Il Papa, quale Vescovo di Roma, incontra il Comune e il Sindaco; Discorsi anche all'Italia

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Caterina63
00giovedì 14 gennaio 2010 14:12
UDIENZA AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO, DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI ROMA, 14.01.2010

Questa mattina, alle ore 11.45, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza gli Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, in occasione del tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno.

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:

                         Pope Benedict XVI shakes hands with Rome's mayor Gianni Alemanno during a private meeting at the Vatican January 14, 2010.

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustri Signori e Gentili Signore!

Sono lieto di incontrarvi in questo tradizionale appuntamento, che ci offre l’occasione di scambiarci cordiali auguri per il nuovo anno e di riflettere sulla realtà del nostro territorio, nel quale da 2000 anni è presente il Successore di Pietro, come Vescovo di Roma e Arcivescovo metropolita della Provincia ecclesiastica romana, che comprende l’intero Lazio. Vi sono grato per questa visita e porgo il mio deferente e cordiale saluto al Vice Presidente della Giunta Regionale del Lazio, On. Esterino Montino, al Sindaco di Roma, On. Gianni Alemanno, ed al Presidente della Provincia di Roma, On. Nicola Zingaretti, ai quali desidero esprimere il mio vivo ringraziamento per le cortesi parole che mi hanno rivolto anche a nome delle Amministrazioni che essi guidano. Con loro, saluto i Presidenti delle rispettive Assemblee Consiliari e tutti i presenti.

La crisi che ha investito l'economia mondiale – come è stato ricordato - ha avuto conseguenze anche per gli abitanti e le imprese di Roma e del Lazio. Allo stesso tempo, essa ha offerto la possibilità di ripensare il modello di crescita perseguito in questi ultimi anni.

Nell’Enciclica Caritas in veritate ho ricordato che lo sviluppo umano per essere autentico deve riguardare l'uomo nella sua totalità e deve realizzarsi nella carità e nella verità. La persona umana, infatti, è al centro dell'azione politica e la sua crescita morale e spirituale deve essere la prima preoccupazione per coloro che sono stati chiamati ad amministrare la comunità civile.
È fondamentale che quanti hanno ricevuto dalla fiducia dei cittadini l'alta responsabilità di governare le istituzioni avvertano come prioritaria l'esigenza di perseguire costantemente il bene comune, che “non è un bene ricercato per se stesso, ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che solo in essa possono realmente e più efficacemente conseguire il loro bene” (Caritas in veritate, 7). Affinché ciò avvenga, è opportuno che nelle sedi istituzionali si cerchi di favorire una sana dialettica perché quanto più le decisioni e i provvedimenti saranno condivisi tanto più essi permetteranno un efficace sviluppo per gli abitanti dei territori amministrati.

In tale contesto, desidero esprimere apprezzamento per gli sforzi compiuti da codeste Amministrazioni per venire incontro alle fasce più deboli ed emarginate della società, in vista della promozione di una convivenza più giusta e solidale. Al riguardo, vorrei invitarvi a porre ogni cura perché la centralità della persona umana e della famiglia costituiscano il principio ispiratore di ogni vostra scelta. Ad esso, in particolare, occorre far riferimento nella realizzazione dei nuovi insediamenti della città, perché i complessi abitativi che vanno sorgendo non siano solo quartieri dormitorio. A tal fine, è opportuno che siano previste quelle strutture che favoriscono i processi di socializzazione, evitando così che sorga e si incrementi la chiusura nell'individualismo e l'attenzione esclusiva ai propri interessi, dannose per ogni convivenza umana.

Rispettando le competenze delle autorità civili, la Chiesa è lieta di offrire il proprio contributo perché in questi quartieri ci sia una vita sociale degna dell'uomo.

So che in diverse zone periferiche della città ciò è già avvenuto, grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale per la realizzazione di importanti opere, ed auspico che tali esigenze siano tenute presenti dovunque. Sono grato per la consolidata collaborazione esistente fra le Amministrazioni da voi guidate e il Vicariato, in particolare per quanto concerne la costruzione dei nuovi complessi parrocchiali, che, oltre ad essere punti di riferimento per la vita cristiana, svolgono anche una fondamentale funzione educativa e sociale.

Tale collaborazione ha permesso di raggiungere significativi obiettivi. Al riguardo, mi piace ricordare che in alcuni nuovi quartieri, dove vivono in particolare giovani famiglie con bambini piccoli, le comunità ecclesiali, consapevoli che l'apertura alla vita è al centro del vero sviluppo umano (cfr Ibid., 28), hanno realizzato gli “oratori dei piccoli”. Tali utili strutture permettono ai bambini di trascorrere le ore della giornata, mentre i genitori sono al lavoro. Confido che una sempre più feconda sinergia fra le diverse istituzioni permetta il sorgere nelle zone periferiche, come anche nel resto della città, di analoghe strutture che aiutino i giovani genitori nel loro compito educativo. Auspico, altresì, che possano essere adottati anche ulteriori provvedimenti in favore delle famiglie, in particolare di quelle numerose, in modo che l'intera città goda dell'insostituibile funzione di questa fondamentale istituzione, prima e indispensabile cellula della società.

All’interno della promozione del bene comune, l'educazione delle nuove generazioni, che costituiscono il futuro della nostra Regione, rappresenta una preoccupazione predominante che gli Amministratori della cosa pubblica condividono con la Chiesa e con tutte le organizzazioni formative.

Da alcuni anni la Diocesi di Roma e quelle del Lazio sono impegnate a offrire il loro contributo per far fronte alle istanze sempre più urgenti che pervengono dal mondo giovanile e che chiedono risposte educative adeguate di alto profilo. È davanti agli occhi di tutti la necessità e l'urgenza di aiutare i giovani a progettare la vita sui valori autentici, che fanno riferimento ad una visione “alta” dell’uomo e che trovano nel patrimonio religioso e culturale cristiano una delle sue espressioni più sublimi. Oggi le nuove generazioni chiedono di sapere chi sia l'uomo e quale sia il suo destino e cercano risposte capaci di indicare loro la strada da percorrere per fondare l’esistenza sui valori perenni. In particolare, nelle proposte formative circa i grandi temi dell'affettività e della sessualità, così importanti per la vita, occorre evitare di prospettare agli adolescenti e ai giovani vie che favoriscono la banalizzazione di queste fondamentali dimensioni dell'esistenza umana. A tale scopo, la Chiesa chiede la collaborazione di tutti, in particolare di quanti operano nella scuola, per educare a una visione alta dell’amore e della sessualità umana.

Desidero, a tal proposito, invitare tutti a comprendere che, nel pronunciare i suoi no, la Chiesa in realtà dice dei sì alla vita, all’amore vissuto nella verità del dono di sé all’altro, all'amore che si apre alla vita e non si chiude in una visione narcisistica della coppia.

Essa è convinta che soltanto tali scelte possano condurre ad un modello di vita, nel quale la felicità è un bene condiviso. Su questi temi, come anche su quelli della famiglia fondata sul matrimonio e sul rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, la comunità ecclesiale non può che essere fedele alla verità “che, sola, è garanzia di libertà e della possibilità di uno sviluppo umano integrale” (Ibid., 9).

Infine, non posso non esortare le autorità competenti ad un’attenzione costante e coerente al mondo della malattia e della sofferenza. Le strutture sanitarie, così numerose a Roma e nel Lazio, che offrono un importante servizio alla comunità, siano luoghi nei quali si incontrano sempre più gestione attenta e responsabile della cosa pubblica, competenze professionali e dedizione generosa verso il malato, la cui accoglienza e cura, devono essere il criterio sommo di quanti operano in tale ambito. Roma e il Lazio, accanto alle strutture sanitarie pubbliche, vedono da secoli la presenza di quelle di ispirazione cattolica, che operano a favore di ampie fasce della popolazione. In esse si cerca di coniugare la competenza professionale e l’attenzione al malato con la verità e la carità di Cristo. Infatti, ispirandosi al Vangelo, esse si sforzano di accostarsi alle persone sofferenti con amore e speranza, sostenendo anche la ricerca di senso e cercando di fornire risposte agli interrogativi che inevitabilmente sorgono nei cuori di quanti vivono la difficile dimensione della malattia e del dolore.

L’uomo ha, infatti, bisogno di essere curato nella sua unità di essere spirituale e corporale. Confido pertanto che, nonostante le persistenti difficoltà economiche, tali strutture possano essere adeguatamente sostenute nel loro prezioso servizio.

Gentili Autorità, mentre esprimo la mia viva gratitudine per la cortese e gradita visita, assicuro la mia cordiale vicinanza e la mia preghiera per voi, per le alte responsabilità che vi sono state affidate e per gli abitanti delle realtà che amministrate. Il Signore vi sostenga, vi guidi e dia compimento alle attese di bene presenti nel cuore di ciascuno.

Con tali sentimenti, con affetto e benevolenza imparto la Benedizione Apostolica, estendendola di cuore alle vostre famiglie e a quanti vivono ed operano a Roma, nella sua provincia e nell’intero Lazio.

                            Pope Benedict XVI shakes hands with Rome's regional president Esterino Montino during a private meeting at the Vatican January 14, 2010.
Caterina63
00lunedì 17 gennaio 2011 11:17

Il Papa: famiglia, maternità e lavoro siano le priorità


Nell'udienza agli amministratori del Lazio e di Roma


ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Politiche concrete di sostegno alla famiglia, alla maternità e al lavoro: sono queste le richieste avanzate dal Papa agli amministratori della regione Lazio e del Comune e della Provincia di Roma, ricevuti in udienza questo venerdì mattina in Vaticano.

Per l'occasione, il Papa ha ricevuto l’on. Renata Polverini, presidente della Giunta regionale del Lazio, l’on. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma – alla sua prima uscita pubblica con la nuova Giunta capitolina –, e l’on. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma.

Durante l'incontro, il Pontefice ha chiesto per la famiglia “politiche organiche che non si limitino a proporre soluzioni ai problemi contingenti, ma abbiano come scopo il suo consolidamento e sviluppo e siano accompagnate da un’adeguata opera educativa”.

Benedetto XVI ha poi sottolineato l'importanza della famiglia come luogo di trasmissione dell'educazione e dei valori, e prima scuola dove “imparare a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità”, affinché “l’amore umano non sia ridotto ad oggetto da consumare”, ma “possa essere percepito e vissuto come esperienza fondamentale che dà senso e finalità all’esistenza”.

Dal Papa, poi, anche un richiamo a “sostenere concretamente la maternità” e a “garantire alle donne che svolgono una professione la possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Troppe volte, infatti, esse sono poste nella necessità di scegliere tra i due”.

“Lo sviluppo di adeguate politiche di aiuto, come pure di strutture destinate all’infanzia, quali gli asili-nido, anche quelli gestiti da famiglie, può aiutare a far sì che il figlio non sia visto come un problema, ma come un dono e una gioia grande".

Benedetto XVI ha quindi denunciato l'alto numero di aborti praticati nella regione Lazio e ha chiesto che i “consultori siano in condizione di aiutare le donne a superare le cause che possono indurre ad interrompere la gravidanza”.

Ad ogni modo, ha anche espresso apprezzamento per “la legge vigente nella Regione Lazio che prevede il cosiddetto ‘quoziente familiare’ considerando il figlio concepito quale componente della famiglia”.

Un impegno espresso in precedenza dalla stessa Renata Polverini, che nel suo indirizzo di saluto aveva dichiarato che “la famiglia ha costituito l'interlocutore ed il soggetto attivo a cui destinare risorse e programmi di intervento”.

Il presidente della Giunta regionale del Lazio ha quindi citato le “iniziative in materia di prevenzione e di lotta all'usura” e “il grande impegno dedicato al mondo del lavoro e dell'impresa in questa particolare fase di contingenza economica”.

La Polverini ha poi parlato del lavoro svolto a favore dei detenuti, “fatto di interventi normativi e di governo importanti, ma anche di semplici gesti di attenzione e di affetto, che hanno visto durante le recenti festività momenti di sano svago e la presenza di importanti personaggi dello spettacolo in molte delle carceri laziali”.

A questo proposito, ha annunciato per il prossimo anno l'apertura di un istituto di custodia per le madri detenute, che permetta un maggiore rispetto per i bambini che si trovano senza alcuna responsabilità a dover vivere questo disagio.

Nel suo discorso, Benedetto XVI ha fatto accenno alla crisi economica e al problema della disoccupazione, sottolineando che “i giovani, in particolare, che dopo anni di preparazione non vedono sbocchi lavorativi e possibilità di inserimento sociale e di progettazione del futuro, si sentono spesso delusi e sono tentati di rifiutare la stessa società”.

“Il prolungarsi di simili situazioni causa tensioni sociali, che vengono sfruttate dalle organizzazioni criminali per proporre attività illecite”, ha riconosciuto.

Per questo, ha definito “urgente che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie".

Dal canto suo il Sindaco Alemanno, annunciando alcuni programmi per i prossimi anni, ha sottolineato che presto verrà avviato il “Progetto millennium”, il “primo piano strategico di sviluppo”, che sarà presentato nel mese di febbraio agli stati generali della città. “Un progetto armonico, che parte dal basso, che non cambierà solo l'aspetto urbanistico e architettonico di Roma, ma offrirà alla nostra comunità un nuovo modello di sviluppo basato sulla vocazione culturale e turistica della nostra città”.

Alemanno ha inoltre reso noto che da quest'anno prenderanno il via gli “oratori dei piccoli”, cioè delle attività di alcune cooperative familiari all'interno delle parrocchie per offrire servizi e strutture che permettano ai bambini di trascorrere le ore della giornata mentre i genitori sono al lavoro. Allo stesso modo, verranno aperti i “Campanidi”, cioè asili nido convenzionati all'interno di molte comunità parrocchiali.

Il presidente della Provincia di Roma Zingaretti ha ricordato le iniziative promosse dalla sua amministrazione, in particolare il progetto “Prevenzione 1000”, una rete di solidarietà che coinvolge parrocchie, associazioni e comitati dei quartieri più disagiati.

Zingaretti ha ricordato che sono stati anche allargati i benefici della “carta famiglia”, fondata sulla solidarietà dei commercianti e delle banche, che offre aiuto economico a oltre 20.000 famiglie.

Ha infine annunciato che la prossima settimana partirà il progetto “Buon samaritano”, che grazie a numerosi volontari raccoglierà i pasti in esubero delle mense aziendali per distribuirli ai bisognosi.


Pope Benedict XVI (L) poses with Rome's mayor Gianni Alemanno during a meeting at the Vatican January 14, 2011.

Pope Benedict XVI (L) speaks with president of the Lazio region Renata Polverini during a meeting at the Vatican January 14, 2011.

Pope Benedict XVI speaks with Rome's mayor Gianni Alemanno during a meeting at the Vatican January 14, 2011.

Pope Benedict XVI (L) speaks with president of the Lazio region Renata Polverini during a meeting at the Vatican January 14, 2011.


Caterina63
00sabato 12 marzo 2011 18:05

Il Papa all'Associazione Nazionale Comuni Italiani: La molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l’unità della Nazione, che è richiamata dal 150° anniversario che si sta celebrando. Unità e pluralità sono, a diversi livelli, compreso quello ecclesiologico, due valori che si arricchiscono mutuamente, se vengono tenuti nel giusto e reciproco equilibrio

Vedi anche:

Il Papa ai Comuni italiani: la Chiesa collabora con le istituzioni locali per essere vicina ai bisogni della gente (Radio Vaticana)

Il Papa all'Anci: La Chiesa non domanda privilegi, ma di poter svolgere liberamente la sua missione, come richiede un effettivo rispetto della libertà religiosa (Asca)

Il Papa ai sindaci italiani: equilibrio necessario tra unità nazionale e valorizzazione delle comunità locali (TMNews)

Benedetto XVI agli amministratori: "Unità d'Italia non contrasta la pluralità" (Repubblica)

UDIENZA AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI (A.N.C.I.), 12.03.2011

Alle ore 11.30 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (A.N.C.I.), e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustri Signori Sindaci!

Rivolgo il mio cordiale saluto a voi tutti e sono grato per la vostra presenza, che rientra in una tradizione consolidata nel tempo, come testimoniano le udienze concesse dal Venerabile Giovanni Paolo II e dai precedenti Pontefici e come ha ricordato il Presidente dell’Associazione, che ringrazio per le cortesi parole con cui ha introdotto il nostro incontro. Questo fatto attesta il particolare legame che esiste tra il Papa, Vescovo di Roma e Primate d’Italia, e la Nazione italiana, la quale ha proprio nella variegata molteplicità di città e paesi una delle sue caratteristiche.

La prima idea che viene alla mente incontrando i Rappresentanti dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, è quella dell’origine dei comuni, espressioni di una comunità che si incontra, dialoga, fa festa e progetta insieme, una comunità di credenti che celebra la Liturgia della domenica, e poi si ritrova nelle piazze delle antiche città o, nelle campagne, davanti alla chiesetta del villaggio. Anche un poeta italiano, Carducci, in un’ode sulla gente della Carnia, richiama: “del comun la rustica virtù / Accampata all’opaca ampia frescura / Veggo, ne la stagion de la pastura / Dopo la messa il giorno de la festa…”.

E’ sempre vivo anche oggi il bisogno di dimorare in una comunità fraterna dove, ad esempio, parrocchia e comune siano ad un tempo artefici di un modus vivendi giusto e solidale, pur in mezzo a tutte le tensioni e sofferenze della vita moderna.

La molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l’unità della Nazione, che è richiamata dal 150° anniversario che si sta celebrando. Unità e pluralità sono, a diversi livelli, compreso quello ecclesiologico, due valori che si arricchiscono mutuamente, se vengono tenuti nel giusto e reciproco equilibrio.

Due principi che consentono questa armonica compresenza tra unità e pluralità sono quelli di sussidiarietà e di solidarietà, tipici dell’insegnamento sociale della Chiesa. Tale dottrina sociale ha come oggetto verità che non appartengono solo al patrimonio del credente, ma sono razionalmente conoscibili da ogni persona. Su questi principi mi sono soffermato anche nell’Enciclica Caritas in veritate, dove il principio di sussidiarietà è considerato “espressione dell’inalienabile libertà umana”. Infatti, “la sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità” (n. 57). Come tale, “si tratta quindi di un principio particolarmente adatto a governare la globalizzazione e a orientarla verso un vero sviluppo umano” (ibid.). “Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno” (n. 58).

Questi principi vanno applicati anche a livello comunale, in un duplice senso: nel rapporto con le istanze pubbliche statali, regionali e provinciali, così come in quello che le autorità comunali hanno con i corpi sociali e le formazioni intermedie presenti nel territorio. Queste ultime svolgono attività di rilevante utilità sociale, essendo fautrici di umanizzazione e di socializzazione, particolarmente dedite alle fasce emarginate e bisognose. Tra esse rientrano numerose realtà ecclesiali, quali le parrocchie, gli oratori, le case religiose, gli istituti cattolici di educazione e di assistenza. Auspico che tale preziosa attività trovi sempre un adeguato apprezzamento e sostegno, anche in termini finanziari.

A questo proposito, desidero ribadire che la Chiesa non domanda privilegi, ma di poter svolgere liberamente la sua missione, come richiede un effettivo rispetto della libertà religiosa. Essa consente in Italia la collaborazione che esiste fra la comunità civile e quella ecclesiale. Purtroppo, in altri Paesi le minoranze cristiane sono spesso vittime di discriminazioni e di persecuzioni. Desidero esprimere il mio apprezzamento per la mozione del 3 febbraio 2011, approvata all’unanimità dal vostro Consiglio Nazionale, con l’invito a sensibilizzare i Comuni aderenti all’Associazione nei confronti di tali fenomeni e riaffermando, allo stesso tempo, “il carattere innegabile della libertà religiosa quale fondamento della libera e pacifica convivenza tra i popoli”.

Inoltre, vorrei sottolineare l’importanza del tema della “cittadinanza”, che avete posto al centro dei vostri lavori. Su questo tema la Chiesa in Italia sta sviluppando una ricca riflessione, soprattutto a partire dal Convegno Ecclesiale di Verona, in quanto la cittadinanza costituisce uno degli ambiti fondamentali della vita e della convivenza delle persone. Anche il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona dedicherà una giornata a tale rilevante tematica, giornata alla quale sono stati opportunamente invitati i Sindaci italiani.

Oggi la cittadinanza si colloca, appunto, nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l’altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà, come ho ricordato sopra, bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana. Questa esigenza è avvertita in modo particolare da voi che, come amministratori locali, siete più vicini alla vita quotidiana della gente. Da voi si richiede sempre una speciale dedizione nel servizio pubblico che rendete ai cittadini, per essere promotori di collaborazione, di solidarietà e di umanità. La storia ci ha lasciato l’esempio di Sindaci che con il loro prestigio e il loro impegno hanno segnato la vita delle comunità: giustamente è stata ricordata la figura di Giorgio La Pira, cristiano esemplare e amministratore pubblico stimato. Possa questa tradizione continuare a portare frutto per il bene del Paese e dei suoi cittadini! Per questo assicuro la mia preghiera e vi esorto, illustri amici, a confidare nel Signore, perché – come dice il Salmo – “se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella” (127,1).

Invocando la materna intercessione della Vergine Maria, venerata dal popolo italiano nei suoi tanti Santuari, luoghi di spiritualità, di arte e di cultura, e dei santi Patroni Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, benedico voi tutti, i vostri collaboratori e l’intera Nazione italiana.



Caterina63
00giovedì 12 gennaio 2012 13:59
UDIENZA AGLI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO, DEL COMUNE E DELLA PROVINCIA DI ROMA, 12.01.2012

Questa mattina, alle ore 11.30, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza gli Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, in occasione del tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno.
Dopo gli indirizzi di omaggio dell’On. Renata Polverini, Presidente della Giunta Regionale del Lazio, dell’On. Giovanni Alemanno, Sindaco di Roma, e dell’On. Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, il Papa rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:

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DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustri Signori e Signore!

Ancora una volta ho la gioia di incontrarvi all’inizio del nuovo anno per il tradizionale scambio degli auguri. Ringrazio l’On. Renata Polverini, Presidente della Giunta Regionale del Lazio, l’On. Giovanni Alemanno, Sindaco di Roma, e l’On. Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, per le cortesi parole che mi hanno rivolto a nome di tutti. Desidero esprimere a tutti voi fervidi voti augurali per il nuovo anno, che estendo alla popolazione romana e laziale, particolarmente vicina nel mio ministero di Vescovo di Roma.

Sono ormai alcuni anni che anche nel Lazio si avvertono gli effetti della crisi economica e finanziaria che ha colpito varie aree del mondo e che, come ho avuto modo di ricordare, ha le sue radici più profonde in una crisi etica. L’etimologia della parola “crisi” richiama la dimensione del “separare” e, in senso lato, del “valutare”, del “giudicare”. La crisi attuale, allora, può essere anche un’occasione per l’intera comunità civile di verificare se i valori posti a fondamento del vivere sociale abbiano generato una società più giusta, equa e solidale, o se non sia, invece, necessario un profondo ripensamento per recuperare valori che sono alla base di un vero rinnovamento della società e che favoriscano una ripresa non solo economica, ma anche attenta a promuovere il bene integrale della persona umana.

In questo contesto la comunità cristiana è impegnata in una costante opera educativa, in particolare verso le nuove generazioni, affinché i valori che per secoli hanno fatto di Roma e del territorio circostante una luce per il mondo possano essere assunti, in modo rinnovato, a fondamento di un migliore futuro per tutti.

È importante che maturi un rinnovato umanesimo nel quale l’identità dell’essere umano sia compresa con la categoria di persona. La crisi attuale, infatti, ha nelle sue radici anche l’individualismo, che oscura la dimensione relazionale dell’uomo e lo conduce a chiudersi nel proprio piccolo mondo, ad essere attento a soddisfare innanzitutto i propri bisogni e desideri, preoccupandosi poco degli altri.

La speculazione nelle locazioni, l’inserimento sempre più faticoso nel mondo del lavoro per i giovani, la solitudine di tanti anziani, l’anonimato che caratterizza spesso la vita nei quartieri delle città e lo sguardo a volte superficiale sulle situazioni di emarginazione e di povertà, non sono forse conseguenza di questa mentalità? La fede ci dice che l’uomo è un essere chiamato a vivere in relazione e che l’“io” può trovare se stesso proprio a partire da un “tu” che lo accetti e lo ami. E questo “Tu” è anzitutto Dio, l’unico capace di dare all’uomo un’accoglienza incondizionata e un amore infinito, e sono gli altri, a iniziare dai più vicini. Riscoprire questa relazionalità come elemento costitutivo della propria esistenza è il primo passo per dare vita a una società più umana. Ed è compito anche delle Istituzioni favorire la crescita della coscienza di essere parte di un’unica realtà, in cui ognuno, a somiglianza del corpo umano, è importante per il tutto, come ricordò Menenio Agrippa nel celebre apologo riportato da Tito Livio nella sua Storia di Roma (cfr Ab Urbe Condita, II, 32).

La coscienza di essere un “corpo” potrà crescere se si consoliderà il valore dell’accoglienza, già profondamente radicato nel cuore degli abitanti di Roma e del Lazio. Ne abbiamo avuto una recente prova nei giorni della Beatificazione di Giovanni Paolo II: migliaia di pellegrini giunti nell’Urbe hanno potuto vivere giorni sereni e di fraternità, grazie anche alla vostra preziosa collaborazione.

La Caritas diocesana e le comunità cristiane non si risparmiano in quest’opera di accoglienza, in particolare verso coloro che, provenendo da Paesi in cui la povertà è spesso causa di morte, o fuggendo da essi per tutelare la propria incolumità, giungono nelle nostre città e bussano alle porte delle parrocchie. E’ necessario tuttavia alimentare percorsi di piena integrazione, che consentano l’inserimento nel tessuto sociale, affinché essi possano offrire a tutti la ricchezza di cui sono portatori. In tal modo ciascuno imparerà a sentire il luogo dove risiede come la “casa comune” in cui abitare e della quale prendersi cura, nell’attento e necessario rispetto delle leggi che regolano il vivere collettivo.

Insieme con l’accoglienza deve rafforzarsi il valore della solidarietà. È un’esigenza di carità e giustizia che nei momenti difficili coloro che hanno maggiori disponibilità si prendano cura di chi vive in condizioni disagiate. Alle Istituzioni, poi, spetta il compito di mostrare sempre attenzione e appoggio a quelle realtà da cui dipende il bene della società. A tale riguardo, uno speciale sostegno deve essere assicurato alle famiglie, in particolare a quelle numerose, che spesso si trovano a dover affrontare difficoltà, rese talvolta più acute dalla mancanza o dalla insufficienza del lavoro. Vi incoraggio a difendere la famiglia fondata sul matrimonio come essenziale cellula della società, e anche attraverso aiuti e agevolazioni fiscali che favoriscano la natalità. Vi incoraggio, inoltre, a fare ogni sforzo perché a tutti i nuclei familiari siano garantite le condizioni necessarie per un vivere dignitoso. La solidarietà deve poi indirizzarsi verso i giovani, i più penalizzati dalla mancanza di lavoro. Una società solidale deve sempre avere a cuore il futuro delle nuove generazioni, predisponendo adeguate politiche che garantiscano un alloggio a costi equi e che facciano tutto il possibile per assicurare un’attività lavorativa. Tutto ciò è importante per evitare il rischio che i giovani cadano vittime di organizzazioni illegali, che offrono facili guadagni e non rispettano il valore della vita umana.

Allo stesso tempo - terzo punto - è necessario promuovere una cultura della legalità, aiutando i cittadini a comprendere che le leggi servono per incanalare le tante energie positive presenti nella società e così permettere la promozione del bene comune; anche i recenti episodi di violenza nel territorio spingono a continuare nell’impegno per educare al rispetto della legalità e per tutelare la sicurezza. Alle Istituzioni è affidato il compito, oltre che di essere esemplari nel rispetto delle leggi, di emanare provvedimenti giusti ed equi, che tengano conto anche di quella legge che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo e che può essere conosciuta da tutti mediante la ragione.

Gentili Autorità, le sfide sono molteplici e complesse. È possibile vincerle solo nella misura in cui si rafforzerà la consapevolezza che il destino di ognuno è legato a quello di tutti. Ed è per questo che ho voluto sottolineare come l’accoglienza, la solidarietà e la legalità siano valori fondamentali per guardare all’anno iniziato con maggiore serenità. Vi assicuro la mia costante preghiera per il vostro impegno a favore della collettività e vi affido alla materna intercessione della Vergine Maria. Con questi voti, imparto di cuore a voi tutti la mia Benedizione Apostolica, che volentieri estendo agli abitanti di Roma, della sua Provincia e dell’intera Regione.




Caterina63
00sabato 22 settembre 2012 19:12

Il Pontefice insiste nella difesa della famiglia e della vita: “No all’aborto e all’eutanasia”

alessandro speciale
Castel Gandolfo

 

Il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto”: è un monito almeno all'apparenza minaccioso quello consegnato questa mattina da papa Benedetto XVI ai politici cristiani.

Ma il passaggio, tratto dal libro biblico della Sapienza, va letto in realtà come un incoraggiamento ai governanti a realizzare, ad ogni livello, “tutte le possibilità di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno”.

Un richiamo a quel “solido fondamento etico”, indispensabile nell'“impegno politico e civile”, che papa Ratzinger ha lanciato durante l'udienza concessa a Castel Gandolfo ai partecipanti all’incontro dell’Internazionale Democratico-Cristiana, organizzazione guidata dal leader Udc Pier Ferdinando Casini e che rappresenta oltre cento partiti politici.

Tra loro, il premier irlandese Enda Kenny, quello greco Antonis Samaras e quello albanese Sali Berisha mentre hanno 'disertato' l'incontro con il papa i leader di Spagna e Ungheria, Mariano Rajoy e Viktor Orban, pur presenti a Roma. È salito invece a Castel Gandolfo per ascoltare il discorso del papa e per la foto di gruppo – non ci sono stati 'baciamano' individuali – uno dei leader dell'opposizione siriana, George Sabra. Cristiano, Sabra è il portavoce della segreteria generale del Consiglio Nazionale Siriano, l'organismo che riunisce le forze impegnate nella lotta contro il regime di Bashar al Assad.

Nel suo discorso, Benedetto XVI ha invitato i cristiani a impegnarsi in politica senza “flessioni o ripiegamenti” e si è soffermato prima di tutto sulla crisi economica e le sue conseguenze sempre più gravi e complesse. Una sfida da affrontare in modo “fiducioso e non rassegnato”, senza “limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato” ma mettendo al centro, come valore “imprescindibile”, la “ricerca del bene comune”.

Il papa ha richiamato a questo proposito l'enciclica conciliare Gaudium et spes – “nell’ordinare le cose ci si deve adeguare all’ordine delle persone e non il contrario” – e ha quindi denunciato le “molte e rumorose... offerte di risposte sbrigative, superficiali e di breve respiro” che vengono oggi proposte per rispondere ai “bisogni più fondamentali e profondi della persona”.

Per papa Ratzinger, un politico cristiano è chiamato a impegnarsi particolarmente per il “rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale - con conseguente rifiuto dell’aborto procurato, dell’eutanasia e di ogni pratica eugenetica”, così come per la difesa del matrimonio, inteso “come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunità di vita familiare”. In questo senso, ha aggiunto, sono chiamati ad intervenire non solo gli Stati ma tutta la comunità internazionale, per “invertire la tendenza di un crescente isolamento dell’individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia per la stessa comunità”.

Nel suo discorso di saluto, il leader Udc Casini ha sottolineato la necessità che la politica recuperi credibilità per riavvicinare i cittadini a “tutte le forme di partecipazione libera e democratica”.






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