LETTERA APERTA AL SANTO PADRE del sito maranatha.it

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Caterina63
00giovedì 2 luglio 2009 12:54

www.maranatha.it


Lettera aperta di
Maranatha.it
a



 
S.S. BENEDETTO XVI

 

con filiale devozione
 
 

Beatissimo Padre,

Le scriviamo, umilmente, con il desiderio di farLe conoscere ciò che sta nel profondo del nostro cuore.

Ci sentiamo anzitutto di rivolgerLe un ringraziamento, per gli insegnamenti che Lei ha profuso nelle Udienze, nelle Omelie, nelle Lettere e nelle Encicliche che da anni, accompagnano la nostra crescita spirituale. Ciò ha assicurato a noi e crediamo bene a tutta la Chiesa, un grande giovamento, proprio in questi tempi di grande “crisi”.

Il Suo insegnamento, rappresenta veramente una liberazione dall'orrore spirituale dei tempi moderni, un rifugio certo e un ristoro sicuro per l'anima dopo essere stati addottrinati da tante false sapienze e interpretazioni personali elevate a falsi dogmi.

Grazie a Lei, sta cominciando a trovare soluzione un malessere spirituale che covava da anni nella Chiesa, e che noi abbiamo percepito con grande dolore. Un malessere dovuto ad una confusione tra il vero e il falso, tra il giusto e l'errore, sempre più difficili da distinguere, e sempre meno nettamente percepiti, anche dagli stessi pastori.

Purtroppo però, le vogliamo comunicare quello che ci sta veramente a cuore, quello che abbiamo sperimentiamo all’indomani del 7 di luglio del 2007 nella semplicità di una ordinarissima vita di parrocchia.

In particolare, desideriamo porre alla Sua conoscenza quello che per noi è stata la nostra vita, così come la vita di molti, a seguito del Motu Proprio Summorum Pontificum.

Grazie ad esso e alla sensibilità liturgica di Vostra Santità, [vicina al cuore di chi, come noi, non vede del “male” nell'espressione liturgica della fede che ha alimentato spiritualmente tanti Santi nei secoli di vita della Chiesa] abbiamo ottenuto, pur con tanti sacrifici, sofferenze ed umiliazioni dal nostro Vescovo, la Celebrazione della Santa Messa di sempre, in un Oratorio esterno alla nostra parrocchia.

La gioia nel riscoprire la Santa Messa, amata dai nostri genitori che credevamo eliminata per sempre, ha coperto la grande delusione nel costatare che questa Sacrosanta Liturgia non ha trovato alcun posto all’interno della nostra amatissima comunità parrocchiale.

Nell’ Art. 5. § 1 del Suo Motu Proprio Summorum Pontificum, Lei Santità, ha fatto un grande dono a tutta la Chiesa, ribadendo l’importanza e la centralità della parrocchia, della comunità parrocchiale unità dalla e per mezzo della Liturgia: quello che la giustizia da anni esigeva che fosse chiarito.

Ha detto con chiarezza che la Tradizione Liturgica di 20 secoli non è stata “scomunicata”, ma che è sempre stata, valida, lecita, legittima e santificante. Il Summorum Pontificum è stato davvero un grande atto di giustizia.

La straordinaria grandezza di questo documento, crediamo, risieda nel fatto che finalmente la Messa di sempre è ritornata nella vita parrocchiale  di tutti i giorni e non più relegata solo nelle “mani” di privati ed associazioni, a cui va certamente il plauso di aver conservato questo tesoro.

La tradizione vera non è solo in parole e gesti codificati nell'antichità e tramandati nei secoli dalla Chiesa.

La tradizione è anche il legame del proprio sangue con il proprio suolo. Le radici che affondano nella propria comunità, in cui si sperimenta davvero il senso mistico della tradizione: non una legge o un rito, ma una comunità di spiriti, uniti e vivi, che nemmeno la morte ha avuto il potere di separare.

Nella parrocchia i nostri antenati, i nostri genitori e i nostri posteri, sono tutti uniti spiritualmente a noi, come un solo popolo vivo e radunato di fronte al Sacrificio di Cristo. Questo è il senso che noi facciamo nostro, di “chiesa locale”.

Che tristezza constatare che ci è imposta una tragica scelta: scegliere se mantenere le nostre radici, ma umiliare la nostra sensibilità liturgica, oppure se alimentare questa sensibilità, sradicando il nostro legame con la parrocchia, e obbligandoci a diventare dei fuggiaschi, degli esiliati, relegati in cappelle, senza un parroco, senza una vera e propria cura d'anime.

Spesso queste cappelle sono “centri di messa” che raccolgono persone da più parti, tutti in fuga dalle rispettive parrocchie, che però non hanno modo di santificarsi così, alla stessa maniera che attingendo alla fonte della tradizione nel luogo dove essa ha più senso a manifestarsi.

Questo escludere dalla vita comunitaria e parrocchiale è una vera ghettizzazione, ed è la vera causa di questa divisione non voluta, ma subita!

Quasi come se la tradizione fosse un morbo infettante, da tenere alla larga per evitare il contagio con qualche cattolico ancora indenne. Quanto vorremmo poter partecipare alla Santa Messa di sempre, detta dal nostro Parroco, nella nostra parrocchia, allo stesso modo in cui sentiamo la Santa Messa nella sua Sacrosanta Forma Ordinaria!

Eppure è relegata lontano, quasi come se fosse un sottoprodotto della liturgia cattolica, di dignità inferiore, e degna di essere frequentata solo da cattolici di dignità inferiore!

Senza parlare poi dei tanti problemi che sono iniziati per noi da quando abbiamo messo a disposizione dei sacerdoti di tutto il mondo il Messale Romano del Beato Papa Giovanni XXIII con tutte le spiegazioni e i commenti spirituali legati ad ogni gesto della Santa Messa. Abbiamo avuto molti problemi e sofferenze sia nella nostra comunità parrocchiale che nella Diocesi.

 

Non si contano le calunnie che quotidianamente ci tocca subire, i dileggi che prima non conoscevamo le ostilità, talvolta reazioni addirittura scomposte e di vera e propria maleducazione da parte dei Sacerdoti o perché assolutamente non disposti a celebrare la Santa Messa, a dir di loro – in fregio a Vostra Santità – in un modo oramai desueto e superato, o perché in Diocesi nessuno è disposto assolutamente ad insegnare loro quest’ars celebrandi.

Quasi come se il nostro amore per la Sacrosanta Liturgia di sempre, [che è stata sempre accostata in modo armonico e mai polemico con la Sacrosanta Liturgia Conciliare] e la nostra obbedienza alla sua legge che ci invita ad attingere ai tesori del culto tradizionali, invece che essere apprezzati dal clero, come manifestazione di spirito cristiano, rappresentassero qualcosa di ignobile, sporco, impuro.

Ci sentiamo, per la nostra fedeltà a Lei e a Cristo, come degli appestati, tenuti a debita distanza e maltrattati!

Ci sono momenti in cui i pastori ci fanno sentire al di fuori della comunità parrocchiale, e addirittura al di fuori della Chiesa, con le loro continue accuse, critiche, calunnie. Se non partecipassimo alla Messa di sempre, queste persone si guarderebbero bene dall'apostrofarci con tanta cattiveria.

Il risultato è che ORA, grazie a queste continue e sottili persecuzioni, ci sentiamo, nostro malgrado, NOI lontani dalla Chiesa. Sentiamo con vivo dolore che la nostra Madre Chiesa, è come se ci avesse cacciato, voltato le spalle, umiliato. Il vuoto che proviamo è terribile!

 

Ossia il dolore che proviamo nel constatare che molti Sacerdoti e molti Vescovi, interpretano la (nostra) Fede Cattolica, e la (nostra) Divina Liturgia, che di quella fede è espressione finale, non in “continuità” (così come Lei ha spiegato più di una volta con la sua bi-millenaria Tradizione), ma in aperta ed insanabile “rottura”, addirittura facendone di questo, un vessillo da mostrare spavaldamente al mondo.

È Terribile sperimentare tangibilmente, ogni giorno che nella stessa Chiesa è impossibile avere la libertà di aderire pienamente a tutto quanto il Magistero, senza subire mottetti e pernacchie!

Questo è semplicemente assurdo. Noi siamo semplicemente Cattolici, figli della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, ubbidienti al Vicario di Cristo e alle sue Leggi, fedeli al suo insegnamento e desiderosi di partecipare al medesimo Sacrificio di Cristo, che si realizza tanto nella Forma Ordinaria e moderna che Straordinaria e più antica dell'unica Messa Cattolica.

Ci sentiamo lasciati soli, in balia di gente che ci odia, poiché da quando il Motu Proprio è stato promulgato, la sua attuazione è stata costantemente è dovunque ostacolata, in certi casi anche arbitrariamente impedita, con minacce, prepotenze, calunnie, ritorsioni sia verso di noi laici, sia soprattutto verso quei sacerdoti desiderosi di proporre questa Messa al popolo di Dio.

Non è stato preso alcun provvedimento realmente efficace, affinché nella nostra Chiesa Cattolica sia permessa la pacifica convivenza delle due forme dello stesso Sacrificio, con reciproco arricchimento.

Piuttosto che ricevere questa marea di insulti e di umiliazioni da parte di cristiani e addirittura da parte degli stessi pastori che dovrebbero primeggiare nell'obbedienza a Lei, preferiremmo quasi tornare nelle catacombe, dove però i cristiani erano davvero fratelli, e i nemici al contrario avevano tratti facilmente identificabili. Quella Chiesa umiliata e nascosta, appariva assai più unita e fedele di quella di oggi, dilaniata al suo interno da correnti, fazioni, interpreti religiosi e non, eretici, indipendenti e malevolmente fantasiosi.

Dalle continue testimonianze che il sito registra da mesi, possiamo dire che siamo certi che quella che è la nostra esperienza vissuta, non è un caso isolato.

Abbiamo scelto di rendere pubblica questa nostra accorata lettera, che umilmente abbiamo scelto di rivolgerLe, per radunarvi spiritualmente anche le invocazioni e le sofferenze di molti altri cattolici che si trovano nelle nostre medesime condizioni, ed hanno subito le stesse vessazioni ed umiliazioni.

Desideriamo che Lei conosca la realtà. Allo stesso modo ci preme che anche i fedeli che non conoscono la Tradizione Liturgica della Chiesa, si rendano conto che allo stato attuale, esiste un problema di pacifica convivenza all'interno della cattolicità, e non certo per colpa di chi ama la Tradizione.

Le chiediamo di tutto cuore Santità, di prendere gli opportuni provvedimenti che solo Lei è in grado di attuare, perchè il Motu Proprio Summorum Pontificum venga applicato in ogni parrocchia.

Ci permetta Santità, e ci aiuti ad ottenere di potere attingere a questi frutti di santificazione nella nostra comunità parrocchiale, con naturalezza e semplicità, senza inutili discriminazioni. Permetta davvero ai fedeli di poter scegliere, senza andare incontro a ripercussioni, umiliazioni ed oneri anche gravosi.

Siamo certi che a questa richiesta si uniscono anche i tanti fratelli che in Italia e nel Mondo sperimentano lo stesso dolore, ma che non hanno a volte la voce per poter esprimere il loro disagio. GlieLo chiediamo in nome della STORIA e anche a nome delle future generazioni e in nome della vera unità della Chiesa.

LA SUPPLICHIAMO SANTO PADRE, NON CI LASCI SOLI! Noi pregheremo lo Spirito Santo con l'intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata, perchè conservi sempre Vostra Santità nella salute e le dia forza e coraggio per guidare sempre in modo efficace la Chiesa, aiutandoci a celebrare la Liturgia Tradizionale nelle nostre Parrocchie.

 

Messa san Pio V



Primo di luglio 2009, nella Festa del Preziosissimo Sangue di Cristo, con l'espressione della nostra alta stima e rispetto, rimaniamo di Sua Santità

devotissimi in Cristo.


Paolo e Giovanni

Gandolfo Lambruschini

Caterina63
00sabato 5 settembre 2009 23:02

Il Presidente di Una Voce Italia sulla lettera di Maranatha.it al Papa.





Dopo la pubblicazione sul sito maranatha.it di una commovente lettera aperta al Santo Padre relativa alle difficoltà d'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, abbiamo voluto sentire il parere di Riccardo Turrini Vita, presidente dell'associazione Una Voce Italia.

Fedele membro della parrocchia personale romana della Santissima Trinità dei Pellegrini, il Presidente Turrini Vita ci invita a riflettere sull'alternativa che le parrocchie personali potrebbero rappresentare di fronte agli ostacoli che i fedeli incontrano nel quadro diocesano.

1) Presidente Turrini Vita, cosa pensa della lettera aperta al Santo Padre pubblicata da maranatha.it? Secondo lei, in che modo la situazione descritta in questa lettera è rappresentativa della situazione in Italia?

R. Circa quell'appello, più che una lettera, bisogna distinguere il contenuto, la forma e lo stile, ed il mezzo.

I firmatari individuano bene che il fine del Pontefice è ottenere che il culto antico viva nella stessa pastorale ordinaria in cui vive il culto nuovo, ma la situazione di fatto è molto diversa, direi opposta.

La mia sensibilità e la mia educazione non mi fanno percepire la necessità di avere il culto antico nella propria parrocchia territoriale, però le ragioni affettive esposte nella lettera sono vere e nobili, ed anche di quelle dovrebbero "farsi carico", come si dice oggi, i parroci.

I fatti che rappresenta sono esperienza comune da decenni di chi abbia operato con Una Voce Italia ed anche di altri: rifiuto, derisione, scortesia. Dopo le più chiare determinazioni di diritto canonico, promulgate dal regnante Pontefice, i comportamenti lamentati dai due firmatari sono divenuti anche violazioni di legge.

Ho ripetutamente fatto osservare che il senso della legalità nella condotta del clero è rarefatto e ciò si mostra non solo nell'ambito liturgico. Molti chierici non avvertono il significato dell'obbligo di legge, e ciò, lo dico incidentalmente, scredita la pretesa "pastorale della legalità" che sentiamo talora proclamare.

Le radici di tale atteggiamento, oltre alla comune soggezione al peccato, sono molto ramificate e non risalgono solamente ai mutamenti degli anni settanta.

Vi è poi da dire che molto clero non ha ricevuto alcuna formazione ai contenuti del culto antico e, anche per il nuovo rito, poca cura è stata loro prestata per la formazione, come dire, mistagogica.

Infine, il Papa è capo visibile della Chiesa, ma non è tutto il Corpo e non può supplire da solo al difetto diffuso.

Se disprezzo e ignoranza sono ancora la regola, il numero dei luoghi dove né il parroco né il vescovo sono ostili aumenta costantemente. Il rispetto del quadro canonico nella fedeltà al Papa si osserva in particolare a Roma, Genova e Firenze.

Se veniamo alla forma, personalmente, al di là del linguaggio non cerimoniale che è usato, non credo all'utilità di tale appelli: nei suoi 45 anni, Una Voce nel mondo ne ha prodotti moltissimi senza esito.

Vorrei però, infine, elogiare i sentimenti di filiale affetto verso il Pontefice che i firmatari mostrano di nutrire.

2) In Francia, il 34% dei cattolici è pronto a partecipare alla Santa Messa secondo la forma straordinaria (sondaggio CSA per Paix Liturgique, ottobre 2008). Qual'è, secondo le sue

osservazioni, la proporzione di fedeli italiani disposti ad adottare la messa tradizionale?

R. Credo che sarebbe inferiore: in realtà, in Italia mancò difatti la formazione liturgica che fu offerta da un gigante come Gueranger, e ciò si vede in molte cose. Si consideri, però, che i praticanti italiani sono molto più numerosi che in Francia e che perciò alla fine il numero degli affezionati al culto antico, se esso fosse offerto con libertà e continuità, potrebbe non essere inferiore.

3) Di fronte alle resistenze del clero all'apertura delle parrocchie diocesane alla forma straordinaria della messa, una soluzione potrebbe essere lo sviluppo di parrocchie personali, cosi com'è stato fatto a Roma sin dalla primavera 2008. Alla luce dell'esperienza romana, cosa pensa di questa possibilità?

R. L'esperienza romana è buona, perché la parrocchia si è affermata ed è integrata nella pastorale generale; essa, inoltre, permette non solo la fruizione dei sacramenti e del culto, ma anche la formazione e gli esercizi di pietà. Sarebbe, a mio modo di vedere, il modo migliore di provvedere a questa porzione del popolo di Dio, sempre che si trovi clero che vi si voglia dedicare con animo conforme a quello che la tradizione esige.


Le riflessioni di Paix Liturgique

1/ Il Presidente Ricardo Turrini Vita conosce più che bene, e da anni, la questione liturgica in Italia. Il suo percorso è molto diverso da quello dei fratelli Lambruschini, autori della lettera aperta al Santo Padre pubblicata sul sito maranatha.it, tuttavia il comune attaccamento alla forma straordinaria del rito romano e la preoccupazione costante per la sua promozione hanno garantito trattamenti simili a ciascuno di loro: prese in giro, insulti, calunnie e campagne di diffamazione. In Francia, siamo abituati anche noi a questi comportamenti più che sconcertanti per uomini di Chiesa. Non è certo una novità, ma che ci sia permesso almeno di continuare ad indignarci e non abituarci a questa cultura del disprezzo.

2/ Alla luce dell'esperienza romana, che conosce bene essendo egli stesso un parrocchiano della Santissima Trinità dei Pellegrini , il Presidente Turrini Vita sembra perorare la causa dello sviluppo delle parrocchie personali dedicate alla forma straordinaria del rito romano.

Questa formula non è priva di vantaggi a partire dalla concordia... Tuttavia è facile constatare che la maggior parte degli argomenti in suo favore sono spesso argomenti di tipo negativo nel senso che la parrocchia personale viene vista inizialmente come il modo per sottrarsi a prese in giro, insulti, calunnie, campagne di diffamazione e ad altre forme di ostruzionismo come quelle descritte precedentemente.

Se l'erezione di parrocchie personali chiaramente non contraddice il motu proprio, visto che il testo prevede esplicitamente questa possibilità (articolo 10), ci sembra però che il Santo Padre faccia della parrocchia territoriale (che è il tipo di parrocchia che normalmente conosciamo e della quale si fa parte semplicemente per motivi di prossimità territoriale) il quadro naturale e primario di applicazione del motu proprio.

In effetti, e come ricordava recentemente il Cardinale Cañizares, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, "la decisione del Papa è stata presa non solo per soddisfare i seguaci di Mons. Lefebvre, o i fedeli che erano legati, per diverse ragioni, all'eredità liturgica rappresentata dal rito Romano, ma anche, in special modo, per aprire la ricchezza liturgica della Chiesa a tutti i fedeli, rendendo possibile la scoperta dei tesori del patrimonio liturgico della Chiesa a coloro che ancora non li conoscevano".

3/ In quest'ottica ci sembra dunque che la parrocchia territoriale di un "signor Rossi qualunque" debba essere il quadro normale, ordinario ed abituale della celebrazione di entrambe le forme del rito romano. E' a questo prezzo che il tesoro liturgico della forma straordinaria non sarà più dato a beneficio di qualche riserva indiana, ma potrà veramente essere restituito all'intera Chiesa universale.

da "Paix Liturgique", Lettera 2, 21 agosto 2009

Caterina63
00domenica 21 marzo 2010 18:04

Difendere la Vera Fede si fa solidale da sempre con i problemi riscontrati dai Fratelli di "Maranathà" e si unisce pregando e divulgando i contenuti eccellenti del loro sito.....



APPELLO AL SANTO PADRE - CI SIAMO ANCHE NOI, ESCLUSI DALLA PARROCCHIA



APPELLO AL
SANTO PADRE BENEDETTO XVI

CI SIAMO ANCHE NOI, ESCLUSI DALLA PARROCCHIA
TRATTATI COME DEGLI APPESTATI


S.S. BENEDETTO XVI
con filiale devozione

Beatissimo Padre,

Dopo varie vicissitudini, sofferenze, soprusi, angherie, siamo stati “gratificati” ad avere da circa un anno e mezzo la messa in latino nella forma straordinaria. Sembrerebbe a prima vista che tutto andasse bene e che non dovremmo “mugugnare”. Siamo invece ad informarLa che la Santa Messa nella forma Straordinaria che si tiene ogni sabato a Sestri Levante GE, nelle ore 16.00 nel Santuario Madonnina del Grappa, subisce una ulteriore fermata di due settimane, creando altri disagi, e problemi di comunicazione, specialmente nella imminente Settimana Santa.

Questi continui logoramenti che subiamo, sono una routine applicata dal nostro vescovo Alberto Tanasini della Diocesi di Chiavari, che non crediamo abbia inventato Lui stesso, ma che forse per essere benevoli, gli viene imposta da una stanza occulta da vescovi che comandano la CEI, tanto è vero che questo sistema di boicottaggio viene applicato in tutta Italia.

Caro Santo Padre, a luglio dell’anno scorso ci siamo fatti promotori di scrivere una Lettera Aperta che Le abbiamo anche inviato per posta, e che i suoi collaboratori della Segreteria dello Stato si sono ben guardati dal fargliela leggere. Sappiamo quanto sia molto occupato per motivi più gravi ed importati, quali ultimamente il problema abominevole della pedofilia nelle nostra chiesa, ma che i giornalisti omettono volutamente di affrontare equamente anche quella più predominante ed estesa nella società e nelle famiglie.

Auspichiamo Santo Padre che Lei affronti, quest’altro problema dottrinale che investe la nostra fede e il futuro della Chiesa Cattolica e cioè ‘L’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum nelle nostre Parrocchie. Un motu proprio che nelle sue intenzioni dà libertà e autonomia decisionale al Parroco di celebrare la Messa Tradizionale, ma che di fatto è ostacolato, sabotato, anche con minacce nei confronti di sacerdoti adempienti e con tecniche di logoramento ai fedeli che l'hanno ottenuta da parte dei suoi Vescovi .

Quando, i Vescovi non hanno alternative a bloccare del tutto il SM adottano il metodo standardizzato della CEI per relegare i gruppi di fedeli che ne hanno fatto richiesta, in oratori e chiese periferiche, con cambi degli orari e sospensioni improvvise al fine di indebolire ed evitare la formazione di un gruppo stabile. Normalmente concedono la celebrazione il sabato, invece che alla Domenica come dovrebbe essere per rispetto del Rito Antico ed in orari astrusi.

Il concedere la Messa, fuori della Parrocchia, è una forma grave e violenta, perché ci estranea completamente dalla nostra vita comunitaria in Parrocchia, e ci esclude completamente da una assistenza spirituale e formativa. Siamo trattati come degli appestati che potrebbero diffondere una malattia grave e che possa diffondersi.

Un Parroco, un Vescovo non possono essere pastori veri se non fanno un tentativo di accogliere non solo le pecorelle smarrite, ma anche i parrocchiani che vorrebbero entrare in Parrocchia ed invece viene loro chiusa la porta. Ma per quale motivo? Qual è il motivo per relegare lontano dalla Parrocchia la Messa Antica, quasi come fosse un sottoprodotto della liturgia cattolica, di dignità inferiore, e degna di essere frequentata solo da cattolici di dignità inferiore?

Noi siamo fedeli a quanto lei ha scritto nel Summorum Pontificum, ove le due forme in uso dello stesso Rito Romano possono arricchirsi a vicenda. Questo non avverrà MAI perche i vescovi della CEI non hanno nessuna intenzione che si attualizzi questo arricchimento reciproco perché si inventano ogni giustificazione per evitare la celebrazione della Santa Messa in Parrocchia nella forma Straordinaria. Rileviamo pure che la Commissione ECCLESIA DEI, benché a conoscenza ed informata di quanto accade è come se non esistesse.

Ci appelliamo a Sua Santità Benedetto XVI, Vicario di Cristo, perché Lei è per noi l’unico riferimento in terra, cui speriamo di ottenere la sua comprensione. La ringraziamo di cuore per le continue ispirate e arricchenti catechesi che ci offre. A lei offriamo le nostre misere preghiere, e offriamo la nostra vita al Signore perché conceda a Lei salute ed una lunga vita per il bene della Chiesa.

Ci appelliamo all’intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata.

In Xto e Maria.

Paolo e Giovanni
Gandolfo Lambruschini
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http://www-maranatha-it.blogspot.com/

maranatha@maranatha.it

Sestri Levante, 21 Marzo 2010
Caterina63
00mercoledì 6 aprile 2011 16:53
[SM=g1740733] ...efficace riflessione, per chi la vuol capire.... dal blog Messainlatino...


Don Spartaco e la rivolta dei tradizionalisti

La rivolta dei tradizionalisti, trattati come schiavi dai modernisti, ma che non rinunciano a difendere la S. Messa gregoriana, a qualunque prezzo (d. A. M.).

Don Spartaco e il nuovo documento.

di don Alfredo Morselli



Ave Maria! [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Devo dire che il rincorrersi di notizie circa le varie versioni del documento applicativo del motu proprio mi lascia, fino a un certo punto, indifferente; e non perché non speri nel miglior documento possibile o non tema l’uso improprio di qualche stralcio di questione, da parte di una certa gerarchia frondaiola.
Ma perché, in ogni modo, non cambierà lo scacchiere della guerra (anche con il miglior motu proprio possibile, non finirà la crisi nella chiesa e non spariranno i neo-modernisti dai principali centri di potere), né cesserà la persecuzione dei buoni, né potremo distrarci dalla nostra attività principale, che è l’opera della nostra santificazione (cf. 2 Cor 7, 1).

Ecco alcune riflessioni:

I. Il miglior documento possibile non farà cessare le ingiustizie e la persecuzione dei buoni.

Prova: Quale concilio più chiaro di quello di Nicea? S. Atanasio è stato perseguitato anche dopo al definizione dell’omoousios, nonostante i testi fossero tutt’altro che ambigui.

Non illudiamoci dunque di non subire ancora per molti anni ogni sopruso e ingiustizia, in nome del principio giuridico preferito dai neo-modernisti al potere: stabat lupus desuper et agnus inferius.

II. Il miglior documento possibile funziona solo se ci sono i santi.

Prova: i seminari in Francia: quali decreti migliori di quelli del Concilio di Trento, ma in Francia non c’è stato un seminario, finché non è arrivato San Giovani Eudes, molti decenni dopo il Concilio stesso (naturalmente l’Eudes ne ha passate, come tutti i santi, di tutti i colori).

III. I santi hanno sempre mandato a monte le trame del demonio e le hanno ridotte a pentole senza coperchio.

Prova: tutta la storia della Chiesa.

Morale: non sono masochista, quindi spero che arrivi il miglior documento possibile; e credo che esso sarà tutto quello che il Papa può fare in questo momento storico.

Il Papa ha emanato il Motu Proprio quasi 4 anni fa, e una certa base, ancora piccola ma significativa, ha risposto e gli ha permesso di fare un altro piccolo passo.

Messe nelle semi-clandestinità, centinaia di vocazioni religiose, nuove Messe ogni settimana, pur il VI mercoledì del mese, dalle tre alle quattro del mattino, in cima al Monte Bianco.

Tutto questo lavoro, in mezzo agli stenti e alle difficoltà, ha permesso al Papa di rimandare ancora una volta la pallina dalla nostra parte: adesso tocca a noi rispondere nuovamente, non mollando mai, certi comunque di tanti sacrifici che dovremo fare con gioia.


Come esempio naturale che ci deve spronare a fortezza soprannaturale, propongo la figura di don Spartaco: a volte, ridendo e scherzando, si dice la verità.

E siccome un comma in più o in meno nel nuovo documento non cambierà sostanzialmente la nostra to do list, non sono troppo preoccupato dal turbinio di notizie che riguardano tutta questa faccenda.


La rivolta dei tradizionalisti, trattati come schiavi dai modernisti, ma che non rinunciano a difendere la S. Messa gregoriana, a qualunque prezzo.


www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=c09qAk6I1T8



[SM=g1740722]

[SM=g1740757]

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