Interessante dibattito da maranatha: critiche di un sacerdote e la carità di altri sacerdoti e laici

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Caterina63
00giovedì 10 dicembre 2009 10:51
IL DIBATTITO VA LETTO INTEGRALMENTE, EVITANDO DI ESTRAPOLARE SINGOLE PARTI o di strumentalizzarlo per altri fini.....

http://www-maranatha-it.blogspot.com/

UN PRETE INGRATO !!!

UN PRETE INGRATO!!!

E’ da undici anni che Maranatha.it offre con gioia alla Chiesa, ai suoi sacerdoti e fedeli, come pure ai nostri fratelli non credenti un servizio gratuito ove è compresa TUTTA la Liturgia ed il Magistero della Chiesa Cattolica. Tutto è fatto con amore e dedizione come segno di lode e ringraziamento a Nostro Signore Gesù Cristo, nostro Redentore e Salvatore, il nostro sommo unico bene.

Non perseguiamo interessi personali, ne di ostentazione, di meriti od altro. Il nostro desiderio, indegni peccatori è di poter lavorare nella vigna del Signore, per il bene di tutta la nostra Santa Chiesa Romana Apostolica, con l’intento di essere missionari verso tutti i fratelli nel mondo.

Da quando il nostro Sommo Pontefice ci ha gratificati del Motu proprio Summorum Pontificum abbiamo naturalmente inserito nel sito la Liturgia del Rito Antico. Da quel momento sono iniziati per noi molti problemi il quale è bene precisare non sono venuti dall’esterno della Chiesa, bensì dall’interno di essa, e non solo da semplici fedeli, ma da Sacerdoti, Religiosi e da Vescovi Apostoli di Cristo.


La lettera che segue è una delle ultime che abbiamo ricevuto, in questo caso da un giovane sacerdote. La pubblichiamo, senza aver alcun risentimento nei suoi confronti. Questo prete è per noi una vittima: i veri responsabili della sua infelice formazione “professionale” va riservata ai suoi Formatori, al Rettore del suo Seminario ed al Vescovo che lo ha ordinato.


Non è possibile affrontare un mondo così complesso, secolarizzato e dare i nostri figli in custodia a preti così incapaci che non sanno discernere il bene ed il male. Fra essere sacerdoti e fare i sociologi, conoscere la vera tradizione e abbandonarsi al protestantesimo. Essere umili e non arroganti.


Non possiamo essere sorpresi se nelle nostre chiese sono disertate ed i seminari sono vuoti. Se andiamo avanti di questo passo in poche generazioni la nostra Chiesa Cattolica sarà in brutte acque. La nostra Chiesa non è ne fredda ne calda, ma tiepida. Speriamo nella misericordia di Dio. A noi resta la preghiera, pregare e poi pregare incessantemente e chiedere perdono dei nostri peccati. Siamo tutti colpevoli, soprattutto per peccati di omissione.


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Lunedì 28 nov 2009 ore 19,16
Da: Nome Cognome
A: maranatha@marantha.it

Oggetto: qualche appunto


E' impressionante vedere con quanta veemenza vi scagliate contro un Concilio Ecumenico e contro i Papi, solo per difendere delle posizioni che altro non sono che il frutto di vostre paure e della vostra ottusità. Paure e ottusità che vi impediscono di studiare, approfondire e documentare con estrema serietà, acribia e serena libertà i documenti dell'ultimo Concilio e tutto l'immenso e complesso patrimonio teologico che ad esso ha portato e da esso è scaturito.
 
E questa paura e ottusità, mentre voi credete di essere fedeli servi della "vera e antica" tradizione, in realtà vi ha portato ad essere i più autentici nemici disobbedienti.


La liturgia è celebrazione del mistero di Cristo e della Chiesa. In essa la Chiesa si costruisce e si autodefinisce nel dialogo con il suo Signore, che sempre in essa si fa realmente vivo ed efficace. La liturgia è "azione", non solo idee e non formule magiche. La liturgia non può prescindere dall'ecclesiologia, così come dalla teologia, dalla sacra tradizione più che bimillenaria della storia della salvezza e dalla Sacra Scrittura. Non può prescindere da queste altre discipline, come non può prescindere dalla comprensione e dall'ascolto del mondo e dall' "oggi" in cui essa si attua. Perchè è "azione del mistero di Cristo". E il mistero di Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, ma sempre capace di dirsi in modo sempre antico e sempre nuovo. Chi non sa affidarsi all'inveramento dello stesso Cristo nell'oggi sempre dinamico (che è la suprema difficoltà e dunque verità del mistero divino-umano del cristianesimo, non risolto nemmeno nella filosofia più alta), non ama il Cristo vivente, ma ama i suoi "precetti". Ne ama i contorni, non la sostanza.


Dunque, a mio parere, come è possibile celebrare il rituale di Giovanni XXIII in una chiesa che negli ultimi secoli (specialmente dal XIX secolo in poi) ha fatto progressi nel comprendere se stessa, inverando e arricchendo la propria ecclesiologia? L'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale. Si celebrerebbe qualcosa che non corrisponde alla vita quotidiana dei cristiani. E questo non vuol dire che c'è un'ecclesiologia sbagliata e una giusta. Come si può credere che l'unica ecclesiologia sia quella medievale post-scolastica, quando invece la tradizione ci consegna un cammino dinamico ben più vasto? Lungo i secoli sono cambiati gli uomini, è cambiato il mondo, gli assetti politici, la storia, le filosofie.

L'uomo si autocomprende in modo sempre diverso. In un modo al tempo di Gesù, in un altro al tempo di Trento e in un altro ancora oggi. E non è vero che tutto quello che è moderno o post-moderno è cattivo!! Ed è buono solo quello che è scolastico o tridentino. Questa è ottusità abissale e immobilizzante, non che una menzogna.

E come si fa ad accusare il Concilio Vaticano II di essere solo modernismo o protestantesimo, quando invece ha recuperato e ha riaperto l'accesso ai tesori antichissimi della Tradizione, come sono i Padri della Chiesa e le Scritture? Non è forse vero che lo schema della celebrazione eucaristica e alcune delle stesse preghiere eucaristiche dell'attuale rituale sono prese dalla Tradizione patristica? E voi che date così importanza alla "formula magica" (!!) consacratoria, non è forse vero che nella Chiesa del primo millennio l'eucarestia non aveva necessariamente la formula istitutiva? E fino ad oggi non è arrivata a noi la preghiera eucaristica di Addai e Mari, che Giovanni Paolo II ha approvato? Allora vuol dire che i nostri padri del primo millennio non hanno celebrato "validamente" l'eucaristia? Erano tutti protestanti "anonimi", protestanti ante litteram? Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha fallito?

Se dite e pubblicate queste cose, allora vuol dire che i Papi hanno fallito? Che un Concilio Ecumenico con a capo il Sommo Pontefice ha fallito? Ma allora salta tutta la dogmatica! Tutta la mediazione ecclesiale! Allora o lo Spirito Santo non esiste, o la Chiesa nei suoi vertici non è infallibile! Ma allora salta tutto!

In realtà credo che obbediamo, come un po' tutti, quando e come ci fa comodo. Seguendo il "secondo me", o il "mi piace". Ma la teologia, la chiesa e tanto meno la liturgia non funzionano con questi criteri. C'è un'oggettività alla quale è necessario obbedire. E voi non lo fate. E questo, a mio avviso, in bocca a voi è proprio paradossale.

Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola.
Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche.

E guardate di non fare l'errore di associarmi a quei progressisti imbecilli e ignoranti, che proprio come voi, hanno tradito e tradiscono il Concilio, i Papi e la Chiesa intera. Se voi potete cavalcare oggi le nostalgie e aggrapparvi al passato è perchè siete stati terrorizzati da quegli idioti sciatti progressisti che hanno sputato sulla grandezza imponente e complessa della dignità della Chiesa, obbedendo al mondo più che a Cristo stesso.

Io credo che seguire il Signore Gesù è stato e sarà sempre cosa complessa. Questo richiede un continuo sforzo di autentica intelligenza e autentica lealtà. Per non semplificare o generalizzare la realtà del mondo e la realtà di Cristo e del Suo Regno.
 

A me hanno insegnato ad obbedire. I miei padri che mi hanno preceduto mi hanno consegnato questa tradizione che mi ha dato la fede, la vita e mi ha fatto camminare speditamente nella storia incontrando e seguendo il Cristo vivo. Una tradizione che, non senza sforzo, ha mostrato tutti i suoi tesori e tutte le sue complessità, in perfetta continuità con se stessa. Ma chi può conoscerla e dominarla tutta? Nessuno. Per questo occorre essere chiesa autenticamente "cattolica": perchè è un patrimonio vivo e non morto. E siccome è vivo, non è mai riducibile, mai semplificabile, sempre sfuggente, sempre bisognoso di puntualizzazioni e approfondimenti. E lo possiamo fare solo insieme, con la ferma volontà di impegnare tutte le forze e tutta l'intelligenza nelle sue profondità.

Donando a Lei, la nostra Madre Chiesa di oggi nella quale io e voi viviamo e moriremo per risorgere, a Lei e ai suoi misteri e alle sue decisioni il religioso ossequio della volontà e dell'intelletto. Quelli veri.

Sarà, ma mi ricordate i farisei del tempo di Gesù...


d. Nome Cognome.


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Prima di postare la stupenda riflessione di Francesco Colafemmina, mi permetto alcune considerazioni....

L'errore che questo sacerdote ha compiuto e compie è quello che fanno in molti e cioè, quello di ritenere un attacco al Concilio ogni intervento o iniziativa atta a controbattere LE ERRATE INTERPRETAZIONI DATE ALLE INTENZIONI DEL CONCILIO....è come se questo sacerdote avesse accusato lo stesso Benedetto XVI di andare contro il Concilio a causa della sua Riforma.....e infatti il Pontefice è stato sovente accusato di questo anche da prelati...

Una cosa è attaccare il Concilio, altra cosa è intervenire con ogni mezzo per debellare gli abusi compiuti in nome del Concilio....

quando questo sacerdote dice:


Dunque, a mio parere, come è possibile celebrare il rituale di Giovanni XXIII in una chiesa che negli ultimi secoli (specialmente dal XIX secolo in poi) ha fatto progressi nel comprendere se stessa, inverando e arricchendo la propria ecclesiologia? L'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale. Si celebrerebbe qualcosa che non corrisponde alla vita quotidiana dei cristiani. E questo non vuol dire che c'è un'ecclesiologia sbagliata e una giusta. Come si può credere che l'unica ecclesiologia sia quella medievale post-scolastica, quando invece la tradizione ci consegna un cammino dinamico ben più vasto? Lungo i secoli sono cambiati gli uomini, è cambiato il mondo, gli assetti politici, la storia, le filosofie.


Innanzi tutto è il Papa stesso a rispondere alle sue domande con il MP e la Lettera che lo accompagna dove spiega il contesto ecclesiologico...poi ciò che propone è proprio quel che condanna san Paolo, ossia quel RINCORRERE LE MODE DEI TEMPI che il sacerdote maschera invece con "l'ecclesiologia che cambia"....
egli infatti dice "a mio parere...." e meno male, perchè questo NON è il parere della Chiesa...non è il suo insegnamento...la Chiesa è come il suo Sposo: IERI, OGGI, SEMPRE idem l'ecclesiologia, non esiste una ecclesiologia MUTABILE, essa è ieri, oggi , sempre la medesima, ed è certo che cambiano gli uomini, il mondo, le filosofie e quant'altro, ma NON la Chiesa nel suo essere e nel suo perno fondamentale che è la Liturgia, il Culto a Dio...

San Pio V NON ha inaugurato una "nuova" ecclesiologia....non ha inventato un "nuovo rito" ma ha solo RAGGRUPPATO E RADUNATO e dunque ORDINATO tutto ciò che riguardava la Liturgia della Chiesa dalla sua fondazione, ha dato origine ad un Messale UNICO E VALIDO PER TUTTI  contenente semmai il patrimonio ecclesiale di tutti i tempi....l'ecclesiologia dei tempi di san Pio V essendo quella dei tempi di sant'Ambrogio, di san Gregorio Magno non era affatto una "nuova" ecclesiologia e dunque NON è affatto incompatibile con l'ecclesiologia di oggi... è grave che un sacerdote la pensi a questo modo, dimostra davvero a quale grado di confusione e di apostasia siamo arrivati....quanto egli dice è invece la prova di una ROTTURA con la Chiesa(=ecclesiologia) del passato, lo dice questo sacerdote stesso...egli vorrebbe RINCHIUDERE nel passato l'ecclesiologia di sempre di prima del Concilio, dentro un cassetto...e vivere con la nuova e così via, a questo punto ogni generazione dovrebbe MODIFICARE L'ECCLESIOLOGIA ad ogni ciclo storico...questa è follia!


Dice infine il sacerdote: "a me hanno insegnato ad obbedire!"

Rispondiamo: anche a noi laici! ma attenzione al soggettivismo o al relativismo...il sacerdote definisce tale obbedienza una "tradizione" io la considero invece UNA VIRTU'... se dovessi obbedire per tradizione metterei davvero a rischio l'obbedienza che si deve al Dio Vivo e vero nell'Eucarestia perchè qualcuno potrebbe impormi, per tradizione, di obbedire anche a dottrine avverse, mentre seguendo la VIRTU' ho il discernimento di comprendero se ciò che mi si chiede è giusto o sbagliato...qui sta il vero adempimento TRA FEDE E RAGIONE... l'obbedienza non esclude la ragione nè il ragionamento...non esclude il discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male....ed è certo, come dice il sacerdote in questione che la Chiesa è VIVA e necessita sempre di approfondimenti, MA NON DI ROTTURE...ogni riforma perseguita dalla Chiesa nella sua storia bimillenaria non ha mai comportato rotture con il suo passato, nè ha mai richiesto "nuova ecclesiologia" che rompesse con il suo passato, al contrario, essa è progresso non regresso....

Facciamo un esempio concreto...

in un’opera di S. Vincenzo Lirinense, scrive:

“Dirà forse qualcuno: Non si dà, dunque, progresso alcuno della religione nella Chiesa di Cristo? Altroché se si dà, e grandissimo! Chi vorrà essere tanto ostile agli uomini e tanto odioso a Dio da tentare di impedire un simile progresso? Però avvenga in modo tale da esser veramente un progresso della fede e non un’alterazione.
Progredire, infatti, significa che una cosa si amplifica rimanendo se stessa; mutamento, invece, significa che una cosa passa a diventare un’altra cosa
.
È necessario, dunque, che crescano — e crescano molto gagliardamente — col passare delle generazioni e dei tempi l’intelligenza e la scienza e la sapienza della fede sia nel singolo sia presso la comunità, sia in ciascun cristiano sia in tutta la Chiesa: però la crescita della fede avvenga soltanto ferma restando la sua propria natura, cioè entro l’ambito dello stesso dogma, nel medesimo significato e nella medesima sentenza — in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia” (Commonitorium,23 -PL50,667)


Mi colpiscono due aspetti di questo quadro che riporto dal libro "Nova et Vetera di mons. Luigi Maria Carli del 1969, che tratta appunto di questo TRADIMENTO alla Tradizione ed al vero Progresso da dopo il Concilio Vaticano II:

1) il primo aspetto è la serenità attraverso la quale tale san Vincenzo espone, meravigliosamente, una verità talmente logica, talmente razionale da farla diventare davvero divina (come il Verbo era Dio ma anche veramente Uomo!) di cui, per altro, era già frutto maturo della conoscenza della Chiesa, altrimenti tale santo non avrebbe potuto esprimersi così chiaramente, ossia, ciò che scrive è leggibile chiaramente già come pensiero assunto e maturato dalla Chiesa....
Mi appare pertanto una gravissima REGRESSIONE ciò che stiamo vivendo da 40 anni a questa parte...un tradimento al vero senso del Progresso...

2) il secondo aspetto è quello della FEDE, la sua progressione associata indissolubilmente alla Tradizione....anche questo aspetto, così magnificamente espresso nell'Anno Domini 434 è stato grandemente tradito ed assistiamo ad una regressione della fede come non si era mai visto neppure al tempo dell'arianesimo, perchè Ario almeno in qualcosa credeva!

In entrambi gli aspetti da me analizzati, e senza pretesa alcuna, la Fede non è più associata alla Tradizione ma al "GESU' SOLO", slogan di protestante memoria...non importa a quale Cristo si faccia poi riferimento, non importa se Egli ha il viso induista, musulmano o di Simba, o di Gandhi....l'importante è che NON abbia il volto PURAMENTE CATTOLICO...

E' QUESTO IL VERO PROGRESSO DELLA FEDE NELLA TRADIZIONE creduta sempre dalla Chiesa come ci dimostrano le parole di san Vincenzo?
e per quanto mi sforzi non ho trovato nei testi del Concilio insegnamenti volti a questo regresso...tuttavia questo regresso c'è stato a causa delle errate interpretazioni date al Concilio e di cui un aspetto ed una parte ne porta prova questo sacerdote....

Che dire? Mi sembra opportuno chiudere le mie considerazioni con le parole di Benedetto XVI nella Lettera ai Vescovi del febbraio 2009:

"Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive".






Caterina63
00giovedì 10 dicembre 2009 10:56
Francesco Colafemmina risponde a "UN PRETE INGRATO !!!"



www-maranatha-it.blogspot.com/2009/11/un-prete-ingrato.html


Francesco Colafemmina di FIDES et FORMA
ci scrive:


Caro Don XX,

francamente non mi sembra di aver mai letto su questo blog accuse di alcun genere al Concilio ed ai Papi "per difendere posizioni che altro non sono che il frutto di paure ed ottusità", mi domando con quale dignità lei possa appellare due laici, benefattori della Chiesa come Giovanni e Paolo di "paura" ed "ottusità"?

Forse questo modo di parlare è consono alla sua dimensione "innovativa" di prete del 2009?



Ma tralascio le vacue polemiche. Veniamo al dunque: la sua principale irritazione concerne il Messale del Beato Giovanni XXIII e chiaramente il Motu Proprio Summorum Pontificum. Secondo lei: "l'ecclesiologia che ci arriva dal rituale di Pio V non può essere compatibile con l'ecclesiologia attuale". Sorvolo su quel "Pio V" (manco fosse suo fratello) che in realtà è un grande Santo della Chiesa e mi concentro sulla sua obiezione. Seguendo il filo del suo ragionamento sembrerebbe che quel Messale sia ormai inutile, decaduto, moribondo, perchè semplicemente "vecchio". L'uomo, infatti, "si autocomprende in modo sempre diverso". Mi spiega quest'ultima affermazione? Vuol forse riferirsi alla decadente teologia di Karl Rhaner o a cosa?


Lei dunque crede che le teorie di Rhaner sulla svolta antropologica siano molto più pregnanti del Magistero di Papa Benedetto XVI? Oh come le farebbe bene meditare le meravigliose parole di Sua Santità pronunciate questa mattina (1 dicembre) nella sua omelia: "“E così anche nel nostro tempo, negli ultimi duecento anni, osserviamo la stessa cosa. Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede che ci hanno insegnato tante cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura, della storia della salvezza. Ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo: che questo Gesù era realmente Figlio di Dio (…) Si potrebbe facilmente fare grandi nomi della storia della teologia di questi duecento anni dai quali abbiamo imparato tanto, ma non è stato aperto agli occhi del loro cuore il mistero”.


Andiamo oltre. Riguardo al Concilio lei afferma che avrebbe "recuperato tesori" del passato paleocristiano: "Non è forse vero che lo schema della celebrazione eucaristica e alcune delle stesse preghiere eucaristiche dell'attuale rituale sono prese dalla Tradizione patristica? E voi che date così importanza alla "formula magica" (!!) consacratoria, non è forse vero che nella Chiesa del primo millennio l'eucarestia non aveva necessariamente la formula istitutiva? E fino ad oggi non è arrivata a noi la preghiera eucaristica di Addai e Mari, che Giovanni Paolo II ha approvato? Allora vuol dire che i nostri padri del primo millennio non hanno celebrato "validamente" l'eucaristia? Erano tutti protestanti "anonimi", protestanti ante litteram? Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha fallito?".


Peccato, però, che le sfugga un piccolo particolare: il Concilio ha interrotto una tradizione per disperderla in arcaismi un po' paradossali. Arcaismi già deprecati da Papa Pio XII nella Mediator Dei. Se, come lei stesso afferma, la Chiesa e la liturgia sono in perpetuo "divenire" non si potrà non riconoscere che tutto ciò che giunge fino al Beato Giovanni XXIII non è invenzione di un giorno o di un'epoca specifica, ma frutto del lento procedere della Chiesa incontro al Signore. Così, d'altra parte, è evidente che il Concilio Vaticano II ha stabilito un punto di netta cesura, di abbandono forzato di una tradizione perpetuatasi per secoli pur nelle lente ed oculate modificazioni che lo Spirito Santo ha ispirato. Quindi è anche logico oltre che giusto e legittimo recuperare quell' "ermeneutica della continuità" inaugurata da Benedetto XVI nel dicembre del 2005.


Pertanto l'esaltazione positiva e vissuta con fede della Santa Messa Tridentina (meglio sarebbe dirla Messa di San Gregorio Magno) rientra in una corretta prassi di recupero di una certa severitas della liturgia, unita all'adorazione di Cristo, particolarmente sminuite o smarrite a seguito delle innovazioni del Concilio. Oltretutto, è proprio lei a disprezzare l'amore per la forma straordinaria quasi si trattasse di una sorta di vacuo ritualismo. Lei che invece sembra apprezzare "formulette magiche" ripescate spesso per pura volontà di cesura con la tradizione, da un passato primitivo ed ampiamente superato grazie al logico "divenire" della liturgia.


Lei aggiunge poi:


In realtà credo che obbediamo, come un po' tutti, quando e come ci fa comodo. Seguendo il "secondo me", o il "mi piace". Ma la teologia, la chiesa e tanto meno la liturgia non funzionano con questi criteri. C'è un'oggettività alla quale è necessario obbedire. E voi non lo fate. E questo, a mio avviso, in bocca a voi è proprio paradossale.

Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola. Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche."


Come non darle ragione! Si, la Chiesa, la teologia e la liturgia non funzionano "a gettone": se dunque il Santo Padre ha emanato il Motu Proprio va rispettata la sua decisione. E compresa. Non criticata, attraverso una critica - offensiva e gratuita - rivolta ai creatori di Maranatha.it . Non spiegava forse il Santo Padre, nella lettera a margine del Motu Proprio:


"Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente. Mi viene in mente una frase della Seconda Lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive: "La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto… Rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!" (2 Cor 6,11–13). Paolo lo dice certo in un altro contesto, ma il suo invito può e deve toccare anche noi, proprio in questo tema. Apriamo generosamente il nostro cuore e lasciamo entrare tutto ciò a cui la fede stessa offre spazio. Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto. Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso."


Ecco che il Papa ci dice il contrario di quanto lei afferma: recuperare la tradizione dovrebbe servire a portare la pace nella Chiesa, non a scatenare lettere un tantinello offensive come la sua. Tanto più che Giovanni e Paolo non se la prendono mai con nessuno, ma riportano foto, documenti, articoli, video, tutti istruttivi o stimolanti. Proprio perchè la Chiesa non è un fossile ma una comunione in cammino verso Gesù.


Purtroppo, però, credo che lei non condivida il pensiero del Papa ed il suo vasto magistero e nonostante ci venga a parlare di "obbedienza", in realtà, nella sua "autocomprensione" scalpita la volontà di ribellarsi all'autorità del Pontefice, alla storia della Chiesa Cattolica Romana ed alla vitalità della tradizione. Infatti lei afferma: "Con la vostra veemenza e le vostre polemiche fate più male che bene alla chiesa. Pensateci. Fomentate le divisioni nelle diocesi, invece che incoraggiare a seguire "davvero" il Cristo vivo, come un popolo solo, un cuor solo e un'anima sola. Vivete di nostalgie papaline e vetero cattoliche, di latinismi e di rubriche."


Nostalgie papaline? Nostalgie vetero cattoliche? Latinismi e rubriche? A questo ha ridotto la comprensione della secolare tradizione cattolica? Possibile che per lei il canto gregoriano e la polifonia non rappresentino nulla? Possibile che l'arte sacra che ha nutrito l'Europa per secoli non le dica nulla? Che San Tommaso, San Giovanni della Croce, i grandi "dottori" della Chiesa non abbiano nulla da dirle? Che il magistero di Papi come Pio XII o Leone XIII non rappresentino nulla per lei, ma solo pensieri umanamente superati? Dovremmo forse solo essere "aggiornati", autocomprenderci, cioè guardarci l'ombelico in un'estasi di puerile narcisismo? Dovremmo estasiarci nella nostra diversa modernità perchè ideologicamente il passato sarebbe superato? Quindi anche Cristo sarebbe superato, se l'uomo è in continuo cambiamento? Quindi la Chiesa dovrebbe solo "reinterpretare" Cristo costantemente e non diffondere quella Buona Novella che è chiara ed intelligibile a tutti i popoli della terra di ogni tempo? E poi, è mai possibile che l'amore per il Santo Padre venga da lei connotato quale "nostalgia papalina"?


Alla luce di tutto questo mi consenta una semplice domanda: ma lei è proprio sicuro di non aver sbagliato "mestiere"? Non crede che, al contrario dell'opera preziosa di Giovanni e Paolo, siano proprio le sue affermazioni a creare scandalo e divisione fra i semplici fedeli, appunto perchè provengono da un sacerdote?


Con affetto


Francesco Colafemmina


[SM=g1740733]
Caterina63
00giovedì 10 dicembre 2009 10:59
Osservazione sul 'prete ingrato' di Don Pier Luigi


Osservazione sul 'prete ingrato'



Sono alquanto stupito della lettera inviatavi dal Presbitero N.N.,

io seguo il vostro sito da quando è nato, lo trovo molto utile, e Vi ringrazio per il servizio che fate.

Non è mia intenzione rispondere e controbattere alle numerose critiche - a dire il vero il termine più adeguato sarebbe 'accuse' -, già lo ha fatto con delicatezza Francesco Colafemmina.

Vorrei solo ricordare che un criterio ermeneutico di comprensione degli enunciati di un concilio: quello di leggere tali enunciati alla luce dei testi dei concilii precedenti.
Ritengo che tale criterio non sia così secondario.
Non capisco questa 'rabbia' nei confronti della liturgia che per molti secoli ha nutrito la pietà dei fedeli fino all'attuale riforma. Al di là del rito precedente o attuale, coloro che si affidano all'uno o all'altro rito non sono forse figli della Chiesa?

Vorrei solo ricordare al Presbitero N.N. che siamo noi presbiteri a volte, con i nostri atteggiamenti e i nostri modi di pensare, che siamo causa di divisione... purtroppo... e non mi dilungo...

Ho raggiunto il traguardo di 25 anni di vita presbiterale... molte cose sono cambiate... e mi convinco sempre più della sapiente affermazione di Agostino: "per voi infatti io sono vescovo, con voi sono cristiano" (Disc. 340, 1; PL 1483-1484); forse vale la pena sottolineare che l'essere presbitero non rende esenti dall'impegno, comune a tutti i cristiani, di ricercare sempre la perfezione personale. Questa affermazione del grande Dottore mi stimola, giorno per giorno, a mettermi a fianco dei molti cristiani che conosco per camminare con loro, senza dimenticarmi le responsabilità che mi competono. Questo atteggiamento mi aiuta a vincere la tentazione di quella 'onnipotenza clericale' che colpisce ogni categoria di persone nella Chiesa - ordinati e laici -.

A questo giovane Presbitero mi permetto di indicare un piccolo consiglio: sostituire quella 'veemenza' che serpeggia dal tono della sua lettera con la pazienza e l'umiltà che aiutano a capire e comprendere le persone di ogni età, di ogni ceto e di ogni 'rito'.

A questo giovane presbitero desidero augurare una serenità interiore... che onestamente non intravedo dal tenore delle sue parole.

Solo una cosa bisogna temere: l'ignoranza...

A Voi voglio dire: non scoraggiatevi! Continuate in questo servizio puntuale e prezioso!
Godete la stima di molti, ma di molti!

Don Pier Luigi

www-maranatha-it.blogspot.com/





[SM=g1740757]

Caterina63
00venerdì 11 dicembre 2009 11:13
Dall'amico Daniele su oriensforum:

Da rimarcare l'errore fondamentale su cui si appoggia tutta la lettera: l'idea secondo cui il divenire storico implica un divenire della natura umana, che pertanto sarebbe una cosa ai tempi di Cristo, un'altra nel medioevo, un'altra nell'Ottocento, un'altra ancora oggi. Il questo modo si elemina il fondamento razionale del cristianesimo, per cui la verità non muta ed è conoscibile come tale dall'uomo, e si fa della storia, e non più di Dio, il vero artefice della natura umana.

Le conseguenze sono facilmente intuibili: se l'uomo di oggi è essenzialmente diverso dall'uomo del medioevo, diverso è anche il suo modo di concepire la verità, di conoscere la rivelazione, di rapportarsi con Dio. La religione, quindi, non è al di sopra della storia, ma dipende, come qualunque altro fatto umano, da essa. Il Concilio di Trento ha detto cose che erano vere per l'uomo di allora, ma non possono esserlo per l'uomo di oggi. L'uomo di oggi dice cose che saranno superate e smentite dall'uomo di domani, e così via, in un continuo mobilismo. Non capisco, in una prospettiva del genere, che senso abbia l'obbedienza all'autorità, il "ritorno alle origini" e la condanna del progressismo radicale. In realtà, i progressisti non hanno fatto altro che trarre le logiche conseguenze dell'atteggiamento mentale esposto dal nostro giovane sacerdote. Se è il divenire storico, e non la sana ragione e la vera rivelazione, che plasma l'essere dell'uomo, allora a quello e non a queste si deve adesione, con tutte le conseguenze del caso: rifiuto dell'autorità quando essa non sia al passo con i tempi, adeguazione al mondo, epocazione del trascendente.

Inoltre la storia degli ultimi cinquant'anni dimostra che, nel momento in cui la Chiesa ha tentato di adeguarsi alla mentalità (vera o presunta) dell'uomo moderno, l'ha allontanato. Mai come oggi, quando si parla ad ogni piè sospinto di Chiesa vicina al mondo, il mondo è stato tanto distante dalla Chiesa.

Altra palese contraddizione è che, mentre si reclama per il Concilio un assenso di fede che esso, non impegnandosi in definizioni dogmatiche, non ha mai inteso avere, ci si prende la libertà di criticare le scelte del Papa regnante, che ha liberalizzato la Messa antica.

Ciò che non si capisce, è che per il cattolico (così come per chiunque in filosofia aderisca ad una posizione realista) il discrimine non è tra opinioni più nuove e opinioni più vecchie, non tra opinioni più adeguate e opinioni meno adeguate all'uomo moderno, bensì tra opinioni vere ed opinioni false. Per il cattolico aderire alla filosofia dell'Aquinate e alla dottrina del Tridentino contro la filosofia scettica e contro le deviazioni del progressismo (anche mascherato di obbedienza) non dipende da una sterile nostalgia del passato, ma da un giudizio di valore che tiene le prime per vere e le seconde per false e dalla constatazione che una cosa vera non può, a seconda del periodo storico, diventare falsa e viceversa.

Questi sacerdoti non si accorgono di essere divenuti servi di un'altra religione, quella del divenire storico e dello scetticismo filosofico, che invano tentano di conciliare con la verità assoluta e immutabile della rivelazione. La confusione in cui oggi versa la Chiesa - che non dipende dal ritorno alla sana dottrina ma da concezione come queste, foriere di particolarismo e di dissenso - è la dimostrazione storica di ciò che qui ho tentato di riassumere a livello teorico.

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Questi sacerdoti non si accorgono di essere divenuti servi di un'altra religione, quella del divenire storico e dello scetticismo filosofico, che invano tentano di conciliare con la verità assoluta e immutabile della rivelazione. La confusione in cui oggi versa la Chiesa - che non dipende dal ritorno alla sana dottrina ma da concezione come queste, foriere di particolarismo e di dissenso - è la dimostrazione storica di ciò che qui ho tentato di riassumere a livello teorico.



Queste parole di Daniele mi portano a condividervi lo strafalcione di un altro sacerdote, un abate che a Radio Maria ne ha dette di tutti i colori e che ben si riallaccia a questo modo di pensare OGGI...

L'ABATE SCICOLONE NE SA PIU' DEL PAPA....

Ed ecco le parole dell'Abate Scicolone, durante la trasmissione, ripetiamo, del 10 novembre 2009:

"Da qualche tempo il nostro Papa ha iniziato a distribuire l'Eucarestia in ginocchio. Certo questa modalità sottolinea l'adorazione ma sacrifica l'aspetto del 'popolo di Dio in cammino'. E poi... Mi sembra che Giovanni Paolo II, che volevano fare santo subito, preferiva invece distribuire la Comunione in piedi... Non mi sembra che Giovanni Paolo II fosse uno sprovveduto!"

"Dopo aver ricevuto la Comunione si torna al proprio posto e si fa il ringraziamento. La norma dice che si può stare sia in ginocchio che seduti. Ma, se ci pensate bene... che senso ha stare in ginocchio? Gesù è dentro di noi... Mica possiamo mettere in ginocchio anche lui?"

"Nella Comunione riceviamo Gesù Risorto. Chi risorge sta in piedi. E' quindi meglio ricevere la Comunione in piedi perchè significa che crediamo nella Resurrezione di Cristo".

"La Comunione è un banchetto sponsale nel quale Cristo è lo sposo e la Chiesa la sposa. Molti si fanno le paranoie se cade qualche briciola di ostia. Ma nei banchetti di matrimonio è normale che possa cadere qualche briciola. E poi... Gesù è presente anche nella sua parola. Mica ci facciamo tanti problemi se qualche briciola della parola non riuscissimo ad udirla!"


 Occhi al cielo

nel blog ho riportato le seguenti riflessioni:

In quel dire " Gesù è dentro di noi" si legge troppo spesso come una sorta di SIMBOLISMO...o peggio, essendo Gesù entrato dentro di noi, finisce ogni ADORAZIONE perchè, dice l'abate: "vogliamo mettere Gesù IN GINOCCHIO?"

 Che?!? Che?!? Che?!?

è assurdo un pensiero del genere perchè elimina, sradica dalla base quella fede che matura attraverso L'ADORAZIONE propria durante l'apice del Culto che rendiamo al Dio vivo e vero e presente...

Mi ritornano alla mente le parole di san Paolo: PERCHE' NEL NOME DI GESU' OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI SULLA TERRA, IN CIELO E SOTTO TERRA...

Non a caso sembra che il Papa abbia ascoltato questa relazione dell'abate giacchè ha risposto magnificamente all'udienza di mercoledì 9.12.2009 quando mettendo in guardia i cristiani dal "pericolo di ridimensionare il mistero eucaristico", ha detto:

Cari fratelli e sorelle, mi sembra che a questo punto dobbiamo anche pensare al nostro tempo; anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l'Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell'Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il suo corpo risorto -

Questo grande mistero che il Signore è presente in tutta la sua realtà nelle specie eucaristiche è un mistero da adorare e da amare sempre di nuovo!

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e sottolinea ancora il Papa:

quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore.

 

Stare con il Papa significa proprio questo: applicare alla lettera le sue indicazioni, questo dona UNITA', SERENITA' E LIBERTA' INTERIORE...

Comunque sempre da Radio Maria un giorno una ascoltatrice chiese a padre Livio chiarimenti sul come ricevere la Comunione, segno evidente della grande confusione che stiamo vivendo....padre Livio a ragion del vero spiegando l'opportunità di poterla ricevere alla mano, spiegò che lui la comunione la comunione la fa sempre alla bocca e quando può inginocchiandosi...e, senza premere troppo, consigliava tra le righe questo modo...

Quello che mi fa pensare è di come si applica la politica del politicamente corretto per dare il contentino a tutti, soffocando spesso IL DOVERE DEL CATTOLICO che non è quello di accontentare tutti e tutto, ma di TRAMANDARE QUANTO ABBIAMO RICEVUTO...
cosa tramanderanno queste ultime generazioni che della Tradizione della Chiesa non sanno nulla e se ne sentono parlare è spesso in forma negativa?

 Occhi al cielo

Dice ancora l'abate:

...meglio ricevere la Comunione in piedi perchè significa che crediamo nella Resurrezione di Cristo".

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Ho notato che anche altri blogghisti si sono, a buona ragione, scandalizzati come me nel leggere un abominio così enorme...

Il Papa non fa altro che additarci i SANTI ebbene, l'ultimo grande Santo fatto dalla Chiesa, san Padre Pio VEDEVA LA VERGINE E GLI ANGELI IN GINOCCHIO durante la Consacrazione...
VEDEVA IN GINOCCHO ANCHE L'ANGELO CUSTODE DOPO AVER PRESO LA COMUNIONE...

Il senso di ADORAZIONE in ginocchio maturato dalla Chiesa ruota attorno all'Eucarestia man mano che la Chiesa PROGREDISCE NELLA COMPRENSIONE DEL MISTERO, anno dopo anno, secolo, dopo secolo...e così fino al ritorno di Cristo è per noi un PROGREDIRE, ANDARE AVANTI...

Il metodo invece di un TORNARE INDIETRO con il quale si spiega la comunione alla mano, e in piedi, certamente era praticato nei primi secoli ma proprio perchè la Chiesa NON aveva ancora maturato IL CORPUS DOMINI che sarà poi dalla fine del primo Millennio ad oggi IN CONTINUA CRESCITA...dopo il Concilio c'è stato UN ARRESTO di questa progressione ed abbiamo cominciato ad assistere ad una REGRESSIONE...ossia una sorta di NOSTALGIA DEL PASSATO sbagliato, perchè pretenderebbe di cancellare la dottrina SULL'ADORAZIONE EUCARISTICA sancita a Trento...

Ciò che si sta minando è LA SPIRITUALITA' CATTOLICA...in nome di un non meglio non identificato sensore nostalgico denunciato per altro da Pio XII nella Mediator Dei: l'archeologismo teologico...

Il noto CN ha questa tendenza a smantellare L'ADORAZIONE EUCARISTICA DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA imponendo una sorta di adorazione UMANIZZATA, RISTRETTA SEMPLICEMENTE ALL'EMOTIVITA' DEI PROPRI LIMITI DI COMPRENSIONE DEL MISTERO....
ossia: spiegare il mistero è impossibile? bene, rendiamo allora più semplice il mistero alla portata di tutti...ritorniamo così ai primi secoli della Chiesa quando la comunione non era vista come un mistero da adorare, ma una pratica da gestire in comunione, attorno alla mensa...quando il pane lo si faceva in comunità...lo si prendeva con le proprie mani e lo si portava pure a casa...

Non è raro infatti scontrarsi con teologi che affermano l'inutilità della Riserva Eucaristica e dello stesso Tabernacolo....non a caso il noto CN è l'unico gruppo della Chiesa che ha sfrattato il Tabernacolo dalla Chiesa portandolo in una staNZA FUORI DELLA CHIESA, adiacente, ma NON dentro...
idem è avvenuto nella sala (non posso chiamarla chiesa) nuova di san Padre Pio: sopra l'aula dei raduni...AL PIANO DI SOTTO IL TABERNACOLO...

Qualcuno dice che la spiegazione è la seguente:
il Tabernacolo TOGLIEVA LA CONCENTRAZIONE di Gesù che si rendeva presente durante la Messa alla Consacrazione...

 Che?!? Che?!? Che?!?

è follia pensarla così, eppure sono teologi a dirlo...e a spiegare così perchè il Tabernacolo NON deve interferire con la presenza reale di Gesù sull'altare durante la Messa....
Vediamo invece che questo modo NUOVO di ragionare ha portato semplicemente a trasformare la presenza reale di Dio IN UNA SPIRITUALITA' UMANIZZATA E LEGATA, IMPRIGIONATA AI NOSTRI LIMITI di comprensione...

La Chiesa è sempre andata AVANTI, ma da 40 anni si vuole imporre un tornare indietro mascherato da una falsa sapienza che sta ingannando MOLTI PICCOLI e sta confondendo il gregge...


 Occhi al cielo

Caterina63
00venerdì 11 dicembre 2009 11:33
Dal Blog di Messainlatino ove sta avvenendo un interessante dibattito del quale le duemie  risposte sono state postate sopra, ritengo utile segnalare queste domande che mi sono state rivolte con la mia conseguente risposta atta a spiegare perchè non sono d'accordo sul modo neocatecumenale di celebrare la messa...


strabico ha detto...

x Caterina

ma secondo te,
perchè il Papa non alza la voce e non dice chiaro e netto ai falsificatori della Dottrina:
"SMETTETELA di traviare il Gregge!"
?
oppure:
"Chiunque abbia detto______(seguono falsità ed aberrazioni dette e fatte), sarà passibile di immediata SANZIONE che io vicario stabilisco così...........segue)
Perchè? ci sarà mai una risposta chiara a questa domanda ?

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Il Papa ha detto ed ha parlato chiaramente:

PAROLE DI BENEDETTO XVI DOPO LA LETTERA: 12.1.2006

Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all'adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi. E così facendo il Signore continuerà a benedirvi con abbondanti frutti pastorali.


ergo la Lettera di cui parla il Papa è quella del cardinale Arinze che non è affatto privata e che non è superata ma che attende di essere applicata...
ergo il CN fino a quando non obbedirà alle richieste del Pontefice celebra una messa con dei modi "fantozziani" perchè non corrispondenti alle richieste del Pontefice...

essa dice al punto 5:

5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.


Il perchè non si usino più anatemi va letto nella scelta del Concilio di applicare la medicina della misericordia e della tolleranza, anzichè quella del bastone...ciò non toglie che questa DISOBBEDIENZA alla quale ASSISTIAMO IMPOTENTI E' CREATRICE DI DIVISIONI E CONTESTAZIONI le quali generano la confusione nel gregge spesso traendolo in inganno...

Tre cose ha ricordato al CN il Papa il 10.1.2009 :

1) sforzarsi di fare comunione con le altre realtà nella Chiesa; il che significa che ciò non è ancora avvenuto...
2) APPLICARE LE DIRETTIVE EMANATE DALLA SANTA SEDE; il che significa che ciò non è ancora avvenuto...
3) GUARDARE A ROMA QUALE MODELLO...guardare a Roma significa CIO' CHE DICE E FA IL PAPA...il che significa che ciò non è ancora avvenuto...




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