Nel mio post, dove racconto le vicende e gli errori che vedevo in quella comunità pentecostale, e di quel pastore, non intendo affatto giudicare o dire che loro sbagliano e i cattolici no.
No,no, non è così, ma permettimi di dire che vedere il pastore puntare continuamente il dito contro la Chiesa cattolica, che fa questo e quell'altro, e poi vedergli fare gli stessi medesimi errori, colpisce!
Mi ha colpito, è ho preferito rimanere nella mia Chiesa, che pur con tutti i suoi errori umani, è quella che può dimostrare la sua discendenza apostolica.
La santità esiste anche tra i pentecostali, gli errori pure, idem per la Chiesa cattolica, e allora, il mio trovarmi nell'una o nell'altra chiesa ha importanza o no?
Discutendo allo scandire "del volemose bene" no.
Ma se si vuole seguire una Chiesa in maniera cosciente, allora il discorso cambia.
Io posso avere un caro amico musulmano, con cui mi ritrovo perfettamente in sintonia per moralità, civiltà, punti di vista, ecc., ne consegue che io nutra per questa persona una grande stima, ma è il solo comportamento di questo fratello musulmano che mi potrebbe portare a convertirmi musulmano?
Beh, a volte, e per certuni funziona proprio così, giudicano una dottrina o una religione, in base alle persone che in quel momento diventano (nel bene o nel male) espressione di una precisa dottrina.
Alcuni miei parenti che erano cattolici, alcuni anni fa sono diventati pentecostali in seguito a problemi e difficoltà di vita, (che a volte incontriamo un pò tutti), si sentivano soli, inconsciamente cercavano appoggi che vanno oltre il classico "mi dispiace" di amici e parenti.
Fu così che un giorno un loro amico pentecostale li invitò al culto domenicale, e furono subito accolti con fratellanza, e ricoperti di premure in maniera dignitosa.
Questi miei parenti, credettero di essere approdati nella verità, e alcuni di loro continuano ancora a crederlo, perchè in quella comunità si trovano bene, anche se qualche difettuccio ora lo vedono pura lì.
Comunque io vorrei focalizzare l'attenzione di Stefano e dei fratelli sul movente, che spinge alcuni ad approdare nelle comunità pentecostali.
Tutto (nella maggior parte dei casi) parte da problemi, di diverso genere e tipo,
quindi il movente sono i problemi di vita, nella maggior parte dei casi.
Poi bisogna mettere a fuoco il collante, che tiene legati i nuovi arrivati alle comunità pentecostali, cioè la fratellanza, o presunta tale, perchè a volte la fratellanza di alcuni è solo apparenza.
Quindi più che trovarsi coi pentecostali per motivi dottrinali, molti ci si trovano per motivi affettivi, amicizie e simpatie personali.
Venendo a mancare il legame affettivo nelle comunità pentecostali, esse crollano, o crollerebbero davanti alla verità dottrinale cattolica.
Così è successo a mia moglie, e a mia cognata, come pure ad altri. Non è la loro conoscenza biblica a tenerli uniti, ma l'affettività, se nella comunità si verificano dei problemi di vedute con il pastore, l'affettività va presto a scomparire, e poi si scopre che tutta quella gran preparazione biblica in realtà non esiste, perchè ripetono sempre le solite frasi fatte, contro i vari dogmi cattolici, ma se scavi non trovi nulla alla base.
Sono solo le convinzioni profonde, che il pastore gli inculca, ma il 90% dei pentecostali non ha mai approfondito nulla, non ha mai verificato nulla, si basa solo sulla fiducia verso il pastore, "grande specialista biblico".
Quindi il collante non è la loro reale preparazione biblica, ma la comunità, l'affettività, e in definitiva posso dire che il 90% dei pentecostali non è realmente interessato a conoscere la verità, non è propenso all'approfondimento e al confronto per arrivare coscientemente alla verità, ma è molto più legato ai "legami affettivi" creatisi nella sua comunità.
Vivono un pò come in compartimenti stagni, ogni comunità ha la sua verità-affettività, e la difende da infiltrazioni esterne.
Tutto procede liscio e gioioso fino a quando non spunta all'interno della comunità un qualcuno che con un carattere forte è in grado di opporsi alle idee del pastore, in questi casi più che di sottomissione alla autorità si può parlare solo di scissione.
L'affettività è bella, appaga, porta gioia, ma la verità è un'altra cosa, quella si apprende con coscienza, senza dettature, senza suggerimenti, solo quando ci si arriva con le sole proprie forze si rimane realmente appagati, contenti, sicuri.
Ma la Chiesa cattolica allora dove sbaglia? O meglio alcune singole realtà parrocchiali dove sbagliano?
La colpa è solo degli ex cattolici, o una parte di responsabilità è da attribuire ai certi preti cattolici?
Indubbiamente in alcune parrocchie non c'è il collante che unisce i fedeli, ci sono i soliti gruppi di azione cattolica o Rns o catecumeni, che sono uniti, ma chi arriva la domenica a Messa è un perfetto estraneo per gli altri.
Questa freddezza affettiva, gioca un ruolo pesante per gli ex cattolici, per chi vive problemi e ha bisogno di affettività, e normalmente questa affettività sarebbe auspicabile trovarla in Chiesa, che è appunto il luogo più adatto.
Spesso non la trovano però, quindi alcune o molte parrocchie sono responsabili dei figli che perdono.
Ma il discorso ricade sempre sullo stesso punto, agli ex cattolici interessa più l'affettività o la verità?
Per considerazione prettamente umane, posso dire che gli interessa più l'affettività, e non mi sento di criticarli oltre il dovuto, perchè in una comunità servono entrambe le cose. Nella Chiesa cattolica abbiamo la verità, ma purtroppo, spesso, l'affettività manca, e questo provoca emorragie di fedeli.
Stefano per ora, ed è normale ha bisogno di affettività, di calore umano, può darsi che glielo diano, ma evidentemente gliene serve di più.
La verità Stefano la conosce, ha studiato ha confrontato, ma la mancanza di calore lo porta a dubitare, come quando un ragazzo ricevendo uno schiaffo dalla madre, in quel preciso momento dubita anche della madre.
Pace
Salvatore