La Pia Pratica della VIA CRUCIS (storia e Preghiera)

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Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 13:12
                                        


La pia pratica della Via Crucis

Prima di postare la Via Crucis spieghiamo lo sfondo dell'immagine: perchè si vede un drappo viola sulla Croce?
Questo si usa il Venerdì Santo quando riviviamo la morte di Gesù e la Chiesa e tutto il mondo sperimentano l'assenza di Dio...
Significa il grave lutto si, ma anche la nostra gioa (Felix Culpa si canta poi nell'adorazone della Croce) che ci spinge a cercare il Volto di Cristo...


All'età di 18 anni uno spagnolo entrò a far parte dei novizi dei padri Scolopi a Bugedo. Pronunziò regolannente, i voti e si distinse per perfezione e amore. Nell'ottobre del 1926 si offrì vittima a Gesù attraverso Maria. Subito dopo questa eroica donazione, cadde e rimase immobilizzato. Morì santamente nel marzo del 1927. Egli fu anche un'anima privilegiata che ricevette messaggi dal cielo. Il suo direttore gli chiese di scrivere le promesse fatte da Gesù a quelli che praticano assiduamente la VIA CRUCIS. Esse sono:
 

1.      Darò ogni cosa che Mi viene richiesta con fede, durante la Via Crucis

2.      Prometto la vita eterna a tutti coloro che pregano, di tanto in tanto, la Via Crucis con pietà.

3.      Li seguirò ovunque in vita e li aiuterò specialmente nell'ora della loro morte.

4.      Anche se essi hanno più peccati dei granelli di sabbia del mare, tutti saranno salvati dalla pratica della Via    

                Crucis. (ciò non toglie l'obbligo di evitare il peccato e confessarsi regolarmente)

5.      Quelli che pregano la Via Crucis frequentemente, avranno speciale gloria in cielo.

6.      Li libererò dal purgatorio (sempre se essi ci vadano) al primo martedì o sabato dopo la loro morte.

7.      Lì benedirò ad ogni Via Crucis e la Mia benedizione li seguirà ovunque sulla terra, e dopo la loro morte,

              anche in cielo per l'eternità.

8.      Nell'ora della morte non permetterò al demonio di tentarli, lascerò ad essi ogni facoltà, affinchè essi

              possano riposare tranquillamente nelle Mie braccia.

9.      Se essi pregano la Via Crucis con vero amore, trasformerò ognuno di essi in ciborio vivente nel quale Io Mi

             compiacerò di far sgorgare la Mia grazia.

10.   Fisserò il Mio sguardo su quelli che pregheranno spesso la Via Crucis, le Mie mani saranno sempre aperte

                per proteggerli.

11.   Dato che io sono crocifisso alla croce sarò sempre con coloro che Mi onoreranno, pregando la Via Crucis

                frequentemente.

12.   Essi non potranno mai più separarsi (involontariamente) da Me, poichè Io darò loro la grazia di non

                commettere mai più peccati mortali.

13.   Nell'ora della morte Io li consolerò con la mia Presenza e Noi andremo assieme al Cielo. LA MORTE SARA'

               DOLCE PER TUTTI COLORO CHE MI HANNO ONORATO, DURANTE LA LORO VITA, PREGANDO

               LA VIA CRUCIS.

14.   Il mio spirito sarà un drappo protettivo per essi ed Io li soccorrerò sempre ogni qualvolta ricorreranno ad 

            esso.




 Queste promesse si riscontrano anche in un altra Santa:
"Desidero che tu conosca più a fondo l'amore di cui arde il Mio Cuore verso le anime e lo comprenderai quando mediterai la Mia Passione. Non negherò nulla all'anima che Mi prega In nome della Mia Passione. Un 'ora di meditazione sulla Mia dolorosa Passione ha un merito maggiore di un anno intero di flagellazioni a sangue."
Gesù a S. Faustina Kovalska.

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Origini e significati della Via Crucis
 
Simbolo di un'esperienza universale di dolore e di morte, ma anche di  fede e di speranza, la Via Crucis commemora l'ultimo tratto del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena: da quando Egli e i suoi discepoli, "dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli ulivi" fino a quando il Signore, reggendo il patibulum, fu condotto al "luogo del Golgota" dove fu crocifisso e inumato in un sepolcro nuovo, scavato nella roccia di un giardino vicino.

Reperti archeologici attestano, già nel II secolo, l'esistenza di espressioni di culto cristiano nell'area cimiteriale dove era stato scavato il sepolcro di Cristo.
Forme embrionali della futura Via Crucis possono essere ravvisate nella processione che si snodava fra i tre edifici sacri eretti sulla cima del Golgota - l'Anastasis, la chiesetta ad Crucem e la grande chiesa del Martyrium - e nella via sacra, un cammino attraverso i santuari di Gerusalemme che si desume dalle varie "cronache di viaggio" dei pellegrini dei secoli V e VI.

La Via Crucis, nella sua forma attuale, risale al Medio Evo inoltrato. Nel corso del Medio Evo, infatti, l'entusiasmo sollevato dalle Crociate, il rifiorire dei pellegrinaggi a partire dal secolo XII e la presenza stabile, dal 1233, dei frati minori francescani nei "luoghi santi" suscitarono nei pellegrini il desiderio di riprodurli nella propria terra: un esempio in tal senso è il complesso delle sette chiese di Santo Stefano a Bologna.

Verso la fine del secolo XIII la Via Crucis è già menzionata, non ancora come pio esercizio, ma come cammino percorso da Gesù nella salita al Monte Calvario e segnato da una successione di "stazioni".

La pratica della Via Crucis nasce dalla fusione di tre devozioni che si diffusero, a partire dal secolo XV, soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi:
la devozione alle "cadute di Cristo" sotto la croce;
la devozione ai "cammini dolorosi di Cristo",
che consiste nell'incedere processionale da una chiesa all'altra in memoria dei percorsi di dolore compiuti da Cristo durante la sua passione;
la devozione alle "stazioni di Cristo", ai momenti in cui Gesù si ferma lungo il cammino verso il Calvario o perché costretto dai carnefici, o perché stremato dalla fatica, o perché, mosso dall'amore, cerca ancora di stabilire un dialogo con gli uomini e le donne che partecipano alla sua passione. Spesso"cammini dolorosi" e "stazioni" sono speculari nel numero e nel contenuto (ogni "cammino" si conclude con una "stazione") e queste ultime vengono indicate erigendo una colonna od una croce nelle quali è talora raffigurata la scena oggetto di meditazione.

La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le stesse quattordici stazioni disposte nello stesso ordine - la condanna a morte, il carico della croce, le tre cadute lungo la via, l'incontro con un gruppo di donne gerosolimitane, col Cireneo, con Maria e con la Veronica, la spoliazione delle vesti, la Crocifissione, la morte, la deposizione dalla croce, la sepoltura - è attestata in Spagna nella prima metà del secolo XVII, soprattutto in ambienti francescani.

Dalla penisola iberica la pratica passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio della corona spagnola, e poi nella penisola italica. Qui trovò un instancabile propagatore in San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano, che suggellava le sue missioni popolari, con l'erezione di una Via Crucis.

Delle oltre 572 Via Crucis che il frate istituì personalmente, la più celebre è quella insediata nel Colosseo, su richiesta di Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, per celebrare l'Anno Santo.

Nell'anfiteatro consacrato alla memoria dei martiri e della passione di Cristo, il Pontefice fece erigere 14 edicole con le stazioni tradizionali e fece piantare al centro una grande croce, meta di una processione che percorreva la via Sacra.

Dopo il 1870, nella Roma capitale del Regno d'Italia, investita da un'ondata di laicismo e di anticlericalesimo, le edicole e la croce furono abbattute.

Nel 1926, mentre si preparava la Conciliazione tra lo Stato e la Chiesa, per eliminare un motivo di contrasto che avrebbe potuto ostacolare le trattative in corso, la croce fu collocata di nuovo all'interno del Colosseo, anche se non al centro, com'era prima, bensì di lato, dove si trova ancora. La pratica della Via Crucis fu ripresa, durante la Quaresima, da gruppi di fedeli che avevano particolarmente a cuore il culto dei martiri.

La tradizione del rito della Via Crucis al Colosseo è stata ripresa da Paolo VI nel 1964
.




Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 13:23
                  


VIA CRUCIS 
AL COLOSSEO

VENERDÌ SANTO 2005

MEDITAZIONI E PREGHIERE DEL CARDINALE
JOSEPH RATZINGER
 




Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova





PRIMA STAZIONE
Gesù è condannato a morte


  

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

 

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 22-23.26


Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”.
Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

MEDITAZIONE


Il Giudice del mondo, che un giorno ritornerà a giudicare tutti noi, sta lì, annientato, disonorato e inerme davanti al giudice terreno. Pilato non è un mostro di malvagità. Sa che questo condannato è innocente; cerca il modo di liberarlo. Ma il suo cuore è diviso. E alla fine fa prevalere sul diritto la sua posizione, se stesso. Anche gli uomini che urlano e chiedono la morte di Gesù non sono dei mostri di malvagità. Molti di loro, il giorno di Pentecoste, si sentiranno “trafiggere il cuore” (At 2, 37), quando Pietro dirà loro: “Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi – … voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi…” (At 2, 22s). Ma in quel momento subiscono l’influenza della folla. Urlano perché urlano gli altri e come urlano gli altri. E così, la giustizia viene calpestata per vigliaccheria, per pusillanimità, per paura del diktat della mentalità dominante. La sottile voce della coscienza viene soffocata dalle urla della folla. L’indecisione, il rispetto umano conferiscono forza al male.

PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore, sei stato condannato a morte perché la paura dello sguardo altrui ha soffocato la voce della coscienza. Accade sempre così, lungo tutta la storia, che degli innocenti vengano maltrattati, condannati e uccisi. Quante volte abbiamo, anche noi, preferito il successo alla verità, la nostra reputazione alla giustizia. Dona forza, nella nostra vita, alla sottile voce della coscienza, alla tua voce. Guardami come hai guardato Pietro dopo il rinnegamento. Fa’ che il tuo sguardo penetri nelle nostre anime e indichi la direzione alla nostra vita. A coloro che il Venerdì santo hanno urlato contro di te, il giorno di Pentecoste hai donato la commozione del cuore e la conversione. E così hai dato speranza a tutti noi. Dona anche a noi, sempre di nuovo, la grazia della conversione.



Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Stabat mater dolorosa,
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.




 
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova

 

SECONDA STAZIONE
Gesù è caricato della Croce

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.


Dal Vangelo secondo Matteo.
27, 27-31
 

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

   

MEDITAZIONE


Gesù, condannato come sedicente re, viene deriso, ma proprio nella derisione emerge crudelmente la verità. Quante volte le insegne del potere portate dai potenti di questo mondo sono un insulto alla verità, alla giustizia e alla dignità dell’uomo! Quante volte i loro rituali e le loro grandi parole, in verità, non sono altro che pompose menzogne, una caricatura del compito a cui sono tenuti per il loro ufficio, quello di mettersi a servizio del bene. Gesù, colui che viene deriso e che porta la corona della sofferenza, è proprio per questo il vero re. Il suo scettro è giustizia (cfr. Sal 45, 7). Il prezzo della giustizia è sofferenza in questo mondo: lui, il vero re, non regna tramite la violenza, ma tramite l’amore che soffre per noi e con noi. Egli porta la croce su di sé, la nostra croce, il peso dell’essere uomini, il peso del mondo. È così che egli ci precede e ci mostra come trovare la via per la vita vera.

  
PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore, ti sei lasciato deridere e oltraggiare. Aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole. Aiutaci a riconoscere in coloro che sono umiliati ed emarginati il tuo volto. Aiutaci a non scoraggiarci davanti alle beffe del mondo quando l’obbedienza alla tua volontà viene messa in ridicolo. Tu hai portato la croce e ci hai invitato a seguirti su questa via (Mt 10, 38). Aiutaci ad accettare la croce, a non sfuggirla, a non lamentarci e a non lasciare che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita. Aiutaci a percorrere la via dell’amore e, obbedendo alle sue esigenze, a raggiungere la vera gioia.
  

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.

    



                                                        

 Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova


TERZA STAZIONE

Gesù cade la prima volta

   

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
 


Dal libro del profeta Isaia. 53, 4-6 


Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
    

MEDITAZIONE


L’uomo è caduto e cade sempre di nuovo: quante volte egli diventa la caricatura di se stesso, non più immagine di Dio, ma qualcosa che mette in ridicolo il Creatore. Colui che, scendendo da Gerusalemme a Gerico, incappò nei briganti che lo spogliarono lasciandolo mezzo morto, sanguinante al bordo della strada, non è forse l’immagine per eccellenza dell’uomo? La caduta di Gesù sotto la croce non è soltanto la caduta dell’uomo Gesù già sfinito dalla flagellazione. Qui emerge qualcosa di più profondo, come Paolo dice nella lettera ai Filippesi: “Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 6-8). Nella caduta di Gesù sotto il peso della croce appare l’intero suo percorso: il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio. E nello stesso tempo emerge la natura del nostro orgoglio: la superbia con cui vogliamo emanciparci da Dio non essendo nient’altro che noi stessi, con cui crediamo di non aver bisogno dell’amore eterno, ma vogliamo dar forma alla nostra vita da soli. In questa ribellione contro la verità, in questo tentativo di essere noi stessi dio, di essere creatori e giudici di noi stessi, precipitiamo e finiamo per autodistruggerci. L’abbassamento di Gesù è il superamento della nostra superbia: con il suo abbassamento ci fa rialzare. Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra errata smania di autonomia e impariamo invece da lui, da colui che si è abbassato, a trovare la nostra vera grandezza, abbassandoci e volgendoci a Dio e ai fratelli calpestati. 
  

PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore Gesù, il peso della croce ti ha fatto cadere per terra. Il peso del nostro peccato, il peso della nostra superbia ti atterra. Ma la tua caduta non è segno di un destino avverso, non è la pura e semplice debolezza di chi è calpestato. Sei voluto venire incontro a noi che, per la nostra superbia, giacciamo per terra. La superbia di pensare che siamo in grado di produrre l’uomo ha fatto sì che gli uomini siano diventati una sorta di merce, che vengano comprati e venduti, che siano come un serbatoio di materiale per i nostri esperimenti, con i quali speriamo di superare da noi stessi la morte, mentre, in verità, non facciamo altro che umiliare sempre più profondamente la dignità dell’uomo. Signore, aiutaci perché siamo caduti. Aiutaci ad abbandonare la nostra superbia distruttiva e, imparando dalla tua umiltà, a essere rialzati di nuovo.

     

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


O quam tristis et afflicta
fuit illa benedica
mater Unigeniti!





Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 13:31

 
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova

QUARTA STAZIONE
Gesù incontra sua Madre


V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

  

Dal Vangelo secondo Luca.  2, 34-35.51


Simeone parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

   

MEDITAZIONE


Sulla Via crucis di Gesù c’è anche Maria, sua Madre. Durante la sua vita pubblica dovette farsi da parte, per lasciare spazio alla nascita della nuova famiglia di Gesù, la famiglia dei suoi discepoli. Dovette anche sentire queste parole: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?… Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 48-50). Adesso si vede che ella, non soltanto nel corpo, ma nel cuore, è la Madre di Gesù. Ancora prima di averlo concepito nel corpo, grazie alla sua obbedienza, lo aveva concepito nel cuore. Le fu detto: “Ecco concepirai un figlio… Sarà grande… il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre” (Lc 1, 31s). Ma poco dopo aveva sentito dalla bocca del vecchio Simeone un’altra parola: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35). Così si sarà ricordata delle parole pronunciate dai profeti, parole come queste: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello” (Is 53, 7). Ora tutto questo diventa realtà. Nel suo cuore avrà sempre custodito la parola che l’angelo le aveva detto quando tutto cominciò: “Non temere, Maria” (Lc 1, 30). I discepoli sono fuggiti, ella non fugge. Ella sta lì, con il coraggio della madre, con la fedeltà della madre, con la bontà della madre, e con la sua fede, che resiste nell’oscurità: “E beata colei che ha creduto” (Lc 1, 45). “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8). Sì, in questo momento egli lo sa: troverà la fede. Questa, in quell’ora, è la sua grande consolazione.

PREGHIERA[SM=g1740720]

Santa Maria, Madre del Signore, sei rimasta fedele quando i discepoli sono fuggiti. Come hai creduto quando l’angelo ti annunciò ciò che era incredibile - che saresti divenuta madre dell’Altissimo - così hai creduto nell’ora della sua più grande umiliazione. È così che, nell’ora della croce, nell’ora della notte più buia del mondo, sei diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa. Ti preghiamo: insegnaci a credere e aiutaci affinché la fede diventi coraggio di servire e gesto di un amore che soccorre e sa condividere la sofferenza.



Tutti:

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Quæ mærebat et dolebat
pia mater, cum videbat
Nati pœnas incliti.

  

 
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova


QUINTA STAZIONE
Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce


V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
  

Dal Vangelo secondo Matteo.  27, 32; 16, 24


Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di Gesù.
Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

   

MEDITAZIONE


Simone di Cirene torna dal lavoro, è sulla strada di casa quando s’imbatte in quel triste corteo di condannati – per lui, forse, uno spettacolo abituale. I soldati usano del loro diritto di coercizione e mettono la croce addosso a lui, robusto uomo di campagna. Quale fastidio deve aver provato nel trovarsi improvvisamente coinvolto nel destino di quei condannati! Fa quello che deve fare, certo con molta riluttanza. L’evangelista Marco però, assieme a lui, nomina anche i suoi figli, che evidentemente erano conosciuti come cristiani, come membri di quella comunità (Mc 15, 21). Dall’incontro involontario è scaturita la fede. Accompagnando Gesù e condividendo il peso della croce, il Cireneo ha capito che era una grazia poter camminare assieme a questo Crocifisso e assisterlo. Il mistero di Gesù sofferente e muto gli ha toccato il cuore. Gesù, il cui amore divino solo poteva e può redimere l’umanità intera, vuole che condividiamo la sua croce per completare quello che ancora manca ai suoi patimenti (Col 1, 24). Ogni volta che con bontà ci facciamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è perseguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a portare la croce stessa di Gesù. E così otteniamo salvezza e noi stessi possiamo contribuire alla salvezza del mondo.

PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore, a Simone di Cirene hai aperto gli occhi e il cuore, donandogli, nella condivisione della croce, la grazia della fede. Aiutaci ad assistere il nostro prossimo che soffre, anche se questa chiamata dovesse essere in contraddizione con i nostri progetti e le nostre simpatie. Donaci di riconoscere che è una grazia poter condividere la croce degli altri e sperimentare che così siamo in cammino con te. Donaci di riconoscere con gioia che proprio nel condividere la tua sofferenza e le sofferenze di questo mondo diveniamo servitori della salvezza, e che così possiamo aiutare a costruire il tuo corpo, la Chiesa.

   

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Quis est homo qui non fleret,
matrem Christi si videret
in tanto supplicio?
 

                                                        

 Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova



SESTA STAZIONE
La Veronica asciuga il volto di Gesù

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum. 
  
 

Dal libro del profeta Isaia.  53, 2-3 


Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire,come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.  


Dal libro dei Salmi. 27, 8-9 


Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

    

MEDITAZIONE


“Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 27, 8-9). Veronica – Berenice, secondo la tradizione greca – incarna questo anelito che accomuna tutti gli uomini pii dell’Antico Testamento, l’anelito di tutti gli uomini credenti a vedere il volto di Dio. Sulla Via crucis di Gesù, comunque, ella, all’inizio, non rende altro che un servizio di bontà femminile: offre un sudario a Gesù. Non si fa né contagiare dalla brutalità dei soldati, né immobilizzare dalla paura dei discepoli. È l’immagine della donna buona, che, nel turbamento e nell’oscurità dei cuori, mantiene il coraggio della bontà, non permette che il suo cuore si ottenebri. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8). All’inizio Veronica vede soltanto un volto maltrattato e segnato dal dolore. Ma l’atto d’amore imprime nel suo cuore la vera immagine di Gesù: nel Volto umano, pieno di sangue e di ferite, ella vede il Volto di Dio e della sua bontà, che ci segue anche nel più profondo dolore. Soltanto con il cuore possiamo vedere Gesù. Soltanto l’amore ci rende capaci di vedere e ci rende puri. Soltanto l’amore ci fa riconoscere Dio che è l’amore stesso.

ORAZIONE[SM=g1740720]


Signore, donaci l’inquietudine del cuore che cerca il tuo volto. Proteggici dall’ottenebramento del cuore che vede solo la superficie delle cose. Donaci quella schiettezza e purezza che ci rendono capaci di vedere la tua presenza nel mondo. Quando non siamo capaci di compiere grandi cose, donaci il coraggio di un’umile bontà. Imprimi il tuo volto nei nostri cuori, così che possiamo incontrarti e mostrare al mondo la tua immagine.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Pro peccatis suæ gentis
vidit Iesum in tormentis
et flagellis subditum.


 
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova


SETTIMA STAZIONE
Gesù cade per la seconda volta
    

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
     
 

Dal libro della Lamentazioni. 3, 1-2.9.16


Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri.
Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.


MEDITAZIONE


La tradizione della triplice caduta di Gesù e del peso della croce richiama la caduta di Adamo – il nostro essere umani caduti – e il mistero della partecipazione di Gesù alla nostra caduta. Nella storia, la caduta dell’uomo assume forme sempre nuove. Nella sua prima lettera, san Giovanni parla di una triplice caduta dell’uomo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. È così che egli, sullo sfondo dei vizi del suo tempo, con tutti i suoi eccessi e perversioni, interpreta la caduta dell’uomo e dell’umanità. Ma possiamo pensare, nella storia più recente, anche a come la cristianità, stancatasi della fede, abbia abbandonato il Signore: le grandi ideologie, come la banalizzazione dell’uomo che non crede più a nulla e si lascia semplicemente andare, hanno costruito un nuovo paganesimo, un paganesimo peggiore, che volendo accantonare definitivamente Dio, è finito per sbarazzarsi dell’uomo. L’uomo giace così nella polvere. Il Signore porta questo peso e cade e cade, per poter venire a noi; egli ci guarda perché in noi il cuore si risvegli; cade per rialzarci.

PREGHIERA[SM=g1740720]

Signore Gesù Cristo, hai portato il nostro peso e continui a portarci. È il nostro peso a farti cadere. Ma sii tu a rialzarci, perché da soli non riusciamo ad alzarci dalla polvere. Liberaci dal potere della concupiscenza. Al posto di un cuore di pietra donaci di nuovo un cuore di carne, un cuore capace di vedere. Distruggi il potere delle ideologie, cosicché gli uomini possano riconoscere che sono intessute di menzogne. Non permettere che il muro del materialismo diventi insuperabile. Fa’ che ti percepiamo di nuovo. Rendici sobri e attenti per poter resistere alle forze del male e aiutaci a riconoscere i bisogni interiori ed esteriori degli altri, a sostenerli. Rialzaci, così che possiamo rialzare gli altri. Donaci speranza in mezzo a tutta questa oscurità, perché possiamo diventare portatori di speranza per il mondo.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Quis non posset contristari,
Christi matrem contemplari,
dolentem cum Filio?


Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 13:54

  
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
Cattedrale - Padova


OTTAVA STAZIONE
Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di lui
  

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
    

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 28-31


Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco? ”.

  

MEDITAZIONE


Sentire Gesù, mentre rimprovera le donne di Gerusalemme che lo seguono e piangono su di lui, ci fa riflettere. Come intenderlo? Non è forse un rimprovero rivolto ad una pietà puramente sentimentale, che non diventa conversione e fede vissuta? Non serve compiangere a parole, e sentimentalmente, le sofferenze di questo mondo, mentre la nostra vita continua come sempre. Per questo il Signore ci avverte del pericolo in cui noi stessi siamo. Ci mostra la serietà del peccato e la serietà del giudizio. Non siamo forse, nonostante tutte le nostre parole di sgomento di fronte al male e alle sofferenze degli innocenti, troppo inclini a banalizzare il mistero del male? Dell’immagine di Dio e di Gesù, alla fine, non ammettiamo forse soltanto l’aspetto dolce e amorevole, mentre abbiamo tranquillamente cancellato l’aspetto del giudizio? Come potrà Dio fare un dramma della nostra debolezza? – pensiamo. Siamo pur sempre solo degli uomini! Ma guardando alle sofferenze del Figlio vediamo tutta la serietà del peccato, vediamo come debba essere espiato fino alla fine per poter essere superato. Il male non può continuare a essere banalizzato di fronte all’immagine del Signore che soffre. Anche a noi egli dice: Non piangete su di me, piangete su voi stessi… perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?


PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore, alle donne che piangono hai parlato di penitenza, del giorno del Giudizio, quando ci troveremo al cospetto del tuo volto, il volto del Giudice del mondo. Ci chiami a uscire dalla banalizzazione del male con cui ci tranquillizziamo, così da poter continuare la nostra vita di sempre. Ci mostri la serietà della nostra responsabilità, il pericolo di essere trovati, nel Giudizio, colpevoli e infecondi. Fa’ che non ci limitiamo a camminare accanto a te, offrendo soltanto parole di compassione. Convertici e donaci una nuova vita; non permettere che, alla fine, rimaniamo lì come un legno secco, ma fa’ che diventiamo tralci viventi in te, la vera vite, e che portiamo frutto per la vita eterna (cfr. Gv 15, 1-10).

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
pœnas mecum divide.
 

   

  
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Cattedrale - Padova

NONA STAZIONE
Gesù cade per la terza volta

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
  

Dal libro delle Lamentazioni. 3, 27-32 


È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza;porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai. . . Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.


    

MEDITAZIONE


Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).

PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.

  

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Eia mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.



 

 

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DECIMA STAZIONE
Gesù è spogliato delle vesti


V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
    
 

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 33-36 


Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.
  

    

MEDITAZIONE


Gesù viene spogliato delle sue vesti. Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti. Il momento della spoliazione ci ricorda anche la cacciata dal paradiso: lo splendore di Dio è venuto meno nell’uomo, che ora si trova lì, nudo ed esposto, denudato, e si vergogna. Gesù, in questo modo, assume ancora una volta la situazione dell’uomo caduto. Il Gesù spogliato ci ricorda il fatto che tutti noi abbiamo perso la “prima veste”, e cioè lo splendore di Dio. Sotto la croce i soldati tirano a sorte per dividersi i suoi miseri averi, le sue vesti. Gli evangelisti lo raccontano con parole tratte dal Salmo 22, 19 e ci dicono così quel che Gesù dirà ai discepoli di Emmaus: tutto è accaduto “secondo le Scritture”. Qui niente è pura coincidenza, tutto quel che accade è racchiuso nella Parola di Dio e sostenuto dal suo divino disegno. Il Signore sperimenta tutti gli stadi e i gradi della perdizione degli uomini, e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo della redenzione: è proprio così che egli riporta a casa la pecorella smarrita. Ricordiamoci anche che Giovanni dice che l’oggetto del sorteggio era la tunica di Gesù, “tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo” (Gv 19, 23). Possiamo considerarlo un accenno alla veste del sommo sacerdote, la quale era “tessuta da un unico filo”, senza cuciture (Fl J a III 161). Costui, il Crocifisso, è infatti il vero sommo sacerdote.

 

ORAZIONE[SM=g1740720]


Signore Gesù, sei stato spogliato delle tue vesti, esposto al disonore, espulso dalla società. Ti sei caricato del disonore di Adamo, sanandolo. Ti sei caricato delle sofferenze e dei bisogni dei poveri, coloro che sono espulsi dal mondo. Ma proprio così compi la parola dei profeti. Proprio così tu dai significato a ciò che appare privo di significato. Proprio così ci fai riconoscere che tuo Padre tiene nelle sue mani te,  noi  e il mondo. Donaci un profondo rispetto dell’uomo in tutte le fasi della sua esistenza e in tutte le situazioni nelle quali lo incontriamo. Donaci la veste di luce della tua grazia.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.

   



 

 
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UNDECIMA STAZIONE
Gesù è inchiodato sulla Croce

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum. 

  

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 37-42 


Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo”.

MEDITAZIONE


Gesù è inchiodato sulla croce. La sindone di Torino ci permette di avere un’idea dell’incredibile crudeltà di questa procedura. Gesù non beve la bevanda anestetizzante offertagli: coscientemente prende su di sé tutto il dolore della crocifissione. Tutto il suo corpo è martoriato; le parole del Salmo si sono avverate: “Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo” (Sal 22, 7). “Come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato… Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53, 3s). Fermiamoci davanti a questa immagine di dolore, davanti al Figlio di Dio sofferente. Guardiamo a lui nei momenti della presunzione e del godimento, in modo da imparare a rispettare i limiti e a vedere la superficialità di tutti i beni puramente materiali. Guardiamo a lui nei momenti di calamità ed angustia, per riconoscere che proprio così siamo vicini a Dio. Cerchiamo di riconoscere il suo volto in coloro che tenderemmo a disprezzare. Dinanzi al Signore condannato, che non volle usare il suo potere per scendere dalla croce, ma piuttosto sopportò la sofferenza della croce fino alla fine, può affiorare un altro pensiero ancora. Ignazio di Antiochia, incatenato egli stesso per la sua fede nel Signore, elogiò i cristiani di Smirne per la loro fede incrollabile: dice che erano, per così dire, inchiodati con la carne e il sangue alla croce del Signore Gesù Cristo (1, 1). Lasciamoci inchiodare a lui, non cedendo a nessuna tentazione di staccarci e di cedere alle beffe che vorrebbero indurci a farlo.

PREGHIERA[SM=g1740720]


Signore Gesù Cristo, ti sei fatto inchiodare sulla croce, accettando la terribile crudeltà di questo dolore, la distruzione del tuo corpo e della tua dignità. Ti sei fatto inchiodare, hai sofferto senza fughe e senza compromessi. Aiutaci a non fuggire di fronte a ciò che siamo chiamati ad adempiere. Aiutaci a farci legare strettamente a te. Aiutaci a smascherare quella falsa libertà che ci vuole allontanare da te. Aiutaci ad accettare la tua libertà “legata” e a trovare nello stretto legame con te la vera libertà.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.

Sancta mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
cordi meo valide.


Caterina63
00venerdì 6 marzo 2009 13:59

 
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DODICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla Croce
   

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
 

Dal Vangelo secondo Giovanni. 19, 19-20 


Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 

 

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 45-50.54


Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”.E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.


   

MEDITAZIONE


Sopra la croce di Gesù – nelle due lingue del mondo di allora, il greco e il latino, e nella lingua del popolo eletto, l’ebraico – c’è scritto chi è: il Re dei Giudei, il Figlio promesso di Davide. Pilato, il giudice ingiusto, è diventato profeta suo malgrado. Davanti all’opinione pubblica mondiale viene proclamata la regalità di Gesù. Gesù stesso non aveva accettato il titolo di Messia, in quanto avrebbe richiamato un’idea sbagliata, umana, di potere e di salvezza. Ma adesso il titolo può stare scritto lì pubblicamente sopra il Crocifisso. Egli così è davvero il re del mondo. Adesso è davvero “innalzato”. Nella sua discesa egli è salito. Ora ha radicalmente adempiuto al mandato dell’amore, ha compiuto l’offerta di se stesso, e proprio così egli ora è la manifestazione del vero Dio, di quel Dio che è l’amore. Ora sappiamo chi è Dio. Ora sappiamo com’è la vera regalità. Gesù prega il Salmo 22, che comincia con le parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Sal 22, 2). Assume in sé l’intero Israele sofferente, l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio, e fa sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto e assente. La croce di Gesù è un avvenimento cosmico. Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. La terra trema. E presso la croce ha inizio la Chiesa dei pagani. Il centurione romano riconosce, capisce che Gesù è il Figlio di Dio. Dalla croce egli trionfa, sempre di nuovo.

PREGHIERA[SM=g1740720]

Signore Gesù Cristo, nell’ora della tua morte il sole si oscurò. Sempre di nuovo sei inchiodato sulla croce. Proprio in quest’ora della storia viviamo nell’oscurità di Dio. Per la smisurata sofferenza e la cattiveria degli uomini il volto di Dio, il tuo volto, appare oscurato, irriconoscibile. Ma proprio sulla croce ti sei fatto riconoscere. Proprio in quanto sei colui che soffre e che ama, sei colui che è innalzato. Proprio da lì hai trionfato. Aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Aiutaci a credere in te e a seguirti proprio nell’ora dell’oscurità e del bisogno. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora. Fa’ che la tua salvezza si manifesti.

  

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Fac me vere tecum flere,
Crucifixo condolore,
donec ego vixero.



 

 
Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
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TREDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre


V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
 

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 54-55 


Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.

MEDITAZIONE


Gesù è morto, il suo cuore viene trafitto dalla lancia del soldato romano e ne escono sangue e acqua: misteriosa immagine del fiume dei sacramenti, del Battesimo e dell’Eucaristia, dai quali, in forza del cuore trafitto del Signore, rinasce, sempre di nuovo, la Chiesa. A lui non vengono spezzate le gambe, come agli altri due crocifissi; così egli si manifesta come il vero agnello pasquale, al quale nessun osso deve essere spezzato (cfr. Es 12, 46). E ora che tutto è stato sopportato, si vede che egli, nonostante tutto il turbamento dei cuori, nonostante il potere dell’odio e della vigliaccheria, non è rimasto solo. I fedeli ci sono. Sotto la croce c’erano Maria, sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria, Maria di Màgdala e il discepolo che egli amava. Ora arriva anche un uomo ricco, Giuseppe d’Arimatèa: il ricco trova come passare per la cruna di un ago, perché Dio gliene dona la grazia. Seppellisce Gesù nella sua tomba ancora intatta, in un giardino: dove viene sepolto Gesù il cimitero si trasforma in giardino, nel giardino dal quale era stato cacciato Adamo quando si era staccato dalla pienezza della vita, dal suo Creatore. Il sepolcro nel giardino ci fa sapere che il dominio della morte sta per finire. E arriva anche un membro del sinedrio, Nicodèmo, al quale Gesù aveva annunciato il mistero della rinascita da acqua e da Spirito. Anche nel sinedrio, che aveva deciso la sua morte, c’è qualcuno che crede, che conosce e riconosce Gesù dopo che è morto. Sopra l’ora del grande lutto, del grande ottenebramento e della disperazione, sta misteriosamente la luce della speranza. Il Dio nascosto rimane comunque il Dio vivente e vicino. Il Signore morto rimane comunque il Signore e nostro Salvatore, anche nella notte della morte. La Chiesa di Gesù Cristo, la sua nuova famiglia, comincia a formarsi.
 

ORAZIONE[SM=g1740720]


Signore, sei disceso nell’oscurità della morte. Ma il tuo corpo viene raccolto da mani buone e avvolto in un candido lenzuolo (Mt 27, 59). La fede non è morta del tutto, il sole non è del tutto tramontato. Quante volte sembra che tu stia dormendo. Com’è facile che noi uomini ci allontaniamo e diciamo a noi stessi: Dio è morto. Fa’ che nell’ora dell’oscurità riconosciamo che tu comunque sei lì. Non lasciarci da soli quando tendiamo a perderci d’animo. Aiutaci a non lasciarti da solo. Donaci una fedeltà che resista nello smarrimento e un amore che ti accolga nel momento più estremo del tuo bisogno, come la Madre tua, che ti avvolse di nuovo nel suo grembo. Aiutaci, aiuta i poveri e i ricchi, i semplici e i dotti, a vedere attraverso le loro paure e i loro pregiudizi, e a offrirti la nostra capacità, il nostro cuore, il nostro tempo, preparando così il giardino nel quale può avvenire la risurrezione.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Vidit suum dulcem Natum
morientem, desolatum,
cum emisit spiritum.

  


  

Via Crucis, Scuola Veneta - Sec. XVIII
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QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro
  

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

 

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 59-61 


Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.


 

MEDITAZIONE


Gesù, disonorato e oltraggiato, viene deposto, con tutti gli onori, in un sepolcro nuovo. Nicodèmo porta una mistura di mirra e di aloe di cento libbre destinata a emanare un prezioso profumo. Ora, nell’offerta del Figlio, si rivela, come già nell’unzione di Betània, una smisuratezza che ci ricorda l’amore generoso di Dio, la “sovrabbondanza” del suo amore. Dio fa generosamente offerta di se stesso. Se la misura di Dio è la sovrabbondanza, anche per noi niente dovrebbe essere troppo per Dio. È quel che Gesù stesso ci ha insegnato nel discorso della montagna (Mt 5, 20). Ma bisogna ricordare anche le parole di san Paolo su Dio, che “diffonde per mezzo nostro il profumo della conoscenza di Cristo nel mondo intero. Noi siamo infatti… il profumo di Cristo” (2 Cor 2, 14s). Nella putrefazione delle ideologie, la nostra fede dovrebbe essere di nuovo il profumo che riporta sulle tracce della vita. Nel momento della deposizione comincia a realizzarsi la parola di Gesù: “In verità, in verità, vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Gesù è il chicco di grano che muore. Dal chicco di grano morto comincia la grande moltiplicazione del pane che dura fino alla fine del mondo: egli è il pane di vita capace di sfamare in misura sovrabbondante l’umanità intera e di donarle il nutrimento vitale: il Verbo eterno di Dio, che è diventato carne e anche pane, per noi, attraverso la croce e la risurrezione. Sopra la sepoltura di Gesù risplende il mistero dell’Eucaristia.


PREGHIERA[SM=g1740720]

Signore Gesù Cristo, nella deposizione hai fatto tua la morte del chicco di grano, sei diventato il chicco di grano morto che produce frutto lungo il corso dei tempi, fino all’eternità. Dal sepolcro risplende in ogni tempo la promessa del chicco di grano, dal quale viene la vera manna, il pane di vita nel quale tu offri te stesso a noi. La Parola eterna, attraverso l’incarnazione e la morte, è diventata la Parola vicina: ti metti nelle nostre mani e nei nostri cuori affinché la tua Parola cresca in noi e produca frutto. Tu doni te stesso attraverso la morte del chicco di grano, affinché anche noi abbiamo il coraggio di perdere la nostra vita per trovarla; affinché anche noi ci fidiamo della promessa del chicco di grano. Aiutaci ad amare sempre più il tuo mistero eucaristico e a venerarlo – a vivere veramente di te, Pane del cielo. Aiutaci a diventare il tuo “profumo”, a rendere percepibili le tracce della tua vita, in questo mondo. Come il chicco di grano si rialza dalla terra come stelo e spiga, così anche tu non potevi rimanere nel sepolcro: il sepolcro è vuoto perché lui – il Padre – non ti “abbandonò negli inferi, né la tua carne vide corruzione” (At 2, 31, Sal 16, 10 LXX). No, tu non hai visto la corruzione. Sei risorto e hai dato spazio alla carne trasformata nel cuore di Dio. Fa’ che possiamo rallegrarci di questa speranza e possiamo portarla gioiosamente nel mondo, fa’ che diventiamo testimoni della tua risurrezione.

Tutti:


Pater noster, qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua, sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie;
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem;
sed libera nos a malo.


Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradisi gloria. Amen.




BENEDIZIONE

 


V/
. Dominus vobiscum.

R/. Et cum spiritu tuo.

V/. Sit nomen Domini benedictum.

R/. Ex hoc nunc et usque in sæculum.


V/.
Adiutorium nostrum in nomine Domini.

R/. Qui fecit cælum et terram.


V/
. Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

R/. Amen.
 

  

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2005/documents/ns_lit_doc_20050325_via-crucis_it.html


[SM=g1740733]

Caterina63
00giovedì 27 agosto 2009 17:48
[SM=g1740717] [SM=g1740720] meraviglioso lavoro fra le immagini del Film The Passion, il canto Stabat Mater Dolorosa e le 14 Stazioni della Via Crucis....

Un video breve da poter utilizzare anche negli incontri catechistici o personalmente, per meditare....

un Grazie ad Antonio Barone, l'autore... [SM=g1740738]





Caterina63
00venerdì 19 febbraio 2010 15:34
Ricordiamo a tutti che seppur consigliata tutto l'anno, particolarmente in Quaresima riprendiamo in modo speciale la pia pratica della Via Crucis....

qui a seguire vi offriamo quella proposta dal sito amico di Maranathà


Via Crucis

 

 


INDICE GENERALE


 
Via Crucis 
  Il nostro vanto è nella croce di Gesù

  Rito iniziale

STAZIONI
 
01 - Gesù è condannato a morte 
  02 - Gesù è caricato della Croce
  03 - Gesù cade per la prima volta
  04 - Gesù incontra sua Madre
  05 - Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce
  06 - La Veronica asciuga il volto di Gesù
  07 - Gesù cade per la seconda volta
  08 - Gesù incontra le donne di Gerusalemme
  09 - Gesù cade per la terza volta 
  10 - Gesù è spogliato delle vesti
  11 - Gesù è inchiodato sulla Croce
  12 - Gesù muore sulla Croce
  13 - Gesù è deposto dalla Croce
  14 - Gesù è deposto nel Sepolcro

 
Rito di conclusione - Ave Crux spes unica



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Caterina63
00mercoledì 31 marzo 2010 00:18
Le meditazioni scritte dal cardinale Camillo Ruini per la Via Crucis che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo

Non chiudiamo gli occhi di fronte alla sofferenza


Le meditazioni sulle quattordici stazioni della Via Crucis saranno introdotte dalla seguente meditazione e dalla successiva preghiera  che  sarà  recitata  da  Benedetto XVI.

Quando l'Apostolo Filippo gli chiese:  "Signore, mostraci il Padre", Gesù rispose:  "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Giovanni, 14, 8-9). Questa sera, mentre accompagniamo nel nostro cuore Gesù che cammina sotto la croce, non dimentichiamoci di queste sue parole. Anche quando porta la croce, anche quando muore sulla croce, Gesù è il Figlio che è una cosa sola con Dio Padre. Guardando il suo volto distrutto dalle percosse, dalla fatica, dalla sofferenza interiore, noi vediamo il volto del Padre. Anzi, proprio in questo momento la gloria di Dio, la sua luce troppo forte per ogni occhio umano, si fa maggiormente visibile sul volto di Gesù. Qui, in questo povero essere che Pilato ha mostrato ai Giudei, nella speranza di indurli a pietà, con le parole "Ecco l'uomo!" (Giovanni, 19, 5), si manifesta la vera grandezza di Dio, quella grandezza misteriosa che nessun uomo poteva immaginare.
Ma in Gesù crocifisso si rivela anche un'altra grandezza, la nostra grandezza, la grandezza che appartiene a ogni uomo per il fatto stesso di avere un volto e un cuore umano. Scrive Sant'Antonio di Padova:  "Cristo, che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio (...) Se guarderai lui, potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità (...) e il tuo valore (...) In nessun altro luogo l'uomo può meglio rendersi conto di quanto egli valga, che guardandosi nello specchio della croce" (Sermones Dominicales et Festivi, iii, pp. 213-214). Sì, Gesù, il Figlio di Dio, è morto per te, per me, per ciascuno di noi, e così ci ha dato la prova concreta di quanto grandi e preziosi noi siamo agli occhi di Dio, gli unici occhi che superano tutte le apparenze e vedono fino in fondo la realtà delle cose.
Partecipando alla Via Crucis, chiediamo a Dio di dare anche a noi questo suo sguardo di verità e di amore, per diventare, uniti a lui, liberi e buoni.

Preghiera

Signore, Dio Padre onnipotente, tu sai tutto, tu vedi l'enorme bisogno di te che si nasconde nel nostro cuore. Dona a ciascuno di noi l'umiltà di riconoscere questo bisogno.
Libera la nostra intelligenza dalla pretesa, sbagliata e un poco ridicola, di poter dominare il mistero che ci circonda da ogni parte.
Libera la nostra volontà dalla presunzione, altrettanto ingenua e infondata, di poter costruire da soli la nostra felicità e il senso della nostra vita.
Rendi penetrante e sincero il nostro occhio interiore, in modo da riconoscere, senza ipocrisie, il male che è dentro di noi. Ma donaci anche, nella luce della croce e della risurrezione del tuo unico Figlio, la certezza che, uniti a lui e sostenuti da lui, potremo anche noi vincere il male con il bene. Signore Gesù, aiutaci a camminare con questo animo dietro alla tua croce.

Prima Stazione

Gesù è condannato a morte

Meditazione

Perché Gesù è stato condannato a morte, lui, che "passò facendo del bene" (Atti degli Apostoli, 10, 38)? Questa domanda ci accompagnerà lungo la Via Crucis come ci accompagna per tutta la vita.
Nei Vangeli troviamo una risposta vera:  i capi dei Giudei hanno voluto la sua morte perché hanno compreso che Gesù si riteneva il Figlio di Dio. E troviamo anche una risposta che i Giudei hanno usato come pretesto, per ottenere da Pilato la sua condanna:  Gesù avrebbe preteso di essere un re di questo mondo, il re dei Giudei.
Ma dietro a queste risposte si spalanca un abisso, sul quale gli stessi Vangeli e tutta la Sacra Scrittura ci fanno aprire lo sguardo:  Gesù è morto per i nostri peccati. E ancora più profondamente, è morto per noi, è morto perché Dio ci ama e ci ama al punto di dare il suo Figlio unigenito, affinché noi abbiamo la vita per mezzo di lui (cfr. Giovanni, 3, 16-17).
È a noi stessi, dunque, che dobbiamo guardare:  al male e al peccato che abitano dentro di noi e che troppo spesso fingiamo di ignorare. Ma ancora di più dobbiamo volgere lo sguardo al Dio ricco di misericordia che ci ha chiamato amici (cfr. Giovanni, 15, 15). Così il cammino della Via Crucis e tutto il cammino della vita diventa un itinerario di penitenza, di dolore e di conversione, ma anche di gratitudine, di fede e di gioia.

Seconda Stazione

Gesù è caricato della Croce


Meditazione

Dopo la condanna viene l'umiliazione. Quello che i soldati fanno a Gesù ci sembra disumano. Anzi, è senz'altro disumano:  sono atti di scherno e di disprezzo nei quali si esprime una oscura ferocia, incurante della sofferenza, anche fisica, che viene inflitta senza motivo a una persona già condannata al supplizio tremendo della croce. Tuttavia questo comportamento dei soldati è anche, malauguratamente, fin troppo umano. Mille pagine della storia dell'umanità e della cronaca quotidiana confermano che azioni di questo genere non sono affatto estranee all'uomo. L'Apostolo Paolo ha messo bene in luce questo paradosso:  "Io so (...) che in me, (...) nella mia carne, non abita il bene:  ... infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio" (Romani, 7, 18-19).
È proprio così:  nella nostra coscienza è accesa la luce del bene, una luce che in molti casi diventa evidente e dalla quale, fortunatamente, ci lasciamo guidare nelle nostre scelte. Ma spesso accade il contrario:  quella luce viene oscurata dai risentimenti, da desideri inconfessabili, dalla perversione del cuore. E allora diventiamo crudeli, capaci delle cose peggiori, perfino di cose incredibili.
Signore Gesù, ci sono anch'io tra quelli che ti hanno deriso e percosso. Tu hai detto infatti:  "tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo, 25, 40). Signore Gesù, perdonami.

Terza Stazione

Gesù cade la prima volta sotto la Croce



Meditazione

I Vangeli non ci parlano delle cadute di Gesù sotto la croce, ma questa antica tradizione è profondamente verosimile. Ricordiamo soltanto che, prima di essere caricato della croce, Gesù era stato fatto flagellare da Pilato. Dopo tutto quello che gli era accaduto a partire dalla notte nell'orto degli ulivi, le sue forze dovevano essere praticamente esaurite.
Prima di soffermarci sugli aspetti più profondi e interiori della passione di Gesù, prendiamo atto semplicemente del dolore fisico che egli ha dovuto sopportare. Un dolore enorme e tremendo, fino all'ultimo respiro sulla croce, un dolore che non può non fare paura.
La sofferenza fisica è la più facile da sconfiggere, o almeno da attenuare, con le nostre attuali tecniche e metodologie, con le anestesie e le altre terapie del dolore. Anche se per molte cause, naturali o dipendenti da comportamenti umani, una gigantesca massa di sofferenze fisiche rimane presente nel mondo.
In ogni caso, Gesù non ha rifiutato il dolore fisico e così si è fatto solidale con tutta la famiglia umana, specialmente con quella grande parte di essa la cui vita, anche oggi, è segnata da questa forma di dolore. Mentre lo vediamo cadere sotto la croce, gli chiediamo umilmente il coraggio di allargare, con una solidarietà fatta non solo di parole, gli spazi troppo ristretti del nostro cuore.

Quarta Stazione

Gesù incontra sua Madre


Meditazione

Nei Vangeli non si parla direttamente di un incontro di Gesù con sua Madre lungo il cammino della croce, ma della presenza di Maria sotto la croce. E qui Gesù si rivolge a lei e al discepolo prediletto, l'evangelista Giovanni. Le sue parole hanno un senso immediato:  affidare Maria a Giovanni, perché si prenda cura di lei. E un senso molto più ampio e profondo:  sotto la croce Maria è chiamata a dire un secondo "sì", dopo il sì dell'Annunciazione, con il quale è diventata Madre di Gesù, aprendo così la porta alla nostra salvezza.
Con questo secondo sì Maria diventa madre di tutti noi, di ogni uomo e di ogni donna per i quali Gesù ha versato il suo sangue. Una maternità che è segno vivente dell'amore e della misericordia di Dio per noi. Per questo sono tanto profondi e tenaci i vincoli di affetto e di fiducia che uniscono a Maria il popolo cristiano; per questo ricorriamo spontaneamente a lei, soprattutto nelle circostanze più difficili della vita.
Maria, però, ha pagato a caro prezzo questa sua universale maternità. Come  ha profetizzato su di lei Simeone nel tempio di Gerusalemme, "a te una spada trafiggerà l'anima" (Luca, 2, 35).
Maria, Madre di Gesù e madre nostra, aiutaci a sperimentare nelle nostre anime, questa sera e sempre, quella sofferenza piena di amore che ti ha unito alla croce del tuo Figlio.

Quinta Stazione

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

Meditazione

Gesù doveva essere veramente sfinito e così i soldati rimediano prendendo il primo malcapitato che incontrano e caricandolo della croce. Anche nella vita di ogni giorno la croce, sotto tante diverse forme - da una malattia a un grave incidente alla perdita di una persona cara o del lavoro - si abbatte, spesso improvvisa, su di noi. E noi vediamo in essa soltanto una sfortuna, o nei casi peggiori una disgrazia.
Gesù però ha detto ai suoi discepoli:  "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo, 16, 24). Non sono parole facili; anzi, nella vita concreta sono le parole più difficili del Vangelo. Tutto il nostro essere, tutto ciò che vi è dentro di noi, si ribella contro simili parole.
Gesù tuttavia continua dicendo:  "chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Matteo, 16, 25). Fermiamoci su questo "per causa mia":  qui c'è tutta la pretesa di Gesù, la coscienza che egli aveva di se stesso e la richiesta che rivolge a noi. Lui sta al centro di tutto, lui è il Figlio di Dio che è una cosa sola con Dio Padre (cfr. Giovanni, 10, 30), lui è il nostro unico Salvatore (cfr. Atti degli Apostoli, 4, 12).
Effettivamente, quella che all'inizio sembrava solo una sfortuna o una disgrazia si rivela poi, non di rado, una porta che si è aperta nella nostra vita e ci ha portato un bene più grande. Ma non sempre è così:  tante volte, in questo mondo, le disgrazie rimangono soltanto perdite dolorose. Qui di nuovo Gesù ha qualcosa da dirci. O meglio, a lui è accaduto qualcosa:  dopo la croce, egli è risorto dai morti, ed è risorto come primogenito di molti fratelli (cfr. Romani, 8, 29; 1 Corinzi, 15, 20). Sì, la sua croce non può essere separata dalla sua risurrezione. Solo credendo nella risurrezione possiamo percorrere in maniera sensata il cammino della croce.

Sesta Stazione

La Veronica asciuga il volto di Gesù

Meditazione

Quando la Veronica ha asciugato il volto di Gesù con una pezzuola, quel volto non doveva certo essere attraente:  era un volto sfigurato. Però, quel volto non poteva lasciare indifferenti, quel volto turbava. Poteva provocare scherno e disprezzo, ma anche compassione e perfino amore, desiderio di venire in aiuto. La Veronica è il simbolo di questi sentimenti.
Per quanto sfigurato, il volto di Gesù è pur sempre il volto del Figlio di Dio. È un volto sfigurato da noi, dal cumulo enorme della malvagità umana. Ma è anche un volto sfigurato per noi, che esprime l'amore e la donazione di Gesù e che è specchio della misericordia infinita di Dio Padre.
Nel volto sofferente di Gesù vediamo, inoltre, un altro cumulo gigantesco, quello delle sofferenze umane. E così il gesto di pietà della Veronica diventa per noi una provocazione, una sollecitazione urgente:  diventa la richiesta, dolce ma imperiosa, di non voltarci dall'altra parte, di guardare anche noi coloro che soffrono, vicini e lontani. E non solo di guardare, ma di aiutare. La Via Crucis di questa sera non sarà passata invano se ci porterà a gesti concreti di amore e di solidarietà operosa.

Settima Stazione

Gesù cade per la seconda volta

Meditazione

Gesù cade di nuovo sotto la croce. Certo era sfinito fisicamente, ma era anche ferito a morte nel suo cuore. Pesava su di lui il rifiuto di coloro che, fin dall'inizio, si erano opposti ostinatamente alla sua missione. Pesava il rifiuto che, alla fine, gli aveva opposto quel popolo che era sembrato pieno di ammirazione e anche di entusiasmo per lui. Perciò, guardando la città santa che tanto amava, Gesù aveva esclamato:  "Gerusalemme, Gerusalemme, (...) quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi  pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!" (Matteo, 23, 37). Pesava terribilmente il tradimento di Giuda, l'abbandono  dei discepoli nel momento  della  prova suprema, pesava in particolare il triplice rinnegamento di Pietro.
Sappiamo bene che pesava su di lui anche la massa innumerevole dei nostri peccati, delle colpe che accompagnano attraverso i millenni l'intera vicenda umana.
Perciò chiediamo a Dio, con umiltà ma anche con fiducia:  Padre ricco di misericordia, aiutaci a non rendere ancora più pesante la croce di Gesù. Infatti, come ha scritto Giovanni Paolo II del quale questa sera ricorre il quinto anniversario della morte:  "il limite imposto al male, di cui l'uomo è artefice e vittima, è in definitiva la Divina Misericordia" (Memoria e identità, p. 70).

Ottava Stazione

Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di lui

Meditazione

Gesù, dunque, è lui ad avere compassione delle donne di Gerusalemme, e di tutti noi. Anche mentre porta la croce, Gesù rimane l'uomo che ha compassione delle folle (Marco, 8, 2), che scoppia in pianto davanti alla tomba di Lazzaro (cfr. Giovanni, 11, 35), che proclama beati coloro che piangono, perché saranno consolati (cfr. Matteo, 5, 4).
Proprio così Gesù si mostra l'unico che conosce davvero il cuore di Dio Padre e che può farlo conoscere anche a noi:  "nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo" (Matteo, 11, 27).
Fin dai tempi più remoti l'umanità si è domandata, spesso con angoscia, quale sia veramente l'atteggiamento di Dio verso di noi:  un atteggiamento di sollecitudine provvidenziale, o invece di sovrana indifferenza, o perfino di sdegno e di odio? A una domanda di questo genere non possiamo dare una risposta certa con le sole risorse della nostra intelligenza, della nostra esperienza e nemmeno del nostro cuore.
Per questo Gesù - la sua vita e la sua parola, la sua croce e la sua risurrezione - è la realtà di gran lunga più importante di tutta la vicenda umana, la luce che brilla sul nostro destino.

Nona Stazione

Gesù cade per la terza volta

Meditazione

Ecco il motivo più profondo delle ripetute cadute di Gesù:  non solo le sofferenze fisiche, non solo i tradimenti umani, ma la volontà del Padre. Quella volontà misteriosa e umanamente incomprensibile, ma infinitamente buona e generosa, per la quale Gesù si è fatto "peccato per noi", su di lui sono trasferite tutte le colpe dell'umanità e si compie quel misterioso scambio che rende noi peccatori "giustizia di Dio".
Mentre cerchiamo di immedesimarci in Gesù che cammina e cade sotto la croce, è ben giusto che proviamo in noi  sentimenti di pentimento e di dolore. Ma  ancora  più  forte  deve  essere la gratitudine che invade la nostra anima.
Sì, o Signore, tu ci hai riscattato, tu ci hai liberato, con la tua croce ci hai resi giusti davanti a Dio. Anzi, ci hai unito così intimamente a te da fare anche di noi, in te, i figli di Dio, i suoi familiari e amici. Grazie, Signore, fa' che la gratitudine verso di te sia la nota dominante della nostra vita.

Decima Stazione

Gesù è spogliato delle sue vesti

Meditazione

Gesù è spogliato delle sue vesti:  siamo all'atto finale di quel dramma, iniziato con l'arresto nell'orto degli ulivi, attraverso il quale Gesù è spogliato della sua dignità di uomo, prima ancora che di Figlio di Dio.
Gesù, dunque, è offerto nudo allo sguardo della gente di Gerusalemme e allo sguardo dell'intera umanità. In un senso profondo, è giusto che sia così:  egli infatti si è spogliato completamente di se stesso, per sacrificarsi per noi. Perciò il gesto di spogliarlo delle vesti è anche l'adempimento di una parola della Sacra Scrittura.
Guardando Gesù nudo sulla croce avvertiamo dentro di noi una necessità impellente:  guardare senza veli dentro a noi stessi; denudarci spiritualmente davanti a noi, ma ancor prima davanti a Dio, e anche davanti ai nostri fratelli in umanità. Spogliarci della pretesa di apparire migliori di quello che siamo, per cercare invece di essere sinceri e trasparenti.
Il comportamento che, forse più di ogni altro, provocava lo sdegno di Gesù era infatti l'ipocrisia. Quante volte egli ha detto ai suoi discepoli:  non fate "come fanno gli ipocriti" (Matteo, 6, 2.5.16), o a coloro che contestavano le sue buone azioni:  "guai a voi ipocriti" (Matteo, 23, 13.15.23.25.27.29).
Signore Gesù nudo sulla croce, aiutami  ad  essere  anch'io  nudo  davanti a te.

Undicesima Stazione

Gesù è inchiodato sulla Croce

Meditazione

Gesù è inchiodato sulla croce. Una tortura tremenda. E mentre è appeso alla croce sono in molti a deriderlo e anche a provocarlo:  "Ha salvato altri e non può salvare se stesso! (...) Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti:  "Sono Figlio di Dio"!" (Matteo, 27, 42-43). Così è derisa non solo la sua persona ma anche la sua missione di salvezza, quella missione che Gesù proprio sulla croce stava portando a compimento.
Ma, nel suo intimo, Gesù conosce una sofferenza incomparabilmente maggiore, che lo fa prorompere in un grido:  "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Marco, 15, 34). Si tratta certo delle parole di inizio di un Salmo, che si conclude con la riaffermazione della piena fiducia in Dio. E tuttavia sono parole da prendersi totalmente sul serio, che esprimono la prova più grande a cui è stato sottoposto Gesù.
Quante volte, di fronte a una prova, pensiamo di essere stati dimenticati o abbandonati da Dio. O perfino siamo tentati di concludere che Dio non c'è.
Il Figlio di Dio, che ha bevuto fino in fondo il suo amaro calice e poi è risorto dai morti, ci dice invece, con tutto se stesso, con la sua vita e la sua morte, che dobbiamo fidarci di Dio. A lui possiamo credere.

Dodicesima Stazione

Gesù muore sulla Croce

Meditazione

Quando la morte giunge dopo una dolorosa malattia, si usa dire con sollievo:  "Ha finito di soffrire". In certo senso, queste parole valgono anche per Gesù. Sono però parole troppo limitate e superficiali, di fronte alla morte di qualsiasi uomo e ben di più di fronte alla morte di quell'uomo che è il Figlio di Dio.
Infatti, quando Gesù muore, il velo del tempio di Gerusalemme si squarcia in due e accadono altri segni, che fanno esclamare al centurione romano che stava di guardia alla croce:  "Davvero costui era Figlio di Dio!" (cfr. Matteo, 27, 51-54).
In realtà, nulla è così oscuro e misterioso come la morte del Figlio di Dio, che insieme a Dio Padre è la sorgente e la pienezza della vita. Ma nulla è anche così luminoso, perché qui risplende la gloria di Dio, la gloria dell'Amore onnipotente e misericordioso.
Di fronte alla morte di Gesù la nostra risposta è il silenzio dell'adorazione. Così ci affidiamo a lui, ci mettiamo nelle sue mani, chiedendogli che niente, nella nostra vita come nella nostra morte, ci possa mai separare da lui (cfr. Romani, 8, 38-39).

Tredicesima Stazione

Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre

Meditazione

Adesso l'ora di Gesù si è compiuta e Gesù è deposto dalla croce. Puntuali, ad accoglierlo, vi sono le braccia di sua Madre. Dopo aver assaporato fino in fondo la solitudine della morte, subito Gesù ritrova - nel suo corpo esanime - il più forte e il più dolce dei suoi legami umani, il calore dell'affetto di sua Madre. I più grandi artisti, pensiamo alla Pietà di Michelangelo, hanno saputo intuire ed esprimere la profondità e la tenacia indistruttibile di questo legame.
Ricordando che Maria, ai piedi della croce, è diventata madre anche di ciascuno di noi, le chiediamo di mettere nel nostro cuore i sentimenti che la uniscono a Gesù. Per essere veramente cristiani, infatti, per poter seguire davvero Gesù, bisogna essere legati a lui con tutto quello che c'è dentro di noi:  la mente, la volontà, il cuore, le nostre piccole e grandi scelte quotidiane.
Soltanto così Dio potrà stare al centro della nostra vita, non ridursi a una consolazione che dovrebbe essere sempre disponibile, senza interferire però con gli interessi concreti in base ai quali operiamo.

Quattordicesima Stazione

Gesù è deposto nel sepolcro

Meditazione

Con la pietra che chiude l'ingresso del sepolcro tutto sembra davvero terminato. Poteva però rimanere prigioniero della morte l'Autore della vita? Perciò il sepolcro di Gesù, da allora fino ad oggi, non è solo diventato l'oggetto della più commossa devozione, ma ha anche provocato la più profonda divisione delle intelligenze e dei cuori:  qui si dividono le strade tra i credenti in Cristo e coloro che invece in lui non credono, anche se spesso lo ritengono un uomo meraviglioso.
Quel sepolcro, infatti, ben presto è rimasto vuoto e mai si è potuto trovare una spiegazione convincente del perché sia rimasto vuoto, se non quella che hanno dato, da Maria di Magdala a Pietro agli altri Apostoli, i testimoni di Gesù risorto dai morti.
Davanti al sepolcro di Gesù sostiamo in preghiera, chiedendo a Dio quegli occhi della fede che ci consentano di unirci ai testimoni della sua risurrezione. Così il cammino della croce diventa anche per noi sorgente di vita.


(©L'Osservatore Romano - 31 marzo 2010)
Caterina63
00lunedì 7 marzo 2011 00:20










 Sant'Alfonso M. De Liguori ci invita a meditare su: l'ORAZIONE MENTALE.... lasciamoci aiutare dai Santi...
quanto segue è tratto da un Breviario  del 1924 
"Massime Eterne" di sant'Alfonso Maria De Liguori - Nuova Edizione complilata secondo le innovazioni prescritte dai Sommi Pontefici Pio X  Benedetto XV e Pio XI - 1924 -

METODO PER L'ORAZIONE MENTALE

suggerimenti di sant'Alfonso M. De Liguori da esercitarsi ogni giorno, specialmente in Quaresima in adorazione davanti la Santissima Eucarestia, al Tabernacolo, o davanti ad un Crocefisso.

Anima mia, sappi che per l'orazione mentale sono necessarie tre parti:
- la preparazione con l'impegno e la volontà;
- il corpo dell'orazione che non deve essere improvvisato;
- e la conclusione che deve essere il punto di partenza non il finale.

- La preparazione si fa con tre atti:

1. Mettersi alla presenza di Dio, umiliarsi davanti a Lui riconoscendosi bisognosi davanti a Lui;
2. DomandarGli grazia di far bene ogni orazione, ed implorare l'intercessione della Beata Vergine Maria, dell'Angelo Custode e dei Santi, specialmente del Santo di cui si porta il nome;
3. Rappresentarsi alla memoria il Soggetto che si vuole meditare: Gesù Cristo, Incarnato, nato, vissuto in mezzo a noi, morto Crocefisso e Risorto e Asceso al Cielo; la Divina Eucarestia, la vita di qualche Santo, la Dottrina della Santa Chiesa, l'approfondimento dei Comandamenti o dei Sacramenti, i Doni dello Spirito Santo, la vita coniugale, e così via...

- Il corpo della meditazione deve avere queste fondamenta:

1. Considerare esclusivamente il Soggetto che ci è proposto;
2. esercitarsi a vari e pii affetti, virtù, fioretti, opere sante;
3. fare fermi proponimenti e  cercare risoluzioni per combattere o tenere a freno i propri vizi, le abitudini a certi peccati anche se veniali, tenere sotto controllo l'ira e combattere ogni tentazione.

- La conclusione deve tenere a mente questi aspetti importanti:

1. Ringraziare Iddio dei buoni pensieri e nuovi lumi ottenuti nell'orazione;
2. offrirGli le risoluzioni e i proponimenti che si sono fatti, supplicare la Beata Vergine Maria, l'Angelo Custode e i Santi per mantenere le promesse fatte;
3. chiedere la grazia per mettere in esecuzione i buoni propositi, con il santo proposito di voler offrire con ogni grazie una supplica per i peccatori e per le Anime del Purgatorio.

Preghiera da farsi in preparazione dell'Orazione Mentale

Credo fermamente, mio Dio, di essere  alla Vostra Divina Presenza, e profondamente Vi adoro.
Conosco di essere meritevole dei Vostri salutari castighi per le offese, che peccando Vi ho fatte, ma me ne pento di tutto cuore (piccola pausa di silenzio ) e Ve ne chiedo umilmente perdono, risoluto a non voler più offenderVi.
Illuminate, o Signore amatissimo, la mia mente, ed infiammate il mio cuore dell'Amor Vostro, acciocchè da tal si grande meditazione, possa ricavare quel frutto di cui ha tanto bisogno l'anima mia.
Sancta Maria, Mater Dei, et omnes Sancti, intercedite pro nobis!

Preghiera da farsi dopo la meditazione

Vi ringrazio, o mio Dio, dei lumi che mi avete concesso da queste meditazioni.
Davvero mi pento del poco rispetto con cui posso esser stato alla Vostra Divina Presenza.
Vi offro il proposito fatto di volermi emendare da tal difetto.
Vi prometto ogni sforzo, se me ne concedete la grazia, di mettere in pratica quanto ho risoluto di fare dopo queste meditazioni.
Vergine Santa, pregate per me, ed unite le Vostre sublimi intercessioni alle mie accorate suppliche, vogliate portarLe presso il Trono del Vostro amatissimo e Divino Figliuolo.
Santi miei avvocati, pregate per me, Angelo mio Custode guidate i miei passi.

Si dica un Pater Noster, Ave Maria e Gloria Patri....
Oremus - Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficiis tuis, qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen




Vi invitiamo a sfogliare anche queste pagine:
Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico
Caterina63
00giovedì 10 marzo 2011 16:29
[SM=g1740733] Amici.... rammentando questo TEMPO DI QUARESIMA  vogliamo ricordarvi ulteriori collegamenti inseriti nella pagina dedicata a:

LA DEVOZIONE AUTENTICA


La Sindone: canti e preghiere testimoniano la sua Venerazione e Devozione

Il Rito delle LITANIE (di Rinascimento Sacro - Daniele Di Sorco)

La Devozione alla Divina Misericordia

Caravaca e il prodigio della Croce sull'Altare....

Devozione: LA VIA MATRIS (da introiboadaltaredei.info)

con tutti gli altri collegamenti che troverete dentro a questo link:

Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2011 e qui Meditazioni e Preghiera per questo Tempo Liturgico




                   Storia Stazioni Via Crucis



Per il Rito della Via Crucis e le sue raffigurazioni, le fonti sono costituite dai Vangeli e che, come abbiamo ben imparato a conoscere, esse raccolgono le ultime drammatiche ore della vita di Nostro Signore Gesù Cristo +
Nonostante il racconto si presenti stringato, è sorprendente constatare come il genio dell'uomo nell'arte sia giunto a produrre una ricchissima e svariata iconografia dedicata a queste ore drammatiche.
In tre dei 4 Vangeli il racconto è assai limitato, mentre è più articolato nel Vangelo di Luca.

Prima dell'iconografia della Via Crucis e prima ancora della pratica stessa, è importante sottolineare che fiumi e fiumi di pellegrini, fin dai primi secoli del Cristianesimo, solevano recarsi in Terra Santa come PENITENTI....senza che la Chiesa gerarchica assumesse una qualche disposizione in materia, vedeva frutti di gran devozione e CONVERSIONE inarrestabile, a seguito proprio di questi PELLEGRINAGGI nati spontaneamente dal Popolo di Dio...

Seguendo l'impulso di questi Pellegrinaggi, i pellegrini visitavano i luoghi più significativi della vita terrena di Gesù, passando dalla grotta della Natività, all'Orto del Getzemani detto degli Ulivi, fino a giungere, spesso anche in ginocchio, al Santo Sepolcro.

Leggendo molta documentazione dell'epoca si evince da questi Pellegrinaggi, una autentica VIA CRUCIS: proviamo ad immaginare, proprio da questi scritti, quanti ci hanno preceduto in questa Fede della Croce, immaginiamo i particolari, il pellegrino assorto che affrontando OGNI DISAGIO del suo proprio tempo, senza le nostre comodità odierne, ripercorreva quelle Vie toccate dal Cristo... immaginiamo questo fiumi di Devoti ripercorrere l'ultimo tratto di strada della Via Crucis iniziando una Tradizione attraverso una Processione ancora oggi mai terminata, sulle Vie affrontate da Gesù prima di salire sulla Croce, prima di venirne inchiodato per la nostra Redenzione.



Il termine "stationes" legato alle "soste" della Via Crucis, hanno origini antiche, questa pratica, come abbiamo spiegato, nasce spontaneamente dall'impulso dei Pellegrini, tuttavia il termine e l'ufficialità arriva da parte di un frate domenicano (mentre la Via Crucis come la conosciamo oggi e la Processione al Colosseo la dobbiamo ad un frate Francescano ), tale Rinaldo di Monte Crucis il quale raccontò, nel 1294, di aver praticato tutto il percorso che Gesù fece salendo al Calvario, ed immaginando ogni evento raccontato dai Vangeli, vi ci si fermava, vi sostava per leggere il Vangelo....da qui il termine "stationes"....
Con i francescani abbiamo un ulteriore sviluppo e perfezionamento della Pia Pratica: ad ogni sosta corrispondeva così non solo la lettura del Vangelo, ma anche una Preghiera e un poco di meditazione....
Inizialmente così le stazioni erano sette, alle quali si andarono ad unire i "Sette Dolori della Vergine", poi man mano che si approfondiva la capacità di percezione dei fedeli, le Stazioni si andarono completando fino alla Sepoltura di Gesù, ossia 14 Stazioni.
Tutti i Pontefici furono sempre grati a questa Devozione tanto da arricchirla di sante Indulgenze, soprattutto per chi si recava in Terra Santa convertendosi e per espiare i propri peccati.

            la Via Crucis LDCaterina63


Va  anche detto che nella stessa iconografia e nell'arte, dunque, troviamo delle "innovazioni".
Prima della diffusione della Via Crucis come la conosciamo noi oggi, gli artisti amavano rappresentare le tappe-stazioni dipingendo spesso solo Gesù nel portare il pesante fardello della Croce, man mano che la Devozione popolare si rafforzava e la lettura dei Vangeli riempivano gli spazi delle meditazioni, anche gli artisti cominciarono ad aggiungere, vicino al Cristo, gli altri Personaggi citati nei Vangeli.
Essi di volta in volta, impreziosirono la Via Crucis nell'arte aggiungendo i particolari episodi al nucleo centrale del racconto che rimaneva, appunto, il Cristo che con la Croce dei nostri peccati si avviava alla morte di Croce.
Vi poteva così essere la Vergine addolorata, o le Pie Donne, l'episodio del Cireneo, la stessa pietà dei Fedeli in questo pellegrinaggio da Duemila anni mai cessato, nel ripercorrere quelle Vie.
Quando le scene sono vuote, l'artista lo faceva volutamente per simboleggiare la solitudine provata dal Cristo sofferente nel momento dell'addio alla vita terrena.
La compartecipazione dei fedeli sia nell'iconografia quanto nelle Processioni reali, ci sospingono a rammentare sempre del peso che ogni Cristiano deve portare su di sè durante la sua vita non soltanto per redimere i propri peccati, ma soprattutto per quella COM-PASSIONE, ossia portare CON Cristo la Croce, ad imitazione per la salvezza di tutti i peccatori.

                                Via Crucis

Vivere la Via Crucis, soprattutto in questo Tempo privilegiato che è la Quaresima, serve a noi non per essere SPETTATORI di un evento passato, al contrario, PARTECIPARE-CON-CRISTO un evento ancora oggi e domani ancora VIVO e reale che si concretizza attraverso la vita degli Uomini, nelle loro storie e sofferenze, nella loro sperata salvezza e perfino nel dolore per la loro dannazione poichè tanto costò a Dio quell'Anima che rifiuterà di essere salvata!

Quando ci prestiamo a rivivere la Via Crucis, pensiamo bene a ciò che stiamo VIVENDO!

Se non potete recarvi in Chiesa, organizzatevi in casa: prendete un Crocifisso, una candela, un libricino che vi aiuti alla Meditazione, oppure usate queste che sono state postate in questo spazio per voi.....
Accendiamo la candela, disponiamoci con cuore sincero non ad una ricostruzione TEATRALE....ma con coscienza desiderare di essere inseriti in quella Via Crucis, desiderare di essere stati e di essere ancora oggi lì, CON GESU' che ancora oggi rivive per noi NELLA SANTA MESSA quel Sacrificio anche se in modo incruento... rivivere come una specie di moviola quegli avvenimenti per comprenderne la portata, il sacrificio, il dolore, ma anche TUTTA LA GIOIA perchè NON è un morto che ricordiamo, MA E' CON IL RISORTO CHE RIVIVIAMO QUELLE TAPPE....
la mestizia e la sofferenza, il dolore e l'angoscia devono essere suscitati in noi per LA GIOIA DI ESSERE STATI SALVATI.... può sembrare un paradosso: soffrire ed essere felici, mesti e gioiosi, ma è la verità perchè mentre nell'essere peccatori ci deve contristare il cuore, la conversione e quell'essere stati perdonati e salvati ci riempiono il cuore di gioia.... E DI GRATITUDINE A CRISTO....

ADORIAMO IL CROCEFISSO

e diciamo:

Amabilissimo Gesù,
che a liberare noi miseri dalla schiavitù del peccato Vi degnaste scendere dagli splendori eterni del Cielo e, fatto Uomo simile a noi, avete soddisfatto per i nostri debiti la Divina Giustizia, degnateVi ancora una volta di farmi grazia affinchè io non Vi sia più ingrato e indifferente; vogliaTe trasformare il mio cuore per renderlo sensibile alle Vostre santissime piaghe che per me, misero e peccatore, voleste eternamente segnate nel Vostro adorabile Corpo; vogliaTe degnarVi di impetrare in questo cuore tutte quelle virtù necessarie a non più offenderVi in special modo la virtù del santo pudore nella lingua e nel costume.
Mi sia questo Santo Crocefisso che oggi adoro e venero, strumento di salvezza e di conversione, di pentimento per i miei peccati, di suffragio per le Anime del Purgatorio e per la conversione dei peccatori.
Mi sia santo e divino auspicio l'intervento della Beata sempre Vergine Maria che supplice invoco ai piedi di questa Santa Croce, affinchè sia prudente e costante nel mantener fede a queste devote intenzioni!
Gesù, Salvatore di chi spera in Te, abbi pietà di noi.

(Preghiera con Indulgenza di 100 giorni - formulata ogni giorno specialmente in Quaresima ed alle solite condizioni che prevedono almeno la santa Confessione e la Santa Messa con la Via Crucis il Venerdì di Quaresima - di Papa Leone XIII del 21 febbraio del 1891 )



Caterina63
00mercoledì 16 marzo 2011 18:47
[SM=g1740738] La Via Crucis più grande del mondo, viene dal Cile, è in bronzo e sosterrà in Via della Conciliazione a Roma per tutto il periodo della Quaresima e fino al 29 aprile, per essere VENERATA dai Turisti e Pellegrini che si recano verso san Pietro e per ricordare il periodo che stiamo vivendo....

L'opera è realizzata con arte TRADIZIONALE, fedele ai Vangeli, e tutta in bronzo per la cui lavorazione ci sono voluti 5 anni....


it.gloria.tv/?media=138171






[SM=g1740717]



[SM=g1740738] Approfondiamo la Festa dell'Annunciazione attraverso la Catechesi del santo Padre Benedetto XVI

Il canto è tratto dallo Stabat Mater dal verso:

Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.


Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

it.gloria.tv/?media=139773



[SM=g1740717]


[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Caterina63
00martedì 22 marzo 2011 11:10
                           
Stabat Mater


Stabat Mater dolorósa

iuxta crucem lacrimósa,

dum pendébat Fílius.


Cuius ánimam geméntem,

contristátam et doléntem

pertransívit gládius.


O quam tristis et afflícta

fuit illa benedícta

Mater Unigéniti !


Quae moerébat et dolébat,

pia mater, cum vidébat

nati poenas íncliti.


Quis est homo, qui non fleret,

Christi Matrem si vidéret

in tanto supplício?


Quis non posset contristári,

piam Matrem contemplári

doléntem cum Filio ?


Pro peccátis suae gentis

vidit Jesum in torméntis

et flagéllis subditum.


Vidit suum dulcem natum

moriéntem desolátum,

dum emísit spíritum.


Eia, mater, fons amóris,

me sentíre vim dolóris

fac, ut tecum lúgeam.


Fac, ut árdeat cor meum

in amándo Christum Deum,

ut sibi compláceam.


Sancta Mater, istud agas,

crucifíxi fige plagas

cordi meo válide.


Tui Nati vulneráti,

tam dignáti pro me pati,

poenas mecum dívide.


Fac me vere tecum flere,

Crucifíxo condolére

donec ego víxero.


Iuxta crucem tecum stare,

te libenter sociáre

in planctu desídero.


Virgo vírginum praeclára,

mihi iam non sis amára,

fac me tecum plángere.


Fac, ut portem Christi mortem,

passiónis fac me sortem

et plagas recólere.


Fac me plagis vulnerári,

cruce hac inebriári

et cruóre Fílii.


Flammis urar ne succénsus,

per te, Virgo, sim defénsus

in die iudícii.


Fac me cruce custodíri

morte Christi praemuníri,

confovéri grátia.


Quando corpus moriétur,

fac, ut ánimae donétur

paradísi glória. Amen.






(italiano)


La Madre addolorata stava

in lacrime presso la Croce

su cui pendeva il Figlio.


E il suo animo gemente,

contristato e dolente

una spada trafiggeva.


Oh, quanto triste e afflitta

fu la benedetta

Madre dell'Unigenito!


Come si rattristava e si doleva

la pia Madre

vedendo le pene dell'inclito Figlio!


Chi non piangerebbe

al vedere la Madre di Cristo

in tanto supplizio?


Chi non si rattristerebbe

al contemplare la pia Madre

dolente accanto al Figlio ?


A causa dei peccati del suo popolo

Ella vide Gesù nei tormenti,

sottoposto ai flagelli.


Vide il suo dolce Figlio

che moriva, abbandonato da tutti,

mentre esalava lo spirito.


Oh, Madre, fonte d'amore,

fammi provare lo stesso dolore

perché possa piangere con te.


Fa' che il mio cuore arda

nell'amare Cristo Dio

per fare cosa a lui gradita.


Santa Madre, fai questo:

imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso

fortemente nel mio cuore.


Del tuo figlio ferito

che si è degnato di patire per me,

dividi con me le pene.


Fammi piangere intensamente con te,

condividendo il dolore del Crocifisso,

finché io vivrò.


Accanto alla Croce desidero stare con te,

in tua compagnia,

nel compianto.


O Vergine gloriosa fra le vergini

non essere aspra con me,

fammi piangere con te.


Fa' che io porti la morte di Cristo,

avere parte alla sua passione

e ricordarmi delle sue piaghe.


Fa' che sia ferito delle sue ferite,

che mi inebri con la Croce

e del sangue del tuo Figlio.


Che io non sia bruciato dalle fiamme,

che io sia, o Vergine, da te difeso

nel giorno del giudizio.


Fa' che io sia protetto dalla Croce,

che io sia fortificato dalla morte di Cristo,

consolato dalla grazia.


E quando il mio corpo morirà

fa' che all'anima sia data

la gloria del Paradiso. Amen.



Caterina63
00mercoledì 6 aprile 2011 19:05

far penitenza dello scempio della Verità e della dissacrazione dell’Eucaristia

Due pietre aguzze per Gesù

Caro sì sì no no,

Questa volta ti voglio raccontare una cosa bella. I “novatori” (i “neoterici”, direbbe quel grand’uomo di romano Amerio) forse rideranno e diranno che sono “balle, ma, in fondo, dovranno vergognarsi.

Un illustre giornalista ha scritto che oggi, nonostante lo “sputo” generale, ci sono giovani ventenni che sotto gli abiti che usano i loro coetanei portano il cilicio per far penitenza dei peccati di tanta gioventù “bruciata” dal vizio, dalla droga, dalle cose più turpi, dal rifiuto del nostro unico Redentore e – attenzione! – per far penitenza dello scempio della Verità e della dissacrazione dell’Eucaristia perpetrata dai “teologi” e preti d’oggi.

Sul momento me ne stupii, ma poi ho pensato a quanto scrisse il conte di Montalembert (1810-1870): “Chi è mai questo Cristo che, appeso al patibolo più infame, da secoli continua ad attirare a Sé la gioventù e l’amore?”. Chi è? È il Figlio di Dio, che un giorno disse: “Quando sarò innalzato da terra (sulla croce) attirerò tutti a Me” (Gv. 12,32). Certamente anche oggi, nel XXI secolo, Gesù non ha perso nulla della Sua attrazione, nonostante che diversi ingenui o “venduti di oggi abbiano tentato di scoronarlo come denunciò un illustre Prelato.

Ed ecco la cosa bella che viene a confermare la mia riflessione. Qualche volta viene da me un giovane di 18 anni. Molto studioso e sportivo. Una grande voglia di imparare e di camminare “diritto”.

L’ultima volta che è venuto, faceva un gran caldo. Il ragazzo aveva calzoni corti, fin sotto il ginocchio e una maglietta leggera. Decorosissimo. Si è seduto ed ho notato che si copriva le ginocchia con le mani.

Senza volerlo, mentre cercavo le parole migliori da dirgli, ho visto le sue ginocchia “sbucciate”. Subito è tornato a coprirsele con le mani, arrossendo. “Che cosa ti è successo?” – mi sono permesso di domandargli – “Sei andato in montagna? Sei caduto?”.

Silenzio. Poi mentre cercavo di riprendere il discorso, con la semplicità di un bambino mi ha confessato: “Ma sì a lei lo posso dire. Lei non riderà di me e neppure dirà che sono matto. Io, quando guardo Gesù Crocifisso, penso che sono stato anch’io ad inchiodarlo lì, con i miei peccati … che molti Lo inchiodano tuttora con i loro peccati; anche quelli che dovrebbero per missione farLo amare ed invece con le loro idee storte, allontanano molti ragazzi da Lui… Così io, quando guardo il Crocifisso mi viene da piangere. Mi viene il desiderio di stare un po’ con Lui sulla croce…

“Basta che Lo conosci, che Lo ami, che Lo preghi, Gesù, che tu Gli sia fedele con la tua carità, con la tua purezza…” gli ho detto. Lui mi ha risposto: “Si, certamente, io questo cerco di farlo più che posso. Ma da qualche tempo ho portato due pietre aguzze nella mia stanzetta, le ho nascoste sotto il letto, che la mamma non le veda.... Poi di notte, quando tutti dormono, mi alzo, mi metto in ginocchio sulle pietre … e prego Gesù, tengo compagnia a Lui, solo sulla Croce, solo nel Tabernacolo … per tutti coloro che Lo offendono, Lo rifiutano .. Anche per i preti … Resto in ginocchio a pregare a lungo, più a lungo che posso. Dico il Rosario alla Madonna … oppure ripeto: 'Gesù Ti amo, venga il Tuo Regno' ..Vero che sono matto? Ma io quando guardo il crocifisso, perdo la testa per Lui”.

Sono rimasto sbalordito, sgomento. Avevo fatto fatica a credere a quel giornalista che raccontava di ventenni con il cilicio. Mi sembrava impossibile. Ora avevo davanti a me un giovane, poco più di un bambino, innamorato folle dell’Uomo-Dio che si è fatto macellare in espiazione dei nostri peccati. Ho pensato a quanto scrisse San Bernardo: “Non me capio prae laetitia, quod Dominus Deus sit frater meus” (Io vado fuori di me dalla gioia per il fatto che Gesù è mio fratello e ha dato la vita per me).

Siamo stati a lungo senza parole. Poi il giovane mi ha detto: “Non sono un santo, sono fragile come un filo d’erba. Preghi per me affinché io sia gradito davvero a Gesù”, “Anche tu prega per me” gli ho risposto.

Il 19 marzo 1958, il venerabile Pio XII profetizzò: “Dopo un crudo inverno, la primavera verrà, la più bella primavera” . Sicuramente non è stato il Concilio né il post-concilio a darci questa primavera. Apriamo gli occhi: siamo ancora nel più crudo inverno. Ma coraggio! Gesù si riserva degli amici - e quali amici! - per Sé contro tutti i “novatori”, i quali, a forza di contar balle”, si troveranno svergognati persino dal buon senso e soli come gufi nella notte. L’ha detto il nostro adorabile Salvatore: “Abbiate fiducia, Io ho vinto il mondo”; “Attirerò tutti a Me”. E Gesù mantiene la Sua parola. Da vero Signore.

Ti saluto, sì sì no no. Confuta gli imbroglioni e racconta cose belle. Anche oggi Gesù fa tante cose belle. Solo Lui le fa.

Lettera firmata



Tratto da Sì sì no no del 15 febbraio 2011 (anno XXXVII n. 3)


Caterina63
00venerdì 15 aprile 2011 22:46
Le meditazioni dell'agostiniana Maria Rita Piccione per la Via Crucis
che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo

Non abbandonare la croce, e la croce ti porterà


Le meditazioni delle quattordici stazioni della Via Crucis - che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo, 22 aprile - sono state scritte da suor Maria Rita Piccione, O.S.A., preside della Federazione dei monasteri agostiniani d'Italia. I testi sono preceduti da una presentazione, una introduzione e una preghiera iniziale che sarà recitata dal Papa.

Presentazione

"Se uno vedesse da lontano la patria e ci fosse di mezzo il mare, egli vedrebbe dove arrivare, ma non avrebbe come arrivarvi. Così è di noi... Scorgiamo la meta da raggiungere, tuttavia c'è di mezzo il mare di questo secolo... Ora, affinché avessimo anche il mezzo per andare, è venuto di là colui al quale noi volevamo andare... e ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo... Non abbandonare [dunque] la croce, e la croce ti porterà". Queste parole di sant'Agostino, tratte dal Commento al vangelo di Giovanni (2, 2), c'introducono alla preghiera della Via Crucis.

 La Via Crucis, infatti, vuol ravvivare in noi questo gesto di aggrapparci al legno della Croce di Cristo lungo il mare dell'esistenza. La Via Crucis non è dunque una semplice pratica di devozione popolare con venatura sentimentale; essa esprime l'essenza dell'esperienza cristiana: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8, 34).
È per questa ragione che il Santo Padre ogni Venerdì Santo ripercorre la Via Crucis davanti a tutto il mondo e in comunione con esso.

Per la composizione di questa preghiera, Papa Benedetto XVI si è rivolto quest'anno al mondo monastico agostiniano femminile, affidando la stesura dei testi a Sr. Maria Rita Piccione, O.S.A., Madre Preside della Federazione dei Monasteri Agostiniani d'Italia "Madonna del Buon Consiglio".

Sr. Maria Rita, appartenente all'Eremo Agostiniano di Lecceto (Siena) - uno dei romitori toscani del XIII secolo, culla dell'Ordine di Sant'Agostino - è attualmente membro della Comunità dei Santi Quattro Coronati in Roma, dove ha sede la Casa comune di Formazione per le Novizie e le Professe agostiniane d'Italia. Non solo i testi sono opera di una monaca agostiniana, anche le immagini prendono forma e colore da una sensibilità artistica femminile e agostiniana. Sr. Elena Maria Manganelli, O.S.A., dell'Eremo di Lecceto, già scultrice di professione, è l'autrice delle tavole che illustrano le varie stazioni della Via Crucis. Questo intreccio tra parola, forma e colore ci comunica qualcosa della spiritualità agostiniana, ispirata alla primitiva comunità di Gerusalemme e fondata sulla comunione di vita.

È un dono per tutti sapere che la preparazione di questa Via Crucis nasce dall'esperienza di monache che "vivono insieme, pensano, pregano, dialogano", per dirla col ritratto vivo ed efficace con cui Romano Guardini tratteggia una comunità monastica agostiniana.
Ogni stazione presenta nell'incipit, sotto la classica enunciazione, una brevissima frase che vuol offrire la chiave di lettura della stazione stessa. Potremmo idealmente riceverla come pronunciata da un bambino, quasi un richiamo alla semplicità dei piccoli che sanno cogliere il cuore della realtà e un simbolico spazio di accoglienza, nella preghiera della Chiesa, della voce dell'infanzia talora offesa e sfruttata. La Parola di Dio proclamata attinge al vangelo di Giovanni, fatta eccezione per quelle stazioni che non hanno un testo evangelico di riferimento o lo hanno in altri vangeli. Con questa scelta si è voluto evidenziare il messaggio di gloria della Croce di Gesù.

Il testo biblico è poi illustrato da una riflessione breve ma limpida e originale.
La preghiera rivolta all'"Umile Gesù" - espressione cara al cuore di Agostino (Conf. 7, 18, 24), ma che abbandona l'aggettivo umile con la crocifissione-esaltazione di Cristo - è la confessione che la Chiesa-Sposa rivolge allo Sposo di Sangue.
Segue quindi un'invocazione allo Spirito Santo che guida i nostri passi e riversa nel nostro cuore l'amore divino (cfr. Rm 5, 5): è la Chiesa apostolico-petrina che bussa al cuore di Dio. Ciascuna stazione coglie un'orma particolare lasciata da Gesù lungo la Via della Croce, che il credente è chiamato a calcare. Così i passi che scandiscono il cammino della Via Crucis sono: verità, onestà, umiltà, preghiera, obbedienza libertà, pazienza, conversione, perseveranza, essenzialità, regalità, dono di sé, maternità, attesa silente.
Le tavole di Sr. Elena Maria - prive di comparse ed elementi accessori, essenziali nel colore - presentano Gesù, solo nella sua passione, che attraversa l'arida terra scavandovi un solco e irrigandolo con la sua grazia. Un raggio di luce, sempre presente e posto in modo da formare una croce, indica lo sguardo del Padre, mentre l'ombra di una colomba, lo Spirito Santo, ricorda che il Cristo "con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio" (Eb 9, 14).

Con questo loro contributo alla preghiera della Via Crucis, le Monache Agostiniane desiderano rendere un omaggio di amore alla Chiesa e al Santo Padre Benedetto XVI, in profonda sintonia con quella particolare devozione e fedeltà verso la Chiesa e i Sommi Pontefici professata dall'Ordine Agostiniano. Siamo grati a queste due Sorelle, Sr. Maria Rita e Sr. Elena Maria, che, nutrite dalla continua meditazione della Parola di Dio e degli scritti di sant'Agostino e sostenute dalla preghiera delle Comunità della Federazione, hanno accettato di condividere, con tutta semplicità, la loro esperienza di Cristo e del Mistero pasquale, in un anno in cui la celebrazione della Santa Pasqua ricorre proprio il 24 aprile, giorno anniversario del Battesimo di sant'Agostino.

Introduzione

Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1).

Fratelli e Sorelle in Cristo,
ci ritroviamo questa sera nel suggestivo scenario del Colosseo romano, convocati dalla Parola appena proclamata, per percorrere insieme al Santo Padre Benedetto XVI la Via della Croce di Gesù. Fissiamo su Cristo il nostro sguardo interiore e invochiamolo con cuore ardente: "Ti prego, Signore, di' all'anima mia: sono io la tua salvezza! Dillo che io lo senta!" (2).
La sua voce confortante s'intreccia al fragile filo del nostro "sì" e lo Spirito Santo, dito di Dio, tesse la solida trama della fede che conforta e conduce.
Seguire, credere, pregare: ecco i passi semplici e sicuri che sostengono il nostro cammino lungo la Via della Croce e ci lasciano gradualmente intravedere il cammino della Verità e della Vita.

Preghiera iniziale

Signore Gesù,
tu ci inviti a seguirti anche
in questa tua ora estrema.
In te è ciascuno di noi
e noi, molti, siamo uno in te.
Nella tua ora è l'ora della prova
della nostra vita,
nei suoi risvolti più crudi e duri;
è l'ora della passione della tua Chiesa
e dell'umanità intera.
È l'ora delle tenebre:
quando "si scuotono le fondamenta della terra" (3)
e l'uomo, "particella del tuo creato" (4),
geme e soffre con esso;
quando le varie maschere della menzogna
deridono la verità
e le lusinghe del successo
soffocano l'intimo richiamo dell'onestà;
quando il vuoto di senso e di valori
annulla l'opera educativa
e il disordine del cuore
sfregia l'ingenuità dei piccoli e dei deboli;
quando l'uomo smarrisce la via
che l'orienta al Padre
e più non riconosce in te
il volto bello della propria umanità.
In quest'ora s'insinua la tentazione della fuga,
il sentimento dello sgomento e dell'angoscia,
mentre il tarlo del dubbio rode la mente
e il sipario del buio cala sull'anima.
E tu, Signore,
che leggi nel libro aperto del nostro fragile cuore,
torni a domandarci questa sera
come un giorno ai Dodici:
"Volete andarvene anche voi?" (5).
No, Signore,
non possiamo e non vogliamo andare via,
perché "tu solo hai parole di vita eterna" (6),
tu solo sei "la parola della verità" (7)
e la tua Croce
è la sola "chiave che ci apre ai segreti
della verità e della vita" (8).
"Noi ti seguiremo ovunque tu andrai!" (9).
In questa adesione è la nostra adorazione,
mentre dall'orizzonte del non ancora
un raggio di gioia
bacia il già del nostro cammino.

Prima stazione
Gesù è condannato a morte

Pilato non trova in Gesù alcun motivo di condanna, così come non trova in sé la forza di opporsi alla condanna stessa.
Il suo udito interiore resta sordo alla parola di Gesù e non comprende la sua testimonianza di verità. "Ascoltare la verità è obbedirle e credere in essa" (10). È vivere liberamente sotto la sua guida e dare ad essa il proprio cuore.
Pilato non è libero: è condizionato dall'esterno, ma quella verità ascoltata continua a risuonare nel suo intimo come un'eco che bussa e inquieta.
Così esce fuori, verso i Giudei; "esce di nuovo", sottolinea il testo, quasi un impulso a fuggire da sé. E la voce che lo raggiunge da fuori prevale sulla Parola che è dentro.
Qui si decide la condanna di Gesù, la condanna della verità.
Umile Gesù,
anche noi ci lasciamo condizionare da ciò che sta fuori . Non sappiamo più ascoltare la voce sottile, esigente e liberante, della nostra coscienza che dentro amorosamente richiama e invita: "Non uscire fuori, torna in te stesso: è nel tuo uomo interiore che abita la verità" (11).
Vieni, Spirito di Verità, aiutaci a incontrare nell'"uomo nascosto in fondo al nostro cuore" (12) il Volto Santo del Figlio che ci rinnova nella Divina Somiglianza!

Seconda stazione
Gesù è caricato della Croce

Pilato esita, cerca un pretesto per rilasciare Gesù, ma cede alla volontà che prevale e rumoreggia, che si appella alla Legge e lancia insinuazioni.
Continua a ripetersi la storia del cuore ferito dell'uomo: la sua meschinità, la sua incapacità a sollevare lo sguardo da sé per non lasciarsi ingannare dalle illusioni del piccolo tornaconto personale e librarsi in alto, portato nel volo libero della bontà e dell'onestà.
Il cuore dell'uomo è un microcosmo.
In esso si decidono le sorti grandi dell'umanità, si risolvono o si accentuano i suoi conflitti. Ma la discriminante è sempre la stessa: prendere o perdere la verità che libera.
Umile Gesù, nello scorrere quotidiano della vita il nostro cuore guarda in basso, al suo piccolo mondo, e, tutto preso dalla contabilità del proprio benessere, resta cieco alla mano del povero e dell'indifeso che mendica ascolto e chiede aiuto. Tutt'al più si commuove, ma non si muove.
Vieni, Spirito di Verità, avvinci il nostro cuore e attiralo a te. "Custodisci sano il suo palato interiore, perché possa gustare e bere la sapienza, la giustizia, la verità, l'eternità" (13)!

Terza stazione
Gesù cade per la prima volta

Le cadute di Gesù lungo la Via della Croce non appartengono alla Pagina Sacra; sono una consegna della pietà tradizionale, custodita e coltivata nel cuore di tanti oranti. Nella sua prima caduta Gesù ci rivolge un invito, ci apre una via, inaugura per noi una scuola. È l'invito ad andare a lui nell'esperienza dell'umana impotenza, per scoprire in essa l'innesto della Potenza divina.
È la via che guida alla sorgente dell'autentico ristoro, quello della Grazia che basta. È la scuola dove s'impara la mitezza che calma la ribellione e dove la fiducia prende il posto della presunzione.
Dalla cattedra della sua caduta Gesù c'impartisce soprattutto la grande lezione dell'umiltà, "la via che lo portò alla risurrezione" (14). La via che, dopo ogni caduta, ci dà la forza di dire: "Ora ricomincio, Signore, ma con te, non da solo!".
Umile Gesù, le nostre cadute, intessute di limite e di peccato, feriscono l'orgoglio del nostro cuore, lo chiudono alla grazia dell'umiltà e arrestano il nostro cammino incontro a te. Vieni, Spirito di Verità, liberaci da ogni pretesa di autosufficienza e donaci di riconoscere in ogni nostra caduta un gradino della scala per salire a te!

Quarta stazione
Gesù incontra la Madre

San Giovanni ci presenta lo stare della Madre presso la Croce di Gesù, ma nessun evangelista ci parla direttamente di un incontro tra i due.
In realtà in questo stare della Madre si concentra l'espressione più densa e alta dell'incontro. Nell'apparente staticità del verbo stare vibra l'intima vitalità di un dinamismo. È il dinamismo intenso della preghiera, che si salda con la sua pacata passività. Pregare è lasciarsi avvolgere dallo sguardo amoroso e veritiero di Dio, che ci svela a noi stessi e ci invia per la missione. Nella preghiera autentica l'incontro personale con Gesù rende madre e discepolo amato, genera vita e trasmette amore. Dilata lo spazio interiore dell'accoglienza e intreccia mistici legami di comunione, affidandoci l'uno all'altro e aprendo il tu al noi della Chiesa.
Umile Gesù, quando le avversità e le ingiustizie della vita, il dolore innocente e la truce violenza ci fanno inveire contro di te, tu ci inviti a stare, come tua Madre, ai piedi della Croce. Quando le nostre aspettative e le nostre iniziative, spogliate di futuro o segnate dal fallimento, ci portano a fuggire nella disperazione, tu ci richiami alla forza dell'attesa. Abbiamo davvero dimenticato la potenza dello stare come espressione del pregare!
Vieni, Spirito di Verità, sii tu il "grido del nostro cuore" (15), che, incessante e inesprimibile, sta confidente alla presenza di Dio!

Quinta stazione
Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce

Simone di Cirene è un uomo ritratto dagli evangelisti con particolare precisione di nome e provenienza, parentela e attività; è un uomo fotografato in un luogo e in un tempo determinati, in qualche modo costretto a portare una croce non sua. In realtà Simone di Cirene è ciascuno di noi. Riceve il legno della Croce di Gesù, come noi un giorno ne abbiamo ricevuto e accolto il segno nel santo Battesimo. La vita del discepolo di Gesù è quest'obbedienza al segno della Croce, in un gesto sempre più segnato dalla libertà dell'amore. È il riflesso dell'obbedienza del suo Maestro. È il pieno abbandono a lasciarsi istruire come lui dalla geometria dell'amore (16), dalle stesse dimensioni della Croce: "la larghezza delle opere di bontà; la lunghezza della perseveranza nelle avversità; l'altezza dell'aspettativa che spera e guarda alto; la profondità della radice della grazia che affonda nella gratuità" (17).
Umile Gesù, quando la vita ci porge un calice amaro e difficile da bere, la nostra natura si chiude, recalcitra, non osa lasciarsi attirare dalla follia di quell'amore più grande che rende la rinuncia gioia, l'obbedienza libertà, il sacrificio dilatazione del cuore!
Vieni, Spirito di Verità, rendici obbedienti alla visita della Croce, docili al suo segno che tutto abbraccia di noi: "corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire" (18), e tutto dilata a misura dell'amore!

Sesta stazione
Veronica asciuga il volto di Gesù

Lungo la Via della Croce, la pietà popolare ritrae il gesto di una donna, denso di delicatezza e venerazione, quasi una scia del profumo di Betania: Veronica asciuga il volto di Gesù. In quel Volto, sfigurato dal dolore, Veronica riconosce il Volto trasfigurato dalla gloria; nel sembiante del Servo sofferente, ella vede il Bellissimo tra i figli dell'uomo. È questo lo sguardo che suscita il gesto gratuito della tenerezza e riceve in ricompensa il sigillo del Santo Volto! Veronica c'insegna il segreto del suo sguardo di donna, "che muove all'incontro e porge l'aiuto: vedere col cuore!" (19). Umile Gesù, il nostro è uno sguardo incapace di andare oltre: oltre l'indigenza, per riconoscere la tua presenza, oltre l'ombra del peccato, per scorgere il sole della tua misericordia, oltre le rughe della Chiesa, per contemplare il volto della Madre. Vieni, Spirito di Verità, versa nei nostri occhi "il collirio della fede" (20) perché non si lascino attrarre dall'apparenza delle cose visibili, ma imparino il fascino di quelle invisibili!

Settima stazione
Gesù cade per la seconda volta

Gesù cade nuovamente sotto il peso della Croce. Sul legno della nostra salvezza gravano non solo le infermità della natura umana, ma anche le avversità dell'esistenza. Gesù ha portato il peso della persecuzione contro la Chiesa di ieri e di oggi, quella che uccide i cristiani in nome di un dio estraneo all'amore e quella che ne intacca la dignità con "labbra bugiarde e parole arroganti" (21). Gesù ha portato il peso della persecuzione nei confronti di Pietro, quella contro la voce limpida della "verità che interroga e libera il cuore" (22). Gesù con la sua Croce ha portato il peso della persecuzione contro i suoi servi e discepoli, contro coloro che rispondono con l'amore all'odio, con la mitezza alla violenza. Gesù con la sua Croce ha portato il peso dell'esasperato "amore di sé che giunge al disprezzo di Dio" (23) e calpesta il fratello. Tutto ha portato volontariamente, tutto ha sofferto "con la sua pazienza, per dare un insegnamento alla nostra pazienza" (24). Umile Gesù, nelle ingiustizie e avversità di questa vita noi non resistiamo nella pazienza. Spesso invochiamo, quale segno della Tua potenza, di liberarci dal peso del legno della nostra croce.
Vieni, Spirito di Verità, insegnaci a camminare sull'esempio di Cristo per "attuare i suoi grandi precetti di pazienza con gli atteggiamenti del cuore" (25)!


Ottava stazione
Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di lui

Gesù Maestro, lungo la Via del Calvario, continua a formare la nostra umanità. Incontrando le donne di Gerusalemme raccoglie nel suo sguardo di verità e misericordia le lacrime di compassione riversate su di lui. Il Dio, che ha pianto un lamento su Gerusalemme (26), educa ora il pianto di quelle donne a non restare sterile commiserazione esterna. Le invita a riconoscere in lui la sorte dell'Innocente ingiustamente condannato e arso, come legno verde, dal "castigo che dà salvezza" (27). Le aiuta a interrogare il legno secco del proprio cuore per sperimentare il dolore benefico della compunzione.
Il pianto autentico sgorga qui, quando gli occhi confessano con le lacrime non solo il peccato, ma anche il dolore del cuore. Sono lacrime benedette, come quelle di Pietro, segno di pentimento e pegno di conversione, che rinnovano in noi la grazia del Battesimo.
Umile Gesù, nel tuo Corpo sofferente e maltrattato, screditato e irriso, non sappiamo riconoscere le ferite delle nostre infedeltà e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni. Sono ferite che gemono e invocano il balsamo della nostra conversione, mentre noi oggi non sappiamo più piangere per i nostri peccati.
Vieni, Spirito di Verità, effondi su di noi il dono della Sapienza! Nella luce dell'Amore che salva donaci la conoscenza della nostra miseria, "le lacrime che sciolgono la colpa, il pianto che merita il perdono" (28)!

Nona stazione
Gesù cade per la terza volta

Con la sua terza caduta Gesù confessa l'amore con cui ha abbracciato per noi il peso della prova e rinnova la chiamata a seguirlo fino alla fine nella fedeltà. Ma ci concede anche di gettare uno sguardo oltre il velo della promessa: "Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo" (29).
Le sue cadute appartengono al mistero della sua Incarnazione. Ci ha cercato nella nostra debolezza, scendendo sino in fondo ad essa, per sollevarci a sé. "Ci ha mostrato in se stesso la via dell'umiltà, per aprirci la via del ritorno" (30). "Ci ha insegnato la pazienza come arma per vincere il mondo" (31).
Ora, caduto a terra per la terza volta, mentre "com-patisce le nostre infermità" (32), ci addita il modo per non soccombere nella prova: perseverare, rimanere fermi e saldi. Semplicemente: "rimanere in lui" (33). Umile Gesù, dinanzi alle prove che vagliano la nostra fede ci sentiamo desolati: non crediamo ancora che queste nostre prove siano già state le tue e che tu ci inviti semplicemente a viverle con te.
Vieni, Spirito di Verità, nelle cadute che segnano il nostro cammino! Insegnaci ad appoggiarci alla fedeltà di Gesù, a credere nella sua preghiera per noi, per accogliere quella corrente di forza che solo lui, il Dio-con-noi, può donarci!

Decima stazione
Gesù è spogliato delle vesti

 

Gesù resta nudo. L'icona di Cristo spogliato delle vesti è ricca di risonanze bibliche: ci riporta alla nudità innocente delle origini e alla vergogna della caduta (34).
Nell'innocenza originaria la nudità era la veste di gloria dell'uomo: la sua amicizia trasparente e bella con Dio. Con la caduta, l'armonia di quella relazione s'infrange, la nudità soffre vergogna e porta in sé il ricordo drammatico di quella perdita.
Nudità è sinonimo di verità dell'essere.
Gesù, spogliato delle sue vesti, tesse dalla Croce l'abito nuovo della dignità filiale dell'uomo. Quella tunica senza cuciture resta lì, integra per noi: la veste della sua figliolanza divina non si è lacerata, ma, dall'alto della Croce, è a noi donata.
Umile Gesù, davanti alla tua nudità scopriamo l'essenziale della nostra vita e della nostra gioia: essere in te figli del Padre. Ma confessiamo pure la resistenza ad abbracciare la povertà come dipendenza dal Padre, e ad accogliere la nudità come abito filiale.
Vieni, Spirito di Verità, aiutaci a riconoscere e benedire in ogni spogliamento che soffriamo un appuntamento con la verità del nostro essere, un incontro con la nudità redentrice del Salvatore, un trampolino di lancio verso l'abbraccio filiale col Padre!

Undicesima stazione
Gesù è inchiodato sulla Croce

Gesù crocifisso è al centro; l'iscrizione regale, alta sulla Croce, schiude le profondità del mistero: Gesù è il Re e la Croce il suo trono. La regalità di Gesù, scritta in tre lingue, è un messaggio universale: per il semplice e il sapiente, per il povero e il potente, per chi si affida alla Legge divina e per chi confida nel potere politico. L'immagine del Crocifisso, che nessuna sentenza umana potrà mai rimuovere dalle pareti del nostro cuore, resterà per sempre la Parola regale della Verità: "Luce crocifissa che illumina i ciechi" (35), "tesoro coperto che solo la preghiera può aprire" (36), cuore del mondo.
Gesù non regna dominando con un potere di questo mondo, lui "non dispone di alcuna legione" (37). "Gesù regna attraendo" (38): il suo magnete è l'amore del Padre che in lui si dona per noi "fino all'infinita fine" (39). "Nulla si sottrae al suo calore" (40)!
Signore Gesù, crocifisso per noi! Tu sei la confessione del grande amore del Padre per l'umanità, l'icona della sola verità credibile. Attiraci a te, perché impariamo a vivere "per amore del tuo amore" (41). Vieni, Spirito di Verità, aiutaci a scegliere sempre "Dio e la sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze, per scoprire nell'impotenza esterna del Crocifisso la potenza sempre nuova della verità" (42).

Dodicesima stazione
Gesù muore sulla Croce

 

"Ho sete". "È compiuto!". In queste due parole Gesù ci consegna, con uno sguardo verso l'umanità e uno verso il Padre, il desiderio ardente che ha coinvolto la sua persona e la sua missione: l'amore all'uomo e l'obbedienza al Padre. Un amore orizzontale e un amore verticale: ecco il disegno della Croce! E dal punto d'incontro del duplice amore, là dove Gesù china il capo, sgorga lo Spirito Santo, primo frutto del suo ritorno al Padre.
In questo soffio vitale del compimento vibra il richiamo all'opera della creazione (43) ora redenta. Ma anche il richiamo a tutti noi credenti in lui, a "dare compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella nostra carne" (44). Finché tutto sia compiuto!
Signore Gesù, morto per noi! Tu chiedi per donare, muori per consegnare e intanto ci fai scoprire nel dono di sé il gesto che crea lo spazio dell'unità. Perdona l'aceto del nostro rifiuto e della nostra incredulità, perdona la sordità del nostro cuore al tuo grido di sete che continua a salire dal dolore di tanti fratelli. Vieni, Spirito Santo, eredità del Figlio che muore per noi: sii tu la guida che "c'introduce alla verità tutta intera" (45) e "la radice che ci custodisce in unità" (46)!

Tredicesima stazione
Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre

La trafittura del costato di Gesù da ferita diventa feritoia, porta aperta sul cuore di Dio. Qui il suo infinito amore per noi si lascia attingere come acqua che vivifica e bevanda che invisibilmente sazia e fa rinascere. Anche noi ci avviciniamo al corpo di Gesù calato dalla Croce e sostenuto dalle braccia della Madre. Ci avviciniamo "non camminando, ma credendo, non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore" (47). In questo Corpo esanime ci riconosciamo come sue membra ferite e sofferenti, ma custodite dall'abbraccio amoroso della Madre. Ma ci riconosciamo anche in queste braccia materne, forti e tenere insieme.
Le braccia aperte della Chiesa-Madre sono come l'altare che ci offre il Corpo di Cristo e là, noi, diveniamo Corpo mistico di Cristo.
Signore Gesù, consegnato alla Madre, figura della Chiesa-Madre! Davanti all'icona della Pietà impariamo la dedizione al sì dell'amore, l'abbandono e l'accoglienza, la fiducia e l'attenzione concreta, la tenerezza che sana la vita e suscita la gioia.
Vieni, Spirito Santo, guidaci, come hai guidato Maria, nella gratuità irradiante dell'amore "riversato da Dio nei nostri cuori col dono della tua presenza" (48)!

Quattordicesima stazione
Gesù è deposto nel sepolcro

Un giardino, simbolo della vita con i suoi colori, accoglie il mistero dell'uomo creato e redento. In un giardino Dio collocò la sua creatura (49) e da lì la cacciò dopo la caduta (50). In un giardino ebbe inizio la Passione di Gesù (51) e in un giardino un sepolcro nuovo accoglie il nuovo Adamo che torna alla terra (52), grembo materno che custodisce il seme fecondo che muore.
È il tempo della fede che attende silente, e della speranza che sul ramo secco già scorge lo spuntare di una piccola gemma, promessa di salvezza e di gioia.
Ora la voce di "Dio parla nel gran silenzio del cuore" (53).


1) 1 Pt 2, 21.
2) S. Agostino, Le Confessioni 1, 5, 5 (d'ora in poi tutte le citazioni diverse dalla Sacra Scrittura che non riportano l'autore sono di S. Agostino).
3) Is 24, 18.
4) Le Confessioni 1, 1, 1.
5) Gv 6, 67.
6) Gv 6, 68.
7) Cfr. Ef 1, 13.
8) Cfr. Esposizione sul salmo 45, 1.
9) Cfr. Mt 8, 19.
10) Cfr. Commento al vangelo di Giovanni 115, 4.
11) La vera religione 39, 72.
12) Cfr. Nota della Bibbia di Gerusalemme a 1 Pt 3, 4.
13) Commento al vangelo di Giovanni 26, 5.
14) Esposizione sul salmo 127, 10.
15) Cfr. Esposizione sul salmo 118, d. 29, 1.
16) Cfr. Ef 3, 18.
17) Cfr. Lettera 140, 26, 64.
18) Cfr. R. Guardini, Lo spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 2000, p. 126.
19) Cfr. Giovanni Paolo II, A voi, donne, n. 12.
20) Commento al vangelo di Giovanni 34, 9.
21) Sal 11 (12), 4.
22) Cfr. Benedetto XVI, L'elogio della coscienza. La verità interroga il cuore, Siena 2009.
23) La città di Dio 14, 28.
24) Discorso 175, 3, 3.
25) Commento al vangelo di Giovanni 113, 4.
26) Cfr. Lc 19, 41.
27) Is 53, 5.
28) Cfr. S. Ambrogio, Esposizione del vangelo secondo Luca X, 90.
29) 2 Tm 2, 12.
30) Cfr. Discorso 50, 11.
31) Cfr. Commento al vangelo di Giovanni 113, 4.
32) Eb 4, 15.
33) Cfr. Gv 15, 7.
34) Gen 2, 25; 3, 7.
35) Cfr. Discorso 136, 4.
36) Cfr. Ib. 160, 3.
37) Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Città del Vaticano 2011, p. 214.
38) Cfr. Gv 12, 32.
39) H. U. von Balthasar, "Tu coroni l'anno con la tua grazia", Milano 1990, p. 188.
40) Sal 18 (19), 7.
41) Le Confessioni 2, 1, 1; 11, 1, 1.
42) Cfr. Benedetto XVI, Gesù di Nazaret..., o.R., pp. 217-218.
43) Gen 2, 2. 7.
44) Cfr. Col 1, 24.
45) Cfr. Gv 16, 13.
46) Cfr. Esposizione sul salmo 143, 3.
47) Commento al vangelo di Giovanni 26, 3.
48) Cfr. Rm 5, 5.
49) Gen 2, 8.
50) Gen 3, 23.
51) Gv 18, 1.
52) Gv 19, 41.
53) Esposizione sul salmo 38, 20.



(©L'Osservatore Romano 16 aprile 2011)
Caterina63
00venerdì 16 marzo 2012 13:05
[SM=g1740717] [SM=g1740720]DESIDERIAMO RICORDARE A TUTTI CHE....

ogni Venerdì di Quaresima sarebbe obbligo morale fermarsi alle ore 15,00 per ricordare la VIA CRUCIS.... la Chiesa ha arricchito questa pia pratica con le Indulgenze, specialmente in questo Tempo propizio....

A quanto offerto già nei messaggi precedenti, vi offriamo la bellissima iniziativa di Luci Sull'Est:

 
 

Scorrere con il mouse sulle immagini e cliccare sulla stazione scelta:
(abilitare popup se richiesto)


*******************************************

[SM=g1740717] [SM=g1740720] Un'altra ottima Via Crucis da fare on-line è la seguente:

CLICCATE QUI

( o sulle immagini-icona sotto) attivate l'audio e seguite il testo..... se non volete seguirlo in audio potrete disattivarlo e pregare per conto vostro......


[SM=g1740738]


e vi invitiamo a meditare attraverso questo blog, con il Magistero di Benedetto XVI   









Caterina63
00sabato 12 aprile 2014 07:37
   Coroncina per le anime purganti

Ti adoro, o Croce + Santa

Coroncina alla Santa Croce, in suffragio alle Anime Purganti. Si tratta di una pia pratica, benedetta e raccomandata dai Pontefici Adriano VI e Gregorio XIII. E' ritenuta sentenza pia e probabile, una tradizione, secondo la quale, il recitarla davanti ad un Crocifisso o ad una Croce, in giorno del Venerdì, liberi cinque anime dal Purgatorio, tranne il Venerdì Santo, giorno in cui ne libererebbe 33.


                   


Ci si serva di una normale Corona del Rosario.

DEUS in auditorium meum intende
r) Domine, ad adiuvandum me festina

Gloria Patri

Requiem

[sul grano grande]Pater Noster sui grani delle Ave Maria, [facendoli scorrere come per le Ave Maria], si recita 10 volte la seguente giaculatoria:
Ti Adoro, o Croce Santa, che fosti ornata dal Corpo Sacratissimo del
mio Signore, coperta e tinta dal suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro,
o mio DIO, posto in Croce per me. Ti adoro, o Croce santa, per amore
di Colui che è il mio Signore. Amen.
Requiem
Gloria Patri

Si ripeta cinque volte, completando così il giro della Corona e si concluda con cinque Ave Maria

  ORAZIONE A GESU' CROCIFISSO


Eccomi o mio amato e buon Gesù, che alla Santissima Vostra Presenza

prostrato, vi prego col fervore più vivo di stampare nel mio cuore
sentimenti di fede, speranza, carità, dolore dei miei peccati e proponimento
di non più offendervi; mentre io con tutto l'amore e con tutta la
compassione vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di
voi, o mio Dio, il santo profeta Davide: "Fodérunt manus meas et pedes meos
dinumeravérunt omnia ossa mea", "Trapassarono le mie mani ed i miei piedi,
contarono tutte le mie ossa"(Salmo XXI, 17-18).

Pater

3 Ave
Gloria

DIO ci benedica 


<header class="entry-header">

VIA CRUCIS DETTATA DA GESU’ A JOSEFA MENENDEZ

</header>

gesu_passione_5

Il Venerdì Santo, 30 Marzo 1923, Ge­sù dettò a Josefa le preghiere dette alla Via Crucis
“Vieni a contemplarmi durante il do­loroso cammino del Calvario, dove sto per spargere il mio Sangue, adoralo ed offrilo al mio Padre celeste affinché serva per la salvezza delle anime”.

 

Nel nome del Padre e del Figlio e della Spirito Santo amen
O Dio, vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto,
gloria al Padre
CREDO
atto di pentimento

cliccare qui per accedere al testo

       





Caterina63
00venerdì 13 febbraio 2015 14:28
[SM=g1740717] [SM=g1740720] Disse così Benedetto XVI ai giovani nella domenica delle Palme del 2007: "Con la croce Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche dall' altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Lui".

Il Signora bussa, dunque, quando ci decideremo finalmente ad aprirGli la porta del nostro cuore?
Ci sia di aiuto questa pia pratica della Via Crucis.
Santa Quaresima a tutti

www.gloria.tv/media/SAuUVpeSgnr

www.youtube.com/watch?v=5ROuipLdKoo&feature=youtu.be

Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org



[SM=g1740738]

[SM=g1740750] [SM=g1740752]


Un canto meraviglioso della più autentica devozione popolare, adatto per cominciare bene la Quaresima e per organizzare una santa Via Crucis.

gloria.tv/video/E2G22fULWNWL2iiX8JYw6XYHG

Un beato, il nostro, apparentemente sconosciuto eppure è stato lui a propagare la pia pratica della Via Crucis. I Francescani studiarono e meditarono la Passione di Cristo, il Beato Alvaro la mise in pratica, ecco il prezioso lavoro di squadra della Divina Provvidenza, quando i Santi nella Chiesa operano soltanto per la gloria di Dio.

Da questa storia si spiega anche la nascita e lo sviluppo della tradizione in Spagna delle tante Vie Crucis impreziosite nell'arte e nelle processioni della Settimana Santa. Che questo video sia di aiuto a tutti noi specialmente in Quaresima.

gloria.tv/video/WsTN6Hna4v4u33y7UwEmMFQJQ

Buona meditazione

www.sulrosario.org
info@sulrosario.org








[SM=g1740733]

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