4. I momenti della celebrazione
a) Prima della celebrazione
23. Nell’immediata preparazione alla celebrazione si raccomanda il raccoglimento a fedeli e sacerdoti.[47] Per garantirlo, anche quando i concelebranti sono numerosi, è conveniente disporre di ambienti adatti in cui possano indossare le vesti il celebrante principale, i Vescovi concelebranti, i presbiteri concelebranti, aiutati dai diaconi e dai ministranti.
b) Riti iniziali
24. Poiché nelle grandi celebrazioni l’ingresso dei concelebranti richiede tempo, la maggioranza di essi prenda ordinatamente e discretamente posto prima dell’ora d’inizio della celebrazione.
La processione d’ingresso sia sempre aperta dal turiferario, i ministri con la croce e i ceri accesi, il diacono con l’Evangeliario.[48]
L’incensazione dell’altare e della croce, all’inizio della celebrazione[49] non deve essere trascurata, perché, insieme al canto, aiuta, in queste grandi celebrazioni, a suscitare un ambiente di preghiera comune. In spazi aperti, occorre curare maggiormente la verità dei segni.
Dopo il saluto liturgico, il Vescovo del luogo o il suo delegato, può rivolgere brevi parole di accoglienza, a cui segue l’atto penitenziale. I riti iniziali non sono il momento per i discorsi delle Autorità civili, che possono aver luogo prima o dopo la celebrazione.
c) Liturgia della Parola
25. Poiché ”la Liturgia della Parola deve essere celebrata in modo da favorire la meditazione”[50], le letture siano proclamate senza fretta affinché tutti possano ascoltare e comprendere la Parola del Signore. Si tenga presente che, in vaste assemblee, il suono tarda ad arrivare ai posti più lontani. Assai efficaci sono brevi momenti di silenzio, poiché permettono di meditare quanto ascoltato.[51] I lettori pertanto siano scelti con molta cura.
La processione con l’Evangeliario si svolga con grande solennità,[52] manifestando così la particolare riverenza riservata al Vangelo[53] e che il suo ascolto costituisce il culmine della liturgia della Parola.[54] Conviene valorizzare con il canto la proclamazione del Vangelo.[55]
Le grandi celebrazioni sono un caso in cui la sede sembra essere il luogo più adatto per tenere l’omelia.[56] Al termine di essa, è utile osservare un momento di silenzio.[57]
d) Presentazione dei doni
26. Il gesto di portare i doni da parte dei fedeli,[58] “per essere vissuto nel suo autentico significato, non ha bisogno di essere enfatizzato con complicazioni inopportune”.[59]
Nelle grandi celebrazioni siano presentati soltanto i doni che costituiscono la materia del sacrificio e quelli destinati alla carità.
Si tenga presente che l’aggiunta di spiegazioni alla presentazione dei doni non favorisce il senso liturgico di questo momento.
Si abbia cura che la quantità del pane e del vino da consacrare corrisponda al numero dei partecipanti e dei concelebranti.
I doni eucaristici siano disposti sull’altare. Se, data la quantità, non è possibile, alcuni presbiteri non concelebranti, diaconi o accoliti istituiti, con in mano la pisside, si collochino – prima della presentazione dei doni – vicino all’altare, senza tuttavia essere di impedimento ai concelebranti e senza occultare ai fedeli la vista dell’altare.
e) Preghiera eucaristica
27. Per facilitare la partecipazione personale di tutti i concelebranti, conviene che ognuno disponga di un sussidio per la preghiera eucaristica. Le parti recitate insieme dai concelebranti, “in modo particolare le parole della consacrazione, che tutti sono tenuti ad esprimere, si devono recitare sottovoce, in modo che venga udita chiaramente la voce del celebrante principale”.[60] Nelle grandi celebrazioni è bene che queste parti siano cantate,[61] poiché oltre a sottolineare il carattere sacro della preghiera, si favorisce così la sincronia delle parole.
L’elevato numero di concelebranti consiglia di limitare movimenti che distraggono sia i sacerdoti che i fedeli.
Al momento della consacrazione le pissidi devono essere scoperte.
L’adorazione da parte dei fedeli si favorisce attraverso specifiche manifestazioni di riverenza verso l’Eucaristia come l’inginocchiarsi se possibile, l’incensazione delle sacre specie,[62] il suono del campanello.[63] In alcuni luoghi, l’importanza del momento è sottolineata dall’uso di ceri portati da ministri che si dispongono davanti all’altare.
f) Scambio della pace
28. Conviene, particolarmente in grandi celebrazioni, che lo scambio di pace sia un gesto moderato in modo che “ciascuno dia la pace soltanto a coloro che gli stanno più vicino, in modo sobrio”.[64] La sobrietà del gesto non toglie nulla al suo alto valore e aiuta a mantenere il clima di preghiera prima della Comunione.
g) Comunione dei concelebranti
29. È importante prevedere bene la Comunione dei concelebranti, che richiede un’accurata preparazione ed attenzione. “Si svolga secondo le norme prescritte nei libri liturgici, facendo sempre uso di ostie consacrate durante la stessa Messa, e ricevendo tutti i concelebranti la Comunione sotto le due specie”.[65] I concelebranti si comunichino prima di recarsi a distribuire la Comunione ai fedeli.
Se il grande numero di concelebranti impedisce loro di potersi comunicare all’altare, si rechino in luoghi appositamente predisposti per far la Comunione con calma e pietà. In una chiesa ampia, tali luoghi possono essere delle cappelle laterali, mentre in spazi all’aperto si allestiscano luoghi visibili e riconoscibili facilmente dai concelebranti. In questi luoghi, su un ampio tavolo, si dispongano sopra uno o più corporali il calice o i calici insieme alle patene con le ostie. Se ciò fosse troppo difficile, i concelebranti restino al loro posto e comunichino al Corpo e al Sangue del Signore presentati loro da diaconi o da alcuni concelebranti.
Si deve fare la massima attenzione per evitare che delle ostie o delle gocce del Sangue del Signore cadano a terra.
Terminata la distribuzione della Comunione ai concelebranti, si avrà cura di consumare subito e totalmente il vino consacrato rimasto, e di portare le ostie consacrate rimanenti ai luoghi destinati alla conservazione e custodia dell’Eucaristia.[66]
h) Comunione dei fedeli
30. Prima dell’inizio del canto alla comunione, tenendo conto delle situazioni eterogenee dei presenti, sia per l’appartenenza o meno alla Chiesa cattolica, sia per le disposizioni personali,[67] è conveniente che con una adatta monizione si ricordino gli atteggiamenti di adorazione e di rispetto verso il Sacramento, le condizioni per ricevere la Comunione;[68] si possono inoltre indicare i luoghi e le modalità previste per la distribuzione della Comunione.
Pur essendo raccomandabile che la Comunione si faccia con ostie consacrate nella stessa celebrazione,[69] per comprensibili motivi, nelle grandi celebrazioni può essere opportuna anche la Comunione con la distribuzione di ostie già consacrate, in tal caso conservate in pissidi debitamente custodite in tabernacoli sicuri e di dimensioni sufficienti, posti in cappelle o luoghi idonei a tal fine.
A questi luoghi, oppure lungo i corridoi che delimitano i settori, si recheranno i fedeli che desiderano ricevere la Comunione.
I ministri che distribuiscono la Comunione devono essere riconoscibili. Un modo, in linea con la tradizione, è che li accompagni una persona – un chierichetto o ministrante – che porti un ombrello adatto o un altro segno, come per esempio, un cero acceso.
Se è sempre lodevole l’uso del piattino, lo è specialmente in queste circostanze in cui la distribuzione è più complessa,[70] ricorrendo eventualmente ad idonei coperchi delle pissidi. Si prevedano e siano indicati i luoghi specifici in cui possono comunicare persone con particolari necessità (ad es. i celiaci).
Il Vescovo del luogo, tenendo conto degli eventuali rischi riscontrabili in queste grandi assemblee, potrà decidere se è opportuno applicare quanto previsto nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum al n. 92, di modo che la Comunione venga distribuita soltanto in bocca.
Nei luoghi della riserva eucaristica si porteranno con dignità le ostie che rimangono al termine della Comunione, consegnando le pissidi; in essi vi sia quanto è necessario per la purificazione dei vasi sacri e delle dita.
Conclusione
31. Il Concilio Vaticano II ha iniziato i lavori discutendo della sacra liturgia. In tal modo si è messo inequivocabilmente in luce il primato di Dio, il vero protagonista della celebrazione liturgica della Chiesa. Quando lo sguardo a Dio non è il fondamento, ogni altra cosa perde il suo orientamento. L’intento della presente “Guida per le grandi celebrazioni”, con indicazioni e suggerimenti pratici, non ha infatti altro scopo che di aiutare a preparare debitamente e a vivere fruttuosamente le grandi celebrazioni liturgiche.
Ci sia di esempio la Beata Vergine Maria, immagine della Chiesa in preghiera. “La bellezza della liturgia celeste, che deve riflettersi anche nelle nostre assemblee, trova in lei uno specchio fedele. Da Lei dobbiamo imparare a diventare noi stessi persone eucaristiche ed ecclesiali per poter anche noi, secondo la parola di san Paolo, presentarci “immacolati” al cospetto del Signore, così come Egli ci ha voluto fin dal principio (cfr. Col 1,21; Ef 1,4)”.[71]
[1] Benedetto XVI, Motu proprio Porta fidei (11-XI-2011), n. 2.
[2] Cf. Synodus Episcoporum XI Coetus Generalis Ordinarius, Eucharistia: fons et culmen vitae et missionis Ecclesiae. Elenchus finalis propositionum, Editiones latina et italica, E Civitate Vaticana MMV, Propositio 37, p. 26: “I Padri sinodali riconoscono l’alto valore delle concelebrazioni, specialmente quelle presiedute dal Vescovo con il suo presbiterio, i diaconi e i fedeli. Si chiede, però, agli organismi competenti che studino meglio la prassi della concelebrazione quando il numero dei celebranti è molto elevato”.
[3] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007), n. 61.
[4] Cf. Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 14; 30-32; 48.
[5] Cf. Concilio Vaticano II, Cost. Lumen gentium, n. 10; Catechismo della Chiesa Cattolica (= CEC), n. 1142.
[6] Cf. Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (= CCDDS), Istr. Redemptionis Sacramentum, n. 40.
[7] Cfr. Ordinamento generale del Messale Romano (= OGMR), n. 96.
[8] Cf. OGMR, n. 31.
[9] CEC, n. 1153.
[10] BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 55.
[11] Cf. Giovanni Paolo II, Motu proprio Misericordia Dei (7-IV-2002), n. 2; Cf. CCDDS, Responsa ad dubia proposita:Notitiae, 37 (2001), 259-260.
[12] Cf. Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 57 e Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 7; OGMR, nn. 199 e 203.
[13] Benedetto XVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 61.
[14] «Numerus concelebrantium, singulis in casibus definitur ratione habita tam ecclesiae quam altaris in quo fit concelebratio, ita ut concelebrantes circum altare stare possint, etsi omnes mensam altaris immediate non tangunt»: Sacra Rituum Congregatio, Ritus servandus in concelebratione Missae et Ritus communionis sub utraque specie, editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1966, n. 4.
[15] Cf. Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 57, §2,1; OGMR, n. 202.
[16] Cf. Caeremoniale Episcoporum, n. 274: “Quo melius autem significetur unitas presbyterii, curet Episcopus ut adsint e diversis regionibus dioecesis presbyteri concelebrantes”.
[17] Cf. OGMR, n. 201.
[18] Cf. Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 34.
[19] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. apost. Vicesimus quintus annus (4-XII-1988), n. 10.
[20] Cf. OGMR, n. 318.
[21] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 41.
[22] Cf. OGMR, nn. 325-347; Redemptionis Sacramentum, n. 117.
[23] Cf. OGMR nn. 39 e 47; CCDDS, Istr. Liturgiam authenticam, n. 108.
[24] Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 116; OGMR, n. 41.
[25] Cf. OGMR, n. 41.
[26] Cf. Caeremoniale Episcoporum, n. 39; OGMR, n. 104.
[27] CCDDS, Istr. Liturgiam authenticam, n. 108.
[28] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 62.
[29] Cf. OGMR, nn. 45, 56, 88.
[30] Cf. OGMR, n. 337-338; Caeremoniale Episcoporum, nn. 56-62.
[31] Cf. OGMR, n. 209; CCDDS, Istr. Redemptionis Sacramentum, n. 124.
[32] Cf. OGMR, 295-310.
[33] OGMR, n. 311.
[34] Cf. ibidem.
[35] Cf. OGMR, n. 296
[36] OGMR, n. 299.
[37] Cf. OGMR, 295-310.
[38] OGMR, n. 294.
[39] Cf. OGMR, n. 310.
[40] Cf. OGMR, n. 114 e n. 310.
[41] Cf. CCDDS, Istr. Redemptionis Sacramentum, n. 113 e 128.
[42] Cf. OGMR, n. 309.
[43] Cf. ibidem.
[44] Cf. OGMR, n. 310.
[45] OGMR, n. 312.
[46] Cf. ibidem.
[47] Cf. OGMR 45.
[48] Cf. Caeremoniale Episcoporum, n. 128.
[49] Cf. OGMR, n. 276; Caeremoniale Episcoporum, n. 131.
[50] OGMR, n. 56.
[51] Cf. OGMR, n. 45.
[52] Cf. OGMR, n. 175.
[53] Cf. OGMR, n. 134.
[54] Cf. Ordinamento delle letture della Messa, Introduzione, n. 13.
[55] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Verbum Domini, n. 67.
[56] Cf. OGMR, n. 136.
[57] Cf. OGMR, nn. 56, 66, 136.
[58] OGMR, n. 73.
[59] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 47.
[60] OGMR, n. 218.
[61] Cf. OGMR, n. 218.
[62] Cf. OGMR, n. 150.
[63] Cf. ibidem.
[64] OGMR, n. 82.
[65] CCDDS, Istr. Redemptionis Sacramentum, n. 98.
[66] Cf. OGMR, n. 163.
[67] Cf. BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 50; CEC, n. 1385.
[68] “Talora avviene che i fedeli si accostino alla sacra mensa in massa e senza il necessario discernimento. È compito dei pastori correggere con prudenza e fermezza tale abuso. Inoltre, se si celebra la santa Messa per una grande folla o, per esempio, nelle grandi città, occorre che si faccia attenzione affinché per mancanza di consapevolezza non accedano alla santa Comunione anche i non cattolici o perfino i non cristiani, senza tener conto del Magistero della Chiesa in ambito dottrinale e disciplinare. Spetta ai pastori avvertire al momento opportuno i presenti sulla verità e sulla disciplina da osservare rigorosamente”: CCDDS, Istr. Redemptionis Sacramentum, nn. 83-84.
[69] Cf. OGMR, n. 85.
[70] CCDDS, Istr. Redemptionis Sacramentum, n. 93.
[71] BenedettoXVI, Esort. ap. post. Sacramentum caritatis, n. 96.
"Notitiae" 50 (2014) pp. 330-348