UN PRETE INGRATO!!!
E’ da undici anni che Maranatha.it offre con gioia alla Chiesa, ai suoi sacerdoti e fedeli, come pure ai nostri fratelli non credenti un servizio gratuito ove è compresa TUTTA la Liturgia ed il Magistero della Chiesa Cattolica. Tutto è fatto con amore e dedizione come segno di lode e ringraziamento a Nostro Signore Gesù Cristo, nostro Redentore e Salvatore, il nostro sommo unico bene.
Non perseguiamo interessi personali, ne di ostentazione, di meriti od altro. Il nostro desiderio, indegni peccatori è di poter lavorare nella vigna del Signore, per il bene di tutta la nostra Santa Chiesa Romana Apostolica, con l’intento di essere missionari verso tutti i fratelli nel mondo.
Da quando il nostro Sommo Pontefice ci ha gratificati del Motu proprio Summorum Pontificum abbiamo naturalmente inserito nel sito la Liturgia del Rito Antico. Da quel momento sono iniziati per noi molti problemi il quale è bene precisare non sono venuti dall’esterno della Chiesa, bensì dall’interno di essa, e non solo da semplici fedeli, ma da Sacerdoti, Religiosi e da Vescovi Apostoli di Cristo.
La lettera che segue è una delle ultime che abbiamo ricevuto, in questo caso da un giovane sacerdote. La pubblichiamo, senza aver alcun risentimento nei suoi confronti. Questo prete è per noi una vittima: i veri responsabili della sua infelice formazione “professionale” va riservata ai suoi Formatori, al Rettore del suo Seminario ed al Vescovo che lo ha ordinato.
Non è possibile affrontare un mondo così complesso, secolarizzato e dare i nostri figli in custodia a preti così incapaci che non sanno discernere il bene ed il male. Fra essere sacerdoti e fare i sociologi, conoscere la vera tradizione e abbandonarsi al protestantesimo. Essere umili e non arroganti.
Non possiamo essere sorpresi se nelle nostre chiese sono disertate ed i seminari sono vuoti. Se andiamo avanti di questo passo in poche generazioni la nostra Chiesa Cattolica sarà in brutte acque. La nostra Chiesa non è ne fredda ne calda, ma tiepida. Speriamo nella misericordia di Dio. A noi resta la preghiera, pregare e poi pregare incessantemente e chiedere perdono dei nostri peccati. Siamo tutti colpevoli, soprattutto per peccati di omissione.
---------------
Lunedì 28 nov 2009 ore 19,16
Da: Nome Cognome
A: maranatha@marantha.it
Oggetto: qualche appunto
E' impressionante vedere con quanta veemenza vi scagliate contro un Concilio Ecumenico e contro i Papi, solo per difendere delle posizioni che altro non sono che il frutto di vostre paure e della vostra ottusità. Paure e ottusità che vi impediscono di studiare, approfondire e documentare con estrema serietà, acribia e serena libertà i documenti dell'ultimo Concilio e tutto l'immenso e complesso patrimonio teologico che ad esso ha portato e da esso è scaturito.
E questa paura e ottusità, mentre voi credete di essere fedeli servi della "vera e antica" tradizione, in realtà vi ha portato ad essere i più autentici nemici disobbedienti.
La liturgia è celebrazione del mistero di Cristo e della Chiesa. In essa la Chiesa si costruisce e si autodefinisce nel dialogo con il suo Signore, che sempre in essa si fa realmente vivo ed efficace. La liturgia è "azione", non solo idee e non formule magiche. La liturgia non può prescindere dall'ecclesiologia, così come dalla teologia, dalla sacra tradizione più che bimillenaria della storia della salvezza e dalla Sacra Scrittura. Non può prescindere da queste altre discipline, come non può prescindere dalla comprensione e dall'ascolto del mondo e dall' "oggi" in cui essa si attua. Perchè è "azione del mistero di Cristo". E il mistero di Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, ma sempre capace di dirsi in modo sempre antico e sempre nuovo. Chi non sa affidarsi all'inveramento dello stesso Cristo nell'oggi sempre dinamico (che è la suprema difficoltà e dunque verità del mistero divino-umano del cristianesimo, non risolto nemmeno nella filosofia più alta), non ama il Cristo vivente, ma ama i suoi "precetti". Ne ama i contorni, non la sostanza.
Dunque, a mio parere, come è possibile celebrare il rituale di Giovanni XXIII in una chiesa che negli ultimi secoli (specialmente dal XIX secolo in poi) ha fatto progressi nel comprendere se stessa, inverando e arricchendo la propria ecclesiologia? L'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale. Si celebrerebbe qualcosa che non corrisponde alla vita quotidiana dei cristiani. E questo non vuol dire che c'è un'ecclesiologia sbagliata e una giusta. Come si può credere che l'unica ecclesiologia sia quella medievale post-scolastica, quando invece la tradizione ci consegna un cammino dinamico ben più vasto? Lungo i secoli sono cambiati gli uomini, è cambiato il mondo, gli assetti politici, la storia, le filosofie.
L'uomo si autocomprende in modo sempre diverso. In un modo al tempo di Gesù, in un altro al tempo di Trento e in un altro ancora oggi. E non è vero che tutto quello che è moderno o post-moderno è cattivo!! Ed è buono solo quello che è scolastico o tridentino. Questa è ottusità abissale e immobilizzante, non che una menzogna.
E come si fa ad accusare il Concilio Vaticano II di essere solo modernismo o protestantesimo, quando invece ha recuperato e ha riaperto l'accesso ai tesori antichissimi della Tradizione, come sono i Padri della Chiesa e le Scritture? Non è forse vero che lo schema della celebrazione eucaristica e alcune delle stesse preghiere eucaristiche dell'attuale rituale sono prese dalla Tradizione patristica? E voi che date così importanza alla "formula magica" (!!) consacratoria, non è forse vero che nella Chiesa del primo millennio l'eucarestia non aveva necessariamente la formula istitutiva? E fino ad oggi non è arrivata a noi la preghiera eucaristica di Addai e Mari, che Giovanni Paolo II ha approvato? Allora vuol dire che i nostri padri del primo millennio non hanno celebrato "validamente" l'eucaristia? Erano tutti protestanti "anonimi", protestanti ante litteram? Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha fallito?
Se dite e pubblicate queste cose, allora vuol dire che i Papi hanno fallito? Che un Concilio Ecumenico con a capo il Sommo Pontefice ha fallito? Ma allora salta tutta la dogmatica! Tutta la mediazione ecclesiale! Allora o lo Spirito Santo non esiste, o la Chiesa nei suoi vertici non è infallibile! Ma allora salta tutto!
In realtà credo che obbediamo, come un po' tutti, quando e come ci fa comodo. Seguendo il "secondo me", o il "mi piace". Ma la teologia, la chiesa e tanto meno la liturgia non funzionano con questi criteri. C'è un'oggettività alla quale è necessario obbedire. E voi non lo fate. E questo, a mio avviso, in bocca a voi è proprio paradossale.
Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola.
Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche.
E guardate di non fare l'errore di associarmi a quei progressisti imbecilli e ignoranti, che proprio come voi, hanno tradito e tradiscono il Concilio, i Papi e la Chiesa intera. Se voi potete cavalcare oggi le nostalgie e aggrapparvi al passato è perchè siete stati terrorizzati da quegli idioti sciatti progressisti che hanno sputato sulla grandezza imponente e complessa della dignità della Chiesa, obbedendo al mondo più che a Cristo stesso.
Io credo che seguire il Signore Gesù è stato e sarà sempre cosa complessa. Questo richiede un continuo sforzo di autentica intelligenza e autentica lealtà. Per non semplificare o generalizzare la realtà del mondo e la realtà di Cristo e del Suo Regno.
A me hanno insegnato ad obbedire. I miei padri che mi hanno preceduto mi hanno consegnato questa tradizione che mi ha dato la fede, la vita e mi ha fatto camminare speditamente nella storia incontrando e seguendo il Cristo vivo. Una tradizione che, non senza sforzo, ha mostrato tutti i suoi tesori e tutte le sue complessità, in perfetta continuità con se stessa. Ma chi può conoscerla e dominarla tutta? Nessuno. Per questo occorre essere chiesa autenticamente "cattolica": perchè è un patrimonio vivo e non morto. E siccome è vivo, non è mai riducibile, mai semplificabile, sempre sfuggente, sempre bisognoso di puntualizzazioni e approfondimenti. E lo possiamo fare solo insieme, con la ferma volontà di impegnare tutte le forze e tutta l'intelligenza nelle sue profondità.
Donando a Lei, la nostra Madre Chiesa di oggi nella quale io e voi viviamo e moriremo per risorgere, a Lei e ai suoi misteri e alle sue decisioni il religioso ossequio della volontà e dell'intelletto. Quelli veri.
Sarà, ma mi ricordate i farisei del tempo di Gesù...
d. Nome Cognome.
***********************************************************
Prima di postare la stupenda riflessione di Francesco Colafemmina, mi permetto alcune considerazioni....
L'errore che questo sacerdote ha compiuto e compie è quello che fanno in molti e cioè, quello di ritenere un attacco al Concilio ogni intervento o iniziativa atta a controbattere LE ERRATE INTERPRETAZIONI DATE ALLE INTENZIONI DEL CONCILIO....è come se questo sacerdote avesse accusato lo stesso Benedetto XVI di andare contro il Concilio a causa della sua Riforma.....e infatti il Pontefice è stato sovente accusato di questo anche da prelati...
Una cosa è attaccare il Concilio, altra cosa è intervenire con ogni mezzo per debellare gli abusi compiuti in nome del Concilio....
quando questo sacerdote dice:
Dunque, a mio parere, come è possibile celebrare il rituale di Giovanni XXIII in una chiesa che negli ultimi secoli (specialmente dal XIX secolo in poi) ha fatto progressi nel comprendere se stessa, inverando e arricchendo la propria ecclesiologia? L'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale. Si celebrerebbe qualcosa che non corrisponde alla vita quotidiana dei cristiani. E questo non vuol dire che c'è un'ecclesiologia sbagliata e una giusta. Come si può credere che l'unica ecclesiologia sia quella medievale post-scolastica, quando invece la tradizione ci consegna un cammino dinamico ben più vasto? Lungo i secoli sono cambiati gli uomini, è cambiato il mondo, gli assetti politici, la storia, le filosofie.
Innanzi tutto è il Papa stesso a rispondere alle sue domande con il MP e la Lettera che lo accompagna dove spiega il contesto ecclesiologico...poi ciò che propone è proprio quel che condanna san Paolo, ossia quel RINCORRERE LE MODE DEI TEMPI che il sacerdote maschera invece con "l'ecclesiologia che cambia"....
egli infatti dice "a mio parere...." e meno male, perchè questo NON è il parere della Chiesa...non è il suo insegnamento...la Chiesa è come il suo Sposo: IERI, OGGI, SEMPRE idem l'ecclesiologia, non esiste una ecclesiologia MUTABILE, essa è ieri, oggi , sempre la medesima, ed è certo che cambiano gli uomini, il mondo, le filosofie e quant'altro, ma NON la Chiesa nel suo essere e nel suo perno fondamentale che è la Liturgia, il Culto a Dio...
San Pio V NON ha inaugurato una "nuova" ecclesiologia....non ha inventato un "nuovo rito" ma ha solo RAGGRUPPATO E RADUNATO e dunque ORDINATO tutto ciò che riguardava la Liturgia della Chiesa dalla sua fondazione, ha dato origine ad un Messale UNICO E VALIDO PER TUTTI contenente semmai il patrimonio ecclesiale di tutti i tempi....l'ecclesiologia dei tempi di san Pio V essendo quella dei tempi di sant'Ambrogio, di san Gregorio Magno non era affatto una "nuova" ecclesiologia e dunque NON è affatto incompatibile con l'ecclesiologia di oggi... è grave che un sacerdote la pensi a questo modo, dimostra davvero a quale grado di confusione e di apostasia siamo arrivati....quanto egli dice è invece la prova di una ROTTURA con la Chiesa(=ecclesiologia) del passato, lo dice questo sacerdote stesso...egli vorrebbe RINCHIUDERE nel passato l'ecclesiologia di sempre di prima del Concilio, dentro un cassetto...e vivere con la nuova e così via, a questo punto ogni generazione dovrebbe MODIFICARE L'ECCLESIOLOGIA ad ogni ciclo storico...questa è follia!
Dice infine il sacerdote: "a me hanno insegnato ad obbedire!"
Rispondiamo: anche a noi laici! ma attenzione al soggettivismo o al relativismo...il sacerdote definisce tale obbedienza una "tradizione" io la considero invece UNA VIRTU'... se dovessi obbedire per tradizione metterei davvero a rischio l'obbedienza che si deve al Dio Vivo e vero nell'Eucarestia perchè qualcuno potrebbe impormi, per tradizione, di obbedire anche a dottrine avverse, mentre seguendo la VIRTU' ho il discernimento di comprendero se ciò che mi si chiede è giusto o sbagliato...qui sta il vero adempimento TRA FEDE E RAGIONE... l'obbedienza non esclude la ragione nè il ragionamento...non esclude il discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male....ed è certo, come dice il sacerdote in questione che la Chiesa è VIVA e necessita sempre di approfondimenti, MA NON DI ROTTURE...ogni riforma perseguita dalla Chiesa nella sua storia bimillenaria non ha mai comportato rotture con il suo passato, nè ha mai richiesto "nuova ecclesiologia" che rompesse con il suo passato, al contrario, essa è progresso non regresso....
Facciamo un esempio concreto...
in un’opera di S. Vincenzo Lirinense, scrive:
“Dirà forse qualcuno: Non si dà, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo? Altroché se si dà, e grandissimo! Chi vorrà essere tanto ostile agli uomini e tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso? Però avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un’alterazione.
Progredire, infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa; mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un’altra cosa.
È necessario, dunque, che crescano — e crescano molto gagliardamente — col passare delle generazioni e dei tempi l’intelligenza e la scienza e la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunità, sia in ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: però la crescita della fede avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cioè entro l’ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima sentenza — in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia” (Commonitorium,23 -PL50,667)
Mi colpiscono due aspetti di questo quadro che riporto dal libro "Nova et Vetera di mons. Luigi Maria Carli del 1969, che tratta appunto di questo TRADIMENTO alla Tradizione ed al vero Progresso da dopo il Concilio Vaticano II:
1) il primo aspetto è la serenità attraverso la quale tale san Vincenzo espone, meravigliosamente, una verità talmente logica, talmente razionale da farla diventare davvero divina (come il Verbo era Dio ma anche veramente Uomo!) di cui, per altro, era già frutto maturo della conoscenza della Chiesa, altrimenti tale santo non avrebbe potuto esprimersi così chiaramente, ossia, ciò che scrive è leggibile chiaramente già come pensiero assunto e maturato dalla Chiesa....
Mi appare pertanto una gravissima REGRESSIONE ciò che stiamo vivendo da 40 anni a questa parte...un tradimento al vero senso del Progresso...
2) il secondo aspetto è quello della FEDE, la sua progressione associata indissolubilmente alla Tradizione....anche questo aspetto, così magnificamente espresso nell'Anno Domini 434 è stato grandemente tradito ed assistiamo ad una regressione della fede come non si era mai visto neppure al tempo dell'arianesimo, perchè Ario almeno in qualcosa credeva!
In entrambi gli aspetti da me analizzati, e senza pretesa alcuna, la Fede non è più associata alla Tradizione ma al "GESU' SOLO", slogan di protestante memoria...non importa a quale Cristo si faccia poi riferimento, non importa se Egli ha il viso induista, musulmano o di Simba, o di Gandhi....l'importante è che NON abbia il volto PURAMENTE CATTOLICO...
E' QUESTO IL VERO PROGRESSO DELLA FEDE NELLA TRADIZIONE creduta sempre dalla Chiesa come ci dimostrano le parole di san Vincenzo?
e per quanto mi sforzi non ho trovato nei testi del Concilio insegnamenti volti a questo regresso...tuttavia questo regresso c'è stato a causa delle errate interpretazioni date al Concilio e di cui un aspetto ed una parte ne porta prova questo sacerdote....
Che dire? Mi sembra opportuno chiudere le mie considerazioni con le parole di Benedetto XVI nella Lettera ai Vescovi del febbraio 2009:
"Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive".