Il Matrimonio nella vita cristiana

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(Gino61)
00martedì 9 giugno 2009 08:54

Che cos'è il matrimonio?

È quella speciale comunione di vita e d'amore tra un uomo e una donna, in cui si attuano particolari proprietà e finalità.



Quali sono le proprietà e finalità del matrimonio?

  • Sono varie e complementari:
    • la reciproca donazione personale, propria ed esclusiva del marito e della moglie;
    • l'etero-sessualità che porta alla complementarità interpersonale;
    • l'unità;
    • la fedeltà;
    • l'indissolubilità;
    • la fecondità;
    • il bene dei coniugi (mutuo aiuto, rispetto, assistenza…);
    • l'educazione dei figli;
    • l'apertura e l'impegno verso la comunità cristiana e sociale.
  • Tali proprietà e finalità sono rilevanti già sul piano umano, a maggior ragione lo sono nella vita cristiana, ove il matrimonio è Sacramento.



Quale relazione si instaura tra l'uomo e la donna nel matrimonio?

L'uomo e la donna sono uguali in quanto persone e complementari in quanto maschio e femmina. In tal modo si perfezionano a vicenda. La loro unione comprende anche la dimensione sessuale, dove corpo e spirito si uniscono, "così che non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6), e nello stesso tempo collaborano con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite umane.
L'unione matrimoniale, secondo l'originario disegno divino, è indissolubile: "Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt  19,6).



Dove si fonda tale concezione?

Questa concezione del matrimonio:
  • è stata voluta da Dio Creatore, che, all'inizio del mondo, ha creato l'uomo "maschio e femmina" (Gn 1,27);
  • è evidenziata dalla retta ragione;
  • è riconosciuta come tale da tutte le grandi religioni;
  • è elevata da Cristo alla dignità di Sacramento;
  • ha come modello la Santa Famiglia di Nazareth, che è il prototipo e l'esemplare di tutte le famiglie cristiane.


Quale rapporto c'è tra matrimonio e famiglia?

La famiglia è la società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Pertanto un uomo e una donna, uniti in matrimonio, costituiscono insieme ai loro figli una famiglia. Ognuno di loro è persona uguale in dignità agli altri, pur avendo ciascuno proprie e complementari responsabilità.



Dove si fondano il matrimonio e la famiglia?

“Matrimonio e famiglia non sono una costruzione sociologica casuale, frutto di particolari situazioni storiche ed economiche. Al contrario, la questione del giusto rapporto tra l’uomo e la donna affonda le sue radici dentro l’essenza più profonda dell’essere umano e può trovare la sua risposta soltanto a partire da qui. (…) Il matrimonio come istituzione non è quindi una indebita ingerenza della società o dell’autorità, l’imposizione di una forma dal di fuori nella realtà più privata della vita; è invece esigenza intrinseca del patto dell’amore coniugale e della profondità della persona umana”.  (Benedetto XVI, Discorso al Convegno della Diocesi di Roma, 6 giugno 2006).



Qual è il ruolo della famiglia?

  • A livello sociale, essa è:
    • un'istituzione naturale insostituibile;
    • la cellula fondamentale e centrale della società, elemento fondamentale del bene comune di ogni società, vero pilastro portante per l'avvenire dell'umanità;
    • il primo ed essenziale livello del l'articolazione sociale;
    • la prima società naturale, «un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale» (Pont. Cons. Della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 211);
    • il luogo primario dell’'umanizzazione della persona e della società;
    • la sorgente e la risorsa primaria della società e della solidarietà;
    • la fondamentale esperienza di comunione e responsabilità umana e sociale;
    • l'ambiente di promozione sociale della persona;
    • la portatrice di valore storici, sociali ed economici.
  • A livello della persona, la famiglia è:
    • l'ambiente della comunione di vita e d'amore della persona;
    • la  culla della vita e dell’amore;
    • il luogo naturale della trasmissione e continuità della vita, di crescita e tutela della persona;
    • il focolare nel quale la vita umana nasce e viene accolta generosamente e responsabilmente; l'ambito in cui la persona si educa per la vita, e in cui i genitori, amando con tenerezza i propri figli, li preparano a stabilire sane relazioni interpersonali che incarnino i valori morali e umani;
    • la titolare di diritti originari, significativamente riconosciuti, in genere, anche a livello civile;
    • la scuola delle virtù umane e cristiane;
    • la palestra di valori umani e civili;
    • la comunità di Fede, Speranza e Carità;
    • il luogo del primo annuncio e della crescita-testimonianza della Fede cristiana;
    • la Chiesa domestica, santuario della vita e della crescita cristiana della persona.
  • «La Santa Sede ha voluto riconoscere una speciale dignità giuridica alla famiglia pubblicando la Carta dei diritti della famiglia. Nel Preambolo si legge: «I diritti della persona, anche se espressi come diritti dell’individuo, hanno una fondamentale dimensione sociale, che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione». I diritti enunciati nella Carta sono espressione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione. La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace» (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace, 1-1-2008).



Che cosa significa che il matrimonio è Sacramento?

Significa che il matrimonio, il quale affonda le sue radici nel Cuore di Dio Creatore, è segno efficace dell'alleanza di Cristo e della Chiesa (cfr. Ef  5,32). Il matrimonio cristiano cioè manifesta ed incarna l'amore sponsale di Cristo per la Chiesa: "Voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa" (Ef  5,25), dando la propria vita per essa.
Questo significato cristiano non sminuisce, ma conferma e rafforza il valore umano del matrimonio.



Perché l'amore coniugale è indissolubile?

I motivi dell' indissolubilità dell' amore coniugale sono:
  • la natura stessa dell'amore coniugale che è totale e fedele
  • il progetto originario di Dio
  • il bene dei figli
  • l'essere 'segno sacramentale' dell'amore indissolubile di Cristo per la Chiesa.


Qual è il significato dell'atto sessuale coniugale?

Esso ha un duplice significato: unitivo (la complementare donazione d'amore, totale e definitiva, del marito e della moglie) e procreativo (l'apertura alla procreazione di una nuova vita).



È morale impedire la procreazione?

  • Qualsiasi rapporto sessuale coniugale deve rimanere aperto, di per se stesso, alla trasmissione della vita.
    Perciò è intrinsecamente disonesta ogni azione che, in previsione o nel compimento o nello sviluppo delle conseguenze naturali del rapporto coniugale, si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione.
  • La contraccezione:
    • si oppone gravemente alla castità matrimoniale;
    • è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio) e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio);
    • ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana.



Come possono gli sposi attuare moralmente la regolazione delle nascite?

Con la continenza periodica e il ricorso ai periodi infecondi della donna.
La testimonianza delle coppie che da anni vivono in armonia con il disegno del Creatore e lecitamente utilizzano, quando ve ne sia la ragione proporzionatamente seria, i metodi giustamente detti "naturali", conferma che gli sposi possono vivere integralmente, di comune accordo e con piena donazione le esigenze della castità e della vita coniugale.



Perché i divorziati risposati non possono accedere alla S. Comunione?

  • Essi non possono accedere alla S. Comunione, in quanto lo impedisce la loro stessa oggettiva situazione di divorziati risposati, essendo gravemente contraria all'insegnamento di Cristo. Non si tratta di nessuna discriminazione, ma soltanto di fedeltà assoluta alla volontà di Cristo che ci ha ridato e nuovamente affidato l'indissolubilità del matrimonio come dono del Creatore.
  • Per i divorziati risposati, l'accesso alla S. Comunione eucaristica è aperto unicamente dall'assoluzione sacramentale, che può essere data solo a quelli che, pentiti di aver violato l'insegnamento di Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, assumano l'impegno di vivere in piena continenza, come fratello e sorella, astenendosi dagli atti sessuali coniugali. In tal caso essi possono accedere alla S.Comunione eucaristica, fermo restando tuttavia l'obbligo di evitare lo scandalo (ad esempio ricevendo la S. Comunione in una Chiesa, ove non sono conosciuti).


È facile per gli sposi vivere le esigenze della vita coniugale e familiare?

  • Facile non è, ma neppure impossibile. Dio non chiede cose impossibili.
    Soprattutto a chi glielo chiede, Egli dona la grazia dello Spirito Santo che, liberando gli sposi dalla durezza del cuore, li rende capaci di realizzare compiutamente, seppure gradualmente, le proprietà e le finalità della vita coniugale e familiare. Mediante il dono dello Spirito Santo, gli sposi sono resi partecipi della capacità di amare di Cristo (carità coniugale).
  • Nel cammino verso la santità, il cristiano sperimenta sia l'umana debolezza, sia la benevolenza e la misericordia del Signore. Perciò la chiave di volta dell'esercizio delle virtù cristiane, e perciò anche della castità coniugale, poggia sulla Fede che ci rende consapevoli della misericordia di Dio e sul pentimento che accoglie umilmente il perdono divino.
  • È indispensabile pertanto il frequente e perseverante ricorso alla preghiera, all'Eucaristia e al Sacramento della Riconciliazione.
    Il 'carico', proprio degli sposi, non è dolce e leggero in quanto piccolo o insignificante, ma diventa leggero perché il Signore, e insieme con Lui tutta la Chiesa, lo condivide.



Il matrimonio e la famiglia possono essere equiparate ad altro tipo di convivenza?

Assolutamente no. Attesa la natura del matrimonio e della famiglia, bisogna evitare di fare una equiparazione fra famiglia legittima e unioni di fatto, tra famiglia e forme di convivenza non matrimoniali, sia eterosessuali sia omosessuali. Una simile omologazione non trova oltretutto alcun fondamento in un buon ordinamento costituzionale civile.



Quali sono i compiti della società e dello Stato nei confronti della famiglia?

  • La Società e lo Stato hanno il diritto e il dovere di:
    • riconoscere i diritti della famiglia e adottare ogni misura idonea a favorire l'adempimento dei compiti che le competono. "La famiglia ha diritto a tutto il sostegno dello Stato per svolgere appieno la propria peculiare missione" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1994, 5);
    • garantire l'esercizio più ampio dei diritti e dei doveri familiari, anche promuovendo le responsabilità genitoriali;
    • favorire la pari dignità delle persone e il superamento degli ostacoli che ne impediscono l'effettiva realizzazione;
    • tutelare l'infanzia e i diritti dei minori e degli anziani, con adeguate misure di sostegno alle giovani coppie, ai nuclei familiari socialmente svantaggiati, a quelli numerosi, tenendo conto anche dei reali bisogni dei coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni;
    • sostenere la famiglia nell'adempimento della sua funzione sociale ed economica;
    • orientare a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi;
    • rispettare il principio di 'sussidiarietà', per cui lo Stato non deve sostituirsi alla famiglia nell' adempimento del suo ruolo e delle sue funzioni, ma semmai in caso di necessità deve aiutarla e sostenerla. Infatti il principio-guida di una vera politica familiare è il principio di sussidiarietà, il quale riconosce alla famiglia il suo protagonismo, la sua qualità di risorsa primaria per la società, un soggetto da promuove e non solo da assistere quando è in difficoltà;
    • dare adeguata informazione circa l'accesso alle procedure di adozione.
  • Lo Stato deve anche, con adeguata legislazione, affermare, tutelare e promuovere il matrimonio e la famiglia, riservando loro il posto fondamentale, unico ed esclusivo che spetta loro nella società e non equiparandoli a nessun altro tipo di unione o convivenza.
  • La stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in particolare l’articolo 16, sancisce:
    • Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento;
    • il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi;
    • la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.


Il Primicerio
della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli

 

NB: per approfondire l’argomento, ecco alcuni documenti pontifici:
  • CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC), nn. 1601-1666; 2331-2400; COMPENDIO del CCC, nn. 337-350; 487-502;
  • CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, nn.47-50;
  • PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Carta dei diritti della famiglia, 22-10-1983;
  • PAOLO VI, Lettera Enciclica Humanae vitae, 1968;
  • GIOVANNI PAOLO II, Esor. Ap. Familiaris consortio,1982; Lettera Ap. Mulieris dignitatem, 1988;
  • CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istr. Donum vitae, 1988; Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell 'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 2004.


Caterina63
00sabato 12 dicembre 2009 22:58
Chiamati alla santità coniugale

di don Giovanni d'Ercole (Vescovo dal 12.12.2009)



I coniugi sono chiamati a santificarsi insieme, a diventare santi, non “nonostante il matrimonio”, ma “attraverso il matrimonio”, attraverso quel marito o quella moglie che non è come lo vorremmo o come lo vorrebbe Dio. Nel matrimonio il vincolo, il patto diventa Sacramento, vale a dire DONO di Dio.
Cosa significa? Dio, il giorno delle nozze, dona ai coniugi l’anello, la fede, la fedeltà al patto, il rapporto, il vincolo di alleanza che rende possibile la realizzazione del progetto comune, che deve identificarsi con il progetto di Dio.

La comunione attraverso il corpo e lo spirito, l’apertura alla vita, vale a dire la fecondità spirituale e biologica dipenderanno da quel vincolo di cui Dio ha garantito l’indissolubilità, se la grazia del sacramento viene alimentata, chiesta, perseguita, accolta.
Dio ha affidato alla coppia il compito di renderlo visibile al mondo.”Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, da come vi amate”
Sulla natura Dio ha costruito il suo progetto di dare la vita al mondo.

Infatti l’uomo e la donna sono naturalmente attratti l’uno all’altra. (Il problema è che questa attrazione non dura in eterno. L’amore è una scelta che si fa per far stare bene l’altro.)
L’unità dell’essere, del pensare e dell’agire è propria della Trinità, è attributo di Dio.
Dio è amore e, attraverso l’amore, dà vita al mondo, dà vita attraverso lo Spirito che è il frutto, il dono dell’amore, è la relazione che intercorre tra il Padre e il Figlio.
Dio con la creazione dell’uomo e della donna ha smesso di creare, affidando quindi alla coppia il compito di procreare, prendendo esempio da Lui.

L’amore è felice quando porta frutto, l’amore è la relazione che intercorre tra l’uomo e la donna, quando decidono di sposarsi. L’amore presuppone un io che ama e un tu che è amato. Perché l’amore si realizzi è necessario uscire fuori da sé.
Dalla capacità dell’uomo di amare, uscendo fuori da se, consegue la possibilità di somigliare a Dio.
La santità consiste nell’essere, nell’appartenere a Dio, nel vivere in Dio le cose umane.

Dio alla coppia dà la possibilità di vivere la relazione “ da dio”, donando il Sacramento, che è permanente.
Così, come i sacerdoti non cessano mai di essere preti, i coniugi non cesseranno mai di essere coniugati, una volta che si sono promessi amore e fedeltà per sempre davanti a Dio.
Gli sposi celebrano il matrimonio, sono ministri del sacramento, amministratori e depositari del dono.
Il dono che Dio fa alla coppia è il dono del vincolo, della relazione, vale a dire della capacità di tenere fede all’alleanza, anche quando questa appare squilibrata, perché uno dei due non corrisponde.

La santità si consegue, cercando di rendere efficace la grazia del Sacramento. E’ un po’ come quando ci regalano un apparecchio che non sappiamo come funziona o ne conosciamo solo pochi aspetti. La coppia che si sposa in comune rispetto a quella che si sposa in chiesa ha lo svantaggio di vivere nella casa che umanamente ha preparato, anche bella e confortevole, se vogliamo, senza accorgersi che quella non è che il garage o la cantina di un castello bellissimo, con ogni genere di conforto.

La santità è entrare in questa nuova e sconosciuta dimensione e cercare di abitare tutte le stanze di quel castello, perché anche altri vi possano essere accolti.
Il compito della coppia è di amarsi come Dio ci ha amato. Il matrimonio è icona del vincolo che unisce Cristo alla Chiesa. Non si diventa santi facendo cose straordinarie, ma rendendo straordinarie le cose ordinarie.

Come?’ Vivendo ogni momento il noi, collegando ogni cosa a Dio e all’altro, agli altri.

Ciò che ogni battezzato, per diventare santo, deve fare,collegando con l’amore Dio e gli uomini, vale a dire, accogliendo l’amore di Dio e riversandolo sui fratelli, attraverso l’ordinarietà della vita, gli sposi con il matrimonio sono chiamati alla santità accogliendosi vicendevolmente e divenendo in questo scambio reciproco di amore veicoli dell’amore di Dio.

Il Sacramento del matrimonio è Sacramento di ministero, per cui la grazia è data alla coppia perché insieme portino al mondo l’amore di Dio nella capacità che hanno di essere uno e distinto, di vivere la comunione, l’eternità, l’infinito, la fecondità, la trascendenza.
La santità è vivere consapevolmente il Sacramento, che più degli altri può parlare agli uomini assetati d’amore.

Con il Battesimo si appartiene a Cristo singolarmente, con il Matrimonio si appartiene a Lui insieme coniugati.
La spiritualità dei coniugi, non è la spiritualità della rotaia, perché, sposandosi c’è un nuovo modo di vivere, si vive in relazione all’altro.(F.C.13, come Cristo ama la Chiesa).
Amatevi come io vi ho amato, ama il prossimo tuo come te stesso, come io vi ho amato.

Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, da come vi amate.
Il comandamento di Gesù è chiaro: saremo giudicati sull’amore, al nostro prossimo, che nel caso degli sposi è il proprio coniuge.
L’amore vero è quello che è capace di perdonare non sette, ma settanta volte sette.

Se amate colui che vi ama, che merito ne avete? Anche i pagani lo fanno.

Essere santi significa decidere se appartenere a Cristo o no, essere riconoscibili dal modo in cui amiamo il nostro prossimo, riusciamo a perdonarlo, rendendo Dio visibile attraverso questa capacità divina, di morire per amore.

Morire non significa porre fine alla nostra esistenza terrena, ma abbandonare, liberarci di tutto ciò che ci appartiene materialmente e spiritualmente. Tutto deve essere portato alla mensa comune, perché di due idee, pensieri ecc. venga fuori un’idea nuova che nasce dalla morte delle nostre idee personali o una cosa nuova quando si mettono in comune risorse e carismi.

La santità nasce da una morte che genera vita, da un quotidiano vissuto nell’ascolto e nella condivisione, dove chi ci mette tutto è Dio, e dove noi non siamo che umili operai della sua vigna a cui viene chiesto di lavorare perché cresca rigogliosa e porti frutto. La coppia è chiamata insieme , ma non necessariamente allo stesso momento gli sposi sono in grado di dire di sì.

Anche nella coppia c’è chi arriva prima dell’altro. Ma Dio ci insegna che tutti, i primi e gli ultimi avranno un trattamento uguale, perché il salario è Lui infinito che, per quanto lo si voglia dividere, sempre infinito rimane.



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