu non scappare, non fingere che tutto va bene quando sai che non è così....Io ho avuto paura, gliel'ho detto al Padre mio....ma poi ho fatto la Sua volontà.....e così mi ha consolato, degli angeli sono scesi porgendomi il Calice, questo Calice che ho riempito del MIO SANGUE...non per eliminare la paura, ma perchè tu la potessi affrontare con la speranza che IO ti ho dato....

Fermati
....e rifletti....che gusto c'era a farmi crocifiggere se non avessi detto la Verità? A Pilato quando mi chiese "Che cosa è la Verità", non gli ho risposto, non solo perchè egli aveva davanti a sè la Verità, ma  perchè TU potessi trovare la risposta.....ma so bene che da solo non puoi farcela e non perchè tu sia uno stupido, semplicemente perchè la Verità di cui parlo, lo spirito del mondo non può comprenderla....e finchè vivi delle sue illusioni, non riuscirai mai ad afferrarla.....per questo ho lasciato proprio a TE la MIA Chiesa....per questo ho lasciato uomini fallibili alla Sua Guida INFALLIBILE...perchè TU non ti sentissi uno stupido, ma come loro capaci di fare grandi cose...anche di morire....anche di scoprire la Verità.....

Fermati
.....ciò che ti chiedo, ricordalo, non supera mai quanto tu possa sopportare.....perchè IO TI rispetto....e conosco tutte le tue debolezze.....e per primo le ho amate e le ho crocifisse con me....ma per rendere efficace in TE questa forza, devi FIDARTI DI ME.....devi fidarti della Chiesa che ho posto a guida del MIO Gregge.....

Feramati
....e chiediti il senso della tua vita.....non spaventarti della vecchiaia, non arenarti dietro la cusa della malattia e della sofferenza, o della morte....la mia morte l'ha resa soltanto un passaggio...."Dovè o morte il tuo pungiglione?", ma per rendere meno doloroso questo passaggio e per aiutarti.....ho bisogno che TU creda in ME.....Io, Dio, che mi sono fatto uomo come te ho bisogno di te....incredibile vero? Dimmi una cosa: pensi che sia più doloroso per me morire sulla Croce, oppure perdere uno come Te? Per che cosa sarei morto allora? Io soffrirei se ti perdessi..soffrirei più nel perderti che nel risalire sulla Croce, perchè con quella Croce ho inchiodato ogni disperazione, ho vinto ogni sofferenza, ho fronteggiato ogni depressione..SONO RISUSCITATO E HO VINTO LA MORTE...per questo fermati....davanti alla Mia Croce......FIDATI DI ME!
CAMMINA.......[SM=g7182]
Se pensi di non poter camminare perchè prima non ti sei fermato al messaggio precedente, allora non mi hai ancora amato.....Sono IO che ti permetto di camminare....ma sei tu che devi fermarti.....Per camminare è necessario che la tua volontà si fondi con la mia, per questo devi prima imparare a fidarti di ME.....

Non è difficile camminare, difficile è fermarsi....fermarsi dalle cattive abitudini, fermarsi nei vizi, fermarsi nel seguire facili illusioni, fermarsi per frenare l'orgoglio, fermarsi per frenare la prepotenza, fermarsi per riconoscersi il nulla, si il nulla perchè la morte ti ricorda "che polvere siete, e polvere ritornerete"......fermarsi per vincere questa paura non è facile, ti capisco.....ci sono passato prima di TE.....Ma "Io ho vinto il mondo" perchè tu potessi camminare su giusti binari.....
La Chiesa è il binario....tu sei il treno....attento quindi a non deragliare.....
Tu sei il treno, e con te viaggiano altre persone, potresti essere responsabile di altre vite.....potresti avere a bordo dei terroristi, dei falsari, dei venditori d'illusioni, dei giocolieri, dei traditori, dei frbi che non pagano il biglietto ....io li chiamo i "seminatori di zizzania"....ma insieme potrebbero viaggiare dei santi, dei bambini innocenti, dei portatori di Handicap, degli annoiati, coloro che attendono una svolta nella propria vita......gente di buona volontà......il treno non può fermarsi....devi camminare....e sostare nelle stazioni della vita.....

Devi prima fermarti per comprendere il percorso, per conoscerlo....poi camminare.....Io sono il manovratore del Treno....Io Sono Colui che cura questo BINARIO ESCLUSIVO, che si preoccupa di come e quando si devono effettuare gli scambi...ma i binari sono sempre i medesimi.....è sempre la Mia Chiesa.....che nel corso della vita presente, passata e futura, percorre i kilometri della vita....certamente avrai notato quanti deragliamenti ci sono stati nel corso della sua storia, ma questo è stato a causa dei "seminatori di zizzania", e non per colpa dei binari che sono sempre stati messi bene in linea....questi Binari (la Mia Chiesa  con le Dottrine) non sono stati mai interrotti, perchè l'Operaio che li cura sono IO......
Perciò, Figlio mio,....Fermati....e Cammina.....e se stai camminando allora FERMATI per poi riprendere il corretto Cammino.....entra nella Chiesa che quale Madre e con MIA MADRE che ti ho dato ai piedi della Croce, provvederà a non farti mancare il necessario per il viaggio che ti attende e per il quale giungerai alla Stazione finale: IL PARADISO.....


[SM=g1740750]


Fraternamente CaterinaLD



Caterina63
00sabato 20 dicembre 2008 23:41

DIARIO
di Suor Faustina Kowalska


Dal Quarto quaderno
10 Ottobre 1937


10.X.[37].  O mio Gesù, in segno di riconoscenza per tante grazie, ti offro l'anima ed il corpo, l'íntelletto e la volontà e tutti i sentimenti del mio cuore. Coi voti mi sono data tutta a Te, non ho più nulla da  poterTi offrire. 

Gesù mi disse: « Figlia Mia, non Mi hai offerto quello che è effettivamente tuo ». Mi concentrai in me stessa e mi resi conto che amavo Iddio con tutte le forze della mia anima e, non riuscendo a conoscere che cos'era che non avevo dato al Signore, domandai: « Gesù, dimmelo e Te lo do immediatamente con generosità di cuore ». 

Gesù  mi disse con amabilità: « Figlia, dammi la tua miseria, che è l'unica tua    esclusiva proprietà ». In quel momento un raggio di luce rischiarò la mia anima e conobbi tutto l'abisso della mia miseria. In quello stesso istante mi strinsi al Sacratiss
i
mo Cuore di Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi avuto sulla coscienza i peccati di tutti i dannati, non  avrei dubitato della Divina  Misericordia, ma col cuore ridotto in polvere, mi sarei gettata nell'abisso della Tua misericordia. Credo, Gesù, che non mi avresti respinta da Te, ma mi avresti assolta per  mano di un Tuo rappresentante. Appena spirasti, Gesù, scaturì per le anime una sorgente di vita e si aprì un mare di misericordia per il mondo intero. 

O Sorgente di  Vita, insondabile Misericordia Divina, abbraccia il mondo intero e  riversati sopra di noi!

 « Alle tre del pomeriggio implora la Mia misericordia specialmente per i peccatori e sia pure per un breve momento immergiti nella Mia Passione, particolarmente nel Mio abbandono al momento della morte. È un'ora di grande misericordia per il mondo intero. Ti permetterò di penetrare nella Mia tristezza mortale. In quell'ora non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione... »

G.M.G.

Ti saluto, misericordiosissimo Cuore di Gesù, 
Viva sorgente di ogni grazia, 
Unico rifugio ed asilo per noi. 
In Te ho la luce della [mia] speranza.
 

Ti saluto, Cuore pietosissimo del mio Dio, 
Illimitata e viva sorgente d'amore, 
Da cui sgorga la vita per i peccatori, 
E [sei] fonte di ogni dolcezza.
 

Ti saluto, o Ferita aperta nel Sacratissimo Cuore, 
Dal quale sono usciti i raggi della misericordia 
Da cui ci è dato attingere la vita, 
Unicamente col recipiente della fiducia.
 

Ti saluto, o imperscrutabile bontà di Dio, 
Sempre smisurata ed incalcolabile, 
Piena d'amore e di misericordia, ma sempre santa, 
E come una buona madre chinata verso di noi.
 

Ti saluto, trono della misericordia, Agnello di Dio. 
Che hai offerto la vita per me, 
Davanti a cui ogni giorno la mia anima si umilia, 
Vivendo in una fede profonda.
 

[FINE DEL QUARTO QUADERNO]

[SM=g1740750] [SM=g7182]
Caterina63
00venerdì 6 novembre 2009 10:19
Storie di conversione

Ludovico di Breme e la nausea
per la «filosofia del tornaconto»


di Roberto Pertici


Nel 1798 François-René de Chateaubriand era un "emigrato" che viveva stentatamente in Inghilterra, dove aveva pubblicato l'anno avanti un Essai sur les Révolutions. Uno degli ultimi capitoli del libro era intitolato Quale sarà la religione che sostituirà il cristianesimo? giacché egli era convinto del suo crollo imminente:  "Le religioni nascono dai nostri timori e dalle nostre debolezze, ingrandiscono nel fanatismo, muoiono nell'indifferenza".

Nel luglio dell'anno successivo, ricevette una lettera della sorella Julie che annunziava la morte della madre:  "Se tu sapessi quante lacrime hanno fatto versare alla nostra venerabile madre i tuoi errori, quanto deplorevoli siano apparsi agli occhi di chi pensa e fa professione non solo di pietà, ma di buon senso". Quando quel messaggio raggiunse René al di là della Manica, anche la sorella se n'era andata:  "Le due voci uscite dalla tomba - avrebbe ricordato lo scrittore - la morte che faceva da interprete alla morte, mi hanno colpito. Sono diventato cristiano.

Non ho ceduto, lo riconosco, a grandi luci soprannaturali:  la mia convinzione è sgorgata dal cuore, ho pianto e ho creduto". Da questa conversione sarebbe scaturito il Génie du Christianisme pubblicato nel 1802:  un'opera il cui enorme successo segna veramente l'avvento di un nuovo clima spirituale.
Mentre la cultura europea del Settecento era stata caratterizzata in gran parte dall'"irreligione", culminata nell'immenso trauma rivoluzionario, proprio la "dura scuola delle rivoluzioni" (l'espressione è di Tocqueville) avrebbe provocato un mutamento profondo, soprattutto nelle classi in cui quell'"irreligione" si era tanto diffusa:  l'aristocrazia e gli ambienti intellettuali.

Della prima - fra i numerosi esempi che si potrebbero addurre - uno dei più studiati in ambito italiano è quello della famiglia di Camillo Cavour; la più celebre e feconda fu quella di Alessandro Manzoni, che (secondo una tenace tradizione) ebbe il suo atto finale nella chiesa parigina di San Rocco il 2 aprile 1810, ma era maturata lentamente nel quinquennio precedente. Un percorso parzialmente diverso presenta il "rinnovamento" di Ludovico di Breme, di poco posteriore, avvenuto ancora nel mondo del nascente romanticismo italiano, di cui l'abate piemontese sarebbe stato uno dei più geniali teorizzatori e apologeti.

Ludovico Arborio Gattinara dei marchesi di Breme era nato nel 1780 da una delle più importanti famiglie del regno di Sardegna, proprietaria di buona parte del Novarese. Figlio cadetto, si era avviato alla carriera ecclesiastica e nel 1804 era stato ordinato sacerdote. È difficile stabilire quanto questa scelta sia stata frutto di una genuina vocazione o abbia corrisposto a un'affermata convenzione sociale e ancora più arduo valutare la qualità della sua fede religiosa di questi anni. Egli avrebbe in seguito sottolineato di averla compiuta in tempi duri per la religione, dopo l'invasione francese e la fine della monarchia sabauda (1798):  "Presi la veste nera quando molti ecclesiastici se ne spogliavano; allorché un numero ancora maggiore come minimo provava imbarazzo a indossarla, poiché essa esponeva al disprezzo e alla vergogna".

Non si capisce la personalità di Breme senza tenere sullo sfondo questa situazione:  cioè la gravissima lacerazione religiosa operata dalla rivoluzione francese e dalla sua espansione in Europa e le enormi difficoltà attraverso cui, anche dopo il concordato napoleonico del 1801, poté riprendere una vita ecclesiastica "normale". Anche perché - com'è ben noto - il nuovo padrone d'Europa condusse una politica di assoggettamento dell'istituzione ecclesiastica, giungendo fino al tentativo di scisma.

Fin da subito, Breme si trova di fronte agli effetti della scristianizzazione rivoluzionaria:  all'indomani del concordato, entra come cappellano in un ospedale militare francese, dove nelle prime settimane viene accolto dagli scherni antireligiosi che i soldati ricoverati ricavavano dalla letteratura libertina settecentesca e solo poco alla volta riesce a conquistarne il rispetto e l'amicizia. È quindi probabile che agli inizi della sua carriera ecclesiastica, il suo zelo religioso avesse ancora slancio e freschezza, che tuttavia si appannarono negli anni successivi. Come quella di Cavour, la sua famiglia apparteneva a quella frazione dell'aristocrazia piemontese che si era inserita nel nuovo ordine napoleonico:  mentre i Cavour restarono a Torino, i di Breme si trasferirono a Milano.

Il giovane sacerdote bruciò le tappe di una folgorante carriera alla corte del viceré Eugenio:  nel 1807 è membro del Consiglio di Stato, poi elemosiniere della corte, vicegovernatore della Casa dei paggi (dove venivano educati i rampolli delle grandi famiglie del regno) nel 1811 cavaliere della corona di ferro.

Ma se si scorrono le sue Lettere, pubblicate nell'ormai lontano 1966 da Piero Camporesi, ci si rende conto che la sua religione di questi anni è puramente esteriore e pienamente inserita nel clima del concordato napoleonico:  nelle sue numerose missive all'arcivescovo di Ravenna Antonio Codronchi, il giovane sacerdote trasmette puntualmente la volontà del Governo all'autorità ecclesiastica.

Una religiosità di questo tipo si può coniugare con una vita sociale brillante e anche con qualche passione amorosa, come quella per la contessa Anna Serbelloni, moglie di uno dei più grandi aristocratici lombardi, il conte Luigi Porro.

Eppure fra il 1811 e il 1812, il tono delle lettere comincia a mutare:  il suo interlocutore nelle questioni di religione è un uomo della generazione di suo padre, l'abate Tommaso Valperga di Caluso, grande amico di Vittorio Alfieri, filosofo, matematico e studioso di lingue orientali. In materia di religione, Caluso, che pure era credente e sacerdote, non era propriamente un entusiasta:  tuttavia ebbe sempre la delicatezza di non ostacolare la ricerca religiosa del suo più giovane amico.

Fra il 1812 e il 1813, Ludovico vagheggia un'opera sur l'Esprit et les moeurs du jour, di cui ci sono rimasti diversi frammenti:  vi conduce un'insistita polemica contro l'ateismo, il deismo, il materialismo illuminista.

Nega - con un procedimento che poi sarà anche quello della Morale cattolica di Manzoni - che gli errori, le degenerazioni, le collusioni col potere di molti ministri di Dio possano discendere dalle verità del Vangelo. In un punto soprattutto Breme ha oltrepassato il secolo XVIII:  nel rifiuto del sensismo, dell'empirismo di Locke e della filosofia degli idéologues. La loro scienza - scriverà nel 1817 - lascia fuori di sé troppi indiscutibili "fatti spirituali"; accetta dell'uomo solo ciò che è passibile di analisi, cioè di dimostrazione; lo considera un insieme di sensazioni, non un centro di attività autonomo e spontaneo.

Il sensismo conduce a concepire la possibilità dell'ateismo, a identificare la virtù con l'utile immediato, a sottoporre l'arte alle regole e ai canoni. Il nuovo spiritualismo di Breme riconosce invece che nell'uomo è vivo un "senso intimo" che gli suggerisce il sentimento della divinità, una virtù non frutto di calcolo, l'esigenza di una creazione artistica libera.

Probabilmente queste suggestioni platonico-agostiniane giungevano all'abate piemontese dall'opera del cardinale savoiardo Hyacinthe Sigismond Gerdil, il massimo esponente di quella linea italo-francese di filosofi cristiani sulla scia di Malebranche di cui Étienne Gilson e il nostro Del Noce hanno poi più volte sottolineato l'importanza.
Tuttavia queste importanti acquisizioni intellettuali e la diffusa stanchezza per gli obblighi della vita di corte non sarebbero state sufficienti a far precipitare la sua crisi religiosa, che emerse invece dopo la prematura scomparsa di Anna Serbelloni il 25 giugno 1813.

Quella morte destò in lui "spaventose inquietudini" sullo "stato delle anime che, come la sua, sono involate alla presente misera vita senza aver mai, durante quella, fatto uno studio assiduo di cose sante e, quel che è più, avendo anzi tenuto alcuni dubbi su certi punti rivelati", come confidava al Caluso. Il vecchio studioso rimase sconcertato da queste paure, dal fatto che l'abate di Breme volgesse ormai "alla religione tutti i più caldi affetti", ma al solito non volle contrariarlo:  tutt'al più si impegnò ad "arginare" questo suo nuovo atteggiamento.

Ludovico sentiva riaffiorare con forza la fede ritrovata e lo scriveva all'amico, quasi con intima meraviglia:  "D'onde avvenga che dopo la sera del venerdì 10 corrente e più persuaso io mi senta delle cose cattoliche, e più desideroso di vivere e morire in quella persuasione, non lo so intendere". Per coloro che non si sentono investiti dallo sguardo di un "Dio giudice e Padre" le grandi verità morali perdono il loro più fermo sostegno:  "Siam consigliati ad ogni tratto dalle sociali circostanze di sacrificarle al momentaneo tornaconto ed al più pressante interesse dell'amore proprio".

La lettera si concludeva con un drammatico accenno alla redenzione:  "... quel sangue dell'Uom-Dio, oh sì quel Sangue... più della carta che mi manca, m'impedisce di proseguire la commozione...".

Il ritorno di Breme alla fede non fu privo di incertezze e di ricadute:  raggiunse la sua pienezza soltanto negli ultimi istanti della sua vita, a metà dell'agosto del 1820. Ancora pochi giorni prima, aveva chiamato al suo capezzale l'amico Manzoni, che stava passando da Torino di ritorno dalla Francia, "per aprirgli i suoi dubbi su cose di religione". Nella sua ultima lettera all'amico Pellico, Breme aveva però accennato al faccia-a-faccia a cui si stava avviando:  "Vorrà vedere Iddio perché il cuore mio è pieno d'amore".


(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2009)

Caterina63
00giovedì 11 febbraio 2010 13:23
Sono entrata in contatto con questo sacerdote....e con le sue parole in Preghiera vorrei condividere con voi un modo sano per vivere questa giornata...
Vergine Maria, Salus Infirmorum, Salute degli Infermi, soccorrici!! Oggi  ci uniamo a tutti i malati del Mondo e con santa Bernadette supplichiamo la guarigione del corpo e soprattutto dello spirito!

Il Santo Padre nell'Omelia di stamani ha detto:

Il Magnificat non è il cantico di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre "il vento in poppa"; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno.
Nel Magnificat sentiamo la voce di tanti Santi e Sante della carità...
 La Chiesa, come Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell’uomo e la consolazione di Dio, li tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia. Attraverso i secoli, la Chiesa mostra i segni dell’amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle persone umili e semplici. La sofferenza accettata e offerta, la condivisione sincera e gratuita, non sono forse miracoli dell’amore? Il coraggio di affrontare il male disarmati – come Giuditta –, con la sola forza della fede e della speranza nel Signore, non è un miracolo che la grazia di Dio suscita continuamente in tante persone che spendono tempo ed energie per aiutare chi soffre? Per tutto questo noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferenza, anzi, la comprende.



Pagina di don Alessandro Loi

Signore Dio, Uno e Trino, convertite tutti coloro che si sono smarriti nella strada che porta a Voi.
Convinti come siamo che la Fede Cattolica è l'unica vera, Vi imploriamo perchè tutti gli uomini diventino cattolici, migliori di quelli che già si professano tali.
 Fate, o Signore che tutte le comunità cristiane dell' oriente riconoscano al Papa di Roma le prerogative di San Pietro, capo degli Apostoli; che esse riscoprano la sana dottrina del Primato del Papa, secondo la sacra Tradizione.
 Fate, o Signore, che i protestanti ritornino alla Chiesa di Roma: l'unica autorizzata a presentarsi come la Chiesa di Cristo: una, santa, cattolica e apostolica.
 Aumentate la loro fede povera e togliete da essi la superficialità religiosa ereditata dai loro padri riformatori e dai fondatori delle varie sètte, per tornare a una fede matura e a una morale seria.
 Fate, o Signore, che quello ch' è stato nell'Antico Testamento il Popolo eletto riconosca Gesù Cristo come Dio Incarnato, il Cristo, il Messia; così che le loro sinagoghe diventino chiese, nelle quali troneggi la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù nel Santissimo Sacramento dell'Altare.
Convertite, o Signore gli islamici alla Fede vera, la Fede nel solo Dio, Uno e Trino.
 Donate loro la grazia di riconoscere la divinità delle Tre Persone della Santissima Trinità e di accettare l'intera Rivelazione cristiana. Fate, o Signore, che i pagani antichi e nuovi riescano a concepirVi come Essere personale e adorarVi come Dio: una sola Sostanza, un solo Perfettissimo Essere in tre Persone, uguali e distinte. Donate loro l'umiltà e la saggezza necessarie perchè considerino le persone umane come creature vostre e Voi, come Padre senza principio. Preparate la loro anima ad accogliere la dottrina cristiana e la morale evangelica.

Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Dio onnipotente ed eterno, date un segno, anche forte, severo, serio, come Voi solo sapete, agli atei, agli agnostici e a tutti coloro che non Vi trovano perchè neppure Vi cercano: che essi pure Vi trovino e, convertendosi, credano in Voi e si salvino entrando nel numero degli eletti.
O Gesù Redentore, salvate e convertite alla pienezza della vera Fede tutti cristiani, ma anche gli ebrei, gli islamici, i pagani, gli atei e me peccatore. O Gesù, per intercessione di Maria Semprevergine, vostra e nostra Madre, donate ai nostri giorni la vostra pace e salvate, come Voi solo sapete e potete, tutto il Genere Umano, perchè tutti i popoli Vi benedicano e Vi lodino nei secoli dei secoli.

Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc et semper, et in saecula saeculorum. Amen.

Nos cum Prole pia,
benedicat Virgo Maria.
Caterina63
00sabato 29 maggio 2010 21:36

Preghiera per vincere le nostre paure.



Matteo 14,24-27: Gesù cammina sulle acque

Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".





Preghiera

Gesù, ti presento tutte le mie paure: la paura di essere ri­fiutato da Dio, la paura nei confronti degli altri, la paura di certi luoghi e animali, la paura dinanzi al futuro e a situazio­ni difficili, la paura di dare una brutta impressione di me stesso.


Ti presento tutte le mie insicurezze, i miei dubbi, le mie incertezze, il disprezzo che a volte sento di me stesso e della mia vita. Per queste paure e insicurezze mi sento come in mezzo a una tempesta.

Tu hai detto agli apostoli sul lago di Galilea in tempesta: "Coraggio, sono io, non temete!". Dillo anche a me e nel mio cuore si placheranno le onde furiose dell'insicurezza e della paura.



Liberami da ogni dubbio e incertezza irragionevole, da ogni disprezzo di me stesso e della vita.



Sii Tu il mio coraggio, la mia sicurezza, il mio punto d'appoggio, la mia forza di vivere e di agire. Infondi in me il tuo Spirito Santo che è Spirito di potenza e di libertà.


Cuore di Gesù, confido e spero in te.
Caterina63
00giovedì 27 gennaio 2011 18:23

Vocazione missionaria


da Cordialiter:


Dio da tutta l’eternità ha pensato a voi. […] Egli vi ha chiamati all’apostolato per sola sua bontà. Non ha bisogno di niente e di nessuno. L’ha fatta a voi questa grazia, a preferenza di tanti altri che ne erano più degni e che vi avrebbero forse corrisposto meglio. E perché proprio a voi? Perché vi ha amati di un amore particolare. La vocazione missionaria è di quanti amano molto il Signore e desiderano farlo conoscere, disposti a qualsiasi sacrificio. Non si richiede nulla di più.

Questa vocazione è quell’atto di provvidenza con cui Dio sceglie alcuni e li fornisce delle doti convenienti per evangelizzare le persone nei paesi pagani. Ogni sacerdote è per natura missionario. La vocazione sacerdotale e quella missionaria non si distinguono essenzialmente. Non si richiede, ripeto, che un grande amore di Dio e una passione per le anime.

Non tutti potranno effettuare il desiderio di recarsi in missione, ma tale desiderio dovrebbe essere di tutti i sacerdoti. L’apostolato nei territori di missione è, sotto questo riguardo, il grado superlativo del sacerdozio. [...] Ah, no, non crediamo di essere noi a fare un atto di degnazione verso Dio, se rispondiamo alla Sua chiamata! È Lui invece che fa a noi un grande dono. Viene talora il dubbio di non essere chiamati all’apostolato. È una pena dolorosa che fece perire molte vocazioni o almeno intiepidì il fervore per prepararsi bene all’apostolato.

L’avete voi questa vocazione? Rispondo che non è necessario aver avuto segni straordinari, neppure bisogna pretenderli. Se anche venisse un angelo dal cielo, potremmo sempre dubitare che si tratti di illusione. Basta aver avuto qualche segno speciale, che parve forse casuale ed invece era ordinato da Dio alla vocazione: la lettura di un periodico o libro missionario, una predica sulle missioni, l’esempio di un compagno, la parola del parroco o del confessore, forse anche certe circostanze di famiglia, ecc. Questi segni bastano. Essi sono la via ordinaria di cui Dio si serve per destare, in chi è prescelto, la vocazione missionaria. [...]

Fortunati voi, che avete sentito l’invito di Dio e, rassicurati per mezzo della preghiera e di saggi consigli ricevuti, con coraggio vi siete staccati dal vostro ambiente, dalle comodità della vita e, superando giudizi e motivi umani, siete entrati nell’Istituto per prepararvi alla missione. [...] Se tu conoscessi il dono grande che Dio ti ha fatto chiamandoti in questo Istituto missionario! A questo dono seguirà un crescendo di altre grazie, che Gesù dal tabernacolo vi farà, se saprete apprezzare la vocazione e corrispondervi. [...]

Ma voi perdurerete tutti nella vocazione ricevuta? Non basta dunque essere chiamati, non basta rispondere alla chiamata, né entrare nell’Istituto e nemmeno andare in missione. Non tutti i chiamati perseverano, perché non tutti corrispondono. Perseverare, non dimenticatelo, è un dovere, quando abbiamo liberamente accettato uno stato e ad esso ci siamo vincolati con solenni promesse. È un dovere verso Dio, al quale si è fatto voto, ed è un dovere verso noi medesimi. Solamente chi persevererà sino alla fine, udrà l’invito divino: «Vieni servo buono e fedele!»

[Nella foto in alto è raffigurato il celebre missionario Padre Lorenzo Sales. Il testo invece è stato scritto dal Beato Giuseppe Allamano]


Caterina63
00lunedì 14 febbraio 2011 15:21
La Chiesa celebra i Santi Cirillo e Metodio. Il Papa: esempi da seguire per rivitalizzare le radici cristiane dell'Europa


La Chiesa festeggia oggi i Santi Cirillo e Metodio, apostoli dell’Oriente cristiano, compatroni dell’Europa. Ai due fratelli evangelizzatori di Tessalonica, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi di un’udienza generale, nel giugno del 2009, e diverse riflessioni, in particolare nelle udienze che ogni anno riserva, per la festa, alle delegazioni bulgara e macedone. Riascoltiamo alcuni pensieri del Papa sui Santi Cirillo e Metodio nel servizio di Alessandro Gisotti:


Seguire l’esempio dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori infaticabili e antesignani dell’inculturazione del Vangelo. E’ l’esortazione di Benedetto XVI che ha più volte invitato l’Europa e in particolare i popoli slavi a rivitalizzare le radici cristiane del Vecchio Continente. Il Papa mette l’accento sulla missione innovativa dei fratelli di Tessalonica che, 1200 anni fa, annunciarono la Buona Novella presentandola con parole comprensibili alla popolazione della Grande Moravia:

“Cirillo e Metodio erano convinti che i singoli popoli non potessero ritenere di aver ricevuto pienamente la Rivelazione finché non l’avessero udita nella propria lingua e letta nei caratteri propri del loro alfabeto”. (Udienza generale, 17 giugno 2009)

Il Papa si sofferma sul metodo seguito dai Santi Cirillo e Metodio, sottolineando come abbiano ispirato e diffuso i principi dell’inculturazione del Vangelo, in particolare raccogliendo i dogmi cristiani in libri scritti in lingua slava:

“In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine 'inculturazione': ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di ‘traduzione’ molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. (Udienza generale, 17 giugno 2009)

E’ quella offerta dai due Santi, rileva il Papa, una “testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento”. E ribadisce che ad animare i due evangelizzatori tra “sofferenze, privazioni e ostilità”, fu un’“invincibile speranza in Dio”. Una speranza che oggi è ancora particolarmente fruttuosa in Bulgaria:

“Attraverso un’infaticabile opera di evangelizzazione, attuata con vero ardore apostolico, i santi Cirillo e Metodio hanno provvidenzialmente radicato il cristianesimo nell’animo del Popolo bulgaro, così che esso è ancorato a quei valori evangelici, che sempre rafforzano l’identità e arricchiscono la cultura di una nazione”. (Udienza delegazione bulgara, 22 maggio 2010)

Particolarmente legata a Cirillo e Metodio è anche la Macedonia alla quale il Papa chiede di conservare l’eredità spirituale dei suoi Santi Protettori:

“Questi Santi Co-Patroni dell’Europa, ai quali voi con pieno diritto vi riferite, hanno tracciato un sentiero umano e spirituale, che fa della vostra Terra un luogo d’incontro tra diverse esigenze culturali e religiose. Il pacifico componimento delle aspirazioni dei popoli che vi abitano, proietta sul Continente europeo uno scenario di fattivo e fecondo confronto, al quale la Santa Sede guarda con favore”. (Udienza delegazione macedone, 24 maggio 2007)

I Santi Cirillo e Metodio, ribadisce il Papa, incoraggiano i cristiani dell’Europa a “conservare e rinsaldare l’intrinseco legame che esiste tra il Vangelo” e le “rispettive identità culturali”:

“Come discepoli del Signore, nel reciproco rispetto delle diverse tradizioni ecclesiali, siamo chiamati alla comune testimonianza della nostra fede in Gesù, nel nome del quale otteniamo la salvezza”. (Udienza delegazione bulgara, 22 maggio 2010)


da Radio Vaticana

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