La Divina Liturgia Ortodossa e gli Abiti

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Caterina63
00giovedì 27 novembre 2008 15:10


LE VESTI LITURGICHE
NELLA CHIESA ORTODOSSA




Tutte le vesti liturgiche (paramenti) presenti nella Chiesa Ortodossa derivano da abbigliamenti in uso nell'Impero Romano. Occidente e Oriente in questo coincidono e mostrano la loro comune origine. Nulla nella Liturgia cristiana è fine a se stesso, tanto meno i paramenti utilizzati. Gli abbigliamenti servono dunque a contraddistinguere un ufficio e una funzione all'interno della Chiesa un po' come la divisa serve a contraddistinguere il soldato dal vigile urbano. I colori dei paramenti nella Chiesa Ortodossa, rispetto a quella Romano-Cattolica non hanno un significato particolare o fisso. Probabilmente questa differenza si spiega dal momento che l'Occidente, nel periodo medioevale, ha sviluppato una forte visione allegorica sulle cose sacre mettendo piuttosto in ombra quella simbolica. Attribuendo un significato allegorico ad ogni elemento del tempio e della Liturgia i colori hanno cominciato ad assumere un'importanza particolare e sono stati fissati normativamente. I colori, in Oriente, non hanno quella fissità normativa che s'è imposta in Occidente a partire dal periodo post-tridentino (XVI-XVII sec.) e la loro importanza è piuttosto relativa.

Mostriamo di seguito i paramenti del Lettore del Suddiacono del Diacono, del Presbitero e dell'Episcopo facendo un breve cenno sulla loro identita' ecclesistica.



IL LETTORE


Nella liturgia canta le parti a lui spettanti. Con il suddiacono fa parte dei cosiddetti “Ordini Minori” a differenza dei tre gradi dell’Ordine (Diaconato-Presbiterato-Episcopato) detti anche "Ordini Maggiori". Gli Ordini Minori vengono conferiti per chirotessia, cioè per una benedizione ricevuta con una mano appoggiata sulla testa. La chirotonia che contraddistingue gli Ordini Maggiori consiste, invece, nell'imposizione delle mani secondo l’uso apostolico.


Segno liturgico del lettore:

RÁSSO

Di colore nero assomiglia molto alla Cocolla dei monaci benedettini, segno della comune origine delle vesti liturgiche. Il materiale con il quale è fatta è seta oppure lana. Si contraddistingue per le sue ampie maniche.
Nella tradizione slava il lettore non porta il Rasso (riservato a monaci, diaconi e presbiteri). Il paramento distintivo del lettore è lo Sticario (l'officio di chirotessia al lettorato nel pontificale slavonico è talvolta denominato "conferimento dello Sticario"). Durante la chirotessia al lettorato, nel momento della prima lettura dell'Apostolo, il candidato è rivestito del Piccolo Felonio (una versione leggermente più corta rispetto al Felonio presbiterale, e meno adorna). Gli accoliti (in russo: presluzhniki) aiutano il Diacono all'altare. Essi non vengono ordinati, ma hanno la benedizione del prete per poter entrare nel luogo dell'altare e indossare lo Sticario. Solitamente sono dei bambini o giovani ragazzi.

IL SUDDIACONO


Aiuta nella liturgia il Diacono. È il secondo dei cosiddetti “Ordini Minori”. Anche se non pare di istituzione apostolica la sua origine è molto antica. il Suddiaconato si rese quasi subito necessario per aiutare nelle onerose incombenze di servizio verso la Comunità cristiana dei primi secoli. Ne parla esplicitamente Ippolito di Roma nella sua Traditio (218). La Chiesa romana doveva avere dei suddiaconi anche prima di papa Fabiano (236-250) perchè alla morte di questi, S. Cipriano li nomina ripetutamente a Cartagine e con attribuzioni non sempre legate al culto. La Chiesa Ortodossa continua a mantenere l’istituzione suddiaconale a differenza della Chiesa romana che l’ha recentemente abolita. Nella tradizione russa, la veste liturgica del Suddiacono è lo Sticario con l'Orario (che deve essere cinto attorno alle spalle, come sul disegno). La forma dello Sticario è uguale a quella dello Sticario del Diacono. la funzione del Suddiacono non è quella di aiutare il Diacono, ma di assistere il Vescovo nelle liturgie pontificali. Infatti, é molto raro vedere un suddiacono nella parrocchie, poiché solitamente sono solo nelle cattedrali, dove c'é la cattedra del vescovo.

Segno liturgico suddiaconale:

STICARIO

Si veste in forma differente rispetto a quello del Diacono. È stretto alla vita da una fascia e ha maniche abbastanza aderenti ai polsi



IL DIACONO


È il primo dei cosiddetti "Ordini Maggiori". Con quelli che lo seguono (Presbiterato, Episcopato) è di certa istituzione apostolica. Ha generalmente una funzione ecclesiastica di assistenza e servizio (dal greco = diakonia). Nelle Celebrazioni liturgiche unisce il popolo al presbitero.

Segni liturgici diaconali:

1. STICARIO
Corrisponde alla Dalmatica occidentale

2. ORARIO
Corrisponde alla Stola diaconale occidentale

3. SOPRAMMANICHE (Epimanikia)
Sono delle fasce di stoffa con una croce ricamanta.
La loro funzione è quella di mantenere le maniche aderenti al polso.
(Nella figura non sono visibili).



IL PRESBITERO


Il termine Presbyteros significa anziano. Il suo compito è quello di amministrare tutti i Sacramenti (tranne quello dell'Ordine) per la crescita spirituale di tutti i cristiani.

Segni liturgici presbiterali:

1. STICARIO
Corrisponde al Camice occidentale

2. STOLA (Epitrakilion)
Corrisponde alla Stola presbiterale occidentale

3. SOPRAMMANICHE (Epimanikia)
Non sono visibili nel disegno

4. EPIGONATIO
È una distinzione onorifica.
L'Epigonatio rappresenta la Spada della Parola.

5. CINTURA
Corrisponde al Cingolo occidentale e serve per stringere al corpo la stola.

6. FELONIO
Corrisponde alla Casula occidentale. Le antiche Casule occidentali erano quasi identiche a quelle orientali. Nell'Impero Romano quest'abbigliamento aveva una funzione di soprabito.

L'EPISCOPO


L'Episcopo, o Vescovo, è colui che "scruta dall'alto" (dal gr. episkopos). Il suo compito è quello di reggere la Diocesi che gli è stata affidata mantenendola fedele al Vangelo e alla Tradizione ecclesiastica. Amministra per questo anche il Sacramento dell'Ordine con il quale può fare Diaconi e Presbiteri. Il Vescovo porta tutti i paramenti sacri del Presbitero, al posto del Felonio porta il Sacco (nell'antichità, anche i Vescovi portavano il Felonio), l'Omophorion, la Mitra, il Pastorale e anche il Tricherio ed il Dicherio, (sui quali si accenna nella sezione dedicata alle suppellettili liturgiche).

Segni liturgici episcopali:

1. EPIGONATIO

2. SACCO
Questo paramento è simile a quello che aveva l'Imperatore costantinopolitano quando assisteva alle Liturgie

3. OMOFORIO
Segno distintivo episcopale. Corrisponde al Pallio utilizzato dai Metropoliti occidentali.

4. MITRA
La foggia di questo copricapo emula il Diadema dell'Imperatore costantinopolitano. La mitra episcopale greca, a differenza di quella russa, porta il diadema dell'Impero Romano.

5. PASTORALE
Questo tipo di pastorale era anche quello occidentale del primo millennio.
Quando il vescovo non celebra ma assiste alle celebrazioni liturgiche indossa un altro tipo di indumento, il "Mandìas".


Quest'indumento ha la forma d'un mantello caudato. Il suo colore è viola o rosso porpora. Presso i russi ha una colorazione chiara con delle strisce di diverso cromatismo. Quando il vescovo si muove con il Mandìas viene accompagnato da un chierico caudatario che ne sostiene il lembo posteriore.

Nella foto che segue S.B. Bartolomeo I indossa il Mandias per l'incontro liturgico con Benedetto XVI nella quale, appunto, il Patriarca assiste ma non concelebra:




OSSERVAZIONI AGGIUNTIVE

Man mano che un membro del clero avanza negli ordini, conserva i paramenti che indossava. Dunque, il Lettore ha lo Sticario, il Suddiacono lo conserva aggiungendo l'Orario. Il Diacono conserva l'Orario (che viene sciolto) e lo Sticario, e si aggiungono le Epimanikia. Il Prete indossa lo Sticario, le Epimanikia, e l'Orario, indossandolo su ambe due le spalle, mentre il Diacono solo sulla spalla sinistra. Questo è l'Epitrachelion. Nella tradizione russa, il Presbitero riceve anche la Croce pettorale di argento. L'Epigonatio non è una distinzione dell'Archimandrita o dell'Arciprete essendo una distinzione di onore, come la croce d'Oro, il Nabedrennik (che non esiste nella Chiesa Greca), la croce rivestita di gioielli, la Skufiya e la Kamilavka, ecc. Sono tutte distinzioni che vengono date dal Vescovo per merito.

Il titolo di Arciprete, o di Arciprete Mitroforo, o di Protopresbitero, sono dati dal Vescovo come distinzioni non semplicemente di merito, ma anche di tipo "gerarchiale". Per esempio, un Protopresbitero è molto raro e, di solito, è il rettore di una cattedrale patriarcale, oppure è il cancelliere di una eparchia, ecc. Il titolo di Igumeno, viene dato ad un'Abate di un monastero, mentre quello di Archimandrita viene dato ad un'Abate di una Grande Lavra (come quello della Trinità di S. Sergio di Radonezh, vicino Mosca), oppure ad un'Abate di tre o quattro monasteri.

La distinzione dell'Archimandrita in termini di vesti è il Madias che è diverso da quello dei monaci, il bastone di legno, e in alcuni casi, il poter celebrare con il Tricherio ed il Dicherio. La distinzione del Protopresbitero (e anche dell'Archimadrita) è di poter celebrare la Divina Liturgia con le Porte Regali aperte fino alla comunione del Clero. Questi sono solo alcune esempi di differenze tra le tradizioni greca e slava.

Si ringrazia particolarmente il Diacono Vsevolod Borzakovsky (Cattedrale San Nicola - Washington DC) per i consigli e i suggerimenti con i quali è stato possibile ampliare questa pagina.

Caterina63
00giovedì 27 novembre 2008 15:20
.....inseriamo ora alcune informazioni utili circa i Sacramenti nei giorni in cui vengono amministrati nella Chiesa Ortodossa... [SM=g27985] .

Tratto da www.ortodossia.it


Quando cade la...SANTA PASQUA?

dal 2006, 23 APRILE

SANTA PASQUA 2007, aprile 8
SANTA PASQUA 2008, aprile 27
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SANTA PASQUA 2010, aprile 4
SANTA PASQUA 2011, aprile 24
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SANTA PASQUA 2013, maggio 5
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SANTA PASQUA 2027, maggio 2
SANTA PASQUA 2028, aprile 16
SANTA PASQUA 2029, aprile 8
SANTA PASQUA 2030, aprile 28

BATTESIMI

* Si celebrano durante tutto l’anno, tranne nella Settimana Santa.
* Si deve presentare il certificato di nascita.
* Il Padrino (p la Madrina) deve essere cristiano ortodosso.
* Nel caso di conversione di eterodossi all’Ortodossia, qualora siano battezzati nel nome della Santissima Trinità, viene amministrata solo la Santa Cresima, dopo che sono stati istruiti nella Fede Ortodossa.

MATRIMONI

Non vengono celebrati:
* dal 12 dicembre sino a Natale.
* dal Lunedì Puro sino a Pasqua (Santa e Grande Quaresima).
* durante la Quaresima della Dormizione della Ssma Madre di Dio (1-14 agosto).
* il 5 gennaio, vigilia della Santa Epifania.
* il 29 agosto, festa della Decapitazione di San Giovanni Battista e Precursore.
* il 14 settembre, festa dell’Esaltazione Universale della Santa Croce.
* con non Cristiani, o con denominazioni cristiane che non hanno un battesimo canonico valido.

Per la celebrazione di un matrimonio occorre:
* la celebrazione del matrimonio civile o certificato di eseguita pubblicazione per matrimonio.
* certificato di stato libero dei futuri sposi rilasciato dalla loro Diocesi ed anche dal proprio Comune.
* certificato di Battesimo e Cresima dei futuri sposi, rilasciato dalla Parrocchia in cui sono stati celebrati tali sacramenti, o Dichiarazione sostitutiva di certificazioni (Art. 46, D.P.R. 445 del 28 dicembre 2000), in cui si dichiara la celebrazione di tali sacramenti.
* dichiarazione firmata da parte dei futuri sposi (in caso di matrimonio misto), in cui assummono la responsabilità morale di battezzare ed educare i figli nella Chiesa Ortodossa.
* che il/la testimone (compare) sia cristiano ortodosso.

FUNERALI

* Prima di ogni cosa i parenti devono informare immediatamente il sacerdote che indichi loro le iniziative da intraprendere.
* Secondo la tradizione della Chiesa Ortodossa, è proibita la cremazione dei morti.

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

Commemorazioni solenni per il riposo dell’anima di coloro che si sono addormentati nel Signore, avvengono nel terzo, nono e quarantesimo giorno della morte. Inoltre il terzo, sesto, nono e dodicesimo mese ed in ogni anniversario, nonchè nei cosidetti ‘’Psychosàvata’’ (Sabati delle Anime), in cui si prega per tutti gli addormentati nel Signore.
(P.S. Gli Ortodossi non amano il termine "Defunti" hanno sempre usato il concetto forse anche più corretto di DORMIZIONE; ADDORMENTATI... [SM=g27988] )

Vengono celebrate commemorazioni solenni nel corso di tutto l’anno, tranne nei seguenti periodi:
* dal Sabato di Lazzaro sino alla Domenica di Tommaso.
* dal 25 dicembre al 6 gennaio.
* nelle feste della SìDecapitazione di San Giovanni il Precursore (29 agosto) e dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre).
* nelle principali feste dedicate a Cristo: Circoncisione, Epifania, Presentazione al Tempio, Ascensione, Trasfigurazione, Natale.
* nelle principali feste dedicate alla Madre di Dio: Annunciazione, Dormizione, Natività, Ingresso al Tempio, Festa della Sinassi.
* nella festa della Pentecoste e dello Spirito Santo.
* nel giorno della festa patronale della chiesa parrocchiale.

IL DIGIUNO NELLA CHIESA ORTODOSSA

Proprio come esistono periodi di festa nella Chiesa, esistono anche periodi di digiuno. Gesù Cristo stesso ha digiunato spesso e raccomandava che anche il popolo digiunasse. Il digiuno non è un insieme di prescrizioni per la dieta e non viene effettuato per ottemperare esigenze legalistiche. Il digiuno, accompagnato dalla preghiera, è un aiuto spirituale che disciplina il corpo e l’anima e permette all’uomo di portarsi più vicino a Dio, specialmente durante i periodi di preparazione alle grandi feste della Chiesa.

Il digiuno non consiste nell’eliminazione totale del cibo, come si potrebbe erroneamente credere, ma nel regolarlo nel modo seguente:

A) Eliminare la carne ed i suoi derivati, compresi i latticini e il pesce, nei seguenti giorni:
* ogni Mercoledì e Venerdì;
* durante la Santa e Grande Quaresima (Lunedì Puro-Sabato Santo);
* durante il digiuno dei SS Apostoli (Lunedì dopo la Domenica di Tutti i Santi-28 giugno);
* durante il digiuno della Dormizione (1-14 agosto);
* durante il digiuno del Natale (15 novembre-24 dicembre).
Il pesce si consuma nei seguenti giorni di digiuno:
* nella festa dell’Annunciazione (25 marzo);
* la Domenica delle Palme;
* durante il digiuno dei SS Apostoli (tranne Mercoledì e Veenrdì);
* nella festa della Trasfigurazione (6 agosto);
* durante il digiuno di Natale (15 novembre-17 dicembre, tranne Mercoledì e Venerdì).
Il digiuno austero, che consiste nell’assistenza anche dell’olio e del vino, si pratica nei seguenti giorni:
* nella vigilia dell’Epifania (5 gennaio);
* ogni Mercoledì e Venerdì della Santa e Grande Quaresima;
* il Lunedì Puro (primo giorno della Santa e Grande Quaresima);
* durante la Santa e Grande Settimana;
* nella festa della Decapitazione di San Giovanni Battista (29 agosto);
* nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre).

B) Periodi esenti da ogni tipo di digiuno:
* Settimana dopo la Domenica del Fariseo e Pubblicano;
* Settimana del Rinnovamento (la settimana subito dopo la Santa Pasqua);
* Settimana dopo la Pentecoste;
* Periodo tra Natale ed Epifania (26 dicembre-4 gennaio).

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Come si può constatare a parte la differenza di qualche data, l'essenza degli Atti dei Sacramenti sono gli stessi...
[SM=g27985]
Caterina63
00giovedì 2 giugno 2011 22:36

La messa copta secondo i Padri della Chiesa (I)


di padre Hani Bakhoum Kiroulos*

ROMA, martedì, 17 maggio 2011 (ZENIT.org).- “Il nostro cuore è colmo di gioia e la nostra bocca di esultanza, per esserci comunicati ai tuoi misteri vivificanti, o Signore”. Con questa preghiera, subito dopo la comunione, secondo la Messa di S. Basilio, i fedeli proclamano il loro stato esistenziale per avervi partecipato e aver ricevuto il corpo e il sangue del Signore e si esprimono dicendo: il nostro cuore è colmo di gioia, per questo esulta la nostra lingua e rendono grazie a Dio, perché ci ha donato suo Figlio. Benedicono il Signore per tutto ciò che ha compiuto e compie nella vita di ciascuno. Per questo la messa è un rendimento di grazie, come spiega la parola greca “eucharistia” cioè azione di grazie.

Questa è la messa, "Sacro Mistero", capace di far passare il fedele dalla tristezza e dalle sue sofferenze alla gioia e all’esultanza. É il sacramento che realizza questo avvenimento fondamentale nella vita del cristiano, lo fa risorgere dalla sua morte, e dunque, partecipa con il Signore alla sua risurrezione, e alla sua natura divina. Questo è uno dei significati più rilevanti della S. Messa. Per questo ho avvertito l’importanza di ritornare alle sorgenti della Messa copta e di esaminarla in modo semplice e riassuntivo. Come era celebrata nei primi secoli? Com’è arrivata fino a noi? E come si sono formate queste preghiere che oggi sono nelle nostre mani?

Qui non si tratta di presentare uno studio scientifico dettagliato della storia della Messa copta, in tal senso ci sono numerosi studi. Si cerca, invece di mettere in evidenza e presentare i frutti di questi studi. Il padre Matta Al-Meskin, del quale seguirò in gran parte il suo studio della Messa copta, paragona la S. Messa e la comunità dei cristiani che vi partecipano, a un viaggio verso il cielo, un viaggio fuori dal mondo, difficile, che per questo ha bisogno di una guida sicura e capace: lo Spirito Santo. Attraverso l’azione dello Spirito Santo i fedeli, saranno capaci di conoscere nelle offerte Eucaristiche il Signore Risorto.

Prima della comunione, il sacerdote dice nella messa di S. Basilio: “Rendici tutti degni, o Signore, di comunicarci ai santi misteri per purificare le nostre anime, i nostri corpi e i nostri spiriti, per essere un solo corpo e un solo spirito e prendere parte alla eredità dei santi”. La comunione ci rende realmente partecipi, ora, dell’eredità dei Santi, e della natura divina. Questo è il grande mistero, il mistero glorioso, il mistero dell’eucaristia e la sua forza. Non è il segno soltanto di ciò che sarà, non è la sua somiglianza o l’anticipo di ciò che avverrà, ma essa annuncia la realtà sacramentale presente, adesso, per colui che entra in questo viaggio celeste, nella vita eterna.

La Messa, o l’Eucaristia, è stata celebrata dagli apostoli, ovunque sono passati ad evangelizzare; è apparsa prima della redazione dei Vangeli, è stata il fondamento della preghiera e della comunione tra chi ascoltava la buona notizia e ci credeva. Agli inizi gli apostoli annunciavano il mistero di Salvezza per mezzo dell’evangelizzazione, e da quest’annuncio nasceva la fede in chi li ascoltava e credeva nell’annuncio. Il tempo del catecumenato, seguiva all’annuncio. Il catecumeno si inizia alla fede, attraverso l’ascolto della parola di Dio e della potenza operante della stessa parola. Successivamente veniva il battesimo, dopodiché si riuniva la comunità per la celebrazione eucaristica. Troviamo numerose testimonianze sulla celebrazione dell’Eucaristia nei primi secoli e la prima è di Clemente Alessandrino (153-217 d.C.). Che cosa diceva?..Alla prossima volta.


[Il prossimo articolo verrà pubblicato il 19 maggio]

(la seconda parte non è stata ancora pubblicata da Zenit.... attendiamo...)



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*Padre Hani Bakhoum Kiroulos è Segretario del Patriarca Copto Cattolico (Repubblica Araba di Egitto) ed ha partecipato come esperto all’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

 

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