Il Sacerdote è OBBLIGATO a dare l'assoluzione? Quando si può assolvere dai peccati?

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Caterina63
00domenica 21 marzo 2010 12:59
Questo thread è un approfondimento di questo:
Il Sacramento della Confessione-Riconciliazione


Prendo ora dalla rivista Radici Cristiane la domanda e la risposta....


Il confessore può negare l'assoluzione al penitente?


Domanda: A una mia collega di ufficio è accaduto un fatto di cui mai avevo avuto notizia prima. Essendo andata a confessarsi, il sacerdote le ha rifiutato l’assoluzione. Ora mi (e vi) domando: è mai possibile ciò? Può un ministro di Cristo misericordioso rifiutare l’assoluzione a un penitente? (Roberta, Urbino)


Risponde Raimondo Marchioro

Da 2000 anni si predica che Gesù Cristo è infinitamente buono e misericordioso e che perdona sempre e tutti i peccati sia nella qualità che nella quantità. Questo è ciò che insegna anche ai nostri giorni la Chiesa Cattolica.

Dobbiamo però osservare che tale insegnamento è sì esatto, ma incompleto. Gesù Cristo certamente perdona sempre e tutti i peccati, ma perdona soltanto ai peccatori che hanno nel loro cuore il vero pentimento; inoltre Dio è non solo infinitamente buono e misericordioso ma è anche infinitamente giusto, e dobbiamo ricordare che esiste non solo il Paradiso ma anche l’Inferno.

In realtà la Chiesa Cattolica ha sempre insegnato tale dottrina, in passato, ma ai nostri giorni molto spesso mette in evidenza la prima parte, tacendo la seconda, portando così grande confusione tra i fedeli.
Abbiamo detto che il Signore perdona, ma solo ai peccatori pentiti; dunque per ottenere il perdono è indispensabile il pentimento.

E che cosa significa pentirsi?

Il pentimento è:
1) un atto interiore di volontà per cui noi sentiamo il dispiacere di aver peccato, perché abbiamo offeso Dio;
2) una ferma volontà di non commettere più l’azione peccaminosa;
3) perdonare a qualche fratello gli eventuali torti ricevuti;
4) il proposito di confessare sinceramente il peccato commesso ad un sacerdote alla prossima occasione.

Attenzione!

Come mi può dispiacere una cosa che mi piace? Tale atto o situazione mi può piacere, perché spinto dalla natura, dalla concupiscenza, dall’interesse, ecc., ma con la volontà io posso sempre rifiutare ciò che mi è oggetto di piacere: e il pentimento consiste proprio in questo atto di volontà e nel rifiuto del male anche se ti piace.

Ma è proprio necessaria la confessione al sacerdote?

Quando uno, dopo aver commesso un peccato mortale, si è veramente pentito, ha già il perdono da parte di Dio: è già in grazia Sua; se muore può salvarsi; tale perdono però è condizionato alla volontà del penitente di confessarsi a un sacerdote se e quando esiste la possibilità.

Gesù, dopo la Risurrezione, apparso agli apostoli, ha detto loro: «Pace a voi, come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi (…) Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv. 20,21-23).

La Chiesa, interpretando il pensiero di Cristo, ha sempre insegnato che, per ottenere il perdono del Signore, è necessaria, oltre al pentimento personale, anche la Confessione Sacramentale.

Il Sacerdote, ascoltando le confessioni dei fedeli, ha il compito di giudicare se veramente esiste in loro il pentimento richiesto per la valida assoluzione sacramentale; se questo manca – e il sacerdote lo capisce dalle loro espressioni – non può concedere l’assoluzione e, se lo facesse lo stesso, commetterebbe un peccato grave di sacrilegio: il penitente pure peccherebbe gravemente.

Quando dunque il sacerdote nega l’assoluzione lo fa non perché egli non voglia concederla, ma perché non può.
Il confessore pertanto, che si trova in tale situazione, spieghi bene al penitente la suddetta dottrina e poi gli chieda se, stando così le cose, vuole l’assoluzione, prendendosi tutta la responsabilità. Se poi risponde negativamente, non è il sacerdote che gli nega l’assoluzione, ma è il penitente, che, avendo conosciuto di non avere il vero pentimento, la rifiuta, perché non è disposto ad abbandonare il peccato.

Supponiamo per esempio che un uomo conviva con una donna che non è sua moglie e vada a confessarsi senza avere il pentimento e cioè senza riconoscere il suo peccato e senza avere la ferma volontà di toglierlo: egli non può ricevere l’assoluzione, perché in lui manca l’elemento essenziale per ottenerla; e quindi non potrà avere il perdono dal Signore né la possibilità di accostarsi alla S. Comunione.

Concludendo, ricordiamo che Gesù Cristo, essendo vero Dio e vero uomo, è infinitamente buono e misericordioso, ma è anche infinitamente giusto: Egli fa quasi tutto, ma vuole che la centesima parte sia compiuta anche da noi con il nostro personale pentimento dei peccati commessi.


(RC n. 44 - Maggio 2009)


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