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Canonizzazione di s. Caterina da Siena (clicca qui per il calendario)
vi offriamo alcune Lettere di santa Caterina AI POLITICI DEL SUO TEMPO.....
"Noi" che abbiamo accolto la "Popolorum Progressio" di Paolo VI,
la Rerum Novarum di Leone XIII,
la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II che ricorda ed aggiorna la Rerum Novarum nei suoi, appunto 100 anni....
noi che abbiamo accolto la Mater et Magistra di Giovanni XXIII,
possiamo dire serenamente, e con vanto in Cristo, che il primo caposaldo della Dottrina Sociale della Chiesa, la troviamo saldamente insegnata nelle Lettere di santa Caterina da Siena "ai Politici, re ed imperatori, Duchi e Conti " del suo tempo, una dottrina sottolineante la dignità della PERSONA UMANA, i suoi diritti, i suoi doveri.
La dottrina cateriniana NON è solo mistica e ascetica, è piuttosto realtà e concretezza che scaturisce da quell'affetto di amore concreto con il quale è unita prima alla "Prima dolce Verità", per poi estendersi al Prossimo che ama in Cristo, con Cristo e per Cristo.
In santa Caterina da Siena, la società, non è qualcosa che sussiste per sè o che possa essere manipolata a seconda delle mode o dei giochi politici, o fra i litigi di re e imperatori, bensì la società è per lei una costituzione di PERSONE, creature ragionevoli, che per questo precedono e formano la società medesima, dirà la santa: " In questa vita mortale, mentre che siete viandanti, Io (=Dio) v'ho legati nel legame della Carità, dell'Amore vero: voglia l'uomo o no, egli ci è legato"....
Per Caterina da Siena l'Uomo, dotato di libero arbitrio, deve tuttavia essere sollecitato a conoscere il vero Bene per poterlo compiere, essendo egli stato offuscato, ed offuscato lui stesso, dal Peccato Originale, di vedere questo Bene e di perseguirlo.
Per questo Santa Caterina da Siena, non scrive "Lettere" direttamente ai "peccatori", nel suo Epistolario, ricchissimo, Ella indirizza le sue attenzioni ai Governanti, ai Politici, ai Sindaci del suo tempo, ma anche ai Genitori ed agli Educatori, così come alle Gerarchie della Chiesa Cattolica, al Clero e ai Papi, in tutti questi Caterina vede e comprende che è loro la responsabilità maggiore della disaffezione degli Uomini verso Dio.
Accogliamo dunque dalle sue parole un vero magistero LAICO.....
Tratte da: "Le Lettere di S. Caterina da Siena - ridotte a miglior lezione e in ordine nuovo disposte con proemio e note"
di Niccolò Tommaseo (G. Barbera, editore - 1860)
CCXXXV - Al Re di Francia
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo Signore e padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi osservatore de' santi e dolci comandamenti di Dio: considerando me, che in altro modo non potiamo partecipare il frutto del sangue dell'Agnello immacolato. Il quale Agnello dolce Gesù ci ha insegnata la via; e così disse egli: «Ego sum via, veritas, et vita». Egli è il dolcemaestro che ci ha insegnata la dottrina salendo in su la cattedra della santissima croce.
Venerabile padre, che dottrina e che via egli vi dà? La via sua è questa: pene, obbrobri, vituperii, scherni e villanie; sostenere, con vera pazienza, fame e sete; satollato d'obbrobri, confitto e chiavellato in croce per onore del Padre, e salute nostra. Che con la pena e obbrobrio suo ha satisfatto alla colpa nostra e al nostro vituperio, nel quale era caduto l'uomo per lo peccato commesso. Egli ha restituite, e punite le nostre iniquità sopra il corpo suo; e hallo fatto solo per amore, e non per debito.
Questo dolce Agnello, via nostra, ha spregiato il mondo con tutte le delizie e stato suo; e ha odiato il vizio, eamata la virtù. Voi, come figliuolo e servo fedele a Cristocrocifisso, seguitate le vestigie sua e la via la quale egliv'insegna; cioè, che ogni pena, tormento e tribolazione che Dio permette che il mondo vi faccia, portiate con vera pazienza. Perocchè la pazienza non è vinta, ma essa vince il mondo. Siate, siate amatore delle virtù, fondato in vera e santa giustizia, e spregiatore del vizio.
Tre cosevi prego singolari, per l'amore di Cristo crocifisso, che facciate nello stato vostro.
La prima si è, che spregiate ilmondo, e voi medesimo, con tutti i difetti suoi; possedendo voi il reame vostro come cosa prestata a voi, e non vostra. Perocchè voi sapete bene, che nè vita nè sanità nè ricchezze nè onore nè stato nè signoria non è vostra. Che s'ella fusse vostra, voi la potreste possedere a vostro modo. Ma tal ora vuole essere l'uomo sano, ch'egli è infermo; o vivo, ch'egli è morto; o ricco, ch'egliè povero; o signore, ch'egli è fatto servo e vassallo. E tutto questo è perch'elle non sono sue; e non le può tenere se non quanto piace a Colui che gliel'ha prestate. Adunque bene è semplice colui che possiede l'altrui per suo. Drittamente egli è ladro, e degno della morte. E però prego voi, che, come savio faccia come buono dispensatore, possedendo come cose prestate a voi; fatto per lui suo dispensatore.
L'altra cosa è, che voi manteniate la santa e vera giustizia; e non sia guasta nè per amore proprio di voi medesimo, nè per lusinghe, nè per veruno piacere d'uomo. E non tenete occhio, che i vostri offiziáli facciano ingiustizia per denari, tollendo la ragione a poverelli. Ma siatepadre de' poveri,siccome distributore di quello che Dio v'ha dato. E vogliate che i difetti che si truovano per lo reame vostro, siano puniti, e la virtù esaltata. Però tuttoquesto partiene alla divina Giustizia di fare.
La terza cosa si è, d'osservare la dottrina che vi dà questo maestro in croce; che è quella cosa che più desidera l'anima mia di vedere in voi; ciò è l'amore e dilezione col prossimo vostro, col quale tanto tempo avete avuto guerra. Perocchè voi sapete bene, che senza questa radice dell'amore, l'arbore dell'anima vostra non farebbe frutto, ma seccherebbesi, non potendo trarre a se l'umore della Grazia, stando in odio. Oimè, carissimo padre, che la prima dolce Verità ve lo insegna, e lassa per comandamento, d'amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo come sè medesimo. Egli vi diè l'esemplo, pendendo in sul legno della santissima croce.
Gridando i Giudei «Crucifige»; ed egli grida con voce umile e mansueta: «Padre, perdona a costoro che mi crocifiggono, che non sanno che si fare». Guardate la sua inestimabile carità; chè non tanto che egli perdoni, ma gli scusa dinanzi al Padre. Che esemplo e dottrina è questa; che il Giusto, che non ha in sè veleno di peccato, sostenga dall'ingiusto, per punire le nostre iniquità!
Oh quanto si debbe vergognare l'uomo che sèguita la dottrina del dimonio e della sensualità, curandosi più d'acquistare ricchezze del mondo e di conservarle (chè tutte sono vane, e passano come vento), che dell'anima sua e del prossimo suo! Chè, stando in odio coi prossimo, ha odio con sè medesimo, perchè l'odio il priva della divina Carità. Bene è stolto e cieco, chè egli non vede che col coltello dell'odio del prossimo suo uccide sè medesimo.
E però vi prego, e voglio, che seguitiate Cristo crocifisso, e siate amatore della salute del prossimo vostro; dimostrando di seguitare l'Agnello, che per fame dell'onore del padre e salute dell'anime, elesse la morte del corpo suo. Così fate voi, signor mio. Non curate di perdere della sustanzia del mondo; chè il perdere vi sarà guadagno, purchè potiate pacificare l'anima vostra col fratello vostro.
Io mi maraviglio come voi non ci mettete eziandio, se fusse possibile, la vita, non tanto che le cosetemporali; considerando tanta distruzione dell'amme e de' corpi, quanta è stata; e quanti religiosi, donne e fanciulle sono state vituperate e cacciate per questa guerra. Non più, per l'amore di Cristo crocifisso! Non pensate voi, che se voi non fate quello che voi potete, di quanto male voi sete cagione? Male nei Cristiani, e male negl'infedeli. Perocchè la briga vostra ha impacciato e impaccia il misterio del santo passaggio. Che se non ne uscisse altro male che questo, mi pare che doviamo aspettare il divino giudicio.
Io vi prego che siate così più operatore di tanto male, e impacciatore di tanto bene, quanto è la recuperazione della Terra Santa, e di quell'anime tapinelle che non participano il sangue del Figliuolo di Dio. Della qual cosa vi dovereste vergognare, voi, e li altri signori cristiani; chè grande confusione è questa dinanzi agli uomini, e abominazione dinanzi a Dio, che si faccia la guerra sopra il fratello, e lascisi stare il nimico; e vogliasi tôrre l'altrui, e non racquistare il suo. Non più tanta stoltizia e cecità! Io vi dico, da parte di Cristo crocifisso, che non indugiate più a far questa pace. Fate la pace,e tutta la guerra mandate sopra gl'infedeli.
Aiutate a favoreggiare, e a levar su l'insegna della santissima croce; la quale Dio vi richiederà, a voi e agli altri, nell'ultima estremità della morte, di tanta negligenzia e ignoranzia, quanta ci si è commessa, e commette tutto dì. Non dormite più (per l'amore di Cristo crocifisso, e per la vostra utilità!), questo poco del tempo che ci è rimaso; perocchè il tempo è breve, e dovete morire, e non sapete quando. Cresca in voi un fuoco di santo desiderio a seguitare questa santa croce, e pacificarvi col prossimo vostro. E per questo modo seguiterete la via e la dottrina dell'Agnello svenato,derelitto in croce; e osserverete i comandamenti.
La via seguiterete, portando con pazienzia le ingiurie che vi sono state fatte; la dottrina, in rinconciliarvi col prossimo; e l'amor di Dio, manifestandolo con seguitare la santissima croce nel santo e dolce passaggio. Nel quale mi pare che il vostro fratello missere lo duca d'Angiò per l'amore di Cristo, vuole prendere a faticarsi in questa santa operazione. Sarebbe da farsi coscienzia se per voi rimanesse tanto dolce e santo misterio. Or in questo modo seguiterete le vestigie di Cristo crocifisso, adempirete la volontà di Dio e mia, e i comandamenti suoi; chè vi dissi ch'io desiderava di vedervi osservatore de' comandamenti santi di Dio.
Non dico più. Perdonate alla mia presunzione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.