Il latino? in America trionfa nelle scuole pubbliche...e da noi?

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Caterina63
00venerdì 19 febbraio 2010 22:44
 Occhi al cielo tendiamo sempre a copiare il peggio dagli altri, mai il meglio....

Il latino è di moda nelle scuole americane



di Lilia Lodolini



ROMA, giovedì, 18 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il latino è di moda nelle scuole americane. Batterà il tedesco come terza lingua d’insegnamento: lo prevede Anthony Stromoski, professore di latino al Liceo “Latin School” di Brooklyn, a New York.

Nelle scuole americane le tre lingue straniere più gettonate sono lo spagnolo, poi il francese, e poi, a molta distanza, il tedesco. La richiesta di latino (considerato lingua straniera) negli ultimi decenni ha subito un crollo ma ora è risalita in quarta posizione.

Quindi, secondo il Prof. Stromoski (che non ha niente contro i Tedeschi), anche se lo definiscono “lingua morta”, il latino lingua morta non è, e anzi, si profila il sorpasso dei Teutoni da parte degli Antichi Romani. Il professore è giovane ed entusiasta, e forse parla per deformazione professionale, ma l’avanzata del latino nelle scuole degli Stati Uniti è un dato di fatto.

Vi hanno contribuito i metodi didattici più snelli di appassionati giovani insegnanti come Stromoski e i suoi colleghi, e anche i film su Roma antica e perfino Harry Potter, che formula i propri incantesimi in latino. E’ un fenomeno che noi, eredi dei Romani, faremmo bene a studiare. Beninteso si tratta di una mini-avanzata: più che altro, di un indicatore di tendenza.

Il liceo di Brooklyn, ne è, comunque, la prova. Brooklyn è il famoso “Broccolino”, meta dei nostri emigranti. E’ un quartiere della città di New York, ma l’ambiente è distante anni luce dal fulgore del più famoso quartiere della stessa città: Manhattan. Gli Italiani non ci sono più, sostituiti da gente di tutte le razze. Qui c’è la “PS 147”, che vuol dire “Scuola Pubblica 147”. A New York le scuole pubbliche sono contraddistinte da un numero. Questa è una scuola elementare.

“Si quid est non iustum, noli agere. Si quid est non verum noli dicere”: al quarto piano -- niente ascensore- il comandamento di Marco Aurelio ci dice che siamo saliti su una più alta sfera, come il cartello “Magistri” che vuol dire “bagni riservati agli insegnanti”. I primi tre piani della “PS 147”ospitano la scuola elementare. Il quarto piano, la “Latin School” il liceo- scuola pubblica - del latino.

La “Latin School” di Brooklyn” s’è arrampicata quassù perchè è nuova, nuova: classe 2006. Il Sindaco di New York , Bloomberg s’era innamorato di un’istituzione famosa in tutti gli Stati Uniti: la “Latin School” di Boston, e disse: “Voglio una scuola così anche a New York”. Fondata nel 1635, la “Latin School” di Boston” è stata ed è la scuola delle classi dirigenti , da Benjamin Franklin ai Kennedy. Scuola pubblica, però. Il latino è da sempre il fulcro del curricolo, ma gli allievi vengono da anche dai ceti meno abbienti perchè l’ammissione è per merito.

“La voglio così e non la voglio a Manhattan” fu la decisione del Sindaco. L’America è il Paese del privato e le scuole private sono molto più quotate di quelle pubbliche. Offrire un programa d’istruzione al livello di una scuola privata, inserito in una struttura pubblica: questo il progetto del Sindaco. Con l’appoggio della Fondazione “Replications” replicò la scuola di Boston, la scuola pubblica col latino, la lingua delle élites, a Brooklyn, in mezzo ai casermoni delle case popolari, dove abitano gli immigrati di fresco e gli operai dai colletti blu.

Ma perchè il latino? Alla televisione ci propinano continuamente un messaggio pubblicitario: “Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica costituiscono le fondamenta di un’America più forte.” Ma allora a che serve il latino? “Il latino insegna a ragionare. Gli scienziati devono aver studiato il latino per prendere le decisoni giuste. Le materie umanistiche ci danno la prospettiva delle cose. Il latino è alla base del pensiero critico e insegnare a pensare criticamente è lo scopo della scuola”.

Ci sembra di ascoltare i professori di una volta quando volevano farci accettare la tortura di “rosa, rosae”. Ma chi parla è il preside della “Latin School” di Brooklyn, il Professor Jason Griffiths, e ci sono altri presidi come Griffiths. Così, piano piano, il latino si diffonde. Ovvero ritorna.

Certo siamo lontani dai tempi d’oro del latino quando era obbligatorio in tante scuole e soprattutto nelle scuole cattoliche. Un brutto colpo fu lo sputnick. I Russi, con lo sputnick, nel 1957, arrivarono primi nello spazio. L’America corse ai ripari col “National Defense Education Act” (Legge sull’ Istruzione e la Difesa Nazionale) che puntò su scienze e matematica. “E poi la rivoluzione culturale degli anni sessanta e settanta fece il resto”, osserva il preside. “E la Chiesa cattolica che ha abolito la Messa in latino non fu un altro brutto colpo?”. “Veramente, osserva il professor Griffiths, che ha studiato dai Gesuiti, sono contento di poter comprendere appieno il rito della Messa dato che è in inglese”. Il cattolico Griffiths sembra in controcorrente rispetto al preside Griffiths.

Il latino oggi serve anche perchè fa fare bella figura negli innumerevoli test scolastici . I partecipanti al “National Latin Exam” (Esame Nazionale di Latino) sono saliti da 101.000 nel 1998 a 134.000 nel 2007. In dieci anni gli studenti che scelgono il latino come lingua per sostenere l’ “Advanced Placement Test” (Esame di Collocazione Avanzata”), nelle università, sono raddoppiati, arrivando a 8.654 nel 2007. I liceali, poi, sanno che il latino è la base che li aiuta a superare il SAT (“Scholastic Aptitude Test” – Esame di Idoneità Scolastica) per l’ammissione alle varie facoltà. .

A New York una trentina di scuole offrono il latino. Sono le migliori perchè molte altre si perdono in una miriade di corsi di scarso contenuto. La migliori sono anche scuole famose per altre specialità: matematica, scienze, disegno, e cosi via. Ogni anno 25.000 concorrenti si presentano all’esame di ammissione a queste scuole di prestigio. I vincitori approdano anche alla “Latin School” di Brooklyn.

“Oggi, su un totale di 283 studenti , abbiamo 110 studenti in prima”, spiega il preside. In America il liceo dura quattro anni e non cinque come in Italia. Questi quattro anni si aggiungono agli otto anni delle elementari e medie. In tutto, gli allievi della “Latin School” vanno a scuola per 12 anni, (mentre in Italia il curricolo scolastico è di 13 anni: 8 + 5).

Il latino comincia in prima liceo, e continua, insieme alle altre materie, per quattro anni. “Il criterio di ammissione alla nostra scuola è il merito – continua il preside - 30% dei nostri allievi sono di colore, 25% ispanici, 25% asiatici, il resto bianchi. Il 63% dei nostri ragazzi gode della mensa gratis o a prezzo ridotto. Provengono da tutte le classi sociali e non solo da Brooklyn, ma anche dagli altri quartieri di New York”.

Siccome la scuola è di alto livello, chi completa i corsi della “Latin School” anche se ha seguito un curricolo abbreviato, consegue il Baccellierato Internazionale che consente l’ammissione alle Università all’estero, compresa l’Italia. Quest’anno la scuola licenzierà i primi baccellieri. Sono i primi perchè la scuola è nata quattro anni fa e il 2009-2010 è il primo quarto anno. “Sono fortunati perchè faremo un viaggio a Roma con 37 allievi dell’ultimo anno”, commenta il preside.

“Ma come fate a far digerire 'rosa, rosae' a dei ragazzi negri di quattordici anni?”, è la mia domanda. “Puntiamo sull’orgoglio, sull’amor proprio. Sono qui perchè sono una élite, sono i migliori. Certo, ci vogliono magari tre ore per fare il compito di latino a casa, ma quando vengono la prima volta sono avvertiti della mole del lavoro che li attende e sono pure avvertiti, anche se non abbiamo uniformi, di venire a scuola vestiti decentemente”. Di nuovo, chi parla è il prof. Stromoski – ormai Anthony per me – nel corridoio.

“Rosa, rosae non c’è più. Adesso nei primi due anni ci sono quiz, giochi, filmini, gare. Nel terzo e quarto anno Ovidio, Cicerone e la 'declamatio', Virgilio. Ma io non sto in cattedra. Mi siedo a tavolino con i ragazzi. Per esempio dico 'puella' e 'virum' e chiedo: quale sostantivo è al nominativo?”. Meno male che io, con “puella”, ho la risposta pronta. Ottimista, Anthony respinge l’opinione corrente che non ci siano insegnanti di latino e che quelli che ci sono siano tutti vecchi, perchè – dice - sono tanti i giovani aspiranti “magistri”.

La musica classica sostituisce la campanella. La porta di una classe si apre. C’è anche una ragazza col velo islamico. “L’impero romano era multiculturale. I nostri studenti si riconoscono nell’impero romano”, osserva Anthony.

“Sumus primi” è il motto della “Latin School” di Boston cui si ispira la “Latin School” di Brooklyn. Ma la Scuola di Brooklyn ha aggiunto un altro motto: “Da chi tanto ha ricevuto, tanto sarà richiesto”. Apertura verso il mondo, senso di responsabilità, spirito di servizio: così si coniuga il latino a Brooklyn.

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