Inferno Purgatorio e Paradiso esistono anche Satana esiste e cerca di distruggerci

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Caterina63
00martedì 21 ottobre 2014 20:13
  Cari Amici, invitandovi a leggere questo link: L'Inferno, Purgatorio e Paradiso esistono: non ci scherzare troppo! I NOVISSIMI

continueremo qui gli approfondimenti dell'argomento....

Vade retro, Satana

 

Satana esiste. Odia Dio e odia l’uomo. La Chiesa indica la via per combatterlo. E per vincerlo.

 

Dieci lunghi anni di lavoro. Tanto ci è voluto per dare vita al Nuovo Rito degli esorcismi del "Rituale romanum", presentato il 26 gennaio scorso in Vaticano. Tanto impegno per denunciare il nemico per eccellenza, satana, colui che la Bibbia chiama mentitore e omicida fin dall'inizio. E per indicare come vincerlo, grazie alla Chiesa e al suo potere di esorcismo. 

È stato il Cardinale Estevez, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, a spiegare come "l'esorcismo sia un' antica e particolare forma di preghiera che la Chiesa adopera contro il potere del diavolo". 

Il porporato ha poi aggiunto: "La Sacra Scrittura ci insegna che gli spiriti maligni, nemici di Dio e dell'uomo, svolgono la loro azione in modi diversi: tra questi è segnalata l'ossessione diabolica chiamata anche possessione diabolica... È allora che l'esorcista autorizzato può eseguire il solenne rito dell' esorcismo". 
E con questo viene dato il ben servito a quanti - e non sono pochi persino nella Chiesa - hanno mandato il demonio in pensione, lo hanno depositato nella borsa dei ferri vecchi, catalogandolo tra le superstizioni degne delle solite pie donne. Roba da medioevo, insomma. 

Per il Cardinale il documento è stato stilato all'insegna "della continuità con il testo anteriore... non è quindi un cambiamento sostanziale né tanto meno una rottura con il passato". Salvo il tradizionale insegnamento della Chiesa, dunque. Ma le novità non mancano. 

La prima prevede la collaborazione tra esorcisti e medici psichiatri per distinguere la vera possessione diabolica da malattie mentali come schizofrenia o epilessia. 

La seconda riguarda il divieto a "non ammettere in nessun modo l'uso dei mezzi di comunicazione sociale" durante il rito dell' esorcismo. Inoltre "l'esorcista non deve divulgare la notizia dell' esorcismo né prima che questo sia compiuto, né dopo, osservando la debita discrezione". 

Una terza novità concerne l'indicazione a non sottoporre ad esorcismi quei fedeli che per "credulità" sono convinti di essere oggetto di malefici, fatture o maledizioni operate da altri su di loro, sui parenti o sui loro beni. "A loro però non si neghi 1'aiuto spirituale", ma si "recitino preghiere adatte con loro e per loro affinché trovino la pace in Dio". 

Il Rituale, scritto in latino, ora aspetta di essere tradotto nelle diverse lingue, lavoro di competenza delle rispettive Conferenze Episcopali. 

È fuor di dubbio che il Nuovo Rito degli esorcismi costituisce un forte richiamo a considerare seriamente la presenza misteriosa ma reale del demonio, oggi dimenticato, se non addirittura negato, da teologi "aggiornati" e sottovalutato da fedeli in tutt' altro affacendati, troppo propensi a credere all'ironia con cui la mentalità comune risolve la questione.

Da sempre, la Chiesa avverte che le vie attraverso le quali il demonio tenta di esercitare la sua influenza sull'uomo sono molte: menzogna, inganno, confusione, seminare zizzania e diffondere dubbi. 

Stiamo in guardia. Può capitare persino che l'influsso del demonio sia facilitato dall'agire umano: chi si dedica a pratiche esoteriche, allo spiritismo, alle arti magiche, alla stregoneria vive a rischio, ed è avvertito.
Incapacità di risolvere problemi personali, curiosità, ignoranza, debolezza, voglia di anticipare la conoscenza di eventi futuri o semplicemente gioco, non possono giustificare questo pericolo.

Anzi. Queste pratiche possono costituire un invito al demonio ad intervenire, più o meno direttamente: intervento che può portare, nei casi più estremi, alla possessione diabolica, come ben sanno e denunciano gli esorcisti più preparati.

Non manca, anche se non sono molti, chi sceglie di diventare seguace di Satana. E ciò avviene aderendo a sette sataniche o anche esercitando forme di culto demoniaco fai da te.
Un richiamo forte, ma necessario, che giunge da Roma. I cattolici sono avvertiti: con il demonio non si scherza.

 

RICORDA

 

"Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno.
Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unitoal bene, né può conseguire la sua interiore unità se non al prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio".
(Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 37)


IL TIMONE n. 1 – Anno I - Maggio/Giugno 1999 - pag. 5



Caterina63
00sabato 8 novembre 2014 17:06

  Un sacerdote risponde


Se uno diventa ateo e lo resta fino in punto di morte, se ha compiuto il bene, può andare in paradiso?


caro Padre Angelo,
complimenti sempre per le sue eccellentissime risposte! 
di nuovo non ho aspettato la risposta alla precedente domanda perché me ne  sono venute in mente altre....
1. leggendo il catechismo ho letto che se compiamo un peccato, ma in coscienza noi pensavamo di fare del bene, il peccato non sarà un peccato neanche di fronte a Dio; leggendo poi il catechismo per i giovani Youcat, ho letto che "l'ateismo non costituisce un peccato se un uomo non ha alcuna nozione di Dio, oppure se ha esaminato in coscienza la questione dell'esistenza di Dio e non riesce comunque a credere[2123-2128]".
2. Quindi se uno diventa ateo e lo resta fino in punto di morte, se ha compiuto il bene, può andare in paradiso?
grazie mille per la sua attenzione...
in attesa della sua risposta pregherò per lei...
Damiano


Risposta del sacerdote

Caro Damiano,
1. lo Spirito Santo dice nelle Sacre Scritture che “senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6).
La fede in Dio non è cosa da poco conto ma orienta tutta la propria vita.
Chi non conosce Dio, come orienta la propria vita?
Giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “l’ateismo è un peccato contro la virtù della religione per il fatto che respinge o rifiuta l’esistenza di Dio” (CCC 2125).
In nota il CCC cita un noto passo dell’epistola di Paolo ai Romani: “Infatti l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata” (Rm 1,18-21).
Pertanto oggettivamente le cose sono molto chiare.

2. Dire quale sia la responsabilità dei soggetti è invece una questione molto più difficile.
Le coscienze, e cioè i cuori, le conosce solo Dio.
Per questo il CCC afferma che “l’imputabilità di questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle circostanze” (CCC 2125).
Allora diventa comprensibile quanto hai letto in Youcatche il quale nel testo che mi hai riportato valuta il fenomeno dal punto di vista soggettivo: “l'ateismo non costituisce un peccato se un uomo non ha alcuna nozione di Dio, oppure se ha esaminato in coscienza la questione dell'esistenza di Dio e non riesce comunque a credere”.
Da notare bene le espressioni: “se un uomo non ha alcuna nozione di Dio”. L’espressione è volutamente molto vaga perché per “uomo” s’intende anche un  bambino non battezzato.
L’altra invece (“non è peccato… se ha esaminato in coscienza la questione dell'esistenza di Dio e non riesce comunque a credere”) è meno precisa di quanto dice il CCC: “l’imputabilità di questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle circostanze”.
Infatti il giudizio erroneo e certo di coscienza può essere motivato da una condotta precedentemente colpevole, come ricorda il Concilio Vaticano II: “(la coscienza) è colpevolmente erronea, perché l’uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e diventa quasi cieca in seguito all’abitudine al peccato” (GS 16).
Ma questo giudizio, desidero ribadirlo, compete solo a Dio. 
Aggiungo ancora che solo il CCC ha valore dottrinale e di magistero. Youcat anche in altri punti ha manifestato delle imprecisioni che sono state poi corrette.

3. San Tommaso, partendo dal testo di Eb 11,6 “senza la fede non è possibile piacere a Dio”  dice: “Dal fatto che tutti gli uomini sono tenuti a credere esplicitamente alcune verità per salvarsi, non c’è inconveniente alcuno che qualcuno viva nelle selve o tra gli animali bruti. Poiché appartiene alla Divina Provvidenza provvedere a ciascuno le cose necessarie per la salvezza, a meno che uno non lo impedisca da parte sua. Perciò, se uno educato secondo la ragione naturale si comporta in maniera da praticare il bene e fuggire il male, si deve tenere per cosa certissima (certissime tenendum est) che Dio gli rivelerà per interna ispirazione le cose che deve credere necessariamente o gli invierà qualche predicatore della fede come fece con S. Pietro e Cornelio (At 10,1 55)” (De Veritate, 14, 11, ad 1).

4. Devo dire ancora una cosa molto importante: la condizione imprescindibile per poter entrare in paradiso è lo stato di grazia.
Ricordiamo tutti la parabola degli invitati a nozze e di quel tale che era sprovvisto dell’abito nuziale.
Dio offre a tutti, attraverso le vie che lui solo conosce, quest’abito nuziale.
Lo offre in maniera certa attraverso il Battesimo. Ma lo offre a tutti anche per altre vie misteriose, che Lui solo conosce.
Lo offre certamente perché diversamente non sarebbe vera la sua volontà salvifica per tutti gli uomini: “Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2 Pt 3,9).
Pertanto anche per un ateo la condizione imprescindibile per potersi salvare è costituita dall’essere in grazia di Dio.

5. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che lo offre anche ai bambini che muoiono senza battesimo.
Perché non dovrebbe offrirlo anche ad un adulto senza battesimo?
Tuttavia per un adulto, a differenza del bambino, è facile chiudersi all’azione della grazia attraverso i peccati personali.
Ed è proprio per questo che il Concilio ha ricordato che la coscienza talvolta è erronea per colpa propria.

6. In conclusione noi non possiamo dire con certezza di nessun ateo se attualmente sia privo della grazia di Dio.
Può darsi che la sua situazione di ateismo dipenda addirittura da colpa nostra, e cioè da parte di noi credenti. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “alla genesi e alla diffusione dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione” (CCC 2125).
Vale tuttavia anche il contrario: una persona può diventare atea anche per colpa propria.
Questa valutazione appartiene solo al Signore, che scruta i cuori.

7. Pertanto alla tua domanda finale: “quindi se uno diventa ateo e lo resta fino in punto di morte, se ha compiuto il bene, può andare in paradiso?” la risposta è chiara: va in paradiso solo se si trova in stato di grazia.
Non basta compiere il bene per essere in grazia di Dio.
È necessario che non vi siano peccati gravi e, qualora vi siano stati, siano stati seguiti da sincero pentimento e dalla loro remissione.

8. Anche i credenti compiono tante opere buone, eppure possono compiere anch’essi dei peccati gravi, mortali. E se da questi non si emendano e non tornano allo stato di grazia non possono salvarsi.
Come vedi, la situazione per gli atei è molto delicata e di sicuro non  si può presentare l’ateismo come una forma più comoda per andare in Paradiso.
Anzi, è lo stato più facile per perdersi.
Le parole della Sacra Scrittura e del Magistero sono chiare.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo


Pubblicato 08.11.2014





Caterina63
00martedì 21 luglio 2015 23:32
  NON E' UNO SPAURACCHIO.... NON CREDETE AI PRETI CHE DICONO CHE L'INFERNO NON C'è O E' VUOTO..... 

A Fatima il 13 luglio 1917 la Madonna fece vedere a Lucia, Francesco e Giacinta, l’Inferno e il demonio. Durante l’apparizione, aprì le mani, stese le braccia, la luce penetrò nella terra, i fanciulli si trovarono davanti ad un mare di fuoco. 
Immersi in quel fuoco, scrive Lucia si trovavano i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti in forma umana, che fluttuavano nell’incendio sollevato dalle fiamme che si sprigionavano da loro stesse come nuvole di fumo e cadenti da ogni lato, simili a scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che suscitavano orrore e facevano tremare di paura. 
I demoni si distinguevano per le loro forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come dei carboni roventi. 
Spaventati, e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza:
“Avete visto l’Inferno, dove cadono le anime dei poveri peccatori. 
Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. 
Se gli uomini faranno quello che io vi dico, molti si salveranno e avranno pace…”.

Santa Faustina nel Diario:

"Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità.Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia.
Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi.
Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto.
Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno.
"

L’INFERNO ESISTE!… GESU’ NE HA PARLATO MOLTISSIME VOLTE

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica numeri: 1034-1035.

«Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", [CfMt 5,22; Mt 5,29; Mt 13,42; Mt 13,50; Mc 9,43-48] che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo [Cf Mt 10,281. Gesù annunzia con parole severe che egli "manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno... tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente (Mt 13,41-42), e che pronunzierà la condanna: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt25,41).

La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente nell'inferno, dove ne subiscono le pene meritate, "il fuoco eterno " [Cf Simbolo "Quicumque ". Denz -Schnórn_ 76: Sinodo di Costantinopoli: ibid., 409. 411; 2741. La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira».



commento di Fra Crispino Lanzi

Scrive il noto scrittore Vittorio Messori: "Per ogni uomo, per me stesso, c'è la possibilità terribile e concreta del totale fallimento; questa possibilità è chiamata inferno".

Dio non vuole l'inferno: Dio è infi­nitamente buono e perciò come dice la Bibbia "vuole che tutti gli uomini si salvino" (1 Tim 2,4). Cristo Dio si è fatto uomo ed è morto in croce perché nessuno andasse dan­nato: Lui stesso ha detto: "Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi" (Lc 5,32). E S. Paolo esclama: "Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io" (1 Tim 1,15).

Non è Dio a creare l'inferno. Scrive un celebre teologo Gesuita: L'inferno è frutto del peccato. È l'uomo a entrarvi di sua volontà (contro la volontà di Dio). "Il Cielo (il paradiso) è già iniziato per noi dal nostro battesimo, ma cominciamo a goderlo solo dal giorno della morte. La stessa cosa accade dell'inferno: nel momento in cui uno commette il peccato mortale, l'inferno già penetra in lui: l'inferno non è altro che la privazione di Dio. Col peccato io creo l'inferno... Se io prendo l'autobus per andare a uccidere qualcuno, nessuno dirà mai che l'autista è responsabile di un assassinio. Che cosa c'entra lui? Lui fa il suo dovere. Così, se io salgo sull'autobus del peccato, e non scendo alla stazione dell'attrizione con la confessione,          o della contrizione perfetta se non è possibile la confessione, l'effetto è questo: la morte eterna ossia l'inferno".

1. E’ NECESSARIO PARLARE DELL'INFERNO. Con dolce insistenza Paolo VI ci ha rivolto questo invito: "Parlate e meditate sulla scienza delle cose ultime che il Concilio Vaticano II chiama escatologia (dal greco éscatos che significa ultimo) e che comprende gli ultimi destini umani oltre la morte: quelli che il catechismo e la pre­dicazione chiamano i novissimi cioè morte, giudizio, inferno, paradiso. Dei novissimi pochi ne parlano e, quei pochi, ne parlano poco. Il Concilio però ci ricorda le solenni verità escatologiche che ci riguardano, compresa quella terribile d'un possibile eterno castigo che chia­miamo l'inferno".

Se tutti meditassero sull'inferno, innumerevoli peccatori e increduli farebbero il dialogo con l'anima, che fece l'anticlericale filosofo Diderot: "Anima mia, se tu continui a vivere così, non solo sarai infelice in questa vita, ma anche dopo morte, nell'inferno". E l'anima: "Ma chi ha detto che c'è l'inferno?". Il filosofo: "L'inferno è una cosa così orrenda, che anche solo il pensiero che ci possa essere, ti dovrebbe costringere a mettere giudizio". L'anima ardì rispon­dergli: "Io sono certa ... che l'inferito non c'è". Gridò il filosofo: "Ani­ma mia, non dir bugie! Dicendo questo tu sai di mentire".

Poveri Sacerdoti che credono di essere moderni facendo completo silenzio sui nuovissimi, sull'in­ferno! Si deve anche a questo colpevole silenzio se l'umanità di oggi, si è tanto allontanata da Dio e corre verso la catastrofe. Sono quanto mai attuali le parole di S. Caterina da Siena: "Ahimè! Non più tacere! Gridate con cento, con migliaia di lingue! Veggo che per tacere il mondo è guasto!".

Tutti i Padri e Dottori della Chiesa ne hanno parlato chiaramente. Sant'Agostino ci esorta: "Discendia­mo (con il pensiero) nell'inferno ora che siamo vivi affinché non abbiamo a discendervi quando saremo morti". E supplica il Signore che gli mandi su questa terra tutti i dolori immaginabili purché impedisca che vada dannato per sempre: "Qui brucia, qui taglia, qui non risparmiarmi nessuna sofferenza, purché tu mi abbia a salvare per l'eternità".

Lo Spirito Santo ci ammonisce: "In tutte le opere pensa alla tua fine". (ossia alle ultime realtà: morte, giudizio, inferno, paradiso) e non peccherai mai "(Sir 7,40).

E Gesù stesso ci ha comandato: "Andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura". Ebbene, l'inferno e le altre verità taciute, sono parte essenziale del Vangelo. Anzi, come afferma un noto predicatore di Esercizi spirituali, "di nessun'altra cosa ha tanto parlato Cristo nel Vangelo come dell'inferno: più di 60 volte: trenta volte del fuoco (ossia di un tormento orribile) e trentasei volte della eternità. Su nessun'altra cosa ha insistito tanto, e noi non abbiamo il diritto di diminuire il contenuto del Vangelo ".

2. L'INFERNO ESISTE DAVVERO: Lo negano, dice Sant'A­gostino coloro che hanno interesse che non esista perchè se esiste è fatto per loro. Ma esiste; e per andarvi non è necessario credere alla sua esistenza, anzi, chi ostinatamente lo nega può ritenersi sicuro di precipitarvi.

Tutta la Sacra Scrittura ne parla, in modo esplicito o implicito, circa 600 volte.

Gesù, non solo ne ha parlato tante volte, ma ha pure usato delle parabole impressionanti, come, per esempio, le seguenti: Il ricco cattivo e il povero Lazzaro: quel ricco egoista, gaudente morì e precipitò "nell'inferno tra i tormenti" e invano, tra l'arsura e le torture delle fiamme, chiedeva una sola goccia d'acqua. Anche Lazzaro morì, ma la sua anima fu portata nel seno di Abramo", espressione ebraica che significa paradiso. (cfr Lc 16,19-31).

La zizzania seminata in mezzo al buon grano, al momento della mietitura, dovrà essere bruciata. "Così, dice Gesù, avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo (Cristo) manderà i suoi Angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come sole nel regno del Padre loro" (cfr Mt 13,24-43).

Gesù per descriverci l'esistenza e l'orrore dell'inferno ha usato immagini violente e spietate: qualche esempio:

a) A coloro che usano i doni di Dio per offenderlo, grida: "Se la tua mano o il tuo piede ti è di scandalo, tagliali e gettali via da te: è meglio per te entrare nella vita con una sola mano e un solo piede, che avere due mani e due piedi e essere gettato nel fuoco. E se l'occhio tuo ti è di scandalo, cavalo e gettalo via: è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo che avere due occhi ed essere gettato nel fuoco" (Mt 18,8), "dove il verme non muore e il fuoco non si spegne " (Mc 9,48).

b) Gesù a coloro che si dicono cristiani, ma vivono da pagani, dirà: "Non vi conosco" (Mt 25,12).

c) Gesù bollerà così ogni cristiano che non ha utilizzato i talenti ricevuti: "Servo malvagio e infingardo!... gettatelo fuori nelle tenebre, là sarà pianto e stridore di denti" (Mt 25,26­30).

d) Cristo, al giudizio universale "dirà a quelli che saranno alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, al fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi seguaci... E se ne andranno questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25,41-45).

S. Giovanni, l'apostolo dell'amore, scrive: "Il fumo dei loro tormenti salirà per i secoli dei secoli" (Ap 14,11). 

3. L'INFERNO È ETERNO: l'eternità costituisce l'inferno dell'inferno: quando si sa che una atroce sofferenza avrà termine, si acquista coraggio, ma quando si è certi che non terminerà mai, non resta che la più cupa disperazione. Ebbene, l'inferno non terminerà mai, mai. La Bibbia parla molte volte di questa eternità disperata.

S. Bonaventura, Dottore della Chiesa, per darcene una pallida idea, usa la seguente immagine: Un uccello passa una volta ogni cento anni, toccando delicatamente, con la punta delle sue ali, una immensa palla di bronzo. Quando questa sarà comple­tamente consumata, sarà terminato l'inferno? No! Sarà appena al suo inizio, poiché incomincia sempre e non finisce mai.

S. Tommaso d'Aquino, una delle menti più alte del mondo, quando era ormai in fin di vita, fu chiesto: Tu che hai insegnato nelle più celebri cattedre d'Europa e che hai tanto predicato e tanto scritto, da che cosa, nella tua vita, sei rimasto più impressionato? Rispose: Ciò che più mi ha impres­sionato è questa triste realtà: che ci siano tanti cristiani i quali sono sicuri che Gesù è Dio e che Gesù ha parlato chiaramente dell'inferno e perciò sono certi ch'esso esiste, eppure vivono per un'ora nel peccato mortale: in quell'ora potrebbero morire all'improvviso correndo il rischio di precipitare per sempre nell'inferno". Che dire di molti cristiani che nel peccato mortale vivono non un'ora soltanto, ma intere giornate e notti e settimane e mesi?

Dante Alighieri: immagina scritte sulla porta dell'inferno queste parole: "Dinanzi a me non fur cose create/ se non eterne e io eterno duro:/ lasciate ogni speranza, voi ch'entrate " (Inf III, 7ss.).

Gesù ci ripete: "State preparati! Vegliate e pregate perchè non sapete né il giorno, né l'ora...; la morte viene come un ladro di notte. State preparati!" (Mt 24,42).

Se la morte ci sorprende in peccato grave, non resterà per noi altro che la disperazione eterna; mentre se ci trova preparati ossia in Grazia di Dio, ci spalancherà le porte della felicità senza fine.

ESEMPIO: La Madonna a Fatima nel 1917, per 6 volte è apparsa a tre pastorelli: Lucia, Francesco, Giacinta. Nella terza apparizione, il 13 luglio, dopo aver assicurato i tre fanciulli che li avrebbe accolti in paradiso, concesse a loro la spaventosa visione dell'inferno. Ecco le precise parole della veggente Lucia: "Quando la Signora disse: Fate sacrifici per i peccatori, aprì le mani. Il fascio di luce che ne scaturì sembrò penetrare nella terra, e noi vedemmo come un gran mare di fuoco, e in esso, immersi, neri, informe orribili e schifose, i demoni, e anime somiglianti a braci trasparenti che, trascinate in alto dalle fiamme, ricadevano giù da ogni parte, fra grida di disperazione che facevano inorridire e tremare per lo spavento".

La Madonna commentò: Questa è appena una pallida immagine dell'inferno. Molti vivono nel peccato mortale, e quindi sono in pericolo di andare dannati per sempre; pregate perchè i peccatori si convertano.

  1.  Riflettiamo seria­mente sull'accorato e drammatico appello della Madonna a Fatima: Molti vanno all'inferno perché i buoni non pregano e non offrono sacrifici e dolori e fatiche e non recitano ogni giorno il Santo Rosario per ottenere che i peccatori si convertano. Mettiamo in pratica, senza indugio, queste urgentissime richieste della Madre di misericordia e Rifugio dei peccatori.




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