La morte più bella per un Sacerdote? NON nel sonno, ma durante la Consacrazione

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Caterina63
00giovedì 25 febbraio 2010 12:34
Spesso si evita di parlare di MORTE, oggi si tenta in mille modi di snaturalizzarla, ESORCIZZARLA, con superbia crediamo che la scienza, la tecnica e la medicina ci daranno l'elisir di lunga vita eterna...il distacco da questo mondo è ancora visto come una JETTATURA, una disgrazia, LA FINE DI TUTTO....
Quando ebbi l'infarto e durante la nottata al PS mi dissero che cosa avevo, pensai alla mia fine, vi confesso che dopo l'attimo doloroso del distacco dai figli, una Pace mi prese il cuore e subito riflettei che non era la fine ma forse era giunto il mio inizio nell'eternità....poi rendendomi conto di non aver ricevuto ne Sacramenti nè assoluzione, dissi: "O Dio no ti prego! Non così....non sono in regola - e a Maria dissi -  ma come, Tu hai promesso che chi dice il Rosario non sarebbe stato abbandonato in punto di morte, non lasciatemi ora senza Sacramenti...."

Mi prese una angoscia tremenda, non mi sentivo pronta, temevo per la mia anima...poi mi abbandonai dolcemente nell'immagine del Crocefisso fidandomi di Lui...e cominciai il Rosario....questo alle 5 del mattino, alle 7 mi operarono e da allora ho compreso ancora di più il VALORE DELLA MORTE e perchè san Francesco la chiamasse "Sorella"....

E per un sacerdote?
con animo triste ho sentito sacerdoti ESORCIZZARE essi stessi la Morte.... comprendo la paura, il timore, assale tutti, ma quando un sacerdote mi disse: "prego perchè al momento della chiamata il Signore mi prenda MENTRE DORMO" ci rimasi male...gli dissi: "per lei il momento più bello dovrebbe essere MENTRE CELEBRA L'EUCARESTIA non crede?"
non mi rispose, ma velatamente faceva scongiuri....

Oggi leggendo questa storia che ora vi allego, mi è ritornato a mente questo che vi ho condiviso e spero che aiuti noi e tutti i Sacerdoti a desiderare questa Grazia....andarsene da questo mondo con Gesù Eucarestia fra le mani, o per noi subito dopo averla ricevuta nel cuore.... Occhiolino

Sarà beatificato un sacerdote morto mentre celebrava la Messa


Padre José Tous y Soler agli onori degli altari il 25 aprile




di Carmen Elena Villa



BARCELLONA, mercoledì, 24 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Per padre Alfonso Ramirez Peralbo OFMCap., postulatore della causa di canonizzazione di padre José Tous, la vita di questo sacerdote catalano è stata “una Messa continua”, e forse per questo è stato chiamato alla Casa del Padre proprio dopo la consacrazione eucaristica nella cappella del Collegio delle cappuccine di Barcellona nel 1871.

Il sacerdote, fondatore delle Suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore, sarà beatificato il 25 aprile, giorno del Buon Pastore, nella chiesa di Santa María del Mar di Barcellona.

Chiamato da Dio

Nato ad Igualada (Barcellona) nel 1811, aveva 16 anni quando entrò nell'Ordine cappuccino. Con un'intensa vita spirituale silenziosa, di studio e piena di abnegazioni, fr. José passò per vari conventi del suo Paese preparandosi all'ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1834.

Un anno dopo dovette affrontare una delle prove più dure della sua vita: l'esilio a causa della persecuzione vissuta in Spagna nel XIX secolo, quando molti religiosi furono esclaustrati.

Per vari mesi viaggiò per la costa mediterranea, andando in nord Italia fino a che nel 1837 arrivò in Francia e si stabilì nel monastero delle Benedettine di Tolosa. Lì si dedicava alla contemplazione e all'adorazione eucaristica, così come all'assistenza spirituale delle giovani religiose.

Tornò in Catalogna nel 1843, iniziando a lavorare nella Chiesa locale come sacedote secolare, visto che non poteva mettere in pratica la vita conventuale né vestire l'abito cappuccino. Per questo viveva con i genitori e lavorava in varie parrocchie lì vicino.

Padre José scoprì così di avere una particolare sensibilità verso l'educazione dei bambini. “Come Gesù davanti alla folla, provò compassione perché le pecore erano senza pastore”, ha detto il suo postulatore. Questa stessa sensibilità la trovò anche in tre ragazze che conosceva: Isabel Jubal, Marta Suñol e Remedio Palos.

Per questo, padre José Tous accettò di orientarle. Studiò la regola di Santa Chiara d'Assisi e adattò le Costituzioni cappuccine della beata Maria Angela Astorch per le Cappuccine Terziarie dell'Insegnamento. Nacque così la Congregazione delle Suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore.

La prima comunità si stabilì a Ripoll nel marzo 1850, e il 27 maggio dello stesso anno venne aperta la prima scuola.

Padre Tous esortava le sorelle a “spargere nel tenero cuore dei bambini i santi pensieri e i devoti affetti che Dio comunicava loro nella preghiera”.

“Visse la sua donazione a Dio e la sua consacrazione alle suore con l'animo posto nel Buon Pastore, e disse che bisognava trattare le bambine con affetto materno”, ha detto a ZENIT padre Ramírez.

Attualmente le Cappuccine della Madre del Divin Pastore hanno comunità in Catalogna, Murcia, nei Paesi Baschi e a Madrid. In America Latina sono presenti in Nicaragua, Costa Rica, Guatemala, Colombia e Cuba.

Padre Ramírez segnala che la vita del futuro beato è esemplare, soprattutto in questo Anno Sacerdotale, “per la sua fede accesa che vive nel quotidiano senza voler spiccare”.

Una Messa che lo portò all'Eternità

Al momento della sua morte, padre Tous non aveva alcuna malattia terminale. Ad ogni modo, ricorda il suo postulatore, si crede che per le tensioni che doveva affrontare soffrisse di un forte esaurimento fisico, al punto da morire durante la Messa, proprio dopo la consacrazione, mentre pronunciava queste parole del Canone Romano: “Volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto...”. In quel momento si chinò e cadde.

Il parroco di San Francesco di Paola andò a raccogliere il suo corpo esanime e a terminare la Messa.

“La vita dei santi suscita stupore perché vediamo come la grazia di Dio sia capace di realizzare queste opere ammirevoli di fronte ai nostri stessi occhi. Il cammino è aperto per quanti vogliono seguirlo con sincerità di cuore come ha fatto padre Tous”, ha concluso il postulatore.

[traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]



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