Vi forniamo tre interessanti riflessioni sulla situazione, disastrosa, della Chiesa in Austria.... sottolineando che NON vogliamo giungere ad alcuna conclusione, ma soltanto rendere palese una situazione che ha sforato davvero il limite del sopportabile....
Un grazie al sito PAPALEPAPALE.COM Autopsia della Chiesa austriaca (Parte 1)
lug 9, 2011 by Il Mastino
AUTOPSIA DELLA CHIESA AUSTRIACA 1
(…per tacer delle altre)
QUANDO SI SMETTE DI VIVERE COME SI PENSA
E SI FINISCE COL PENSARE COSÌ COME S’È VISSUTO
Se il carnevale si sostituisce alla quaresima. Clero che “pretende” sempre ma non dà mai. Democrazia in nome del “popolo”: “ignorante e che non capisce”. Clericalismo: la fase terminale della metastasi progressista. La Gran Morta: bellissima fuori e marcia dentro: l’Austria.
(prima parte)
La sola riforma di cui abbisogna la chiesa in quelle terre è la riforma delle vite corrotte del clero. Dopodichè, avendo riformato le loro vite scandalose, si renderebbero conto che avrebbero riformato anche la chiesa, e che non c’è niente altro da riformare se non nel senso di ricapitolare ciò che si è dimenticato, ripristinare ciò che si è distutto, ricostruire certosinamente l’Edificio Santo, che nella furia iconoclasta della tentazione demoniaca, è stato grossolanamente decostruito
di Antonio Margheriti Mastino
SE IL CARNEVALE SI SOSTITUISCE ALLA QUARESIMA
In Austria non è più una fase. Non è più manco carnevale. Se dura, come dura, da ormai 50 anni buoni: il gioco è bello finchè dura poco. Non è più questione di ricreazione e di un giorno di mondo alla rovescia. Ma di carnevale che si è allargato e sostituito alla quaresima prima e alla stessa pasqua poi. Non passerà.
Non serve neppure più fare l’elenco ricchissimo degli scherzi da prete in questa apocalittica infinita ricreazione. Ormai non se ne viene più a capo. Diciamo solo le ultime in ordine di tempo: un sondaggio dice che l’80% del clero austriaco è per l’abolizione del celibato, oltre il 60% “non si sente allineato con Roma” su questioni di fede e pastorali; adesso pare che un certo prete Helmut Schuller, capo dell’ennesimo movimento noisiamochiesa style, “Iniziativa Parroci”, abbia raccolto 250 firme di pretame austriaco favorevole al sacerdozio delle donne. Si aggiungono le varie lagne canoniche del progressista medio europeo: la chiesa che deve “allinearsi di più al mondo” (dopodichè non la si riuscirebbe a distinguere da un qualsiasi ente no-profit dell’Unione Europea), una maggiore “formazione umana” dei seminaristi qualunque cosa voglia dire, e bla bla bla fino al colpo scuro finale: “Il Vaticano non può imporre le proprie convinzioni ai preti austriaci”.
Ci siamo: una provocazione aperta a Roma, che sotto le righe dice: lo scisma c’è, noi siamo noi e voi siete voi, che Roma ratifichi questo fatto compiuto. Praticamente, aspettano che la Santa Sede faccia la mossa ufficiale, perchè loro possano rendere effettivo e formale lo strappo imputandolo poi alla solita Roma, “corrotta” per Lutero (il capostipite) e “bigotta” per i suoi successori, non a caso teutonici entrambi. Attendono il casus belli famigerato. Siamo ben oltre il gallicanesimo storico. Cose che confrontate alle pignolerie dei lefebvriani che passano per “disubbidienze”, queste ultime fanno sorridere di tenerezza.
Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.
Lo scisma c’è. Dovrei a questo punto ammettere l’evidenza: la chiesa cattolica romana non esiste più in Austria (citiamo solo questa, per tacer delle altre colleghe nordiche). Esiste ormai uno scisma che non è solo latente ma è anche conclamato, teorico e di fatto: manca solo la presa d’atto da parte di Roma. Così direi, se non fossi anche convinto che quella chiesa è presa in ostaggio da una elite, da un gruppo di ideologizzati furiosi, superstiti ed epigoni del progressismo più pazzo e sinistro d’Europa reduce dagli anni ’70, una minoranza di pretame e vescovame, e talora laicame clericalizzato, che tanto è “democratico” da ignorare l’intero popolo fedele. Ma infatti: dove sono queste quadrate legioni di tanto declamato “popolo di Dio”? Boh… qui si vedono solo un par de centinaia di gatti spelacchiati e soffianti.
PRETI CHE PRETENDONO SEMPRE MA NON DANNO MAI
Dicono: “I vertici della chiesa devono agire in fretta, perché la maggioranza dei parroci chiede riforme”.
Preti che pretendono, chiedono, reclamano. Ma giacchè il mondo è un dare e avere, è diritti e doveri, cosa hanno dato loro per pretendere qualcosa in cambio? Se dovessimo fare il conto delle uniche cose che avrebbero dovuto rettamente dare, avremmo soltanto un referto autoptico: crollo di matrimoni religiosi, crollo di battesimi, non parliamo delle cresime, vocazione vicine allo zero e se ce n’è ancora qualcuna se ne guarda bene dall’affidarsi ai lupanari dei seminari austriaci; e poi, abbandono in massa di messe diventate o circhi equestri o squallide riunioni di condomini di periferia disagiata, nessun sacrilegio risparmiato, dalle cattedre ai pulpiti (quando non li hanno mandati in frantumi) ai media tutto un certosino logorroico lavorio per demolire almeno due dogmi per volta, profanare le immagini e le cose più sante e venerabili; preti che in buona parte sono una manica di porci e sessuomani, che hanno fatto delle sacrestie case di appuntamento, molti dei quali in ufficiale concubinaggio con le loro sgualdrine. Questo, fin qui è quel che hanno dato: scandalo!
E con tutto questo curriculum vitae da casa chiusa, da prostitute del demonio pretendono “riforme”, anzi “di spingere le riforme sempre più in là, pena l’abbandono in massa della chiesa”. Più in là dove? Che c’è “più in là” di questo bordello? Soprattutto: che significa? Si pretende che il papa ratifichi la loro sporcizia morale dinanzi al fatto compiuto? E se il papa ratificasse, purificando e santificando il loro sacrilegio, apostasia, il loro meretricio, questo, tutto questo, avendo finalmente “spinto più in là le riforme”, questo riempirebbe le chiese che del resto loro stessi hanno svuotato?
Ma si sono mai veramente domandati perchè i fedeli in Austria hanno abbandonato le chiese? Perchè Roma è sempre quel che è stata sulla dottrina o perchè questi parroci son diventati ciò che hanno voluto? La cosa strana in Austria non è che un cattolico non vada in chiesa: strano sarebbe se ci andasse. Visto che in questa pretaglia e vescovaglia andava tanto di moda l’autoanalisi, l’autocoscienza, la psicoanalisi, il sociologismo, e tutti gli altri feticci della rivoluzione sessantottina, dovrebbero capire da soli che la chiesa austriaca l’hanno distrutta con le loro stesse mani, loro, i progressisti, con le false teorie, la scarsa fede, la menzogna mescolata alla verità, il cattivo esempio morale, il loro abbandono della pietà e della preghiera, il Depositum ridotto a opinione mondana. Non il papa, non la dottrina che è immutabile da sempre e non ha mai distrutto nessuno, non i tradizionalisti. Loro: ossia quelli che oggi reclamano “riforme”, come dire la soluzione finale d’una overdose nelle vene del relitto a cui è ridotta quella antica trionfante chiesa. Non sai se è più una richiesta di esperimenti su un moribondo o una vera proposta di eutanasia.
Aveva maledettamente ragione Gomez Davila, non mi stanco mai di ripeterlo: “O si vive come si pensa, o si finisce col pensare come si è vissuto”. E’ questo, giunti a tal punto di indecenza, che non vogliono capire. Che la sola riforma di cui abbisogna la chiesa in quelle terre è la riforma delle loro vite corrotte, e la vita corrotta corrompe la mente e il cuore. Dopodichè, avendo riformato le loro vite scandalose si renderebbero conto che avrebbero riformato anche la chiesa, con la santità dell’esempio, e che non c’è niente altro da riformare se non nel senso di ricapitolare ciò che si è dimenticato, ripristinare ciò che si è distutto, ricostruire certosinamente l’Edificio Santo, che nella tentazione demoniaca con la sua furia iconoclasta, è stato grossolanamente decostruito.
DEMOCRAZIA IN NOME DEL POPOLO. “IGNORANTE” E CHE “NON CAPISCE”
“La maggioranza dei parroci chiede riforme”. Come la chiesa fosse roba loro. Già: i soliti “democratici”. E questi “democratici” a nome di chi parlano? Qualcuno del tanto declamato “popolo di Dio”, gli ha domandato nulla in proposito? E anzi, la domanda giusta è: hanno mai interpellato qualcuno? Tutto ci fa concludere, dall’arroganza e dalla spocchia delle loro pretese, che è la solita roba di elitari, quelli per cui basta mettere insieme due vecchi tromboni di cattedratici teologici, qualche burocrate delle opulente curie teutoniche, qualche corporato delle sacrestie che sta nel giro, qualche pretone o fratacchione istrionico completamente mondanizzato, laicizzato persino nello stile (ed è lecito supporre, anzi è una certezza, abbastanza sporcaccione), per dire: Noi siamo chiesa! No, voi non siete una amata mazza! Ricordano certi tromboni del concilio e postconcilio che volendo riformare tutto demolirono tutto per una maggiore “democrazia” nella chiesa: poi scoprivi che erano i soggetti con le fisime più intellettualoidi ed elitarie che quelle “riforme” le calarono dall’alto in testa al popolo fedele senza averlo mai ascoltato. Sempre in nome della “democrazia”. Non solo non lo ascoltavano il popolo del quale si riempivano la bocca, ma a giudicare dalle giustificanti addotte alla loro frenesia “riformista”, non lo conoscevano neppure, e ne provavano intimamente ribrezzo. Tutto fu ridotto al puro squallore, nella certezza che quel popolo fedele (che aveva con le sue mani callose costruito cattedrali e santuari, aveva decorato di splendore l’intero Occidente cattolico) fosse così ignorante, semplicione, sguaiato da non saperla apprezzare la bellezza; che tanto era la dabbenaggine plebea che non potevano rettamente intendere il senso del Mistero nel culto; il latino poi… non parliamone: sicuro che il “popolo” non poteva “capire”, non aveva studiato abbastanza, era “ignorante”, tanto valeva inserire il “volgare”, “volgare” almeno quanto questo “popolo”. Millenni di storia cristiana che dicevano il contrario a proposito della capacità di intendere e volere del “popolo” fedele, e cioè che intendeva e capiva benissimo. Prima di tutto perchè non era fatto di cretini, secondo perchè oltre il cervello utilizzava anche il cuore, e infine perchè erano educati alle cose sante da preti e famiglie veramente cristiani, Ma questo, tutto questo non contò niente ai loro occhi. Il popolo se era davvero popolo, doveva essere per forza “ignorante” e non poteva “capire”. Il trionfo della spocchia liberal-intellettualoide, in tempi di smanettamenti esistenzialisti sempre sull’orlo del suicidio un po’ perchè erano alla moda, un po’ perchè la passione per la vita che il dogma di Sartre aveva squalificato a “passione inutile”, era la passione più tenace del “popolo ignorante”, e che, offendendo il senso estetico dei “sapienti”, si ostinava a voler vivere: una ragione in più per disprezzarlo. Sembrano elucubrazioni: ma la psiche malata dei menagrami sussiegosi dell’epoca era questa. Demenza pura.
Così, perchè il popolo troglodita finalmente “capisse”, pensarono bene di demolire la bellezza, la lingua sacra, la liturgia e con esse il Mistero. Qualcuno ci capì qualcosa dopotutto? Manco per niente. Si lasciò il latino, si sputò sul catechismo di sempre e di Pio X, e si iniziò con le fumisterie sul sesso degli angeli, con le astrazioni para-filosofiche, para-teologiche, para-cattoliche, para-psicologiste. Per la prima volta il popolo fedele non fu mai tanto confuso. Per la prima volta nella storia della sua chiesa davvero non capì di che cosa si parlasse: era stato privato del Mistero e insultato col misterioso. La Madre parlava una lingua questa volta davvero oscura e diversa da quella dei suoi figli. Era stato tagliato fuori con disprezzo dalla Casa del Padre. Come ogni rivoluzione: parte in nome del popolo e poi si conclude sulle teste del popolo. Tutto questo in nome della “democrazia”, sempre lei.
CLERICALISMO: LA FASE TERMINALE DELLA METASTASI PROGRESSISTA
“La maggioranza dei parroci chiede riforme”. Riflettiamoci ancora su questa dichiarazione. Sono partiti con lo striscione del popolo di Dio che “vuole riforme”, poi hanno cominciato a dire “noi chiesa” vogliamo riforme, adesso si son ridotti a un par di centinaio di preti che vogliono “riforme”. Alle solite: si parte dalla democrazia, si giunge all’oligarchia, ci si riduce infine al dispotismo di uno solo. O più semplicemente: farebbero ridere a parlare di “popolo” questa, dal momento che dietro non hanno più alcun popolo: se lo sono perso per strada grazie alla loro dissennatezza, o forse non lo hanno mai avuto al seguito. E se per assurdo ce lo avessero ancora dietro, ne proverebbero repulsione, e comunque sia (sempre in nome della “democrazia”) ciò che va bene a loro “va bene” per tutti. E allora tanto meglio pensare alla propria pancia, e soprattutto al basso ventre.
Guardate, il destino di questa gente è strano proprio: partono da preti contestatori, annunciano il rompete le righe, la “libertà” del clero e per tutti, la “condivisione”, e poi il risultato ultimo che sempre si può osservare nella fase terminale della metastasi progressista è il più bieco, torvo, tirannico clericalismo. Clericalismo puro. E duro: aggressivo, violento, ricattatore, punitivo, che non tollera alcuna defezione, nessuna opinione contraria, che bistratta con una furia selvaggia, che lascia tuttora attoniti, chi non la pensi come loro, il tradizionalista certo, ma soprattutto chi pretende (pochi) di essere ancora cattolico così come si è cattolici. Non è neppure un caso che la nuova e giovane generazione di cattolici ortodossi, tradizionalisti, conservatori, sia laici che preti, sono fondamentalmente degli anticlericali. Perchè rifiutano il lato peggiore del “clericalismo”, e nel clericalismo progressista c’è solo quello peggiore: sinistro e asfittico.
I gruppi di laici poi, che in genere discendono sempre da uno (qui pure: gestito da intellettualoidi della magnagrecia), ovverosia da “Noi Siamo Chiesa”, hanno gli stessi tic del loro compagni di merende consacrati, proprio per questo sono assolutamente clericalizzati. Un sol corpo: tirannici e prepotenti entrambi, ora tiranneggia (col ricatto in genere) l’uno sull’altro e ora viceversa, e tutti e due, benchè si riducano a un numero assai esiguo di residuati di ex sacrestie, o meglio di sale-riunioni di sacrestie, tiranneggiano su tutti gli altri.
Ha scritto saggiamente Vittorio Messori di queste dinamiche, che sono alla base dell’equivoco più disastroso del postconcilio: “Non preoccuparsi del fondamento, cioè, della fede, ma della istituzione clericale, alla ricerca ossessiva di strutture democratiche, egualitarie, aperte, liberanti, nondiscriminanti, dialoganti. Ciò che interessava era la carrozzeria ecclesiale, non il motore che tutto muoveva, erano i mezzi e non il fine, non era la fede ma le conseguenze sociali e politiche da trarne. E, per l’utopia delirante, nessuna riforma era mai sufficiente, c’era sempre uno più sognatore degli altri per annunciare Città del Sole sulle quali splendesse ancora più gloriosa la luce dell’eguaglianza e dell’impegno radicali. Impegno inteso come liberazione non dal peccato individuale, bensì da quello sociale, da quello portato dalle sovrastrutture politiche ed economiche dei nuovi Grandi Satana: dal capitalismo alle multinazionali, dai fascisti ai borghesi. Si dicevano, e in buona fede ci credevano, cristiani ma gridavano come se Gesù non ci avesse ammoniti che ogni male non proviene da fuori ma dall’interno dell’uomo; come se il compito del credente nel Vangelo non fosse innanzitutto l’impegno contro il peccato che è in lui, condizione indispensabile per tentare di costruire una società migliore, per quanto quaggiù è possibile”
LA GRAN MORTA. BELLISSIMA FUORI E MARCIA DENTRO: L’AUSTRIA
Veramente, tentare di abbozzare un referto autoptico, manco più una prognosi riservata, ma autopsia, del corpo dilaniato della chiesa austiaca, fa mettere le mani nei capelli. Da dove cominci? Qual è la testa, il piede, la mano, il fegato, la pancia? Una macelleria umana e morale, un cadavere sventrato, squartato, in fermentazione cadaverica, dai miasmi nauseabondi, sinistro. Niente è più vicino all’immagine trasfigurata e ributtante del solo Regista che ispira questa messinscena macabra: Lui, l’ispiratore di ogni oscenità, dell’incesto e della calunnia, il patrono del sacrilegio, il corruttore della giustizia, l’usurpatore della giovinezza, il ladro della vita, così lo descrive l’Esorcismo Maggiore di Leone XIII.
Le ragioni di questo scempio sono tante, talune antiche: possiamo cercare solo di elencarne di sfuggita alcune.
Anzitutto la grande storia dell’Austria confrontata alla non-storia di oggi. Alla testa di un impero glorioso e mirabile, onnipotente, artefice e signora della storia degli ultimi due secoli dal ’700 sino all’Anschluss, e in fondo anche dopo dal momento che il Fuhrer era austriaco, d’improvviso si ritrova ad essere un moncone, una testa alla quale è stato asportato il corpaccione. Nulla. Metafisica. Fluttua solitaria in una storia senza più storia. L’Austria non è più niente. Non esiste come dimensione culturale e politica autonoma. E’ solo una nota a margine della Germania, un cuscinetto geografico che serve a separare i diversi stati dell’ex impero austro-ungarico, morto e sepolto da un secolo. Chi è andato in giro per Vienna ha notato la schizofrenia di questo scenario metafisico: miriadi di palazzi fra i più belli e sontuosi del mondo, spendori architettonici all’altezza della magnificenza di quell’impero magno, vuoti, completamente svuotati, chiusi, taluni ridotti a musei, ambasciate, a nulla. Priva ormai di qualsiasi ruolo, forza, influenza politica, senza più nulla da dire e da fare . Il corpo bellissimo di una morta nel fior della sua giovinezza. Morta di morte tragica, dopo lunga e dolorosa agonia. Il dramma dell’Austria parte da qui. Persino certi eccessi politici, fatti passare per “destra xenofoba”, come il fenomeno dell’haiderismo, non hanno spaventato nessuno, se non qualche moralista scandalizzato di professione, e sono precipitati subito nello zoo del folklore, in “colore”, e alla fine la favola nera di Haider l’austriaco ha avuto una conclusione, una morale all’austriaca: immorale, morto com’è morto fra alcool, orge e sodomia, cose tutte che si era caricato nella macchina che l’ha schiantato.
E infatti, un frequentatore abituale dell’Austria su questo paese ha detto qualcosa che suona apocalittico: “La sensazione che ho avuto sin dall’inizio, e poi la certezza che ho acquisito nelle successive visite in Austria è quella di un paese profondamente marcio, ma marcio dentro, marcito, putrefatto, gonfio di miasmi morali velenosi”. La Gran Morta bellissima e giovane fuori, è marcia e putrida dentro. Inutile e dannosa al contempo.
In questa capitale svuotata, in questa nazione senza più storia, si aggiunge un dramma che l’accosta al destino tragico e lacerante, che sta lambendo tutte quelle nazioni che son state tali proprio grazie al collante del cattolicesimo. Piccoli a grandi popoli cattolici che nei secoli si erano aggregati per distinguersi e difendersi dagli assalti degli stati vicini ebbri di Riforma protestante. O per essere la base dell’imperatore cattolico. Facciamo due esempi diversi dall’Austria.
Il Belgio. Che cos’è il Belgio se non l’unione di popoli diversi, i valloni, i fiamminghi e i germanofoni, che si unirono avendo in comune solo il cattolicesimo per staccarsi dai popoli riformati? Era questa la loro unica identità possibile, non avendo neppure una lingua comune. Venuto meno questo collante del cattolicesimo, dissolto e dalla fortissima influenza massonica della Vallonia e da un clero impazzito di progressismo il più cretino al seguito dell’eminenza grigia del concilio, cardinale Suenens, la storia belga è cessata, e si assiste a sempre più forti e comprensibili spinte centrifughe dei popoli che la componevano, e che prima o poi finirà con una triplice secessione. Lo stesso discorso vale per la Spagna: fra baschi, catalani, aragonesi, castigliani etc., tutti tenuti insieme dalla comune fede e dall’imperatore “cattolicissimo”. Negli ultimi anni, messo in discussione questo santo collante, soprattutto a causa del governo rivoluzionario di Zapatero, sono cominciate fortissime e talora sanguinose spinge centrifughe. Tramortendo l’identità condivisa della Spagna che fin lì la fede comune di quel popolo aveva contribuito a giustificare e tenere in piedi. Non è certo uno stato fantasma come ormai lo sono Belgio e Austria, anche perchè gli eccessi rivoluzionari hanno risvegliato in Spagna la reazione attiva dei cattolici.
E dunque, privata con le cattive, ad iniziativa del suo stesso clero rinnegato e fanatico, del suo cattolicesimo antico e identitario, cosa resta dell’Austria? Quel che vediamo: nulla e marciume. La morte della nazione.
PROSEGUE CON UNA SECONDA PARTE