La Pont. Commissione Ecclesia Dei confluisce nella Congr. per la Dottrina della Fede

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Caterina63
00venerdì 12 giugno 2009 11:40

La PCED finisce all'ex Sant'Uffizio.

di Andrea Tornielli

Sarà pubblicato nelle prossime settimane il motu proprio di Benedetto XVI che rende la commissione Ecclesia Dei - sorta per volontà di Papa Wojtyla allo scopo di favorire il rientro nella piena comunione con Roma dei lefebvriani - un organismo interno alla Congregazione per la dottrina della fede. Papa Ratzinger lo aveva già annunciato nel marzo scorso, nella lettera dedicata al caso Williamson e alla revoca della scomunica ai prelati consacrati da Lefebvre, inviata ai vescovi di tutto il mondo.

Il prossimo 4 luglio il cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, attuale presidente di Ecclesia Dei, compirà 80 anni e lascerà l’incarico per raggiunti limiti d’età. La commissione sarà quindi presieduta dal Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale americano William Joseph Levada. Il vicepresidente monsignor Perl rimarrà al momento al suo posto, mentre verrà nominato un nuovo segretario in sostituzione dello scomparso Mario Marini. Proprio questa mattina, ha rivelato l’agenzia francese IMedia, nella riunione della “feria quarta” i cardinali membri della Congregazione per la dottrina della fede hanno messo a punto una prima piattaforma per l’inizio del dialogo con i lefebvriani.

Dialogo che compete al supremo dicastero dottrinale in quanto i seguaci di Lefebvre sostengono che con il Concilio Vaticano II è la dottrina cattolica ad essere cambiata e chiedono che su questo avvenga il chiarimento in vista di un rientro formale della Fraternità San Pio X nella Chiesa cattolica. Intanto, come anticipato dal Giornale nei giorni scorsi, questo sabato dovrebbe essere annunciata la nomina del segretario della Congregazione del Culto Divino, monsignor Malcom Ranjith Patabendige Don, ad arcivescovo di Colombo. Al suo posto sarà designato l’attuale sottosegretario dellìex Sant’Uffizio, il domenicano Di Noia.


Fonte Sacri Palazzi


Caterina63
00lunedì 10 agosto 2009 11:40

LETTERA APOSTOLICA "MOTU PROPRIO"

ECCLESIAE UNITATEM

DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI
A PROPOSITO DELLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI

1. Il compito di custodire l'unità della Chiesa, con la sollecitudine di offrire a tutti gli aiuti per rispondere nei modi opportuni a questa vocazione e grazia divina, spetta in modo particolare al Successore dell'Apostolo Pietro, il quale è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi che dei fedeli[1]. La priorità suprema e fondamentale della Chiesa, in ogni tempo, di condurre gli uomini verso l’incontro con Dio deve essere favorita mediante l'impegno di giungere alla comune testimonianza di fede di tutti i cristiani.

2. Nella fedeltà a tale mandato, all'indomani dell'atto con cui l'Arcivescovo Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamente l'ordinazione episcopale a quattro sacerdoti, il Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, istituì, il 2 luglio 1988, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei "con il compito di collaborare con i Vescovi, con i Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da Mons. Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato lo scorso 5 maggio dal Cardinale Ratzinger e da Mons. Lefebvre"[2].

3. In questa linea, aderendo fedelmente al medesimo compito di servire la comunione universale della Chiesa nella sua manifestazione anche visibile e compiendo ogni sforzo perché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell'unità sia reso possibile di rimanervi o di ritrovarla, ho voluto ampliare e aggiornare, con il Motu Proprio Summorum Pontificum, l'indicazione generale già contenuta nel Motu Proprio Ecclesia Dei circa la possibilità di usare il Missale Romanum del 1962, attraverso norme più precise e dettagliate[3].

4. Nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale, ho voluto rimettere la scomunica ai quattro Vescovi ordinati illecitamente da Mons. Lefebvre. Con tale decisione, ho inteso togliere un impedimento che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo e invitare così i Vescovi e la "Fraternità San Pio X" a ritrovare il cammino verso la piena comunione con la Chiesa. Come ho spiegato nella Lettera ai Vescovi cattolici del 10 marzo scorso, la remissione della scomunica è stata un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero.

5. Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso  - a ventuno anni dal Motu Proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi ero riservato di fare[4] - di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede.

6. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei avrà, pertanto, la seguente configurazione:

a) Il Presidente della Commissione è il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

b) La Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario e da Officiali.

c) Sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario, sottoporre i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonché sottometterne le risultanze alle superiori disposizioni del Sommo Pontefice.

7. Con questa decisione ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine verso la "Fraternità San Pio X" al fine di ritrovare la piena comunione con la Chiesa.

Rivolgo a tutti un pressante invito a pregare senza sosta il Signore, per l'intercessione della Beata Vergine Maria, "ut unum sint".

Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 luglio 2009, anno quinto del Nostro Pontificato.

BENEDICTUS PP. XVI


 


[1] Cfr CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, 23; CONC. ECUM. VAT. I, Cost. dogm. sulla Chiesa di Cristo Pastor aeternus, cap. 3: DS 3060.

[2] GIOVANNI PAOLO II, Litt. Ap. Motu proprio datae Ecclesia Dei  (2 luglio 1988), n. 6: AAS 80 (1988), 1498.

[3] Cfr BENEDETTO XVI, Litt. Ap. Motu proprio datae Summorum Pontificum (7 luglio 2007): AAS 99 (2007), 777-781.

[4] Cfr. ibid. art. 11, 781.

Caterina63
00mercoledì 9 settembre 2009 17:16

Comunicato del Cardinal Levada sul Motu proprio "Ecclesiae unitatem"


Il dialogo con la Fraternità San Pio X sarà ora essenzialmente dottrinale


CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 8 luglio 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito un comunicato del Cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, diffuso questo mercoledì dalla Sala Stampa della Santa Sede in occasione della pubblicazione della Lettera Motu proprio "Ecclesiae unitatem" di Benedetto XVI.

* * *

Secondo quanto anticipato nella Lettera del Santo Padre ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall'arcivescovo Lefebvre (10 marzo 2009), viene pubblicata in data odierna la Lettera Motu proprio "Ecclesiae unitatem", con la quale viene ripensata e aggiornata la struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1988.

Con il Motu proprio "Ecclesiae unitatem" viene innanzitutto spiegato il motivo principale di tale ristrutturazione. La remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani è stato un provvedimento nell'ambito della disciplina canonica per liberare le persone dal peso della più grave censura ecclesiastica, pur nella consapevolezza che le questioni dottrinali rimangono e finché non siano chiarite, la "Fraternità sacerdotale S. Pio X" non può godere di uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa. Dato quindi che i problemi sono di natura essenzialmente dottrinale, il Santo Padre ha deciso di ripensare la struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede.

La Pontificia Commissione Ecclesia Dei, mantiene l'attuale configurazione, con alcune modifiche nella sua struttura, che qui si riassumono:

1) Il Presidente della Commissione è il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

2) La Commissione, con una propria tabella organica, è composta dal Segretario e da Officiali.

3) Compito del Cardinale Presidente, coadiuvato dal Segretario, è di riferire i principali casi e le questioni di carattere dottrinale all'esame e al giudizio delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede (Consulta e Membri della Sessione Ordinaria / Plenaria), e sottometterne le risultanze alle supreme disposizioni del Sommo Pontefice.

Il Cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e ora nominato Presidente della Commissione Ecclesia Dei, ha espresso la sua gratitudine al Santo Padre per la fiducia mostrata con questa decisione, assicurando il Santo Padre, anche a nome degli Officiali della Congregazione per la Dottrina della Fede, dell'impegno per il dialogo dottrinale con la Fraternità Sacerdotale di San Pio X.

Il Santo Padre, con Lettera autografa, ha vivamente ringraziato il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, finora Presidente, per la sua grande dedizione al lavoro della Commissione Ecclesia Dei. Ugualmente, il Santo Padre, tramite il Cardinale Segretario di Stato, ha ringraziato Mons. Camille Perl per tanti anni di servizio alla medesima Commissione.

A tali ringraziamenti si è unito anche il Cardinale Levada, estendendoli ai Membri ed Esperti della Commissione il cui lavoro sarà ora ripreso dai Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede nonché da esperti scelti secondo le necessità per studiare questioni particolari.

Dando il benvenuto alla nomina di Mons. Guido Pozzo a Segretario della Commissione, il Cardinale Levada ha rilevato la preparazione di Mons. Pozzo e il suo particolare interesse per le questioni di competenza della Commissione Ecclesia Dei. Finora, Mons. Pozzo è stato Aiutante di studio dell'Ufficio Dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede e Segretario Aggiunto della Commissione Teologica Internazionale.

Con il Motu proprio oggi pubblicato, il Santo Padre ha voluto mostrare particolare e paterna sollecitudine verso la "Fraternità San Pio X", al fine di superare le difficoltà che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa.


Caterina63
00venerdì 18 settembre 2009 13:27

venerdì 18 settembre 2009

Focus sulla nuova Commissione Ecclesia Dei.

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Domenica 20 settembre, Monsignor Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei, celebrerà la Santa Messa in occasione dei due anni dall'entrata in vigore del Motu Proprio Summorum Pontificum. La cerimonia, secondo la forma straordinaria del rito latino, avrà luogo presso la parrocchia romana della Trinità dei Pellegrini, alle 10 e 30.

Due anni dopo l´entrata in vigore del Motu Proprio Summorum Pontificum, la liberalizzazione della messa di sempre da parte del Santo Padre non sembra aver portato tutti i suoi frutti a causa di numerose reticenze da parte di alcuni vescovi. Competente - in virtù dell'articolo 12 del Motu Proprio - per far applicare la volontà pontificia ovunque la legittima domanda dei fedeli incontri il silenzio, il disprezzo o il rifiuto arbitrario, la Commissione Ecclesia Dei è stata completamente riorganizzata all'inizio dell'estate. Abbiamo chiesto al nostro corrispondente a Roma, Guillaume Ferluc, di darci qualche notizia a riguardo.

PL: In seguito all'andata in pensione del Cardinal Castrillon Hoyos e all'accorpamento della Commissione Ecclesia Dei alla Congregazione per la Dottrina della Fede, può fare per noi un punto sulla nuova organizzazione della Commissione?

GF: Innanzitutto si può certamente affermare che si tratta di una nuova Commissione. Oltre al pensionamento dal Cardinale Castrillon, la Commissione ha anche perduto il suo vicepresidente, Monsignor Perl, uomo di lunga esperienza, e il suo segretario aggiunto, Monsignor Marini, richiamato a Dio anzitempo. Privata dei suoi tre membri più importanti, la Commissione è di fatto entrata in una nuova era con la pubblicazione, a luglio, del Motu Proprio Ecclesiae Unitatem. Posta sotto l´autorità del Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, la Commissione è stata ormai integrata a questo importante dicastero. Essa è diretta, in effetti, dal suo nuovo segretario, Monsignor Guido Pozzo, egli stesso proveniente dai ranghi dell'ex Sant'Uffizio. Se non abbiamo ancora i dettagli della squadra che affiancherà Monsignor Pozzo - non c'è, per esempio, un interlocutore designato in modo chiaro per il mondo francofono - sappiamo però che la tregua estiva è stata molto breve per il personale della Commissione.
Questa è stata spesso criticata per la sua lentezza o per i suoi silenzi, ma dobbiamo riconoscere che c'era davvero molto lavoro da svolgere.
Non si può certo dimenticare una serie di interventi decisivi in particolare a favore degli altri riti latini (ambrosiano, domenicano, ecc) o relativi al rispetto integrale del messale del 1962.
La Commissione Ecclesia Dei sembra oggi pronta a studiare i dossier che le sono stati fatti pervenire. Dalla fine di luglio è stata resa pubblica una lettera che risponde punto per punto alle interrogazioni di un fedele brasiliano e, inoltre, un amico di Paix Liturgique, che aveva scritto durante l´estate per chiedere un incontro, ha già ricevuto una risposta positiva da parte di Monsignor Pozzo.


PL: Questi esempi sembrano in effetti indicare che la nuova Commissione non perderà tempo, il che è un buon segno visto il numero di dossier in attesa di risposta. Ma si possono trarre altre insegnamenti da queste esperienze?

GF : Di quello con la Francia non ancora. Si dovrà aspettare che abbia luogo l´incontro a Roma. Di quello che riguarda il Brasile, invece si. Rivelato su internet (sul blog wdtprs.com), il suo contenuto è molto chiaro in quanto fa leva direttamente sugli articoli del MP Summorum Pontificum per ricordare che:
- il sacerdote non ha bisogno di ottenere un'autorizzazione da parte del suo vescovo per celebrare secondo la forma straordinaria;
- la valutazione della consistenza del "gruppo di fedeli" per la celebrazione della messa secondo il rito straordinario è soggetta soltanto al giudizio del sacerdote che ha ricevuto la richiesta;
- non è necessaria alcuna verifica della conoscenza del latino da parte dei fedeli, in quanto è sufficiente l'utilizzo di un messale bilingue o anche semplicemente del foglio della messa.
Certo, alle domande del fedele brasiliano riguardanti l'eventuale dovere del vescovo o del nunzio apostolico ad intervenire per far applicare il Motu Proprio, Monsignor Pozzo si contenta di rinviare alle disposizioni del testo e di ricordare l'obbedienza al Santo Padre. Una prudenza tutto sommato molto ecclesiastica, ma assolutamente legittima in assenza di documenti canonici a precisare le condizioni particolari di applicazione del Motu Proprio.


PL: Lei ha citato il recente Motu Proprio Ecclesiae Unitatem da una parte destinato a fissare il quadro delle discussioni teologiche fra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X, ma che ha anche dato luogo all'accorpamento della Commissione Ecclesia Dei alla Congregazione per la Dottrina della Fede: in cosa sono cambiati i compiti propri della Commissione Ecclesia Dei, e, in particolare, cosa è cambiato nell'applicazione del Summorum Pontificum?

GF: Di fatto in nulla, come ha sottolineato il cardinale francese, Mons. Ricard in un comunicato con il quale si ricorda che questa lettera apostolica concerne le sole questioni di ordine dottrinale; quelle di ordine liturgico e canonico sono invece regolate dal MP Summorum Pontificum. L'unico fatto degno di nota, a parte l'arrivo di Monsignor Pozzo, è l'aggregazione diretta dell'Ecclesia Dei alla Dottrina della Fede, uno dei più importanti dicasteri della Curia. Un rafforzamento del quale non possiamo che essere lieti.


PL : Per concludere, se lei avesse un consiglio da dare a coloro che sono costretti a ricorrere ai servizi della Commissione? (*)

GL: Per coloro che hanno potuto inviare un dossier nel passato io li inviterei semplicemente a riprendere immediatamente contatto con la Commissione per sapere se il loro caso è in corso di esame o no, e, in caso, a rispedire una breve lettera. Per gli altri, consiglierei di costituire un dossier dettagliato del loro caso e, una volta messi a punto i documenti, di fare una telefonata direttamente alla Commissione prima di spedirli per avvisare dell'invio.


(*) In Francia, oggi, circa 350 gruppi di fedeli che hanno formalizzato una domanda di messa secondo il Motu Proprio si trovano di fronte il silenzio o il rifiuto non giustificato da parte del clero diocesano.

Fonte La Paix Liturgique

Per ulteriori approfondimenti
La Fraternita Sacerdotale San Pio X (FSSPX)



Caterina63
00giovedì 15 ottobre 2009 22:34

Iniziano i colloqui con la Fraternità S. Pio X. Nominato anche il team lefebvriano

Riportiamo il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede in merito all'imminente avvio dei colloqui con la Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Sappiamo bene che da parte nostra le preghiere sono più utili dei commenti in margine ad un post, ma sappiamo anche che i nostri lettori non sanno trattenersi... allora fate così: per ogni commento 10 Ave Maria affinché la "piena comunione" si raggiunga quanto prima! Alla fine faremo il conto. Benedetto XVI e mons. Fellay ve ne saranno molto grati...

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.

Il prossimo lunedì 26 ottobre, nella mattinata, avrà luogo il primo incontro dei previsti colloqui con la Fraternità San Pio X.

Vi parteciperanno, per parte della Commissione Ecclesia Dei, oltre al Segretario della stessa Commissione, Mons. Guido Pozzo, il Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, S.E. Mons. Luis F. Ladaria Ferrer, S.I., e gli esperti già nominati: il Rev. P. Charles Morerod, O.P., Segretario della Commissione teologica internazionale, Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Rev. Mons. Fernando Ocáriz, Vicario Generale dell’Opus Dei, Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Rev. P. Karl Josef Becker, S.I., Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

L’incontro avrà luogo presso il Palazzo del Sant’Ufficio. I contenuti delle conversazioni, che riguarderanno le questioni dottrinali aperte, rimarranno strettamente riservati.

Al termine dell’incontro verrà rilasciato un comunicato.

Fonte: Vatican.va

Un profilo dei delegati alle discussioni di parte pontificia era stato da noi pubblicato il 10 settembre scorso (leggi qui)

Altra notizia di oggi: sul sito ufficiale della Fraternità, La Porte Latine, è apparso il seguente comunicato:

Mons. Bernard Fellay ha nominato come rappresentanti della FSSPX per i colloqui teologici con la Congregazione per la dottrina della fede: mons. Alfonso de Galarreta, direttore del seminario Nuestra Señora Corredentora di La Reja (Argentina), l'abbé Benoît de Jorna, direttore del seminario internazionale S. Pio X d’Ecône (Svizzera), l’abbé Jean-Michel Gleize, professore di ecclesiologia al seminario d’Ecône, e l’abbé Patrick de La Rocque, priore del Priorato Saint-Louis di Nantes (Francia).

Mons. de Galarreta era già presidente della commissione che in seno alla Fraternità era incaricata della preparazione di questio colloquim dal mese di aprile 2009.

I lavori inizieranno nella seconda metà del mese di ottobre e richiederanno la discrezione necessaria ad uno scambio sereno sulle questioni dottrinali su cui vi sono difficoltà.

Menzingen, 15 ottobre 2009


CLICCARE QUI PER SEGUIRE GLI AGGIORNAMENTI E LA VITA DI QUESTA COMUNITA' CATTOLICA

La Fraternita Sacerdotale San Pio X (FSSPX)

Caterina63
00sabato 1 maggio 2010 12:00

Visita del Santo Padre alla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" e pio transito del Card. Mayer

Il Card. Paul Augustin Mayer primo Presidente
della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei"

VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE E ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE "ECCLESIA DEI"

Alle ore 18 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Al suo arrivo nel Cortile interno del Palazzo del Santo Uffizio, il Papa è stato accolto dall’Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione, da S.E. Mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, Segretario, e da Mons. Damiano Marzotto Caotorta, Sotto-Segretario.

Quindi il Santo Padre ha raggiunto la Cappella, dove è sostato in adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo le parole di benvenuto del Card. William Joseph Levada, è seguita la Liturgia di Benedizione della Cappella, al termine dei lavori di restauro.

Accompagnato dai Superiori della Congregazione il Papa ha poi visitato i nuovi locali dell’Archivio e della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Infine nella Sala delle Conferenze, l'incontro con gli Officiali della Congregazione.

Oggi inoltre è giunta la notizia della morte di Sua Eminenza il Cardinal Paul Agustin Mayer, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" (1988-1991).

Lunedì 3 maggio 2010, alle ore 11.30 all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, avranno luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Paul Augustin Mayer, O.S.B., del Titolo di Sant’Anselmo all’Aventino, Diaconia elevata "pro hac vice" a Titolo Presbiterale, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Presidente emerito della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".

La Santa Messa sarà celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà la Sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.





Dopo i lavori di restauro nel palazzo del Sant'Uffizio la benedizione della cappella e dei nuovi locali

La visita del Papa
alla Congregazione per la Dottrina della Fede



È tornato, il Papa, in quella piccola cappella, nel palazzo del Sant'Uffizio, nella quale ha sostato tante volte nei lunghi anni di servizio come prefetto. Ha scelto il giorno della memoria di san Pio v, venerdì 30 aprile, perché solitamente in questo giorno presiedeva la celebrazione della messa per il patrono della Congregazione per la Dottrina della Fede, proprio in questa cappellina dove campeggia un quadro con raffigurato il suo santo predecessore. È tornato per benedirla dopo i lavori di restauro appena conclusi.

Quando, poco dopo le 18, è giunto nel cortile del palazzo c'erano ad accoglierlo il cardinale William Joseph Levada, l'arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer e i monsignori Damiano Marzotto Caotorta e Charles Scicluna, rispettivamente prefetto, segretario, sotto-segretario e promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede. Alla prima loggia c'erano poi tutti gli altri collaboratori del dicastero, oltre agli arcivescovi Augustine Joseph Di Noia, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e Domenico Calcagno, segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, con il vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici.

Il Papa, dopo aver benedetto la cappellina, ha visitato tutti gli uffici della Congregazione e quelli della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, prima di incontrare e benedire tutti i dipendenti riuniti nella sala delle conferenze. "Non sono previsti discorsi - ha detto il Papa prima di salutare singolarmente i presenti - ma vorrei ringraziare per l'opportunità di questo incontro con quella che è stata la mia famiglia per tanti anni. Vorrei ringraziare il prefetto per tutto quello che ha fatto, e vorrei ringraziare tutti i responsabili per questo rinnovamento. Un rinnovamento che non è soltanto esteriore ma anche interiore. Grazie a voi tutti per il vostro lavoro. Il Signore vi benedica".


(©L'Osservatore Romano - 3-4 maggio 2010)

Caterina63
00lunedì 3 maggio 2010 18:40

L'omelia del Pontefice per le esequie del cardinale Paul Augustin Mayer

Il benedettino
che nulla antepose all'amore di Cristo


Il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, ha celebrato lunedì mattina, 3 maggio, all'altare della cattedra della basilica Vaticana, le esequie del cardinale benedettino Paul Augustin Mayer, morto venerdì 30 aprile a Roma. Novantanove anni, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il porporato tedesco, del titolo di Sant'Anselmo all'Aventino, sarà sepolto nel cimitero dell'abbazia di Metten, in Baviera, dove nel lontano 1931 aveva emesso la professione monastica. Al termine della messa Benedetto XVI ha rivolto la sua parola ai presenti e ha presieduto il rito dell'Ultima commendatio e della Valedictio.

Con il cardinale decano hanno concelebrato 24 porporati, tra i quali il segretario di Stato Bertone e l'arcivescovo di Colonia Meisner. Alla messa hanno partecipato il cardinale Daoud, presuli e prelati della Curia Romana, e rappresentanti della famiglia benedettina, tra i quali l'abate primate dei benedettini confederati Wolf, gli abati di Montecassino Vittorelli e di Subiaco Meacci. Con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati; i monsignori Wells, assessore, Balestrero, sotto-segretario per i rapporti con gli Stati, e Nwachukwu, capo del Protocollo. Insieme con il Papa sono scesi in basilica gli arcivescovi Harvey, prefetto della Casa pontificia, e del Blanco Prieto, elemosiniere; il vescovo De Nicolò, reggente della prefettura; i monsignori Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Xuereb, della segreteria particolare. Pubblichiamo le parole pronunciate dal Pontefice.
 

Venerati Fratelli,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle!
Anche per il nostro amato Fratello Cardinale Paul Augustin Mayer è giunta l'ora di partire da questo mondo. Egli era nato, quasi un secolo fa, nella mia stessa terra, precisamente ad Altötting, dove sorge il celebre Santuario mariano a cui sono legati tanti affetti e ricordi di noi bavaresi. Così è il destino dell'esistenza umana:  fiorisce dalla terra - in un punto preciso del mondo - ed è chiamata al Cielo, alla patria da cui misteriosamente proviene.

"Desiderat anima mea ad te, Deus" (Sal 41/42, 2). In questo verbo "desiderat" c'è tutto l'uomo, il suo essere carne e spirito, terra e cielo. È il mistero originario dell'immagine di Dio nell'uomo. Il giovane Paul - che poi da monaco di chiamerà Augustin Mayer - studiò questo tema negli scritti di Clemente Alessandrino, per il dottorato in teologia. È il mistero della vita eterna, deposto in noi come un seme fin dal Battesimo, e che chiede di essere accolto lungo il viaggio della nostra vita, fino al giorno in cui riconsegniamo lo spirito a Dio Padre.

"Pater, in manus tuas commendo spiritum meum" (Lc 23, 46). Le ultime parole di Gesù sulla croce ci guidano nella preghiera e nella meditazione, mentre siamo raccolti attorno all'altare per dare l'estremo saluto al nostro compianto Fratello. Ogni nostra celebrazione esequiale si colloca sotto il segno della speranza:  nell'ultimo respiro di Gesù sulla croce (cfr. Lc 23, 46; Gv 19, 30), Dio si è donato interamente all'umanità, colmando il vuoto aperto dal peccato e ristabilendo la vittoria della vita sulla morte. Per questo, ogni uomo che muore nel Signore partecipa per la fede a questo atto di amore infinito, in qualche modo rende lo spirito insieme con Cristo, nella sicura speranza che la mano del Padre lo risusciterà dai morti e lo introdurrà nel Regno della vita.

"La speranza poi non delude - afferma l'apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Roma -, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 5). La grande e indefettibile speranza, fondata sulla solida roccia dell'amore di Dio, ci assicura che la vita di coloro che muoiono in Cristo "non è tolta, ma trasformata"; e che "mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel cielo" (Prefazio dei Defunti i). In un'epoca come la nostra, nella quale la paura della morte getta molte persone nella disperazione e nella ricerca di consolazioni illusorie, il cristiano si distingue per il fatto che pone la sua sicurezza in Dio, in un Amore così grande da poter rinnovare il mondo intero. "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21, 5), dichiara - verso la fine del Libro dell'Apocalisse - Colui che siede sul trono.
 
La visione della nuova Gerusalemme esprime il realizzarsi del desiderio più profondo dell'umanità:  quello di vivere insieme nella pace, senza più la minaccia della morte, ma godendo della piena comunione con Dio e tra di noi. La Chiesa e, in particolare, la comunità monastica, costituiscono una prefigurazione sulla terra di questa meta finale. È un anticipo imperfetto, segnato dai limiti e dai peccati, e dunque bisognoso sempre di conversione e purificazione; e, tuttavia, nella comunità eucaristica si pregusta la vittoria dell'amore di Cristo su ciò che divide e mortifica. "Congregavit nos in unum Christi amor" - "L'amore di Cristo ci ha raccolti nell'unità":  questo è il motto episcopale del nostro venerato Fratello che ci ha lasciato. Come figlio di san Benedetto, egli ha sperimentato la promessa del Signore:  "Chi sarà vincitore erediterà questi beni; / io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio" (Ap 21, 7).

Formatosi alla scuola dei Padri Benedettini dell'Abbazia di San Michele a Metten, nel 1931 emise la professione monastica. Per tutta la sua esistenza, egli ha cercato di realizzare quanto san Benedetto dice nella Regola:  "Nulla si anteponga all'amore di Cristo". Dopo gli studi a Salisburgo e a Roma, intraprese una lunga e apprezzata attività di insegnamento nel Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, dove divenne Rettore nel 1949 ricoprendo questa carica per 17 anni. Proprio in quel periodo venne fondato il Pontificio Istituto Liturgico, che è diventato un punto di riferimento fondamentale per la preparazione dei formatori nel campo della Liturgia. Eletto, dopo il Concilio, Abate della sua amata Abbazia di Metten, ha ricoperto tale incarico per 5 anni, ma già nel 1972 il Servo di Dio Papa Paolo VI lo nominò Segretario della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e volle personalmente consacrarlo Vescovo il 13 febbraio 1972.

Durante gli anni di servizio in questo Dicastero, promosse la progressiva attuazione delle disposizioni del Concilio Vaticano ii riguardo alle famiglie religiose. In questo particolare ambito, nella sua qualità di religioso, ebbe modo di dimostrare una spiccata sensibilità ecclesiale e umana. Nel 1984 il Venerabile Giovanni Paolo II gli affidò l'incarico di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, creandolo poi Cardinale nel Concistoro del 25 maggio 1985 e assegnandogli il Titolo di sant'Anselmo all'Aventino. In seguito, lo nominò primo Presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei"; ed anche in questo nuovo e delicato incarico il Cardinale Mayer si confermò zelante e fedele servitore, cercando di applicare il contenuto del suo motto:  "L'amore di Cristo ci ha raccolti nell'unità".

Cari Fratelli, la nostra vita è in ogni istante nelle mani del Signore, soprattutto nel momento della morte. Per questo, con la confidente invocazione di Gesù sulla croce:  "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito", vogliamo accompagnare il nostro Fratello Paul Augustin, mentre compie il suo passaggio da questo mondo al Padre. In questo momento il mio pensiero non può non andare al Santuario della Madre delle grazie di Altötting. Spiritualmente rivolti a quel luogo di pellegrinaggio, affidiamo alla Vergine Santa la nostra preghiera di suffragio per il compianto Cardinale Mayer. Egli nacque presso quel Santuario, ha conformato la sua vita a Cristo secondo la Regola benedettina, ed è morto all'ombra di questa Basilica Vaticana. La Madonna, san Pietro e san Benedetto accompagnino questo fedele discepolo del Signore nel suo Regno di luce e di pace. Amen.


(©L'Osservatore Romano - 3-4 maggio 2010)





E nel 2000 il porporato si raccontò in un'intervista mai pubblicata

Il destino cambiato da un viaggio


di Andrea Monda

Ho incontrato il cardinale Paul Augustin Mayer dieci anni fa, l'11 settembre del 2000 e ricordo benissimo ancor oggi l'austerità della sua figura che trasmetteva fisicamente un senso forte di ieraticità, spiritualità. La sua stessa corporatura magra, affusolata, elegante si stagliava per oltre un metro e novanta e, grazie anche a un volto scarno e due occhi celesti, severi, finiva inevitabilmente con l'incutere un forte senso di rispetto e di timore. In realtà era un uomo dolce e disponibilissimo che riceveva gli ospiti con una gentilezza e cortesia di altri tempi. E di altri tempi erano anche i suoi primi ricordi...

Iniziamo dai ricordi.

Dal 1913 al 1915 abitavamo a Salisburgo. Una delle prime cose che ricordo è l'agitazione che regnava in casa nostra il giorno del mio terzo onomastico, il 29 giugno 1914:  il giorno prima era stato assassinato l'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo. Nei momenti difficili della guerra, qualche volta mia madre ci diceva, a me e ai miei fratelli:  "Poveri bambini! Non avrete mai quello che noi abbiamo avuto!". Si riferiva alla pace e alla prosperità che noi, cresciuti sotto la guerra, non avevamo potuto conoscere. Quando ero piccolo in Baviera c'era ancora il Re. Ricordo ancora la casa dei miei e quando, d'estate, andavamo a Konigsee, il "Lago del Re", la "perla" della Baviera, un bellissimo lago al confine con l'Austria. A quell'epoca c'era una grande senso della famiglia, del rispetto per i più grandi. C'era un forte senso della gratitudine. E le feste liturgiche erano molto vissute. Il mondo era diverso, pochissimi avevano l'automobile e la bicicletta era il mezzo più diffuso. Ricordo passeggiate bellissime sulle Alpi, poi, quando ero nel collegio dell'abbazia di Metten, nella foresta bavarese, alla frontiera con l'allora Cecoslovacchia; nel Danubio nelle domeniche pomeriggio, andavamo a nuotare. C'era un'isola nel fiume che raggiungevamo in canoa per poi fare delle solenni merende. Mio padre, ufficiale dell'esercito bavarese, avrebbe desiderato un figlio ufficiale ma né io né mio fratello lo esaudimmo (e mio padre non ce lo chiese mai direttamente). Anzi, quando morì, nel gennaio del 1927 (io avevo 15 anni e avevo già fatto capire le mie intenzioni:  ero solo indeciso tra i benedettini e i gesuiti), sul letto di morte mi disse:  "Entra tra i benedettini".

Lei ha vissuto la sua giovinezza nella Germania tra le due guerre:  come ricorda quel periodo?

All'inizio degli anni venti l'inflazione arrivò a livelli altissimi:  ricordo che affrancai una lettera con un francobollo da 20 miliardi di marchi, il valore del denaro era polverizzato, lo Stato pagava il suo debito emettendo titoli e cambiali che non poteva onorare. Ricordo che i miei genitori vendevano l'argento e le posate più preziose:  con la pensione mio padre non arrivava a metà del mese. A metà degli anni venti sembrò esserci un certo risveglio economico, però presto distrutto dalla crisi finanziaria del venerdì nero della borsa di New York dell'ottobre 1929. La vita era molto più povera di adesso. Anche la disoccupazione era una piaga ancora peggiore di oggi:  nel dicembre 1932, a pochi mesi dall'avvento di Hitler, in Germania, rispetto ai quasi 60 milioni di abitanti, c'erano ben sei milioni di disoccupati e non esistevano all'epoca gli ammortizzatori sociali oggi esistenti. Durante la guerra 1914-1918 e anche nel primo dopoguerra tutto, dai viveri ai beni primari, veniva acquistato con le tessere annonarie. Il latte si poteva comprare direttamente dai contadini, ma già le uova dovevano essere consegnate dai contadini agli uffici annonari. Ricordo infatti che da piccolo una volta riuscii a prendere delle uova dai contadini ma per non farmi scoprire da un poliziotto incontrato sulla strada di ritorno nascosi le uova nel latte!

Ritorniamo alla sua vocazione...

Nel maggio del 1931, dunque avevo fatto la mia prima professione, nell'abbazia di san Michele a Metten. Nel dicembre del 1929 ero già venuto la prima volta a Roma per il cinquantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale del Papa, Pio xi. Papa Ratti è stato un grande Papa, colto, intrepido e deciso, molto missionario:  ricordo che parlava anche il tedesco, anche se meno bene di Pacelli. A proposito di quella prima visita a Roma, c'è un episodio che mi è rimasto impresso nitidamente nella memoria. Era il 3 gennaio del 1930. Eravamo quattro giovani studenti del collegio di Metten:  Goessl, Kneissl, Engelmann ed io. Con il nostro ultimo denaro affittammo un taxi che da Roma ci portò a Montecassino. E le strade all'epoca non erano le stesse di oggi! Il viaggio fu lungo, pieno di tappe molto accidentate. Arrivammo all'abbazia e pregammo sulla tomba di san Benedetto. Come era bella l'abbazia prima della sua distruzione! Arrivati a Roma prendemmo un treno della notte e tornammo in Baviera, al collegio di Metten. Fu una "bravata" da ragazzi, ma forse cambiò il nostro destino:  tutti e quattro divenimmo benedettini, i chierici, nell'ordine, Placido, Corbiniano, Egberto e Augustin.

Nel volto impassibile dell'Abate Paul Augustin appare un piccolo (e contagioso) segno di commozione.

A Roma studiai teologia al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo sull'Aventino. All'epoca Roma era splendida, più piccola, senza le grandi periferie di oggi. La campagna era molto più vicina al centro rispetto a oggi. Ricordo che il 30 gennaio 1933, tornando a S. Anselmo da una escursione in campagna, al rientro in città vedemmo i volantini "Hitler Cancelliere!":  la nostra gioia si spense di colpo. L'Ateneo era un po' un'oasi dentro la città. Ricordo in particolare il clima teologico fortemente impregnato del ricorso continuo alla Sacra Scrittura, alla teologia dei Padri della Chiesa e dell'uso della liturgia come fonte per la teologia e la vita della Chiesa. La teologia di san Tommaso manteneva la sua importanza ma arricchita dalle dimensioni ora ricordate. Conoscemmo allora Jacques Maritain, Erik Peterson, Agostino Bea, Carlo Balic, Réginald Garrigou-Lagrange, Agostino Gemelli, Yves Congar, Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac, Jean Daniélou ed altri.

Ha conosciuto di persona questi grandi teologi?

Sì, in misura e in maniera assai varia. Ricordo in particolare la finezza di padre Garrigou-Lagrange, il suo modo di parlare in italiano e latino ma con lo spiccato accento francese. Ricordo poi un incontro, veramente insolito, con Erik Peterson. Era l'11 settembre 1943, la città di Roma la sera era stata occupata dalle truppe tedesche. Regnava una grande tensione, ovviamente. Quella mattina da Sant'Anselmo scesi al quartiere Testaccio in direzione di via Galvani, dove c'era l'istituto delle Suore presso il quale dicevo messa durante le vacanze estive. Ricordo un paracadutista tedesco che cercava di controllare la strada. Più tardi seguendo una marea di gente entrai nei Mercati Generali malmessi dal conflitto armato. Vicino a un mucchio di patate carbonizzate vidi una persona rovistare per cercare le patate ancora commestibili:  riconobbi il professore Peterson, che, nella fame di quel periodo voleva portare un po' d'aiuto alla sua famiglia.

Lei ha partecipato attivamente al concilio Vaticano ii?

Sì, ho lavorato come segretario della Commissione preparatoria, conciliare e post conciliare. La nomina mi pervenne come un fulmine dal ciel sereno nel luglio 1960 tramite una telefonata del cardinale Giuseppe Pizzardo, allora prefetto della Congregazione per i Seminari e le Università. La recentissima beatificazione ha ravvivato il ricordo del "Papa buono" che coraggiosamente annunciò la convocazione del concilio Ecumenico il 25 gennaio 1959 a San Paolo fuori le mura. Egli seguiva i lavori preparatori con grande interesse e incoraggiamento. Indimenticabile mi è rimasto un suo intervento personale in una sessione della nostra Commissione preparatoria, in cui si trattava della vocazione sacerdotale. Il Papa sottolineò che la sua vocazione era stata tutta personale, non influenzata da nessuno; ma d'altra parte essa era così trasparente che tutti dicevano di lui "Giovannino - pretino". "Ma non pensate perciò - egli aggiunse sorridente - che non avessi anch'io sentito delle difficoltà contro quella scelta. Il Talare da portare già nel Seminario minore avrebbe chiesto di manipolare trenta bottoni la mattina e trenta bottoni la sera. Che impresa!". Alquanto ottimista il Papa aveva pensato che il programma del Concilio si potesse assolvere in un'unica sessione dall'11 ottobre all'8 dicembre 1962. L'abbandono di questa speranza nell'estate 1962 era come il "fiat" con cui lasciò al suo successore la continuazione e conclusione della grande opera da lui iniziata.

Il cardinale si sofferma sulla questione della cosiddetta "ermeneutica del concilio".

Si è spesso parlato del concilio come significante una divisione netta tra un periodo buio, quello precedente, e la rifioritura successiva. Ma è uno schema fuori dalla storia. In realtà anche prima non è che fosse tutto "nero". Si è poi spesso sottolineato la presenza di grandi conflitti all'interno della assemblea conciliare. Certamente ci furono delle tensioni. C'erano diversità di opinioni ma si cercava sempre di trovare una sintesi valevole tra i tesori più preziosi della vita ecclesiastica passata e gli stimoli fondati da un'apertura non cieca ma ragionata ai segni dei tempi. Il documento "Optatam totius" fu approvato dai Padri conciliari alla prima lettura con una maggioranza superiore ai due terzi dei componenti. La sua definitiva approvazione plebiscitaria fu per me e per tutta la Commissione una grandissima gioia e ricordo che incontrandomi vicino alla piazza San Pietro con un Vescovo nostro membro ci abbracciammo e fermammo il traffico! La nostra un po' ingenua euforia ci aveva fatto dimenticare che la sorte di un testo conciliare dipende fortemente dalla serietà con la quale esso viene letto, assimilato e messo in pratica.

E che ricordo ha di Paolo VI?

Era un uomo profondamente spirituale, dotato di uno spirito di preghiera impressionante. Era interamente dedito, senza alcun risparmio, al proprio compito. Visse e governò la Chiesa in anni difficili. Dal punto di vista ecclesiale Montini era molto aperto a tutti gli sviluppi teologici, ecumenici e politici; quelli promettenti e quelli minacciosi. Lui che felicemente aveva concluso il concilio e che lo considerava un "grande dono", relativamente presto ebbe molto da soffrire per la mancata assimilazione all'interno della Chiesa. Cominciava allora il periodo dell'appello al cosiddetto "spirito del concilio", in forza del quale si evitava la vera cognizione, interpretazione ed attuazione  dei principi conciliari. Paolo VI, con "il cuore riempito d'amarezza", dovette constatare che dopo il concilio, invece dell'attesa giornata di sole è venuta una giornata di nuvole e di tempesta; fatto tanto più doloroso quanto i mali che affliggono la Chiesa, in gran parte non vengono da fuori ma dal di dentro".
Il cardinale si interrompe:  la televisione riprende in questo momento Giovanni Paolo II in diretta da Fátima. Chiedendomi scusa sua eminenza si accomoda davanti al video e rimane lì, assorto, nell'ascolto delle parole del Papa. Accanto a lui si siedono le due suore americane, materializzatesi silenziosamente così come erano scomparse un paio d'ore prima. Le tre figure sembrano non tanto guardare la televisione quanto pregare insieme al Papa. Mi rendo conto che la nostra discussione finisce qui e, sussurrando anch'io un impacciato "Buona sera", lascio l'austera abitazione del cardinale Paul Augustin Mayer e mentre saluto mi viene in mente una frase che qualche giorno prima mi aveva detto mio cugino Maurizio:  "Oggi la cosa più trasgressiva al mondo è recitare una preghiera".


(©L'Osservatore Romano - 3-4 maggio 2010)
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