L'Habemus Papam di Moretti? OFFENSIVO, MENTITORE SUL RUOLO DEL PAPA

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Caterina63
00sabato 16 aprile 2011 11:55

Salvatore Izzo: Non vedrò "Habemus Papam" perché il Papa lo abbiamo davvero

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine ospitiamo questo commento di Salvatore Izzo sul Pontificato di Papa Benedetto e sul film di Moretti. Ancora grazie :-)
R.

NON VEDRO' "HABEMUS PAPAM" PERCHE' IL PAPA LO ABBIAMO PER DAVVERO

Cara Raffaella,

oggi Joseph Ratzinger compie 84 anni ed e' una grande gioia per me pensare che sara' proprio lui, tra due settimane, a proclamare beato il suo grande predecessore, Giovanni Paolo II, che poco prima di morire - nell'ultimo libro, "Alzatevi, andiamo" - lo indico' come l'amico piu' fedele. Posso immaginare con quanta emozione pronuncera' la formula in piazza San Pietro.
Una grande emozione la vivro' anch'io, che avendo seguito da vicino Papa Wojtyla per 19 anni sono assolutamente certo della eroicita' delle sue virtu' (il che non implica ovviamente un giudizio su tutte le singole scelte di governo) come sono certissimo anche dei miracoli che gli sono attribuiti prima e dopo la morte (di alcuni dei quali ho potuto personalmente raccogliere dirette testimonianze in tempo reale).

Questo solo per spiegare che nulla o quasi in questi giorni potrebbe turbare il clima sereno con il quale ci prepariamo a vivere le feste che si avvicinano: il sesto anniversario dello strardinario Pontificato che stiamo vivendo (occasione per rendere grazie a Dio del dono di questo Papa altrettanto grande e illuminato) la Pasqua e infine la Beatificazione che coincidera' con la Festa della Divina Misericordia.
Cosi' ho pazientemente sopportato martedi' scorso la lettura dei giornali che facevano confusione sul decreto che coraggiosamente consente il culto del nuovo beato a Roma, in Polonia e ovunque venga richiesto dalle Conferenze Episcopali (o da singoli vescovi in quei paesi, se ce ne saranno, nei quali le Conferenze non avanzeranno la richiesta). E altrettanto pazientemente ho evitato ogni polemica sugli errori di traduzione di Youcat usati - da improvvisati difensori dell'ortodossia cattolica, scesi lancia in resta contro presunti innovatori in tema di paternita' responsabile e difesa della vita fino alla morte naturale - come pretesto per svilire la bellissima iniziativa di un nuovo catechismo per i giovani (e Dio sa se ce ne era bisogno).

Debbo dire che trovare in prima pagina su importanti quotidiani la notizia infondata del ritiro del volumetto da parte di Citta' Nuova in effetti mi aveva un po' irritato, ma poco dopo mi ha tranquillizzato vedere Benedetto XVI accogliere con totale serenita', all'Udienza Generale, il dono del libro dai ragazzi della Gmg, scendendo poi a farsi fotografare con loro: piu' autorevole imprimatur non poteva esserci (anche qui, ovviamente, non su ogni parola tradotta dal testo originale, perche' termini come contraccezione e eutanasia se usati nel loro significato letterale e isolati dal contesto possono risultare fuorvianti: ma l'operazione di estrapolarli e' stata fatta da prelati preoccupati di mettere in cattiva luce qualche cardinale e dai media che gli sono andati dietro, di certo non la faranno i ragazzi).

Nulla di nuovo, del resto: alla disinvoltura con la quale i media trattano i temi religiosi ormai ci siamo tutti abituati. Il fatto nuovo di questi giorni e' invece il film di Moretti "Habemus Papam". Cosi' l'ospitalita' che ti chiedo e' per lanciare sommessamente un appello: non fidiamoci dei critici cattolici, anche se preti, che lo assolvono (con una ben curiosa giustificazione: Moretti poteva essere molto piu' cattivo).
Bocciamolo al botteghino. Saremo noi cattolici a decretare il successo di questo triste film, se ci lasceremo convincere ad andare a vederlo, perche' il pubblico laico si annoierebbe a morte e infatti disertera' le sale. E' su di noi che si fa conto per recuperare l'investimento cospicuo che e' stato fatto per ricostruire la Sisitina in uno studio. Se vogliamo respirare l'atmosfera del Conclave andiamoci direttamente alla Sistina: per i giorni della beatificazione i Musei Vaticani hanno prolungato l'orario di apertura e dimezzato il costo dei biglietti. Perche' dobbiamo finanziare chi offende la nostra religione? Non mi sembra che regga il solito argomento che dobbiamo conoscere per giudicare: non e' che debbo saltare giu' dal sesto piano per capire che potrei farmi male.

Per noi cattolici di motivi per non vedere il film di Moretti ce ne e' almeno uno fortissimo, quello che ci hanno insegnato le nostre mamme: "gioca con i fanti e lascia stare i santi". Non e' un bello spettacolo vedere scimmiottare la figura del Capo della Chiesa Cattolica con la farsa (per quanto garbata essa sia) dell'elezione impossibile di un candidato fragile e bisognoso di aiuto. Il Papa non si tocca: e' il Vicario di Cristo, la Roccia su cui Gesu' ha fondato la sua Chiesa. E' la Santita' di Nostro Signore Gesu' Cristo, come lo chiamava fino a qualche anno fa l'Osservatore Romano. All'eta' di sei anni, Caterina da Siena (di ritorno a casa al tramontar del sole) rimase estasiata di fronte ad una visione e quando le chiesero cosa avesse visto, rispose: "Ho visto Gesu' vestito da Papa" (Gesu' le era apparso vestito da Papa e da li' capi' che la sua missione era di far tornare il Papa da Avignone a Roma). A seguito di questa visione, Santa Caterina chiamo' il Papa "il dolce Cristo in Terra".

"Tu sei Pietro e su questa pietra Io edifichero' la mia Chiesa e le porte dell'Inferno non prevarranno contro di Essa", ha detto Gesu' nel Vangelo e cosi' Pietro e i suoi successori sono diventati la pietra su cui e' costruita la Chiesa: "A te do le Chiavi del Regno dei Cieli e tutto cio' che legherai sulla Terra sara' legato anche in Cielo e tutto ciò che scioglierai sulla Terra sara' sciolto anche in Cielo". Di "Habemus Papam" non abbiamo bisogno, noi il Papa ce lo abbiamo per davvero.

Salvatore Izzo

Certo, mi è stato detto, che non posso giudicare se non lo vedo.... ma a pelle ho risposto che per sapere se una pistola carica uccida non me la punterò alla tempia...

Moretti e tanti altri fanno parte di quel gruppo di modernisti senza dubbio pronti a gridare essi stessi un "santo subito" rivolto alla SIMPATIA di un Pontefice, salvo poi girarsi dall'altra parte se si dovesse parlare di DOTTRINA e di Magistero di quel Pontefice esibito come atletico...

Al Moretti è piaciuto presentare un Pontefice che risponda ALLE SUE PAURE... un Papa che FUGGE davanti ai problemi, un Papa DEBOLE CHE GRIDA "NON CE LA FACCIO PIU'" e magari vorrebbe mandare tutto in malora....Cristo e dottrine compresi...senza sconti...

un Papa, quello del Moretti, che declina l'importanza dei dogmi e delle dottrine... un papa che si interessa di teatro (triste riferimento chiarissimo a Wojtyla).

Mons. Busti,  grande esperto di cinema, essendo presidente dell'Acec, l'Associazione cattolica degli esercenti del cinema, BOCCIA IL FILM senza mezzi termini e dice:

«A parte la bravura di Michel Piccoli - il vescovo parte in tronco - mi pare che il film sia una ruffianata. Ci sono situazioni simpatiche e divertenti, ma si coglie l'intenzione del regista. Quella di introdurre un tema a lui molto caro da sempre, quello della psicanalisi, anche in Vaticano. Ed è troppo comodo, e per questo parlo di ruffianata, tirare in ballo il Papa. Certo. Perché, vede, sappiamo tutti che gli uomini si spaventano di fronte alle responsabilità, e anche un Papa appena eletto di sicuro deve fare i conti con questa paura. E allora cosa dà sicurezza agli uomini? Nulla? Come si fa, allora? Moretti non lo dice. Prende in giro anche la psicanalisi, questo non mi è sfuggito, però nel film viene apertamente detto che la fede non può porre rimedio a queste naturali debolezze».

Argomento che monsignor Busti non accetta: «La vita è un'altra cosa, non si può spiegare tutto, non si può ridurre un Papa al personaggio del film. C'è la fede, e di questo la storia non parla».

C'è un passaggio, in particolare, che agli uomini di chiesa difficilmente andrà giù.
Nel corso del film lo psicanalista del Papa, cioè Moretti, pesca dalla Bibbia un salmo in cui, a suo dire, verrebbero descritti i sintomi della depressione.
Che, dunque, sarebbe constatata, accettata: uno stato emotivo dell'uomo. Che prescinde dalla fede, che le resiste. L'intimo in contrapposizione alla fede in Dio. «Una forzatura, guardi - è la replica - Moretti vuole essere arbitro di tutto. E lo ammette lui stesso, giocando con le sue insicurezze: non è un caso, infatti, che il suo personaggio diventi ad un certo punto arbitro di questo gigantesco torneo di pallavolo fra i cardinali di diverse nazionalità. Non è un caso che sia lui a voler governare la volontà di questi improvvisati giocatori di pallavolo. Non è un caso che sia lui ad istruire i cardinali su un uso corretto degli psicofarmaci. Lui è tutti i personaggi del film, e poi inserisce elementi da giocherellone che rendono simpatici i cardinali e le guardie svizzere».


 

Caterina63
00mercoledì 20 aprile 2011 10:30
Dal Blog di Raffaella riporto queste ulteriori riflessioni e le successive discussioni scaturite nel suo blog:


Lo scisma tra i cattolici per il Papa di Moretti (Caverzan). Benedetto XVI subisce ben altre offese! (Raffaella)

Lo scisma tra i cattolici per il Papa di Moretti

di Maurizio Caverzan

Ciak si gira lo psicodramma per una commedia. Personaggi e interpreti: critici cinematografici, vaticanisti, intellettuali cattolici, intellettuali atei e atei devoti, Papa-boys, monaci benedettini studiosi di Freud, il quotidiano della Cei, la Commissione di valutazione film dei vescovi. Habemus Papam è «offensivo». No, è «complesso ma superficiale». «Non offende i cattolici». Invece va querelato.

Il film di Moretti è uscito nelle sale da cinque giorni e già siamo in overdose da dibattito - pensa un po’ che beffa - in paranoia da filologia morettiana. Chissà come si arriverà al 22 maggio, giorno di chiusura del Festival di Cannes dove la pellicola è stata invitata in concorso. Comunque, una cosa è certa: il più divertito è lui, Giovanni Nanni Moretti da Brunico, malmostoso regista or giunto al suo undicesimo lungometraggio. Chi gli è vicino lo descrive distaccato, silente eppure di buonumore.

Figurarsi se il polverone alzato soprattutto in ambienti cattolici non era stato previsto per un’opera che, in un registro grottesco e visionario, immagina il rifiuto del soglio pontificio di un cardinale, qui chiamato Melville con geniale citazione dell’autore di Bartleby lo scrivano, aduso a rispondere «preferirei di no» ai comandi del suo superiore. E figurarsi se tante accuse e tante critiche non finiranno per fare da cassa di risonanza al film che godrà di un’enorme pubblicità gratuita.

«Sul mio lavoro c’è libertà di opinione, chiunque può dire qualsiasi cosa, ma io non commento», aveva concesso, magnanimo, il regista ospite di Che tempo che fa. E, dunque, ora si starà fregando le mani. Dalla querela del sito Pontifex per offesa al «decoro del Papa» alla scomunica dei Papa-boys che ritengono «un’offesa al cristianesimo» far uscire il cine-uovo «in prossimità della Pasqua» (e non risparmiano una lezioncina nemmeno al Vaticano per le immagini dei funerali di Wojtyla concesse «a questa stupida pellicola»), passando per il realismo di Vittorio Messori («la guerra santa è una mossa sbagliata»), il ventaglio delle reazioni è completo.

E coinvolge anche gli intellettuali: dalla stroncatura preventiva di Camillo Langone, che su Libero elenca tre buoni motivi per evitare la visione, fino a Giuliano Ferrara che ha concluso il suo intervento con un «Non l’ho visto e già mi piace». In mezzo si colloca Mario Tarquinio, il direttore di Avvenire che, rispondendo ai lettori, confessa che vorrebbe ancora andare a vedere il film, «ma se continua così mi faranno passare la voglia». Ieri, infine, è intervenuta anche la Cei: «Sulla crisi di identità che attanaglia il neo eletto pontefice, il regista getta uno sguardo di comprensione ampia e generosa». Ma, si legge nella nota della Commissione valutazione film, dal punto di vista pastorale si tratta di un’opera «complessa e segnata da superficialità».
Sembra contraddittorio il giudizio della Cei, ma in realtà non lo è. Habemus Papam è certamente un film che si presta a infinite letture, come confermano le molte disparate reazioni.

Un film tanto più complesso in quanto si avventura su un terreno irto di difficoltà, sommamente per un artista privo della dimensione religiosa. Secondo le parole del regista, Habemus Papam è un’opera «sulla difficoltà di essere all’altezza delle aspettative degli altri». È «un elogio dell’inadeguatezza». Se è un’opera estranea alla fede lo è perché, più che immedesimarsi nella fragilità di un uomo al vertice della Chiesa, in realtà Moretti ha come sfondo psicologico la propria esperienza personale di rinuncia alla leadership della sinistra anti-berlusconiana alla quale lo aveva sospinto la stagione dei girotondi.

Al termine di una tormentata fuga per le vie di Roma e nei sogni mancati della propria gioventù, il cardinal Melville riesce a spiegare al popolo di Piazza San Pietro le ragioni del proprio rifiuto («sono fatto per essere condotto, non per condurre»). Moretti, invece, ha confermato anche stavolta, come già in Palombella rossa, Caro diario, La stanza del figlio, Il Caimano, di praticare un cinema che tratta temi forti come la crisi della sinistra, il tumore, la morte di un figlio, il potere. Qui tratteggia una Chiesa debole. Ma se nel farlo dimostra di non avere il dono della fede, i cattolici dovrebbero dispiacersene per lui. Invece di imputarglielo come una colpa.

 Il Giornale, 20 aprile 2011 consultabile online anche qui.

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Nei giorni scorsi non ho dato spazio alla polemica visto che, nella Settimana Santa, mi sembrava doveroso occuparmi d'altro anche perche' ieri cadeva l'anniversario di Pontificato di Papa Benedetto. Ce ne siamo ricordati in pochi. E sto parlando dei Cattolici, non dei laici.
Oggi e' il 20 aprile. Appurato il fatto che a nessuno interessa ricordare gli ultimi sei anni, colgo l'occasione di questo articolo per dire la mia.
Non ho visto il film di Moretti, ma penso che valga la pena di riflettere sulla condizione di un uomo, un cardinale, chiamato ad un compito immane, quasi schiacciato dal peso di chi l'ha preceduto. Alla fine del film il Papa di Moretti si dimette. E' una rinuncia, una resa, ma il regista non e' credente e non possiamo fargliene una colpa.
Le critiche sono sacrosante ed infatti sabato abbiamo ospitato tante opinioni. Non condivido assolutamente l'idea della denuncia a Moretti ed a Fazio. Non vedo dove sia l'offesa a Benedetto XVI.
Si puo' decidere di non vedere il film perche' noi Cattolici (grazie a Dio!) abbiamo Papa Ratzinger, ma non si puo' dire che "Habemus Papam" e' oltraggioso. Non posso sicuramente dirlo io visto che il film non l'ho nemmeno visto.
Una cosa pero' voglio dirla: trovo molto, ma molto, piu' offensivo l'atteggiamento di certi conduttori e certi cattolici che continuano a vivere ed a confezionare speciali come se Benedetto XVI non esistesse. Devo dire che quanto si e' visto ieri sera su Canale 5 non e' stato rispettoso. Eppure erano presenti molti cattolici (persino un cardinale!) e nessuno che si sia degnato di ricordare almeno la data. Nessuno che abbia detto qualcosa di davvero originale.
Queste sono offese, anche se ben celate, a Papa Benedetto, non il film di Moretti che nemmeno e' cattolico.
R.

Da dopo il Concilio la figura e il ruolo del Pontefice, che una volta lo sichiamava SOMMO con tutto il peso che si porta dietro il termine, è venuto meno e senza dubbio, come spiega Raffaella, l'oltraggio che subisce un Pontefice (Sommo) è ben altro.... ma non sottovalutate il potere PSICOLOGICO che un film può dare a molte persone e, in questo caso, STRAVOLGENDO-ANDARE-OLTRE(=OLTRAGGIO) IL RUOLO DEL PONTEFICE E DELLA CHIESA MEDESIMA...

Moretti OLTRAGGIA semplicemente perchè IMPONE attraverso un apparente innocuo film, una immagine FALSA del ruolo Petrino e della Santa Sede in particolare, coinvolgendo appunto i cardinali in scene che derivano NON dalla realtà dei fatti, MA DALL'IMMAGINARIO di Moretti...

Il termine oltraggio significa, etimologicamente, "tutto ciò che oltrepassa la misura ed il giusto".... OLTRA=ULTRA, dunque andare OLTRE....addirittura un "omaggio" all'eccesso...
mentre oggi, tale termine, viene usato anche per sottolineare l'ingiuria, l'offesa...
è pertanto corretto parlare di oltraggio nella misura in cui esso significava etimologicamente...

Cara Alessia, la "figura di un Pontefice" non può essere usata per essere trattata con tenerezza, con simpatie o con antipatie....i pro e i contro...se è bello o brutto e mischiarci perfino il concetto settecentesco dell'anticlericalismo....questo è SOGGETTIVISMO...
qui sta l'OLTRAGGIO(=ANDARE OLTRE MISURA) del film in questione
...

Il Papa è il Vicario di Cristo! Punto!

se non ritorniamo a parlare del Sommo Pontefice nella giusta misura  nella quale il Capo=Cristo Signore lo ha chiamato ad esercitare un mandato ed una missione, continueremo a DIVIDERCI sulla sua Figura trattandola con "antipatie o simpatie, bello o brutto, atletico o rammollito, perfino curiale o anticlericale...." continueremo o a deificare un Pontefice o a ridurlo a brandelli secondo uno schema soggettivo....

L'immagine di un Papa, già usata per il film su Albino Luciani, concentrata sulle sue allergie ANTICURIALI ed anticlericali, FALSIFICANO LA STORIA della Chiesa,  rinchiudono un Sommo Pontefice nell'immaginario collettivo ERRATO di un Papa che NON soffre più per le anime da salvare, ma per le beghe di palazzo...
questo è l'oltraggio di Moretti in quel suo andare OLTRE MISURA...

Per l'eggere L'HABEMUS PAPAM
consiglio di leggere dal Dialogo della Divina Provvidenza di santa Caterina da Siena, chi è davvero il Sommo Pontefice, quale compito deve svolgere, la sua reale vita all'interno del Progetto di Dio e non nell'immaginario di un regista qualsiasi, che usa tale figura per imporre la sua VISIONE di Chiesa e del ruolo della Santa Sede, definita "SANTA" non senza un motivo...


Come a dire: gioca con i fanti, ma lascia stare i santi...la SANTA CHIESA, la Santa Sede, il Santo Padre....vanno tutti trattati in termini e concetti di SANTITA'
....





Caterina63
00mercoledì 27 aprile 2011 16:31

"HABEMUS PAPAM" E QUELLA VOGLIA DI CANCELLARE BENEDETTO XVI DALLA STORIA



di Francesco Colafemmina

Il film "Habemus Papam" può essere letto seguendo diverse direttrici. Possiamo considerarlo una riflessione sull'inadeguatezza di un uomo chiamato ad un grande compito, sull'obsolescenza delle gerarchie ecclesiastiche, sul desiderio di un uomo di religione d'essere talvolta un semplice laico, spogliandosi di tonache e mozzette. Io lo leggo, invece, come una drammatica e intellettualoide condanna del pontificato di Benedetto XVI.

La pellicola comincia infatti con le immagini della salma di Giovanni Paolo II, seguite da quelle del suo funerale. Immagini di repertorio, poco filmiche, più degne di un documentario. A queste immagini segue l'incipit della storia morettiana, con una teoria di cardinali in marcia verso la Sistina. La storia è ormai nota a tutti: viene eletto papa un anziano cardinale che ricorda Papa Giovanni. Il cardinale accetta l'incarico, ma appena il protodiacono annuncia "eccellentissimum ac reverendissimum dominum..." ecco il novello Papa prorompere in un grido orrido e scappare verso la Sistina. Il Papa, in sostanza, non ha alcuna voglia di fare il Papa. Già qui lo spettatore potrebbe chiedersi: ma perché ha accettato? E invece no... Comincia una sequela di macchiette cardinalizie (i cardinali sono sempre dei teneri vecchietti, anche troppo teneri e troppo buoni per i miei gusti) culminante nell'ingresso in scena dello psicologo Moretti. Il Papa non riesce ad aprirsi al luminare della psicanalisi e così il portavoce vaticano di origini polacche (ma dai metodi staliniani) decide di portarlo in borghese dalla moglie dello psicologo, anch'essa psicologa... E il Papa in borghese scappa e vagabondeggia per Roma, non prega e non dice messa, è in cerca di identità, finché non incontra una compagnia teatrale e si appassiona al Gabbiano di Checov, a lui noto sin dalla gioventù, quand'era appassionato di teatro.

Ora tutti sanno che Giovanni Paolo II da giovane faceva l'attore, ma questa della fuga teatrale del Papa rinunciatario non è che una soluzione a portata di mano per una trama che va letta non per le sue luci, quanto piuttosto per le sue ombre, i suoi ammiccamenti, i riferimenti alla riflessione seria del regista Nanni Moretti che non va certo confusa con l'istrionico cinismo del Moretti attore. Così ci tocca mettere in evidenza alcuni elementi che sono - paradossalmente - sfuggiti a quasi tutti i critici che hanno versato fiumi di parole su questo filmetto privo di reali ambizioni cinematografiche.

Anzitutto la prima stonatura riguarda il carattere nevrotico ed iracondo del novello Papa: abbiamo già riferito dell'urlo furibondo appena prima della proclamazione, in seguito il Papa rompe un bicchiere, risponde con fare burbero e iroso ad una commessa che gli ha appena servito dell'acqua, alterna momenti di catatonia a momenti di riflessione. In particolare, mentre questo Papa esaurito viaggia in un tram ripete ad alta voce un suo ipotetico discorso dal balcone di San Pietro, affermando: "abbiamo spesso molta paura di ammettere le nostre colpe".

Già a partire da questo elemento - le colpe della Chiesa - tutto dovrebbe cominciare a chiarirsi. Infatti poco dopo ecco che la guardia svizzera che il portavoce della sala stampa ha piazzato negli appartamenti papali facendo così credere ai cardinali ancora riuniti formalmente in conclave che il Papa è nelle sue stanze, mette in filodiffusione una canzone. Quale? Naturalmente una canzone rivelatrice: todo cambia della cantante cilena Mercedes Sosa.

Tanto per darvi un'idea del messaggio eccone riprodotta una strofa:

Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo.

Il cambiamento diventa così un altro elemento chiave per comprendere il senso di questo film. E infatti, mentre i cardinali a metà fra il rincoglionimento senile e l'inebetimento, battono le mani e si dondolano ascoltando la canzone, il Papa in borghese per le vie di Roma ascolta un gruppetto di giovani (ah i giovani!) che cantano la medesima canzone.

Cambiamento! La Chiesa ha bisogno di cambiamento e invece ecco una torma di cardinali nelle loro antiche vesti, legati alle etichette, confinati in palazzi dai quali non riescono ad uscire, ecco un Papa che sta stretto nella sua mozzetta e che non sopporta il collarino. Ecco il vero uomo, ecco colui la cui inadeguatezza non è un semplice fatto personale, ma è un simbolo (ecco perché il Papa non ha nome) dell'inadeguatezza di un'intera generazione di prelati a comprendere il mondo, a vivere il cambiamento dell'età contemporanea.

Ora vi domando: chi è succeduto a Giovanni Paolo II? Un cardinale chiamato Joseph Ratzinger. Per una forma di rispetto nei riguardi dell'attuale pontefice, l'attore scelto da Moretti somiglia a Giovanni XXIII, è un nonnetto bonario e un po' nevrotico. Ha la passione per il teatro - reminiscenza wojtyliana - ed è dunque molto diverso da Benedetto XVI. Tutto ciò, a mio parere, solo per non offendere la sensibilità di molti cattolici. Guarda caso però l'unico cardinale tedesco del film è un perfetto inetto, un uomo poco pratico che sembra vivere fra le nuvole...

La conclusione è delle più scioccanti. Il Papa ritornato, sotto la pressione dei cardinali, in San Pietro, si affaccia finalmente alla loggia e tiene un breve discorso alla folla festante. Cosa dirà? Beh, ormai già lo sappiamo: "oggi la Chiesa ha bisogno di grandi cambiamenti, dell'incontro con tutti e di capacità di comprensione". Ma lui non è in grado di offrire tutto questo, si sente inadeguato e quindi rinuncia. Tragedia! Sullo sfondo del Miserere di Arvo Part i Cardinali piangono e si affliggono, la folla è addolorata, la Chiesa sembra essere alla frutta, ma il film è finito.

Facciamo dunque un rewind e cerchiamo di capire cosa voglia dirci il film. Muore Giovanni Paolo II e i cardinali devono eleggere un nuovo Papa. Nessuno vorrebbe essere eletto, tutti sanno che è impossibile reggere il confronto con Karol "santo subito". Viene però eletto Papa un anziano cardinale... ma la storia si distacca dalla realtà. Non si tratta di Benedetto XVI che accetta nonostante la sua inadeguatezza e che sembrerà piombare la Chiesa in un rigido inverno con tutti i passi falsi, i casi Ratisbona e Williamson, le esternazioni sul profilattico, le affermazioni scomode, i coinvolgimenti nella copertura dei casi di pedofilia nel clero, etc. etc. No, viene eletto Papa un uomo che è consapevole di essere inadeguato, di rappresentare una gerarchia mummificata nei suoi piccoli tic, nella sua incapacità di comprendere il mondo, nel suo accontentarsi di una realtà ovattata e piena di muffa. Quest'uomo è davvero coraggioso, perché nonostante il suo turbamento e la sua depressione avrà la forza per rinunciare all'incarico. La Chiesa ha bisogno di cambiare, di venire incontro al mondo e lui non è capace di dar seguito al cambiamento.

Il sogno dell'intellighenzia non anticlericale, ma profondamente laica, che non ha in odio la Chiesa ma la vorrebbe aggiornata, la vorrebbe giovane, cambiata, contemporanea, è il sogno di Moretti che immagina un Ratzinger rinunciatario. Immagina un Papa che non abbia voglia di arrecare nuovi danni alla Chiesa attraverso la sua inadeguatezza, ma che sappia farsi da parte il giorno stesso della sua elezione.

Il film non è anticlericale, ma mi ha profondamente turbato. Mi ha turbato soprattutto sapere che la sceneggiatura di questo film è stata letta previamente da un Cardinale... E mi turba la tenerezza della stampa cattolica incapace di approfondire la lettura di un film oltre il riscontro dell'assenza di tematiche anticlericali.
La coincidenza dell'uscita del film con la data fissata per la beatificazione di Giovanni Paolo II non fa che accrescere in me la consapevolezza che Papa Benedetto XVI continua ad essere un Papa scomodo, un Papa che in molti vorrebbero cancellare dalla storia nonostante i suoi tentativi di essere compreso anche da quei "lupi" sempre pronti ad assalirlo. E questo, da cattolico, non mi fa certo gridare alla scomunica o alla censura per un intellettuale del calibro di Nanni Moretti, ma mi addolora e mi fa invocare viepiù la protezione del Signore sul nostro amato Santo Padre.


Caterina63
00lunedì 16 maggio 2011 11:12
[SM=g1740733]Se invece per questa estate vorrete dedicarvi ad una più sana lettura, VI PROPONIAMO IL ROMANZO HABEMUS PAPAM....un titolo che probabilmente il Moretti ha invece "copiato" giacchè parliamo di un romanzo del 1978.....

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Nota breve
Romanzo thriller: un Papa coraggioso, una congiura interna alla Chiesa. La risposta cattolica all’omonimo film di Nanni Moretti che sminuisce la figura del nostro Papa.

L'Autore

Walter Martìn è lo pseudonimo di don Giuseppe Pace (1911-2000). Sacerdote salesiano, don Pace fu un fiero oppositore della deriva che investì la Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II. Si rifiutò di accettare la rivoluzione liturgica e dottrinale imposta a partire da quegli anni e per questo venne emarginato e ridotto a celebrare la Santa Messa tradizionale in clandestinità.

Recensione

Un papa che non vuole assumere la carica… ma poi acceta e compie cose straordinarie... Un romanzo fatto di abile narrazione, di suspense, di sana teologia e di tanta buona dottrina cattolica. Per raccontare che cosa? L’eterna guerra che il Nemico muove contro la Chiesa, fino a portarla sulla soglia degli inferi senza riuscire a vincerla. Nulla di nuovo, perché questo è il motore della storia da duemila anni a questa parte. Ma c’è modo e modo di raccontarlo, e l’Autore di queste pagine è uno che sa farlo conquistando anche il lettore distratto. E, soprattutto, c’è modo e modo di esserne consapevoli, e l’Autore di queste pagine è uno che mostra di aver colto fin nelle sue pieghe più intime la crisi nella quale si dibatte la Chiesa. Habemus Papam è, insieme, una storia di grande coinvolgimento e un compendio inossidabile della fede cattolica che, in certi punti, pare quasi uno Iota unum messo in prosa.

http://www.habemuspapam.org/


se Moretti avesse usato questo libro per il suo di Habemus Papam, senza dubbio avrebbe reso un SERVIZIO agli amanti del cinema e dei romanzi D.O.C.






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