L'Estate 2008 di Benedetto XVI a Bressanone

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Caterina63
00lunedì 15 dicembre 2008 10:03
PAROLE DEL SANTO PADRE NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO A BRESSANONE
Ieri, concluso l’Angelus, il Santo Padre è entrato nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo a Bressanone ed ha così salutato i fedeli che erano in essa raccolti:

Liebe Freunde!

Ich freue mich, dass ich mit Ihnen in dieser Pfarrkirche beisammen sein darf, in der ich in vergangenen Urlauben viel gebetet habe und viel Schönes – auch Konzerte – erleben durfte. So ist das Gebet in diesen Räumen gegenwärtig; der Herr ist unter uns und trägt uns. Ihnen allen wünsche ich von Herzen gesegnete Tage und die Gegenwart unseres Herrn Jesus Christus – den Segen den Gesunden und besonders auch den Kranken. Im Gebet wollen wir immer beieinander sein.

[Cari amici!

Sono contento di potere essere insieme a voi in questa chiesa parrocchiale nella quale, in vacanze passate, ho molto pregato e ho vissuto molte esperienze belle – anche concerti. La preghiera è presente in questi ambienti; il Signore è tra di noi e ci sostiene. A voi tutti auguro di cuore giornate benedette con la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo – la benedizione ai sani e in particolare ai malati. Nella preghiera vogliamo essere sempre uniti.]


Cari amici!

Sono molto lieto di essere in questa chiesa parrocchiale. Ho molto pregato, in vacanze passate, in questa chiesa e quindi per me essa resta come luogo di preghiera nella presenza del Signore. E nella preghiera siamo tutti uniti. Il Signore ci accompagna, io prego per voi: pregate anche per me, perché possiamo in tutti i problemi della vita sentire anche sempre la bontà del Signore e così andare avanti nei giorni difficili e nei giorni belli. A voi tutti la mia preghiera e la mia benedizione.


Der Name des Herrn sei gepriesen...

[Il nome di Dio sia lodato]

ANGELUS

Piazza Duomo, Bressanone
Domenica, 3 agosto 2008

Liebe Brüder und Schwestern, ein herzliches „Grüß Gott“ Euch allen!

Es drängt mich vor allen Dingen, ein Wort ganz herzlichen Dankes zu sagen, an erster Stelle Ihnen, lieber Bischof Egger: Sie haben hier dieses Fest des Glaubens möglich gemacht. Sie haben es möglich gemacht, daß ich noch einmal gleichsam in meine Vergangenheit zurückwandern und zugleich in die Zukunft vorauswandern kann; noch einmal im schönen Brixen, diesem Land, wo Kunst und Kultur und die Güte der Menschen sich miteinander verbinden, Urlaub zu verbringen: Herzlichen Dank für alles! Und natürlich danke ich allen, die mit Ihnen dazu beitragen, daß ich Tage der Ruhe und des Friedens hier verbringen darf: Dank allen, die dieses Fest mitgestaltet haben. Ich möchte den Autoritäten der Stadt, des Landes, der Region, des Staates von Herzen danken für alles, was sie getan haben für die Organisation; den Freiwilligen, die mithelfen, den Ärzten, so vielen, die da nötig waren, besonders auch den Sicherheitskräften, dem Zusammenwirken aller … Ich hab’ bestimmt viele vergessen! Ein ganz herzliches „Vergelt’s Gott“ allen: Sie sind alle in meinem Gebet. Das ist die Weise allein, wie ich Ihnen danken kann und versuchen kann, „Danke“ zu sagen. Und natürlich, vor allem danken wir dem gütigen Gott selber, der uns dieses Land geschenkt hat, der uns diesen heutigen strahlenden Sonntag schenkt. Und dabei sind wir eigentlich auch schon bei der Liturgie dieses Tages angelangt. Die erste Lesung erinnert uns daran, daß die größten Dinge dieses unseres Lebens nicht gekauft, nicht bezahlt werden können, sondern daß wir die wichtigsten, elementarsten Dinge des Lebens nur geschenkt bekommen können: Die Sonne und ihr Licht, die Luft, die wir atmen, das Wasser, die Schönheit der Erde, die Liebe, die Freundschaft, das Leben selber. All diese eigentlichen zentralen Güter können wir nicht kaufen, sondern nur geschenkt bekommen. Und die zweite Lesung fügt dann hinzu, daß das dann auch bedeutet, daß es Dinge gibt, die uns niemand wegnehmen kann, die keine Diktatur, keine zerstörerische Macht uns rauben kann. Das Geliebtsein von Gott, der in Christus jeden von uns kennt und liebt, kann uns niemand nehmen, und solange wir dies haben, sind wir nicht arm, sondern reich. Das Evangelium fügt einen dritten Schritt hinzu. Wenn wir so von Gott Beschenkte sind, müssen wir auch selber Schenkende werden: im geistigen Bereich, indem wir Güte, Freundschaft, Liebe geben, aber auch im materiellen Bereich – das Evangelium spricht vom Teilen des Brotes. Beides soll uns heute in die Seele dringen: daß wir schenkende Menschen sein sollen, weil wir empfangende sind; daß wir die Gabe der Güte und der Liebe und der Freundschaft weitergeben, aber daß wir allen, die unserer bedürfen und denen wir helfen können, auch die materiellen Gaben geben und damit versuchen, die Welt menschlicher – das heißt, gottnäher zu machen.



[Cari fratelli e sorelle, un cordiale benvenuto a tutti!


Mi preme innanzitutto dire una parola di profondo ringraziamento, in primo luogo a Lei, caro Vescovo Egger: Lei ha reso possibile qui questa festa della fede. Lei ha fatto sì che io potessi ancora una volta quasi tornare indietro nel mio passato ed allo stesso tempo andare avanti nel mio futuro; una volta ancora trascorrere le mie vacanze nella bella Bressanone, questa terra dove arte e cultura e bontà della gente sono tra loro collegati: un sentito ringraziamento per tutto questo! E naturalmente ringrazio tutti coloro che, insieme a Lei, hanno contribuito a far sì che io possa trascorrere qui giorni di pace e di serenità: grazie a tutti coloro che hanno insieme organizzato questa festa! Ringrazio di cuore le Autorità della città, della regione e dello Stato per quello che hanno fatto per l’organizzazione; i volontari che offrono il loro aiuto, i medici, tante persone che sono state necessarie, in particolare anche le Forze dell’ordine; ringrazio per la collaborazione di tutti ... Sicuramente ho dimenticato tante persone! Che il Signore ne renda merito a voi tutti: siete tutti nella mia preghiera. E’ questo l’unico modo che ho di ringraziarvi. E naturalmente ringraziamo soprattutto il buon Dio, che ci ha donato questa terra e che ci ha donato anche questa domenica inondata di sole. Ed ecco che siamo così arrivati alla Liturgia del giorno. La prima Lettura ci ricorda che le cose più grandi di questa nostra vita non possono essere acquistate né pagate, perché le cose più importanti ed elementari della nostra vita ci possono soltanto essere donate: il sole e la sua luce, l’aria che respiriamo, l’acqua, la bellezza della terra, l’amore, l’amicizia, la vita stessa. Tutti questi beni essenziali e centrali non possiamo comprarli, ma ci sono donati. La seconda Lettura poi aggiunge che ciò significa che ci sono anche cose che nessuno ci può togliere, che nessuna dittatura, nessuna forza distruttrice ci può rubare. L’essere amati da Dio, che in Cristo conosce e ama ciascuno di noi; nessuno ce lo può portare via e finché abbiamo questo, non siamo poveri, ma ricchi. Il Vangelo aggiunge un terzo passo. Se da Dio riceviamo doni così grandi, a nostra volta dobbiamo donare: in ambito spirituale dando bontà, amicizia e amore, ma anche in ambito materiale – il Vangelo parla della divisione del pane. Queste due cose devono oggi penetrare nella nostra anima: dobbiamo essere persone che donano, perché siamo persone che ricevono; dobbiamo trasmettere agli altri il dono della bontà e dell’amore e dell’amicizia, ma al tempo stesso a tutti coloro che hanno bisogno di noi e che possiamo aiutare, dobbiamo dare anche doni materiali e cercare così di rendere la terra più umana, cioè più vicina a Dio.]


Ora, cari amici, vi invito a fare insieme con me memoria devota e filiale del Servo di Dio, il
Papa Paolo VI, di cui, fra tre giorni, commemoreremo il 30° anniversario della morte. Era infatti la sera del 6 agosto 1978 quando egli rese lo spirito a Dio; la sera della festa della Trasfigurazione di Gesù, mistero di luce divina che sempre esercitò un fascino singolare sul suo animo. Quale supremo Pastore della Chiesa, Paolo VI guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia. E proprio l’amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel grande Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo. La Divina Provvidenza chiamò Giovanni Battista Montini dalla Cattedra di Milano a quella di Roma nel momento più delicato del Concilio – quando l’intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma.

Come non ringraziare il Signore per la sua feconda e coraggiosa azione pastorale? Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, direi quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio. Potremmo veramente dire, con l’apostolo Paolo, che la grazia di Dio in lui “non è stata vana” (cfr 1 Cor 15,10): ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa ed all’uomo. Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti.


In der letzten Konzilsperiode wollte dann Paul VI. der Muttergottes eine besondere Ehre erweisen und hat sie feierlich als „Mutter der Kirche“ ausgerufen. Zu ihr, der Mutter Christi, der Mutter Kirche, unserer Mutter, beten wir jetzt im Angelus.

[Nell’ultimo periodo del Concilio, Paolo VI ha voluto rendere un omaggio particolare alla Madre di Dio e l’ha solennemente proclamata “Madre della Chiesa”. A lei, alla Madre di Cristo, alla Madre della Chiesa, a nostra Madre, ci rivolgiamo adesso con la preghiera dell’Angelus.]




Dopo l'Angelus



Cari amici,

venerdì prossimo, 8 agosto, si apriranno a Pechino i Giochi della XXIX Olimpiade. Sono lieto di indirizzare al Paese ospitante, agli organizzatori e ai partecipanti, in primo luogo agli atleti, il mio cordiale saluto, con l’augurio che ciascuno possa dare il meglio di sé, nel genuino spirito olimpico. Seguo con profonda simpatia questo grande incontro sportivo - il più importante ed atteso a livello mondiale - ed auspico vivamente che esso offra alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli!



N salüt de cör a la jont ladina. I recordi con ligrëdza che le lën da Nadé por la Plaza de San Pire è gnü dla Val Badia. Che chel Bel Dio benedësces osctes valades. Mantignide – do l’ejempl de Sant Ujöp da Oies – la fede a chel Bel Dio y l’amur por la dlijia.

[Un saluto cordiale alla gente ladina. Ricordo con piacere che l’albero di Natale per la Piazza San Pietro è venuto dalla  Val Badia. Che Dio benedica le vostre vallate. Mantenete – secondo l’esempio di San Giuseppe da Oies – la fede in Dio e l’amore per la Chiesa]


Saluto infine con affetto tutti voi di lingua italiana qui presenti e l’intera comunità di Bressanone; saluto i gruppi giovanili e le famiglie, benedico i bambini e gli anziani. Grazie ancora della vostra squisita accoglienza!



Am Ende auch noch ein herzlicher Gruß an alle Deutschsprachigen die hier sind! Mein Segen und mein Gebet gilt Euch allen und Euren Lieben! Allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag und eine schöne Woche und eine schöne Ferienzeit, so Gott will! Vergelt’s Gott!

[Al termine, ancora un saluto cordiale a tutti i presenti di lingua tedesca! La mia benedizione e la mia preghiera è per voi tutti e per i vostri cari! A tutti auguro una buona domenica ed una buona settimana e buone vacanze – a Dio piacendo! Grazie ancora a tutti!]




 






 
Vacanze a Bressanone...





 






























 


 


 


 


 








 



 
Caterina63
00lunedì 15 dicembre 2008 10:08

 

Le vacanze del Papa. Benedetto XVI a Bressanone: sveglia alle 6, meditazione e lettura dei quotidiani

Al mattino si sveglia intorno alle sei, fa colazione con il suo pane preferito, il Wikinger (a base di semi di girasole, lino e sesamo) e poi si ritira in meditazione. Verso le 8 e mezza passeggia nel giardino del Seminario Maggiore, 5.000 metri quadrati. Qui si dedica alla rassegna stampa: la lettura di ben nove quotidiani (Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Foglio, Il Messaggero, Dolomiten, Alto Adige, Frankfurter Allgemeine, Avvenire e L'Osservatore Romano). Così, secondo quanto riportato in una mini inchiesta esclusiva che il settimanale Tv Sorrisi e Canzoni pubblica nel numero in edicola domani, Papa Benedetto XVI trascorre le prime ore delle sue giornate di vacanza a Bressanone, in Alto Adige, cittadina che è un po' come una seconda casa: la prima volta ci arrivò nel 1967. Il Papa all'epoca era professore e veniva a tenere le lezioni nel nostro Seminario. Nel mio ristorante, conobbe Hilde, una sua coetanea. Sono addirittura nati nello stesso giorno, mese e anno» racconta Christina Stremitzer, proprietaria dell'hotel 'Gruener Baum' che ospitò Papa Ratzinger per diverse estati a partire da 40 anni fa. "Lei guidava e insieme hanno fatto tante belle gite qui nei dintorni". Hilde abita ancora a Bressanone ed è rimasta in stretto contatto con il Papa, che pare le abbia cortesemente chiesto la massima riservatezza. E infatti la donna, vedova e con una figlia, molto devota e impegnata nel volontariato, non rilascia interviste. Da allora Papa Ratzinger non ha più smesso di frequentare Bressanone: sia da arcivescovo di Monaco sia, poi, da cardinale. Proprio da cardinale iniziò ad abitare al seminario, lo stesso che lo accoglie in questi giorni. Nel suo appartamento il Papa ha trovato il pianoforte con il quale, accompagnato dal fratello Georg, esperto musicista, ama suonare Mozart. Dati ufficiali non esistono, ma si dice che tra carabinieri, polizia e guardia di finanza siano oltre mille gli uomini impegnati. Per ragioni di sicurezza, i tombini del centro di Bressanone sono stati sigillati con il catrame e il fornaio che tutte le mattine alle 6 porta il pane è, per ordine della polizia, sempre lo stesso. E sempre gli stessi sono anche i due poliziotti che alle 6,45 in punto si recano all'edicola per ritirare la mazzetta dei giornali per il Papa.

dal blog dell'amico:

 Scenron



 
AD OIES (VAL BADIA) , 06.08.2008
VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CASA NATALE DI SAN GIUSEPPE FREINADEMETZ AD OIES (VAL BADIA)
Ieri pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato Bressanone e si è recato in visita a Oies, in Val Badia, luogo natale di San Giuseppe Freinademetz, missionario Verbita in Cina.

Nella chiesa accanto alla casa natale del Santo, dopo il saluto di P. Girardi a nome del Superiore Generale dei Verbiti, il Papa ha rivolto ai presenti le parole che pubblichiamo di seguito:

  • PAROLE DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    sono profondamente commosso da questa accoglienza così calorosa che qui trovo, e posso soltanto dire grazie con tutto il mio cuore. E ringrazio il Signore che ci ha donato questo grande Santo, San Giuseppe Freinademetz, che ci mostra la strada della vita ed è un segno, anche, per il futuro della Chiesa. Un Santo di grandissima attualità: sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica e anche nella vita delle idee. È importante che questo grande Paese si apra al Vangelo. E San Giuseppe Freinademetz ci mostra che la fede non è una alienazione per nessuna cultura, per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte dal Signore: giungono anzi alla loro maturità. San Giuseppe Freinademetz, come abbiamo sentito, voleva non solo vivere e morire come cinese, ma anche in Cielo rimanere cinese: così si è idealmente identificato con questo popolo, nella certezza che esso si sarebbe aperto alla fede in Gesù Cristo. Adesso preghiamo che questo grande Santo sia un incoraggiamento per noi tutti a vivere di nuovo in questo nostro tempo la vita della fede, ad andare verso Cristo perché Lui solo, Cristo, può unire i popoli, può unire le culture. E preghiamo anche che dia a molti giovani il coraggio di dedicare la loro vita totalmente al Signore ed al suo Vangelo. Tuttavia, semplicemente, non posso dire altro che "grazie" al Signore che ci ha donato questo Santo e grazie a voi tutti per questa accoglienza, che mi mostra visibilmente che la Chiesa è viva anche oggi e la fede è gioia che ci unisce e ci guida sulle strade della vita.

    Grazie a voi tutti!

    Al termine dell’incontro, uscendo dalla chiesa, il Santo Padre ha aggiunto le seguenti parole:

    Cari fratelli e sorelle, vorrei semplicemente dire grazie per la vostra presenza. Ho sentito che alcuni hanno aspettato per ore: grazie per questa pazienza, per questo coraggio. Il Signore vi benedica tutti

    Und natürlich grüsse ich auch alle deutschsprachigen ganz herzlich: vergelt’s Gott für Ihre Gegenwart, Gottes Segen Ihnen allen. Herzlich vergelt’s Gott!

    [E naturalmente saluto di cuore anche tutti i presenti di lingua tedesca: Dio vi ricompensi tutti, la benedizione del Signore sia su tutti voi. Dio vi ricompensi!]

    [01191-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]





  • Una riflessione spirituale del vescovo diocesano, mons. Wilhelm Egger, per il soggiorno di Papa Benedetto XVI dal 28 luglio all´11 agosto 2008 a Bressanone

    Le vacanze di Papa Benedetto XVI presso il Seminario Maggiore di Bressanone sono per la Diocesi di Bolzano-Bressanone un momento di gioia. Per avere un beneficio spirituale dal soggiorno del Santo Padre, il vescovo Wilhelm Egger ha elaborato un testo per la preparazione spirituale all´incontro con il Santo Padre.
     
     http://www.ecclesiabz.com/Benedictus/index.php?m=&m2=2911&PHPSESSID=5f290855d8cd3e12341e23c43b533b9c


     
    L´incarico del Papa
     
    Sappiamo molto sul Santo Padre, conosciamo la sua vita, il suo messaggio e le sue opere. I suoi interventi sono molto apprezzati e aprono alla discussione e al dialogo. Il Papa ha ricevuto da Dio un incarico particolare nella Chiesa e per questo è necessario vedere la sua persona e il suo compito alla luce della fede. Riconosciamo il compito del Papa nella Chiesa nei brani della Sacra Scrittura riguardanti l´apostolo Pietro. I testi biblici più importanti sul primato di Pietro sono la fede e la missione di Pietro (Mt 16), la Parola di Gesù a Pietro nella sala dell´ultima cena (Lc 22) e il conferimento del primato a Pietro al lago di Genèsaret (Gv 21).
     
    Pastore
    Il Signore Risorto ha conferito all´Apostolo Pietro l´incarico di pastore, vicario del Cristo Pastore nella Chiesa con le seguenti parole: “Pasci le mie pecore”. In Terra Santa, arida e priva di pascolo, le pecore hanno bisogno di un buon pastore, che sappia dove trovare l´erba e l´acqua, perché senza un buon pastore le pecore non potrebbero vivere.
    La gente ha capito che Gesù dà agli uomini cibo e un aiuto spirituale, poiché ha predicato a lungo e ha dato loro da mangiare (la moltiplicazione dei pani). Dopo la distribuzione, Gesù incarica gli Apostoli di proseguire il suo compito di pastore, portando il messaggio di Cristo risorto e di pace a tutti. Durante la moltiplicazione dei pani, gli apostoli distribuiscono il pane. Dopo la Risurrezione di Cristo hanno ricevuto il compito di distribuire il pane della vita nella celebrazione dell´eucaristia.
    Il Papa, quale capo della Chiesa, porta avanti l´incarico di pastore: in qualità di pastore parla ai fedeli, interpreta la Parola di Dio, esorta alla fede. Celebra l´eucarestia e si preoccupa che l´eucarestia venga celebrata in maniera degna nella Chiesa. Papa Benedetto XVI ha redatto uno scritto apostolico “Sacramentum caritatis” (2007), in cui parla dell´eucarestia come fonte e punto culminante della vita e della missione della Chiesa.
    Il Papa porta avanti il compito di pastore, preservando l´unità della Chiesa ed esortando l´unità di tutti i cristiani. 
     
    Servitore della fede
    San Pietro era la voce degli apostoli. Alla domanda di Gesù, chi pensano che egli sia, risponde Simone: “Tu sei il Messia, il figlio del Dio vivente”. Pietro esprime chi è Gesù: Gesù è il Messia e Salvatore, ed è il figlio, in stretto rapporto con Dio. Gesù, quindi, conferisce a Simone il nome di Pietro, la pietra. Pietro é testimone della Resurrezione di Gesù.
    Già la prima comunità cristiana annuncia la testimonianza dell´apostolo Pietro: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone”. Anche San Paolo riporta che Cristo è apparso prima a Simone e poi agli Apostoli. Pietro ha il compito, di annunciare il Signore Risorto.
    “Ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32) dice Gesù a Pietro durante l´ultima cena. E anche oggi il Papa ha il compito di rafforzare i fedeli nella fede. Questo accade, in casi eccezionali attraverso momenti celebrativi, ma normalmente attraverso l´annuncio nella predica e in diversi scritti. Il Santo Padre rafforza la fede dei fedeli in particolar modo attraverso le sue Encicliche “Deus Caritas est” e “Spe salvi”.
     
     
    Chiamato alla sequela nell´amore
    Simon Pietro appartiene a quegli apostoli che furono chiamati per primi. La sua vita nella sequela di Gesù è caratterizzata da una grande rottura: tradisce Gesù. Egli però non si allontana da lui ma gli rivolge ancora il suo sguardo. È in questo modo che Pietro si converte. Il Signore Risorto incontra Pietro sul lago Genèsaret e lo chiama nuovamente, questa volta lo nomina pastore. Pietro svolge il suo incarico come colui che è stato chiamato alla sequela nell´amore: per tre volte riconosce il suo amore verso Cristo. Durante l´ultima cena, Simone aveva dichiarato di essere pronto a morire per Gesù. Dopo la sua conversione, infatti, Pietro è pronto a vivere la sequela di Cristo e muore in croce. Nel libro “Gesù di Nazareth”, Benedetto XVI afferma che proprio perché Pietro è unito nell´amore con Gesù, le pecore ascoltano la sua voce, la voce di Gesù stesso. È attraverso Simone che Gesù arriva a loro e gli guida.
    Il tema dell´Enciclica “Deus Caritas est” di Papa Benedetto XVI è il significato dell´amore verso Dio e verso gli uomini. Questo scritto è un invito a cedere all´amore di Dio, di contraccambiare l´amore e di vivere la sequela nell´amore.




    Bressanone incontro con il clero.........














     






    L'incontro di Benedetto XVI con il clero di Bolzano-Bressanone

    Il sacerdote dinanzi
    a sfide sempre nuove


    dal nostro inviato Giampaolo Mattei

    Bressanone, 6. Il sacerdote - tra solitudine e sfide sempre nuove - e i problemi di una pastorale che conosce una forte crisi di vocazioni; il rapporto tra fede e ragione con la mediazione dell'arte e il rispetto dell'ambiente. Ecco le questioni che, con sei domande, i sacerdoti della diocesi di Bolzano-Bressanone hanno posto al Papa durante l'incontro che si è svolto, nella mattina di mercoledì 6 agosto, nel duomo.
    L'amore di Dio e la possibilità di vivere la fede nel mondo di oggi sono stati i due temi centrali che si riconoscono nelle risposte di Benedetto XVI. In apertura un pensiero alla festa della Trasfigurazione:  "è come essere sul Tabor e abbiamo il dovere di portare la luce di Dio a tutti gli uomini". Ha invitato ad aprirsi totalmente all'amore di Dio e a "strutturare la giornata" per dare spazio alle priorità di una autentica vita di fede:  parola di Dio, eucaristia, preghiera e penitenza.
    Ricordando Giovanni Paolo II che "ci ha insegnato che Dio è amore anche nella sofferenza", lo ha definito "gigante della fede", un Pontefice che "ha aperto strade nuove" e ha fatto "crollare mura" di ogni genere.
    Infine è sempre l'amore a dover regolare l'atteggiamento dei sacerdoti verso i sacramenti:  bisogna aprirsi alle persone che sono ai margini, con misericordia, cercando ad esempio di coinvolgere i genitori nella catechesi dei più piccoli.

    L'incontro si è aperto con la preghiera dell'ora media. Con il Papa i sacerdoti si sono confrontati a viso aperto sui temi più scottanti e non hanno esitato a mettere il dito sulle piaghe di una pastorale che deve fare i conti con un clero piuttosto anziano (l'età media è di 66 anni) e con la crisi vocazionale (ci sono al momento solo cinque seminaristi).
    In duomo c'erano praticamente tutti gli oltre trecento sacerdoti diocesani e i duecento religiosi. Ha preso per primo la parola il vescovo Egger che ha presentato l'incontro come una singolare catechesi del mercoledì, un'udienza caratterizzata da domande che - ha spiegato - "vengono direttamente dai sacerdoti, sono state scelte quelle che meglio rappresentano il sentire di tutti e anche la nostra realtà diocesana". Ha poi ricordato, a trent'anni dalla morte, Paolo VI a cui si deve la definizione dei confini e il nuovo assetto della diocesi.

    A rompere il ghiaccio è stato il giovane seminarista Michael Horrer, reduce dall'esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Sydney. Proprio l'incontro con migliaia di giovani lo ha portato a riflettere su come è possibile riuscire a essere testimoni di Cristo nella quotidianità di ogni giorno, al di là dei grandi eventi. E a Benedetto XVI ha chiesto un consiglio pratico. Quindi padre Willibald Hopfgartner, francescano impegnato nel mondo della scuola, nella sua domanda ha riproposto la fondamentale questione del rapporto tra fede e ragione, facendo riferimento al discorso del Papa a Regensburg, inserendo anche la questione dell'arte e della bellezza come strumenti per accostarsi al mistero di Dio.

    Dopo le prime due domande in tedesco, è intervenuto don Willi Fusaro che in italiano ha chiesto al Papa una parola per i tanti sacerdoti che, come lui, vivono l'esperienza della malattia. Don Willi, cooperatore nella parrocchia del Corpus Domini di Bolzano, è ammalato dal 1991, anno della sua ordinazione, e riconosce nella testimonianza di Giovanni Paolo II un punto di riferimento sul valore salvifico della sofferenza cristianamente vissuta.
    La quarta domanda, nuovamente in tedesco, è stata presentata al Papa da don Karl Golser, professore di teologia morale, che ha collaborato con l'allora cardinale Ratzinger nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Il rispetto per l'ambiente, in tutte le sue sfaccettature, il tema proposto a Benedetto XVI. Un argomento che suscita una particolare sensibilità in tutta l'area tedesca e che, secondo don Karl, dovrebbe vedere i cristiani più attenti per poter mettere insieme creazione e redenzione.
     
    Don Franz Pixner, decano di Kastelruth, parroco di due grosse parrocchie, ha affrontato, sempre in tedesco, alcune questioni legate alla vita dei sacerdoti. Ha parlato di carichi di lavoro pesanti per i preti, di mancanza di riconoscimenti, di solitudine - occorre uno spirito di comunità per aiutarsi vicendevolmente - ma anche di celibato e di come sviluppare al meglio i carismi, in particolare quelli delle donne, nella realtà ecclesiale facendo riferimento alle cooperatrici per i battesimi e la predicazione.
    L'ultima domanda, di impronta pastorale, l'ha posta al Papa, in italiano, don Paolo Rizzi, parroco e docente di teologia all'Istituto superiore di scienze religiose:  ha indicato il problema di come coinvolgere davvero i bambini e i ragazzi che si accostano alla prima comunione e alla cresima e che si perdono facilmente dopo il corso di catechismo finendo per non frequentare più neppure la messa domenicale. È una questione molto sentita nella diocesi.

    Al termine dell'incontro il Pontefice ha guidato la preghiera dell'Angelus e ha impartito la benedizione. Quindi ha salutato personalmente i sacerdoti ammalati.



    (©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)


    Durante la visita a Oies dov'è nato san Giuseppe Freinademetz

    Il Papa ricorda il missionario verbita
    «cinese in tutto e per tutto»


    Bressanone, 6. Il Papa è salito, martedì pomeriggio, ai 1500 metri della Val Badia in un paesino chiamato Oies, quindici abitanti e una manciata di case. Lo ha fatto perché tra queste montagne c'è un pezzo di Cina:  qui è nato nel 1852 san Josef Freinademetz, missionario verbita che ci teneva a dirsi "cinese in tutto e per tutto". Parlando a braccio nella nuova chiesa, la cui forma richiama la pagoda cinese, Benedetto XVI ha nuovamente auspicato che la Cina si apra al vangelo. La fede, ha detto, non è una alienazione per nessun popolo e per nessuna cultura tantomeno per quella cinese che sta diventando sempre più importante nella politica, nell'economica e anche "nella vita delle idee". Tutte le culture, ha spiegato il Papa, aspettano Cristo e le civiltà diventano pienamente mature solo in Lui:  questo vale anche per la Cina. E ha indicato la grande attualità della testimonianza di san Freinademetz che era certo dell'apertura di quella grande nazione al vangelo. Una testimonianza che rafforza la fede di ogni credente, in Cina come in ogni altro luogo. Mentre parlava il Papa ha fissato più volte lo sguardo sugli occhi a mandorla del grande crocifisso.
    Questo stesso concetto il Pontefice lo ha scritto, in tedesco, anche nel libro dei visitatori della casa natale del santo:  in quelle pagine si trovano i nomi di tanti cinesi (tra loro il primo cardinale cinese Thomas Tienchensin venuto nel 1963 - una notizia che ha sorpreso il Papa) saliti fin quassù a cercare di capire il mistero di un uomo di montagna divenuto loro compatriota per amore. Ecco una traduzione delle parole scritte dal Pontefice:  "Possa il Signore, su intercessione di San Giuseppe Freinademetz, donare molte vocazioni spirituali e aprire la Cina sempre più alla fede in Gesù".
    La visita e le parole di Benedetto XVI a Oies suonano come un nuovo segnale di attenzione al popolo cinese proprio alla vigilia dell'Olimpiade di Pechino.
    Capace di una vera inculturazione del vangelo - era partito da colonizzatore sicuro della propria superiorità culturale per poi entrare in quella cultura fino a indossare solo vesti cinesi - san Freinademetz è morto cento anni fa. Paolo VI lo aveva beatificato nel 1975 e Giovanni Paolo II lo ha canonizzato nel 2003. Benedetto XVI per la sua prima uscita pubblica in questo periodo di vacanza ha scelto proprio Oies, dove non era mai stato e che da tempo desiderava visitare insieme con il fratello. Freinademetz è l'unico santo della diocesi di Bolzano-Bressanone e non solo per questo è popolarissimo.

    La sua storia avventurosa è ancora capace di affascinare. Ha vissuto in Cina per ventinove anni fino alla morte e lì ha voluto essere sepolto. Impressiona la sua totale identificazione con quel popolo - "voglio essere cinese anche in cielo" diceva - che lo chiamava Fu Shentu ("sacerdote della felicità"). Nei ritratti è raffigurato con la barbetta a punta e vestito "alla cinese".

    Sulle tracce di Freinademetz il Papa è arrivato in elicottero a Oies alle 17. Durante il volo ha potuto vedere il santuario della Santa Croce e l'abbazia di Novacella. Lo hanno accompagnato monsignor Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare, e il fratello monsignor Georg Ratzinger. Il colpo d'occhio era eccezionale:  cinquemila persone sono salite a piedi a Oies - l'unica strada era stata chiusa per ragioni di sicurezza - e alcune hanno camminato anche per quattro ore.

    A percorrere i duecento metri per raggiungere dall'elicottero la casa natale di san Freinademetz il Papa ha impiegato quaranta minuti:  ha stretto un mare di mani e ha preso in braccio e baciato tantissimi bambini. Ha riso quando una mamma gli ha letteralmente gettato tra le braccia la sua bimba di pochi mesi; e quando un bambino si è messo a giocare con il suo naso, il Papa, divertito, è stato allo scherzo del piccolo. Benedetto XVI ha mostrato di gradire le testimonianze di affetto, ringraziando più volte la folla.

    Ha quindi visitato la casa accompagnato dal procuratore generale di verbiti, padre Girardi, e dal custode, padre Irsara. Il Papa non ha nascosto l'emozione nell'ascoltare i momenti salienti della vita del "santo cinese" nella dimora che lo ha visto nascere. A questa visita ha dedicato più tempo del previsto prolungandola di mezz'ora. Si è poi inginocchiato davanti al Santissimo nella piccola cappella sottostante ed è quindi entrato nella chiesa costruita nel 2003 per accogliere i sempre più numerosi pellegrini che salgono a Oies.

    Al saluto di padre Girardi - una riaffermazione del carisma del santo missionario verbita - il Papa ha risposto parlando a braccio sull'attualità della testimonianza di san Freinademetz e sulla speranza dell'apertura della Cina al vangelo. Ha lasciato in dono una casula ricevendo una statuetta dalla Madre con il Bambino, intagliata nel legno dei boschi della Val Badia. Il Pater Noster in latino e la benedizione apostolica hanno concluso la visita.
    Prima di congedarsi il Papa ha voluto ringraziare i presenti per il sacrificio e "il coraggio" di mettersi in cammino per incontrarlo. Alle 18.45 Benedetto XVI è ripartito in elicottero alla volta di Bressanone dove è giunto dopo venti minuti.



    (©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)


    06/08/2008 - Bressanone

    Il Papa a Bressanone incontra i sacerdoti e ricorda Paolo VI e Giovanni Paolo II
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    06/08/2008 - Oies

    Benedetto XVI si reca in visita a Oies
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    04/08/2008 - Vatican city

    Benedetto XVI: in vacanza lavora al libro su Gesù
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    03/08/2008 - Vatican City

    Benedetto XVI: sovrumano il merito di Paolo VI nel chiudere il Concilio
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    Caterina63
    00lunedì 15 dicembre 2008 10:16





     
    «Questo Papa è fatto così. Parla per dieci minuti e tu, dopo, passi due ore – o magari tre – d'incanto, perso nelle profondità del mare che la sua memoria innamorata fa affiorare alla limpida superficie delle parole che hanno avuto il privilegio di esser pronunciate. E i giorni successivi te ne vai leggero sulla loro eco, aspettando un nuovo appuntamento. E fortuna che c'è internet, così puoi rileggertele quante volte vuoi».
     (Alberto Brasioli)
    «In Duomo ha dato speranza»

    La lettura di Golser, che l’ha interrogato sull’ambiente


    BRESSANONE.

    «Il Papa ha dato speranza ai sacerdoti. Ha fatto capire di condividerne e conoscerne i problemi, ha dato loro coraggio e ha tracciato la strada per superare le difficoltà»: questo, secondo il teologo Karl Golser, uno dei messaggi principali delle risposte date ieri dal Pontefice ai sacerdoti altoatesini. Don Golser ha avuto nell’incontro un ruolo particolare: è stato infatti colui che ha presentato una delle domande che hanno sollevato più interesse, quella del rapporto tra credenti e creato. In altre parole, sul ruolo che i cristiani devono svolgere nella difesa dell’ambiente: «Sono partito proprio da un tema di attualità: i cambiamenti climatici, i ghiacciai che si sciolgono... Per la difesa dell’ambiente Provincia e Comuni fanno molto, le parrocchie invece molto meno, come se non avesse rapporto con la fede. Il Papa invece ha ribadito che chi ha un rapporto con Dio come creatore non potrà mai usare la creazione, ossia la natura, solo per i propri scopi, perché della natura è anche il custode. Per questo credo che le parrocchie debbano impegnarsi di più pubblicamente su questo tema, collaborando anche con i laici». Prima di entrare nel merito della risposta, per altro, il Pontefice ha detto sorridendo a Golser: «A questa domanda lei può rispondere meglio di me...». Benedetto XVI conosce infatti il teologo Golser, avendolo chiamato anche a collaborare con la Congregazione della fede. «Ma un conto sono le mie parole - si schermisce Golser -, un conto quelle del Papa...».
    Un altro accenno che ha molto colpito Golser è stato quello a Giovanni Paolo II: «Benedetto ha toccato da vicino il grande coraggio del suo predecessore: un grande comunicatore che per colpa della malattia ha dovuto rinunciare alla parola. È stato veramente un grande esempio per tutti».

    © Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008

    Don Willy e il senso della sofferenza

    Il prete bolzanino malato che ha posto il quesito al Papa

    BOLZANO.

    La storia di Willy Fusaro è la storia di un «leone», come lo definisce il padre, che a 25 anni viene ordinato sacerdote e che, due mesi dopo, scopre di avere la sclerosi multipla. Era il 1991. A giugno l’ordinazione, a settembre la rivelazione della malattia. Da allora don Willy convive con la malattia. Negli ultimi anni si è aggravata ma lui, cooperatore della parrocchia di Corpus Domini, a Don Bosco, prosegue nella sua vita carica di impegni.
    Ieri Willy Fusaro, la sua malattia, la sua vita, sono diventati un esempio universale. Nel corso dell’incontro tra il Pontefice e i sacerdoti della Diocesi, don Willy ha posto la sua domanda a Benedetto. E la domanda - «preparata da molto tempo», dice - non poteva che essere sul senso della sofferenza. Il Papa seduto all’altare, don Willy sulla sua sedia a rotelle, sotto i gradini, davanti al microfono.
    Il Pontefice risponde citando Giovanni Paolo II, afferma che la seconda parte del suo pontificato, quella segnata dalla malattia, non è stata meno importante della prima, quella della caduta dei muri. «Accettare la sofferenza è una misura dell’umanità», conclude. Don Willy ripensa con gioia a queste parole: «Mi hanno rincuorato, incontrare il vicario di Cristo è stato meraviglioso». E il padre di Willy, Mauro, conferma: «La sofferenza e la malattia hanno unito ancora di più la nostra famiglia». Willy ha scoperto la vocazione da ragazzino, quando frequentava la parrocchia di Tre Santi (e i suoi sacerdoti erano dono Vittorino e don Jimmy), ma tutta la famiglia è molto religiosa: il fratello Claudio, ad esempio, fa parte dei «memores». (m.r.)

    © Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008


    Benedetto XVI al clero di Bolzano-Bressanone

    Una grande comunità con tante voci
    Ecco il cattolicesimo


    Il legame inscindibile tra creazione e redenzione è stato uno dei punti focali del lungo colloquio di Benedetto XVI con il clero della diocesi di Bolzano-Bressanone, svoltosi a porte chiuse, mercoledì scorso nel duomo e del quale oggi "L'Osservatore Romano" pubblica l'intero testo.
    La salvaguardia dell'ambiente, un tema su cui il Pontefice sta tornando ripetutamente nel suo soggiorno tra i monti dell'Alto Adige, aveva costituito già uno dei fili conduttori del recente viaggio in Australia. Nel discorso di ampia prospettiva aperto al rapporto tra fede e ragione e alla bellezza dell'essere cristiani nel mondo attuale, il Papa ha affrontato le questioni più sentite nel dibattito ecclesiale contemporaneo. Uno di quegli interventi che contribuiscono a gettare ulteriore luce nella comprensione del pontificato ratzingeriano. Soprattutto in materia di ambiente Benedetto XVI non fa sconti.

    Pur ammettendo come negli ultimi decenni la dottrina della Creazione sia quasi scomparsa dagli studi teologici, ciò non basta tuttavia a giustificare le accuse rivolte ai cristiani, soprattutto negli anni passati, di essere i veri responsabili dello sfruttamento indiscriminato e della distruzione della terra. Le cause - secondo il Pontefice - vanno ricercate nel materialismo:  "Il consumo brutale della creazione - ha affermato senza mezzi termini - inizia dove non c'è Dio, dove noi stessi siamo le ultime istanze. E lo spreco della creazione - ha aggiunto - inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi".


    Più pastorali gli altri argomenti affrontati da Benedetto XVI, che per circa un'ora ha risposto alle domande rivoltegli da sei interlocutori - un seminarista e cinque preti - in rappresentanza dei quattrocento riuniti nel duomo barocco di Bressanone. Lo ha fatto con parole semplici e ragionamenti lineari, ricorrendo anche a ricordi ed esperienze personali, come quando ha riconosciuto di essere stato piuttosto severo in passato in materia di amministrazione dei sacramenti ai giovani e di non possedere oggi "una risposta infallibile" su questioni nuove con le quali l'intera Chiesa si sta confrontando. "Nel corso degli anni - ha spiegato - ho capito che dobbiamo seguire l'esempio del Signore, che era molto aperto anche con le persone al margine dell'Israele di quel tempo, era un Signore della misericordia". Perciò ha offerto delle linee guida per affrontare il problema, rifacendosi alla precedente esperienza pastorale come arcivescovo di Monaco.

    Lo stesso criterio ha usato quando ha risposto alle difficoltà riguardanti il servizio dei sacerdoti, sempre più esigui numericamente rispetto alle esigenze dei fedeli. In proposito il Papa ha ribadito l'insostituibilità del presbitero e il celibato come espressione fondamentale della totalità della sua missione, ricordando che "nessun sacerdote è sacerdote da solo" e per se stesso. Tra gli altri temi affrontati la recente celebrazione della Giornata mondiale della gioventù a Sydney e il rapporto  tra  arte e bellezza.  Benedetto XVI ha anche tributato un omaggio al suo predecessore Giovanni Paolo ii, rispondendo a un sacerdote gravemente malato. Per farlo ha attinto all'enciclica Spe salvi, in cui Papa Ratzinger sottolinea come la capacità di accettare le sofferenze e i sofferenti sia misura dell'umanità.


    I testi della conversazione

    (©L'Osservatore Romano - 9 agosto 2008)


     
    Benedetto XVI rientra dopo le vacanze.....

    Eccellenza,
    Signor Presidente della Regione,
    Signor Sindaco,
    Signori Consiglieri comunali,
    Signore e Signori!

    L’onore che mi ha riconosciuto il comune di Bressanone con il conferimento della cittadinanza onoraria è per me una grande gioia, che accolgo con profonda gratitudine e che ora mi accompagnerà nelle future epoche della mia vita. Grazie a questo atto sono ora di casa a Bressanone non soltanto – per così dire – con il cuore, ma in qualche modo anche legalmente: faccio parte della sua cittadinanza. Anche quando non potrò venire, sarò in qualche modo comunque legalmente presente. Non penso sia necessario che vi dica che spesso sono qui con il cuore. Un grande grazie cordiale! E ringrazio di cuore anche il coro, che ha confermato e trasformato in realtà le Sue belle parole su Bressanone e sulla musica.


    Quando, in tempi passati, venivo da Nord, sulla via del Brennero, a Bressanone, ricordo che era per me sempre un momento emozionante quando la valle si apriva davanti ai miei occhi e apparivano le torri di Bressanone – questa città, circondata da vigneti e frutteti, adagiata tra le montagne, così ricca di storia e di bellezza. Allora sapevo: qui si sta bene! Allora sapevo: ho scelto l’angolo giusto e potrò poi tornare con nuove forze ai miei compiti.


    Come già detto, a Bressanone ho scritto gran parte dei miei libri, mi sono rilassato, ho trovato amicizie; soprattutto, a Bressanone ho ricevuto ricordi che porterò con me. E questo è l’aspetto bello: che posso andare a passeggio nel paesaggio dei ricordi e, una volta tornato a Roma, le mie passeggiate nel paesaggio dei ricordi passeranno ripetutamente per Bressanone, e sarò di nuovo qui e potrò di nuovo rilassarmi e riprendere le forze.


    Bressanone ha acquistato per me un’importanza particolare anche perché – come Lei, signor Sindaco, ha già espresso in termini così belli e profondi – è un luogo di incontro, di incontro tra le culture: nelle tre lingue infatti – italiano, tedesco e ladino – si incontrano le culture, e l’incontro tra le culture, di cui oggi tanto abbiamo bisogno, ha una sua storia a Bressanone. Sappiamo che non sempre è facile, ma che sempre è fruttuoso e ricco di doni, che aiuta tutti e ci rende più ricchi, più aperti e più umani.


    Bressanone è per me un luogo di incontri: incontro delle culture; incontro anche tra una sana laicità ed una gioiosa fede cattolica; incontro tra una grande storia e il presente e il futuro. E vediamo che questa storia, che qui realmente è presente e tangibile, non impedisce la formazione, il dinamismo, la vitalità del presente e del futuro, ma al contrario ispira e dinamizza. E poi è anche un incontro tra le radici cristiane e lo spirito della modernità, che solo insieme possono costruire una società realmente degna di questo nome, una società realmente umana.

    Per me, in questo senso, Bressanone è anche un modello europeo, una vera città europea: le radici cristiane, l’identità, l’identità cristiana della nostra cultura è presente; essa non ci rinchiude in noi stessi, al contrario, ci apre agli altri, ci dona la comunione dell’incontro e ci dà anche i criteri e i valori secondo cui vivere.

    Il mio cordiale ringraziamento a tutti voi, e soprattutto chiedo per voi tutti la benedizione di Dio. Il Signore continui a proteggere questa bella città e l’aiuti a costruire un futuro grande e bello e umano.

    Grazie ancora!


    [01196-01.01] [Testo originale: Plurilingue]


     

    I papi a Bressanone

    Tratto da: Gelmi Josef, „Die Päpste mit dem Namen Benedikt“, Weger, Brixen 2008




    Papa Benedetto VIII, a Bressanone nel 1020

    Su invito dell’imperatore e a seguito dei disordini scoppiati nell’Italia meridionale, Papa Benedetto VIII (1012-1024) si recò nel 1020 a Bamberga, dove consacrò la Chiesa di S. Stefano. Lo accompagnò il Vescovo di Bressanone Heriward (1017-1022), ricevendone quale ricompensa l’abbazia benedettina di Disentis, nei Grigioni. E’ molto probabile che, nel tragitto verso nord, il Papa sia passato per Bressanone. Questa trasferta germanica del Papa, durante la quale egli visitò anche la tomba di San Bonifacio a Fulda, suscitò molta impressione nei contemporanei.


    Il Vescovo Poppone di Bressanone (1039-1048), eletto Papa col nome di Damaso II (1048)

    Il 25 dicembre 1047, dopo la morte di Clemente II, l’imperatore Enrico III designò Papa il Vescovo Poppone di Bressanone (1039-1048), di nobili origini bavaresi, consacrato Principe della Chiesa con il nome di Damaso II. Poppone era stato nominato Vescovo di Bressanone nel 1039 dall’imperatore Corrado II (1024-1039) o dallo stesso Enrico III, suo successore.
    Poppone servì fedelmente Enrico e lo accompagnò nei suoi viaggi. Nel 1046 partecipò alla prima spedizione del monarca in Italia, dove questi fece deporre i tre Papi che si contendevano il Soglio pontificio.
    Fu grazie all’aiuto di Enrico che Damaso II riuscì ad affermarsi contro il deposto Papa Benedetto IX. Quando Poppone tentò di entrare a Roma, egli fu infatti bloccato all’ingresso della città da Bonifacio di Tuscia e solo quando l’Imperatore minacciò di venire personalmente a Roma a sistemare la questione Bonifacio decise di scacciare Benedetto IX, il 16 luglio 1048, per intronizzare Poppone il giorno successivo con il nome di Damaso II. Per sfuggire all’insopportabile caldo Damaso II si recò poi a Palestrina, dove pare sia morto già l’8 agosto 1048 di malaria, sebbene alcune fonti parlino anche di avvelenamento. Della sua tomba nella chiesa romana di S. Lorenzo fuori le Mura si è conservato un sarcofago classico che si presume sia servito per la sepoltura di Damaso II. Un’antica tradizione vuole che Damaso II abbia fatto dono al vescovado di Bressanone di una reliquia di S. Agnese, ora conservata nel Tesoro del Duomo di Bressanone in un busto argenteo datato intorno al 1500. L’opera, di notevole pregio, è stata realizzata da Valentin Schauer e da Meister Christoph. Il progetto è probabilmente dell’intagliatore di legno e allora sindaco di Bressanone Hans Klocker. Si tratta di uno dei pezzi più preziosi del Tesoro del Duomo di Bressanone.
     

    La visita di Pio VI a Bressanone nel 1782

    Pio VI è l’unico Papa la cui visita a Bressanone risulti effettivamente documentata. Il riformismo autoritario dell’imperatore Giuseppe II lo aveva costretto, in un’azione disperata, a recarsi a Vienna a fine febbraio 1782 per frenare lo zelo riformatore dell’imperatore. Nonostante molteplici colloqui, però, il tentativo era risultato vano. Al ritorno il Papa attraversò il Tirolo dove pernottò per quattro volte, rispettivamente a Innsbruck, Bressanone, Bolzano e Rovereto.
    Già a Vienna il Papa aveva promesso al Principe-vescovo brissinese Joseph von Spaur di visitare la cittadina sull’Isarco. L’invito fu rinnovato mentre il Papa si trovava a Innsbruck. L’8 maggio, alle 8 di sera, il Papa fece dunque il suo ingresso nella città vescovile, mentre tute le campane suonavano per dare il benvenuto all’illustre ospite. Il giornale locale „Brixnerisches Zeitungsblatt“ riporta: „Sua Santità ha attraversato lentamente la città fra due ali di folla, guardando dalla carrozza il portale allestito presso il Duomo e illuminato da una quantità di torce e di luci. Egli è quindi sceso dalla carrozza nella residenza, davanti alla cappella di corte, dove è stato ricevuto sulla porta e accompagnato all’interno da Sua Grazia il Principe-vescovo, in piviale, e dai reverendi Canonici del Duomo, in abito talare nero e mantelli.“ Fu quindi solennemente eseguito il Te Deum, dopodiché i nobili e la corte accompagnarono il Papa nelle stanze imperiali dove le dame, che attendevano in anticamera, gli poterono baciare la mano.

    Come di consueto il Papa mangiò da solo. Il suo seguito era relativamente contenuto per quei tempi. Oltre ai due vescovi  Marcuci und Contessini lo accompagnavano il prelato onorario Nardini, il crucifero Spagna, il ceremoniarius e cronista Giuseppe Dini, il medico personale Rossi, il padre confessore Conzetti, il direttore di viaggio Nell, due camerieri particolari, due servitori, sei lacchè personali, due cocchieri, quattro postiglioni, un cuoco e un credenziere. Il giorno successivo, il 9 maggio, era la festa dell’Ascensione e il Papa lesse nel Duomo una messa “silenziosa” a porte chiuse. „Tutti gli ingressi alla chiesa erano sbarrati e quello principale era sorvegliato affinché il popolo comune non entrasse creando scompiglio.“ Alle 9 il Papa lasciò ufficialmente il Palazzo Vescovile, salutato dalle  campane e da salve di cannone, per recarsi al Duomo. Quattro Canonici reggevano il baldacchino sotto il quale incedeva Pio VI. Nel Duomo fu poi celebrata una messa solenne e il coro cantò „Ecce sacerdos magnus“. Inginocchiati, i due camerlenghi conte Leopold von Spaur e barone Franz von Taxis gli porsero ripetutamente l’acqua per il lavacro delle mani. Successivamente il Papa partecipò ancora alla messa celebrata dal proprio padre confessore sull’altare maggiore.

    “Al termine egli è uscito dal Duomo. Sopra l’ingresso principale era stato allestito un imponente balcone rivestito di velluto e panno rosso e sovrastato da un baldacchino.“ Di lì il Santo Padre impartì fra salve di cannone la benedizione papale e concesse piena indulgenza a tutti i fedeli del vescovado. 

    Ancora oggi una targa di Jakob Pirchstaller, posta sulla parete a destra dell’ingresso alla cappella del Palazzo Vescovile, ricorda la visita del Papa a Bressanone, l‘8 maggio 1782. L’iscrizione recita: „Pio VI. Pont. Max./Quod Vindobona redux incredibili omnium/ordinum laetitia aulam hanc sua praesentia/illustrarit./Sacello amplas indulgentias perpetuasque/ impertierit/Josephus Episcopus. Ac. S.R.I.princeps ex Com./ a Spaur/hoc grati animi argumentum posuit/ MDCCLXXXII octav. Idus Maii. – Il sommo Pontefice Pio VI di ritorno da Vienna, con incredibile letizia di tutti gli ordini, onorò questa cappella con la sua presenza e le conferì ulteriori indulgenze.“ 




    Il professor Josef Gelmi consegna il suo libro „Die Päpste mit dem Namen Benedikt“ a Papa Benedetto XVI. (11. 6 2008 a Roma).

    http://papa.bressanone.it/it/il_papa_e_bressanone/i_papi_a_bressanone.html

    Sabato pomeriggio la cittadinanza onoraria e domenica l'Angelus prima del congedo

    Consensi dal clero di Bressanone
    dopo l'incontro con Benedetto XVI


    Cittadino del mondo e ora anche cittadino di Bressanone. Con il consenso della   comunità   altoatesina,  Benedetto XVI viene iscritto ufficialmente e con tutti gli onori all'albo cittadino di Bressanone. Non è solo una cerimonia di cortesia, quella di sabato 9 agosto, nel seminario maggiore, ma è un riconoscimento del legame e dell'affetto del Papa verso questa città e i suoi abitanti. È il sindaco Albert Pürgstaller insieme con la giunta e il consiglio comunale, alla presenza del vescovo Wilhelm Emil Egger, a conferire al Papa la cittadinanza onoraria. Le motivazioni  per l'atto, che fa di Benedetto XVI un cittadino a pieno titolo della località brissinese, sono riconducibili alla sua scelta di trascorrere periodi di riposo in questa città altoatesina.

    "Dalla fine degli anni sessanta - recita il documento ufficiale con le motivazioni - venne regolarmente in vacanza a Bressanone insieme al fratello e a sua sorella. La scelta di trascorrere le sue vacanze a Bressanone per la prima volta in qualità di Pontefice testimonia il legame profondo che lo unisce alla nostra provincia, al seminario maggiore, alla città di Bressanone; è espressione dell'affetto verso la gente che ci vive, verso la cultura e la natura del nostro territorio". Il documento sottolinea inoltre il lustro che la città riceve dall'annoverare tra i suoi più celebri cittadini, Benedetto XVI. "Il soggiorno estivo del Papa a Bressanone - si legge nelle motivazioni - costituisce uno stimolo importante per la comunità ecclesiastica locale ed implica l'invito a confrontarsi attivamente con la dottrina della fede".


    Ma gli ultimi giorni della permanenza del Pontefice a Bressanone non sono stati solo momenti di riposo, di studio e di preghiera. Sabato mattina Benedetto XVI ha incontrato nella sede del seminario il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia. E mentre fervono i preparativi per l'Angelus di domenica mattina - l'ultimo prima del congedo, in programma il pomeriggio dell'11 agosto - è ancora viva l'eco suscitata dalle risposte di Benedetto XVI alle domande postegli durante l'incontro con il clero della diocesi di Bolzano-Bressanone, svoltosi mercoledì mattina 6 agosto, nel duomo della città che lo ospita. Domande che hanno trovato nelle parole del Papa un'attenta e puntuale riflessione sui temi suggeriti e che costituiscono un discorso rivolto a tutta la Chiesa e aperto al rapporto tra fede e ragione e alla bellezza dell'essere cristiani nel mondo di oggi.
    Alcune questioni sono di scottante attualità, come quella formulata dal canonico Karl Golser, professore di teologia morale e direttore dell'Istituto per la giustizia, la pace e la tutela della creazione, oltre che collaboratore della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) e del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Cce). La sua domanda su cosa fare per sensibilizzare i fedeli nei confronti della responsabilità verso il creato, è nata sia dal suo impegno in questo settore, sia perché anche nella diocesi di Bolzano-Bressanone, il tema della protezione dell'ambiente non è molto sentito nelle parrocchie. Anche la celebrazione della giornata del creato del 1° settembre, promossa dalla Conferenza episcopale italiana - sottolinea Golser - spesso si riduce a concentrarsi sugli aspetti della liturgia.

    "Sono stato molto soddisfatto - ha detto il teologo riguardo alla risposta del Papa - perché egli ha fatto il collegamento tra creazione e redenzione, dicendo che le cose non sono separabili. Poi, soprattutto, ho apprezzato anche il riferimento al Dio creatore, che sancisce l'impossibilità per gli uomini di gestire o di sfruttare la terra a loro piacimento, perché siamo responsabili davanti a lui. Siamo praticamente i mandatari che dobbiamo gestire e custodire la terra come Dio vuole". Altro motivo di riflessione è stato il richiamo del Papa riguardo agli stili di vita, alla modestia e alla sobrietà. "Naturalmente - avverte Golser - le cose che dice il Papa hanno un altissimo valore, in quanto parla per la Chiesa universale". Per quanto riguarda il problema dei cambiamenti climatici, il teologo ha ricordato che quando il Papa ha fatto il viaggio in elicottero per recarsi da Bressanone a Oies, gli hanno mostrato come si sono ritirati i ghiacciai della Marmolada e lui ne è rimasto molto colpito.
     
    Anche don Willi Fusaro, cooperatore parrocchiale presso la parrocchia del Corpus Domini di Bolzano e affetto da sclerosi multipla, è d'accordo con gli altri sacerdoti sulla profondità e sul valore delle risposte di Benedetto XVI. In particolare, gli sono state di aiuto le parole del Papa riguardo alla sofferenza, vista non solo come un qualcosa di negativo, ma come una forza se accettata nell'amore di Cristo. Per l'esperienza  personale  di  Fusaro  e  per quanti soffrono come lui, l'esempio di Giovanni Paolo ii ricordato da Benedetto XVI, conferma che "nella Croce e per la Croce siamo salvati". Altro elemento di consolazione, la Spe salvi, nella  quale  il  Papa  ha  scritto, come ha ricordato egli stesso, che "la capacità di accettare la sofferenza e i sofferenti è misura dell'umanità che si possiede".



    (©L'Osservatore Romano - 10 agosto 2008)

    Bressanone - Visita ad Oies...
















     

    Benedetto XVI ripristina dopo trent’anni l’Udienza Generale estiva a Castelgandolfo e ricorda il martirio dei Santi Edith Stein e Massimiliano Kolbe: “Diedero la vita eroicamente"

     Sorriso

    qui il testo integrale

    http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/22472.php?index=22472&lang=it

    il Papa rammenta pure e raccomanda il Rosario quotidiano e la santa Messa...

    Posso assicurare che per tutti e per ciascuno ho uno ricordo, specialmente nella quotidiana celebrazione della Santa Messa e nella recita del Santo Rosario. So bene che il primo servizio che posso rendere alla Chiesa e all’umanità è proprio quello della preghiera, perché pregando pongo nelle mani del Signore con fiducia il ministero che Lui stesso mi ha affidato, insieme alle sorti dell’intera comunità ecclesiale e civile.

    Chi prega non perde mai la speranza, anche quando venisse a trovarsi in situazioni difficili e persino umanamente disperate. Questo ci insegna la Sacra Scrittura e questo testimonia la storia della Chiesa. Quanti esempi, in effetti, potremmo recare di situazioni in cui è stata proprio la preghiera a sostenere il cammino dei santi e del popolo cristiano! Tra le testimonianze della nostra epoca vorrei citare quella di due santi la cui memoria facciamo in questi giorni: Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, la cui festa abbiamo celebrato il 9 di agosto, e Massimiliano Maria Kolbe che ricorderemo domani, 14 agosto, vigilia della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.


     Sorriso

     
    Dall'Angelus dell'Assunta 15.8.2008...





















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