Giovanni 1,1-14

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(Gino61)
00mercoledì 19 agosto 2009 15:38

1 In principio era il Verbo,

 il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2 Egli era in principio presso Dio:

 

3 tutto è stato fatto per mezzo di lui,

e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

 

4 In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5 la luce splende nelle tenebre,

ma le tenebre non l'hanno accolta.

 

6 Venne un uomo mandato da Dio

e il suo nome era Giovanni.

7 Egli venne come testimone

per rendere testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8 Egli non era la luce,

ma doveva render testimonianza alla luce.

 

9 Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

 

10 Egli era nel mondo,

e il mondo fu fatto per mezzo di lui,

eppure il mondo non lo riconobbe.

11 Venne fra la sua gente,

ma i suoi non l'hanno accolto.

 

12 A quanti però l'hanno accolto,

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13 i quali non da sangue,

né da volere di carne,

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

 

14 E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi vedemmo la sua gloria,

gloria come di unigenito dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

(Gino61)
00mercoledì 19 agosto 2009 15:39

Il tema generale di questa Scuola della Parola è la “VITA”. E la prospettiva di fondo che ha guidato e motivato questa scelta è la tematica proposta dal Papa per la giornata della Gioventù: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Quindi è questo il cuore, il punto nodale del nostro riflettere e pregare quest’anno alla Scuola della Parola: la VITA. E il percorso proposto, l’itinerario di ricerca, di scoperta, di approfondimento che ci verrà suggerito è il Vangelo di Giovanni. E’ attraverso i suoi brani, alcuni quadri evangelici, che scopriremo che Gesù è vita, possiede la vita. E questa vita è nostra, è per noi. Ecco il senso del tema: “Io vivo e voi vivrete”, della scuola della Parola di quest’anno. Gesù è la vita, perché noi viviamo, perché abbiamo la vita.

I brani che ci verranno proposti, nei vari incontri, faranno presenti, metteranno in luce alcuni aspetti dell’essere di Gesù, vita per noi.

L’incontri di questa sera, ci introdurrà in questa ricerca e approfondimento. Diciamo così: l’incontro di questa sera, è un po’ come una porta di accesso, per entrare nel mistero della vita, una vita che ci viene svelata, manifestata.

Il testo sul quale cercheremo di fare una lavoro di penetrazione apre agli incontri successivi, li introduce. E’ il Prologo di Giovanni; il testo in assoluto, più difficile di tutto il NT.

Ci è richiesta questa sera, quindi, in questo nostro primo incontro tanta pazienza e tanto impegno. Il nostro Arcivescovo dice che ingoiato questo brano, si mastica con più facilità tutto il resto. Non è comunque, molto consolante.

Ci prepariamo quindi nel raccoglimento, nella preghiera, nel più sentito e profondo silenzio, soprattutto interiore, nella partecipazione personale ottima alla manifestazione della vita. Una “vita che ci viene svelata”.

 

 

LA VITA SVELATA

 

Il primo passo da compiere, quando ci si accosta a un brano biblico, è quello di cercare di capire il testo, esaminarlo con cura per determinare il senso, il significato. E’ il primo movimento della Scuola della Parola.

Ma quando ci si imbatte in testi, come quello che abbiamo appena proclamato, per altro unico nel suo genere, la comprensione, l’esame, l’analisi e la ricerca dei significati, diventano davvero delle operazioni faticose, difficilissime, forse impossibili. Ci si spaventa, o forse si prova il disagio di trovarsi di fronte a qualcosa che ci supera, qualcosa di misterioso. O forse ancora, si prova il desiderio di contemplare questa Parola detta, senza dire niente; per non nominarle o distorcerle.

Ma noi dobbiamo capire cosa ci è stato comunicato. Almeno tentare.

Qui Giovanni, ha messo insieme in pochi versetti la storia del mondo, la storia della vita. Questo brano introduttivo a tutto il vangelo è molto difficile, lo ripeto. Non è un riassunto breve di ciò che verrà poi proposto nel vangelo. E’ il vangelo stesso; diciamo il più profondo e nello stesso tempo il più preciso che ci sia in circolazione. Possiamo dire: una sintesi dettagliata dell’esperienza della fede cristiana. Ogni parola riassuma, evoca numerose realtà e molteplici concetti di tutta la Sacra Scrittura.

Penso, allora, che le domande, gli interrogativi spontanei che possono nascere siano molti. E possono essere:

- Ma cosa mi dicono tutte queste parole? O meglio:

- Come possiamo mettere ordine in tutte queste parole che ci parlano di tutto?

- Come trovarci una logica, un senso? E per quanto interessa a noi:

- Come poterle ridurre a un’immagine da contemplare? A un’icona?

- Come queste affermazione, che sono state fatte, così astratte, incomprensibili, forse, possono essere da me capite, comprese? E ancora altre domande; per esempio:

- Come c’entra Giovanni Battista in tutto questo discorso?

- Cosa vuol dire: “le tenebre non hanno accolto la luce?”?

- Di chi si parla quando si dice: “In lui era la vita...”? Allora possiamo farci un’unica semplice domanda concreta:

- Cosa facciamo?

- Cosa faccio io?

Riprendiamo il testo con pace; con pace cerchiamo di vedere coda ci dice, cosa capiamo. Senza romperci la testa! E allora tentiamo.

Proviamo a suddividere il testo in punti, in affermazioni di senso. Ne troviamo almeno otto. E’ una divisione libera, se possono fare altre, ma a I noi preme cogliere che cosa, in successione, ci viene detto.

1- La prima affermazione che troviamo ai vv.1-2 è legata insieme da un verbo che viene ripetuto quattro volte: “ERA”.

* Si dice cosa era al principio.

* Mi viene detto ciò che era prima della creazione.

Il Verbo, la Parola, questo “qualcosa”, è descritto nella sua vita divina.

2- La seconda affermazione è al v.3:

* Mi viene detto ciò che è stato fatto (il verbo cambia).

* Cosa ha fatto questo Verbo nella creazione e nella storia: Tutto!

3- La terza affermazione ai vv.4-5:

* Ci viene comunicata l’Azione rivelatrice del Verbo; Fonte della vita e della luce. Cioè: cosa c’era in lui (questo Verbo):

   - la vita e la luce

   - E che cosa non è passato di lui

   - Si dice: luce non accolta.

4- La quarta affermazione (vv.6-8) prende un’altra strada, è su Giovanni Battista. E’ un’inserzione su Giovanni presentato come testimone della luce.

5- La quinta affermazione (v.9):

* Si dice: questa luce “veniva” nel mondo (cambia ancora il verbo)

* Si rivela al mondo, entra nella storia.

6- La sesta affermazione (vv.10-11):

* Egli (il Verbo)---> ritorna il soggetto dell’inizio:

   -non trova riconoscimento

   - non trova accoglienza

   - non fu riconosciuto dai suoi.

7- La settima affermazione  (vv.12-13) ci dice: (aggiungendo un altro pensiero): Ma quelli che l’hanno accolto diventano figli.

8- L’ottava affermazione (v.14) è il pensiero conclusivo, che riprende ancora il soggetto con cui tutto è incominciato:

* La Parola si fa carne

* Abita nel mondo

* E noi abbiamo visto la sua Gloria.

(Gino61)
00mercoledì 19 agosto 2009 15:40

Va precisato anzitutto questo: quando Giovanni presenta il “Verbo”, la Parola, non intende la Parola detta a proposito di Gesù, ma Gesù stesso; Parola di Dio trasmessa poi dalla parola degli apostoli. Gesù è il Verbo di Dio, l’espressione di Dio, il linguaggio di Dio; è il Dio manifestato, comunicato. Le parole che Dio aveva detto fino ad allora, per mezzo dei profeti, erano parole parziali, frammentarie. Gesù è la Parola ultima definitiva; La comunicazione completa che Dio fa all’uomo, al sua dichiarazione totale.

Allora se cercassimo ulteriormente di riassumere questi otto momenti; cioè se cerchiamo di dire in sintesi cosa dicono questi otto punti, possiamo dire così:

“La PAROLA che era in principio, vita e luce non accolta (testimoniata da Giovanni) si fece carne tangibile e vedemmo la sua Gloria”. Non c’è tutto quanto, ma è abbastanza esauriente.

Ora se andassimo alla ricerca di una unificazione a questo brano, cioè: se cercassimo di trovare che cosa lega, mette insieme tutte le affermazioni, diciamo un motivo ispiratore, cioè, che cosa emotivamente da un ritmo a tutto il brano, credo che possiamo trovarlo nell’ultimo versetto, quando si dice: “Abitò in mezzo a noi”. (Qui è la prima volta che viene fuori il noi, se notiamo). Cioè: Tutto quello che è stato affermato mi riguarda. Noi siamo parte di tutto ciò. Noi vedemmo la sua Gloria (si dice). E questa è l’affermazione conclusiva del Vangelo. Noi abbiamo visto la Gloria di Dio. Lui era la Parola di Dio in mezzo a noi. Questo è il punto di arrivo; è così che inizia anche la prima lettera di Giovanni: “Ciò che era al principio noi l’abbiamo toccato. Lo abbiamo contemplato, abbiamo visto la sua Gloria”.

Allora la parola-chiave è “abbiamo visto la sua Gloria”. Era lui colui che dal principio era Dio, che abbiamo visto. E la sua vita e luce si è mostrata a noi in tutti questi eventi che abbiamo visto. Qui è Giovanni che parla. Com’è che Giovanni arriva a fare questa affermazione’

Il punto di arrivo culminante del suo vangelo, del suo raccontare noi sappiamo è il momento della CROCE. Tutto conduce lì. L’evangelista contempla Gesù sulla croce. Contempla questa morte per amore, il dono totale. E da qui ritorna indietro. Ritorna agli eventi che fanno luce su ciò che è Gesù. Ritorna alle cose dette da Gesù, ai suoi segni, ai suoi atteggiamenti, alle sue parole. E lì, di fronte alla croce, dove Gesù dice: “Tutto è compiuto”, Giovanni capisce, gli si aprono gli occhi e dice: “Ma questo è Dio che si rivela. Lui Gesù, che muore così per me, era presso il Padre, tutto è stato fatto per mezzo di lui, e tuttavia non è stato accolto, ma è vita per quanti lo accolgono; è luce per quelli che si aprono a lui. E questa VITA e LUCE è espressa al massimo quando Gesù è sulla croce.

Questa è davvero l’icona riassuntiva. Allora per capire, per penetrare tutte le affermazioni che abbiamo sentito, in profondità, occorre mettersi in contemplazione anche noi della croce; per esclamare:

- Ma costui era presso Dio

- Ma costui è vita.

E’ a tutto questo che potremmo ridurre emotivamente tutto il testo.

Giungiamo ora a qualche spunto per la MEDITATIO.

Qual è il messaggio allora di questo testo dal punto di vista di questa rilettura semplice. Qual è il messaggio in sé e qual è il messaggio per me?

1- Ci è stato detto che la vita sta all’origine di tutto, precede la creazione stessa. Quindi questa parola VITA, significa il vivere divino. E’ questa la chiave di tutto: il “vivere divino”.

2- Questa vita si è comunicata agli uomini come LUCE. Cioè, qualcosa che fa chiarezza, qualcosa che si diffonde; la luce dà l’orientamento, dà proporzione alle cose; è qualcosa che genera stupore, gioia, consapevolezza... Quindi qualcosa che mette ordine, chiarezza, luce in me.

3- Poi, questa vita donata all’uomo è GRAZIA. Completamente gratuita.

4- E questa rivelazione avviene nella “persona di Gesù Cristo, nella sua carne”. Nel suo farsi uomo. In questo senso il Vangelo di Giovanni ci svelerà la vita dell’uomo.

(Gino61)
00mercoledì 19 agosto 2009 15:41

Ma più concretamente, allora, qual è il messaggio del testo?

a- La Parola creatrice, che contiene il progetto di Dio della mia vita: è Gesù. Il progetto della mia vita è in Gesù. Questo mi vien detto.

b- Non c’è niente che sia fuori dell’ambito di questo progetto. Ma qualcuno, giustamente diceva che il v.3 è una forte parola di ottimismo cristiano: “nulla fu fatto di tutto ciò che esiste senza di lui”. Dunque:

Anche ciò che nella mia vita sembra oscuro, così buio, opaco, nebuloso, confuso è in qualche modo parte di questo progetto, che è lui Gesù, fin dall’inizio.

Niente si sottrae al progetto di Dio, neanche ciò che nella mia vita appare pura perdita. Devo trovarci un senso. Devo scoprirlo. E poi ci vien detto:

c- Questo progetto è una realtà vivente. E’ VITA intesa nel suo senso più pieno, cioè, di progettualità, entusiasmo, creatività, forza gioiosa e feconda dell’essere e del comunicare. Insomma: slancio, gioia, passione per le cose belle, una energia che non si esaurisce. E’ in lui, ed è VITA, come progetto per me.

d- Poi c’è un passo in più che espone anche il senso della parola LUCE. Questa vivacità divina è norma luminosa per l’agire umano. Cioè: l’uomo è chiamato a conformarsi a questa dinamicità dell’essere divino, a lasciarsi illuminare e riempire. Quindi l’uomo, io, come norma di riferimento, non ho una legge astratta, ma mia luce è la stessa vivacità divina, la sua capacità di amore, di donarsi. Essa viene donata a me e diviene norma della mia vita, diviene norma vitale.

e- Infine: questa norma divina, di fecondità personale-comunitaria risplende in un contesto di tenebre. Cioè: in un contesto freddo, scettico, pervaso dall’apatia, dal gusto della morte, agnostico, incapace di credere che esistono principi assoluti, valori liberi oggettivi. E’ il mondo della diffidenza, della paura di vivere, della cautela spinta alla fobia; del calcolo, del garantismo che non osa niente. Tutto ciò è “tenebre”. Non riflette il progetto divino creativo perché il progetto divino è donazione, è coraggio, è progetto positivo, è slancio, è apertura, non chiusura.

Questo è MESSAGGIO, che può diventare messaggio per me.

Per concludere alcune domande che ci possono aiutare nella contemplazione. Dopo aver ascoltato che cosa significa che Gesù è VITA e che è il progetto di vita che fin dall’inizio Dio ha per me, mi posso domandare:

1- Cosa è per me vivere? (semplicemente ma seriamente)

Che cosa risveglia questo verbo, questa esperienza, realtà? Che risonanze ha dentro di me? Posso far passare varie ipotesi e vedere in quale mi riconosco.

Vivere può voler dire: vegetare, campare, divertirmi oppure AMARE, ma in tanti modi non ancora ben definiti, anche ambigui. Vivere potrebbe essere per me, prendermi cura; io vivo perché mi prendo cura di altri: vivere è darmi ad altri. Oppure vivere è riuscire (in tanti modi) nella vita. Vivere è avere amici.

E’ molto importante però, prima di confrontarmi con l’affermazione: “In Lui era la vita...” che io mi confronti con la domanda: “ma che cos’è per me vivere”? Quali vocaboli, sinonimi, emozioni, allusioni, suscita in me questa parola?

2- Poi posso domandarmi: quando penso alla mia vita, penso a Gesù, al Gesù del vangelo, come chiave interpretativa della mia esistenza? “In lui era la vita”. Ma in lui crocifissa, che lava i piedi, che apre gli occhi al cieco, che risuscita Lazzaro, che dà i pani...

Penso a lui quando penso alla mia vita?

Come sono distante dal pensare alla mia vita, pensando che la mia vita è Gesù?

Perché la mia vita è la vita di Dio?

Perché la mia vita è questa fecondità inesauribile dell’essere divino che mi viene comunicato?

Ciò che dovrebbero ottenere queste domande è che sotto il termine VITA, si cominci a porre il termine Giovanneo, perché VITA in Giovanni è vita divina. La vita di Dio, Vita divina comunicata a me che costituisce il senso e la chiave della mia esistenza. Un’ultima domanda:

3- Come posso fare per confrontare il mio progetto di vita con quello di Gesù per me?

E’ vedere se c’è distanza, separazione. Posso dare tante risposte al mio vivere. Vivere è tutte le risposte che posso dare, ma il progetto di Gesù le contiene tutte e molto di più.

Allora come posso fare per arrivare a conoscere questo progetto e riempirmi della pienezza di ciò che è detto quando si dice: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”? Come posso fare?

Credo che le risposte non possono essere sbrigative, immediate. Il cammino di penetrazione di queste lectio che ci vengono proposte penso sia un tentativo graduale di risposta a queste domande, perché piano piano ci farebbero passare i diversi modi con cui Gesù è VITA: cioè, come lui riempie la mia voglia di vivere, guarisce le mie tristezze del vivere, riempie le ansie del mio vivere.

Ecco, questi, credo siano degli elementi sui quali potremmo concentrarci ora, nel silenzio, su questo testo così difficile, così misterioso, che ci ha comunicato e svelato il Mistero della VITA.

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