Il vescovo Milingo E' STATO RIDOTTO ALLO STATO LAICALE

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Caterina63
00giovedì 17 dicembre 2009 15:07
TESTO IN LINGUA ITALIANA COMUNICATO UFFICIALE DELLA SANTA SEDE 

Da diversi anni la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi legati agli incresciosi comportamenti dell'Arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo. Numerosi sono stati i tentativi intrapresi per riportare il Sig. Emmanuel Milingo alla comunione con la Chiesa Cattolica, cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare il ministero episcopale, con un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine seguivano il Sig. Milingo.

In questa triste vicenda, già nell'anno 2001 egli si era trovato nella condizione di irregolarità a seguito dell'attentato matrimonio con la Signora Maria Sung, incorrendo nella pena medicinale di sospensione (cfr cann. 1044 1, n. 3; 1394 § 1 C.I.C.). Successivamente si era posto a capo di alcune correnti per l'abolizione del celibato sacerdotale e non mancava di moltiplicare i suoi interventi nei mezzi di comunicazione sociale, in aperta ribellione ai ripetuti interventi della Santa Sede e creando grave sconcerto e scandalo nei fedeli. In particolare, il 24 settembre 2006 il Sig. Milingo aveva effettuato a Washington l'ordinazione di quattro vescovi senza mandato pontificio.

Egli incorse pertanto nella pena della scomunica latae sententiae (can. 1382 C.I.C.), dichiarata dalla Santa Sede il 26 settembre 2006 e che rimane in vigore. Purtroppo il predetto Sig. Milingo non ha dato prove dello sperato pentimento in vista del ritorno alla piena comunione con il Sommo Pontefice e con i membri del Collegio episcopale, ma ha continuato nell'esercizio illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della santa Chiesa. In particolare, nei mesi scorsi egli ha proceduto ad alcune nuove ordinazioni episcopali.

Tali gravi delitti, recentemente accertati, che sono da ritenere segno comprovante della persistente contumacia del Sig. Emmanuel Milingo, hanno costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l'ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale.

Secondo il disposto del can. 292 del Codice di Diritto Canonico l'ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale, che ora si aggiunge alla grave pena della scomunica, comporta le seguenti conseguenze:

- la perdita dei diritti e dei doveri connessi allo stato clericale, eccetto l'obbligo del celibato;
- la proibizione dell'esercizio del ministero, salvo il disposto del can. 976 del Codice di Diritto Canonico per i casi di pericolo di morte;
- la privazione di tutti gli uffici, di tutti gli incarichi e di qualsiasi potestà delegata, nonché il divieto di utilizzare l'abito ecclesiastico. Di conseguenza, risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse dal Sig. Emmanuel Milingo.

Si deve rilevare che la dimissione dallo stato clericale di un Vescovo è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale dal susseguirsi di ordinazioni episcopali senza mandato pontificio; la Chiesa conserva tuttavia la speranza nel suo ravvedimento.

Circa le persone ordinate recentemente dal Signor Milingo è ben nota la disciplina della Chiesa riguardante la pena della scomunica latae sententiae per quelli che ricevono la consacrazione episcopale senza Mandato Pontificio (can. 1382 C.I.C.). Esprimendo speranza nella loro conversione, la Chiesa rinnova quanto già dichiarato il 26 settembre 2006, ovvero che Essa non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte le ordinazioni da esse derivate e pertanto lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano prima dell'ordinazione conferita da su menzionato Signor Milingo.

In quest'ora segnata da un profondo dolore della Comunità ecclesiale per i gravi gesti compiuti dal Sig. Milingo, si affida alla forza della preghiera il ravvedimento del colpevole e quello di quanti - Sacerdoti o fedeli laici - hanno in qualche modo collaborato con lui nel porre atti contro l'unità della Chiesa di Cristo.

[01895-01.01] [Testo originale: Italiano]


TESTO IN LINGUA INGLESE

For a number of years the Church has followed with great concern the difficulties caused by the regrettable conduct of Archbishop Emmanuel Milingo. Many attempts have been made to bring Archbishop Milingo back into communion with the Catholic Church, including the consideration of suitable ways to enable him to exercise the episcopal ministry. Pope John Paul II and Pope Benedict XVI were directly involved in those efforts and both Popes personally followed the case of Archbishop Milingo in a spirit of paternal solicitude.

In the course of this unhappy series of events, Archbishop Milingo became irregular in 2001 as a result of his attempt to marry Mrs. Maria Sung, and incurred the medicinal penalty of suspension (cf. Canons 1044 § 1, n. 3; 1394 § 1 of the Code of Canon Law). Thereafter, he headed certain groups calling for the abolition of clerical celibacy and gave numerous interviews to the media in open disobedience to the repeated interventions of the Holy See, creating serious upset and scandal among the faithful. Then, on 24 September 2006 in Washington, Archbishop Milingo ordained four Bishops without pontifical mandate.

By so doing, he incurred the penalty of excommunication latae sententiae (Canon 1382) which was declared by the Holy See on 26 September 2006 and is still in force today. Sadly, Archbishop Milingo has shown no sign of the desired repentance with a view to returning to full communion with the Supreme Pontiff and the other members of the College of Bishops. Rather, he has persisted in the unlawful exercise of acts belonging to the episcopal office, committing new crimes against the unity of Holy Church. Specifically, in recent months Archbishop Milingo has proceeded to several other episcopal ordinations.

The commission of these grave crimes, which has recently been established, is to be considered as proof of the persistent contumacy of Archbishop Emmanuel Milingo. The Holy See has therefore been obliged to impose upon him the further penalty of dismissal from the clerical state.

According to Canon 292 of the Code of Canon Law, the penalty of dismissal from the clerical state, now added to the grave penalty of excommunication, has the following effects: loss of the rights and duties attached to the clerical state, except for the obligation of celibacy; prohibition of the exercise of any ministry, except as provided for by Canon 976 of the Code of Canon Law in those cases involving danger of death; loss of all offices and functions and of all delegated power, as well as prohibition of the use of clerical attire. Consequently, the participation of the faithful in any future celebrations organized by Archbishop Emmanuel Milingo is to be considered unlawful.

It must be pointed out that the dismissal of a Bishop from the clerical state is most extraordinary. The Holy See has felt obliged to act in this way due to the serious consequences for ecclesial communion resulting from repeated episcopal consecrations carried out without pontifical mandate; nevertheless, the Church hopes that Archbishop Milingo will see the error of his ways.

As for those recently ordained by Archbishop Milingo, the Church’s discipline in imposing the penalty of excommunication latae sententiae upon those who receive episcopal consecration without pontifical mandate is well-known. While expressing hope for their conversion, the Church reaffirms what was declared on 26 September 2006, namely that she does not recognize these ordinations, nor does she intend to recognize them, or any subsequent ordinations based on them, in the future. Hence the canonical status of the supposed bishops remains as it was prior to the ordination conferred by Archbishop Milingo.

At this moment, as the Church experiences profound sorrow for the grave acts perpetrated by Archbishop Milingo, she entrusts to the power of prayer the repentance of the guilty party and of all those who - be they priests or lay faithful - have in any way cooperated with him by acting against the unity of Christ’s Church.

[01895-02.01] [Original text: English]

www.vatican.va
http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/24835.php?index=24835&lang=it

Caterina63
00venerdì 18 dicembre 2009 00:04
Ricordo la sofferta e travagliata DIFESA di Giovanni Paolo II verso mons. Milingo quando perdeva i primi colpi...confesso che mi appassionò l'infinita pazienza di Wojtyla  per evitare quello che purtroppo si è verificato oggi...

Ma ci si chiedeva subito del perchè il Papa non prendesse una decisione, anzi...il Papa stesso cancellò l'ultimatum della CdF con l'allora Ratzinger...

i fatti a seguire furono questi: dal 2001 del

17 luglio. Arriva l'ultimatum del Vaticano, sotto la forma ufficiale di "ammonizione", firmata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Ratzinger: Milingo torni sui suoi passi, si separi dalla moglie, rompa ogni legame con la setta di Moon, dichiari la sua obbedienza alla dottrina del celibato e al Papa. Lo faccia entro il 20 agosto o la Santa Sede "irrogherà la scomunica".

31 luglio. Milingo replica al cardinale Ratzinger, e ribadisce: "Non accetto ultimatum, voglio incontrare il Papa".

6 agosto. Nuovo colpo di scena. Milingo arriva improvvisamente in Italia. Lascia la moglie all'aeroporto della Malpensa. Atterra a Ciampino e alle 20.30 è a Castel Gandolfo. Chiede di essere ricevuto dal Papa, con il quale scambia solo un breve saluto mentre si intrattiene più a lungo con il suo segretario, monsignor Stanislao.

7 agosto. Alle 11 Milingo viene ricevuto nello studio papale a Castelgaldolfo. Il vescovo e Giovanni Paolo II parlano per oltre un'ora. "E' vero che vuole lasciarci?", avrebbe chiesto il Pontefice. Subito dopo l'incontro, il Vaticano parla di dialogo "avviato" e di possibili esiti positivi. All'uscita, Milingo tace.

8 agosto. Il Vaticano annuncia che l'ultimatum del 20 agosto è "sospeso".

14 agosto. Colpo di scena: una lettera di Milingo, dal Vaticano ne viene diffuso il testo. La data è quella dell'11 agosto. "Torno nella Chiesa cattolica - scrive l'arcivescovo - rinuncio al matrimonio".

Wojtyla aveva visto giusto?
sembrava di si... Milingo chiede perdono e il Papa lo perdona...Ratzinger TACE ^__^

E Ratzinger vide giusto...
di Milingo si perdono le tracce...

31 luglio. L'ultima rivelazione. Milingo è segregato nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria. Poi, la smentita di monsignor Bertone.

23 agosto. In una lettera dall'Argentina, Milingo fa sapere che sta bene e tornerà presto.

5 novembre. Fonti vaticane annunciano: l'esilio è finito, Milingo potrà tornare a dire Messa.

15 novembre. Dalla Santa Sede si fissa per giovedi 21 novembre l'appuntamento con i fedeli di Milingo: ore 15, abbazia di Casamari.

dopo di che Milingo risparisce di nuovo fino a ricadere nelle mani della sètta e da qui comincia la definitiva rottura...

Non si dica che la Chiesa sia matrigna, comunque la si pensi egli ha avuto mille opportunità, tutte sprecate, tutte rifiutate...era giusto che ora arrivasse anche il conto da pagare e meglio qui che di LA'...ergo una preghiera per la conversione del sig. Milingo!


qui la cronistoria:

L'ultima messa l'aveva celebrata a metà aprile del 2001. Emmanuel Milingo, l'arcivescovo esorcista di Lusaka, l'uomo che sconquassato il Vaticano sposando l'agopunturista coreana Maria Sung, complice la setta dei Moon, chiude il cerchio di una storia a metà tra mistero religioso e cronaca rosa. E torna ad incontrare chi gli è rimasto devoto dopo quasi 600 giorni. Ma per la prima volta lo ha fatto in una Chiesa, quella dell'abbazia di Casamari. E con la benedizione, per quanto ancora un po' imbarazzata, del Vaticano. Ecco le tappe della vicenda.

26 maggio 2001. A New York si diffondono le prime voci sull'imminente matrimonio di Milingo, officiato con il rito della setta del reverendo Moon. Il vescovo conferma. "Dio mi chiama a questo passo", dice. Il Vaticano risponde: "Speriamo che non sia vero". La sposa, scelta dallo stesso Moon, è Maria Sung, medico coreano di 43 anni. Sgomento tra i fedeli: "E' un dramma pastorale".

27 maggio. All'Hotel Hilton di New York il reverendo Moon celebra il matrimonio. Con Milingo e Maria loro si sposano altre 60 coppie nel rito di gruppo della setta.

28 maggio - Il Vaticano, con una dichiarazione del portavoce del Papa, Navarro Valls, dichiara Milingo "fuori dalla Chiesa cattolica".

1 giugno. In una lettera Milingo dice di sentirsi estromesso dalla Chiesa Cattolica e accusa chi la considera "di sua proprietà".

2 giugno. Milingo invia un fax, attraverso il portavoce della setta di Moon Phillip Schanker, ai suoi collaboratori italiani: "Sto visitando la West coast", dice, e li invita a "non perdere la fede".

7 giugno. Si fa vivo per la terza volta con l'Italia: "Vorrei andare dal Papa, ma non torno indietro".

 
20 giugno. In Italia il fuoco di fila di appelli e condanne non si ferma. E Milingo manda una nuova e-mail ai suoi collaboratori: "Forse pensate che una volta sottoposto alle 'giuste influenze' cambierò idea. Ma io non ho alcun interesse ad essere sottoposto ad interrogatori, discussioni o esorcismi da chi non mi ha mai compreso. Potrei venire a Roma solo per incontrare il Papa", ribadisce.

17 luglio. Arriva l'ultimatum del Vaticano, sotto la forma ufficiale di "ammonizione", firmata dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Ratzinger: Milingo torni sui suoi passi, si separi dalla moglie, rompa ogni legame con la setta di Moon, dichiari la sua obbedienza alla dottrina del celibato e al Papa. Lo faccia entro il 20 agosto o la Santa Sede "irrogherà la scomunica".

31 luglio. Milingo replica al cardinale Ratzinger, e ribadisce: "Non accetto ultimatum, voglio incontrare il Papa".

6 agosto. Nuovo colpo di scena. Milingo arriva improvvisamente in Italia. Lascia la moglie all'aeroporto della Malpensa. Atterra a Ciampino e alle 20.30 è a Castel Gandolfo. Chiede di essere ricevuto dal Papa, con il quale scambia solo un breve saluto mentre si intrattiene più a lungo con il suo segretario, monsignor Stanislao.

7 agosto. Alle 11 Milingo viene ricevuto nello studio papale a Castelgaldolfo. Il vescovo e Giovanni Paolo II parlano per oltre un'ora. "E' vero che vuole lasciarci?", avrebbe chiesto il Pontefice. Subito dopo l'incontro, il Vaticano parla di dialogo "avviato" e di possibili esiti positivi. All'uscita, Milingo tace.

8 agosto. Il Vaticano annuncia che l'ultimatum del 20 agosto è "sospeso". In serata, Milingo incontra i giornalisti. "Sto riflettendo - annuncia - parlerò con mia moglie". E da quel momento sparisce. La Santa Sede dice che si trova in ritiro, per una riflessione approfondita, in vista della piena riconciliazione.

11 agosto. Maria Sung, che vede il marito da cinque giorni, convoca una conferenza stampa a Roma. Con lei, il portavoce della setta Moon, Schanker. Accusa il Vaticano di tenere prigioniero il marito e di impedirle un incontro. "Aspetto ancora tre giorni - avverte - e poi inizierò lo sciopero della fame".

13 agosto. La Sung va a San Pietro per pregare, con una folla di giornalisti e cameramen al seguito, e continua ad accusare la Chiesa di tenere segregato il marito, che potrebbe anche essere il padre di un nascituro. La signora annuncia di voler fare il test di gravidanza. "Ma solo con mio marito".

14 agosto. Dopo aver tentato inutilmente, a San Pietro, di consegnare a Maria Sung una lettera di Milingo, dal Vaticano ne viene diffuso il testo. La data è quella dell'11 agosto. "Torno nella Chiesa cattolica - scrive l'arcivescovo - rinuncio al matrimonio".

29 agosto. L'ultimo incontro, concordato tra i Moon e il Vaticano, con Maria Sung in un albergo romano. Da quel momento, di Milingo si perdono le tracce.

7 maggio 2002. Si riapre il caso, con le voci che vogliono Maria Sung a Roma in missione segreta.

31 luglio. L'ultima rivelazione. Milingo è segregato nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria. Poi, la smentita di monsignor Bertone.

23 agosto. In una lettera dall'Argentina, Milingo fa sapere che sta bene e tornerà presto.

12 settembre. In libreria esce la sua autobiografia, "Il pesce ripescato dal fango", scritta da Michele Zanzucchi e intermente rivista dall'arcivescovo. Ma gli amici del prelato protestano. "E' tutto falso", assicurano Vitalba e Maurizio Bisantis, secondo i quali Milingo non è in Argentina ma nel monastero di Serra San Bruno, in Calabria.

26 settembre. Fonti vaticane annunciano il ritorno dell'arcivescovo. Sarebbe nel Lazio, e presto potrebbe vedere i suoi fedeli.

17 ottobre. Milingo compie un sopralluogo, a sorpresa, nella casa di Zagarolo dove abiterà. Ad accompagnarlo, i padri focolarini, che insieme a monsignor Bertone hanno preso a cuore la vicenda.

31 ottobre. "Voglio tornare in Africa", fa sapere l'arcivescovo, che progetta il viaggio nella sua terra per i prossimi mesi.

5 novembre. Fonti vaticane annunciano: l'esilio è finito, Milingo potrà tornare a dire Messa.

15 novembre. Dalla Santa Sede si fissa per giovedi 21 novembre l'appuntamento con i fedeli di Milingo: ore 15, abbazia di Casamari.


(21 novembre 2002)
paisano
00mercoledì 23 dicembre 2009 10:22
quando papa Giovanni Paolo II lo aveva convinto a lasciare Maria Sung (da cui è tornato nel 2006 fondando l’associazione “Married priests now”).
A Chiambretti ha detto che il diavolo “usando il sesso sa che distruggerà l’umanità”, anche se poi ha lasciato aperta la speranza della salvezza perché “Dio è Dio”. Quanto al suo matrimonio ha anche detto: “Non mi sento in difetto verso la Chiesa. Non sono io che disturbo l’ordine del celibato perché dall’inizio Gesù non ha mai dato l’imposizione ai sacerdoti di non sposarsi”.



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