Il Papa mette il Vaticano sotto la protezione di San Michele e di San Giuseppe

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Caterina63
00venerdì 5 luglio 2013 11:33
[SM=g1740758] questa non è proprio una novità perchè già con il beato Pio IX e poi con Leone XIII sia san Giuseppe quanto San Michele Arcangelo, furono invocati quali protettori della Chiesa.... da dopo il Concilio non si è capito perchè con la Riforma liturgica si venne ad eliminare questa protezione e la stessa invocazione a san Michele a fine della Messa....
Oggi questa notizia ci riempie di gioia e di speranza..... "San Giuseppe, San Michele Arcangelo, difendeteci contro le potenze delle tenbre"






Il santo Padre Francesco – alla presenza del suo predecessore – inaugura una statua di San Michele nei Giardini vaticani. E pone la Città del Vaticano sotto la protezione di San Giuseppe e dell’Arcangelo
Gianni Valente - città del vaticano 5.7.2013


Doveva essere “solo” un’inaugurazione di una statua nei giardini vaticani: la scultura in bronzo che riproduce San Michele Arcangelo, opera dell’artista Antonio Lomuscio, posizionata neli pressi del palazzo del Governatorato. Ma con papa Francesco niente è scontato, e la stessa routine dell’ordinarietà vaticana –Santa Marta docet - diventa l’ordito  dove giorno per giorno si sprigionano gratuite, quotidiane sorprese.

Prima sorpresa: stamattina, prima della nove, a prender parte all'evento inaugurale davanti a una piccola folla di qualche centinaio di persone, insieme all’attuale vescovo di Roma c’era anche il suo predecessore Benedetto XVI. Joseph Ratzinger è stato invitato personalmente da Papa Francesco, e ha aderito  volentieri alla proposta. Il Papa emerito è stato salutato con calore e affetto dai presenti – che lo hanno anche applaudito - dispensando sorrisi a tutti. Nel giorno in cui viene presentata al mondo l’enciclica scritta “a quattro mani” Lumen Fidei, firmata da Francesco ma di preponderante fattura ratzingeriana, Papa Bergoglio chiama il predecessore a apparire in un momento pubblico “ordinario” e così decongestiona con nonchalance tutti gli psicodrammi sui “due Papi” esternati da frotte di accigliati analisti. Quelli per i quali il popolo «non avrebbe capito» e «sarebbe rimasto confuso».

In realtà, il popolo di Dio sembra cogliere al volo tutto quello che sta succedendo nella Chiesa di Cristo. Anche nell’amicizia affettuosa tra Francesco e Benedetto il sensus fidei coglie un riflesso della luce di grazia che nutre e tiene in vita la Chiesa. A Francesco la presenza di Benedetto in Vaticano non crea alcun imbarazzo. È contento che riceva persone e non viva segregato. Per Papa Bergoglio, Ratzinger è come il «nonno» del Vaticano. E basta ascoltare le omelie dell’attuale vescovo di Roma – con i ricordi della «abuela Rosa», più volte citata come colei che insegnò al piccolo Jorge Mario le prime preghiere cristiane – per decifrare la portata dell’accostamento. Così, il Papa regnante manda in fumo le elucubrazioni di quelli che vorrebbero trasformare il Papa emerito in un sepolto vivo, chiuso nel suo cerchio dorato. Agli occhi di Bergoglio, l’intenzione manifestata dal suo predecessore di vivere gli ultimi anni della vita nel silenzio e nella preghiera, rimanendo «nel recinto di San Pietro», pone ipso facto Ratzinger nel cuore palpitante della vita della Chiesa. Per Francesco – lo ha detto all’Angelus di domenica scorsa – Ratzinger ha dato «un esempio meraviglioso di cosa vuol dire seguire la volontà di Gesù nella coscienza». «L’esempio del nostro padre - ha ripetuto - ci fa bene, fa bene a ciascuno di noi seguirlo». Anche per questo oggi lo ha voluto vicino e gli ha chiesto di condividere con lui un gesto suggestivo e eloquente.

La inaugurazione della statua in bronzo posta nei giardini vaticani si è trasformata in una vera e propria consacrazione di tutto lo Stato vaticano a San Giuseppe e San Michele, che il Governatorato aveva già scelto come propri santi protettori. Così Francesco e Benedetto hanno riaffidato alla cura efficace del padre putativo di Gesù e dell’Arcangelo sempre in lotta con il demonio tutto l’intreccio di generosità e miserie, dedizione e opportunismi, entusiasmo evangelico e corruzione che convivono oltre le Mura Leonine. Comprese le manovrette di quei circuiti curiali dove crescono palpabilmente resistenze e nervosismo. Le “operazioni” confezionate nell’ombra e poi messe in circolo attraverso canali e agenti “fidelizzati”, secondo i tipici clichè delle lotte di potere clericale che hanno afflitto le recenti stagioni ecclesiali: «Lamentarsi e inveire è il loro forte. Essi brontolano, mugugnano, rimbrottano. Sono di cattivo umore e, quel che è peggio, nutrono rancore» (Charles Péguy).

[SM=g1740733]
foto i

foto ii

foto iii


























[SM=g1740733]



Caterina63
00venerdì 5 luglio 2013 15:45


Il nuovo abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI



Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo che è stata posta nei pressi del Palazzo del Governatorato. Era presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa. Papa Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia. A presentare l’opera d’arte, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato, e l’attuale presidente, il cardinale Giuseppe Bertello. Ascoltiamo le parole di consacrazione di Papa Francesco nel servizio di Tiziana Campisi:





  “San Giuseppe … custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù… O glorioso Arcangelo San Michele … veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell’esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall’assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede”.

Sono state queste parole di Papa Francesco il cuore della cerimonia di consacrazione dello Stato Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo. Al fianco del Pontefice sedeva Benedetto XVI, da lui invitato e accolto calorosamente e al quale si è così rivolto prima di spiegare il significato della posa della statua dell’Arcangelo:

Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!”.

Ricordando che San Michele è “colui che lotta per ristabilire la giustizia divina”, il Santo Padre ha poi sottolineato che la sua figura richiama alla vittoria del bene sul male e all’aiuto che ogni uomo riceve dagli Angeli di Dio:

Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori”.

Infine, Papa Francesco ha esortato a pregare San Giuseppe perché “ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene”. Ai piedi della statua dell’Arcangelo Michele - realizzata da Giuseppe Antonio Lomuscio, vincitore del Concorso Internazionale appositamente indetto dal Governatorato dello Stato Vaticano – una targa ricorderà che a volerla sono stati Benedetto XVI e Francesco.



PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Giardini Vaticani
Venerdì
, 5 luglio 2013

Video

 

Santità,

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

Ci siamo dati appuntamento qui nei Giardini Vaticani per inaugurare un monumento a San Michele Arcangelo, patrono dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente oggi in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!

Sono grato alla Presidenza del Governatorato, in particolare al Cardinale Giuseppe Bertello, per le sue cordiali parole, alle Direzioni e alle maestranze coinvolte per questa realizzazione. Ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato, anche per la presentazione che ci ha fatto dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Una parola di apprezzamento va allo scultore, il Sig. Giuseppe Antonio Lomuscio, e al benefattore, il Sig. Claudio Chiais, che sono qui presenti. Grazie!

Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, che oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo, sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede. Michele – che significa: “Chi è come Dio?” – è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo.
E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura ci richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo.
Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori.

Cari fratelli e sorelle, noi consacriamo lo Stato Città del Vaticano anche a San Giuseppe, il custode di Gesù, il custode della Santa Famiglia. La sua presenza ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene. A Lui chiediamo che ci custodisca, si prenda cura di noi, perché la vita della Grazia cresca ogni giorno di più in ciascuno di noi.

[SM=g1740733]





Caterina63
00venerdì 5 luglio 2013 16:30

INAUGURAZIONE DELLA NUOVA FONTANA
NEI GIARDINI VATICANI
INTITOLATA A SAN GIUSEPPE

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazzale del Governatorato
Lunedì, 5 luglio 2010





 

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

E’ per me motivo di gioia inaugurare questa fontana nei Giardini Vaticani, in un contesto naturale di singolare bellezza. E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche. Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante. Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione.

Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, desidero manifestare viva riconoscenza per questo dono, che mi avete offerto, dedicandolo a san Giuseppe. Grazie per questo delicato e cortese pensiero! E’ stata un'impresa impegnativa, che ha visto la collaborazione di molti. Ringrazio anzitutto il Signor Cardinale Giovanni Lajolo anche per le parole che mi ha rivolto e per l'interessante presentazione dei lavori svolti. Con lui ringrazio l’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò e il Vescovo Mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente Segretario Generale e Vice-Segretario Generale del Governatorato. Esprimo vivo apprezzamento alla Direzione dei Servizi Tecnici, al progettista e allo scultore, ai consulenti e alle maestranze, con un pensiero speciale per i Coniugi Hintze e per il Signor Castrignano, di Londra, che hanno generosamente finanziato l'opera, come pure per le Suore del Monastero di San Giuseppe in Kyoto. Una parola di gratitudine alla Provincia di Trento, ai Comuni e alle Ditte trentine, per il loro contributo.

Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore. I sei pannelli di bronzo che la impreziosiscono, evocano altrettanti momenti della sua vita. Desidero brevemente soffermarmi su questi. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria; è un episodio che riveste grande importanza. Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del suo matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di “figlio di Davide”, adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia.

Ben presto per Giuseppe arriva il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede. Promesso sposo di Maria, prima di andare a vivere con lei, ne scopre la misteriosa maternità e rimane turbato. L’evangelista Matteo sottolinea che, essendo giusto, non voleva ripudiarla, pertanto decise di licenziarla in segreto (cfr Mt 1,19). Ma in sogno – come è raffigurato nel secondo pannello - l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza. Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore. Affidarsi a Dio non significa vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere “giusto” come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi.

Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio. E’ lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza, sia prima di trovarsi di fronte al mistero dell’azione di Dio nella sua sposa, sia quando - consapevole di questo mistero – è accanto a Maria nella Natività - rappresentata nella terza formella. In quella santa notte, a Betlemme, con Maria e il Bambino, c’è Giuseppe, al quale il Padre Celeste ha affidato la cura quotidiana del suo Figlio sulla terra, una cura svolta nell’umiltà e nel silenzio.

Il quarto pannello riproduce la scena drammatica della Fuga in Egitto per sottrarsi alla violenza omicida di Erode. Giuseppe è costretto a lasciare la sua terra con la sua famiglia, in fretta: è un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio.

Poi, nei Vangeli, Giuseppe appare solo in un altro episodio, quando si reca a Gerusalemme e vive l’angoscia di smarrire il figlio Gesù. San Luca descrive l’affannosa ricerca e la meraviglia di ritrovarlo nel Tempio – come appare nella quinta formella -, ma ancor più lo stupore di sentire le misteriose parole: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E’ questa duplice domanda del Figlio di Dio che ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe. Ricordando ai propri genitori il primato di Colui che chiama "Padre mio", Gesù afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste.

Il sesto pannello rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. Accanto a lui ha lavorato Gesù. Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione.

Cari fratelli e sorelle, questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore. Alla sua intercessione affido le attese della Chiesa e del mondo. Insieme alla Vergine Maria, sua sposa, egli guidi sempre il mio e il vostro cammino, affinché possiamo essere strumenti gioiosi di pace e di salvezza.


[SM=g1740733]

Caterina63
00sabato 6 luglio 2013 15:36

DISCORSO DELL’EM.MO CARD. GIOVANNI LAJOLO 

san Michele in Vaticano


 Santità,

siamo tutti molto lieti che Vostra Santità abbia voluto inaugurare questo monumento a San Michele Arcangelo, Protettore della Chiesa universale, Patrono dello Stato della Città del Vaticano.

Con Vostra Santità desidero ringraziare Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato, che mi chiese di continuare a seguire l' opera, progettata e iniziata sotto la mia presidenza, e mi ha dato ora cortesemente la parola.

Era nostra comune intenzione di presentare l'opera a Papa Benedetto XVI il 19 aprile scorso, giorno anniversario della sua elezione. L'evento dell' 11 febbraio scorso ha però sconvolto i nostri piani. Oggi, ottenuta la conferma dell'approvazione da parte di Vostra Santità, il monumento viene finalmente inaugurato. Ponendosi quasi a cavallo di due Pontificati, esso può ben esser preso a simbolo della continuità della protezione divina della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano. L'Arcangelo Michele ci viene presentato dalla Bibbia, nel libro di Daniele, come speciale protettore del Popolo di Dio (cfr. Dan 10.13-21; 12,1), e nel libro dell’Apocalisse, come il capo delle schiere celesti, che sconfigge Satana con tutte le forze opposte al Regno di Dio (cfr. Ap 12,7). San Michele Arcangelo ha la missione propria di essere strumento di Dio a difesa del suo popolo, della Chiesa, contro tutte le forze del male.

L'artista che ha realizzato l'opera che Vostra Santità oggi inaugura, Giuseppe Antonio Lomuscio, ha la sua sede a Trani, una città poco distante dal celebre Santuario di S. Michele al monte Gargano. Egli è qui presente con il suo Arcivescovo, Sua Eccellenza Mons. Giovanni Battista Picchierri, e con i propri familiari. L'idea e la forma dell'opera sono state concepite dal Lomuscio alla luce della fede. I criteri estetici che l'hanno guidato riflettono una concezione dell'arte come riflesso della bellezza di cui Dio ha ricolmato il creato e in particolare quella creatura da lui creata a sua immagine e somiglianza, la creatura umana, la più vicina, nella scala degli esseri, allo splendore delle creature angeliche. Per questo l'Arcangelo Michele è qui raffigurato prendendo a prestito i tratti eroici di una figura umana, mentre Satana, da lui sconfitto, è rappresentato con una figura della medesima forma, ma rovesciata e deturpata, come conseguenza del peccato.

E' mio gradito dovere ricordare che quest'opera non ha gravato sul bilancio né del Governatorato né della Santa Sede grazie al Sig.Claudio Chiais, di Roma, che ha sostenuto gli oneri del monumento e della sua messa in opera. Con lui desidero ringraziare di fronte a Vostra Santità anche il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, che ha presieduto la commissione giudicatrice del concorso e ha offerto preziosi suggerimenti per la finitura dell'opera; e l'Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato, i suoi collaboratori e le maestranze per l'impegno profuso nel predisporre ed eseguire a regola d'arte quanto opportuno

Vorrei terminare attirando l'attenzione su di un particolare, per il quale desidero esprimere proprio a Lei ,Santo Padre, particolare gratitudine. Vostra Santità ha infatti deciso che l'opera sia ornata di un duplice stemma: con il Suo anche quello di Papa Benedetto XVI, a cui l'opera doveva essere offerta il 19 aprile scorso. A lui va in questo momento il nostro pensiero, sempre ricolmo di gratitudine e ammirazione.

Alla base del piedestallo sta la scritta: Benedictus PP. XVI ANNO VIII *** Franciscus PP. ANNO I ** Michaeli Archangelo ** Populi Dei Defensori Vaticanae Civitatis Patrono.


Grazie, Santità! S. Michele Arcangelo faccia sempre valere la sua potente protezione per la persona di Vostra Santità e per la Chiesa in tutto il mondo: affinché si compia - come proclama "la gran voce dal cielo" dell' Apocalisse - "la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e del suo Cristo" (Ap 12, l0).




Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:51.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com