LETTERE DI SANTA CATERINA DA SIENA AI POLITICI (una attualità sorprendente)

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Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2011 15:09

Ricordando quanto segue e di cliccarci su:

Canonizzazione di s. Caterina da Siena (clicca qui per il calendario)


vi offriamo alcune Lettere di santa Caterina  AI POLITICI DEL SUO TEMPO.....

 "Noi" che abbiamo accolto la "Popolorum Progressio" di Paolo VI,
la Rerum Novarum di Leone XIII,
la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II che ricorda ed aggiorna la Rerum Novarum nei suoi, appunto 100 anni....
noi che abbiamo accolto la Mater et Magistra di Giovanni XXIII,
possiamo dire serenamente, e con vanto in Cristo, che il primo caposaldo della Dottrina Sociale della Chiesa, la troviamo saldamente insegnata nelle Lettere di santa Caterina da Siena "ai Politici, re ed imperatori, Duchi e Conti " del suo tempo, una dottrina sottolineante la dignità della PERSONA UMANA, i suoi diritti, i suoi doveri.
La dottrina cateriniana NON è solo mistica e ascetica, è piuttosto realtà e concretezza che scaturisce da quell'affetto di amore concreto con il quale è unita prima alla "Prima dolce Verità", per poi estendersi al Prossimo che ama in Cristo, con Cristo e per Cristo.

In santa Caterina da Siena, la società, non è qualcosa che sussiste per sè o che possa essere manipolata a seconda delle mode o dei giochi politici, o fra i litigi di re e imperatori, bensì la società è per lei una costituzione di PERSONE, creature ragionevoli, che per questo precedono e formano la società medesima, dirà la santa: " In questa vita mortale, mentre che siete viandanti, Io (=Dio) v'ho legati nel legame della Carità, dell'Amore vero: voglia l'uomo o no, egli ci è legato"....
Per Caterina da Siena l'Uomo, dotato di libero arbitrio, deve tuttavia essere sollecitato a conoscere il vero Bene per poterlo compiere, essendo egli stato offuscato, ed offuscato lui stesso, dal Peccato Originale, di vedere questo Bene e di perseguirlo.
Per questo Santa Caterina da Siena, non scrive "Lettere" direttamente ai "peccatori", nel suo Epistolario, ricchissimo, Ella indirizza le sue attenzioni ai Governanti, ai Politici, ai Sindaci del suo tempo, ma anche ai Genitori ed agli Educatori, così come alle Gerarchie della Chiesa Cattolica, al Clero e ai Papi, in tutti questi Caterina vede e comprende che è loro la responsabilità maggiore della disaffezione degli Uomini verso Dio.

Accogliamo dunque dalle sue parole un vero magistero LAICO.....


                   L'Italia e santa Caterina da Siena



Tratte da: "Le Lettere di S. Caterina da Siena - ridotte a miglior lezione e in ordine nuovo disposte con proemio e note"
di Niccolò Tommaseo (G. Barbera, editore - 1860) 

CCXXXV - Al Re di Francia

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

   Carissimo Signore e padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi osservatore de' santi e dolci comandamenti di Dio: considerando me, che in altro modo non potiamo partecipare il frutto del sangue dell'Agnello immacolato. Il quale Agnello dolce Gesù ci ha insegnata la via; e così disse egli: «Ego sum via, veritas, et vita». Egli è il dolcemaestro che ci ha insegnata la dottrina salendo in su la cattedra della santissima croce.

Venerabile padre, che dottrina e che via egli vi dà? La via sua è questa: pene, obbrobri, vituperii, scherni e villanie; sostenere, con vera pazienza, fame e sete; satollato d'obbrobri, confitto e chiavellato in croce per onore del Padre, e salute nostra. Che con la pena e obbrobrio suo ha satisfatto alla colpa nostra e al nostro vituperio, nel quale era caduto l'uomo per lo peccato commesso. Egli ha restituite, e punite le nostre iniquità sopra il corpo suo; e hallo fatto solo per amore, e non per debito.

   Questo dolce Agnello, via nostra, ha spregiato il mondo con tutte le delizie e stato suo; e ha odiato il vizio, eamata la virtù. Voi, come figliuolo e servo fedele a Cristocrocifisso, seguitate le vestigie sua e la via la quale egliv'insegna; cioè, che ogni pena, tormento e tribolazione che Dio permette che il mondo vi faccia, portiate con vera pazienza. Perocchè la pazienza non è vinta, ma essa vince il mondo. Siate, siate amatore delle virtù, fondato in vera e santa giustizia, e spregiatore del vizio.

Tre cosevi prego singolari, per l'amore di Cristo crocifisso, che facciate nello stato vostro.

La prima si è, che spregiate ilmondo, e voi medesimo, con tutti i difetti suoi; possedendo voi il reame vostro come cosa prestata a voi, e non vostra. Perocchè voi sapete bene, che nè vita nè sanità nè ricchezze nè onore nè stato nè signoria non è vostra. Che s'ella fusse vostra, voi la potreste possedere a vostro modo. Ma tal ora vuole essere l'uomo sano, ch'egli è infermo; o vivo, ch'egli è morto; o ricco, ch'egliè povero; o signore, ch'egli è fatto servo e vassallo. E tutto questo è perch'elle non sono sue; e non le può tenere se non quanto piace a Colui che gliel'ha prestate. Adunque bene è semplice colui che possiede l'altrui per suo. Drittamente egli è ladro, e degno della morte. E però prego voi, che, come savio faccia come buono dispensatore, possedendo come cose prestate a voi; fatto per lui suo dispensatore.

  
L'altra cosa è, che voi manteniate la santa e vera giustizia; e non sia guasta nè per amore proprio di voi medesimo, nè per lusinghe, nè per veruno piacere d'uomo. E non tenete occhio, che i vostri offiziáli facciano ingiustizia per denari, tollendo la ragione a poverelli. Ma siatepadre de' poveri,siccome distributore di quello che Dio v'ha dato. E vogliate che i difetti che si truovano per lo reame vostro, siano puniti, e la virtù esaltata. Però tuttoquesto partiene alla divina Giustizia di fare.

   La terza cosa si è, d'osservare la dottrina che vi dà questo maestro in croce; che è quella cosa che più desidera l'anima mia di vedere in voi; ciò è l'amore e dilezione col prossimo vostro, col quale tanto tempo avete avuto guerra. Perocchè voi sapete bene, che senza questa radice dell'amore, l'arbore dell'anima vostra non farebbe frutto, ma seccherebbesi, non potendo trarre a se l'umore della Grazia, stando in odio. Oimè, carissimo padre, che la prima dolce Verità ve lo insegna, e lassa per comandamento, d'amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo come sè medesimo. Egli vi diè l'esemplo, pendendo in sul legno della santissima croce.
Gridando i Giudei «Crucifige»; ed egli grida con voce umile e mansueta: «Padre, perdona a costoro che mi crocifiggono, che non sanno che si fare». Guardate la sua inestimabile carità; chè non tanto che egli perdoni, ma gli scusa dinanzi al Padre. Che esemplo e dottrina è questa; che il Giusto, che non ha in sè veleno di peccato, sostenga dall'ingiusto, per punire le nostre iniquità!

   Oh quanto si debbe vergognare l'uomo che sèguita la dottrina del dimonio e della sensualità, curandosi più d'acquistare ricchezze del mondo e di conservarle (chè tutte sono vane, e passano come vento), che dell'anima sua e del prossimo suo! Chè, stando in odio coi prossimo, ha odio con sè medesimo, perchè l'odio il priva della divina Carità. Bene è stolto e cieco, chè egli non vede che col coltello dell'odio del prossimo suo uccide sè medesimo.

   E però vi prego, e voglio, che seguitiate Cristo crocifisso, e siate amatore della salute del prossimo vostro; dimostrando di seguitare l'Agnello, che per fame dell'onore del padre e salute dell'anime, elesse la morte del corpo suo. Così fate voi, signor mio. Non curate di perdere della sustanzia del mondo; chè il perdere vi sarà guadagno, purchè potiate pacificare l'anima vostra col fratello vostro.

Io mi maraviglio come voi non ci mettete eziandio, se fusse possibile, la vita, non tanto che le cosetemporali; considerando tanta distruzione dell'amme e de' corpi, quanta è stata; e quanti religiosi, donne e fanciulle sono state vituperate e cacciate per questa guerra. Non più, per l'amore di Cristo crocifisso! Non pensate voi, che se voi non fate quello che voi potete, di quanto male voi sete cagione? Male nei Cristiani, e male negl'infedeli. Perocchè la briga vostra ha impacciato e impaccia il misterio del santo passaggio. Che se non ne uscisse altro male che questo, mi pare che doviamo aspettare il divino giudicio.

Io vi prego che siate così più operatore di tanto male, e impacciatore di tanto bene, quanto è la recuperazione della Terra Santa, e di quell'anime tapinelle che non participano il sangue del Figliuolo di Dio. Della qual cosa vi dovereste vergognare, voi, e li altri signori cristiani; chè grande confusione è questa dinanzi agli uomini, e abominazione dinanzi a Dio, che si faccia la guerra sopra il fratello, e lascisi stare il nimico; e vogliasi tôrre l'altrui, e non racquistare il suo. Non più tanta stoltizia e cecità! Io vi dico, da parte di Cristo crocifisso, che non indugiate più a far questa pace. Fate la pace,e tutta la guerra mandate sopra gl'infedeli.

Aiutate a favoreggiare, e a levar su l'insegna della santissima croce; la quale Dio vi richiederà, a voi e agli altri, nell'ultima estremità della morte, di tanta negligenzia e ignoranzia, quanta ci si è commessa, e commette tutto dì. Non dormite più (per l'amore di Cristo crocifisso, e per la vostra utilità!), questo poco del tempo che ci è rimaso; perocchè il tempo è breve, e dovete morire, e non sapete quando. Cresca in voi un fuoco di santo desiderio a seguitare questa santa croce, e pacificarvi col prossimo vostro. E per questo modo seguiterete la via e la dottrina dell'Agnello svenato,derelitto in croce; e osserverete i comandamenti.
 
La via seguiterete, portando con pazienzia le ingiurie che vi sono state fatte; la dottrina, in rinconciliarvi col prossimo; e l'amor di Dio, manifestandolo con seguitare la santissima croce nel santo e dolce passaggio. Nel quale mi pare che il vostro fratello missere lo duca d'Angiò per l'amore di Cristo, vuole prendere a faticarsi in questa santa operazione. Sarebbe da farsi coscienzia se per voi rimanesse tanto dolce e santo misterio. Or in questo modo seguiterete le vestigie di Cristo crocifisso, adempirete la volontà di Dio e mia, e i comandamenti suoi; chè vi dissi ch'io desiderava di vedervi osservatore de' comandamenti santi di Dio.
Non dico più. Perdonate alla mia presunzione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.
 



Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2011 15:22


 Lettera CCCL  (350)  - Al Re di Francia

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

   Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere in voi uno vero e perfettissimo lume, acciocchè cognosciate la verità di quello che v'è necessario per la vostra salute.

Senza questo lume anderemmo in tenebre; la qual tenebra non lascia discernere quello che ci è nocivo all'anima e al corpo, e quello che ci è utile. E per questo, guasta il gusto dell'anima: che le cose buone le fanno parer cattive, e le cattive buone, cioè, il vizio e quelle cose che ci conducono a peccato, ci paiono buone e dilettevoli; e le virtù e quello che c'induce alla virtù, ci paiono amare e di grande malagevolezza. Ma chi ha lume, cognosce bene la verità: e però ama la virtù, e Dio che è la cagione d'ogni virtù, e odia il vizio, e la propria sensualità che è cagione d'ogni vizio.
 
Chi ci tolle questo vero e dolce lume? L'amor proprio che l'uomo ha a sè medesimo; il quale è una nuvola che offusca l'occhio dell'intelletto, e ricopre la pupilla del lume della santissima fede. E però va come cieco e ignorante, seguitando la fragilità sua, tutto passionato, senza lume di ragione; siccome animale che, perchè non ha ragione, si lassa guidare al proprio sentimento. Grande miseria è dell'uomo, il quale Dio ha creato all'imagine e similitudine sua, che egli volontariamente per suo difetto si faccia peggio che animale bruto. Come ingrato e ignorante, non cognosce nè ricognosce li beneficii da Dio, ma ritribuisceli a sè medesimo.

   Dall'amor proprio procede ogni male. Onde vengono le ingiustizie e tutti li altri difetti? dall'amore proprio. Egli commette ingiustizia contra Dio, contra sè, e contra al prossimo suo, e contra la santa Chiesa. Contra Dio la commette, chè non rende gloria e loda al nome suo com'egli è obligato; a sè, non rende odio e dispiacimento del vizio, e amore della virtù; nè al prossimo la benivolenzia. E s'egli è signore, non tiene giustizia, perchè non la fa se non secondo il piacere delle creature o per proprio suo piacere umano. Nè alla Chiesa rende l'obedienzia, e non la sovviene; ma continuamente la persèguita. Di tutto è cagione l'amor proprio, che none 'l lassa cognoscere la verità, perchè è privato del lume. Questo ci è molto manifesto, e tutto dì 'l vediamo, e proviamo in noi medesimi che egli è così.

Non vorrei, carissimo padre, che questa nuvola vi tollesse il lume; ma voglio che in voi sia quel lume che vi faccia cognoscere e discernere la verità. Parmi, secondo che io intendo, che cominciate a lassarvi guidare al consiglio de' tenebrosi; e voi sapete che se l'uno cieco guida l'altro, ambedui caggiono nella fossa. Così diverrà a voi, se voi non ci ponete altro rimedio che quello ch'io sento. Honne grande ammirazione, che uomo cattolico, che voglia temere Dio ed esser virile, si lassi guidare come fanciullo, e che non vegga come metta sè e altrui in tanta ruina, quanta è di contaminare il lume della santissima fede per consiglio e detto di coloro che noi vediamo esser membri del dimonio, arbori corrotti: dei quali ci sono manifesti e' difetti loro per l'ultimo veleno che hanno seminato, della eresia; dicendo che papa Urbano VI non sia veramente papa.

Aprite l'occhio dell'intelletto, e riguardate che essi mentono sopra il capo loro. Per loro medesimi si possono confondere; e veggonsi degni di grande supplicio, da qualunque lato noi ci volgiamo. Se noi ci volgiamo a quello che essi dicono, che l'elessero per paura della furia del popolo; essi non dicono la verità, perocchè prima l'avevano eletto con elezione canonica e ordinata, siccome fosse eletto mai verun altro sommo pontefice. Essi si spacciarono ben di fare la elezione per lo timore che 'l popolo non si levasse; ma non, che per timore egli non eleggessero misser Bartolomeo arcivescovo di Bari, il quale è oggi papa Urbano VI: e così confesso in verità, e non lo niego.

Quello che essi elessero per paura, ciò fu missere di Santo Pietro (apparve evidente a ciascuno); ma la elezione di papa Urbano era fatta ordinatamente, come detto è. Questo annunziarono a voi e a noi e agli altri signori del mondo; manifestando per opera quello che ci dicevano con parole, cioè facendogli riverenzia, adorandolo come Cristo in terra, e coronandolo con tanta solennità; rifacendo di nuovo l'elezione con grande concordia.
A lui, come sommo pontefice, chiesero le grazie, e usaronle. E se non fusse stato vero che papa Urbano fusse papa, ma che l'avessero eletto per paura; e non sarebbero essi degni eternalmente di confusione? Che le colonne della santa Chiesa poste per dilatare la fede, per timore della morte corporale volessero dare a loro e a noi morte eternale, mostrandoci per padre quello che non fusse? E non sarebbero essi ladri, tollendo e usando quello che non potessero usare? Si bene; se vero fusse quello che ora dicono, che non è: anco, è veramente papa, papa Urbano VI.

Ma, come stolti e matti, accecati dal proprio amore, hanno mostrata e data a noi questa verità, e per loro tengono la bugia. Tanto la confessarono questa verità, quanto la Santità sua indugiò a voler correggere i vizi loro: ma come egli cominciò a morderli, e a mostrare che lo scelerato viver loro gli era spiacevole, e che egli voleva ponervi 'l rimedio; subito levarono il capo. E contra cui l'hanno levato? contra la santa fede. Fatto hanno peggio che cristiani rinegati. O miseri uomini! Essi non cognoscono la loro ruina, nè chi gli séguita. Che se la cognoscessero, essi chiederebbero l'adiutorio divino; ricognoscerebbero le colpe loro, e non sarebbero ostinati come dimonia: che drittamente paiono dimoni, e preso hanno l'officio loro.

L'officio delle dimonia è di pervertire l'anime da Cristo crocifisso, sottrarle dalla via della verità, e inducerle alla bugia, e recarle a sè, che è padre delle bugie, per pena e per supplicio dando a loro quello che egli ha per sè. Così questi vanno sovvertendo la verità, la qual verità essi medesimi ci hanno data, e riducendo alla bugia, hanno messo tutto il mondo in divisione; e di quel male che essi hanno in loro, di quello porgono a noi. Vogliamo noi ben cognoscere questa verità? Or ragguardiamo e consideriamo la vita e' costumi loro; e che séguito essi hanno pure di loro medesimi, che seguitano le vestigie delle iniquità: perocchè l'uno dimonio non è contrario all'altro, anco, s'accordano insieme.

E perdonatemi, carissimo padre: padre vi terrò, in quanto io vi vegga amatore della verità, e confonditore della bugia. Perchè io dico così, però che 'l dolore della dannazione loro e d'altrui me n'è cagione, e l'amore ch'io porto alla salute loro. Questo non dico in dispregio loro in quanto creature, ma in dispregio del vizio e dell'eresia ch'essi hanno seminata per tutto il mondo, e della crudeltà che essi usano a loro e all'anime tapinelle che per loro periscono; delle quali gli converrà render ragione dinanzi al sommo giudice.
Che se fussero stati uomini che avessero temuto Dio, o la vergogna del mondo, se Dio non volevano temere; se papa Urbano gli avesse fatto il peggio che egli gli avesse potuto fare, e maggiore vituperio; averebbero pazientemente portato e eletto innanzi mille morti, che fare quello che hanno fatto. Chè a maggior vergogna e danno non possono venire, che apparire agli occhi delle creature scismatici e eretici, contaminatori della santa fede. Se io veggo il danno dell'anima e del corpo; si mostrano per l'eresia privati di Dio per Grazia, e corporalmente privati della dignità loro, di ragione: ed essi medesimi l'hanno fatto. Se io ragguardo il divino giudicio, egli si vede presso a loro, se non si levano da questa tenebra; perocchè ogni colpa è punita, e ogni bene è remunerato.

Duro gli sarà a ricalcitrare a Dio, se tutto lo sforzo umano avessero. Dio è somma fortezza, che fortifica e' debili che ci confidano e sperano in lui. Ed è verità; e la verità è quella cosa che ci delibera. Noi vediamo che solo la verità e' servi di Dio seguitano, e tengono questa verità di papa Urbano VI, confessandolo veramente papa, come egli è. Non troverete un servo di Dio che tenga il contrario, che sia servo di Dio. Non dico di quelli che portano di fuore il vestimento della pecora, e dentro sono lupi rapaci.

   E credete voi, che se questa non fusse verità, che Dio sostenesse che e' seìvi suoi andassero in tanta tenebra? None 'l sosterrebbe. Se egli il sostiene agl'iniqui uomini del mondo, non sostiene a loro; e però gli ha dato lume di questa verità: perchè non è spregiatore de' santi desiderii; anco, ne è accettatore, come padre benigno e pietoso ch'egli è. Questi vorrei che voi chiamaste a voi, a farvi dichiarare di questa verità, e non vogliate andare sì ignorantemente. Non vi muova la passione propria; chè ella sarà peggio a voi che a persona. Abbiate compassione a tante anime, quante mettete nelle mani delle dimonia. Se non volete fare il bene, almeno non fate male; che il male spesse volte torna più sopra colui che 'l fa, che sopra colui a cui vuole essere fatto. Tanto male n'esce, che ne perdiamo Dio per Grazia, consumansi e' beni temporali, e séguitane la morte degli uomini.

   Oimè! e' non par che noi vediamo lume; chè la nuvola dell'amor proprio ci ha tolto il lume, e non ci lassa vedere. Per questo siamo atti a ricevere ogni mala informazione che ci fusse data contra la verità dagli amatori di loro medesimi. Ma se averemo il lume, non sarà così; ma con grande prudenzia e timore santo di Dio vorrete cognoscere e investigare questa verità per uomini di coscienzia e di scienzia. Se voi vorrete, in voi non cadrà ignoranzia; perchè avete costà la fontana dalla scienzia, la quale temo che non perdiate se voi terrete questi modi. E sapete bene, come ne starà il reame vostro. Se saranno uomini di buona coscienzia, che non vogliano seguitare il piacere umano con timore servile, ma la verità, essi vi dichiareranno, e porranno in pace la mente e l'anima vostra.

   Or non più così, carissimo padre. Recatevi la mente al petto: pensate che voi dovete morire, e non sapete quando. Ponetevi dinanzi all'occhio dell'intelletto Dio e la verità sua, e non la passione nè l'amore della patria: chè, quanto a Dio, non doviamo fare differenzia più d'uno che d'un altro, perchè tutti siamo esciti dalla sua santa mente, creati all'immagine e similitudine sua, e ricomprati dal prezioso sangue dell'unigenito suo Figliuolo.

Son certa che, se averete il lume, voi 'l farete, e non aspetterete il tempo, perchè il tempo non aspetta voi; e inviterete loro a tornare alla santa e vera obedienzia. Ma, altrimenti, no. E però dissi che io desideravo di vedere in voi un vero e perfettissimo lume, acciocchè col lume cognosciate, amiate e temiate la verità. Sarà allora beata l'anima mia per la salute vostra, di vedervi escire di tanto errore. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi se troppo v'ho gravato di parole. L'amore della vostra salute mi costringe a più tosto dirvele a bocca con la presenzia, che per scritta.
Dio vi riempia della sua dolcissima Grazia. Gesù dolce, Gesù amore.





Caterina63
00mercoledì 9 marzo 2011 15:34


 Lettera CCXXXVII  (237) - Al Duca d'Angiò

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

   Carissimo signore e fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi il cuore confitto e chiavellato in croce sì e per siffatto modo che v'accresca 'l desiderio vostro, che tosto siate pronto e sollecito a levare il Gonfalone della santissima croce. Son certa che, se voi ragguarderete l'Agnello svenato e consumato in croce per amore, per torvi la morte e rendervi la vita della Grazia, che questo sarà quella santa memoria ch e vi accenderà 'l desiderio a tosto farlo, e raffrenerà del cuore e dell'anima vostra ogni disordi-nato diletto e vanità del mondo. I quali diletti passano via come 'l vento, e lasciano sempre la morte nell'anima di colui che li possiede; e nel fine della morte, se non si corregge, il conducono alla morte eternale: sicchè per suo difetto si è privato della visione di Dio, e fattosi degno della visione e conversazione delle dimonia.

   Ed è cosa giusta e convenevole che sostenga pena infinita colui che offende Dio, che è Bene infinito. Dico di quello che spende tutta la vita sua in delizie e in vivere splendidamente, cercando i grandi onori nelli gran conviti e molti adornamenti; e tutta la sostanzia loro non spendono in altro: e i poverelli si muoiono di fame. Ma essi sempre cercano le grandi e le molte vivande, nettezza di vasi, le care mense, e delicati e ornati vestimenti: ma non si curano dell'anima tapinella, elle si muore di fame; però che gli tollono 'l cibo della virtù e della santaconfessione, e della parola santa di Dio, cioè della Parola incarnata, unigenito suo Figliuolo.
 
Del quale doviamo seguitare le vestigie per affetto ed amore, amando quello che egli ama, cercando quello che egli cercò: ainare le virtù, e spregiare 'l vizio, cercare l'onore di Dio, e cercare la salute di noi e del prossimo nostro. E però disse Cristo, che di solo pane non viveva l'uomo, ma della parola di Dio.

   Adunque voglio, caro e dolce signore e fratello in Cristo dolce Gesù, che seguitiate questa dolce Parola, con virtù vera,Cristo crocifisso; e non vi lasciate ingannare almondo, nè alla forte gioventù.

Perocchè, seguitando noi pur il inondo, potrebbe esser detto a noi quella parola che disse Cristo bene- detto de' Giudei: «Costoro sono simili a' sepolcri, che di fuore sono belli e scialbati, e dentro sono pieni d'ossa e di puzza di morti». Oh quanto dice bene la dolce e prima Verità! E veramente egli è così: che di fuore paiono belli con molti adornamenti, empiendosi 'l cuore e l'affetto di queste cose morte e transitorie, che generano puzza e fastidio di disonestà nell'anima e nel corpo. Ma io spero per la bontà di Dio, che voi v'ingegnerete di correggere sì la vita vostra, che questo non toccherà a voi; ma con grandissimo fuoco d'amore piglierete la croce, nella quale si spense e distrusse la morte del peccato mortale, e avemmo la vita.

E cosi farà a voi. Nella levazione della croce si leveranno tutte le offese che avete fatto a Dio e dirà poi Dio a voi:«Vieni, diletto figliuolo mio, che ti sei affaticato per me. Io ti consolerò, e menerotti alle nozze della vita durabile, dove è sazietà senza fastidio, e fame senza pena, diletto senza scandolo»: e non sono fatte come le nozze e i conviti del mondo, che danno spesa senza alcuno guadagno; e quanto più sen'empie l'uomo, più rimane vuoto; da letizia viene a tristizia.

   E bene lo vedesti voi nel di d'ieri; che, avendo voi con gran festa fatto il convito, 'l vi tornò a grande amaritudine. E questo permise Dio per grandissimo amore che ha all'anima vostra; e volse manifestare a voi e agli altri ch'erano d'intorno, che cosa è la nostra vana letizia.

E mostrò Dio, che quegli atti, le parole e costumi e i modi e consigli fusseno poco piacevoli e accettevoli a lui. Oimè! Io temo bene, che la nostra stoltizia non sia tanta, che non ci lasci considerare il divino giudizio.

   Dicovi da parte di Cristo crocifisso, che sempre il dì d'ieri portiate nella memoria, acciò che le cose vostre siano fatte con ordinato modo, e con virtù e timore di Dio, e non senza timore di Dio. Confortatevi, confortatevi; ché io spero. per la sua bontà, che vel farà fare.

E non abbiate amaritudine affliggitiva di questo caso che ci è avvenuto; ma sia pena sanativa d'un cognoscimento santo di voi medesimo. Siavi un santo freno, che raffreni in voi ogni disordinata vanità; siccome si fa al cavallo che corre, che si tira la briglia perchè non esca fuore dell'ordine del corso suo. Orsù, figliuolo mio dolce in Cristo nostro dolce Gesù, abbracciatevi con la santissima croce; rispondete a Dio, che con essa croce vi chiama: e cosi adempirete la volontà sua, e il desiderio mio. E però vi dissi che io desiderava di vedervi il cuore e il desiderio vostro confitto e chiavellato in croce.

Fate che innanzi che il santo Padre ne vada, voi fermiate il vostro santo desiderio, pigliando la santa croce dinanzi alla Santità sua: e quanto più tosto, meglio è, per lo popolo cristiano, e infedele. E fate tosto senza negligenzia; non prolungate più tempo. Vogliate che piuttosto vi manchi 'l tempo nelle cose temporali, che nelle spirituali; e specialmente in questa santa e dolce operazione, la quale Dio vi ha posta in mano, e favvi degno di quello per la sua bontà, che spesse volte suol fare a' grandi servi suoi.
Non dico più.

Ricordatevi, monsignore, che dovete morire, e non sapete quando.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione. Gesù dolce. Gesù amore.
 



P.S.
Luigi I d'Angiò (Vincennes, 23 luglio 1339 – Bisceglie, 20 settembre 1384) fu conte e poi duca di Angiò, conte della Maine, duca di Turenna, conte di Provenza e di Forcalquier e re della dinastia d'Angiò, solo titolare, del Regno di Napoli e di Gerusalemme.

Era figlio secondogenito del re di Francia Giovanni II, detto il Buono, e della di lui moglie Bona di Lussemburgo, sorella dell'imperatore Carlo IV del Sacro Romano Impero.




 

Caterina63
00lunedì 14 marzo 2011 16:52
                                     


Lettera di santa Caterina da Siena CCVII (207 ) - A signori di Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

   A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, risovvenendomi della parola che disse il nostro Salvatore a' Discepoli suoi, quando disse: «Con desiderio io ho desiderato di fare la Pasqua con voi, prima ch'io muoia». Lungo tempo aveva pasquato il nostro Salvatore con loro: dunque di che Pasqua dice? Diceva dell'ultima Pasqua, la quale fece comunicando sé medesimo a loro. Ben mostra che faccia come innamorato della salute nostra. Onde non dice: Io desidero; ma dice: Con desiderio io ho desiderato; quasi dica: «lo ho, lungo tempo desiderato di compire la vostra redenzione, e di darmivi in cibo, e dare a me la morte per rendervi la vita». Or questa dunque è la Pasqua desiderata da lui: e però ha letizia e gode e fa festain sé, cioè perché si deve adempire 'l suo desiderio, il quale tanto aveva desiderato; ed in segno che ne sente letizia, dice Pasqua. E poi lascia a loro la pace e l'unione, e che si debbano amare insieme; e questo lascia per testamento e per segno; cioè, che a questo segno sono cognosciuti i figliuoli e i veri discepoli di Cristo.

Dico che questo vero padre cel dà per testamento. Noi dunque, figliuoli, non dobbiamo renunziare al testamento del padre; perocché chi renunzia, non debbe avere l'eredità. E però dunque io desidero con grandissimo desiderio di vedervi figliuoli veri e non ribelli al Padre vostro, e non renunziatori al testamento della pace, ma adempitori d'essa pace, legati, ed uniti nel legame e nello amore dell'ardentissima carità. E, stando in questa dilezione, egli vi darà sé medesimo in cibo; e riceverete il frutto del sangue del figliuolo di Dio; per lo cui mezzo riceviamo l'eredità di vita eterna. Perocché, innanzi che il sangue fosse sparto, vita eterna era serrata; e niuno poteva andare al fine suo, il quale fine è Dio. E però era creato l'uomo. Ma perché l'uomo non era stato al giogo dell'obedienzia, ma fu inobediente, e ribello al comandamento suo: però venne la morte nell'uomo. Mosso Dio dunque dal fuoco della sua divina carità, donocci il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; il quale per l'obedienza del Padre suo ci diè 'l sangue con tanto fuoco d'amore; in tanto che ogni cuore superbo e ignorante si dovrebbe vergognare non ricognoscendo tanto smisurato beneficio. Il sangue dunque ci è fatto bagno a lavare le nostre infermitadi, e gli chiovi ci sono fatti chiave, perocché hanno disserrata la porta del cielo. Dunque, figliuoli e fratelli miei, io non voglio che siate ingrati nescognoscenti a tanto ineffabile amore quanto Dio vi mostra; perocché voi sapete bene che la ingratitudine fa seccare la fonte della pietà. E però questa è la pasqua che desidera di fare con voi; cioè, che voi siate figliuolipacifici, e non siate ribelli al capo vostro, ma sudditi e obedienti infino alla morte.

   Voi sapete bene, che Cristo lasciò il vicario suo, e questo lasciò per rimedio dell'anime nostre; perché in altro non possiamo avere salute, che nel corpo mistico della santa Chiesa, il cui capo è Cristo, e noi siamo le membra. E chi sarà inobediente a Cristo in terra, il quale è in vece di Cristo in cielo, non partecipa il frutto delFigliuolo di Dio; perocché Dio ha posto che per le sue mani ci sia communicato e dato questo sangue e tutti li sacramenti della santa Chiesa, li quali ricevono vita da esso sangue. E non possiamo andare per altra via, né entrare per alta porta; però che disse la prima Verità: «Io sono Via, Verità, e Vita». Chi tiene dunque per questa via, va per la verità, e non per la menzogna. E questa è, una via d'odio del peccato, e non d'amor proprio di sé medesimo; il quale amore è cagione d'ogni male. Questa via ci dà amore delle virtù, le quali danno vita all'anima;onde essa riceve un'unione e dilezione col prossimo suo; ché innanzi elegge la morte che offendere il prossimo suo. E bene vede che, se egli offende la creatura, egli offende il Creatore. Adunque bene è via di verità. Parmi ancora, che sia porta onde ci conviene entrare poiché abbiamo fatta la via. Così disse egli: «Niuno può andare al Padre, se non per me».

   Adunque vedete, figliuoli miei dolcissimi, che colui che ribella come membro putrido alla santa Chiesa, e al padre nostro Cristo in terra, è caduto nel bando della morte; perocché quello che facciamo a lui, facciamo a Cristo in cielo, o riverenzia, o vituperio che noi facciamo. Vedete bene che per la disobedienzia e per la persecuzione che avete fatta (credetemi, fratelli miei, che con dolore e pianto di cuore vel dico) voi sete caduti nella morte, e in odio e in dispiacere di Dio; e peggio non potete avere, che esser privati della Grazia sua. Poco ci varrebbe la potenzia umana se non ci fussi la divina. Oimé, che in vano s'affadiga colui che guarda la città, se Dio non la guarda. Se Dio dunque ha fatta guerra con voi per la ingiuria che avete fatta al padre nostro e vicario suo; sete, dico, indebiliti perdendo l'adiutorio suo. Poniamoché molti sono quelli che non si credono per questo offendere Dio, ma pare a loro fare sacrificio a lui, perseguitando la Chiesa e i pastori suoi, e difendendosi dicendo: «E' sono cattivi; e fanno ogni male». E io vi dico che Dio vuole, e ha comandato così. che eziandio se e' paslori, e Cristo in terra, fussero dimoni incarnati, non tanto che buono e benigno padre, e' ci conviene esser sudditi e obedienti a lui, non per loro in quanto loro,ma per la obedienzia di Dio, come vicario di Cristo; perocché vuole che facciamo così.

Sapete che il figliuolo non ha mai ragione contra del padre, sia cattivo, e riceva ingiuria da lui quanta si vuole; perocché è tanto grande il beneficio dell'essere ch'egli ha avuto dal padre che, per niuna cosa gli può rendere tanto debito. Or così pensate che egli è tanto l'essere e il beneficio della graziache traiamo del corpo mistico della santa Chiesa, che niuna riverenzia o operazione che noi facciamo, o facessimo, potrebbe esser sufficiente a rendere questo debito. Oimé, oimé, figliuoli miei, piangendo vel dico, e ve ne prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che vi riconciliate e facciate pace con lui.

   Oh non state più in guerra, e non aspettate che l'ira di Dio venga sopra di voi. Perocché io vi dico che questa ingiuria egli la reputa fatta a sé. E così vogliate dunque ricoverare sotto l'ale dell'amore e del timore di Dio, umiliandovi e volendo cercare la pace e l'unione col padre vostro. Aprite, aprite l'occhio del cognoscimento, e non andate in tanta cecità. Perocché noi non siamo Giudei né Saraceni, ma siamo Cristiani battezzati, e ricomperati del sangue di Cristo. Non dobbiamo dunque andare contra al capo nostro per neuna ingiuria ricevuta; né l'uno cristiano contra all'altro; ma dobbiamo fare questo contra agl'Infedeli. Perocché ci fanno ingiuria; però che possedono quello che non è loro; anco, è nostro.

   Or non più dormite (per l'amore di Dio!) in tanta ignoranzia e ostinazione. Levatevi su, e correte alle braccia del padre nostro, che vi riceverà benignamente. Se 'l farete, averete pace e riposo spiritualmente e temporalmente, voi e tutta la Toscana: e tutta la guerra che, è di qua, anderà sopra gl'Infedeli, rizzandosi il gonfalone della santissima croce. E se non facesse di recarvi a buona pace, arete il peggiore tempo, voi e tutta la Toscana che avessino mai e' nostri an-. tichi. Non pensate che Dio dorma sopra l'ingiurie che sono fatte alla Sposa sua, ma veglia. E non ci paia altrimenti perché vediamo andare la prosperità innanzi; perocché sotto la prosperità è nascosta la disciplina della potente mano di Dio.

   Poiché Dio è disposto a porgerci la misericordia sua, non state fratelli miei, più indurati; ma umiliatevi ora, mentreché avete il tempo. perocché l'anima che s'umilia, sarà sempre esaltata (così disse Cristo); e chi si esalta,sarà umiliato con la disciplina e co' flagelli e con battiture di Dio.

   Andate dunque con pace e unione. E questa è la Pasqua che io ho desiderio di fare con voi: considerando che in altra corte non possiamo fare questa Pasqua, che nel corpo della santa Chiesa, perché quivi è il bagno del sangue del Figliuolo di Dio, dove si lavano i fracidumi de' peccati nostri. Ine si truova il cibo dove l'anima si sazia e si notrica; e trovianvi il vestimento nuziale, il quale, ci conviene avere, se vogliamo entrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati dall'Agnello svenato e derelitto in croce per noi. Questo è 'l vestimento della pace, che pacifica 'l cuore, e ricuopre la vergogna della nostra nudità, cioè di molte miserie e difetti e divisioni,le quali noi abbiamo l'uno con l'altro, le quali sono cagione e strumento di tôrci il vestimento della Grazia. Poi, dunque, che la benignità dolce di Dio ci rende il vestimento, non siate negligenti ad andare per esso con sollicitudine virilmente al capo nostro, acciò che la morte non vi trovi nudi. Perocché noi dobbiamo morire, e non sappiamo morire, e non sappiamo quando. Non aspettate 'l tempo, perocché 'l tempo non aspetta voi. Grande simplicità sarebbe d'aspettare, e fidarmi di quello che io non ne son sicuro e non ho davvero.

   Non dico più. Perdonate alla mia presunzione, e incolpatene l'amore ch'io ho alla salute vostra, e dell'anima e del corpo; e il dolore ch'io ho del danno che voi ricevete spiritualmente e temporalmente. E pensate che più tosto vel direi a bocca che per lettera. Se per me si può adoperare alcuna che sia onore di Dio, e unione di voi e della santa Chiesa; sono apparecchiata a dare la vita, s'el bisogna. Permanete nella santa e dolce dilezione, del nostro signor Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù amore.




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Come dobbiamo e possiamo festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia?


QUESTO è IL MODO CON IL QUALE VOGLIAMO UNIRCI AI FESTEGGIAMENTI PER L'UNITA' D'ITALIA : CON QUELLA UNITA' CHE TANTO APPASSIONO' SANTA CATERINA DA SIENA NOSTRA PATRONA.....
che non significa uno Stato confessionale giacchè MAI E POI MAI la Chiesa intese questo, ma COLLABORAZIONE FRA STATO E CHIESA come è sempre stato tentato di fare....


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