"L'aspetto di cena dell'Eucaristia è divenuto proprietà comune, ed è proprio il suo carattere sacrificale che ha bisogno di essere ricuperato" di p. Uwe Michael Lang
Alla riscoperta dello 'Spirito della Liturgia' di Benedetto XVI
Louis Bouyer e l'Architettura Sacra
di Padre Uwe Michael Lang
Il pensiero dell'attuale Santo Padre sulla liturgia e l'architettura sacra è stato notevolmente influenzato da Louis Bouyer (1913 - 2004), un convertito dal luteranesimo, sacerdote dell'Oratorio francese (congregazione religiosa fondata dal Card. Pierre De Bérulle nel XVII secolo e distinto dall'Oratorio di San Filippo Neri) e protagonista del movimento liturgico in Francia (1). Bouyer ha lasciato un'enorme letteratura che si estende non solo allo studio della sacra liturgia, ma anche ad altri campi della teologia e della spiritualità. Ha insegnato per molti anni in università americane e molti dei suoi libri sono stati pubblicati in inglese, eppure il mondo anglofono sembrò non accorgersi della morte di Bouyer avvenuta il 22 ottobre 2004 all'età di 91 anni (2).
Joseph Ratzinger e Louis Bouyer erano amici che avevano grande stima delle opere l'uno dell'altro. Entrambi furono chiamati a far parte della Commissione Teologica Internazionale istituita da Papa Paolo VI nel 1969. Bouyer, nelle sue memorie non pubblicate, rievoca le sessioni di lavoro della Commissione ed elogia in particolare la chiarezza di visione di Ratzinger, la sua vasta conoscenza, il suo coraggio intellettuale, il suo giudizio incisivo e il suo garbato senso dell'umorismo. Nel suo interessante libro - intervista del 1979, dal titolo "Le Métier de Théologien" (Il mestiere di teologo), Bouyer plaude alla nomina dell'eminente teologo Joseph Ratzinger ad Arcivescovo di Monaco (3). A sua volta, il Cardinal Ratzinger, in un contributo pubblicato originariamente nel 2002, richiama la fondazione della rivista teologica internazionale 'Communio'. Iniziata da un gruppo di amici, 'Communio' comprendeva i famosi teologi Henri de Lubac, Hans Urs von Balthasar, Louis Bouyer e Jorge Medina Estévez, che diventerà poi il Cardinal Prefetto della Congregazione Vaticana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (4).
Nel suo 'Spirito della Liturgia', il debito dell'attuale Papa verso Bouyer si rende particolarmente evidente nei capitoli dedicati a "I sacri luoghi - Il significato dell'edificio chiesa" e "L'altare e la direzione della preghiera liturgica", nei quali il teologo francese è continuamente citato (5). Nella breve bibliografia, il libro di Bouyer "Liturgia e Architettura" occupa un posto preminente. Questo libro venne pubblicato originariamente in inglese nel 1967 dalla University of Notre Dame Press; tradotto in tedesco soltanto nel 1993, e subito usato dall'allora Cardinal Ratzinger. Il tema dell'orientamento nella preghiera liturgica interessava il teologo Joseph Ratzinger già dal 1966, al culmine della riforma liturgica post-conciliare (6); il suo primo contributo significativo al dibattito risale al 1978 ed è riportato nell'importante volume 'La festa della fede', pubblicato in tedesco nel 1981 (7). Comunque, è stata sicuramente l'opera dell'amico Bouyer ad aver condotto Ratzinger a un approccio più profondo, quale è riflesso ne "Lo spirito della liturgia".
Origini ebraiche del culto cristiano
Una delle caratteristiche della teologia sulla liturgia di Papa Benedetto è la sua accentuazione delle radici ebraiche del culto cristiano, da lui considerato manifestazione dell'unità essenziale di Antico e Nuovo Testamento, che ripetutamente sottolinea (8). Bouyer persegue tale metodologia nella sua monografia 'Eucaristia', in cui sostiene che la forma della liturgia ecclesiale va compresa come proveniente da un contesto rituale ebraico (9).
Bouyer, in 'Liturgia e architettura', esplora lo sfondo ebraico nella primitiva architettura delle chiese, soprattutto riguardo alla "direzione sacra" che deve assumere il culto divino. Egli nota che gli ebrei della diaspora pregavano verso Gerusalemme o, più precisamente, verso la presenza del Dio trascendente (shekinah) nel "Santo dei Santi" del Tempio. Anche dopo la distruzione del tempio, la consuetudine prevalente di volgersi verso Gerusalemme per la preghiera fu mantenuta nella liturgia della sinagoga. Gli ebrei esprimono la loro speranza escatologica per la venuta del Messia, per la ricostruzione del tempio, e per il ritorno del popolo di Dio dalla diaspora. La direzione della preghiera era perciò inseparabilmente legata all'attesa messianica di Israele (10).
Bouyer osserva che tale direzione della preghiera verso il Santo dei Santi nel Tempio di Gerusalemme dava al culto della sinagoga ebraica una qualità quasi-sacramentale che andava oltre la mera proclamazione della Parola. La direzione sacra fu rafforzata dal successivo sviluppo del santuario della Torah, dove si conservavano solennemente i rotoli della Sacra Scrittura. Il santuario della Torah diventa perciò un segno della presenza di Dio fra il suo popolo, tenendo viva la memoria della sua ineffabile presenza nel Santo dei Santi del Tempio. Ratzinger nota nello "Spirito della Liturgia" che nell'architettura sacra cristiana, che continua e nello stesso tempo trasforma l'architettura della sinagoga, il santuario della Torah ha il suo equivalente nell'altare collocato verso la parete orientale o nell'abside, luogo in cui il sacrificio di Cristo, Verbo incarnato, si rende presente nella liturgia della Messa (11).
Le chiese siriane
"Liturgia e Architettura" di Bouyer ha reso disponibile a un pubblico più vasto la ricerca degli anni '60 sulla primitiva architettura sacra cristiana nel Medio Oriente (12). Le chiese siriane più antiche ancora superstiti, e che datano dal IV secolo in avanti, per lo più seguono il modello della basilica, simile alle sinagoghe del tempo, con la differenza però che erano generalmente costruite con l'abside rivolta ad Oriente. Nelle chiese dove rimane qualche indizio sulla posizione dell'altare, esso appare collocato solo un po' più in avanti rispetto alla parete orientale o direttamente dinanzi alla parete.
L'orientamento della chiesa e dell'altare corrisponde perciò al principio universalmente accettato di volgersi ad Oriente nella preghiera ed esprime la speranza escatologica dei primi cristiani per la seconda venuta di Cristo quale Sole di giustizia. Il 'bema', una pedana rialzata nel mezzo dell'edificio, veniva dalla sinagoga, dove serviva da luogo in cui si leggevano le Sacre Scritture e si recitavano preghiere. Il Vescovo sedeva con il suo clero nella parte occidentale del 'bema' nella navata davanti all'abside. Dal 'bema' si svolgevano anche la salmodia e le letture che fanno parte della liturgia della Parola. Il clero procede poi verso Oriente all'altare per la liturgia eucaristica (13). La teoria di Bouyer, secondo cui la "disposizione siriana" col 'bema' nella navata fosse anche lo schema originale delle chiese bizantine, ha trovato accoglienza diversificata tra gli studiosi. Ciò su cui si riscontra un largo accordo, invece, è che il celebrante stesse in piedi di fronte all'altare, rivolto ad Oriente con l'assemblea eucaristica.
Le basiliche romane
Le primitive chiese romane, specialmente quelle con ingresso orientato, come la Basilica lateranense o San Pietro in Vaticano (che è unica in molti modi) presentano quesiti sul loro uso liturgico che sono ancora tema di dibattito tra gli studiosi. Secondo Bouyer, l'intera assemblea, Vescovo o sacerdote celebrante che stavano dietro all'altare e i fedeli nella navata si volgevano verso oriente e quindi verso le porte durante la preghiera eucaristica (15). Era probabile che le porte fossero lasciate aperte in modo che la luce del sole nascente, simbolo del Cristo risorto e della sua seconda venuta nella gloria, invadessero la navata. L'assemblea formava un semicerchio che si apriva ad oriente, con il sacerdote celebrante all'apice. Nel contesto della pratica religiosa nel mondo antico, questo gesto liturgico non appare così straordinario come sembrerebbe oggi. Era consuetudine generale nell'antichità pregare verso il cielo aperto, il che significa che in un ambiente chiuso ci si volgesse per la preghiera verso porta o finestra aperte, tradizione attestata da fonti ebraiche e cristiane (16). E' ben possibile che per la preghiera eucaristica i fedeli, insieme al celebrante, si volgessero verso l'ingresso orientale. La pratica di sacerdote e fedeli che si fronteggiavano a vicenda sorse quando non si comprese più il profondo simbolismo del volgersi ad oriente e i fedeli non si volgevano più ad est per la preghiera eucaristica. Ciò avveniva soprattutto in quelle basiliche dove si era trasferito l'altare dal centro della navata all'abside.
Un altro tema di studio è quello che parte dalla rilevazione che il volgersi ad Oriente si accompagnava al volgere degli occhi in alto, in particolare verso il cielo ad Oriente, considerato il luogo del Paradiso e la scena della seconda venuta di Cristo. L'elevazione dei cuori nel Canone, in risposta alla monizione "Sursum corda", implicava i gesti corporali di stare eretti, alzare le mani e guardare verso il cielo. Non è un puro caso che in molte basiliche (solo) l'abside e l'arco trionfale fossero decorati con magnifici mosaici; i loro programmi iconografici sono spesso in riferimento alla Eucaristia celebrata al di sotto. I mosaici servivano a dirigere l'attenzione dell'assemblea che guardava in alto durante la preghiera eucaristica. Anche il sacerdote all'altare pregava con le braccia aperte e alzate, senza altri gesti rituali. Dove l'altare era posto all'ingresso dell'abside o nella navata centrale, il celebrante in piedi dinanzi ad esso, poteva facilmente guardare in alto verso l'abside. Con gli splendidi mosaici che rappresentavano il mondo celestiale, è probabile che l'abside indicasse l'"Oriente liturgico" e dunque il centro della preghiera (17). Questa teoria ha il chiaro vantaggio di giustificare meglio la correlazione tra liturgia, arte e architettura della teoria di Bouyer, che deve spiegare una discrepanza tra i riti sacri e lo spazio creato per essi. Papa Benedetto allude a questa teoria nei suoi fini commenti sull'orientamento nella preghiera liturgica nell'omelia che tenne durante la Veglia Pasquale del 2008 (18).
Anche se si ritiene che sacerdote e popolo si fronteggiassero a vicenda nelle prime basiliche cristiane con ingresso ad Oriente, si può escludere ogni contatto visivo almeno durante il canone, dal momento che tutti pregavano con le braccia alzate e gli occhi in alto. Ad ogni modo, non c'era molto da guardare all'altare, poiché gesti rituali come segno di croce, bacio dell'altare, genuflessione ed elevazione delle specie eucaristiche furono aggiunte solo più tardi (19). Bouyer ha certamente ragione quando dice che la Messa "rivolta al popolo", nel senso moderno, era sconosciuta all'antichità cristiana, e che sarebbe anacronistico considerare la liturgia eucaristica nelle primitive basiliche romane come ad un prototipo.
Bouyer accredita l'architettura bizantina come causa dello sviluppo della basilica cristiana primitiva: quegli elementi che non erano appropriati per la celebrazione liturgica venivano cambiati o rimossi, così che si impose un nuovo tipo di costruzione. Di grande rilievo fu la formazione di una iconografia particolare che era strettamente collegata con i sacri misteri celebrati nella liturgia, conferendo loro forma artistica visibile. L'architettura sacra in occidente, invece, dipendeva fortemente dalla struttura basilicale. E' assai significativo che la ricca decorazione della parte orientale e della cupola nelle chiese bizantine abbia la sua controparte negli affreschi ottoniani e romanici e, ancor più sviluppati, nelle sontuose composizioni d'altare del tardo Medio Evo, del Rinascimento e del Barocco, che rappresentano temi intimamente connessi con l'Eucaristia, dando così una pregustazione della gloria eterna che i fedeli ricevono nel sacrificio della Messa (20).
Il Movimento liturgico e la Messa "rivolta al popolo"
Bouyer, come testimone di quella esperienza, riferisce che i pionieri del Movimento Liturgico nel XX secolo avevano due ragioni principali per promuovere la celebrazione della Messa 'versum populum'. Per prima cosa, essi volevano che la Parola di Dio venisse proclamata verso il popolo. Secondo le rubriche per la Messa "bassa" (o privata), il sacerdote doveva leggere l'Epistola e il Vangelo dal messale adagiato sull'altare. Per cui, l'unica opzione era quella di celebrare l'intera Messa "rivolta verso il popolo", come era d'altronde previsto dal Messale di San Pio V (21) per corrispondere alla particolare disposizione delle basiliche maggiori romane. L'Istruzione della Sacra Congregazione dei Riti "Inter Oecumenici" del 26 settembre 1964, la lettura dell'Epistola e del Vangelo da un pulpito o ambone, introducendo così il primo incentivo per la Messa rivolta verso il popolo.
Vi era però anche un'altra ragione che motivò molti esponenti del Movimento Liturgico a sollecitare tale cambiamento, e precisamente l'intento di rendere più percepibile la Santa Eucaristia come banchetto sacro, che si riteneva fosse eclissato dalla forte accentuazione sul suo carattere sacrificale. E si ritenne che celebrare la Messa verso il popolo fosse un modo adeguato per recuperare tale perdita.
Bouyer nota in retrospettiva una tendenza a concepire l'Eucaristia come cena 'in contrasto' con il sacrificio, che egli definisce un dualismo fabbricato che non trova giustificazione nella tradizione liturgica (22). Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, "La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e Sangue del Signore" (23), e nessuno dei due aspetti può essere isolato dall'altro. Bouyer aggiunge che la nostra situazione oggi è molto diversa da quella della prima metà del XX secolo, poiché l'aspetto di cena dell'Eucaristia è divenuto proprietà comune, ed è proprio il suo carattere sacrificale che ha bisogno di essere ricuperato (24).
L'esperienza pastorale conferma tale analisi, poiché la comprensione della Messa come sacrificio di Cristo e sacrificio della Chiesa è notevolmente diminuita, se non svanita tra i fedeli (25). Ci si domanda pertanto legittimamente se il grande peso dato all'aspetto di cena per l'Eucaristia che ha motivato il volgersi del sacerdote celebrante verso il popolo non sia stato eccessivo, e se si sia riusciti a proclamare l'Eucaristia "un sacrificio visibile (come esige l'umana natura)" (26). Il carattere sacrificale dell'Eucaristia deve trovare un'espressione adeguata nell'attuale rito. Fin dal III secolo, l'Eucaristia è stata chiamata 'prosphora', 'anaphora' e 'oblazione', termini che articolano l'idea di "portare a", "presentare", e quindi di un movimento verso Dio.
Conclusione
Bouyer ha fatto un po' di tutta l'erba un fascio, e la sua interpretazione dei dati storici è talvolta discutibile o perfino insostenibile. Inoltre, era incline ad esprimere le sue posizioni teologiche in modo aspro, e il suo gusto per la polemica lo faceva a volte esagerare nelle sue buone ragioni. Come altri importanti teologi anteriori al Concilio Vaticano II, egli ebbe un rapporto ambiguo con il cattolicesimo post-tridentino e non era del tutto esente da un atteggiamento iconoclastico (27). Successivamente, egli deplorò alcuni sviluppi post-conciliari soprattutto nella liturgia e nella vita religiosa, e di nuovo lo manifestò nei termini più forti possibile (28).
Ovviamente, Benedetto XVI non condivide l'atteggiamento di Bouyer, come emerge dal suo apprezzamento dei sani e legittimi sviluppi nella liturgia post-tridentina, nell'architettura sacra, nell'arte e nella musica. Va pure detto che Joseph Ratzinger non fa propri gli ultimi capitoli, più sperimentali, di "Liturgia e Architettura", dove sono presentati nuovi modelli schematici di edifici ecclesiali. Con tutti i suoi limiti, tuttavia, il libro di Bouyer resta un'opera importante e il suo merito più grande è forse quello di aver presentato a un pubblico più ampio il valore dell'architettura sacra primitiva siriana. Louis Bouyer fu uno dei primi a sollevare questioni che allora sembravano non aderenti alla realtà, ma che ora sono divenute materia di intenso dibattitio teologico e liturgico (29).
The Institute for Sacred Architecture, vol. 19 - Spring 2011
http://www.sacredarchitecture.org/articles/louis_bouyer_and_church_architecture/
trad. it. a cura di d. Giorgio Rizzieri
NOTE
(1) Cfr. i contributi recenti di J. F. Thomas "Notes sur le sacré et la liturgie chez Louis Bouyer et Joseph Ratzinger", Communio 31 (2006): 45-62; e K. Lemma, "Louis Boyer's Defense of Religion and the Sacred: Sacrifice and the Primacy of Divine Gift in Christian Liturgy", Antifona 12 (22008): 2-24.
(2) A differenza della Francia, dove si pubblicò un necrologio di Armogathe su Le Figaro, 27 ottobre 2004 e un altro di Tinq su Le Monde, 27 ottobre 2004.
(3) L. Bouyer, Le Métier de Théologien. Entretiens avec Georges Daix.
(4) J. Ratzinger, "Eucaristia-Comunione- Solidarietà: Cristo presente e attivo nel SS.mo Sacramento".
(5) J. Ratzinger, "Lo Spirito della Liturgia", 62-84.
(6) In una conferenza al Katholilentag a Bamberg.
(7) J. Ratzinger, "La festa della fede: Approcci a una teologia della Liturgia".
(8) Vedi, ad esempio, "Spirito della Liturgia", 66.
(9) L. Bouyer, "Eucaristia: Teologia e spiritualità della preghiera eucaristica".
(10) Cfr. Bouyer, "Liturgia e Architettura", 17-20.
(11) Cfr. Ratzinger, "Spirito della Liturgia", 70-71.
(12) Per esempio, J.Lassus, "Sanctuaires chrétiens de Syrie", e G. Tchalenko, "Villages antiques de la Syrie du Nord: Le massif de Bélus à l'époque romaine", 3. volume.
(13) Vedi Bouyer, "Liturgia e Architettura", 24-39.
(14) Cfr. la critica di R.F. Taft "Some notes on the Bema in the East and West Syrian Traditions"
(15) Bouyer, "Liturgia e Architettura", 55-56.
(16) Daniele 6,10; Tobia 3,11 e Atti 10,9; Talmud babilonese, Berakhot 5,1, Origene, De oratione 32. Evidenza archeologica di sinagoghe galilee del tardo I secolo con l'ingresso verso Gerusalemme. Sembrerebbe che l'assemblea si volgesse verso le porte aperte per la preghiera e dunque guardasse verso la direzione della Città Santa.
(17) Vedi soprattutto S. Heid "Gebetshaltung und Ostung in fruehchristlicher Zeit", Rivista di Archeologia Cristiana 82: 347-404.
(18) Benedetto XVI, Omelia della Veglia Pasquale, 22 marzo 2008.
(19) Vedi Bouyer, "Liturgia e Architettura", 56-59.
(20) Ibid. 60-70.
(21) Missale Romanum (1570-1962), Ritus servandus in celebratione Missae, V,3.
(22) Cfr. postscritto di Bouyer alla edizione francese di K. Gamber, "Tournés vers le Seigneur!", 67: "non vi è mai stato, in nessuna religione, un sacrificio che non sia un pasto, ma un pasto sacro: riconosciuto come avvolgente il mistero di una speciale presenza e comunicazione divina".
(23) no. 1382.
(24) Cfr. Bouyer, "Liturgia e Architettura", 106-111.
(25) Cfr. commenti di Schreiter, "Constructing local theologies". Prefazione di Schillebeeckx.
(26) Concilio di Trento, sessione XXII, cap. 1, Denzinger 1740, citato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1366.
(27) Infatti la sua posizione sulla Messa rivolta al popolo si è sviluppata: vedi la sua lettera a Padre Pie Duployé, O.P., del 1943, un testo che si rivelò molto influente per il rinnovamento liturgico in Francia. Bouyer scrive che, per promuovere la partecipazione dei fedeli nella liturgia, occorre operare alcuni cambiamenti: "Ciò deve in molti casi, significare la scomparsa irrimediabile delle pale d'altare, dei vasi di fiori, dei gradini... dei tabernacoli inutili o inutilmente voluminosi".
(28) Bouyer in "La decomposizione del cattolicesimo": "Dobbiamo dirlo con franchezza: non c'è praticamente una liturgia degna di questo nome oggi nella Chiesa Cattolica .. Forse in nessun'altra area c'è maggiore distanza (e perfino opposizione formale) tra ciò che il Concilio decise e ciò che in realtà abbiamo".
(29) Cfr. la Prefazione scritta da Papa Benedetto XVI nel 2008 per il primo volume della sua Opera Omnia.
(22/08/2012)