Fede e Costituzione nell'ecumenismo di Bartolomeo I Patriarca di Costantinopoli

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Caterina63
00giovedì 8 ottobre 2009 19:07
Aperta la sessione plenaria di «Fede e costituzione» del Wcc

Il Patriarca Bartolomeo
e il lungo viaggio
dell'unità della Chiesa


 Kolympari, 8. L'unità della Chiesa è una ricerca interminabile, un viaggio in permanente evoluzione, un progresso costante attraverso tappe di continuo perfezionamento. L'unità della Chiesa è un dono di Dio che esige un "profondo sentimento di umiltà e non un'ostinazione orgogliosa", un "senso di indulgenza più che di impazienza".

Sono state le parole del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ad aprire ieri all'Accademia ortodossa di Kolympari, nell'isola greca di Creta, i lavori della sessione plenaria della commissione "Fede e costituzione" del Consiglio ecumenico delle Chiese o World council of Churches (Wcc). Il tema della riunione - che si concluderà il 14 ottobre - è "Chiamati a essere la Chiesa una:  che tutti siano una sola cosa nella tua mano". Vi partecipano i centoventi membri del prestigioso organismo di dialogo teologico, in rappresentanza di tutte le Chiese cristiane del mondo.

"Non dobbiamo sentirci frustrati per le nostre limitazioni umane che sfortunatamente determinano disaccordi e divisioni", ha detto Bartolomeo, per il quale "la nostra permanente ricerca dell'unità è una testimonianza del fatto che quello che cerchiamo avverrà nel tempo di Dio e non nel nostro".

Per la medesima ragione, l'unità "è il frutto della grazia celestiale e del kairós divino". Il Patriarca, nelle sue considerazioni, prende spunto dal metodo apofatico che, nella tradizione ortodossa, si basa sulla convinzione che Dio, per definizione e per natura, è fuori dalla comprensione umana. "Perché se potessimo intendere Dio - ha spiegato - Dio non sarebbe Dio".

L'unità come vocazione, ma anche come conversione e missione. Bartolomeo sottolinea l'importanza di apprendere dagli altri e dalle teorie consolidate nel tempo. Ciò implica che "imporre agli altri le nostre posizioni, siano esse "conservatrici" o "liberali", è arrogante e ipocrita".

Bartolomeo IInvece - prosegue il Patriarca ecumenico - "l'umiltà genuina esige da tutti noi un sentimento di apertura al passato e al futuro". In altre parole, "siamo chiamati a manifestare rispetto per le posizioni del passato sperimentate dal tempo e considerazione per la città celestiale che cerchiamo.

Questo volgersi al passato e al futuro è sicuramente parte essenziale della conversione". Il dono sacro dell'unità esige "una conversione e un riorientamento radicali in modo che possiamo tornare umilmente alle nostre radici comuni nella Chiesa apostolica e nella comunione dei santi, nonché affidarci e sottometterci al regno celestiale e all'autorità di Dio". Bartolomeo invita ad adempiere un "proposito comune", ovvero a impegnarsi nel ministero e nella missione per la realizzazione del Regno di Dio:  "Tale è il dono sacro che abbiamo ereditato e tale è, anche, il compito sacro che abbiamo davanti", ha concluso.

Fu proprio a Creta, nel giugno 2005, che la commissione "Fede e costituzione" del Consiglio ecumenico delle Chiese redasse la dichiarazione sull'ecclesiologia che venne recepita più tardi alla ix Assemblea generale del Wcc, svoltasi a Porto Alegre nel febbraio 2006. Questo testo costituisce il culmine di un ampio processo e della prospettiva delle Chiese membro tesa alla ricerca dell'unità visibile. Una prospettiva maturata nel tempo ma già presente fin dalla prima conferenza di "Fede e costituzione", a Losanna nel 1927.

In questi giorni, a Creta, si rinnova dunque l'impegno al dialogo e all'unità. Nel suo intervento, il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, ha affermato che "oggi, in materia di ecclesiologia, il lavoro più importante e vitale proviene dal dialogo ecumenico, dal tavolo multilaterale di Fede e costituzione ma anche dai molteplici tavoli attorno ai quali si svolgono i colloqui bilaterali". Un'ecclesiologia "radicata in una visione di piena unità visibile della Chiesa nasce oggi dal vissuto della divisione". Kobia auspica che i partecipanti alla sessione plenaria possano giungere a un accordo sulle "fonti dell'autorità" e sul ruolo dei dottori e dei primi testimoni della Chiesa, sulle questioni relative al discernimento morale nelle Chiese e sul modo di progredire nei lavori sull'ecclesiologia. Ma - ha sottolineato il segretario generale  del  Wcc  - "i  lavori  di  Fede  e  costituzione potranno sfociare nel  consenso solo se condotti nell'amore". Che non significa "assenza di disaccordi  o di differenze" ma "spirito di rispetto, tolleranza, perdono e sollecitudine per l'altro, di ascolto dell'altro".


(©L'Osservatore Romano - 9 ottobre 2009)
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