I Documenti della Santa Sede possono non essere condivisi dai fedeli cattolici? NO!

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Caterina63
00martedì 11 agosto 2009 14:17
Amici....proseguendo già da queste riflessioni:
Don N. Bux e don S.Vitiello: TROPPA DISOBBEDIENZA AL MAGISTERO

vi invito a leggere ora sulla domanda e sulla magnifica risposta che seguono perchè riguarda proprio il nostro atteggiamento verso i Documenti emanati dalla Santa Sede che non possono essere disattesi da chi vuole definirsi cattolico...

Quesito

Caro Padre Angelo,
l'insegnante di religione ha affermato che i documenti dei pontifici consigli e delle congregazioni della Santa Sede possono essere non condivisi dal fedele cattolico.
E' vero ciò?
Grazie


Risposta del sacerdote

Carissimo,

1. l’istruzione della Congregazione per la dottrina della Fede “Donum veritatis” sulla vocazione ecclesiale del teologo (24.5.1990), firmata allora dal Card. Ratzinger, afferma che “il pontefice romano adempie la sua missione universale con l’aiuto degli organismi della Curia Romana, ed in particolare della Congregazione per la Dottrina della Fede per ciò che riguarda la dottrina sulla fede e sulla morale.
Ne consegue che i documenti di questa Congregazione approvati espressamente dal Papa partecipano al Magistero ordinario del successore di Pietro” (n.18).

2. Come vedi, sebbene vengano menzionati anche gli altri organismi della Santa Sede, si fa una particolare menzione per la Congregazione della Dottrina della fede.
Il valore dei vari documenti emerge dagli argomenti trattati e dal tenore con cui i documenti si esprimono.
Pertanto non impegnano nella fede tutti nel medesimo modo.

3. La recente Istruzione della Congregazione per la dottrina della Fede Dignitas personae (8.9.2008), “su alcune questioni di bioetica”, scrive:
“I fedeli si impegneranno con forza a promuovere una nuova cultura della vita, accogliendo i contenuti di questa Istruzione con l'assenso religioso del loro spirito, sapendo che Dio offre sempre la grazia necessaria per osservare i suoi comandamenti e che in ogni essere umano, soprattutto nei più piccoli, si incontra Cristo stesso (cf. Mt 25, 40)” (n. 37).
L’assenso religioso è l’ossequio di intelletto e di volontà richiesto dal Concilio Vaticano II (Lumen gentium 25).

4. La nota illustrativa della Congregazione per la Dottrina della fede alla lettera motu proprio di Giovanni Paolo II Ad tuendam fidem (18.5.1998) dove si parla dell’adesione “con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il romano pontefice o il collegio episcopale propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo”, specifica: “A questo comma appartengono tutti quegli insegnamenti in materia di fede o morale presentati come veri o almeno come sicuri, anche se non sono stati definiti con giudizio solenne né proposti come definitivi dal magistero ordinario e universale”.

Il documento poi va avanti così: “Tali insegnamenti sono comunque espressione autentica del magistero ordinario del romano pontefice o del collegio episcopale e richiedono, pertanto, l'ossequio religioso della volontà e dell'intelletto. Sono proposti per raggiungere un’intelligenza più profonda della rivelazione, ovvero per richiamare la conformità di un insegnamento con le verità di fede, oppure infine per mettere in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità o contro opinioni pericolose che possono portare all'errore”.

E conclude: “La proposizione contraria a tali dottrine può essere qualificate rispettivamente come erronea oppure, nel caso degli insegnamenti di ordine prudenziale come temeraria o pericolosa e quindi certamente non può essere insegnata (tuto doceri non potest)”.

5. Mi pare che questo commento sia chiaro almeno per i pronunciamenti della Congregazioni per la dottrina della fede.

Per gli altri documenti, come ho detto, bisogna analizzare se si tratta di contenuto dogmatico (e allora si richiede l’ossequio della mente e della volontà) oppure di disposizioni solamente disciplinari, che richiedono però l’obbedienza.

Mentre ti porgo i più cordiali auguri di un Santo Natale e di un felice anno nuovo ti benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 10.08.2009



a buon intenditor....

Caterina63
00lunedì 7 settembre 2009 23:53

Con le nuove Nomine la Santa Sede rinforza la propria Dottrina Cattolica


Sabato 25 luglio c.a. Sandro Magister dal suo Blog ha inserito questo messaggio che ritengo molto interessante per capire come si sta muovendo la Chiesa....o meglio, la Santa Sede  Occhiolino



Comunione ai divorziati risposati. Una nomina conferma il no

(leggere anche qui: LA CHIESA NON PUO' DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI PERCHE' LI AMA )

Sabato 25 luglio la commissione teologica internazionale che affianca la congregazione per la dottrina della fede ha rinnovato la squadra, per volontà del suo trainer supremo, il papa. Con alcune cessioni e alcuni nuovi acquisti.

Ad esempio, sono spariti i teologi gesuiti e in compenso sono aumentati i salesiani, ora quattro. Tra i nuovi acquisti c’è la star della facoltà teologica di Milano, PierAngelo Sequeri.

Ma questo non significa che la facoltà milanese sia stata con ciò promossa in blocco a pieni voti. Tra le new entry nella commissione c’è un altro teologo italiano che è stato portatore, un anno fa, di una dura reprimenda della congregazione della dottrina della fede contro un saggio apparso sulla rivista ufficiale della facoltà milanese, “Teologia“.

Il saggio, pubblicato nell’estate del 2006, aveva per autore Alberto Bonandi, sacerdote della diocesi di Mantova e docente di morale fondamentale. Riguardava la questione della comunione ai cattolici divorziati e risposati. Bonandi proponeva che in casi particolari fossero ammessi all’Eucaristia senza dover rinunciare ai rapporti sessuali. Vedi in proposito il servizio di
www.chiesa “Questioni aperte: la comunione ai divorziati risposati“, con riprodotto il passaggio centrale del saggio di Bonandi.

La congregazione per la dottrina della fede mise sotto esame l’articolo di “Teologia” e obbligò la rivista della facoltà teologica milanese a pubblicare un articolo riparatore. L’incarico di scrivere questo articolo fu affidato a un sacerdote di Genova, docente di teologia morale nella stessa facoltà, Marco Doldi.

Ebbene, Doldi, 44 anni, è stato ora chiamato a far parte della commissione teologica internazionale.

La sua nomina conferma che la dottrina della Chiesa sulla comunione ai cattolici divorziati e risposati non cambia, a dispetto della richiesta del cardinale Carlo Maria Martini – recentemente reiterata – di ridiscutere la questione e di dedicare ad essa addirittura un nuovo Concilio.

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/07/25/comunione-ai-divorziati-risposati-una-nomina-conferma-il-no/



NOMINA DI MEMBRI NELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE del 25.7.2009

Il Santo Padre ha nominato alcuni nuovi Membri della Commissione Teologica Internazionale ed ha rinnovato il mandato di altri del passato quinquennio. Detta Commissione risulta ora composta dai seguenti Membri:

Rev.do P. Charles MOREROD, O.P., Segretario Generale.

- Rev.do Peter Damian AKPUNONU (Nigeria), docente di esegesi biblica presso l'Università St. Mary of the Lake di Mundelein (Stati Uniti d'America).

- Rev.do P. Serge Thomas BONINO, O.P., docente di filosofia presso lo Studio Domenicano e l'Institut Catholique di Toulouse (Francia).

- Rev.do Geraldo Luis BORGES HACKMANN, docente di teologia sistematica presso l'Università di Porto Alegre (Brasile).

- Rev.da Suor Sara BUTLER, M.S.B.T., docente di teologia sistematica presso il Seminario St. Joseph di New York (Stati Uniti d'America).

- Rev.do Antonio CASTELLANO, S.D.B. (Cile), docente di teologia sistematica presso la Pontificia Università Salesiana, Roma.

- Rev.do Adelbert DENAUX, docente di teologia biblica presso il Seminario Leone XIII di Louvain (Belgio).

- Rev.do Marco DOLDI, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Sezione di Genova (Italia).

- Rev.do P. Gilles EMERY, O.P., docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia di Fribourg (Svizzera).

- Rev.do Mario Angel FLORES, docente di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica Messicana, Mexico (Messico).

- Rev.do Francis GUSTILO, S.D.B., docente di teologia e spiritualità presso il Centro di Studi Don Bosco di Parañaque, Manila (Filippine).

- Dott.ssa Barbara HALLENSLEBEN (Germania), docente di teologia e di ecumenismo presso la Facoltà di Teologia di Fribourg (Svizzera).

- Rev.do Savio HON TAI-FAI, S.D.B., docente di teologia sistematica presso il Seminario Teologico di Hong Kong (Cina).

- Rev.do Tomislav IVANČIĆ, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia di Zagreb (Croazia).

- Rev.do István IVANCSÓ, docente di teologia orientale a Nyíregyháza (Ungheria).

- Rev.do P. Tony KELLY, C.S.S.R, docente di teologia morale presso l'Università Cattolica Australiana di Canberra (Australia).

- Rev.do Jan W. M. LIESEN, docente di teologia biblica presso il Seminario di Rolduc (Paesi Bassi).

- Rev.do Mons. Paul McPARTLAN (Gran Bretagna), docente di teologia sistematica presso l'Università Cattolica d'America, Washington (Stati Uniti d'America).

- Rev.do Thomas NORRIS, docente di teologia sistematica presso il Seminario Teologico Saint Patrick's College di Maynooth (Irlanda).

- Rev.do Javier PRADES LÓPEZ, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia di Madrid (Spagna).

- Dott. Johannes REITER, docente di teologia morale presso la Facoltà di Teologia di Mainz (Germania).

- Rev.do P. Paul ROUHANA, O.L.M., docente di teologia spirituale presso l'Università Santo Spirito di Jounieh (Libano).

- Rev.do Leonard SANTEDI KINKUPU, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).

- Rev.do Michael SCHULZ, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Bonn (Germania).

- Rev.do Pierangelo SEQUERI, docente di teologia fondamentale presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Milano (Italia).

- Dott. Thomas SOEDING, docente di esegesi del Nuovo Testamento presso il Katholisch-Theologisches Seminar di Wuppertal (Germania).

- Rev.do Mons. Jerzy SZYMIK, docente di teologia sistematica presso l'Università di Katowice (Polonia).

- Rev.do Philippe VALLIN, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Strasbourg (Francia).

- Rev.do Dominic VELIATH, S.D.B., docente di teologia sistematica presso la Facoltà di Teologia di Bangalore (India).

- Rev.do Guillermo ZULETA, docente di teologia sistematica e di diritto canonico presso l'Università di Medellín (Colombia).


 Sorriso
Caterina63
00domenica 29 novembre 2009 01:19

La comunione ai politici abortisti? Che cosa insegna il Magistero




Pubblichiamo questa nota - che nasce dal caso del candidato (poi sconfitto) alla presidenza degli Stati Uniti nel 2004 John Kerry, cattolico ma abortista - perché in questi giorni sono sorte polemiche a proposito del rifiuto di vescovi americani a dare la comunione all'ultimo rampollo della famiglia Kennedy, "cattolico adulto" abortista. Ci chiediamo quanto queste disposizioni siano rispettate in Italia, e passiamo direttamente a trascrivere il documento del 2004:


Nota trasmessa dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington, e all’arcivescovo Wilton Gegory, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, giugno 2004.



1. Presentarsi a ricevere la Santa Comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante la propria dignità a farlo, secondo i criteri oggettivi della Chiesa, ponendo domande del tipo: “Sono in piena comunione con la Chiesa cattolica? Sono colpevole di peccato grave? Sono incorso in pene (ad esempio scomunica, interdetto) che mi proibiscono di ricevere la Santa Comunione? Mi sono preparato digiunando almeno da un ora?”. La pratica di presentarsi indiscriminatamente a ricevere la Santa Comunione, semplicemente come conseguenza dell’essere presente alla Messa, è un abuso che deve essere corretto (cfr. l’istruzione “Redemptionis Sacramentum”, nn. 81, 83).

2. La Chiesa insegna che l’aborto o l’eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica “Evangelium Vitae”, con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l’aborto o l’eutanasia, stabilisce che c’è un “grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. [...] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, ‘né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto’” (n. 73). I cristiani “sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. [...] Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede” (n. 74).


3. Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la Santa Comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.


4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la Santa Eucaristia, il ministro della Santa Comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la Santa Comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cfr. can. 915).


5. Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia.


6. Qualora “queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili”, e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la Santa Eucaristia, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla” (cfr. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, “Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente”, 2000, nn. 3-4). Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della Santa Comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la Santa Comunione, dovuta a un’oggettiva situazione di peccato.


[N.B. Un cattolico sarebbe colpevole di formale cooperazione al male, e quindi indegno di presentarsi per la Santa Comunione, se egli deliberatamente votasse per un candidato precisamente a motivo delle posizioni permissive del candidato sull’aborto e/o sull’eutanasia. Quando un cattolico non condivide la posizione di un candidato a favore dell’aborto e/o dell’eutanasia, ma vota per quel candidato per altre ragioni, questa è considerata una cooperazione materiale remota, che può essere permessa in presenza di ragioni proporzionate.]






Pubblichiamo infine la lettera che il vescovo mons. Tobin ha scritto al politico in questione:



Novembre 2009

Caro Deputato Kennedy
dal Vescovo THOMAS J. TOBIN

Poichè la nostra recente corrispondenza è stata sufficientemente pubblica, spero non le dispiaccia se condivido qualche riflessione sulla sua pratica di fede in questo forum pubblico. Di solito non faccio così, ovvero non parlo sulla fede di qualcuno in ambiente pubblico – ma nel nostro ben documentato scambio di lettere sulla sanità e l’aborto ciò è emerso come argomento. Condivido queste parole pubblicamente anche con il pensiero che possano essere istruttive per altri Cattolici, compresi quelli in posizioni eminenti.
[…]
“Il fatto che io non concordi con la gerarchia su alcuni argomenti non mi rende meno Cattolico.” Bene, di fatto, Signor Deputato, in un certo qual modo la rende meno Cattolico. Sebbene io non ami quel modo di esprimersi, quando qualcuno rifiuta gli insegnamenti della Chiesa, soprattutto in una materia importante, una questione di vita e di morte come l’aborto, ciò indubbiamente inficia la loro comunione e la loro unità con la Chiesa. Questo principio si fonda sulle Sacre Scritture e la tradizione della Chiesa ed è reso ancora più esplicito in documenti recenti.

Per esempio, il CJC dice che “I laici, per essere in grado di vivere la dottrina cristiana, per poterla annunciare essi stessi e, se necessario, difenderla, e per potere inoltre partecipare all'esercizio dell'apostolato, sono tenuti all'obbligo e hanno il diritto di acquisire la conoscenza di tale dottrina, in modo adeguato alla capacità e alla condizione di ciascuno.” Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “I fedeli, memori della Parola di Cristo ai suoi Apostoli: “Chi ascolta voi, ascolta me” , accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.” (par. 87)
O consideri questa affermazione della Chiesa: “Sarebbe erroneo confondere la giusta autonomia esercitata dai Cattolici nella vita politica con l’affermazione di un principio che prescinda dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa” (Congregazione per la Dottrina della Fede, 2002)
[…]

Bene, in parole semplici – e qui mi riferisco solo a quegli elementi più visibili, strutturali dell’appartenenza alla Chiesa – essere Cattolico significa essere parte di una comunità di fede che possiede un’autorità e una dottrina, obbligazioni e aspettative. Significa che si crede e si accettano gli insegnamenti della Chiesa, specialmente sulle questioni essenziali di fede e morale; che si appartiene a una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia; che si va a Messa la Domenica e si ricevono regolarmente i sacramenti; che si sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente.
Signor Deputato, io non sono sicuro se lei risponda o meno ai requisiti di base per essere cattolico, allora mi lasci chiedere: Lei accetta gli insegnamenti della Chiesa in materie essenziali di fede e morale, compresa la nostra posizione sull’aborto? Appartiene ad una comunità cattolica locale, o ad una parrocchia? Va a Messa la Domenica e riceve regolarmente i sacramenti? Sostiene la Chiesa, personalmente, pubblicamente, spiritualmente e finanziariamente?
[…]

Il suo rifiuto dell’insegnamento della Chiesa sull’aborto ricade in un’altra categoria – è un deliberato ed ostinato atto di volontà; una decisione cosciente che lei ha ri-affermato in molte occasioni. Mi spiace, non la può declassare a”imperfezione umana”. La sua posizione è inaccettabile per la Chiesa e scandalosa per molti suoi membri. Certamente inficia la sua comunione con la Chiesa.
Deputato Kennedy, scrivo queste parole non per metterla in imbarazzo o giudicare lo stato della sua coscienza e della sua anima. Ciò riguarda Lei e Dio. Ma la sua descrizione del suo rapporto con la Chiesa è ora un fatto di pubblico dominio, e deve essere contrastato. La invito, come suo vescovo e fratello in Cristo, ad iniziare un sincero processo di discernimento, conversione e pentimento. Non è troppo tardi per sanare il suo rapporto con la Chiesa, redimere la sua immagine pubblica, ed emergere come un autentico “modello di coraggio”, soprattutto difendendo la sacralità della vita umana per tutti, compresi i bambini non ancora nati. E se posso essere di un qualche aiuto nel suo cammino di fede, sarò onorato e felice di farlo.
Suo
Thomas J. Tobin
Vescovo di Providence


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